L'opinione dei detenuti

 

Anche chi è stato condannato

all'ergastolo può essere recuperato?

A cura della Redazione di Ristretti Orizzonti

 

Mattino di Padova, rubrica "Lettere dal carcere", 12 febbraio 2007

 

Non è facile, oggi, parlare di senso della pena e ragionare su quanto una condanna a "fine pena mai" come l’ergastolo possa essere considerata giusta, se la nostra Costituzione dice che "le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato". Non è facile perché gran parte dell’opinione pubblica, dopo l’indulto, ha molto inasprito il suo punto di vista su questo tema, e perché quando succedono fatti feroci, come quello di Erba, è faticoso comunque ricordare che anche l’ergastolo non può significare cancellare la speranza dalla vita di una persona. Ma noi ci proviamo, presentando alcune testimonianze: quella di un ergastolano che chiede provocatoriamente di essere condannato a morte piuttosto che essere tenuto vivo, sì, ma a vegetare, e poi quelle di due condannati all’ergastolo che cercano di raccontare la loro esperienza e di spiegare che questa pena non si applica semplicemente ai "mostri", anzi sarebbe meglio togliersi questa idea dei "mostri" e misurarsi con una realtà troppo complessa per essere ridotta a simili semplificazioni.

 

Ci sono dei giorni che mi sento un morto che respira

 

Mi sono svegliato incazzato… anche oggi mi sono svegliato in prigione. Da un po’ di anni non sogno più il mondo di fuori, probabilmente perché dopo 16 anni di carcere duro il mondo libero inizia ad essere lontano dai ricordi, e non poter sognare la libertà è ancora più doloroso che non averla. Invece questa notte ho sognato di trovarmi davanti a casa mia, ma non riuscivo ad entrarci perché avevo perso le chiavi. Poi ho sognato di passeggiare mano nella mano con mio nipotino. Chissà un domani, tutto è possibile… Credo che fino a quando teniamo in vita i nostri sogni, rimaniamo creatori del nostro destino.

La cosa più brutta del carcere è il fatto che al mattino quando ti svegli hai gli stessi pensieri del mattino precedente. Un giorno non passa mai, un mese passa in fretta, un anno ancora di più ed intanto la vita di una persona se ne va… Faccio colazione, poi mi guardo allo specchio e vedo che la mia barba sta diventando tutta bianca! Il tempo in carcere non ha tempo, per questo ti senti vecchio o giovane a seconda dei giorni. Una delle cose più difficili del carcere è che devi vivere alla giornata senza la possibilità di fare progetti, in questo modo, più dei muri, siamo prigionieri di noi stessi.

Vado al passeggio, siamo in quattro che corriamo, tutti ergastolani. Fra un giro di cortile e l’altro, parliamo della disumanità della nostra pena e del disegno di legge che ha presentato Rifondazione Comunista alla Camera per l’abolizione dell’ergastolo.

Mi viene da dire che l’ergastolo è una morte bevuta a sorsi, perché allora non ci mettiamo d’accordo e smettiamo di bere tutti insieme? Passiamo parola agli ergastolani delle altre carceri, decidiamo tutti insieme di lanciare una campagna di sensibilizzazione sul tema dell’abolizione della pena dell’ergastolo. Dichiariamo che siamo stanchi di morire un pochino tutti i giorni e quindi decidiamo di morire per una volta sola chiedendo che la nostra pena dell’ergastolo sia tramutata in pena di morte.

Al pomeriggio esco di nuovo al passeggio. Mentre cammino penso a tutte le persone che per anni hanno vissuto il dolore di questi luoghi. La vita in carcere è la più triste di tutte le vite, perché si vive di passato e di futuro, mentre il presente alla fine della giornata si preferisce cancellarlo. Ci sono dei giorni che non passano mai, non accade nulla e tutto è come al solito… noia, tristezza e solitudine.

Dopo l’aria mi rinchiudono in cella, leggo qualcosa, scrivo e mi preparo da mangiare. Spesso faccio finta di essere con qualcuno e parlo da solo, tanto che m’importa se qualche guardia mi prende per matto. In carcere non puoi vivere se non sei un po’ pazzo, devi per forza chiudere gli occhi e sognare, perché se ti guardi intorno non riesci a sopravvivere.

Ci sono dei giorni che mi sento un morto che respira, solo i sogni mi fanno sopravvivere, e allora, prima di addormentarmi, provo a guidare la mia mente nello spazio dei sogni: un universo dove non esistono limiti, e questa notte spero di sognare di non passare più una giornata da ergastolano.

 

Carmelo Musumeci

 

Anche chi è stato condannato alla pena perpetua può essere recuperato?

 

Nei giorni scorsi, discutendo nella redazione di Ristretti Orizzonti sul senso della pena, abbiamo parlato anche dell’obiezione che frequentemente sollevano gli studenti che aderiscono al progetto carcere-scuola. I ragazzi ci chiedono se sia giusto che chi è stato condannato all’ergastolo, quindi chi ha commesso i cosiddetti reati "irreparabili", e cioè gli omicidi, abbia diritto ad una seconda possibilità. Come spiegare loro che per quasi tutti i tipi di pena, compresa quella perpetua, sono previsti i cosiddetti benefici penitenziari? Tutti, quando si parla di questa questione, tirano fuori i casi limite: gli assassini di Erba, il massacratore del Circeo Angelo Izzo, l’ergastolano in semilibertà che, dopo trent’anni di carcere, ha ucciso la figlia e la moglie di un suo compagno di detenzione.

