Salviamo la Gozzini: 1 luglio 2008

 

Bilancio dell’incontro "Legge Gozzini: il carcere aperto alla speranza"

 

Legge Gozzini: il carcere aperto alla speranza

Lunedì, 30 giugno. Sala B. Buozzi - Camera del Lavoro di Milano

Corso di Porta Vittoria 43 - Milano

 

Ieri sera a Milano circa 120 persone si sono riunite per riflettere sulla situazione del carcere e sulla legge Gozzini; ma anche sugli scenari futuri in vista di provvedimenti legislativi (decreto sicurezza, immigrazione, rom, droghe etc.) che toccano sia direttamente che indirettamente la situazione carceraria, della giustizia e i diritti di chi si troverà a scontare una pena, ma anche la possibilità di inclusione e vivibilità sociale per tutte quelle le persone che si trovano in difficoltà di vita.

Tutti gli oratori presenti (Fulvia Colombini, Francesco Maisto, Luigi Pagano, Luca Massari, Don Gino Rigoldi, Giuliano Pisapia, Ornella Favero, Giorgio Bertazzini, Barbara Campagna, Licia Roselli) hanno offerto il loro contributo a partire dalla loro esperienza.

Al termine i convenuti si sono dati appuntamento per l’autunno per non disperdere il patrimonio comune e la voglia di riprendersi spazi di riflessione ma anche di salvaguardia e mobilitazione nei confronti dei diritti di chi si trova in condizione di esclusione e svantaggio sociale.

Si è concluso un ciclo di tre incontri in Camera del Lavoro di Milano sui diritti: il primo sui diritti degli immigrati, il secondo sui diritti delle donne e infine sui diritti dei detenuti.

Per noi che ci occupiamo di carcere ci siamo ritrovati in un luogo simbolico, infatti è proprio qui in Camera del Lavoro che nel 1997 si è costruita la proposta di Legge Smuraglia e quindi ci auguriamo che da qui riparta un movimento di sensibilizzazione nei confronti dei diritti dei detenuti e in generale delle persone in condizione di svantaggio sociale.

Come operatori che da anni lavorano nel settore penitenziario e con l’esecuzione penale esterna non possiamo non esprimere preoccupazione per ipotesi di modifiche legislative che vanno a cancellare l’ordinamento penitenziario vigente, di grande civiltà giuridica, che ha disegnato in 30 anni un percorso virtuoso di leggi che si andavano ad innestare sull’ordinamento vigente.

La normativa attuale, che ha consentito a molti condannati di seguire un percorso di responsabilizzazione e di accompagnamento verso il reinserimento sociale, ha permesso di ridare speranza a chi ha sbagliato, ma anche di creare presupposti utili a prevenire la ricaduta nel reato e quindi a creare sicurezza sociale.

Auspichiamo che si valutino attentamente i dati resi del Dap sull’andamento delle misure alternative, dove si riscontra che un’amplissima percentuale di misure si concludono con esito positivo, ma anche l’effettiva riduzione della recidiva. Purtroppo sulla stampa vengono alla cronaca solo gli episodi negativi ma mai gli esiti positivi delle misure alternative, insomma si sa "le buone notizie non fanno notizia".

Si invoca la certezza della pena come semplicemente certezza del carcere, togliendo alla pena ogni funzione rieducativa. D’altra parte bisogna sempre ricordare che l’accesso alle misure alternative non è automatico, ma viene disposto dalla Magistratura di Sorveglianza dopo un’attenta valutazione di ogni singolo caso. Intendiamo in futuro valutare con attenzione gli effetti della Gozzini (o per lo meno quanto ne rimane dello spirito originario), farla applicare e semmai migliorarla.

"Salvate la legge Gozzini": l’appello di Ristretti Orizzonti

 

Redattore Sociale, 30 giugno 2008

 

I volontari in carcere raccolgono l’invito dell’associazione, nata all’interno del Due Palazzi di Padova, a salvare la legge "minacciata" di modifica da un disegno di legge al Senato. "Rischiamo un balzo indietro di 30 anni".

