IN-VENETO: INFORMAZIONE TRA IL CARCERE E IL TERRITORIO

Edizione n° 36, del 10 settembre 2008

 

  • La redazione alla mostra del cinema

  • Notizie da Venezia

    Progetto Papillon: un successo

    Notizie da Verona

    Una giornata… in famiglia

    Volontariato in festa

    Chi sbaglia merita amore?

    Appuntamenti

    Granello di Senape e C.S.V. per gli Avvocati di Strada

    Notizie da Padova

     

    La redazione alla mostra del cinema

     

    Una delle redattrici della redazione esterna di Ristretti Orizzonti era presente alla Mostra del cinema di Venezia, dove ha visto molti film, scegliendo quelli che probabilmente non si sarebbero visti nelle sale, e che, soprattutto, trattassero temi che hanno a che fare con le attività della redazione.

    Come Below Sea Level, che è stato presentato nella sezione Orizzonti e ha vinto come miglior documentario - anche se non è solo un documentario - meritando alla fine della proiezione una standing ovation. Racconta le storie di una piccola comunità che vive nel deserto del New Mexico in una terra di nessuno, a 40 metri sotto il livello del mare, in una base militare dismessa a 250 chilometri a Sud Est di Los Angeles. Ken e Lily, Carol e Wayne, Mike, Cindy e Sterling vivono senza elettricità, senza acqua, senza polizia, senza governo. Sembrano degli homeless, eppure non hanno nulla a che vedere con i "barboni". Il regista è Gianfranco Rosi, nato ad Asmara, in Eritrea, ma di nazionalità italiana, che per girare questo film, dove i protagonisti sembrano attori professionisti mentre sono solo se stessi, ha seguito queste persone per ben quattro anni , vivendo con loro la quotidianità e riuscendo in questo modo a conquistarsi la loro fiducia. Il regista ha raccolto 120 ore di materiale e ha impiegato due mesi per montarlo. I protagonisti mettono in scena se stessi, la propria vita, ‘recitando’ la loro realtà, per questo motivo il documentario è anche un film. La loro vita scorre in una situazione estrema e tuttavia cerca anche di riprodurre una specie di normalità. Cucinano, leggono, fanno l’amore, curano il loro aspetto, cercano lavoro, fanno musica, coltivano ancora sogni. È una "comunità invisibile", abitata da persone uscite dai binari della società, confinate dalle autorità ai margini, che vive in una sorta di terra di nessuno, unico posto degli Usa dove ci si può accampare liberamente. Ma nelle vicinanze, racconta il regista in un’intervista, c’è ancora un poligono militare, e gli F47 sorvolano la zona a bassa quota. L’estate - continua Rosi - la temperatura raggiunge i 60° e le giornate sono lunghissime per la noia che le sovrasta.

    "Below Sea Level" è il primo lungometraggio di Gianfranco Rosi e ha fatto conoscere una nuova povertà. La cinepresa è discreta, i discorsi, le confessioni, le abitudini non vengono turbate dall’obiettivo. Il film trascina con passione e malinconia in quel deserto, dove non mancano lacrime e risate.

    I protagonisti hanno un tetto sotto cui tornare, vivono in macchina o in roulotte, hanno ridefinito il concetto di casa. Vivono liberamente, affrontando i propri demoni. Chi è venuto a vivere in questa parte del deserto lo ha fatto per prendere le distanze da una vita a cui non sentiva più di appartenere o perché non è mai riuscito a seguire i binari percorsi dal resto della società. Tutti hanno spettri, rimorsi e rimpianti contro i quali combattono ogni giorno; sono stati condotti in quella terra da un qualcosa che li ha profondamente devastati nell’animo (lutti, sensi di colpa, fallimenti economici, crisi di identità).

    Ma non tutti sono lì con la stessa filosofia: per alcuni è un passaggio, per altri è una scelta di vita, per alcuni è un punto di arrivo, per altri un punto di partenza. La regola che li governa è il rispetto per il dolore, per il silenzio e per la solitudine altrui.

    Il regista ha dichiarato anche che "Il film delinea una mappa di volti, parole e memorie nati a partire da circostanze del tutto particolari. Ho vissuto accanto a loro nell’arco di quattro anni entrando simbioticamente nella loro esistenza, cercando di diventare "invisibile". In questo vasto deserto si depositano e conservano tutti i detriti - fisici e mentali - dei nostri tempi, mantenuti intatti dall’aria arida del deserto. Chi arriva in questo non luogo, viene cancellato dalla società, come un rifiuto non smaltibile. Chi arriva qui, sotto il livello del mare, ha toccato il fondo del proprio dolore e oltre non può più sprofondare. Eppure solo qui sembra affiorare il futuro di ognuno di loro. Un paesaggio apocalittico, ma anche la propria casa".

