Franco Corleone

 

Le droghe domani, tra controriforme e volontà punitive

 

Milano, 27 giugno 2003

 

 

Franco Corleone (Presidente "Forum Droghe")

 

Ringrazio Edo Polidori e credo che, con la sua performance di oggi, ha fatto capire che se ci fosse un sistema televisivo attento – io non dico quello privato, ma quello pubblico – avrebbe da tempo sostituito la compagnia di don Gelmini, don Mazzi e Andrea Muccioli con un esponente dei servizi pubblici capace di parlare di temi complicati e difficili in maniera comprensibile per tutti i cittadini, tutte le mamme, tutti coloro che guardano la televisione.

Il problema dell’informazione è un nodo, da questo punto di vista, perché se guardiamo bene i numeri, sono impressionanti le differenze tra le persone che si rivolgono ai Ser.T., ai servizi (mi pare che siamo a 120.000 e anche un po’ di più) e quelle che si rivolgono alle comunità (fino a due anni fa erano 20.000, oggi sono 10.000). Questo è uno dei motivi per cui c’è quest’accelerazione governativa. Se ci fosse un criterio di proporzionalità, per far parlare i cittadini sul tema delle droghe e delle tossicodipendenze rispetto a chi se ne occupa, il sistema informativo (in particolare quello televisivo e, io insisto a dire, quello pubblico) dovrebbe agire diversamente, mentre in questi anni non ha mai ospitato un esponente dei servizi pubblici. E non ha creato un personaggio, così come queste cose della domenica hanno creato don Mazzi, etc., etc..

E anche da qui parte la nostra difficoltà di comunicare cose difficili, rispetto alla semplificazione che viene portata da persone che poi, sul piano politico, hanno un’altra semplificazione molto forte. Quando Fini dice che drogarsi non è un diritto, allora, è chiaro che il problema di avere un altro slogan, altrettanto efficace, per le mamme preoccupate di questo paese, è un problema, forse.

Io non dico la sinistra, ma le forze liberali, devono avere il coraggio di dire che forse il piacere è un diritto, com’è stato detto, e che non merita la galera, comunque. Perché questo è il problema: poi si può usare o non usare le sostanze, essere a favore o contro, averne paura, etc., ma il problema su cui noi dobbiamo mettere tutti di fronte alla responsabilità è se un fatto – perché non so se è un diritto oppure no – merita la galera oppure no.

Oggi lo strumento che viene utilizzato è la galera, con la legge che Fini ha difficoltà a scrivere – qualche giurista lo deve raccattare anche lui, per scriverla – e credo che qualche difficoltà ce l’ha perché, o si fa come ha fatto il senatore Pedrizzi, Balboni, Bonatesta e Valditara che, non recentemente, il 10 aprile 2002, hanno risolto il problema con un unico articolo, in cui si dice che chiunque, senza l’autorizzazione di cui all’articolo 17 (e sono 22 fattispecie, come è nella legge attuale, peraltro, perché viene dalle normative dell’ONU) coltiva, produce, fabbrica, estrae, raffina, vende, offre, mette in vendita, cede, riceve, distribuisce, commercia, acquista, trasporta, esporta, importa, procura ad altri, invia, passa o spedisce in transito, consegna per qualsiasi scopo, o comunque illecitamente detiene, in misura superiore alla dose media giornaliera per uso personale non terapeutico (la quantità è da stabilire con decreti del ministero della salute) è punito con la reclusione da otto a venti anni. Ecco: Senato della repubblica…

Quindi, l’unificazione delle tabelle, il senatore Pedrizzi l’ha già fatta. E le pene le ha fatte verso l’alto: da otto a venti anni, che sono le più alte d’Europa e sono quelle contro cui noi abbiamo presentato delle linee di proposta di legge in cui proponiamo un abbassamento delle pene. Perché queste pene sono più alte anche dell’associazione mafiosa, della violenza sessuale, sono più alte di quasi tutto… chi detiene diventa detenuto… chi detiene è fottuto!

Quando c’era il ministro De Lorenzo aveva messo la dose media giornaliera a 0,5 grammi, per la marijuana, quindi basta averne un grammo per prendere da otto a venti anni: spero che gli diano il minimo… questa è la situazione con la quale dobbiamo confrontarci.

L’informazione, come dicevo, è l’altro punto fondamentale. Ieri noi abbiamo fatto, alla Camera, una bellissima conferenza stampa. Tanta gente, bel clima, abbiamo illustrato tante cose, uno schieramento ampio di parlamentari e di associazioni, etc..

Però, se uno parla con un giornalista, un giornalista ovviamente vicino a noi, perché sempre noi dobbiamo parlare di quelli vicini, non pensare agli altri, questo ti dice: "Ma Fini non ha parlato, non c’è la notizia".

Allora noi abbiamo il problema che possiamo mettere in campo una conferenza stampa alla Camera dei deputati, con un largo cartello, con tanti parlamentari che propongono una legge alternativa a quella attuale e a quella di Fini, a quella di Pedrizzi, a quella Mantovano, etc., poi "Fini non ha parlato, dov’è la notizia?". Cioè, se i giornali d’informazione larga, quelli che la destra dice che sono anti-berlusconiani, non trovano motivo di dare spazio e riferimento a questo, allora sono loro per primi a pensare che la notizia viene se è Fini che la fa.

