In-Veneto: notiziario settimanale sul carcere

realizzato nell'ambito del Progetto "Dal Carcere al Territorio"

 

Notiziario n° 2, del 17 dicembre 2009

Notizie da Padova

“Agenti di Rete”: il punto della situazione

Un nuovo numero di “Ristretti Orizzonti”

Aggiornamento sulla situazione della Casa Circondariale di Padova

La redazione di Ristretti incontra il parlamentare Giuseppe Giulietti

Notizie da Verona

Parla la nuova garante: per i detenuti serve l'impegno di tutti

Dopo il Garante, aprirà anche il Centro d'ascolto

Agenti in vacanza e la sezione chiude

Al via i corsi della Fraternità per i detenuti

La proposta di Caritas: ultimo con gli ultimi

Notizie da Venezia

Presentato il libro “Diritti e castighi”

Notizie da Treviso

Proteste in carcere e cronache dei quotidiani locali

Voci di dentro, voci di fuori

Notizie da Vicenza

Tra fede e giustizia, il senso del perdono

Appuntamenti 

Padova: “Nessuno Tocchi Caino” si occupa di carcere e lavoro

Venezia: banchetto natalizio della cooperativa Rio Terà dei Pensieri

 

Notizie da Padova

 

"Agenti di rete": il punto della situazione

 

Da febbraio 2009 all’interno della Casa di Reclusione Due Palazzi di Padova lavorano gli "agenti di rete", figure innovative, nate con l’obiettivo di essere un anello di congiunzione tra il carcere e la città, ma anche di integrare le scarse risorse professionali esistenti nelle strutture penitenziarie.

Il Comune di Padova e l’Associazione Granello di Senape Padova hanno creduto fortemente in questa impresa e, sull’esempio delle esperienze attuate dalle Regioni Piemonte e Lombardia, hanno dato avvio a questo progetto, con la collaborazione della Caritas Diocesana e il finanziamento, oltre che del Comune di Padova stesso e della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, del Centro di Servizio per il Volontariato della Provincia.

La fase iniziale del progetto è consistita in un periodo di formazione e affiancamento degli agenti di rete agli operatori istituzionali appartenenti all’area pedagogica, in modo che potessero conoscere sia la complessa organizzazione della Casa di Reclusione di Padova, sia la popolazione detenuta.

Durante la seconda fase del progetto (luglio – novembre 2009), gli agenti di rete hanno iniziato ad agire in modo più autonomo, pur con la costante supervisione delle educatrici, avendo nei mesi acquisito dimestichezza con la redazione delle relazioni comportamentali e la conduzione dei colloqui con i detenuti.

In particolare nei mesi di giugno - ottobre 2009 la pressione del sovraffollamento (i detenuti dall’inizio del progetto ad oggi sono passati da 700 a 800) e la diminuzione dell’organico dovuta alle ferie estive, hanno richiesto agli agenti di rete di lavorare soprattutto all’interno dell’Istituto, per garantire la gestione delle attività dell’Ufficio Educatori in un momento particolarmente delicato.

Nello specifico gli agenti di rete si sono suddivisi i seguenti compiti:

seguire le pratiche dello "Sportello di Orientamento Giuridico e Segretariato Sociale", gestito dall’associazione Granello di Senape Padova all’interno dell’Istituto, che rappresenta un elemento di appoggio per tutte le pratiche di carattere legale alle quali l’Istituto non riesce a dare risposta;

mantenere costantemente monitorato l’elenco delle persone prossime al fine pena, con l’obiettivo di individuare situazioni di particolare difficoltà, per cui l’intervento dell’agente di rete, in sinergia con gli operatori istituzionali e locali, diviene necessario;

fare da "jolly" all’interno dell’Ufficio Educatori, cercando di sopperire alla carenza di personale, aiutando gli educatori a svolgere pratiche e colloqui, velocizzando i tempi di inoltro delle istanze e i tempi di risposta ai detenuti (gli agenti di rete hanno redatto circa sessanta relazioni comportamentali a settimana, per la concessione dei benefici di legge, per richieste di trasferimento o di rapporti informativi, ecc., e hanno incontrato oltre ottanta detenuti a settimana);

coordinare un gruppo di lavoro con alcuni detenuti sull’argomento dell’ergastolo: questa attività, vuole essere un modo per riuscire a creare un collegamento con l’esterno anche per le persone che non hanno possibilità per moltissimi anni, di uscire dall’Istituto perché hanno un "fine pena mai".

Gli agenti di rete hanno inoltre effettuato azioni di accompagnamento di detenuti all’esterno dell’Istituto, in occasione di permessi premio, o scarcerazioni, o in vista del reperimento di un lavoro. Grazie a loro, poi, alcuni detenuti hanno avuto la possibilità di esporre le proprie opere pittoriche alla mostra " My World - terza edizione" presso il "Common lab" del Comune di Perugia: tale evento è stato una buona occasione per sensibilizzare e informare i cittadini riguardo la realtà carceraria.