    Come è possibile che nel paese più ricco del pianeta vi siano situazioni così? Ma si può fare anche un’altra riflessione: anche qui da noi stiamo cercando di fare in modo che la nuova povertà venga nascosta allo sguardo delle persone "per bene". E molte nuove leggi, pacchetti sicurezza, disposizioni dei sindaci fanno sì che soprattutto i poveri e i disgraziati vadano in carcere, nel posto cioè che è diventato la discarica sociale.

     

    Notizie da Venezia

     

    Progetto Papillon: un successo

     

    Ecco un progetto che ha visto molti partner importanti collaborare. La Biennale del Cinema di Venezia ha dato la disponibilità ad ospitare uno stand, il n° 21, per l’esposizione e la vendita di alcuni prodotti realizzati in carcere. I prodotti in vendita erano quelli della cooperativa Rio Terà dei Pensieri (borse in pelle, prodotti di fitocosmesi, t-shirt, borse in stoffa, prodotti di legatoria) e della cooperativa il Cerchio (prodotti di alta sartoria) i cui responsabili si dicono soddisfatti per il successo ottenuto. Vi erano inoltre in esposizione le cose che vengono pubblicate dal Granello di Senape di Padova (il periodico Ristretti Orizzonti realizzato nel carcere Due Palazzi di Padova e nel femminile della Giudecca di Venezia e i libri che nel corso degli anni sono stati realizzati a cura dell’associazione) e altre pubblicazioni come il libro per bambini realizzato da alcuni padri-detenuti nel carcere di Santa Maria Maggiore di Venezia, o fogli informativi sul carcere.

    Tanti sono stati coloro che si fermavano, incuriositi dallo stand dove capeggiava la scritta "Cose dal Carcere", a dimostrazione del fatto che se il carcere si apre all’esterno, ci sono molti che vogliono saperne di più. Abbiamo partecipato alla conferenza stampa che si è tenuta venerdì 5 settembre, la cui introduzione è stata fatta da Maria Teresa Menotto, presidente del Granello di Senape di Venezia, uno dei partner di questo progetto.

    Poi ha preso la parola il direttore organizzativo della mostra, Luigi Cuciniello, che ha sottolineato l’importanza di questa collaborazione tra carceri, città e eventi artistici e che ha prospettato una prosecuzione della presenza di queste realtà anche per gli anni prossimi. La parola è poi passata alla Direttrice degli Istituti di Pena veneziani, dottoressa Straffi, che ha illustrato in modo chiaro qual è la filosofia che sta dietro a tutte queste attività: portare "dentro" un evento culturale importante della città (la cultura, come il lavoro, come elemento di reinserimento positivo del detenuto nella società) e portare "fuori" prodotti realizzati all’interno del carcere, prodotti di alta qualità, dimostrazione che anche all’interno di questi luoghi di sofferenza possono essere create cose belle e assolutamente concorrenziali.

    Le attività realizzate sono state quindi lo Stand n° 21, la visione di un film della precedente mostra all’interno del carcere maschile con la presenza del regista del film stesso (è stato presentato il film Cous Cous), mentre la terza iniziativa, cioè i permessi premio per assistere ad alcuni film della mostra, non è stata realizzata perché i permessi sono stati negati dal Tribunale di Sorveglianza pressoché a tutti coloro che l’avevano richiesto.

    I partner del progetto, oltre alla Direzione degli Istituti di pena, sono stati l’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Venezia, e precisamente l’U.O.C. Autonomia degli Adulti, l’Arciconfraternita di San Cristoforo e della Misericordia Venezia, l’associazione Arte e Fantasia, l’associazione culturale Balamòs, la Caritas, la cooperativa "Il Cerchio", la Cinit, Cineforum Italiano, la cooperativa Co.Ge.S., l’associazione "La Gabbianella e altri animali", l’associazione Granello di Senape, l’associazione "Il Posto", la Fondazione Querini Stampalia, la cooperativa Rio Terà dei Pensieri, la New Imagine Photo Studio, l’associazione sportiva Uisp.

     

    Notizie da Verona

     

    Una giornata… in famiglia

     

    Dopo la pausa estiva sono tante le attività che riprendono a regime! Una di queste è stata, ad esempio, la giornata trascorsa assieme ai detenuti in permesso della Casa Circondariale di Montorio.

    Il consueto appuntamento sul monte di S. Rocchetto (VR), organizzato dall’Associazione Don Tonino Bello, ha visto radunate circa 25 persone: una decina di volontari, ma anche tanti amici, che hanno dedicato la scorsa domenica all’accoglienza dei due detenuti che hanno avuto la possibilità di partecipare all’incontro. Le loro famiglie purtroppo non erano presenti perché fisicamente lontane: una infatti risiede all’estero, l’altra nel sud Italia. Ma il calore e la gioia di stare assieme non sono certo venuti a mancare: prima la S. Messa, poi il pranzo e infine una bella "chiacchierata" con fra Beppe Prioli della Fraternità, l’altra associazione che i ragazzi ben conoscono, hanno dato loro l’opportunità di trascorrere una giornata "normale", in una famiglia un po’ allargata.

