Salviamo la Gozzini: 7 luglio 2008

 

Gonnella (Antigone): senza la Gozzini un carcere disumano

 

Ansa, 7 luglio 2008

 

È emergenza carceri. Lo sostiene l’Associazione Antigone che si batte per i diritti negli istituti di pena e che denuncia: i tassi forsennati di incarcerazione di questi mesi, oltre mille nuovi ingressi al mese, ci porteranno presto a una situazione non più sostenibile.

All’interno delle carceri italiane - sostiene Patrizio Gonnella, Presidente di Antigone - ci si ammazza 18 volte più che all’esterno. Due suicidi di detenuti hanno segnato l’universo carcerario in questi ultimi giorni, uno nel carcere minorile di Torino e uno in quello femminile di Roma. Questi episodi ci impongono di ricominciare a guardare al carcere, dimenticato ormai dai tempi delle discussioni che hanno preceduto il provvedimento d’indulto. Il numero dei detenuti ha già raggiunto le 55 mila unità per circa 43 mila posti letto - sottolinea Gonnella. Pensare, inoltre, ad abrogare la legge Gozzini, come sta facendo il Pdl, invece di pensare all’emergenza significa puntare a un sistema disumano. Di questo passo e con questi numeri si tornerà al carcere delle rivolte degli anni 70. L’Italia, una volta modello di civiltà del diritto - conclude Gonnella - sta diventando il cattivo esempio da non seguire.

Tutto il mondo del volontariato unito contro il ddl Berselli

 

Vita, 7 luglio 2008

 

Continua a raccogliere firme l’appello lanciato dalla redazione di Ristretti Orizzonti contro il disegno di legge Berselli (n.623) che, di fatto, cancellerebbe la legge Gozzini sui benefici penitenziari.

Ecco il testo del documento: Il Disegno di legge "Berselli" (n. 623), che mira a ridurre drasticamente i "benefici penitenziari", abolendo la liberazione anticipata, vietando la semilibertà per gli ergastolani e, in generale, rendendo più difficile l’ammissione a tutte le misure alternative, a nostro avviso rappresenta un pericolo gravissimo per il reinserimento dei detenuti, per il governo delle carceri e, infine, per la sicurezza di tutta la società.

Ha senso rinunciare, in un momento in cui al centro dell’attenzione di tutti c’è la voglia di vivere più sicuri, a una legge che da anni contribuisce proprio a creare sicurezza?

Si respira, nella società libera, sempre più paura e ansia per la sicurezza e per la qualità della propria vita, e in carcere intanto, tra le persone detenute cresce l’ansia che nessuno "fuori", abbia più voglia di riaccogliere chi ha commesso reati, ma ha anche iniziato un faticoso percorso di reinserimento. C’è una legge, così importante, che permette a chi sta in galera di avviare un lento rientro nella società fatto di

piccoli passi, che vanno dai permessi premio alle misure alternative alla detenzione, e di coltivare in ogni caso la speranza che ci sia sempre un’altra possibilità nella vita, ed è la legge Gozzini. Una legge che vogliamo difendere con forza, perché in questi anni ha permesso a migliaia di persone di ricostruirsi un futuro decente dopo il carcere.

Dicono che tenere le persone più tempo in galera garantisca a chi sta fuori in libertà, una vita meno esposta a rischi. Non è così, non è affatto così. Ci sono i numeri a dire il contrario, a dire che, tra chi si fa la galera fino alla fine, il 69% torna a commettere reati, e tra chi invece esce prima, ma gradualmente con le misure alternative, la recidiva è del 19%. E comunque, al di là delle statistiche, dovrebbe essere il buon senso a far capire, se raffreddiamo i toni e torniamo a ragionare, che una persona che cominci un percorso di rientro nella società, controllato e con tappe chiare, sarà meno incattivita, spaesata, priva di riferimenti di una, scaraventata fuori dalla galera a fine pena, a fare indigestione di libertà e di solitudine.

