Ettore Ziccone

 

Ettore Ziccone

 

 Il mio è un saluto a nome di tutti gli operatori che lavorano nel Triveneto. Il titolo nella giornata di studio è interessantissimo, “L’alternativa che non c’è”. Purtroppo le difficoltà che oggi discuterete sono tantissime e si fa di tutto per dare la misura alternativa a quante più persone è possibile. Sappiamo tutti che il carcere ha una funzione molto particolare e che le misure alternative sono l’unica possibilità perché una persona possa essere veramente recuperata. Però abbiamo il bisogno della società esterna, è quella che sempre manca quando chiediamo aiuto. Il volontariato fa moltissimo però sono le istituzioni che spesso sono assenti. Nel Triveneto come in Toscana, che è la regione dove sono stato per otto anni, in realtà nell’ultimo decennio si è fatto molto e si sta facendo molto, però è sempre poco per le necessità e i bisogni che vengono dall’interno delle nostre prigioni, ma anche dall’esterno, da parte di tutte quelle persone che potrebbero fruire delle misure alternative e sono in attesa.

Ci sono circa 30mila persone che scontano condanne definitive in carcere, altre 30-40mila beneficiano delle misure alternative, e sono già circa 70mila persone: se poi aggiungiamo gli altri che sono in carcere in custodia cautelare e tutti quelli che da liberi aspettano le decisioni dei Tribunali di sorveglianza, si parla di 180mila persone che ruotano attorno a questo mondo che non è molto considerato dalla società cosiddetta civile. Si è sempre detto, si ripete e si dice, che il mondo del carcere interessa poco perché in carcere non si vota: questo è vero e purtroppo dopo tanti anni ancora assistiamo a questo atteggiamento di estremo silenzio da parte di tutte quelle istituzioni pubbliche e private che dovrebbero interessarsi al mondo del penitenziario, perché è una realtà che esiste, è una realtà che ha bisogno, è una realtà che bisogna in qualsiasi modo aiutare, perché l’alternativa, e poi ce ne lamentiamo tutti, spesso è soltanto il crimine.

Oggi ci si impressiona tanto per quello che succede nelle nostre strade, nelle città, nei nostri paesi. C’è una criminalità che purtroppo dà tanto fastidio alla tranquillità dei cittadini. E l’unico sistema che in certi momenti si vuole attuare è quello della repressione, ma sapete benissimo che la repressione ha un limite e oltre quel limite non può andare, e quindi occorre inevitabilmente che si cerchino altre soluzioni, che non siano quelle del carcere o entro certi limiti quelle delle misure alternative, che potrebbero essere concesse secondo me con maggiore disponibilità da parte di tutti. Il lavoro è la prima cosa che tutti chiediamo, questo è chiaro, però parlare con un imprenditore, convincerlo ad assumere persone che ruotano intorno al carcere non è cosa facile. C’è qualche persona, qualche imprenditore sensibile che si è dichiarato disponibile, ma sono pochissimi casi. In una regione come il Veneto e poi come il Triveneto, dove sono tantissime le industrie, dove i soldi fortunatamente girano, bisognerebbe dare la possibilità di assumere detenuti o coloro che rischiano - anche se alle volte per una pena molto breve - di andare in carcere, intasando le strutture penitenziarie che già sono stracolme (anche nel nostro Triveneto purtroppo abbiamo circa 3.800 detenuti mentre la capienza ottimale sarebbe di 3.200/3.300).

Forse rispetto ad altre regioni la differenza non è molta, però esiste, è sentita e la sofferenza purtroppo rimane e mette in difficoltà tutti gli operatori. Gli operatori interni, la polizia, gli educatori, gli assistenti sociali, il direttore, i medici, lo stesso volontariato, quando in un carcere trovano un sovraffollamento di detenuti hanno difficoltà ad agire. Io spero che la giornata sia estremamente produttiva: ci si sono degli oratori come il presidente Margara, l’onorevole Corleone, che voi sapete sono i padri del nuovo Ordinamento Penitenziario, in realtà l’hanno fatto loro cercando di far superare tutti gli ostacoli che alle volte noi operatori penitenziari abbiamo creato, per una cultura certamente sbagliata ma che purtroppo avevamo, che ci avevano imposto e che dovevamo in qualsiasi modo rispettare, quindi loro hanno fatto molto, ci stanno insegnando molto, io spero che in futuro si possono avere soluzioni migliori per sottrarre al carcere più persone possibili. Grazie.

 

 

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