DDl Meduri: lettera Segretario Si.Di.Pe.

 

A proposito dell’articolo "I burocrati all’assalto del carcere"

di Enrico Sbriglia, Segretario Nazionale del Si.Di.Pe.

(Sindacato dei Direttori e Dirigenti Penitenziari)

 

Alla cortese attenzione del dr. Carlo Ciavoni

Weekend Solidarietà - Il Venerdì di Repubblica

 

Egregio dr. Ciavoni,

a proposito del suo articolo "I burocrati all’assalto del carcere", occhiello "Un disegno di legge mette a rischio i servizi sociali nelle prigioni. È l’obiettivo del recupero", non so quali siano le Sue fonti d’informazione, però mi consenta di dire che, probabilmente, ha avuto troppo fiducia nelle stesse.

Nessun direttore penitenziario d’istituto o di ospedale psichiatrico giudiziario o di quello che ancora si chiama Centro di Servizio Sociale (deve sapere, infatti, che al Ministero, presso gli uffici centrali del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, già con il precedente legislatore risulta stata istituita la Direzione Generale dell’Esecuzione Penale Esterna alla quale fanno diretto riferimento gli attuali Centri di Servizio Sociale la cui denominazione si vorrebbe, semplicemente, adeguare a quella...), desidererebbe, anche solo con la fantasia (molto più simile in questo caso ad un incubo...), che l’amm.ne penitenziaria non continui o voglia avvalersi dell’opera che viene quotidianamente svolta dal personale appartenente al ruolo degli assistenti sociali e dal cosiddetto "privato sociale", sottolineo "sociale".

La sfido, con simpatia, a trovare una sola affermazione pubblica, o semipubblica, oppure solo sussurrata, ove taluno, direttore di carcere o di centro di servizio sociale, si sia spinto ad affermare, pure come mera ipotesi, una simile, anacronistica ed irragionevole, "bestialità".

Se Lei mi dimostra che, ad esempio, una sola affermazione in tal senso sia stata pronunciata da un rappresentante del Governo o dell’amministrazione penitenziaria (ad esempio, dal Capo del Dipartimento, Presidente Tinebra, o altro dirigente generale ...), oppure abbia fatto intendere, pure sottovoce, che un simile pericoloso orientamento, il quale disegnerebbe un carcere fatto solo di grate e di uniformi è auspicabile, io rimetterò, per quel poco che può valere come prima "protesta civile", la mia carica di segretario nazionale del Si.Di.Pe. (Sindacato dei Direttori e Dirigenti Penitenziari), al quale fanno riferimento la generalità dei direttori delle carceri, degli ospedali psichiatrici e dei centri di servizio sociale (la cui mission principale, per quest’ultimi, è quella dell’esecuzione penale esterna...), organizzazione, tra l’altro, affiliata alla Cisl-Fps, e cioè ad un sindacato riconosciuto da tutti come una delle espressioni maggiori del sindacalismo libero italiano.

Ma se quel che io provo a dire, e che potrà verificare con i mezzi che Le sono propri come giornalista, fosse vero, perché - mi chiedo e domando - Lei, probabilmente insieme con altri, è stato indotto a ritenere il contrario ?

A chi fa comodo la menzogna, perché mai si vogliono rappresentare scenari che tendano ad una "Guantanamo" tricolore piuttosto che al carcere che la Costituzione Italiana e la coscienza deontologica professionale dei direttori penitenziari, anche dopo i torti che hanno subito negli anni scorsi, quando con un articolo della legge finanziaria del 1997 furono ridotti alla stregua di qualunque impiegato contrattualizzato nell’ottica (senta questo ossimoro...) della "privatizzazione del pubblico impiego", al punto che per essi non c’è più neanche l’obbligo di giurare fedeltà alla Carta Costituzionale ed alle leggi della Repubblica ?

Pensi, nel 1997, in pieno "boom" del sovraffollamento delle Carceri, si ritenne che fosse indifferente alla Società Civile il fatto che a capo di una prigione ci fosse un tizio il quale non avesse alcun obbligo verso la sua "azienda" se non quello regolamentato da un contratto di tipo privatistico: altro che carcere rieducativo, altro che primato della legalità, altro che "servire lo Stato", anche a costo della vita, ma semplicemente una struttura, un contenitore di umanità, dove un burocrate, che si vorrebbe "pittare" come "manager" del nulla (viste le risorse che venivano riservate...), ragioniere del tempo-vita altrui, avrebbe governato una realtà fortemente sociale e complessa com’è un istituto penitenziario, idem per la cosiddetta area penale esterna.

Vede, con la riforma Meduri, disegno di legge n. 5141, che noi direttori tutti auspichiamo (qualunque sia la nostra sensibilità personale politica...), anzitutto torneremo a giurare sulla Costituzione Italiana, saremo considerati alla stregua dei magistrati e dei prefetti, continueremo ad amministrare le attuali sedi di servizio che il Centro Sinistra trasformò in sedi dirigenziali, senza riconoscerci, contestualmente, a capo delle stesse, saremo lo Stato anche nella risposte ai bisogni sociali, con le sue leggi, e non solo le uniformi dello stesso, i suoi galloni argentati e le sciabole scintillanti: il carcere non sarà soltanto polizia penitenziaria...

Non è solo un fatto di "giustizia salariale", anche se oggi un appartenente alla polizia penitenziaria guadagna molto più di noi, ma un fatto "morale", di "salus publica".

Non ci crede ? venga a trovarmi, oppure chieda di visitare le carceri, si avvicini ai Centri dell’Esecuzione Penale Esterna (rectius dei Servizi Sociali, sperando che non si confonda con quelli delle Aziende Sanitarie, dei Comuni, delle Province...), così lo scoprirà da solo e la prossima volta diffiderà di chi lo ha malamente convinto.

 

Senza rancore, ma con fiducia.

 

Trieste, 30.3.2005

 

 

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