Il recupero a una convivenza civile di chi ha commesso reati rappresenta senza ombra di dubbio il miglior strumento di tutela della società, mentre tenere in carcere una persona fino alla fine della condanna produce un apparente ed illusorio senso di sicurezza, quando in realtà il problema è soltanto rimandato: un giro di vite alla legge Gozzini non comporterebbe quindi la diminuzione dei reati, ma semmai un quasi sicuro aumento.

Il problema è che si fa sempre un gran rumore quando un detenuto in semilibertà commette dei reati, e sono davvero eventi rari (lo 0,24%), mentre non si parla quasi mai delle centinaia di persone che proprio grazie alle misure alternative al carcere, come la semilibertà, sono riuscite a lavorare, a formarsi una famiglia e a costruirsi una vita dignitosa nella legalità.

Il sospetto è che, quando si parla di certezza della pena, si faccia un grande errore. Si dice che bisogna tenere le persone in galera fino all’ultimo giorno, ma in questo modo si vuole impedire di fatto ai condannati di ritornare gradualmente nella legalità. Mentre secondo noi certezza della pena deve significare processi più rapidi e che abbiano una fine certa.

Bisognerebbe allora avere l’onestà di chiedere per tutti certezza della giustizia, e dei suoi tempi, e non certezza della galera. E bisognerebbe anche avere il coraggio di fare un bilancio serio, e di dire che il senso di umanità verso i condannati, anche quelli col "fine pena mai", è una garanzia per tutti: certo, lo è per noi che stiamo in carcere, e per i nostri famigliari, che spesso sono le nostre prime vittime, ma lo è anche per i cittadini "per bene", perché vivere in una società che sa riaccogliere è una scuola di umanità, di equilibrio e di serenità che, alla lunga, costituisce una garanzia di maggior sicurezza per tutti.

Interventi

 

Salvatore Di Maio, ergastolano detenuto a Rebibbia

 

Grazie a voi di "Ristretti Orizzonti" che da anni lottate per i diritti e le tante problematiche che affliggono noi detenuti. Un grazie anche alla docente dottoressa Luciana Scarcia la quale è stata molto gentile nel farci avere il disegno di legge sulla soppressione della legge Gozzini ed altro materiale, interviste etc. di persone autorevoli e competenti in materia.

Premessa, sono un detenuto ristretto ininterrottamente dal 1982, per episodi avvenuti tutti negli anni 80. Sono condannato a una pena senza fine e forse da oggi anche senza speranza, unica alternativa attendere con serenità la morte.

Mi permetto di fare le seguenti riflessioni, in riferimento al disegno di legge sopra citato: il problema non è la certezza della pena bensì la certezza della prova!

Basta soffermarsi, per quanto riguarda la prova, all’infamia del caso Tortora e tante altre vicende tragiche meno note. Per quanto riguarda la certezza della pena, credo di essere la prova vivente, non sono il solo, dopo 26 anni di carcere, esclusa la liberazione anticipata, resto in carcere non perché non ci siano i presupposti, bensì perché i reati di cui sono condannato sono "ostativi" (anche qui avrei molte cose da dire ma non è il caso ora di parlare della mia vicenda personale) e poiché non ho collaborato con la giustizia, marcisco nel cubicolo (mi fanno paura quando usano il sistema "o confessi o marcisci nel cubicolo").

Non è con il bastone che si "rieducano" le persone

Il vero problema non è quello della "sicurezza". Il problema è quello di aiutare le persone a riconoscere gli errori commessi e produrre veri processi rieducativi. Questo e solo questo può creare la certezza di un progresso della società.

Vogliono fare diventare il carcere come un amore quando finisce o sembra tale: con o senza amante, si resta sempre piegati, e chi ci perde, insieme al detenuto, è sempre la società, la civiltà. Oltre a farlo diventare una miscela pericolosissima e indomabile. Più di quanto lo sia.

Quando dunque la Giustizia finirà di essere persecuzione e discriminazione e ritroverà misura, equilibrio e persuasività? Quando infine la Giustizia ritroverà le ragioni dell’umanità? Quando infine la forza del diritto riuscirà a prevalere sul diritto della forza? Al di là della persona, la risposta a queste domande misura la civiltà del paese e decide il destino di tutti i suoi cittadini, quelli colpevoli e soprattutto quelli innocenti.

