In-Veneto: informazione tra il carcere e il territorio

Edizione n° 55, del 10 febbraio 2009

 

Notizie da Padova

Una mostra-laboratorio dal carcere

Per qualche educatore in più!

Scrive uno degli Agenti di Rete....

"Avvocato di strada" intraprende una nuova strada!

Notizie da Verona

Stato di agitazione per gli agenti di Montorio

I detenuti attendono risposte. Le associazioni si interrogano

Ascolto on-line in aiuto alla famiglia

Appuntamenti

Verona: dibattito "La salute è un diritto?"

Padova: mostra-laboratorio "Evasioni di Carta"

Mestre (Ve): incontri su "Adolescenze Difficili"

Notizie da Padova

 

Una mostra-laboratorio dal carcere

 

Domenica 8 febbraio alla ex Fornace Carotta è stata inaugurata la mostra Evasioni di carta, ma più che una mostra si tratta di un autentico laboratorio organizzato dalla cooperativa sociale AltraCittà e promosso dalla commissione Pari opportunità del Consiglio di quartiere Centro.

Undici detenuti, oltre agli operatori della Cooperativa, hanno allestito gli spazi espositivi ed erano presenti all’inaugurazione, alla quale sono intervenuti anche l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Padova, Claudio Sinigaglia, e il direttore della Casa di reclusione di Padova.

Fra il pubblico numeroso erano presenti molti operatori del carcere e molti volontari, ma anche cittadini interessati a vedere i prodotti del laboratorio di legatoria della Casa di reclusione di Padova, un laboratorio artigianale dove lavorano detenuti e maestri con alta professionalità e notevoli capacità di innovare spesso i prodotti, creando nuove carte e nuovi oggetti.

Fra i manufatti di carta in mostra: lampade, fiori, gioielli, scatole, cornici, ma anche i materiali, le tecniche, gli attrezzi usati per produrre questi splendidi oggetti.

La mostra è aperta fino a domenica 15 febbraio.

 

Per qualche educatore in più!

 

Lunedì 2 febbraio a Palazzo Moroni si è svolta la conferenza stampa per presentare un nuovo progetto per la Casa di Reclusione di Padova. Al Due Palazzi, a fronte di più di 700 detenuti, ci sono solo 2 educatori più una responsabile dell’area pedagogica quando dovrebbero essercene tra i 10 e i 12! Con questi numeri diventa estremamente difficile seguire ogni detenuto in un percorso di recupero prima "dentro" (lavoro, istruzione, iniziative di socializzazione etc.) e poi "fuori" (permessi premio, lavoro esterno, semilibertà), visti anche gli impegni burocratici interni di cui gli educatori sono sommersi. Finisce che gli educatori non hanno il tempo da dedicare alla progettazione e alla gestione dei percorsi di reinserimento, percorsi che abbisognano di interazione con il Volontariato, il Terzo Settore, gli Enti Locali, l’Ulss,. che devono farsi carico della persona, al momento dell’uscita dal carcere. L’associazione Granello di Senape, che da molti anni si occupa di questi temi, in carcere con la rivista "Ristretti Orizzonti" e con lo Sportello di segretariato sociale e orientamento Giuridico, sul territorio dove segue i percorsi di reinserimento delle persone detenute, ha preso esempio da quello che hanno fatto il Piemonte e la Lombardia: le due Regioni hanno istituito e finanziato queste nuove figure chiamate Agenti di Rete, che affiancano gli educatori e sono l’anello di congiunzione tra il carcere e la città. Carlo Alberto Romano, criminologo dell’Università di Brescia e Presidente dell’associazione "Carcere e Territorio", aveva spiegato alla redazione di Ristretti Orizzonti il funzionamento e l’importanza di queste figure. Di qui l’idea di chiedere che fossero istituiti anche a Padova, che ha una Casa di Reclusione "importante", gli Agenti di Rete.

