L'opinione dei detenuti

 

Quando in carcere cominceranno a finire

le vittime del "principio attivo"

Una legge, le sue assurde tabelle,

il "bastone penale" che si abbatte sui consumatori

 

Stefano Bentivogli – Redazione di Ristretti Orizzonti

 

E con questo la riforma del Testo Unico sugli Stupefacenti può essere operativa, nel senso che per cominciare a colpire, sanzionare i consumatori di droghe, che nelle intenzioni del legislatore è l’unico modo per aiutare, ora si può finalmente mettere in funzione il "bastone penale", stabilendo l’entità della bastonata in base alle tabelle che definiscono il confine tra la detenzione per il consumo e quella per lo spaccio.

In realtà queste tabelle hanno una storia lunga 16 anni. Le aveva introdotte la Iervolino - Vassalli nel ’90, ma un referendum popolare le abrogò nel '93, il ddl Fini - Mantovano le aveva ipotizzate con una tabella poi omessa al momento di varare lo stralcio Giovanardi, ed ora ecco l’ultima tabella redatta con il contributo di una commissione di tecnici, professionisti della Tossicologia.

 

Vorrei mostrare, prima di entrare nel merito, come in sedici anni le quantità massime ipotizzate per il consumo personale siano cambiate negli anni:

 

Dose massima (in milligrammi) oltre la quale

la detenzione configura il reato di spaccio

 

Sostanza

Iervolino - Vassalli 1990 (tabella abrogata nel ’93)

Fini - Mantovano 2005

(non varata)

Stralcio

Giovanardi 2006

Eroina

100

200

250

Cocaina

150

500

750

Cannabis*

500

250

500

Ecstasy

500

300

750

Amfetamina

500

500

500

Lsd

0,50

0,50

0,150

 

*(per cannabis si intende marijuana e hashish).

 

Strano ma è proprio così, i valori possono raddoppiarsi e/o dimezzarsi secondo chi li elabora, ma il problema di fondo resterebbe tale anche se i dati coincidessero, perché c’è un problema di fondo: che sia la legge del ‘90 sia la successiva riforma dimenticano che queste fantomatiche quantità sono assunte da esseri umani, ognuno con un peso corporeo, con un metabolismo, con un grado di assuefazione fisica (là dove la sostanza abbia forti effetti collaterali di questo genere) diversi, e rimangono, tabella o meno, consumatori o/e spacciatori.

Ma l’intento del legislatore è fin troppo chiaro ed esplicito, usare stupefacenti è reato e chi li usa verrà sanzionato progressivamente fino (ma sono in pochi a spiegarlo e ribadirlo) all’eventualità di subire l’arresto dai tre ai diciotto mesi.

Il problema poi si aggrava veramente quando si stabiliscono arbitrariamente dei limiti, delle quantità che sono veramente di controllo impossibile da parte dell’acquirente: sfido qualsiasi consumatore a misurare il principio attivo della sostanza che acquista, spesso perfino chi spaccia non è in grado di misurarlo.

Il guadagno lungo la filiera tra produttore e rivenditore al minuto sta proprio nella procedura di taglio, operazione non semplice e che se effettuata come avviene spesso da mani di incompetenti può provocare la morte del consumatore. Non si creda quindi che basti recarsi ad acquistare con un bilancino di precisione in grado di misurare i milligrammi, qui si tratta di misurare la sostanza acquistata al netto del taglio, si tratta di analizzare come solo un chimico sa fare una quantità comunque modica, in quanto sufficiente al consumo personale.

C’è un’altra mistificazione commessa da chi ha redatto la tabella, in quanto oltre a definire i limiti in termini di quantità massima detenibile dal consumatore, ha addirittura determinato il numero di assunzioni che il consumatore realizzerà con queste quantità. Questa è la tabella così come l’Ansa l’ha riportata:

 

La tabella esemplificativa fa riferimento ad una serie di cinque parametri:

  1. Dose media singola in milligrammi.

  2. Moltiplicatore variabile.

  3. Quantità massima detenuta in milligrammi di principio attivo.

  4. Sostanza lorda espressa o in grammi oppure in numero di compresse.

  5. Numero di assunzioni.

 

Sostanza

D.M.S.
(1)

Molt.
(2)

Q.M.D.
(3)

Sostanza lorda
(4)

N. Assunzioni
(5)

Eroina

25

10

250

1,7 (15%)

10 assunzioni

Cocaina

150

5

750

1,6 (45%)

5 assunzioni

Cannabis*

25

20

500

5 (10%)

15-20 assunzioni

Ecstasy

140

5

750

5 compresse

5 assunzioni

Amfetamina

100

5

500

5 compresse

5 assunzioni

Lsd

0,05

3

0,150

3 francobolli

3 assunzioni


*(per cannabis si intende marijuana e hashish).

 

 

Il numero di assunzioni di eroina e cocaina, che sicuramente sono le sostanze che danno maggior assuefazione, è assolutamente insignificante, se per un consumatore può corrispondere alla realtà per un altro può esserne molto ma molto lontano. E allora che senso ha la tabella? Ha il solo senso di porre un limite alla discrezionalità dei giudici, e lo scarto tra la categoria del consumatore e quella dello spacciatore va misurato in anni di carcere, tanti, sovraffollati ed inutili.

