L'opinione dei detenuti

 

La strage di Erba e lo scempio dell'informazione

A cura della Redazione di Ristretti Orizzonti

 

Mattino di Padova, rubrica "Lettere dal carcere", 18 dicembre 2006

 

Per noi che ci occupiamo di informazione dal carcere la vicenda di Erba, i quattro omicidi per i quali era stato indicato da subito un sicuro colpevole, immigrato, ex detenuto e per giunta uscito dal carcere con l’indulto, è, purtroppo, "esemplare" perché ha messo insieme tutti i luoghi comuni contro i quali combattiamo, e lo ha fatto in modo brutale, con totale sprezzo delle regole minime della buona informazione. Quello che fa pensare è che un certo modo di dare le notizie condiziona spesso il "comune sentire" e crea le emergenze perenni. Delle emergenze, poi, fanno le spese sempre i soggetti più emarginati: e lo spiegano bene i detenuti, che sanno, per averle vissute direttamente sulla propria pelle, cosa significa l’emergenza immigrati, l’emergenza "detenuti scarcerati con l’indulto", e, da ultima, l’emergenza "bullismo", per la quale pare che si inventerà un nuovo reato.

 

Immigrato = criminale, un’equazione perversa

 

Mettere sotto un reato la "firma" di un immigrato in molti casi fa notizia più del reato stesso, e si alimenta così quella perversa equazione "immigrazione = criminalità" di cui poi sono destinati a pagare le spese tutti gli immigrati, anche quelli che hanno sempre rispettato le regole. Nella vicenda di Erba, tutti i giornali il primo giorno hanno condannato "il Tunisino" come autore del reato. E menomale che, per sua fortuna, si trovava in Tunisia e che ha un alibi inattaccabile, altrimenti sarebbe finito dritto in carcere. Magari con la gente fuori che voleva linciarlo. Non so qual è la verità di questo massacro ma, a prescindere da chi sarà il responsabile, straniero o italiano, sono sbalordito della leggerezza dei giornali che scrivono notizie senza cercare conferme alla loro attendibilità: certo se il sospettato era un cittadino italiano, una persona rispettata o un politico, la notizia usciva con più cautela.

In realtà gli stranieri "ospiti" delle galere italiane sono meno di 15 mila, ma ce ne sono ben tre milioni che vivono attualmente in Italia, impegnati in un difficile tentativo di inserirsi nella vita sociale del vostro paese. Insomma: che speranze ci possono essere per me, che pure devo farmi perdonare qualcosa, se anche i miei connazionali che non hanno mai fatto niente di male vengono discriminati e considerati alla stregua di potenziali criminali per "diritto di nascita" solo perché sono albanesi (o slavi, o rumeni, o magrebini)?

Quando si sente parlare di efferati delitti sono comprensibili certi meccanismi psicologici che si creano nei confronti del colpevole, ma mi sembra perverso e meschino il clima di sospetto che si forma intorno agli stranieri. Da straniero detenuto ormai da parecchi anni in Italia sono dell’idea che i media – fatta eccezione ovviamente per alcuni ammirevoli casi - non vogliono contribuire in maniera costruttiva a una maggiore comprensione reciproca fra cittadini italiani e immigrati.

Tuttavia, mi rendo conto che ormai crocifiggere lo straniero è diventato una forma stabile dell’informazione, e che quindi non vi è nulla da fare per cambiare le cose. Ma almeno quello che vorrei è che qualcuno ogni tanto avesse il coraggio di fare autocritica e rendere giustizia alla verità e

alle persone che danneggia. Certo, mi si potrà obiettare che di tanto in tanto noi stranieri finiamo nelle cronache di tiggì e giornali anche come protagonisti di "buone notizie", ma poche e frettolose notizie positive sono destinate a passare come eccezioni che confermano la regola piuttosto che smentirla, se continua a prevalere la tendenza a vedere nell’immigrato un diverso di cui diffidare, se non addirittura un potenziale nemico.

 

Altin Demiri

 

Balordo e perfino "indultato", cioè colpevole

 

L’11 ed il 12 dicembre, per circa 24 ore ininterrotte, prima quasi tutti i tg e poi la maggior parte dei quotidiani, hanno diffuso la seguente notizia: "Tunisino scarcerato grazie all’indulto stermina la propria famiglia…; Libero con l’indulto uccide e brucia tre donne e il figlio…; Extracomunitario sgozza e brucia il figlioletto di due anni, la moglie, la suocera ed una vicina di casa e fugge…; Caccia al tunisino omicida che dopo l’ennesimo litigio con la moglie ha massacrato la propria famiglia…".

I denominatori comuni della notizia sui quali si sono tuffati a capofitto gli organi di informazione, sono stati essenzialmente due, e cioè il fatto che l’assassino fosse un extracomunitario e che fosse stato recentemente scarcerato grazie all’indulto. Il mix perfetto per un colpevole ideale: tossico, balordo e quindi violento, pregiudicato e perfino indultato, insomma il colpevole perfetto al quale addossare le responsabilità e "placare e tranquillizzare", così, l’opinione pubblica…

Ma come per ogni giallo che si rispetti, è arrivato il colpo di scena, del quale in tanti avrebbero fatto volentieri a meno perché rimette tutto in discussione: in fin dei conti, quel colpevole era la "soluzione migliore", rientrava insomma nella norma che "uno così" potesse essere un mostro, come hanno titolato, a caratteri cubitali, gli organi di informazione.