L’associazione Granello di Senape, ha creduto fortemente in questa impresa e con la collaborazione della Caritas Diocesana e il finanziamento del Comune di Padova, del Centro di Servizio per il Volontariato della Provincia e della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo è riuscita nell’intento. Quattro giovani laureati che già hanno avuto esperienza nel settore, sono stati selezionati e assunti per questo progetto, che per ora è un progetto sperimentale della durata di un anno. Erano presenti alla conferenza stampa, oltre a Ornella Favero, presidente del Granello di Senape, e al vicesindaco e assessore ai servizi sociali Claudio Sinigaglia, i rappresentanti degli Enti Finanziatori e il direttore della Casa di Reclusione. E naturalmente erano presenti gli Agenti di Rete che, ci si augura, potranno portare avanti il progetto per ben più di un anno.

La speranza è anche che la Regione Veneto segua l’esempio di Piemonte e Lombardia finanziando e facendo decollare stabilmente questo progetto in tutte le città della nostra regione dove c’è un carcere. Gli Agenti di Rete infatti lavoreranno sia all’interno affiancando gli educatori, che sul territorio per un miglioramento del sostegno ai percorsi di reinserimento sociale

 

Scrive uno degli Agenti di Rete....

 

L’importanza di questo progetto sta nell’impegno di cercare strade nuove per promuovere inclusione e giustizia sociale, convinti che la sicurezza nasca soprattutto dalla garanzia a tutti dei diritti minimi e della possibilità di vivere una vita dignitosa. Il carcere troppo spesso è vissuto come un luogo separato dal territorio, su cui poi riversa, alla fine delle pene, persone spesso mutilate socialmente e senza nessuna prospettiva di un possibile reinserimento: l’agente di rete si occupa proprio di riannodare i termini di questo rapporto spezzato, accompagnando le persone in stato di detenzione in momenti particolarmente delicati, come quello dell’uscita dal carcere. Alcune ricerche hanno mostrato che è fondamentale per abbassare la recidiva prevedere un percorso di reinserimento graduale nella società, meglio se accompagnato nella ricerca di un’abitazione e di un lavoro, due delle condizioni fondamentali per costruirsi una vita. Chi si occupa di inserimento lavorativo di ex detenuti ha sperimentato infatti come questo percorso abbia maggiore successo quando ci sono degli operatori che mediano tra gli ex detenuti e le istituzioni e i datori di lavoro.

 

"Avvocato di strada" intraprende una nuova strada!

 

Chi legge la nostra newsletter conosce "Avvocato di Strada", progetto nato a Bologna e che si è poi allargato a molte città d’Italia, con l’obiettivo di tutelare i diritti delle persone senza fissa dimora per garantire un apporto giuridico qualificato a quei cittadini privati dei loro diritti fondamentali. A rotazione avvocati forniscono gratuitamente consulenza e assistenza legale ai cittadini privi di dimora. Volontari si occupano della segreteria e della conduzione dell’ufficio. Altri avvocati, inoltre, pur non partecipando direttamente all’attività dello sportello, danno la loro disponibilità a patrocinare gratuitamente uno o due casi l’anno riguardanti persone senza fissa dimora. Gli sportelli di Avvocato di strada sono presenti a Ancona, Bari, Bologna, Bolzano, Ferrara, Foggia, Jesi, Lecce, Macerata, Modena, Napoli, Padova, Pescara, Roma, Reggio Emilia, Rovigo, Taranto, Trieste e sono attivi all’interno di associazioni di volontariato che si occupano di senza fissa dimora. A Padova lo sportello è legato all’associazione Granello di Senape e alla Caritas diocesana. Nicola Sansonna, il segretario della sede padovana oltre che coordinatore nazionale, ci ha spiegato però che "l’associazione Granello di Senape, che si occupa prevalentemente di progetti per il carcere, fa molta fatica a trovare risorse e finanziamenti anche per lo sportello di Avvocato di Strada".

Per questo Sansonna con un gruppo di avvocati e di operatori volontari hanno cominciato a valutare la possibilità di fondare una nuova associazione che si occupi esclusivamente delle attività di Avvocato di Strada e possa presentare progetti in sede locale, visto che il Granello di Senape difficilmente può presentare ulteriori progetti oltre quelli che riguardano il carcere. Quest’idea ha entusiasmato chi già collaborava con Avvocato di Strada e al terzo incontro di coloro che hanno aderito si è quasi arrivati alla meta. Presto a Padova ci sarà una nuova associazione che si occuperà di assistere legalmente coloro che sono privati di diritti fondamentali.

