In-Veneto: notiziario settimanale sul carcere

realizzato nell'ambito del Progetto "Dal Carcere al Territorio"

 

Notiziario n° 3, del 24 dicembre 2009

Notizie da Padova

Il Congresso di Nessuno tocchi Caino nella Casa di reclusione

Antigone e Ristretti Orizzonti: possibili soluzioni per il sovraffollamento

Notizie da Venezia

Due eventi a conclusione del progetto teatrale "Passi Sospesi"

Il concerto di Natale e le letture sul carcere al Teatro La Fenice

Notizie da Rovigo

Giunta Regionale approva PDL per istituzione Garante dei detenuti 

Notizie da Treviso

I gruppi di auto aiuto dell’Associazione G.I.A.D.A.

Notizie da Vicenza

Una cella in centro città

Notizie da Verona

I detenuti festeggiano il Natale con Progetto H-Argo

Punire: se, come e perché

Per un’accoglienza meno condizionata

Una casa per le donne in difficoltà

Notizie da Padova

 

Il Congresso di Nessuno tocchi Caino nella Casa di reclusione

 

Scelta particolare da parte dell’associazione "Nessuno tocchi Caino", una lega internazionale di cittadini e di parlamentari per l’abolizione della pena di morte nel mondo. L’associazione ha scelto la Casa di Reclusione di Padova come sede per il suo 4° congresso proprio per la presenza al suo interno di "Ristretti Orizzonti", che "da anni assicura un’opera straordinaria di informazione, riflessione e proposta sul tema della detenzione". Il convegno era patrocinato dal Partito Radicale, dalla Nazionale Cantanti, dal Comune di Padova e da Ristretti Orizzonti. Il 17, nel pomeriggio il Congresso si è aperto con i saluti del Direttore della Casa di reclusione, Salvatore Pirruccio, e dell’assessore alla sicurezza del Comune di Padova, Marco Carrai, per proseguire poi con la relazione del segretario dell’associazione, Sergio D’Elia, e della tesoriera, la parlamentare Elisabetta Zamparutti. Di particolare rilievo gli interventi del magistrato di Sorveglianza Marcello Bortolato, di Eugenio Sarno, segretario della UIL Pa Penitenziari, di Annamaria Alborghetti, in rappresentanza delle Camere Penali, di Elton Kalica della redazione di Ristretti, un intervento dedicato alla necessità di riprendere la battaglia per l’abolizione dell’ergastolo, di Oliviero Toscani e, naturalmente, di Marco Pannella, che ha riportato alla ribalta un tema importante, ma che nessuno ha il coraggio di affrontare seriamente: la necessità, a tre anni dall’indulto, di una amnistia che ridia fiato alla giustizia e sblocchi un sistema oggi del tutto inceppato.

Si sono ripresi i lavori il 18 mattina con la diretta di radio radicale e dopo l’introduzione di Sergio D’Elia si sono susseguiti gli interventi di Walter Vecellio, giornalista, direttore di Notizie radicali, che ha sottolineato l’importanza dei media nella costruzione delle emergenze richiamando uno studio di "FareFuturo", fondazione legata al Presidente della Camera, dal nome "Emergenza criminalità e media", e uno scritto di Jonathan Simon "Il governo della paura", per poi proseguire con Marco Boato che ha parlato del risultato positivo ottenuto nella scorsa legislatura con la legge costituzionale che ha modificato l’art. 27 della Costituzione, introducendo il divieto assoluto di utilizzare la pena di morte nell’ordinamento penale italiano, e delle battaglie che si stanno conducendo per l’abrogazione dell’ergastolo e per l’approvazione dell’amnistia.

È stata letta poi una lettera della sorella di Stefano Cucchi, che tanto sta facendo perché si faccia luce sulla morte del fratello.