L’importanza del ruolo degli agenti di rete è stata riconosciuta, oltre che dagli operatori istituzionali facenti parte dell’Ufficio Educatori, anche dalla Direzione del carcere, che ha recentemente presentato il progetto in questione come candidato per il bando "Ri-conoscere e valorizzare le esperienze nel DAP". L’attività svolta dagli agenti di rete ha, infatti, contribuito a innescare processi positivi di trattamento e di inclusione sociale nella Casa di Reclusione, migliorando la rete di intervento locale e istituzionale, attraverso la conoscenza e la facilitazione delle attività dei vari operatori territoriali.

Le prospettive future per gli agenti di rete potrebbero essere quelle di concentrarsi sulle attività dello "Sportello di Orientamento Giuridico e Segretariato Sociale", continuando a costituire un ponte tra questa attività e gli operatori istituzionali; inoltre potrebbero occuparsi in modo continuativo del sopracitato progetto dimissioni e della ricerca di occupazioni lavorative per detenuti ammessi alle misure alternative, o prossimi alla scarcerazione. L’inserimento lavorativo resta, infatti, l’elemento centrale di un più ampio inserimento sociale e, soprattutto in una fase critica come quella attuale, richiede un’attenzione particolare in sinergia con l’Istituzione carcere, l’Ufficio Esecuzione Penale Esterna, gli enti locali e il terzo settore.

 

Un nuovo numero di "Ristretti Orizzonti"

 

È pronto un nuovo numero di Ristretti, Ultima sonata per le carceri è il titolo di copertina, a sottolineare come ormai il sovraffollamento sta portando le carceri ad essere al di fuori della legge e, come dice il direttore del carcere di Trieste, segretario nazionale del Sindacato dei direttori e dirigenti penitenziari, Enrico Sbriglia, in una lunga e interessante intervista, sono un’offesa alla dignità delle persone. Non solo sovraffollamento, che è di per sé portatore di molte altre problematiche nell’esecuzione penale, ma anche suicidi, autolesionismo, sospetti di pestaggi, proteste, rivolte. Carceri che diventano non solo inutili, ma anche pericolose per la società esterna e per la sicurezza, perché producono persone che quando escono sono vere e proprie "bombe a orologeria", carceri che rischiano di diventare scuole di criminalità avendo perso la missione rieducativa che l’articolo 27 della Costituzione richiama. La proposta, tra le altre che abbiamo prodotto in questi mesi, e che si legge nell’editoriale del direttore Ornella Favero, è quella di istituire un Osservatorio permanente sulle morti in carcere, "composto di persone con prestigio e competenza e con l’obiettivo di ridare dignità alle galere" e che siano disposte a farlo a titolo gratuito, perché questa sia una vera struttura di controllo e non una scatola vuota fatta solo per ottenere finanziamenti.

In questo numero poi si racconta che al Presidente Napolitano sono state consegnate, in occasione della Festa dell’Informazione al Quirinale il 17 ottobre, alla quale anche Ristretti è stato invitato dopo aver ricevuto il premio "Testimone di Pace – Sezione informazione" a Ovada, le adesioni raccolte in questi mesi all’appello "Salviamo l’articolo 27 della Costituzione". Il Presidente si è detto d’accordo con noi sul fatto che si assista oggi a una "non applicazione" di tale articolo.

Ci sono poi altre interviste sul tema delle misure alternative a Oreste Dominioni, presidente dell’Unione Camere Penali Italiane, e a Rita Guma presidente dell’Osservatorio sulla legalità e sui diritti onlus.

Anche il tema dei suicidi in carcere viene trattato in questo numero, con articoli di Luigi Manconi, ex sottosegretario alla Giustizia del governo Prodi, di Giovanni Maria Pavarin, magistrato di Sorveglianza di Padova, di Laura Baccaro, psicologa e criminologa, autrice con Francesco Morelli del libro "In carcere: del suicidio ed altre fughe".

Importante il contributo dell’Ordine dei Giornalisti del Veneto, che nella persona del suo Presidente, Gianluca Amadori, racconta il seminario di formazione sull’esecuzione penale, rivolto a giornalisti che si occupano di cronaca nera e giudiziaria, che si è tenuto a ottobre proprio nella redazione interna di Ristretti Orizzonti, con testimonianze di detenuti e interventi dei magistrati di Sorveglianza e di una avvocato.

 

Aggiornamento sulla situazione della Casa Circondariale di Padova

 

Attualmente nella Casa Circondariale di Padova sono presenti in media 245 detenuti (con punte che raggiungono i 263), a fronte di una capienza regolamentare di 98 (con tolleranza fino a 136). Da marzo 2007 i detenuti sono stati trasferiti nel nuovo complesso, che risulta però essere ancora inadeguato rispetto al numero di presenze, mentre la parte vecchia del carcere al momento è in fase di ristrutturazione.

A quanto riferito dagli operatori dell’Area Educativa, solo il 4% dei ristretti ha una condanna definitiva, mentre il restante 96% è costituito da imputati giudicabili (circa 10%), appellanti e ricorrenti: da ciò si deduce come vi sia un alto turn-over (passano di là circa 2.000 persone l’anno) e come sia perciò difficile per gli operatori lavorare in maniera efficace e continuativa.