A fronte di un numero di condannati a vita che supera le 1200 persone, credo che sia sbagliato prendere come metro di valutazione una vicenda atroce, anche perché, che io ricordi, di casi come quello di Angelo Izzo se ne è verificato soltanto uno. È fin troppo ovvio, comunque, e ci mancherebbe che fosse diversamente, che l’unicità del fatto non giustifica nulla, ma non bisognerebbe neppure dimenticare i molti condannati all’ergastolo che, quando hanno avuto una possibilità di ricostruirsi una parvenza di vita normale, l’hanno saputa utilizzare al meglio, rispettando l’impegno di correttezza e di lealtà che hanno assunto nei confronti di chi, "nonostante tutto", ha concesso loro ancora fiducia.

Anche nel carcere di Padova ci sono ergastolani che fruiscono di benefici. Nella mia sezione ce ne sono due, che dopo aver scontato 11-12 anni, escono in permesso. Altri escono ogni mattina a lavorare e rientrano la sera, e non credo che siano un pericolo per la società, anche perché, prima di concedere un beneficio, gli operatori penitenziari e la magistratura di sorveglianza effettuano con scrupolo tutte le verifiche che ogni singolo caso richiede.

Ma per quali omicidi si può essere condannati a quella pena? Si può essere condannati alla pena a vita anche per un omicidio commesso nell’ambito di un furto, di una rapina o di un’estorsione o di tantissimi altri reati. Non per ciò è "più banale" o meno grave, ma è importante che si capisca che la condanna all’ergastolo non riguarda solo reati come la carneficina di Erba o il massacro del Circeo.

A due persone che hanno commesso lo stesso reato, può essere inflitta una pena molto diversa. L’assassino che confessa l’omicidio (ma non è detto che tutti trovino la forza di farlo), o che risarcisce il danno (non tutti hanno però le risorse per provvedervi) può avere una condanna a 20-25 anni; diversamente, può essere l’ergastolo.

E, nonostante la medesima gravità del crimine, l’idea che si ha delle due singole persone sulla base della pena loro inflitta, è completamente diversa: ho sperimentato personalmente quel che dico quando, nel presentarmi come ergastolano ad una persona esterna che è entrata occasionalmente in carcere, l’ho vista inorridire e ritrarre la mano che, fino ad un attimo prima, mi stava cordialmente porgendo.

 

Marino Occhipinti

 

Non posso sperare di camminare su quel marciapiede che vedo dalla finestra

 

Sono detenuto ininterrottamente dal 1983, e da allora non sono mai uscito. Sono stato a Trani, poi a Novara e in tante altre galere, in totale ne ho provate 23, alcune anche "speciali". Le regole di vita quotidiana applicate nelle carceri speciali erano davvero poco umane, si tratta di carceri costruite appositamente per i terroristi e per gli irriducibili, per i detenuti più pericolosi.

Negli ultimi tempi pensavo che, dopo tanti anni di reclusione, potessi cominciare ad usufruire dei benefici carcerari, e invece niente, anche se ormai sono detenuto da quasi 24 anni, con la liberazione anticipata per buona condotta arrivo a 27.

Credevo che, dopo che la mia famiglia per anni mi ha seguito ovunque, solo per vedermi per qualche ora, avrei potuto iniziare ad avere qualche permesso, ma dicono che sono pochi gli anni che ho espiato. Prima pensavo tanto al futuro, e "castellavo" (nel gergo carcerario significa costruire sogni sul proprio futuro) sul mio avvenire con un lavoro, una famiglia, una donna da amare, una vita nel rispetto dei valori, da onesto cittadino, qui però mi annullano tutto, non posso sperare in niente e mi ricordano sempre che comunque sia morirò da detenuto.

Sono ormai 12 anni che non prendo rapporti disciplinari, il che significa che il mio comportamento è buono. Ho frequentato tanti corsi e nelle carceri dove ne ho avuto la possibilità ho lavorato, e attualmente sono al terzo anno di geometra; in questo ed in altri istituti sono stato "premiato" con degli encomi per il mio impegno nel lavoro e nello studio, insomma ho fatto ogni sforzo per diventare una persona migliore, ma sembra che sia tutto inutile.

Quando vado in palestra riesco a sbirciare fuori dalla finestra: vedo passare delle macchine che mi sembrano tutte uguali, o delle persone camminare sul marciapiede, prese dai loro pensieri. Come le invidio, eppure non ci sono nemmeno 50 metri e "soltanto" un muro che mi divide da loro, siamo nella stessa via, quasi vicini, ma il mio mondo, da quest’altra parte del muro, è buio e senza speranza. La realtà è che sono un ERGASTOLANO e non posso sperare, e nemmeno pensare, di camminare su quel marciapiede.

 

Mario Salvati

 

Precedente Home Su Successiva