L'opinione dei detenuti

 

Strage di Erba: i luoghi comuni rappresentano sempre

la perdita della libertà di capire a fondo e di ragionare

 

di Stefano Bentivogli

 

La strage avvenuta di recente ad Erba è sicuramente un fatto inquietante. Sapere dell’uccisione di una donna e di un bimbo, della madre della donna, di una vicina di casa e del ferimento di suo marito, con premeditazione e ferocia, sconvolge e costringe a pensare. Ma l’operazione di giudizio e condanna di un presunto colpevole, ancora prima del processo, in questo caso è esplosa come una bomba in mano a chi l’aveva organizzata: lui, il marito della donna uccisa, straniero, mussulmano, e poi pregiudicato e beneficiato dall’indulto, era il colpevole "perfetto", con un unico dettaglio stridente però, che al momento del fatto era in Tunisia. Uno dei tanti tentativi, quindi, di addebitare all’indulto un’esplosione della criminalità, da molti paventata, in realtà mai avvenuta, questa volta è andato a vuoto.

Che la gente comune arrivi a facili giudizi può essere comprensibile, che però sia per l’ennesima volta la politica a cavalcare l’onda è segno invece di demagogia e di sottocultura. Se sono i politici i primi a non affidare alla magistratura inquirente e giudicante il ruolo che le è consono, perché mai dovrebbe farlo la gente?

In un clima di ormai cronico pregiudizio nei confronti dello straniero, ci troviamo di fronte ad un uomo che proviene dal Magreb e che ha "osato" sposare un’italiana, senza dimenticare poi che è pregiudicato: ce n’è abbastanza per passare direttamente a una specie di lapidazione, a quei metodi incivili che tanto contestiamo proprio alla legge islamica.

Andando più a fondo, si scopre tra l’altro che in Lombardia*, non in Sicilia, il 79 % degli omicidi è commesso da italiani ed il 17,4% da stranieri. Di questi ultimi il 48,9% proviene dall’Europa dell’Est e solo il 39,8% è di provenienza dell’intero continente africano.

L'altra sorpresa è che il 29,9% delle cause di omicidio è il litigio, preceduto da un 54,1% generico di "altro motivo" e seguito da un 11,5% di "passione follia". Insomma ne esce un quadro dove nella regione Lombardia è molto facile perdere la vita per motivi diversi dalle criminalità degli stranieri e dove litigi e follia sono tra le cause maggiormente frequenti di questi reati.

Quello che avviene quotidianamente è invece che si alimenta di continuo il fantasma dei mostri dai caratteri somatici e dalla lingua diversa dalla nostra, tanto per complicare ancora di più una presenza di immigrati ormai irreversibile e necessaria. Da dove nasce allora la voglia del "nemico che arriva da fuori"? Nella storia questa è sempre stata la strategia dei vari regimi che, a fronte della crescita di una povertà reale dentro i loro confini, tentano di mascherare la loro crisi strutturale e l’impoverimento di molti, inventandosi dei nemici esterni su cui concentrare l’attenzione della popolazione.

Questo scontro tra strati medio-bassi della popolazione fa un gran comodo, è una bella cortina di fumo dietro la quale le nuove oligarchie si arricchiscono sempre di più, così come è una bella cortina di fumo far passare l’indulto come dramma nazionale invece di denunciare il vero dramma, che è quello delle carceri che scoppiano.

Dietro i politici che continuano a suonare sirene per impaurire la gente, resta invece, ed anzi aumenterà necessariamente, tutta la marginalità figlia del loro governare. Fino al momento in cui ci accorgeremo che è il nostro turno di vivere fuori del sistema, e sentiremo di avere l’acqua alla gola, come la sentono oggi gli ultimi, quelli che hanno sempre torto e sono sempre dalla parte sbagliata. E allora, visto che in tanti rischiamo di esserne colpiti, bisogna almeno iniziare ad essere più critici verso i luoghi comuni, che non diventano verità neanche se a volte si verificano dei fatti che sembrano confermarli: diventano invece sempre perdita della libertà di capire a fondo e di ragionare.

 

* dati 2006 Associazione Criminologi Lombardi

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