Luigi Manconi, che è stato anche sottosegretario alla Giustizia con delega alle carceri, ha voluto puntualizzare il fatto che non si può generalizzare sulle responsabilità della polizia penitenziaria rispetto a vicende come quella di Stefano Cucchio, e ha poi parlato della drastica riduzione del ricorso alle misure alternative (40.000 persone 5 anni fa, 9000 adesso!), della recidiva dopo-indulto (29,14% tra gli italiani, 20% tra gli stranieri), dei giudici di Agrigento che hanno posto la questione dell’incostituzionalità del reato di clandestinità, della legge Fini-Giovanardi sulle droghe, altra grande causa del sovraffollamento, dell’inchiesta contro ignoti, archiviata, per la morte di Aldo Bianzino. Bianzino e Cucchi, "tenuti vivi dalla dolcissima inflessibilità dei loro congiunti".

Franco Corleone, garante dei diritti delle persone private della libertà personale della Toscana, ha parlato invece della necessità di lottare perché i tossicodipendenti non stiano più in carcere, come sta succedendo in questi ultimi anni, da quando sono diminuiti drasticamente i ricorsi alle comunità terapeutiche e gli affidamenti ai Ser.T. Corleone ha anche fatto un quadro inquietante del Piano-carceri: sembra quasi, ha sostenuto Corleone, che il Piano sia tenuto in stand-by in attesa che accada qualcosa di grave, per poi dare una stretta vera. Ha richiamato Moro e i suoi scritti dalla prigionia, il suo coraggio di essere contro l’ergastolo. A seguire è intervenuto il cappellano di Rebibbia, don Sandro Spriano, che ha parlato della situazione drammatica delle carceri (un piccolo segnale della stretta sui benefici: a Rebibbia cinque anni fa per Natale andavano in permesso 300 detenuti, quest’anno 25) e ha chiuso con una critica all’istituzione perché la cultura in carcere è quella che fa dire all’istituzione stessa " il detenuto deve fare il detenuto non l’uomo".

Ornella Favero ha introdotto Marino Occhipinti della redazione di Ristretti Orizzonti, che ha parlato del progetto scuole che la nostra associazione sta seguendo da 6 anni e quindi dell’incontro vittime-autori di reato, e di quella "mediazione indiretta" tra chi ha subito un reato e non gli autori stessi di quel reato, ma gli autori di reati analoghi, che è da anni al centro del dibattito nella redazione di Ristretti. I momenti più toccanti sono stati quelli in cui Sabina Rossa, figlia di Guido, operaio ucciso dalle Brigate Rosse, e Olga d’Antona, moglie di Massimo, anche lui vittima dei terroristi, hanno parlato di cosa vuol dire essere vittime di reato, di perdono, di odio che genera solo altra sofferenza, ancora una volta dimostrando una grande intelligenza nel fare del loro dolore personale un motivo per spezzare la catena dell’odio. Sabina Rossa, che ha incontrato in carcere l’assassino di suo padre, ha sostenuto con forza l’idea che i parenti delle vittime non devono avere un ruolo nella decisione sulla concessione di misure alternative agli autori di reato. Ornella Favero, in un momento molto toccante di commozione di fronte a interventi pieni di dolore, ma anche capaci di far riflettere, ha rivalutato il valore e la forza del PIANTO in una società feroce com’è la nostra

Importante l’intervento di Rita Bernardini, che ha comunicato la calendarizzazione della discussione in Parlamento delle mozioni sul carcere. L’11 e il 12 gennaio infatti alla Camera si parlerà, finalmente, di carcere – sovraffollamento, pene alternative, misure alternative, affidamento in comunità per i tossicodipendenti, salute, lavoro, affetti, 41 bis).

Importante la finestra "Carcere-lavoro" dove sono intervenuti Luigi Rossi-Luciani, ex presidente Confindustria Veneto, Massimo Calearo ex presidente FEDERMECCANICA e deputato PD, Francesco Peghin, presidente Confindustria Padova, Roberto Caccin, in rappresentanza della Morellato che dà lavoro ai detenuti del Due Palazzi e Perale direttore di Confindustria Belluno.

Si è parlato dell’importanza del lavoro in carcere e del bisogno di coinvolgere gli industriali in questo settore, che per ora è "occupato" prevalentemente dalle Cooperative sociali.