Non gli basta quello che è stato detto, che è stato annunciato, e quella che è la realtà. Allora, qui c’è quello che ha detto Polidori: cosa fanno le regioni amministrate dal centrosinistra? Questo è il nodo sul quale dobbiamo confrontarci.

Io penso che noi dobbiamo dire cosa c’entrano tutte queste cose con la salute, ma cosa c’entrano anche con la libertà tutte queste misure che vengono proposte sul tema delle droghe e della tossicodipendenza. Dobbiamo sfidare, su questo piano.

Con Leopoldo Grosso l’altra mattina abbiamo partecipato, per telefono, ad una trasmissione radiofonica di Rai International, ma c’era anche il prefetto Sotgiu, che è quello che io definisco lo zar antidroga all’amatriciana. Si presenta anche bene, solo che non sa nulla, non sa nulla… questo ha sostenuto che i tossicodipendenti, o comunque quelli che vanno in carcere, ci vanno solo perché hanno ucciso, stuprato, si sono prostituiti, hanno fatto rapine, etc… quando, invece, la maggior parte di quelli che sono in galera lo sono per l’articolo 73 ultimo comma, cioè le fattispecie di modesta entità. I dati che ho io sono del 1999, ma non sono cambiati, anche quelli del 2000 e 2001 più o meno sono gli stessi: le denunce per la cannabis sono state 15.375, di cui 9.000 con provvedimento restrittivo. Mentre per l’eroina le persone deferite sono state 9.900, con 8.400 provvedimenti restrittivi; per le nuove droghe i casi sono stati 378 di cui 188 con provvedimento restrittivo. Cioè, si va in galera per detenzione di cannabis!

Questi sono i dati, che io ho pubblicato in un volumettino di bilancio della mia esperienza al Ministero della Giustizia. Si va in carcere per la detenzione di cannabis e, in questi anni, dall’approvazione della legge ad oggi, sono stati scontati almeno 200.000 anni di carcere per detenzione. Poi, 300.000 persone sono andate dal prefetto… adesso c’è un’altra proposta di legge, quella di Mantovano, che è la mente giuridica di Fini, che dice che adesso non basta più andare dal prefetto, che ti dice "non lo faccia più", che la seconda volta ti ritira la patente, non ti dà il passaporto, etc.. Mantovano propone di consegnare al ragazzo una breve memoria che illustra, in modo semplice ed efficace, gli aspetti negativi, sul piano fisico e psichico, derivanti dall’assunzione di qualsiasi tipo di stupefacente. Quindi, 300.000 persone che, oltre ad avere la ramanzina, avranno anche un opuscolo scritto in questi termini.

Queste sono le proposte con le quali ci confrontiamo, il fatto che sarà rimessa, nell’articolo 1, la previsione che è vietato l’uso di ogni e qualunque sostanza, come norma prescrittiva da stato etico, abolita dal referendum. C’è un problema politico e giuridico, perché quando un referendum ha avuto la partecipazione dell’80% dei cittadini e hanno votato a favore… si può passarci sopra così?

Noi abbiamo fatto un documento, un testo di legge che ha questi punti.

Primo, completa depenalizzazione del consumo, perché il referendum non basta, abbiamo visto che il referendum non basta a dare la completa depenalizzazione del consumo. Quindi, togliamo tutte le 22 fattispecie e riduciamo la questione alla detenzione e, diciamo, completa depenalizzazione delle condotte finalizzate al consumo personale.

Secondo, abbassiamo le pene, perché sono troppo alte e producono i casi come Cinzia Merlonghi, come abbiamo visto, e secondo noi sarebbe sbagliato alzare da quattro a sei anni il livello per accedere ai benefici, mentre se abbassiamo le pene in generale facciamo un’opera di pulizia.

Terzo, proponiamo delle reali praticabili alternative al carcere, per i tossicodipendenti, ed è una parte che ha curato Margara. E poi affrontiamo una parte importante, a mio parere, che è quella di rendere possibili gli interventi di riduzione del danno che si sperimentano in Europa e che si possono rendere praticabili anche in Italia.

Noi abbiamo bisogno che sul documento, ma soprattutto su questo testo, ci siano osservazioni di operatori, giuristi, tutti noi, al più presto, perché entro il mese di luglio va presentato alla Camera dei deputati con 100, 200 firme di deputati. Quindi suggerimenti, obiezioni, modifiche, vanno fatte nel giro di due settimane al massimo e poi bisogna raccogliere le firme dei deputati e presentarlo.

Poi bisogna fare una battaglia… io non sono tanto d’accordo… è vero che adesso è una maggioranza fortissima, nei numeri, però ormai di contraddizioni politiche ne ha tante e, quindi, se questo schieramento, che oggi la CGIL ha presentato in questa sede, e nel paese c’è stata questa rappresentazione, con il CNCA, insomma, se c’è questa capacità, io penso che l’altra volta, nel ’90, per fare la Jervolino – Vassalli, sudarono tanto.

Io penso che dobbiamo essere capaci di tenerli altrettanto, a quel punto, poi, saremo vicini ad altre scadenze, che possono far pensare ad un cambiamento, ma un cambiamento non di schieramento, a un cambiamento di teste, di idee, perché non c’è solo un problema di cambiare gli schieramenti, c’è un problema di cambiare al fondo i comportamenti, le idee, essere in grado di rifiutare i luoghi comuni che su questo tema la fanno troppo da padroni.

 

 

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