Conclusioni Sergio Segio

 

Le droghe domani, tra controriforme e volontà punitive

 

Milano, 27 giugno 2003

 

 

Conclusioni di Sergio Segio

 

Mi limito a tirare un po’ le fila, ma soprattutto a cercare di capire quali possono essere i possibili passaggi. Non sto a rifare discorsi già fatti in maniera assai esauriente oggi. Il dibattito di questa mattina era focalizzato più sulle questioni penali e sul carcere, ma questa giornata è intesa in maniera assolutamente integrata come due facce della stessa medaglia, per i problemi che sono stati toccati.

Un po’ in tutti gli interventi, compreso il mio di questa mattina, c’è la necessità di trovare, definire e focalizzare, ma soprattutto poi comunicare un nuovo paradigma entro il quale far trovare posto alle singole battaglie che stiamo portando avanti. Quindi c’è un problema culturale di fondo, di strategia.

Questo è importante dircelo, secondo me, in premessa, nella misura in cui il tema delle droghe, sui cui giustamente questo pomeriggio abbiamo insistito, è un pezzo delle politiche che riguardano le città. Oggi possiamo dire, a differenza di ieri, con le mancate dichiarazioni di Fini, la notizia c’è, se vogliamo… peccato che non ci siano i giornalisti. Ma la notizia è che nasce, in qualche modo, un cartello di forze, di realtà, di associazioni, che come giustamente sottolineava Leopoldo, va esteso e va organizzato.

Ma, insomma, c’è una volontà comune. Ieri, a Roma, c’era il Presidente nazionale dell’ARCI Tom Benetollo, che ha ribadito anche una loro piena disponibilità su questo terreno. Quindi, io credo che, esposte queste premesse, una chiarezza e una condivisione di alcuni contenuti, una necessità di definire un quadro strategico, o comunque dei paradigmi culturali con cui si muove le singole iniziative, le singole battaglie, dobbiamo darci dei compiti operativi e capire quelli che sono i prossimi passaggi.

Tenuto conto che, questo lo sottolineava giustamente Corleone, alcune cose, in questo caso sì riferite allo specifico droghe, hanno dei tempi molto stretti, perché la messa a punto della proposta di legge di cui in cartellina trovate una bozza, una traccia che va eventualmente modificata, integrata, ha dei tempi politici obbligati. Noi dobbiamo avere questa nostra proposta pronta affinché sia presentata, possibilmente, nello stesso giorno in cui il governo presenterà la loro.

Adesso io non so se le contraddizioni interne al governo, in particolare tra Lega e AN, come la sottosegretaria Sistini ha anticipato, porteranno tutto ciò a luglio. È probabile che sia così, però vuol dire che i tempi di lavoro che noi ci dobbiamo dare, almeno su questo, sono abbastanza stringenti. Io credo che si possa uscire da qui avendo preso alcune decisioni. Una è la costituzione di un gruppo di lavoro tecnico, su questa proposta di legge, quindi coinvolgendo Margara, Maisto e quanti altri hanno particolari competenze ed erano presenti oggi, ma allargando. Perché in quel testo, non lo so se l’avete già letto, ma ve lo dico subito, c’è un pezzo relativo ai servizi pubblici che probabilmente manca e che invece va pensato, quindi andrà integrato in questo gruppo di lavoro anche qualcuno che lavora nel pubblico.

Tra l’altro, tra le 1.300 adesioni al nostro appello, ce ne sono moltissime di operatori dei servizi pubblici, e questo è un dato che non è stato sottolineato ma mi sembra fondamentale, perché vuol dire che c’è una domanda, che c’è una disponibilità che dobbiamo forse maggiormente mettere al lavoro dentro questo cartello.

Quindi, il gruppo di lavoro sulla proposta di legge ha tempi veramente stretti. Io direi, a tempi prima dell’autunno, una riunione ristretta di coordinamento e un’ipotesi di allargamento di questo cartello e quindi dei responsabili nazionali delle forze che hanno già aderito e che hanno già promosso questi primi passaggi, per verificare, al di là delle dichiarazioni di disponibilità, come si può entrare nella fase operativa, perché chi di noi ha esperienza di cartelli sa che, molto spesso, passata l’occasione, l’emergenza, l’entusiasmo, molto spesso non si riesce a dare continuità e un tavolo strutturato di lavoro.

Questo, ovviamente, è fondamentale, ma è fondamentale fare questa riunione, io non so se si possa situare credibilmente prima dell’estate, ma sicuramente immediatamente dopo, e si deve in qualche modo fare un’agenda. Qui abbiamo ben chiara, abbiamo discusso le iniziative relative alla questione tossicodipendenze, ma io credo che l’azione debba essere, senza dubbio, più ampia ed integrata. Non so se questo possa essere chiamato un paradigma dei diritti, ma tiene assieme vari temi, dal carcere, alla salute mentale, alla tossicodipendenza, ai migranti, ma anche alcuni altri aspetti dell’esclusione sociale.

Quindi c’è necessità, in qualche modo, di definire un’agenda di tutto ciò. Ed a questo vedrei finalizzata una riunione del coordinamento, per settembre, dopodiché per l’autunno, per ottobre o novembre, dobbiamo darci una nuova scadenza, un convegno allargato a livello nazionale in cui verificare e mettere a punto la battaglia sulla legge Fini, che possiamo anche chiamare lodo San Patrignano…

Però, capire tutto quel percorso di cartello specifico sulle tossicodipendenze, etc., di quali sono stati i passaggi durante l’estate e quali, eventualmente, e quali possono essere nel prossimo autunno. Ecco, io credo che le tappe credibili possano essere queste, io ho la fama di essere pessimista, però la realtà continua a darmi ragione. Troppi cartelli abbiamo provato a fare, troppe reti carsiche, come diceva Susanna, ecco, forse stante la gravità della situazione c’è bisogno di qualcosa che abbia la forza, le gambe e anche la volontà organizzativa di stabilizzarsi, perché diversamente saremmo troppo deboli, rispetto alla profondità dell’attacco che viene portato.

Questo non è un cartello e non è una battaglia contro il governo, questo cartello e questa battaglia riguardano una serie di contenuti e di diritti che trova come contraddittore questo governo proprio per le politiche che sta portando avanti, quindi non c’è una decisione ideologica a tavolino, di aprire strumentalmente o contingentemente delle battaglie contro questo governo. Ci sono una serie di interventi, difensivi da un certo punto di vista, contro gli attacchi che vengono portati avanti e che trovano la cultura che questo governo esprime.

Ma non solo, perché se parliamo di migranti la battaglia è anche contro i centri di permanenza per immigrati, che è una realtà che non è stata varata da questo governo, ma magari da quelli precedenti. Io credo che, però, la preoccupazione che in qualche modo va tenuta in conto è quella della necessità di trovare una cifra comunicativa che sia convincente, che sia a priori aperta il più possibile, in maniera che, insomma, si cerchi effettivamente, non solo come proponimenti, ma anche come effetti, di tenere quanto più ampia possibile quest’alleanza, sia a livello di organizzazioni, sia a livello politico e sociale.

Insomma, noi dobbiamo darci gli strumenti, confezionare nella maniera più giusta e corretta questo cartello, con le iniziative che cerchiamo di portare avanti, affinché siano condivisibili dal numero più ampio di organizzazioni e anche di persone.

 

 

Precedente Home Su Successiva