L’85-90% dei detenuti è di origine straniera e al momento si riscontra la presenza di 18-20 nazionalità diverse: vi è stato un aumento di soggetti provenienti dalle aree dell’ex-Unione Sovietica, ma le presenze più significative numericamente rimangono quella tunisina, dei Paesi centro-africani, albanese e, in minor percentuale, rumena.

All’interno della Casa di Reclusione sono attivi da diversi anni alcuni corsi scolastici: nello specifico per quest’anno sono stati avviati un corso di alfabetizzazione di primo livello (seconda-quarta elementare), due di secondo livello (quinta elementare) e un corso di scuola media. A causa dei forti tagli, manca, però, un corso per analfabeti.

I detenuti possono frequentare tre corsi professionali: uno di idraulica (realizzato dall’azienda Synthesis), uno di "decoratore dipintore di opere murarie" e uno di operatore addetto ai sistemi logistici (entrambi realizzati da EnAIP Veneto, su finanziamento della Regione Veneto).

Proprio in questi giorni nella Casa Circondariale sta inoltre iniziando la prima attività lavorativa portata dall’esterno, che consiste in un laboratorio di cornici, realizzato e finanziato dalla Cooperativa AltraCittà. Questa stessa Cooperativa da alcuni anni si occupa anche, grazie a un finanziamento del Comune di Padova, della gestione della biblioteca, con la collaborazione di due detenuti.

Sono presenti, inoltre, diverse attività ricreativo-culturali, attivate tramite finanziamenti della Regione Veneto, in particolare:

un servizio di mediazione culturale, gestito dalla Cooperativa Sociale Orizzonti, che consiste in attività di mediazione linguistico-culturale, colloqui di sostegno e supporto nel rinnovo dei permessi di soggiorno;

un gruppo musicale, coordinato dalla Cooperativa Sociale Nuovi Spazi;

delle attività sportive (palestra, calcio, pallavolo), gestite dall’Associazione Padova Sport e Tempo Libero (questo progetto però non è stato rifinanziato per il 2010).

Da dicembre e per tutto il 2010, oltre alle prime due attività, verrà realizzato un progetto sperimentale di orto biologico, ad opera dell’Associazione Nemesi; essa propone anche dei cineforum per detenuti con problemi di tossicodipendenza, mentre l’Associazione Fantalica coordina corsi di pittura per questi soggetti, sempre con finalità terapeutiche.

L’intervento delle volontarie del Gruppo Operatori Carcerari Volontari costituisce, infine, un’altra importante risorsa, soprattutto per quanto riguarda la gestione del vestiario e i colloqui di sostegno.

Questo lungo elenco di attività mette in evidenza come vi sia una forte rete di soggetti, istituzionali e non, che si danno da fare per offrire opportunità a chi si trova "ristretto" nella Casa Circondariale.

D’altro canto, però, persistono diverse difficoltà all’interno della struttura, legate soprattutto al grave problema del sovraffollamento: nelle celle destinate a tre detenuti si trovano in genere 5-6-7 persone, costrette a dormire su materassi poggiati sul pavimento. La tensione è sempre molto alta e gli operatori penitenziari compiono continui sforzi per risolvere le molteplici questioni legate alla gestione e alla convivenza quotidiana: piccoli problemi, che, però, se non vengono trattati con adeguata attenzione, rischiano di diventare esplosivi.

 

La redazione di Ristretti incontra il parlamentare Giuseppe Giulietti

 

Giuseppe Giulietti, giornalista RAI e parlamentare iscritto al gruppo misto, attualmente fa parte della Commissione Cultura della Camera. È stato tra i fondatori dell'Associazione giornalistica Articolo 21, di cui è portavoce. Vista la competenza di Giulietti sui temi dell’informazione, l’incontro con la redazione di Ristretti Orizzonti, lunedì 14 dicembre, è stato particolarmente vivace e interessante, un incontro in cui Giulietti, riconoscendo a Ristretti un ruolo fondamentale nell’informazione dal e sul carcere, si è messo a disposizione per aiutare la nostra redazione a qualificare ulteriormente il suo lavoro e a dargli maggior diffusione.

Fra i temi toccati, l’informazione rispetto agli immigrati, e in particolare la nuova Carta di Roma, Protocollo deontologico concernente richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti; la possibilità di approfondire il tema del rispetto della privacy e del diritto all’oblio per chi ha o ha avuto problemi con al giustizia e con il carcere; l’uso di nuove tecnologie e strumenti informatici, e soprattutto di Internet, nelle carceri, e in particolare in via sperimentale nella redazione di Ristretti.

All’incontro ne seguiranno altri, con l’intento di verificare la possibilità di una collaborazione di Ristretti al sito di Articolo 21 e di proseguire l’approfondimento di temi come la Carta di Roma, invitando, su proposta di Giulietti, il presidente della Federazione della Stampa, Roberto Natale.