Dopo la pausa pranzo con un buffet preparato dai cuochi della cooperativa Giotto, il pomeriggio è proseguito con l’intervento di molti delegati dell’associazione "Nessuno tocchi Caino", del segretario di Radicali italiani, Mario Staderini, di Franco Garaffoni della redazione di Ristretti e infine di Emma Bonino, che ha coordinato gli interventi degli ospiti africani, un senatore della Repubblica Democratica del Congo e un avvocato del Mali, nei cui paesi si sta portando avanti una battaglia per l’abolizione della pena di morte. Infine, quando ormai i lavori volgevano alla conclusione, è arrivato anche il senatore Cesare Salvi a testimoniare la sua vicinanza all’associazione contro la pena di morte. I nostri lettori possono trovare la registrazione radiofonica della giornata sul profilo Ristretti Orizzonti che abbiamo su Facebook.

 

Antigone e Ristretti Orizzonti: possibili soluzioni per il sovraffollamento

 

"Sovraffollamento e violenze in carcere. Proposte e alternative": si intitolava così l’incontro, organizzato dall’Associazione Antigone e da Ristretti Orizzonti venerdì 18 dicembre. Si è discusso del Piano carceri, la cui presentazione da parte del governo continua a slittare da mesi proprio perché quel piano tutto rappresenta fuorché una soluzione ai problemi del sovraffollamento. E soprattutto si è parlato di proposte concrete, da avanzare anche in vista dell’11 e 12 gennaio, giorni in cui alla Camera verrà discussa la mozione, che affronta la situazione drammatica delle carceri italiane, presentata dai parlamentari radicali e sottoscritta da ben 91 deputati di diversi gruppi parlamentari.

La discussione si è svolta dopo l’esposizione di alcune proposte da parte dell’avvocato Alborghetti e del professor Mosconi per l’associazione Antigone, di Ornella Favero per Ristretti Orizzonti, e gli interventi del Garante dei detenuti di Rovigo, Livio Ferrari, di Leonardo Arnau per Giuristi democratici e di Gianpiero Pegoraro per la CGIL Penitenziari Veneto.

L’impegno preso da tutti è stato di attivarsi affinché le associazioni di volontariato, ma anche le cooperative, i Garanti, le Camere Penali, Giuristi democratici e tutte le realtà che stanno lottando contro il sovraffollamento si mettano assieme e, finalmente unite, portino all’attenzione generale le loro proposte, le loro alternative, il loro sforzo di fare delle carceri dei luoghi trasparenti e aperti al controllo della società.

Queste alcune delle riflessioni condivise:

* chiedere che il Governo riprenda la proposta, comparsa e poi scomparsa dal Piano carceri, di concedere la detenzione domiciliare a tutte le persone con residuo pena inferiore a un anno. A partire da questa ipotesi minimale, aprire il dibattito sulla proposta di legge, elaborata da Ristretti Orizzonti con il magistrato Alessandro Margara, intitolata "Patto per il reinserimento e la sicurezza sociale";

* portare avanti la richiesta di ampliamento della concessione delle misure alternative ai detenuti tossicodipendenti, anche attraverso maggiori finanziamenti per pagare le rette in comunità;

* estendere la possibilità di chiedere il rientro nel proprio paese di origine a tutti i detenuti con residuo pena di tre anni, senza nessuna esclusione di reati;

* studiare la possibilità di allestire sezioni per i semiliberi fuori dalle carceri e adattare le attuali sezioni semiliberi a custodie attenuate per detenuti con residui pena bassi o detenuti in attesa di giudizio per reati non particolarmente gravi;

* affrontare il tema dell’eccessivo ricorso alla carcerazione preventiva, assieme alle associazioni dei magistrati e alle Camere penali, anche in considerazione del fatto che circa 30.000 persone all’anno stanno in carcere per meno di sette giorni, intasando comunque il sistema;

* dar vita a un Osservatorio sulle morti in carcere, che tenga accesi i riflettori sui cosiddetti "eventi critici";

 

Notizie da Venezia

 

Due eventi a conclusione del progetto teatrale "Passi Sospesi"

 

L’Associazione Culturale Balamòs, con sede a Ferrara, dal 2006 propone laboratori teatrali presso il Carcere Circondariale di Santa Maria Maggiore di Venezia.