"Rischiamo un balzo indietro di 30 anni sulla normativa che riguarda il carcere. Di vedere vanificato il lavoro fatto in questi anni da associazioni di volontariato, servizi sociali e nelle stesse strutture di detenzione". L’associazione Ristretti Orizzonti di Padova ha lanciato l’appello per salvare la legge Gozzini. che prevede misure per la rieducazione dei detenuti come la semilibertà e l’affidamento ai servizi sociali. La norma, dice l’Associazione, è minacciata dalle modifiche all’Ordinamento carcerario proposte da un disegno di legge depositato dal Pdl in Senato lo scorso maggio. Questa sera la campagna "Salva Gozzini" fa tappa a Milano, in un incontro alla Camera del Lavoro di Milano organizzato dalla Conferenza regionale volontariato giustizia della Lombardia.

"Il disegno di legge 623, presentato dal Presidente della Commissione Giustizia del Senato a Filippo Berselli, mira a ridimensionare se non a eliminare alcuni benefici concessi ai detenuti - spiega Francesco Morelli del Centro-Studi di Ristretti Orizzonti -. Viene eliminato, ad esempio, lo sconto di pena concesso per buona condotta. Non solo: il ddl contiene altre misure restrittive come l’abolizione della semilibertà per chi è all’ergastolo e l’abbassamento da tre a uno degli anni di condanna con i quali si può essere ammessi all’affidamento in prova ai servizi sociali. "E queste, oltre ad essere in contrasto con l’articolo 27 della Costituzione che dice che le pene devono tendere alla rieducazione del condannato, avrebbero delle gravi conseguenze sul fronte del recupero dei detenuti. Basta pensare che solo il tasso di recidività, fra chi è stato ammesso all’affidamento al servizio sociale, è dello 0,28%. Tutto questo diventerebbe più difficile".

Il rischio, aggiunge Licia Roselli di Agesol (che staserà aprirà gli interventi), è di tornare indietro a prima della riforma dell’ordinamento carcerario (la legge 354/75, su cui poggia la legge Gozzini del 1986 a cui il Ddl propone delle modifiche): "Nel 1975 c’erano carceri sovraffollate, in cui scoppiavano spesso le rivolte. Con la riforma e legge Gozzini si è introdotta un’umanizzazione della pena, e la speranza per chi sta in carcere. La stessa che adesso rischia di scomparire: se l’intento era quello di accrescere la sicurezza stiamo andando nella direzione sbagliata". Al dibattito di stasera interverranno anche il magistrato Francesco Maisto, il provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria Luigi Pagano, Valerio Onida, presidente emerito della Corte costituzionale, l’avvocato Giuliano Pisapia e don Gino Rigoldi, cappellano del carcere minorile "Beccaria".

Don Virgilio Balducchi: "Investire in interventi sociali"

 

Redattore Sociale, 30 giugno 2008

 

Il delegato dei cappellani delle carceri lombarde risponde all’appello per "salvare" la legge Gozzini.: "È uno strumento nato proprio per fare in modo che il maggior numero persone si stacchi dall’illegalità".

"Dare ascolto alla gente che chiede sicurezza è una cosa giusta. Ma la Gozzini è uno strumento nato proprio per fare in modo che il maggior numero persone si stacchi dall’illegalità". Così don Virgilio Balducchi, delegato dei cappellani delle carceri lombarde, commenta le modifiche al regime carcerario proposte nel Ddl Berselli-Balboni, di cui stasera si discuterà in un dibattito alla Camera del lavoro di Milano. "Più di interventi che aggiungano o tolgano anni di pena -continua il cappellano- sarebbero necessari interventi sociali a sostegno di chi è a rischio di delinquenza, nuove norme che allarghino la mediazione penale tra autore e vittima del reato".

Il cappellano cita i dati sulla recidività fra detenuti ammessi ai benefici della Gozzini e fra quelli che non hanno potuto beneficiarne:"Le statistiche del ministero dicono che i detenuti ammessi alle pene alternative o alla semilibertà sono recidivi solo nel 30% di casi, mentre chi esce dal carcere solo a fine pena torna a commettere reati nel 70 per cento dei casi".

La conclusione, secondo don Virgilio Balducchi, è evidente: "Bisogna cambiare qualcosa nell’amministrazione penale. Tenuto conto che si trova in carcere soffre spesso di malattie mentali, difficoltà sociali o legami con la tossicodipendenza, bisogna investire di più in interventi sociali di recupero e non abbandonare le vittime e i loro familiari delle vittime, i primi che se lasciti a se stessi, è naturale che chiedano pene più severe. O si fa così, oppure i risultati sul fronte sicurezza non li avremo mai".

