Antonio Santoiemma

 

Giornata di studi "Carcere: salviamo gli affetti"

L’affettività e le relazioni famigliari nella vita delle persone detenute

(La giornata di studi si è tenuta il 10 maggio 2002 nella Casa di Reclusione di Padova)

Antonio Santoiemma (Associazione S.O.S. Carcere – Milano)

 

Pochissimi minuti, perché ho già sfruttato un po’ di tempo questa mattina. Mi ricollego ad un articolo che ho pubblicato sul Corriere della Sera tre anni fa, subito dopo la scomparsa del senatore Gozzini, padre della legge Gozzini e della riforma carceraria. Gli diedi come titolo "Addio Gozzini e grazie per averci fatto sognare".

Sono passati 16 anni da quando il senatore Gozzini firmò la legge 663/86. Questa legge veniva a modificare la precedente 354/75, la riforma carceraria, che senz’altro, per volontà politica ed interesse delle istituzioni e dell’opinione pubblica, aveva portato nelle carceri italiane un vento nuovo, di speranza e umanizzazione della pena.

Il senatore Gozzini, subito dopo l’emanazione della legge, volle tenere un convegno qui nel carcere di Padova, questo a fianco, il giudiziario. Io ero detenuto, ero seduto a fianco del magistrato di Sorveglianza dottor Maisto, ottimo magistrato, al pari del dottor Margara… e ce ne sono anche tanti altri che spesso non vengono menzionati.

Il senso di quella giornata era di illustrarci la legge, ma anche di dirci: "Ragazzi, io la legge l’ho fatta, ma non crediate che loro, (e si riferiva all’amministrazione penitenziaria ed anche a tanti altri politici, si riferiva anche ai magistrati di Sorveglianza, direttori di istituti di pena), loro non si impegneranno più di tanto, se voi non vi impegnerete per primi".

Qui invito i nostri amici detenuti a conoscere questa legge e a saperne richiedere l’applicazione… anche se spesso sembra che si osi troppo, ma bisogna osare, se non si vuole essere calpestati, usati o strumentalizzati e, purtroppo, in altre situazioni è così.

È sconcertante sentire quelle affermazioni, fatte dal padre di quella legge, emanata appena qualche giorno prima, e non fu meno sconcertante sentire l’appello del professor Massimo Pavarini, noto psichiatra dell’università di Bologna, che disse: "Lo Stato ha guardato soprattutto a rinforzare esageratamente il corpo di polizia penitenziaria e alla costruzione di mastodontiche carceri, che hanno soprattutto l’effetto di spersonalizzare l’individuo". E poi aggiunse: "Se lo Stato, le istituzioni cittadine, e il volontariato non si impegneranno da subito (lo disse 16 anni fa) a lavorare sull’uomo detenuto, non saranno pochi i problemi che emergeranno da una miriade di schegge impazzite".

Oggi, purtroppo, nessuno può negare che quelle affermazioni erano fondate, visto qual è il quadro attuale della situazione carceraria, e cioè un carcere che è il contenitore di tutti i disagi sociali, l’aumento ingiustificato ed esagerato della popolazione detenuta, per effetto della legge Scotti - Martelli, ma soprattutto per l’inapplicazione della legge 663/86, e della riforma carceraria.

A Milano terremo un dibattito sul fatto che il Ser.T., il C.S.S.A. e gli Uffici di Sorveglianza giustificano la determinazione di molti magistrati dei Tribunali di Sorveglianza a non applicare la riforma carceraria se non con un solo criterio, cioè quello della delazione e della spersonalizzazione. L’affettività può essere benissimo portata fuori: il detenuto può farlo, ce ne sono tantissimi, migliaia, che sono nelle condizioni di ottenere i permessi premio, quindi poter costruire o continuare l’affettività. Chiudo con un grosso applauso per i detenuti che ci hanno offerto un ottimo pranzo.

 

 

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