La settimana scorsa, a conclusione del progetto "Passi Sospesi", condotto dal sociologo, regista e pedagogo Michalis Traitsis, sono state realizzate due importanti manifestazioni, organizzate dal Comune di Venezia, Assessorato alle Politiche Sociali, Partecipative e dell’Accoglienza, Servizio Adulti, U.O.C. Autonomia degli Adulti, la Casa Circondariale di Venezia, il Centro Teatro Universitario di Ferrara e l’Associazione Culturale Balamòs.

- Mercoledì 16 dicembre, presso il Centro Culturale Candiani di Mestre, è stato presentato il video-documentario di Marco Valentini Passi Sospesi (presentato anche alla 66° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, lo scorso settembre), che racconta l’omonimo progetto. Esso mostra una sintesi del percorso del laboratorio teatrale, illustrato da Michalis Traitsis e arricchito da alcune testimonianze dei collaboratori del progetto, delle autorità dell’Istituto Penitenziario e dei detenuti. Presenta inoltre alcuni brani degli spettacoli "Vite Parallele", di Teatro Forum, proposto presso la Casa Circondariale di Santa Maria Maggiore di Venezia, e "Storie Sconte", spettacolo itinerante ispirato all’immaginario di Hugo Pratt e alla figura di Corto Maltese, realizzato presso la Casa Circondariale S.A.T. di Venezia-Giudecca.

Al video è seguito un incontro, aperto alle scuole del territorio e alla cittadinanza, a cui ha partecipato un pubblico "misto", composto da detenuti ed esterni.

- Venerdì 18 dicembre, presso la Casa Circondariale di Santa Maria Maggiore di Venezia, è stato presentato lo spettacolo Eldorado, una coproduzione tra gli allievi del laboratorio teatrale del Centro Teatro Universitario di Ferrara e gli allievi del laboratorio teatrale "Passi Sospesi" della suddetta Casa Circondariale.

Lo spettacolo nasce dalle suggestioni provocate dalla lettura dell’omonimo romanzo di Laurent Gaudé sul tema delle migrazioni contemporanee: nello studio teatrale si intrecciano vicende di due viaggi, uno da Nord a Sud del mondo e uno da Sud a Nord, e vengono costruite immagini che oltrepassano il paradigma della migrazione, per far riflettere sulla condizione umana e sul percorso morale degli individui. Questa rappresentazione è stata un esperimento, una scommessa, un’esperienza unica nel suo genere, e si è rivelata una straordinaria occasione di incontro pedagogico e di riflessione sociale tra gli allievi dei due laboratori teatrali. Ragazzi e detenuti – la maggior parte dei quali ha vissuto tra l’altro in prima persona l’esperienza della migrazione – pur provenendo da due realtà estremamente diverse e incontrandosi solo poco prima di entrare in scena, hanno saputo interagire e costruire assieme uno spettacolo estremamente interessante, che dimostra quanto sia importante continuare a lavorare per creare connessioni tra chi sta dentro le mura del carcere e chi sta fuori. Per informazioni e contatti: Associazione Culturale Balamòs, info@balamos.it

 

Il concerto di Natale e le letture sul carcere al Teatro La Fenice

 

Anche quest’anno, martedì 22 dicembre 2009, si è tenuto, presso le Sale Apollinee del Teatro La Fenice, il concerto di Natale della Solidarietà, organizzato dall’Assessorato alle Politiche sociali del Comune di Venezia e la Cooperativa sociale "Il Cerchio", con il patrocinio della Regione Veneto, della Provincia di Venezia, del Comune di Venezia, con il sostegno del Casinò di Venezia e di Broker Barbieri e con la collaborazione dell’associazione Culturale Musica & Musica, della Fondazione Teatro La Fenice di Venezia e della Cassa di Risparmio di Venezia.

Ottavia Piccolo ha aperto l’evento con una lettura emozionante di scritti sul carcere di Erri De Luca e di Anna Politkovskaja. Ad essa è seguito il concerto dell’Accademia Vocale di Venezia e l’Orchestra Symphonia Veneziana, dirette dal Maestro Mario Merigo e accompagnate dal soprano Antonella Meridda, che hanno eseguito un canone di Johann Pachelbel, una sinfonia pastorale natalizia di Francesco Manfredini e diversi brani, tra cui una suggestiva Salve regina in mi maggiore, di Franz Joseph Haydn.