 

Notizie da Verona

 

Parla la nuova Garante: per i detenuti serve l'impegno di tutti

 

È appena stata nominata garante dei diritti dei detenuti, e subito parla di programmazione e di lavoro di squadra. Margherita Forestan, già giornalista e consulente editoriale della Mondadori, oltre che collaboratrice del periodico Microcosmo che dà voce ai detenuti di Montorio, il 10 dicembre è stata eletta dal Comune di Verona Garante delle persone private della libertà personale. Un incarico non facile, data la grave situazione di sovraffollamento che sta colpendo le carceri di tutta Italia, e che di certo non risparmia Verona. Ma un incarico che la Forestan sembra più che pronta a fronteggiare.

"Sono preparata ad affrontare tutta la fatica che sarà necessaria – dichiara. Ho la consapevolezza che quello del carcere è un mondo complesso. I problemi sono molti e, in qualche caso, le soluzioni davvero difficili. Ma io ho una gran voglia di fare e di impegnare le mie energie in questa nuova carica. Come per qualsiasi progetto che funzioni, c'è però bisogno di tutti: delle istituzioni e delle persone più esperte in materia, compresi i volontari che lavorano nella struttura e, naturalmente, gli agenti, il cui ruolo, come previsto dalla legge, è fondamentale nel processo di recupero del detenuto".

Secondo la nuova garante "Se il problema del sovraffollamento si pone come il più complesso da affrontare, campi su cui è più possibile intervenire sono quelli inerenti le problematiche igienico sanitarie e la generale violenza e abbrutimento che regnano in carcere. Oltre che lo spreco di alcune risorse economiche e ancor più di quelle sociali".

E per sanare problematiche ed evitare sprechi, la Forestan è convinta che la parola chiave sia il coordinamento. Dichiara ancora: "Ho una lunga esperienza in azienda e ho imparato che da soli non si fa nulla. Quindi è importante ottenere l'appoggio e l'impegno di tutti. Penso a un grande coordinamento con la direzione carceraria e il magistrato di sorveglianza per focalizzare l'attenzione non solo sui detenuti, ma anche su agenti, volontari, insegnanti. Non mi sono ancora misurata con le associazioni e vorrei riuscire a creare momenti di incontro, percorsi di avanzamento con una riunione mensile che veda coinvolte tutte le persone che lavorano in carcere. Per parlare delle esperienze di ciascuno, dei risultati e degli errori da non ricommettere. E aprirsi anche periodicamente alla stampa, per fare il punto su cosa si è fatto. Per valutare gli obiettivi raggiunti e non buttare via le energie, né rischiare di non accorgersi dei risultati ottenuti. Forse sono ingenua – conclude - ma penso che sia giusto partire dalle cose più facili".

L'incontro tra Margherita Forestan e il carcere è avvenuto qualche anno fa, con il coinvolgimento nel concorso letterario "Evasioni poetiche" realizzato in collaborazione con il Cpt Carducci. "Il concorso mi ha fatto prendere coscienza di una realtà a cui prima non pensavo – dichiara. E fin da subito è nata in me una forte curiosità e il desiderio di saperne di più". Da qui la scelta di cogliere l'opportunità di un percorso sempre più a stretto contatto con i detenuti e la realtà del carcere, grazie al suo contributo alla realizzazione della rivista Microcosmo, in collaborazione con l'associazione "La Libellula". Racconta di questo: "Subito i detenuti mi sembravano tutti uguali, con lo stesso atteggiamento, e abituati a comportarsi allo stesso modo. Ma poi è iniziato a emergere il tratto caratteristico di ciascuno di loro, ognuno con le proprie paure e aspettative, fino all'instaurarsi di un vero e proprio rapporto di fiducia. Non è facile creare un gruppo stabile in una casa circondariale dove vige il continuo via vai di persone e credo che bisognerebbe pensare a livelli di intervento diversificati a seconda delle attività. Ma con i detenuti che hanno avuto la possibilità di frequentare il corso per l'intero anno, i risultati non si sono fatti attendere. Per loro la parola scritta è diventata non solo un esercizio, ma l'occasione concreta per farsi ascoltare. E per me il mezzo indispensabile per tirare fuori l'io di ciascuno".

E forse è proprio tale mutamento tangibile e pieno di soddisfazione ad aver portato la neoeletta garante ad accettare la candidatura per tale ruolo: "Se è stato possibile realizzare questo percorso con un gruppo – mi sono chiesta - perché non tentare di pensarlo più in grande?".

Risolte le procedure burocratiche, la garante resterà in carica per tutta la durata del Consiglio. Resta invece ancora da definire dove sarà possibile rintracciarla, anche se si parla della possibilità di un ufficio in città, in vicolo San Domenico.

