Osservatorio Parlamentare

 

Interrogazioni ed interpellanze al Ministro della Giustizia

 

Zanotti - Seduta del 16 marzo 2005

 

Per sapere - premesso che:

in data 4 marzo 2005, gli agenti di Polizia Penitenziaria del carcere "Mammagialla" di Viterbo hanno indetto una clamorosa manifestazione di protesta fuori i cancelli del carcere, per denunciare le condizioni in cui sono costretti a lavorare;

alla protesta hanno aderito tutte le sigle sindacali presenti nell’Istituto di pena quali: S.A.P.Pe., O.S.A.P.P., C.G.I.L., C.I.S.L., U.I.L., U.G.L., F.S.A;

gli agenti denunciano il deterioramento della situazione relativamente ai livelli di sicurezza all’interno dell’Istituto ed un aggravamento delle condizioni della stessa popolazione carceraria - nell’ultimo mese si sono verificati due casi di suicidio e recente è una tentata evasione;

è diffusa la preoccupazione dopo la scoperta di un pacco bomba indirizzato al Vicedirettore del carcere;

a fronte di un numero di detenuti che supera ormai le 600 unità, è cronica la carenza di personale, tanto che la stessa Direzione dell’Istituto di Viterbo ha rappresentato agli organi superiori la difficoltà a garantire, con il personale attualmente operante, i più elementari livelli di sicurezza;

mentre i posti di servizio da coprire sono 166, gli agenti disponibili sono appena 111 e che le incombenze sono aumentate, a causa degli innumerevoli piantonamenti dei detenuti in regime di 41-bis ricoverati presso gli ospedali;

a causa dei tagli finanziari operati dal Governo centrale, alcuni servizi, come la pulizia degli uffici, del centralino e della caserma degli Agenti, vengono svolti non più da ditte esterne, ma dai detenuti e che ciò determina un aumento del livello di insicurezza, oltre a comportare un carico di lavoro maggiore per gli stessi agenti -:

se non ritengano gravissima la situazione creatasi nel carcere "Mammagialla" di Viterbo, dove la carenza di personale in organico rischia di compromettere i livelli di sicurezza e le condizioni di lavoro degli agenti di Polizia Penitenziaria;

se non pensino di doversi attivare immediatamente presso il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria e del Ministero della Giustizia - Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, per rappresentare la situazione di grave disagio lavorativo e per sollecitare un intervento teso a dare una risposta alle problematiche denunciate;

se non sia, infine, opportuno porre fine alla politica dei tagli delle risorse e del personale in servizi essenziali e delicati come gli Istituti Penitenziari dove, oggi, si mette in pericolo persino la sicurezza dei lavoratori.

 

Mantini - Seduta del 16 marzo 2005

 

Per sapere - premesso che:

da fonti di stampa si apprende che sono in corso due indagini da parte della Corte dei conti e della Procura della Repubblica di Roma, sull’esorbitante numero di consulenze affidate dal Ministero della giustizia e sui relativi costi;

nelle ultime e più recenti leggi finanziarie si è registrata una flessione delle risorse dedicate al bilancio Giustizia, con esclusione di quelle dedicate al Gabinetto del Ministro che invece aumentano;

tali notizie, a fronte delle delicata condizione in cui versa la giustizia in Italia, sono allarmanti e meritano i dovuti e tempestivi chiarimenti anche in ordine alla correttezza dei comportamenti e al merito della gestione -:

quali e quante consulenze siano state effettivamente affidate dall’inizio della legislatura; a chi e con quali criteri di scelta; con quali motivazioni che giustificassero l’affidamento all’esterno anziché l’utilizzo di risorse interne al Ministero; con quali risultati utili; quali costi specifici per incarico; con quali linee guida circa l’utilizzo del budget disponibile secondo priorità.

