Stefania Chiusoli - secondo intervento

 

Giornata di studi "Carcere: salviamo gli affetti"

L’affettività e le relazioni famigliari nella vita delle persone detenute

(La giornata di studi si è tenuta il 10 maggio 2002 nella Casa di Reclusione di Padova)

Stefania Chiusoli (autrice del libro "Quasi tutti ancora da vivere")

 

Io volevo finire il discorso di stamattina, perché ero stata presa un po’ di sorpresa da questo signore che mi ha dato subito la parola. Ma sono d’accordo con lei. Perché stamattina tutti avremmo dovuto vedere prima di tutto il filmato. Perché il filmato si apre con una comicità straziante. È qualcosa talmente privo delle edulcorazioni che spesso risultano dalle nostre parole. Ma è un’operazione fatta non a caso dai detenuti, quindi c’è lo strazio della sofferenza che naturalmente è la guida, la bussola di questo filmato breve, ma che fa ridere con il cuore in gola.

E si vede anche quanto l’affettività, le carezze, un abbraccio dovrebbero essere una politica. Perché, riallacciandomi al discorso del signore francese, ogni paese ha la criminalità che si merita e anche le galere che si merita. Per cui noi dobbiamo assolutamente lavorare affinché gli abitanti delle carceri non escano peggiorati, ma migliorati perché alla fine saranno tra noi, saremo tutti insieme.

E non c’è nulla se non un abbraccio che seda le angosce e dà forza per continuare ad andare avanti. E ve lo dice una che dal ‘75 al ‘98 non ha avuto l’abbraccio dall’uomo che amava, ma anzi per sei anni lo incontravo nelle carceri speciali che, come voi sapete, non consentono nemmeno di sentire l’odore della persona. È stato un periodo disperante, punitivo, non c’era assolutamente orizzonte. Comunque le persone escono, escono tutte prima o poi. Io ho seguito e amato questo ragazzo condannato all’ergastolo e adesso viviamo insieme. L’ho raccontato nel mio libro e mentre ne parlo mi viene un lancinante mal di testa, proprio perché è un flash-back troppo forte. Adesso io ho 60 anni, lui meno di me, e la gran parte della vita è fuggita così. Io sono una donna di grande fede, con un senso sacrale della vita al di là di una semplice professione della fede religiosa, e secondo me la disperazione per un detenuto, la descrive bene Ho Chi Min in quella poesia che dice: "Basta un profumo di rose smarrito in un carcere perché nel cuore del carcerato urlino tutte le ingiustizie del mondo".

 

Giovanni Anversa

 

Grazie. Allora c’era una signora mi pare. Vi invito a non disattendere quella richiesta di avere informazioni, a parte il materiale su internet che tutti troveranno, anche sul tema delle aree verdi.

 

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