 

Dopo il Garante, si aprirà anche il Centro d'ascolto

 

Ormai è certo, il Centro d'ascolto per i detenuti di Montorio si farà e, come previsto, offrirà assistenza e informazione non solo ai detenuti in uscita o in condizione di semilibertà, ma anche ai familiari di tutte le persone recluse. La settimana scorsa, la fondazione Cariverona ha infatti garantito al Comune la certezza del finanziamento e il progetto è quindi in fase operativa. Mentre attende il via ai lavori, l'associazione La Fraternità – che ha ottenuto dal Centro Servizi Volontariato di Verona le risorse necessarie per la gestione del Centro (che avverrà in rete con altre associazioni) per almeno tre anni – già preme per poter iniziare subito la nuova attività. Da qui la richiesta al Comune di un prefabbricato da porre temporaneamente nella zona in cui verrà costruita la struttura per il centro, di fronte alla struttura penitenziaria.

Stefano Bertacco, assessore ai servizi sociali, promette che farà il possibile: "abbiamo già impegnato molti prefabbricati in altre attività. Ma se ne abbiamo uno a disposizione lo destineremo senz'altro a questo utilizzo. Il progetto intanto procede. Dopo il bando per l'assegnazione dell'impresa che si occuperà dei lavori, prenderà il via la realizzazione del centro che sarà quindi pronto l'anno prossimo".

 

Agenti in vacanza e la sezione chiude

 

Nuovi giunti a Montorio. Anzi è il caso di dire nuove giunte. Tutta la sezione femminile di Potenza (composta in tutto da 28 detenute) è stata trasferita in altre carceri italiane per carenza di personale e per permettere così alla polizia penitenziaria di usufruire delle ferie nel periodo natalizio. Un periodo che sarà quindi ancora più duro per le detenute trasferite, che, a Verona, sono arrivate in cinque. "Solo tre di loro erano riuscite ad avvertire i proprio familiari tramite telegramma – spiega Roberto Sandrini, presidente dell'associazione La Fraternità, che ha avuto occasione di incontrarle durante i colloqui di ingresso destinati ai nuovi giunti. Aggiunge Sandrini: "Le altre due hanno chiesto a noi di avvisare i familiari". Una notizia di sicuro non piacevole da sentirsi recapitare proprio durante il periodo natalizio. Le donne sono inoltre preoccupate che la sezione femminile a Potenza possa non essere riaperta il 15 gennaio come programmato e di dover quindi scontare le loro condanne in una struttura che, da subito, hanno evidenziato essere decisamente meno accogliente a livello strutturale di quella da cui arrivano. "Si parla di costruire nuove carceri quando non ci sono nemmeno i soldi per gestire quelle già esistenti", commenta Sandrini. Inoltre, dichiara preoccupato il volontario dell'associazione Maurizio Mazzi, "trasferimenti simili possono essere a rischio suicidario, specie se i familiari non vengono avvertiti".

 

Al via i corsi della Fraternità per i detenuti

 

Ripartono le iniziative socio educative destinate alle persone detenute, realizzate a Montorio dall'associazione La Fraternità. La novità di quest'anno è che i corsi destinati ai detenuti della sezioni isolati, non si svolgeranno come negli altri anni all'interno della stessa sezione di isolamento (la terza) ma, come per gli altri detenuti, all'interno dell'area trattamentale, che verrà loro riservata nella giornata di sabato. Questo per dare più respiro alle attività scolastiche che continueranno a svolgersi in sezione.

E per gli isolati iscritti al corso di giornalismo, il via potrebbe esserci già a partire da questo sabato. Sempre di giornalismo, ma per i detenuti delle altre sezioni, si tratterà il prossimo lunedì. E poi ancora un corso di disegno come espressione di sé il martedì, pittura il mercoledì e ceramica il giovedì. L'obiettivo è di iniziare i corsi prima della pausa natalizia, per un primo incontro di conoscenza tra volontari, operatori e detenuti.

 

La proposta di Caritas: ultimo con gli ultimi

 

Torna l’evento di Caritas e del Centro Pastorale Giovanile che invita i giovani a trascorrere la notte di San Silvestro con chi vive in disagio. Un’esperienza per riflettere sui propri stili di vita e "sposare" la sobrietà.

Per il quindicesimo anno consecutivo, la Caritas Diocesana Veronese e il Centro di Pastorale Giovanile, organizzano il tradizionale evento Ultimo con gli Ultimi, un’esperienza di condivisione, servizio, riflessione, preghiera e festa a cui partecipano giovani dai 17 ai 35 anni, i quali, scelgono di trascorrere la notte di San Silvestro per animare l’ultimo giorno dell’anno in alcune case di riposo, case di accoglienza, mense o dormitori.

"L’esperienza e la riflessione offerta ai giovani che si rendono disponibili per vivere questa singolare iniziativa – spiega mons. Giuliano Ceschi, direttore della Caritas veronese - permetterà loro di ripensare lo stile di vita "scialacquone" a cui sono stati abituati da una società troppo orientata all’eccesso, all’accumulo e al possesso. Scegliendo un modo "trasgressivo" di trascorrere la "magica" notte dell’ultimo dell’anno, i giovani sperimenteranno direttamente il servizio agli altri incontrando, oltre agli Ultimi, anche testimoni di fede, professionisti, consacrati, volontari". Le iscrizioni si raccolgono presso la Segreteria del Centro Pastorale Adolescenti e Giovani, fino al 21 dicembre.