 

Delmastro Delle Vedove - Seduta del 08 marzo 2005

 

Per sapere - premesso che:

nel corso dell’anno 2004 nelle carceri italiane sarebbero morte 94 persone: 52 per suicidio (47 uomini e 5 donne, 36 italiani e 16 stranieri), 26 per malattia, 10 per "motivi non accertati", 4 per overdose, 2 per omicidio;

nel corso dell’anno precedente i decessi erano stati 75, dei quali 51 per suicidio, 6 per overdose, 9 per malattia e 9 per "cause non chiare";

la tendenza sembra destinata ad un considerevole aumento del numero dei decessi fra le persone ristrette, atteso che nel corso del mese di gennaio 2005 si sono verificati 12 nuovi decessi, di cui dieci suicidi;

gli istituti di pena - dove nel biennio 2002-2003 si sono verificati più decessi - sono il carcere romano di Rebibbia, Cagliari, S. Vittore, Sassari, Marassi (Genova) e Poggioreale (Napoli);

prendendo in considerazione il numero dei detenuti che, nello stesso periodo, si sono suicidati, è interessante rilevare che il 40 per cento aveva subìto una condanna definitiva ed il 36 per cento era in attesa di giudizio;

i dati consentono evidentemente riflessioni che possono favorire l’assunzione di provvedimenti decisivi per invertire la tendenza e favorire una permanenza negli istituti di pena con il minor tasso di drammaticità possibile, sia da contenere nella misura massima possibile il numero dei decessi -:

se, eventualmente confermati i dati di cui alla premessa, non si ritenga di valutare la possibilità di studiare con particolare attenzione il fenomeno dei decessi per prevenirne le cause e comunque per impedire i suicidi, considerando il progressivo maturare di una nuova coscienza relativa alla condizione dei detenuti in cui prevale ormai l’aspetto della rieducazione per adempiere ad un preciso precetto della Carta costituzionale.

 

Lucidi - Seduta del 08 marzo 2005

 

Per sapere - premesso che:

il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, con la collaborazione del volontariato ambientalista e religioso, di comuni e province, ha promosso dal 18 al 24 dicembre 2004, la settimana del recupero del patrimonio ambientale avvalendosi dell’opera volontaria di 917 detenuti con fine pena breve, i quali hanno impegnato così il permesso premio di cui beneficeranno per attività di finalità sociale;

il progetto è stato elaborato a partire dalla proposta di due poliziotti penitenziari del GOM, aventi ora il compito di coordinarne l’attuazione;

si tratta di una iniziativa di valore, che merita di essere sostenuta e incoraggiata, perché permette di affermare la funzione sociale degli istituti penitenziari, orientandone maggiormente le attività verso il recupero e la reintegrazione sociale dei detenuti;

detta iniziativa si è già svolta in via sperimentale lo scorso Ferragosto, con la partecipazione di 40 detenuti del carcere di Verbania impegnati in interventi di bonifica del parco della Val Grande e delle spiagge di Arona;

pertanto sarebbe positivo che tale esperienza avesse un seguito, per riavvicinare le carceri alla società, affermando una diversa concezione del trattamento dei detenuti, da ispirare ai principi di solidarietà e responsabilità sociale, che passi per un loro diretto e più diffuso coinvolgimento in esperienze simili -:

se il Ministro interrogato intenda dare seguito all’iniziativa, prevedendo che stabilmente possano essere individuate figure dell’Amministrazione penitenziaria che stabilmente si occupino di programmare e seguire interventi analoghi a quello descritto;

se non ritenga di intervenire per dare configurazione giuridica ai permessi premio per utilità sociale.