Carcere: non spegniamo la speranza

 

www.giovanipace.org, 30 giugno 2008

 

Il Presidente della Commissione Giustizia del Senato, Filippo Berselli, ha presentato un disegno di legge che ridimensiona sensibilmente i benefici e gli sconti di pena per i detenuti previsti dalla Legge Gozzini.

Molti hanno detto che per conoscere le fondamenta e i caratteri di una democrazia, occorre indagare anzitutto il sistema penitenziario come la misura più indicativa della civiltà di un popolo. Da detenuto ho avuto la fortuna di conoscere un grande uomo e un grande cardinale, che mi ha mostrato in pochi minuti come la sola ritorsione non solo è contraddetta dall’etica evangelica, ma non porta i risultati desiderati.

Da qualche tempo sul carcere italiano è calato un silenzio refrattario all’impegno dell’ascolto, una indifferenza che genera un trascinamento lontano dal dolore e dalla sofferenza, come se dialogare sulla umanizzazione della pena fosse diventato un atto di lassismo politico e istituzionale. Eppure il carcere è luogo deputato alla elaborazione della pena, della colpa, dove l’uomo della pena nel tempo non sarà più l’uomo della condanna; ma quale uomo potrà diventare in una condizione di perenne disagio, costretto fino alle ginocchia nel proprio malessere, e in quello dell’altro?

Un tempo il dentro e il fuori interagivano, riuscendo a edificare ponti di socializzazione, attraverso una capacità di coinvolgimento-partecipativo da parte del personale penitenziario, con impegno da parte di quel volontariato solidale perché costruttivo, basato sulla fatica dialogica e comportamentale, e con una interazione proficua e necessaria con la società tutta.

Perfino a chi disconosce la funzione del carcere e l’utilità della pena, non può sfuggire il valore educativo del lavoro, che la stessa Costituzione pone a fondamento del nostro Stato repubblicano: senza occasioni di lavoro, senza l’acquisizione di strumenti formativi professionali, il carcere come istituzione non può raggiungere gli obiettivi che gli sono richiesti, gli scopi per cui esiste nella sua utilità sociale.

In questa inquietante insicurezza, che spinge a richiedere maggiori tutele e garanzie per le vittime e i cittadini onesti, forse è proprio questo il momento di ripensare, ma non all’abolizione della Riforma Penitenziaria, non a rendere nuovamente invisibili uomini che hanno saputo ravvedersi e tornare ad essere parte viva del consorzio sociale.

È necessario ripensare un carcere dove esistano veramente tempi e modi di ristrutturazione educativa, rifacendo per davvero i conti con la metà della popolazione detenuta non italiana, con un buon altro quarto di tossicodipendenti, mentre la rimanenza è quella criminalità che ben conosciamo.

Altro che ammazzare la speranza annullando la legge Gozzini, è urgente trasformare l’ozio e un tempo pericolosamente bloccato in occasioni di lavoro e abitudine alla fatica progettuale, affinché il rispetto per la dignità personale divenga qualcosa da guadagnarsi durante l’arco della condanna, proprio perché quella speranza di essere uomini migliori dipenderà dal lavoro che ognuno di noi sarà disponibile a fare con se stesso.

 

Vincenzo Andraous

Il Coordinamento Nazionale dei Magistrati di Sorveglianza

 

Il CONAMS - Coordinamento Nazionale dei Magistrati di Sorveglianza, riunito in Firenze nei giorni 20 e 21 giugno 2008, preso atto delle proposte che intendono modificare il sistema della pena detentiva, ritiene doveroso offrire ai responsabili delle scelte di politica legislativa il contributo dell’esperienza di chi svolge attività giudiziaria a continuo contatto con il mondo del carcere e della pena.

Qualunque riforma della pena deve contribuire a realizzare la finalità costituzionale consistente nella rieducazione. Sono coerenti rispetto a tale finalità margini ragionevoli di flessibilità della pena inflitta, che non può rimanere rigidamente immutabile senza tenere conto delle trasformazioni del condannato, la progressività del trattamento penitenziario ed il divieto, più volte affermato dalla Corte Costituzionale, della regressione incolpevole rispetto al percorso già svolto.