Sono intervenuti, poi, Mara Rumiz, Assessore del Comune di Venezia, Gianni Trevisan, presidente della Cooperativa sociale "Il Cerchio" di Venezia e Gabriella Straffi, direttrice delle carceri veneziane. Ha partecipato alla serata anche la pittrice Serena Nono, che ha donato una propria opera alla Cooperativa "Il Cerchio".

A conclusione della manifestazione si è tenuto un rinfresco organizzato dal personale del Progetto regionale/europeo V.I.T.A. – "Venezia in Tavola", progetto che ha previsto un corso di formazione per addetti alla cucina e alla sala/bar rivolto a persone, detenute e non, con problemi di disoccupazione e di reinserimento lavorativo. 

 

Notizie da Treviso

 

I gruppi di auto aiuto dell’Associazione G.I.A.D.A.

 

L’Associazione G.I.A.D.A. (Gruppi Ideati per l’Auto-aiuto alle Dipendenze Associate) è nata a Treviso nel 2006, ad opera di operatori e volontari che già di occupavano di problematiche alcool correlate, e ha come finalità principale il miglioramento continuo e costante della qualità di vita delle persone, grazie soprattutto alla condivisione e al confronto reciproco.

Da due anni l’Associazione è impegnata anche presso la Casa Circondariale per adulti di Treviso: il referente, Virginio Artuso – che ha lavorato per anni presso il Ser.T di Treviso e, da quando è andato in pensione, impegna il suo tempo e la sua esperienza presso l’Associazione – si è offerto di coordinare gruppi di auto-aiuto all’interno del carcere, assieme ad alcuni psicologi che collaborano con G.I.A.D.A.

Tali gruppi sono aperti a tutti i detenuti (non solo a chi ha problemi di dipendenza) e l’obiettivo principale è quello di aiutarli a integrarsi nel tessuto sociale, in previsione della loro uscita dal carcere. Già 7-8 mesi prima del fine pena, infatti, i detenuti possono richiedere permessi per partecipare agli incontri dei gruppi di auto-aiuto che l’Associazione gestisce all’esterno, nel territorio. Molti di questi gruppi sono rivolti a giovani, appartenenti a varie realtà e con diverse problematiche: dipendenza, ma anche depressione, solitudine, difficoltà legate a lutti, separazioni, ecc. Gli operatori hanno infatti scelto di creare dei gruppi "trasversali" rispetto a varie forme di disagio e ciò si è rivelato efficace, in quanto permette maggiori possibilità di confronto, evitando che ognuno si "chiuda" nelle proprie difficoltà specifiche. Gli operatori, inoltre, si danno da fare per costruire una rete stabile con Enti e Associazioni del territorio, che possa affiancare e sostenere i detenuti nel loro importante percorso di reinserimento sociale. Per informazioni e contatti: info@associazionegiada.org

 

Notizie da Vicenza

 

Una cella in centro città

 

Una cella a grandezza reale collocata nelle vicinanze del Duomo. E al sui interno un presepio. L’iniziativa è nata dalla collaborazione tra l’associazione Progetto Jonathan e il centro d’ascolto culturale San Paolo, già organizzatore del festival biblico e sempre attento a riservare spazio tra i suoi eventi alla realtà del carcere. Allestita in centro città, la cella (delle stesse dimensioni di quelle costruite nel carcere di Vicenza) ha l’obiettivo di portare l’attenzione della gente comune sui problemi interni alle strutture penitenziarie. Nella notte del 24, con una piccola celebrazione, all’interno della cella verrà collocato nel presepe un bambino Gesù. Il tutto resterà allestito fino al 6 gennaio.

 

Notizie da Verona

 

I detenuti festeggiano il Natale con Progetto H-Argo

 

Un momento destinato allo scambio degli auguri natalizi. Martedì 22 dicembre, l’associazione La Libellula Onlus, Picot e MicroCosmo – il Giornale della Casa Circondariale di Verona – hanno incontrato gli amici dei Centri Educativi Occupazionali Diurni coinvolti nel progetto H-Argo per sottolineare quanto, anche e sopratutto in carcere, sia possibile mettersi in gioco attraverso esperienze forti e positive che vadano a beneficio degli altri.