 

Notizie da Verona

 

Stato di agitazione per gli agenti di Montorio

 

Proteggersi dal freddo invernale comprandosi da sé stufette e proteggersi dal caldo afoso acquistandosi i ventilatori. Fare collette per cercare di sopravvivere dignitosamente sul luogo di lavoro e persino per comunicare tra colleghi all’interno del carcere, con l’acquisto a proprie spese di telefonini cordless. Questi alcuni tra i tanti disagi che gli agenti della casa Circondariale di Montorio si trovano a dover fronteggiare quotidianamente. A segnalarlo sono le loro organizzazioni sindacali che di recente hanno proclamato lo stato di agitazione. Dal comunicato inviato ai giornali emergono una serie di punti su cui gli agenti sentono l’urgenza di fare luce. Oltre a lavorare in luoghi non a norma, condividendo con i detenuti spazi senza garanzia d’igiene e salubrità, e a dover sorvegliare i cortili-passeggi dei detenuti anche sotto le intemperie perché il corridoio dove deve stare l’agente è senza condizioni di riparo, gli agenti della Polizia penitenziaria di Verona non possono mangiare nella mensa del personale perché dichiarata inagibile dall’Ulss e, al piano terra e sulle scale che vanno verso l’ufficio della direzione, sono costretti a camminare sopra un acquitrino, che nel tempo ha causato anche alcuni infortuni, mentre è stato evacuato, sempre per delle infiltrazioni d’acqua, il secondo piano.

Le infiltrazioni provengono da anni dagli stessi punti della struttura ma, secondo gli agenti, il paradosso sta proprio nel trovarsi di fronte ad esigenze talmente primarie da apparire scontate. Eppure sono lasciate incancrenire perché ancora una volta "mancano i fondi" per garantire la dignità umana non solo alle persone in stato di detenzione, ma anche a chi si ritrova tra le mura del carcere per svolgere il proprio lavoro.

 

I detenuti attendono risposte. Le associazioni si interrogano

 

Continuano le riflessioni sulla Missione Diocesana Francescana che, lo scorso dicembre, ha visto entrare nella Casa circondariale veronese quasi un centinaio tra volontari e frati su mandato del Vescovo. Questa volta sono i detenuti stessi a riferire le proprie impressioni sui risultati di questa iniziativa.

Scrive uno di loro: "A dicembre sono arrivati i volontari del carcere di Verona e hanno parlato con i detenuti di varie cose. Anche il Vescovo si è presentato ma io non l’ho visto. Adesso siamo a gennaio e le cose sono sempre come prima, non è cambiato niente, l’acqua della doccia è quasi sempre fredda e siamo in inverno. La spesa continua ad essere troppo cara. Perché sul giornale vediamo ogni giorno le offerte con prezzi che - a confronto con i nostri - sono molto più bassi? Che si paghi qui o lì è sempre il solito botteghino in tutti i sensi. Speriamo che le voci dei volontari vadano all’esterno".

Un secondo detenuto invece ha criticato l’organizzazione della missione: "Le uniche persone che ho visto sono state fra Beppe, che ci ha donato delle cartoline natalizie e una breve chiacchierata, don Maurizio e il signor Paolo, l’incaricato degli incontri spirituali. Ma questi signori li incontriamo già tutte le settimane. Sono delle persone meravigliose, sempre disponibili ad ascoltarci, cosa sempre molto importante per noi".

"Sono passati più di venti giorni dall’incontro con la missione - conclude un altro detenuto di Montorio -. È stato un incontro diverso dal solito, con dei volontari che avevano scritto in faccia che sono dispiaciuti per come noi passiamo le giornate qui dentro. Noi non ci aspettiamo nessun miracolo da loro, però speriamo in un piccolo aiuto, anche se fino adesso non abbiamo visto niente e le cose sono sempre uguali, anzi, peggiorate".