In questo quadro, la liberazione anticipata è istituto che, pur presentando profili critici specie nella sua estensione alle misure esterne al carcere (affidamento al servizio sociale e detenzione domiciliare), favorisce l’acquisizione dell’abitudine alla responsabilità da parte dei detenuti, oltre a diffondere nel carcere condizioni di vivibilità senza il ricorso sistematico all’uso della forza e alle sanzioni disciplinari. Occorre, pertanto, valutare con attenzione la proposta di completa abrogazione di tale misura.

Circa gli altri benefici penitenziari, dei quali si propongono forti restrizioni, è dimostrato che le misure alternative al carcere sono concesse in linea di massima senza eccessi di larghezza e che esse hanno buon esito in altissima percentuale, con ricadute favorevoli sul tasso di recidiva dei condannati.

L’impegno riformatore piuttosto che alla drastica riduzione di tali misure deve essere rivolto a fornire più forti strumenti di accertamento, maggiori risorse e migliori criteri di elaborazione all’Amministrazione Penitenziaria e a tutti gli Operatori, la cui attività concorre ad adottare le difficili decisioni della Giurisdizione di sorveglianza.

La sicurezza non è soltanto una domanda che proviene dalle persone e dalla società, ma è espressione di un bisogno fondamentale, avvertito e profondamente condiviso da chi opera nella trincea del carcere.

Sappiamo però, e vogliamo testimoniare, che il modo migliore di realizzare la sicurezza passa attraverso un sistema penale improntato alla giustizia in ogni suo momento: nel processo, nella esecuzione della pena, nell’attività di recupero del colpevole.

Le detenute e i detenuti del Progetto Ekotonos di Milano

 

Le detenute e i detenuti del Progetto Ekotonos di San Vittore aderiscono all’appello "Salviamo la Gozzini": oggi che la Gozzini rischia lo svuotamento in un quadro politico e culturale sempre più segnato da tolleranza zero e certezza del pena, uniscono la loro voce a quella di quanti trovano profondamente sbagliato e irrazionale far fare al nostro sistema penitenziario un salto all’indietro di oltre 20 anni.

Da anni, con gli operatori volontari del progetto, raccogliamo a San Vittore bisogni, preoccupazioni, angosce. Parlando con i detenuti/e raccogliamo tante espressioni di consapevolezza per i reati consumati, tante riflessioni responsabili sul prezzo che altri (vittime dirette ed indirette) hanno pagato e continuano a pagare, compreso il prezzo bruciante delle famiglie e soprattutto dei figli. Raccogliamo la voglia di correggere traiettorie di vita complicate e a volte deragliate, voglia di tentare nuovi inizi. È innanzitutto la speranza che alimenta questa voglia. E la speranza in carcere sopravvive anche ai dispositivi di buone leggi come la Gozzini.

Rita Andrenacci, dirigente di Esecuzione Penale Esterna

 

Aderisco all’appello "Salviamo la Gozzini" poiché penso che il carcere, in tanto in quanto istituzione totale, non offre maggiori garanzie di sicurezza sociale, infatti la sicurezza sociale non coincide con la restrizione del reo.

Il rischio della recidiva può essere contenuto solo se la dimensione afflittiva della pena viene agita congiuntamente ad una specifica azione rieducativa, come previsto dall’ordinamento penitenziario e dalla Costituzione Italiana. Infatti i dati sul fenomeno della recidiva nei casi di affidamento in prova al servizio sociale è pari al 19%, mentre nei casi di detenzione è pari a circa al 70% (ricerca Dap 2006). L’obiettivo della sicurezza può realizzarsi anche attraverso un’azione "rieducativa" oltre il muro di cinta del carcere e occorre concentrare le risorse per promuovere l’inclusione sociale.

Adesioni dell’1 luglio 2008

 

Rita Andrenacci, dirigente di Esecuzione Penale Esterna; le detenute e i detenuti del Progetto Ekotonos; Lorena Orazi (Casa Reclusione Padova); Francesca D’Elia (Associazione Antigone); Marco Ferrando (Portavoce Nazionale del Partito Comunista dei Lavoratori); Ernesto Messere (Segretario Generale Fp Cgil Lecco); Christian De Angelis (fratello di Lino, detenuto a Melfi in A.S.); Francesco Dagnello (Psicologo); Maria Luisa Rapanà; Ruggero Ruggeri, di Mantova; Adriana Belotti (Psicologa); Giampaolo Pellegrini, di S. Donato in Poggio (FI); Marco Rigamo (Conduttore di Liberitutti - Radio Sherwood); Lucia Berardi (Regione Emilia Romagna).

 

 

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