 

Giuseppe Laquatra, volontario presso la C.C. di Pordenone

 

Addio legge Gozzini = Addio Progetto "Ero Carcerato" - aiutaci a dare un lavoro ai carcerati - promosso dai volontari dell’Associazione di San Vincenzo - Consiglio Centrale della Diocesi di Concordia - Pordenone impegnati nella Casa Circondariale di Pordenone. Il Progetto dopo tanti anni di fatiche nel 2006/2007 ha potuto essere realizzato dando l’opportunità a dieci persone detenuti ed ex detenuti di acquisire una qualifica (Tecnica manutenzione del verde e florivivaismo) e l’avviamento al lavoro (art. 21 e fine pena).

Sono un volontario della San Vincenzo di Pordenone impegnato da 15 anni nella giustizia a servizio della popolazione detenuta nel carcere di Pordenone mi associo al coro di protesta contro il disegno di legge dell’on. Berselli che mira a massacrare la Gozzini che in questi anni della sua applicazione anche se con difficoltà ha dato la possibilità ai volontari di promuovere progetti per favorire il reinserimento sociale e l’avviamento al lavoro attraverso la rieducazione, la formazione e il lavoro dentro e fuori del carcere dando speranza e sicurezza. Sono certo che anche l’on. Berselli come molti altri avrà citato, citato e disatteso, nei suoi interventi l’art. 27 della Costituzione che recita... le pene devono tendere alla rieducazione del condannato, perché se ne fosse stato convinto dei "benefici penitenziari" non si sarebbe premurato a proporre il disegno n. 623 con il suo nome. Protesto!

 

Massimiliano Andreoni, di Lucca

 

Frequento il carcere da 20 anni, collaboro con varie realtà come l’Associazione di volontariato Gruppo Volontari Carcere, l’Associazione di volontariato Ceis di Lucca, sono presidente della Cooperativa Sociale Giovani e Comunità. Da anni racconto in giro per la mia città, agli studenti nelle scuole, che la Gozzini è una delle leggi con i migliori risultati, che abbassa notevolmente la recidiva altissima al contrario per chi esce dal carcere solo a fine pena, ecc. ecc. Che altro dire? Che solo se si accetta la posizione di coloro che "butterebbero via la chiave" si può affossare la Gozzini, ma, in caso contrario, se ancora esiste la speranza che la pena possa avere un fine rieducativo come costituzione e ordinamento penitenziario stanno lì a ricordarci, allora la Gozzini va assolutamente salvata.

 

Anna, di Milano

 

Trovo del tutto assurda la proposta di legge di Berselli. Credo che una società forcaiola non serva a nulla e che sia invece necessario valutare caso per caso. Una persona che ha sbagliato per me deve avere la possibilità di reinserirsi, altrimenti tanto vale ammazzarla. In questo modo l’Onorevole Berselli non punisce solo i detenuti, ma anche le famiglie e avrà solo un effetto controproducente. Mi auguro che la legge Non venga approvata.

 

Adesioni del 7 luglio 2008

 

Andrea Ferrari (Assessore alla Cultura del Comune di Lodi); Alex Corlazzoli (Volontario del carcere di Lodi); Uomini Liberi (Giornale della Casa Circondariale di Lodi); Nicoletta Sartori (Docente presso il carcere di Verona); Anna Giangaspero, Milvia Sefan, Maria Grazia Cozzoli Poli, Santina Latella, Stefania Grassi, Leda Marchi (Assistenti Sociali dell’Uepe di Bologna); Alberto Landi, di Torino; Anna, di Milano; Massimiliano Andreoni, di Lucca; Giuseppe Laquatra (Volontario presso la C.C. di Pordenone); Giancarlo Lehner (Deputato del Pdl); Salvatore Di Maio (Ergastolano detenuto a Rebibbia)

 

 

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