 

Deiana - Seduta del 07 marzo 2005

 

Per sapere - premesso che:

come riportato da notizie stampa, nella sera del 1o marzo 2005, si è tolto la vita nel carcere di Sulmona, impiccandosi con i lacci delle scarpe, Nunzio Gallo 25 anni, detenuto in una cella di sicurezza della sezione massima vigilanza;

si tratta del sesto suicidio in due anni in un istituto dove sono concentrate situazioni difficili che condannano il detenuto all’isolamento totale, come l’interrogante ha potuto verificare di persona in una recente Visita effettuata nel gennaio scorso;

il carcere di Sulmona ospita circa 400 detenuti ed è diviso in quattro sezioni: una casa lavoro - nella quale l’80 per cento degli internati non lavora mentre il restante 20 per cento inizia a svolgere un’attività lavorativa dopo 4-5 mesi di internamento e per periodi limitati - una sezione "normale", una sezione di alta sicurezza con prevalenza di detenuti provenienti dal 41-bis e sotto osservazione, un’altra ad alto indice di sorveglianza che accoglie detenuti che hanno avuto un percorso carcerario particolarmente difficile;

è un carcere dove sono concentrati centinaia di casi così detti problematici, per altro isolato e lontanissimo dai rispettivi luoghi di origine dei singoli detenuti con la conseguente e tutt’altro che rilevante pena aggiuntiva di non poter svolgere regolarmente i colloqui con i familiari, e dove vi sono ben 90 casi definiti "psichiatrici";

lo scorso anno una forma pacifica di protesta, messa in atto per chiedere che venissero cancellate le disposizioni del nuovo regolamento interno del carcere che imponeva aggiuntive restrizioni come la limitazione di ricevere generi alimentari attraverso i colloqui e sommava alla pena un’ulteriore lesione della dignità personale incrementando le "conte" dei detenuti (conto e battitura delle sbarre) in particolare nelle ore notturne con conseguenti e ripetute sveglie, si concludeva con il trasferimento di molti detenuti verso altri supercarceri;

si tratta dunque di una condizione carceraria particolarmente restrittiva ed estrema in cui è previsto oltre al notturno anche l’isolamento diurno connesso alla pena ed applicato a sentenza definitiva (anche dopo molti anni di reclusione), dove l’istituzione penitenziaria a giudizio dell’interrogante perde assolutamente la funzione di recupero dei carcerati che la Costituzione e l’ordinamento giudiziario le attribuiscono e nella quale non esiste alcuna possibilità di contatto con il mondo esterno né, malgrado la presenza di numerosi ergastolani, sono messe in atto le agevolazioni previste della legge Gozzini -:

se il ministro interrogato non ritenga indispensabile ed urgente chiudere immediatamente la Casa di reclusione di Sulmona individuando altra sistemazione per la popolazione carceraria;

quali provvedimenti intenda mettere in atto perché situazioni di questo genere non abbiano a ripetersi, considerata l’alta percentuale di suicidi nelle carceri italiane.

 

Cola - Seduta del 07 marzo 2005

 

Per sapere - premesso che:

il D.A.P. (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) è pervenuto alla determinazione di sostituire in tempi brevissimi tutti gli ispettori, che attualmente svolgono le funzioni di Comandanti di Reparto negli Istituti penitenziari, con i neo-commissari, che hanno conseguito tale titolo presso l’Istituto superiore degli studi penitenziari;

tale decisione ha suscitato diffuso malumore fra le forze di Polizia penitenziaria per una nutrita serie di ragioni;

innanzitutto, perché appare manifestamente iniquo e mortificante che centinaia di comandanti di reparto, con alle dipendenze fino a 1.000 uomini, che hanno dato ampia prova di professionalità, preparazione, capacità organizzativa ed abnegazione, vengano rimossi d’amblai dall’incarico, sembrando, invece, più razionale continuare ad utilizzare la loro esperienza nel delicato incarico, in attesa che i neo-commissari perfezionino la loro formazione; tanto più che è previsto il loro impiego anche in altre e più delicate funzioni;

i comandanti di reparto, con particolare riferimento agli ultimi anni, hanno partecipato a numerosi corsi di formazione ed aggiornamento, che hanno reso sempre più proficuo l’esercizio dell’incarico;

le conseguenze di una repentina sostituzione degli attuali comandanti di reparto, sarebbe, oltre che incomprensibile, causa di disorientamento e di peggioramento, almeno nella fase transitoria, del delicato settore specialmente in relazione all’area sicurezza;