     

    Volontariato in festa

     

    Una cinquantina sono state le associazioni che la prima domenica di settembre hanno partecipato alla Festa del Volontariato, organizzata dal Centro di Servizio per il Volontariato di Verona in collaborazione con il Comune locale. Una realtà davvero variegata e vivace quella che offre la solidarietà veronese: dalle bancarelle "amiche degli animali", all’aiuto dei disabili, dei carcerati, degli anziani, a quelle con iniziative per i bambini come la recita di filastrocche e i giochi proposti da veri giocolieri. I vari volontari, presenti all’intera giornata, sono resistiti prima al caldo e poi alla pioggia pur di far conoscere e dare maggiore visibilità al proprio operato. Che temerari!

    Turisti e veronesi si sono aggirati incuriositi e attirati dalle numerosissime proposte. Ma chi si fosse perso questa giornata di festa può comunque trovare tutte le informazioni necessarie per iniziare un’attività di volontariato sul sito http://www.csv.verona.it/ e in particolare, per quello in ambito penitenziario, visitando il sito www.lafraternita.it. Vi aspettiamo!

     

    Chi sbaglia merita amore?

     

    Si è svolta venerdì 5 settembre la serata di sensibilizzazione sui temi del carcere nella parrocchia di Soave (VR), organizzata dalla Fondazione Ettore Ruffo, "Chi sbaglia merita amore?". Ecco la provocazione che ha dato avvio all’incontro che ha visto, tra i suoi partecipanti, oltre alle autorità locali, anche fra Beppe Prioli, fondatore dell’Associazione La Fraternità, da 40 anni impegnata nel volontariato penitenziario: "Anche questi momenti sono importanti: è necessario fornire al mondo esterno un’informazione puntuale e corretta rispetto a quello che avviene all’interno, nel mondo carcerario", spiega lui stesso. Il francescano ha esordito così, raccontando poi, con la semplicità e la forza che lo caratterizzano, la propria esperienza, iniziata poco più che ventenne negli Istituti di pena italiani.

    Il numeroso pubblico presente nella Chiesa di S. M. dei Padri Domenicani, un centinaio circa di persone, ha avuto però anche l’opportunità, poco frequente, di ascoltare direttamente le testimonianze di chi in carcere c’è stato… ma da recluso. Il suo è stato il racconto di una persona, che ha avuto almeno la fortuna di avere una famiglia solida alle spalle e l’aiuto dell’associazione, sulle quali contare. Condizioni di vita pesanti per la mancanza di igiene e il sovraffollamento, ma soprattutto mancanza di educatori ed operatori che seguano chi si trova a pagare con il carcere l’errore commesso: queste le denunce dell’ex detenuto. Due storie, due età e due retroterra ben diversi. È stato infatti il secondo racconto a sottolineare anche l’importanza e la necessità di avere una speranza, un’opportunità una volta usciti: "Se non si riesce ad avere un confronto con qualcuno, a ripensare criticamente al proprio reato, ma soprattutto se non c’è un aiuto, una mano tesa pronta a cercare, assieme a te, un lavoro, una casa e ad aiutarti a ricucire i rapporti con la famiglia, la probabilità di sbagliare di nuovo è altissima". Un tema che ha colpito molto il pubblico. "Se non conosci il carcere non arrivi mai a pensare che ci siano tutte queste problematiche.. all’esterno parliamo sempre di sicurezza e di sovraffollamento, ma non viene mai raccontato quello che provano i detenuti e l’aiuto del quale avrebbero bisogno", racconta un giovane presente.

    La serata si è conclusa con la riproposta della domanda iniziale: "Chi sbaglia merita amore?". Ognuno, dentro di sé, nel suo intimo, crediamo si sia risposto.

     

    Appuntamenti

     

    Granello di Senape e C.S.V.: per gli Avvocati di Strada. Padova: Casa Comboni, via Citolo da Perugia, 35. Giovedì 18 settembre 2008 19.00-21.00. Riprende il corso di formazione e aggiornamento per il servizio di Avvocato di Strada. Il corso è gratuito e aperto al pubblico, previa iscrizione via mail. Tema: "Il diritto alla residenza dei senza fissa dimora: questioni con l’anagrafe". Relatore: avv. Raffaella Ruffato.

    Direttore: Ornella Favero

    Redazione: Chiara Bazzanella, Francesca Carbone, Livio Ferrari, Vera Mantengoli, Paola Marchetti, Maurizio Mazzi, Francesco Morelli, Riccardo Munari, Franco Pavan, Paolo Pasimeni, Jaouhar Redouane, Daniele Zanella.

     

    Iniziativa realizzata nell'ambito del Progetto "Il Carcere dentro le Città", realizzato grazie al contributo del "Comitato di Gestione del Fondo speciale per il Volontariato del Veneto"

     

     

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