 

Notizie da Venezia

 

Presentato il libro "Diritti e castighi"

 

Entrambe le autrici erano presenti venerdì 11 alla Scoletta di Calegheri di Campo S. Tomà a Venezia, alla presentazione del loro libro organizzata, in collaborazione con il CSV di Venezia, dall’associazione Granello di Senape di Venezia. Donatella Stasio, giornalista di giudiziaria del Sole 24Ore e Lucia Castellano, direttrice dal 2002 del carcere di Bollate, hanno scritto a quattro mani "Diritti e castighi – Storie di umanità cancellate in carcere". Nella introduzione all’incontro la presidente del Granello di Venezia, Maria Teresa Menotto, ha parlato di "un libro che ha riscosso un grande interesse, scritto in modo forte deciso, stringato e diretto" e ha poi presentato gli altri ospiti: l’attrice Michela Martini che ha letto alcuni brani del libro a un pubblico accorso molto numeroso, Mauro Palma, presidente del "Comitato Europeo per la prevenzione della tortura, dei trattamenti e delle pene inumane o degradanti" e Guido Moltedo, editorialista del quotidiano Europa. E proprio Moltedo nel suo articolo-recensione su Europa dello stesso giorno, parla di testo educativo, da diffondere nelle scuole per far capire che, come ha osservato Massimo Franco presentandolo a Montecitorio, è una "biografia nascosta del nostro paese", che descrive un mondo sconosciuto ed esorcizzato che tuttavia ci sfiora più di quanto non si pensi.

È un libro che dimostra come sia spesso difficile rispettare le leggi dello Stato, l’articolo 13 e l’articolo 27 della Costituzione, - "È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizione di libertà", "Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato" – e l’Ordinamento penitenziario che nella teoria è uno dei più avanzati al mondo. Il carcere di Bollate è infatti un po’ un’eccezione, ma dovrebbe essere la normalità, esempio pratico di un modo possibile di far funzionare un carcere ottenendo risultati positivi nella ri-socializzazione dei detenuti.

E attraverso questo esempio scaturisce la denuncia del degrado di gran parte del mondo penitenziario italiano e della mentalità e della cultura che sottendono la detenzione in Italia: il carcere come vendetta.

Mauro Palma ha raccontato come la sua prima visita in un carcere risalga al 1974 per la commissione che si occupò della riforma penitenziaria, che si concretizzò poi nel 1975. Da quattro anni presidente del Comitato europeo per la prevenzione della tortura, Mauro Palma visita le carceri di tutta Europa dove ci sono 1.850.000 detenuti suddivisi in 47 paesi e dove il problema del sovraffollamento è un problema comune. La differenza, secondo Palma, sta nel riscontrare "alcuni problemi tipicamente italiani, molti dei quali emergono dalle pagine di questo libro". Il problema che sta a monte è la difficoltà di adottare politiche che rendano effettivo quanto si afferma in molte occasioni, anche in ambiti "scientifici", quando si dice che il diritto penale è "strumento sussidiario e costoso, una risorsa da usare con parsimonia laddove altri strumenti di risoluzione dei conflitti sociali non riescono a intervenire, e andrebbe riservato per quei casi che effettivamente richiedono l’intervento penale. E all’interno del penale la misura della privazione della libertà dovrebbe essere l’estrema soluzione da usare solo nei casi davvero gravi". Così però non è. E questo contribuisce a creare la situazione assolutamente non gestibile in cui versano le carceri, ma anche la giustizia in Italia. Si parla di discrasia evidente tra quello che la teoria elabora – abbiamo uno dei migliori ordinamenti penitenziari che il mondo prende ad esempio – e la messa in pratica di tale teoria. C’è anche il problema del rispetto delle leggi che lo Stato stesso non osserva: il luogo dove si dovrebbe insegnare il rispetto della legge a coloro che l’hanno violata è completamente fuori legge, e questo è un punto che questo libro descrive in modo efficace. Un’altra anomalia italiana – secondo Mauro Palma – rispetto agli altri paesi europei non riguarda solo le violazioni gravi contro la persona, che avvengono nelle carceri e che la commissione che Palma presiede deve controllare, ma è il binomio opacità-efficienza, e per spiegare il significato di questo viene portato un esempio: quando c’è stata l’emergenza del terrorismo il primo passo è stato quello di allungare il tempo che intercorre tra l’arresto o il fermo e la comparizione davanti al magistrato che lo conferma e il messaggio che sta dietro a questa prassi è che per essere più efficaci bisogna aumentare la non-trasparenza. Questo è sì un problema europeo, ma c’è una peculiarità tutta italiana: molte volte le inchieste su fatti non chiari avvenuti nelle carceri vengono aperte, ma non portano a nessuna conclusione.