In termini repressivi questa legge lavora al rialzo un po’ su tutto, partendo dall’eliminazione di un trattamento differenziato tra chi ha a che fare con le cosiddette droghe leggere e chi usa o spaccia droghe pesanti. Ora la categoria è unica e le pene sono le stesse con riferimento a quelle previste per le droghe pesanti. C’è qualcosa però che Fini non dice, ossia che il minimo di pena per lo spaccio è diminuito da otto a sei anni, uno sconto di due anni in favore di chi commercia il cui senso è veramente difficile da spiegare, si tratta addirittura della direzione opposta alle linee delle Nazioni Unite che incoraggiano la repressione del traffico più che la penalizzazione del consumo.

Questo provvedimento poi va accoppiato ad un altro, la famigerata ex - Cirielli, perché non c’è nulla di più congenito che la bassa pericolosità e la recidiva del reo quando si parla di tossicodipendenza. Bisogna ricordare che questa legge "bastona recidivi" rischiava di far saltare automaticamente le misure alternative per i tossicodipendenti, ed è così che a seguito delle proteste di Muccioli (figlio) si è provveduto ad abrogare l’art. 94 bis, che era appena stato introdotto proprio dalla ex-Cirielli e che sottraeva materia prima all’industria del recupero tossici, in quanto ne limitava drasticamente l’accesso alle misure alternative alla detenzione, quindi ai programmi terapeutici in Comunità.

Muccioli però non si è preoccupato di tutelare i tossicodipendenti dagli aumenti automatici di pena causa lo status di recidivo, in pratica chi se ne frega se al sommarsi delle condanne, normalmente per reati di lieve pericolosità, si arriva poi invece alla moltiplicazione degli anni di reclusione, chi se ne frega, l’importante è che quando è ora passino per la Comunità. Ora non resta che queste due leggi vadano a regime, che inizino a produrre i loro effetti, perché se le faranno funzionare avremo alcuni effetti abbastanza facili da prevedere:

Le carceri strapiene, perché più che piene lo sono già oggi, e non perdo tempo nel fare ipotesi sui numeri per arrivare a prevedere una situazione peggiore di quella di oggi, mi sembra un esercizio inutile.

L’ingresso in carcere oltre che dei tossicodipendenti, quelli che per definizione rientrano nella categoria dei consumatori problematici, di molti che invece hanno un rapporto con le sostanze stupefacenti di uso, magari sporadico, e non d’abuso. Potremmo chiamarle le vittime del principio attivo.

L’aumento da un lato della clandestinità dei consumatori, dall’altro e di conseguenza una maggior difficoltà di interagire con questi, rendendo inefficace qualsiasi azione di prevenzione in favore della scelta penale e sanzionatoria.

Un intasamento di tutte le strutture ed istituzioni coinvolte nel sistema sanzionatorio e penale: Ser.T., Questure, Prefetture.

Il mercato delle Comunità Terapeutiche, assumendo queste gli stessi poteri del servizio pubblico, avrà un rilancio considerevole. E questo avverrà però a causa di trattamenti terapeutici obbligatori, somministrati come sanzione, mettendo così in discussione i presupposti terapeutici stessi e sicuramente aprendo spazi di abuso, in quanto non si capisce chi eserciterà il controllo su questi soggetti che, non dovendo più sottostare al giudizio di idoneità dei programmi terapeutici e potendo certificare lo stato di tossicodipendenza dei condannati, gestiscono privatamente e senza controlli parte dell’esecuzione penale.

 

Non so se di qui in avanti si potrà ancora parlare di "Comunità", perché dietro questo vocabolo c’è una storia di decenni che nasce da un lavoro contro l’esclusione, l’emarginazione, che mirava pur tra mille difficoltà e contraddizioni a scommettere tutto sull’agire sociale e non penale.

La maggioranza delle Comunità, quelle che non si sono fatte intrappolare dalle tentazioni affaristiche, continua a crescere nel sociale e contro il penale, anche se questo significa accettare un confronto difficile, perché negli ultimi anni la politica ha finanziato solo la cultura dell’esclusione.

Queste leggi, con le quali siamo chiamati a confrontarci, rischiano di dare il colpo di grazia a chi ha continuato a resistere ad una cultura dilagante che vuole omologare tutto e tutti, a chi ha continuato a credere che un problema sociale si affronta investendo nel sociale, a chi ad un mondo diviso in gabbie non ci vuole arrivare a nessun costo.

Per questo, in particolare per queste leggi, occorre iniziare a parlare di abrogazione immediata, perché appartengono ad una logica inaccettabile, che invece col tempo rischia di essere vissuta come inevitabile. E invece non è così, perché dove si continua a darsi concretamente da fare, tenendo come obiettivi la tolleranza e la solidarietà, si scopre tanta e tanta gente che ad un mondo migliore ci crede ancora ed è disposta a fare qualcosa per renderlo possibile.

 

 

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