Salviamo la Gozzini: 4 luglio 2008

 

Continua la raccolta di firme per "salvare la Gozzini"

 

www.volontariatoggi.info, 4 luglio 2008

 

Si continua a parlare della legge Gozzini e del disegno di legge "Berselli" (n. 623), che per la redazione di Ristretti Orizzonti "rappresenta un pericolo gravissimo per il reinserimento dei detenuti, per il governo delle carceri e, infine, per la sicurezza di tutta la società". E così la campagna lanciata da Ristretti e dall’associazione "Granello di Senape Padova" continua.

Sono già molte centinaia le persone che hanno sottoscritto l’appello. Senza considerare chi ha firmato per un gruppo, una cooperativa o un’associazione. Come ad esempio, tra le cooperative: "AltraCittà" di Padova, "Edera" di Roma, "Giso Onlus" di Roma. E poi ancora la Comunità Speranza, le associazioni "Per Ricominciare" di Treviso e "Avvocato di Strada"; la Fp Cgil Nazionale, Comparto Dirigenti Penitenziari; il Coordinamento Nazionale Penitenziario Fp Cgil Ministeri; la Conferenza Volontariato Giustizia della Regione Umbria. E ancora: Coordinamento Nazionale Giustizia Minorile Fp Cgil, cooperativa "Dionisio" di Roma, assistenti sociali Uepe de L’Aquila, i funzionari della sezione VI "Detenzione Femminile" della Direzione Generale Detenuti e Trattamento del Dap, la redazione de "L’Eco di Gorizia", le detenute e i detenuti del "Progetto Ekotonos" e molti altri. Per chi desiderasse amplificare il messaggio dell’appello, ora c’è anche un banner che ognuno può inserire nel suo sito.

Interventi

 

Clare Holme (Presidente della Cooperativa Sociale Biotec)

 

Lettera a Filippo Berselli, primo firmatario della Legge "ammazza-Gozzini". "Onorevole, sicura di trovarla aperto ad un dialogo con gli operatori del sociale ed in particolare con chi prima a titolo volontario e poi tramite un ruolo dirigenziale si é trovato a confrontare vari malesseri spesso strettamente connessi con situazioni di profondo disagio, mi permetto di scriverle in merito alla proposta di legge di cui lei è primo firmatario.

Pur rivolgendomi a lei a titolo personale credo di riportare un sentito di molti quando affermo che quello che manca in Italia in questo momento é la convinzione, prima sul piano umano e poi su quello politico, che vera giustizia sia fatta non quando si obbliga qualcuno a sottostare ad una pena, ma quando si arriva, come società civile, ad accompagnare chi ha sbagliato prima verso una comprensione della fallacia del proprio agire e poi alla costruzione di modalità diverse di azione.

Non occorre che sia io a ricordarle che oggi nelle carceri italiane vengono detenute persone che commettono reati per motivi molto diversi tra loro e che troppo spesso non si riesce a fornire adeguati programmi di riabilitazione e reintegrazione, cura laddove sia necessaria (sia sul piano mentale che quello fisico) o idoneo supporto nel realizzare quei cambiamenti che sono necessari perché una persona possa tornare ad essere (o per la prima volta diventare) un onesto cittadino.

Se urge certezza delle pene é altrettanto urgente prevedere interventi educativi e valorizzanti della persona, occasioni di formazione e confronto con quel "fuori" che il carcere oggi non aiuta a conoscere ed affrontare e con cui sembra non riuscire a creare un vero dialogo nonostante gli sforzi di moltissimi operatori, associazioni ed enti, che si impegnano, ciascuno a suo titolo perché questo accada. Sappiamo che l’opinione pubblica vira come una bandiera al vento a favore o contro leggi ed azioni a seconda del clima del momento; ovvero che si discuta di sicurezza o della triste condizione di chi non é riuscito a fare un lineare percorso positivo ma ha invece sbagliato e commesso gesti estremi.

Le case circondariali italiane però non possono diventare gli "armadi" in cui si nasconde tutti gli "scheletri" di una nazione spesso apparentemente incapace di confrontarsi con la cronaca e i fatti in essa occorsi. Anche perché i detenuti sono vivi come lo sono i loro cari che spesso non hanno colpa alcuna. Inoltre, l’Italia, come nazione democratica e portatrice di valori cristiani ed universali, non può non tendere anche verso il vero recupero di tutti coloro che per ora troppo spesso vivono la detenzione come una interminabile parentesi all’interno della propria esistenza e non come momento di profonda riflessione e crescita.