Nel libro viene trattato il caso del pestaggio di detenuti nel carcere di Sassari, avvenuto nel 2000, si racconta di detenuti trasferiti in altre carceri della regione "in condizioni impressionanti, ma nessuno alla visita del primo ingresso segnalò la minima anomalia", una vicenda che ricorda per certi aspetti, purtroppo, il caso di Stefano Cucchi. Responsabilità collettive quindi, dove rappresentanti di diverse istituzioni "se ne sono lavate le mani", come se le persone coinvolte in questioni penali perdessero qualsiasi diritto alla dignità. Mauro Palma quindi, partendo da questo libro interessante e scorrevole, malgrado l’argomento impegnativo, ha fatto un quadro della situazione penale italiana piuttosto deprimente.

 

Notizie da Treviso

 

Proteste in carcere e cronache dei quotidiani locali

 

I quotidiani locali sabato 12 hanno riportato la cronaca della protesta alla Casa circondariale Santa Bona di Treviso. Della "rivolta" che ha preso corpo venerdì mattina, c’era stata avvisaglia già giovedì, quando il direttore aveva ricevuto una comunicazione di sciopero dei detenuti giunta attraverso una lettera. I motivi della protesta che il direttore Francesco Massimo, alla testa del carcere trevigiano da vent’anni, ha ritenuto legittimi, sono soprattutto il sovraffollamento con le conseguenze che ciò comporta: i detenuti vivono in condizioni non umane. I detenuti trevigiani hanno "sbattuto" le gavette per mezz’ora, facendosi sentire in modo comunque "civile". «Il problema del sovraffollamento e della scarsa vivibilità della struttura carceraria – dice il direttore Massimo - riguarda sia i detenuti che gli agenti di Polizia penitenziaria. Nuove carceri? Prima bisogna assumere nuovo personale.». Nel carcere di Treviso, attualmente, ci sono circa trecento detenuti rispetto ad una capienza ottimale che non dovrebbe superare i 127. "Ogni detenuto, mediamente, costa allo Stato 1500 euro al giorno" (fonte: il Gazzettino, sezione di Treviso).

Immaginiamo che si tratti di un errore di stampa, in realtà il costo giornaliero è di 140-150 euro, un costo che comunque comprende tutte le spese di gestione delle carceri e gli stipendi del personale. Purtroppo le persone che hanno letto l’articolo e non conoscono la realtà del carcere – e sono la maggior parte! – non sanno che i detenuti non sono dei mantenuti in alberghi a cinque stelle!

Speriamo che il Gazzettino faccia sapere ai suoi lettori l’esatto costo per lo Stato del detenuto: per i tre pasti giornalieri del detenuto lo Stato spende 3 euro e 10 centesimi, che poi esige dal detenuto stesso sotto la voce Mantenimento Carcere. Quindi il detenuto che lavora si paga il Mantenimento carcere, chi non ha lavoro si vedrà recapitare il conto a fine pena.

 

Voci di dentro, voci di fuori

 

Lucia, Alessia e Erica del "Laboratorio scuola volontariato" di Treviso ci spiegano questo progetto pluriennale che la loro associazione promuove nel carcere minorile di Treviso.

"Nel mese di ottobre del 2009, è stata avviata l’ottava annualità del progetto di Educazione alla Cittadinanza Voci di dentro, voci di fuori, che si basa sul confronto tra studenti delle scuole superiori della provincia e ragazzi detenuti all’interno dell’Istituto Penale Minorile di Treviso. Il cuore del percorso  è l’"incontro faccia a faccia tra mondi di vita differenti", che permette lo scambio di pensieri e riflessioni intorno a tematiche comuni, ma che soprattutto consente ai ragazzi coinvolti (di fuori, come di dentro) di lavorare su aspetti importanti del vivere nel mondo con gli altri, e del vivere in un contesto sociale più ampio, contribuendo a promuovere il senso di cittadinanza attiva che si esplica anche attraverso l’educazione alla legalità. Tutto questo, attraverso un confronto continuo e diretto tra i ragazzi (pur considerando i vincoli imposti da un regime di restrizione delle libertà individuali), con la costante presenza degli educatori e docenti.

Il tema affrontato quest’anno è Il Diritto ad una vita dignitosa, prendendo in esame alcune storie di vita e raffrontandole con la Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza – di cui quest’anno cade il ventesimo anniversario. Collaborano al percorso le Associazioni Unicef, Amnesty e I care.

Le scuole che partecipano al percorso appartengono un po’ a tutta la provincia:

Ist. Tec. Turismo "G.  Mazzotti" – Treviso

Ist. Magistrale "A. Veronese" – Montebelluna

Liceo psico-socio-pedagogico "Duca degli Abruzzi" – Treviso

ISIS "M. Fanno" – Conegliano

Liceo classico "Giorgione" – Castelfranco V.to

Ist. Tec. Paritario Attività Sociali "G. Mazzini" – Treviso

Ist. d’arte "B. Munari" – Vittorio V.to

Il primo appuntamento con gli studenti è stato martedì 27 ottobre per la giornata della scelta del tema. I ragazzi, divisi in vari gruppi coordinati da alcuni volontari, hanno riflettuto su alcune storie di vita che parlano di diritti negati e insieme hanno deciso un diritto che farà da filo conduttore per ciascuna storia. Alla fine della mattinata ogni scuola si è aggiudicata attraverso un’asta la storia - e quindi il diritto ad essa collegato - da approfondire durante il percorso che svolgerà in classe insieme all’insegnante per poi condividerlo con i ragazzi in IPM. A loro volta i ragazzi detenuti rifletteranno su tutte le storie dedicando a ciascuna un mese e si prepareranno per l’attività che svolgeranno con i ragazzi delle scuole quando avranno l’incontro.