Riflessioni che fanno senz’altro interrogare le associazioni coinvolte. Spiega un volontario di "Ripresa responsabile", una delle sette associazioni che hanno partecipato alla missione: "Mi sembra vi sia sempre una forte attesa sul piano dei diritti ma purtroppo tra noi associazioni c’è un notevole scollegamento, tutti siamo presi e persi nelle proprie fatiche e conosciamo le difficoltà di costruire collegamenti. Tuttavia, sul fronte dei diritti qualcosa si dovrebbe comunque fare. Sono d’accordo con fra Beppe quando dice che la partecipazione di più associazioni è una ricchezza. Che fare in futuro? Confermo quanto espresso nel primo ritrovo post-Missione di tutte le associazioni partecipanti e cioè che un’idea potrebbe essere una Missione con scadenze da studiare, per sezione, con un gruppo di missionari preparato, con una buona preparazione anche fra i detenuti (alcuni erano all’aria perché non sapevano...) e un tema vero su cui lavorare, prima durante e dopo, e degli obiettivi, naturalmente".

 

Ascolto on-line in aiuto alla famiglia

 

La famiglia è il luogo prioritario delle relazioni umane e vitali. Per aiutare e sostenere persone con problemi familiari, per "Aprire una finestra alla speranza", dall’8 dicembre a Verona è stato attivato un luogo di ascolto virtuale. L’indirizzo www.forumfamiglia.it vuole essere uno strumento informatico per facilitare un primo contatto e indirizzare in modo "silenzioso" queste persone verso lo specialista più indicato, tra quelli dello staff del centro d’ascolto: psicologi, pedagogisti ed esperti di scienze della formazione, assistenti sociali, medici, legali, mediatori familiari e assistenti spirituali.

Una realtà come questa può essere sicuramente d’aiuto anche a detenuti in misura alternativa, ex detenuti o agli stessi familiari che hanno difficoltà a riallacciare o a gestire serenamente le relazioni rese problematiche da un intervento penale. La richiesta può avvenire in via del tutto personale, tramite mail (centro.famiglia@doncalabria.it) oppure rivolgendosi al forum pubblico a cui si può accedere dopo l’iscrizione. Non viene comunque esclusa la possibilità di poter incontrare di persona i volontari esperti nella sede di Via San Zeno in Monte, fissando preventivamente un appuntamento telefonico al numero 045.8052927.

 

Appuntamenti

 

Verona: "La salute è un diritto?" Sala Conferenza Cisl

 

Venerdì 13 febbraio alle 20 incontro sul tema organizzato da A.N.O.L.F. Verona (Associazione nazionale oltre le frontiere) in collaborazione con la Cisl Medici di Verona. Partecipano Medici Senza Frontiere Verona, Emergency Verona, l’avvocato di Strada Verona Enrico Varali, il dott. Gerardo Monteiro dell’ospedale di Negrar-malattie tropicali, il dott. Alì Ashraf dell’ospedale di San Bonifacio, il medico oculista Beyene Zerazion e le associazioni immigrati Verona. Modera l’incontro Raffaello Zordan della redazione di Nigrizia.

 

Padova: "Evasioni di Carta", ex Fornace Carotta, via Siracusa 61 (zona Sacra Famiglia)

 

Dall’8 al 15 febbraio 9.00/12.00 15.00/18.00. Ingresso gratuito. "Evasioni di Carta", Mostra-Laboratorio dal carcere al territorio, di: Gioielli di Carta, Luci di Carta, Carta Decorata, Carta Rinata.

 

Mestre (Ve): Adolescenze Difficili - Centro Culturale Candiani

 

Dal 28.01.2009 al 23.04.2009 dalle ore 9 alle 14. Storie, biografie, autobiografie incontri di riflessione e confronto per operatori sociali. Iniziativa con il patrocinio della Regione del Veneto e Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari e con il contributo della Fondazione Lions Clubs, Distretto 108 TA3.

Direttore: Ornella Favero

Redazione: Chiara Bazzanella, Francesca Carbone, Livio Ferrari, Vera Mantengoli, Paola Marchetti, Maurizio Mazzi, Francesco Morelli, Riccardo Munari, Franco Pavan, Paolo Pasimeni, Jaouhar Redouane, Daniele Zanella.

Iniziativa realizzata nell'ambito del Progetto "Il Carcere dentro le Città", realizzato grazie al contributo del "Comitato di Gestione del Fondo speciale per il Volontariato del Veneto"

 

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