"H-Argo" è un progetto realizzato nella Casa Circondariale di Verona che ha reso possibile – tramite un mediatore eccezionale come il cane - l’esperienza dell’incontro tra chi è privato della libertà personale perché rinchiuso in carcere e un gruppo di persone disabili di vari centri della città. Un dialogo che ha favorito lo scambio di esperienze fra persone desiderose di cercare un avvicinamento, raccontarsi, discutere e confrontarsi.

Il cane, all’interno del progetto, rappresenta l’elemento di unione tra detenuti e disabili. Il mediatore ideale per portare a conoscersi due mondi umani così lontani, e permettere a ognuno una riscoperta di valore, di dignità, nella rilettura della proprie esperienze declinata nel racconto all’altro e nell’ascolto partecipe delle altrui vicende.

 

Punire: se, come e perché

 

Discutere sul come intervenire nel mondo della pena. Su chi siano gli interlocutori principali di questo mondo e se il soggetto offeso vada ricercato nella persona o piuttosto nell’ordinamento. Parlare del problema della pena e sviscerarne gli interrogativi più complessi. Lo si è fatto nel corso di un paio di mesi al Centro Toniolo di Verona, grazie al giovane avvocato e dottore di ricerca in Filosofia del diritto Federico Reggio.

Sette gli incontri complessivi, durante i quali si sono affrontate questioni come l’apparente paradosso dell’abolizionismo penale che avrebbe voluto sottrarre il conflitto all’ingerenza dello Stato, per restituirlo alla negoziazione privata; o l’evoluzione del rapporto tra privato e pubblico nel diritto penale; per passare tramite pensatori come Hobbes e Beccaria, quest’ultimo visto come conquista di civiltà e moderazione, non però nel riconoscimento del valore assoluto della persona ma per considerazioni di utilità ed efficacia al fine della prevenzione generale.

Nel quinto incontro si è esaminato il sistema retributivo puro che Kant contrappone alla visione utilitaristica di Beccaria. Un sistema in cui il diritto garantisce le condizioni per effettuare le scelte morali, senza poterle né determinare né contraddire. E in cui il reato è tale non perché azione vietata da una norma, ma perché violazione dell’altrui libertà, assolutizzazione della propria.

Da Kant si è passati agli iniziatori della scuola positiva: Lombroso in ambito antropologico, Ferri in ambito psico-sociologico, e il passaggio dal diritto penale del fatto al diritto penale dell’autore. Non più quindi intervento retributivo proporzionato alla gravità del fatto ma intervento trattamentale, a scopo di difesa sociale, sui fattori personali che l’hanno prodotto. Qui la pena ha durata indeterminata e, se la "guarigione" si rivela impossibile, può subentrare la neutralizzazione o l’eliminazione del deviante. La pretesa scientifica trascura il problema dell’origine della volontà e quindi della responsabilità.

Infine, con l’ultimo incontro, l’avvocato Reggio ha sottolineato la scarsa rilevanza della vittima negli ordinamenti attuali. Alcune correnti di pensiero, prevalentemente d’ispirazione cristiana, hanno rimesso in discussione lo schema retributivo per riportare la pena all’ambito civile nel quale è avvenuta la lacerazione. Si configura così un programma complesso, alla cui elaborazione e realizzazione partecipano tutte le parti coinvolte: l’autore del reato, la vittima, la comunità.

Secondo Reggio il primo passo consiste quindi nel dar voce alla vittima e metterla a confronto con l’offensore in un reciproco riconoscimento allo scopo di ricostruire il dialogo sociale e, nei limiti del possibile, rimettere le cose a posto. Si parla appunto di giustizia riparativa, rigenerativa, o restorative justice secondo l’insegnamento di Zehr. Restano altri aspetti problematici, come il ruolo di interposizione del potere istituzionale e l’inadeguatezza di soluzioni simboliche o forse dello stesso schema riparativo a fronte di offese irreparabili.

 

Per un’accoglienza meno condizionata

 

Un luogo di accoglienza per dare un letto caldo a chi, persino nei mesi più freddi, non si rivolge ai dormitori della città, perché fatica a sottostare a qualsiasi regola o perché sprovvisto di documenti. Si chiamerà "Locanda il Samaritano" e potrà ospitare fino a venti persone, in una piccola zona ricavata sul lato anteriore del capannone acquistato a settembre dalla diocesi, e dato in gestione alla Caritas di Verona.