la paventata e mortificante sostituzione ha creato forte dissenso nella categoria, a tal punto che la quasi totalità degli ispettori comandanti si è determinata a chiedere, quando si darà corso alle sostituzioni, di lasciare gli Istituti di appartenenza per essere messi a disposizione di altre autorità esterne -:

una volta verificata la veridicità di quanto esposto in premessa, quali iniziative si intendano assumere o provvedimenti adottare per evitare le paventate prospettive, che in tempi brevi, si concretizzerebbero;

se, più specificamente, non sia opportuno, se non necessario, mantenere nell’incarico gli attuali comandanti di reparto, anche nelle sedi in cui sia assegnato un vice commissario; e ciò fino al termine del rapporto di lavoro;

se non sia altrettanto opportuno, al fine di evitare un ingiustificato ed incomprensibile vulnus in danno degli attuali comandanti di reparto, riconoscere ai vice commissari del ruolo speciale in assegnazione le funzioni di Direttori dell’area sicurezza e di Vice Direttori dei singoli Istituti di assegnazione;

se, infine, tenuto conto del rilevante ruolo svolto dai Comandanti di Reparto, previo formale riconoscimento delle funzioni espletate, non sia equo consentire agli stessi, con percorso esclusivo e solo per titoli, l’accesso al ruolo direttivo speciale della Polizia Penitenziaria

 

Delmastro Delle Vedove - Seduta del 03 marzo 2005

 

Per sapere - premesso che:

Nunzio Gallo, 25 anni, detenuto all’interno del carcere di Sulmona (L’Aquila), si è tolto la vita impiccandosi la sera di martedì 1o marzo 2005;

si tratta, purtroppo, del sesto suicidio negli ultimi due anni, uno dei quali aveva avuto come vittima, il venerdì santo del 2003, la direttrice del carcere Armida Miserere, che si era tolta la vita sparandosi un colpo di pistola nel suo appartamento situato all’interno del carcere;

nel mese di agosto del 2004 si era tolto la vita il Sindaco in carica del Comune di Roccaraso, in carcere a Sulmona con l’accusa di concussione in merito ad una vicenda relativa ad appalti pubblici;

è evidente che la situazione esprime una grave patologia che deve essere affrontata senza indugio prima che altre vittime si aggiungano al già tristissimo primato detenuto dal supercarcere di Sulmona -:

se sia già stata disposta una ispezione nel carcere di Sulmona per tentare di comprendere quali siano le cause di sei suicidi in due anni, addirittura attingendo anche la direttrice dell’istituto di pena;

quali siano le cause presumibili del suicidio del giovane detenuto Nunzio Gallo e dei suicidi che lo hanno preceduto;

quali iniziative si intendano assumere al fine di recuperare, all’interno del carcere di Sulmona, quel minimo di serenità che deve governare la vita degli uomini ivi ristretti senza creare o accentuare le condizioni per gesti estremi come quelli che dobbiamo ancora una volta registrare con molta tristezza.

 

Carboni e Lolli - Seduta del 03 marzo 2005

 

Per sapere - premesso che:

all’interno del carcere di Sulmona si è verificato un ennesimo suicidio, il sesto in due anni, questa volta da parte di Nunzio Gallo di 25 anni;

secondo le notizie a disposizione degli interroganti le condizioni di detenzione all’interno dell’Istituto abruzzese erano ritenute soddisfacenti se raffrontate alla gran parte degli altri istituti penitenziari poiché vi si svolge una intensa e proficua attività trattamentale con diversi ed importanti progetti;

appare, quindi, ancor più preoccupante questo disperato atto di autolesionismo se rapportato anche al numero elevato di suicidi verificatesi negli ultimi due anni -:

quali siano le valutazioni del Ministro in ordine al fatto accaduto e quali possano essere le motivazioni che spingono così tanti detenuti ristretti a Sulmona a togliersi la vita.

 

 

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