Consapevole delle infinite difficoltà di gestione del problema e delle imponenti dimensioni dell’attuale allarme sociale in tema di sicurezza, nonché delle difficoltà connesse con la mia richiesta di riesaminare la proposta, le invio i miei più cordiali saluti ringraziandola per l’attenzione e nella speranza che la mia missiva la spinga ad approfondire le sue conoscenze del settore fino ad attuare una riflessione simile a quella che quotidianamente opera chi si trova ad osservare il triste risultato dell’applicazione di norme e leggi che non tengono spesso conto dell’individuo che é sempre un soggetto in trasformazione e a volte riesce a compiere dinamici mutamenti".

 

Giuliana Bertola Maero (Gruppo Volontari Penitenziari carcere di Ivrea)

 

A nome mio e del Gruppo Volontari Penitenziari di Ivrea, voglio farvi giungere l’adesione alla campagna per salvare la legge Gozzini. Siamo sempre più impressionati dalla demagogia, dal qualunquismo, e dall’allarmismo che caratterizzano i discorsi sulla "sicurezza" in questi nostri tristi tempi; anche perché consapevoli che tutto è mosso ad arte per nascondere i reali problemi dell’Italia e per coprire gli interessi personali di chi ci governa. La Gozzini è una delle buone leggi che ancora ci sono in linea con il dettato della Costituzione, e pensare di modificarla restringendone la portata significa non sapere (o non volere) che è utile, necessaria e umana.

 

Valentina Varagnolo (Vice Sovr.te di Polizia Penitenziaria Prap Bologna)

 

Dopo anni di attività lavorativa in carcere, sia in sezione che nell’area educativa, posso dire che la legge Gozzini di per sé ha prodotto solo miglioramenti e benefici sia per le persone detenute, a cui ha veramente ridato speranza e stimoli al miglioramento, che, in complesso, per tutta la collettività (abbattimento della recidiva, ecc.). Quindi, aderisco volentieri all’appello per salvare la legge Gozzini, suggerendo (come sicuramente molti altri hanno fatto) che forse il vero problema non è la norma in sé per sé, bensì la sua mala applicazione.

Colgo l’occasione per riformulare i miei complimenti a tutta la Redazione per il Vostro lavoro, il cui valore si commenta da solo.

 

Le adesioni pervenute oggi

 

Giuliana Bertola Maero (Gruppo Volontari Penitenziari carcere di Ivrea); Valentina Varagnolo (Vice Sovr.te di Polizia Penitenziaria Prap Bologna); Antonio Sammartino (Operatore Sociale della "In Cammino" Società Cooperativa Sociale di Pistoia); Chiara Bazzanella (Associazione "La Fraternità" di Verona); Eleonora Santorsa (Associazione di volontariato per il carcere di Pisa "Controluce"); Massimo Barbadoro (Assessore Provincia di Alessandria e Presidente del Gruppo Operativo Locale - GOL); Nazzareno Mancusi (Direttore dell’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna di Foggia); Riccardo Amorese, Ass. Soc.; Angela La Riccia, Ass. Soc. e Vita Olive (R.S.U. dell’Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Foggia); Maria Arnao, Fiorella D’Ecclesia, Rosa Di Leo, Giuseppe Di Leo, Maria Pia Maggio, Liliana Morlino, Maria Pacca, Antonella Pignatiello, Vincenza Rainone, Anna Maria Terlizzi, Annamaria Vurchio (Assistenti Sociali dell’Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Foggia); Antonio D’Urso, Mariangela Tirro (operatori dell’Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Foggia); Michele Giardiello (Sovrintendente Capo Polizia Penitenziaria); Silvia Botta (Assistente Sociale Uepe Vercelli e Biella); Gianluca Testa (www.volontariatoggi.info); Vincenzo Di Mauro (Avp e Presidente Associazione Santa Croce); Carla Forcolin (Presidente Associazione "La gabbianella e altri animali"; Delia Murer (Deputato del Partito Democratico).

 

 

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