In coincidenza con l’arrivo delle rigide temperature invernali, il sindaco ha accelerato l’iter del cambio della destinazione d’uso del capannone, da attività industriale a pubblici servizi, e lunedì, a meno di contrattempi, si partirà con la fase sperimentale.

Il nuovo dormitorio, che si aggiunge al Samaritano, Corte Marini e Camploy, avrà un accesso meno selettivo degli utenti, che potranno pernottare senza limiti di tempo e con maggior libertà (per esempio potranno portare con sé gli animali da compagnia), pur liberando lo spazio ogni mattina. Una corsia preferenziale sarà riservata agli utenti che già frequentano la mensa della Ronda della Carità, che di solito difficilmente trovano posto negli altri dormitori. Uno sforzo, quello della Caritas, per togliere dai marciapiedi gelidi il maggior numero di persone, e dar loro un semplice letto e un minimo di riscaldamento che, in inverno, a volte salvano la vita. Nessuna colazione, nessun servizio accessorio, ma un tetto sopra la testa e un minimo di calore umano per i senzatetto più "irriducibili" e per quelli irregolari, altrimenti condannati al vagabondaggio.

Il capannone, di mille metri quadri, è adiacente alla Casa di Accoglienza "Il Samaritano" in zona Fiera e, al più presto, oltre al semplice dormitorio, punterà a diventare anche uno spazio di riferimento in risposta ai bisogni del territorio. Resta da individuare quali siano i più urgenti. Spiega Michele Righetti, direttore della Casa Accoglienza Il Samaritano: «Il capannone è stato acquistato da poco e il suo utilizzo effettivo dovrà essere valutato. Per ora, in collaborazione con la rete sociale dei senza fissa dimora, lo apriamo ad almeno una parte di chi non si rivolge ai dormitori, offrendo loro un’accoglienza meno condizionata. L’anno scorso erano circa 70 le persone che rifiutavano di entrare nelle strutture, ma quest’anno sembra che il numero di chi dorme per strada in inverno sia in crescita. Con la crisi e l’attuale congiuntura economica, è evidente che il disagio sociale aumenta».

 

Una casa per le donne in difficoltà

 

Uno spazio per le donne che hanno bisogno di un aiuto. Costrette ad allontanarsi dal proprio nucleo familiare per episodi di violenza, per disagi psicologici o psichiatrici, perché devono lasciare gli istituti minorili avendo raggiunto i 18 anni, perché straniere e senza punti di riferimento, o semplicemente perché alla ricerca di un lavoro lontane da casa. L’associazione a protezione della Giovane, ormai da 25 anni, offre 57 posti letto in pieno centro storico a sostegno delle donne in difficoltà, in quella che viene definita "Casa della giovane", ma che in realtà accoglie anche donne mature in situazioni problematiche. Nel 2009 gli arrivi nella struttura sono stati in tutto 1028, e i pernottamenti (compresa l’attività di ostello femminile nei tre mesi estivi, pari a circa il 20% dell’utenza) oltre 11.500.

Parla la vice presidente dell’associazione, Paola Perbellini: "Con il passare degli anni assistiamo a un aumento dell’emergenza abitativa, anche per le persone non più giovanissime. "Il nostro vuole essere un ambiente familiare per tutte le donne che hanno bisogno, per periodi più o meno lunghi, di un sostegno anche affettivo. Abbiamo stipulato varie convenzioni con il Comune di Verona, la provincia, la Caritas e altre realtà per seguire casi di donne vittime di violenza o con disagi psichiatrici non riconosciuti e quindi non "inquadrabili", e anche donne con minori a carico o portate da noi direttamente dalle forze dell’ordine. Il nostro obiettivo è di perfezionare il lavoro in rete con le altre associazioni, ma anche di reclutare nuovi volontari e giovani che abbiano il desiderio di collaborare con noi".

 

Il Progetto "Dal carcere al territorio" è finanziato dall'Osservatorio Nazionale per il Volontariato - Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - Direttiva 2007 sui progetti sperimentali delle Organizzazioni di Volontariato.

 

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