Prima di recarsi in IPM ogni classe ha la possibilità di partecipare ad un incontro preparatorio con un’educatrice dell’Istituto e le referenti del Laboratorio Scuola e volontariato, per acquisire delle informazioni importanti riguardo la vita che svolgono i detenuti e il funzionamento del sistema penitenziario. Il liceo classico "Giorgione" ha approfondito la propria storia dal titolo "La rabbia di Alan" e il diritto ad essa correlato "Diritto alla non discriminazione", nel mese di novembre recandosi poi in IPM il giorno 20 novembre. Nel mese di dicembre hanno svolto il loro percorso, con "Storie di bambini" e il diritto a non essere maltrattati, l’Istituto Mazzotti e il liceo "Duca degli Abruzzi", che hanno visitato i ragazzi detenuti il giorno 10 dicembre.   

Le classi e i ragazzi dell’Istituto durante il proprio mese di percorso producono del materiale (cartelloni, dvd,…) che riassume le loro riflessioni e lo condividono durante l’incontro in IPM. Le attività svolte durante l’incontro mirano ad approfondire il diritto che fa da filo conduttore della storia che i ragazzi hanno approfondito, non puntando però sulla negatività ma sulla positività del mettersi in gioco per essere consapevoli e far riconoscere i diritti fondamentali.  

Dopo la visita in IPM le classi svolgono un incontro di restituzione con le operatrici del Laboratorio Scuola e volontariato, per discutere delle impressioni che i ragazzi hanno avuto prima e dopo il loro ingresso in IPM.

I temi trattati dalle altre classi saranno:

"Quando la vita cambia"; diritto a rimanere con la propria famiglia

"La giornata di Alina"; diritto a conoscere i propri diritti

"Storia di un viaggio"; diritto a non essere privato deliberatamente della libertà e a non essere torturato

"Ricordi di famiglia"; diritto alla migliore educazione possibile/ responsabilità della famiglia"

 

Notizie da Vicenza

 

Tra fede e giustizia, il senso del perdono

 

Si svolgerà giovedì 17 novembre il terzo e ultimo incontro inserito all'interno del percorso di avvento realizzato in occasione dei vent'anni dell'associazione Jonathan. Pensata per far dialogare le Sacre Scritture con la giustizia riparativa sui temi del confitto, della giustizia e del perdono, l'iniziativa giovedì vedrà Leonardo Lenzi, mediatore penale di Milano, dialogare di perdono con il monaco benedettino di Aosta Michael Davide Semeraro.

 

Appuntamenti

 

Padova: "Nessuno Tocchi Caino" si occupa di carcere e lavoro

 

IV Congresso di "Nessuno Tocchi Caino" presso la Casa di Reclusione di Padova: venerdì 18 dicembre, ore 12, finestra congressuale su "Carcere e lavoro, perché reinserimento e sicurezza non rimangano parole". partecipano gli industriali veneti. Nel corso dei lavori del IV Congresso di Nessuno tocchi Caino, che quest’anno si svolgerà nella Casa di Reclusione di Padova, si aprirà una "finestra" sul tema "Carcere e lavoro, perché reinserimento e sicurezza non rimangano parole", venerdì 18 dicembre alle ore 12. L’incontro, cui prenderanno parte diversi imprenditori veneti, verterà, tra l’altro, sulle possibilità offerte dalla legge Smuraglia - che regola molti aspetti del lavoro in carcere - e sulla necessità di estenderle anche alle imprese all’interno del tessuto confindustriale e artigianale del Paese.

Di seguito il programma. Introduce i lavori: Michele Bortoluzzi, imprenditore e membro della Giunta di Radicali Italiani. Dibattono: Francesco Peghin (Presidente Industriali Padova), Massimo Calearo Ciman (Imprenditore, Past President Federmeccanica, Deputato), Luigi Rossi Luciani (Presidente Veneto Nanotech e Parco Tecnologico Venezia e Padova, Past President Confindustria Veneto), Stefano Perale (Direttore Confindustria Belluno), Roberto Caccin (Direttore Logistica Morellato Spa). Conclude: Sergio D’Elia, Segretario Nessuno Tocchi Caino.

 

Venezia: banchetto natalizio della cooperativa Rio Terà dei Pensieri

Banchetto natalizio della cooperativa Rio Terà dei Pensieri. Venezia-Mestre Palaplip via Sandonà. 19 dicembre 15.00-19.00 e 20 dicembre 10 -19.

 

 

Il Progetto "Dal carcere al territorio" è finanziato dall'Osservatorio Nazionale per il Volontariato - Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - Direttiva 2007 sui progetti sperimentali delle Organizzazioni di Volontariato.

 

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