Il colpo di scena, dicevo: è stato proprio il padre, marito e nonno delle vittime – l’unica persona che forse poteva permettersi di perdere il lume della ragione e che invece ha tenuto i piedi ben piantati per terra – che, seppur straziato dal dolore, non ha avuto alcuna remora a scagionare il 25enne Azouz Marzuk, che già da circa 15 giorni era in Tunisia. Non voglio pensare a quel che sarebbe successo, e a quali sarebbero stati i probabili esiti giudiziari, se il giovane tunisino si fosse invece trovato in Italia. Magari tra un anno o due sarebbe stato assolto comunque, chissà, ma nel frattempo i media avrebbero continuato a definirlo un mostro, nella migliore delle ipotesi un assassino, insomma un colpevole certo, alla faccia della presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva…

Marzuk non sarà stato uno stinco di santo, e va bene, sarà stato anche un balordo, e va bene, ma deve far riflettere l’inutilità di certe notizie che vogliono a tutti i costi creare il "mostro" (termine sul quale sarebbe opportuno aprire alcune riflessioni…) anche quando il mostro non c’è, e poco importa che qualche quotidiano si sia poi cosparso il capo di cenere ed abbia chiesto scusa: quella di Erba, oltre che per il crimine commesso, rimane una giornata nera, anzi nerissima, anche per l’informazione.

P.S.: Ma se il colpevole di una strage così feroce fosse stato davvero quel ragazzo, che cosa c’entrava, in ogni caso, l’indulto?

 

Marino Occhipinti

 

E adesso non inventatevi l’emergenza-bullismo!

 

Fino a quattro anni di carcere per i bulli. Ho letto che verrà presentato a tempo di record un disegno di legge per combattere l’emergenza bullismo. Non si sa ancora quanto ci vorrà per riportare la tranquillità nelle scuole, ma la nuova legge si propone di sventare quei gravi atti criminosi di cui la società italiana è stata testimone, quando i telegiornali hanno trasmesso le immagini di bande di studenti usciti fuori da ogni controllo.

Aspettate un attimo… ma i bulli non sono sempre esistiti? nella mia scuola i bulli c’erano, e anche molto cattivi; mia madre mi raccontava che suo fratello da ragazzo era un vero bullo e finiva sempre nei guai; mia cugina poi di recente mi ha scritto che ha dovuto cambiare scuola a suo figlio poiché una banda di ragazzi gli rubava sempre le scarpe da tennis. Perché allora questa emergenza?

Certo il bullo disturba l’ordine della scuola, maltratta i più deboli, non si muove da solo ma agisce in branco, e questo lo rende ancora più pericoloso. Il guaio è che in Italia, quando si parla di criminalità, i media trasformano spesso un problema in un’emergenza, e i governi allora inaspriscono le pene e rendono il carcere più duro. È successo con l’emergenza terrorismo, l’emergenza mafia, l’emergenza sequestri. In quei casi però si era trattato di aumentare le pene per condotte già perseguite come reati dal codice penale, per dare una risposta ad una opinione pubblica resa inquieta da telegiornali che non parlavano d’altro. Oggi l’emergenza bullismo fa di più: non va ad aumentare la pena prevista per un crimine già esistente, ma si inventa un nuovo reato. Nel codice penale italiano non esiste alcun reato che si configura in una condotta da bullo, così come non c’è in carcere nessuna persona condannata per bullismo. È ovvio che se un ragazzo compie un furto, una rapina, un’aggressione, viene processato per tali condotte, che già sono reati. Ma con la nuova legge verrà invece condannato un ragazzo anche soltanto in quanto si atteggia da bullo?

Qualcuno dirà: ma sì, non arresteranno mai nessuno, è solo per spaventare. Non è vero niente. La stessa cosa è successa con la legge Bossi-Fini, che ha creato il reato di permanenza irregolare sul territorio italiano, che può essere punito con il carcere. E il risultato è che in carcere ci sono finiti migliaia di immigrati senza aver commesso altri reati che quello di essere in Italia senza permesso di soggiorno.

Sempre più forte è la sensazione che in materia di sicurezza i politici facciano le leggi calcolando utilità e svantaggi in termine di consensi. E questa è la più grande delle ingiustizie, perché quando finisci in carcere e comprendi di essere stato una merce di scambio, una vittima sacrificata per interessi politici, ti rifiuti di continuare ad essere parte di questa società così cinica e spietata, e vivi fuori da essa in modo altrettanto cinico e spietato, trasformandoti in carnefice. Il rischio è che il parlamento inventi un nuovo reato e, con questo, anche "nuovi criminali" che in carcere diventeranno dei veri criminali.

 

Elton Kalica

 

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