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Notiziario quotidiano dal carcere
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Edizione di lunedì 16 giugno 2025
di Francesco Merlo
La Repubblica, 16 giugno 2025 Si può mandare in galera - e non ai domiciliari - un uomo di 94 anni, condannato non per un delitto di sangue ma per la bancarotta di una casa editrice? Si può. Ma per fortuna siamo in Italia e l’ingranaggio giudiziario si tinge sempre di commedia. “In galera ti mando” prometteva Totò in una famosissima scena che, meglio del Processo di Kafka, spiega l’ingranaggio giudiziario italiano, che - come vedremo - si tinge, comunque e sempre, di commedia. Domanda: si può nell’Italia della “brava gente” mandare in galera, e non ai domiciliari, un uomo di 94 anni, Renato Cacciapuoti, condannato a 4 anni e 8 mesi non per un delitto di sangue, ma per la bancarotta, 15 anni prima, della casa editrice “Olimpia”, specializzata in caccia e pesca?
di Antonella Barone
gnewsonline.it, 16 giugno 2025 Incontri con i protagonisti, donne e uomini che hanno creato lavoro e formazione per i detenuti, promosso la cultura come esercizio di libertà, sfidato ostacoli burocratici, combattuto pregiudizi e stereotipi. Tra passato e presente, attraverso queste figure, è possibile riscrivere la storia del mondo penitenziario dalla Riforma Gozzini a oggi. Anna Protopapa: artista e volontaria “free lance” - Operatrice sanitaria, fin da giovanissima attiva nel sociale, Anna Protopapa è entrata nel carcere di Reggio Emilia da ‘indipendente’, senza cioè far parte di un’associazione di volontariato, nel 2020 durante il primo lockdown. In piena emergenza sanitaria da Covid 19 ha messo a disposizione della comunità carceraria una spiccata attitudine alla manualità e una notevole capacità organizzativa per realizzare dispositivi di protezione individuale.
di Micol Ferrari
Il Tempo, 16 giugno 2025 In “Sprigiona il valore!” un sistema carcerario che valorizza il lavoro nei penitenziari. “Sprigiona il valore. Made in Carcere e la rivoluzione del Benessere Interno Lordo” è un libro che ho curato con Luciana Delle Donne (edito da Franco Angeli), nella difficile sfida di invitare a ripensare il carcere non solo come luogo di detenzione, ma come spazio di rinascita umana e sociale. E pure una sfida imprenditoriale. Nato dall’esperienza concreta di Made in Carcere, realtà che da anni promuove il reinserimento sociale attraverso il lavoro artigianale nelle carceri femminili italiane, racconto un modello di economia circolare e rigenerativa che offre dignità e nuove opportunità a chi si trova in situazioni di privazione della libertà.
GIUSTIZIA
di Irene Famà
La Stampa, 16 giugno 2025 I nuovi reati - dall’omicidio nautico al cyberbullismo - e le aggravanti introdotti dal Governo Meloni produrranno un enorme aumento dei periodi di reclusione. Dai rave party al decreto sicurezza, il governo Meloni sembra avere due filoni chiave: introdurre nuove norme e inasprire le pene. Secondo i calcoli di autorevoli penalisti, che prendono a riferimento i reati più importanti, le modifiche introdotte prevedono, in più rispetto alla legislazione precedente, da un minimo di quaranta ad almeno duecento anni di reclusione. Per gli algoritmi dell’intelligenza artificiale, che prendono in considerazione anche il rafforzamento della cybersicurezza e l’omicidio nautico, si superano i quattrocento anni di carcere.
di Accursio Gallo*
Il Messaggero, 16 giugno 2025 Dai casi Cogne e Avetrana, fino a Garlasco, Perugia, dal caso di Yara, passando per le ultime cronache di femminicidio, ogni tragedia reale si trasforma in una saga da palinsesto. Le trasmissioni si moltiplicano, le dirette web si rincorrono, i talk-show sostituiscono le aule di giustizia. Il dolore si consuma in prima serata, la verità viene piegata allo share. E così le trasmissioni dedicate a casi giudiziari, prima destinate esclusivamente ad alcune trasmissioni “specializzate”, stanno sconfinando in gran parte dei programmi di approfondimento televisivo.
di Pierfrancesco De Robertis
today.it, 16 giugno 2025 Nei giorni scorsi sono state riaperte a Bologna le indagini sulla “Uno Bianca”, la banda di rapinatori e assassini che misero a ferro e fuoco l’Emilia a inizio degli anni Novanta. Oltre trenta anni fa, e nel frattempo coloro che sono stati condannati hanno quasi del tutto scontato le pene che erano state loro inflitte. Nei giorni scorsi la procura di Palermo ha rimesso mano al fascicolo sull’assassinio di Piersanti Mattarella. Due settimane fa in Portogallo si è tornati a parlare della scomparsa di Madeleine McCann, la bambina inglese di sette anni sparita e mai più ritrovata. Nuove ricerche da tecniche non disponibili all’epoca.
di Francesco Palmieri
Il Foglio, 16 giugno 2025 Snaturamenti e abusi ci sono, ma meglio una sicurezza superflua di un improvvido ottimismo. Il disagio e l’irrinunciabile aura di gloria, le fughe in incognito e le sirene spiegate. Così vivono i minacciati illustri. Don Blasco, che aveva visto “i bei tempi” di casa Uzeda di Francalanza, si ricordava ancora di quando suo padre, il principe Giacomo XIII, poteva contare ben “venti cavalli in istalla”. Si valutava così, dallo sfoggio di carrozze e destrieri, l’importanza di una famiglia nella Sicilia crepuscolare raccontata ne “I Viceré” da Federico De Roberto. Forse ancora così si soppesa, centotrentun anni dopo l’uscita del romanzo, la rilevanza pubblica di un personaggio: basta sostituire alle carrozze le auto blindate e ai destrieri gli uomini di scorta.
Il Roma, 16 giugno 2025 Il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Napoli: “Evitare il rischio che si sostituisca all’uomo”. Intelligenza artificiale, crollo delle “vocazioni” e un futuro, quello della professione forense, che oggi più che mai appare sotto minaccia. “L’approccio dell’avvocatura deve essere positivo e costruttivo. Per questo motivo è necessaria la nostra partecipazione attiva alla determinazione delle nuove regole”.
di Daniele Pisano
italiachecambia.org, 16 giugno 2025 Un approfondimento sulle colonie penali, sistema ad oggi poco valorizzato ma che può essere rivisto in funzione (anche) di una maggiore garanzia di diritti delle persone detenute. In Sardegna esistono tre penitenziari in cui le persone detenute vivono sotto un regime diverso, lavorando all’aperto e rientrando in cella solo la sera. Non si tratta delle più conosciute carceri di Uta, Bancali o Badu e Carros, ma delle colonie penali agricole di Is Arenas, Isili e Mamone. In un articolo pubblicato qualche settimana fa parlavamo del sistema penitenziario italiano come di una scatola nera, difficile da capire e da raccontare: le colonie penali sono ben nascoste all’interno di quella scatola nera, tanto da diventare, per molti versi, un vero e proprio buco nero istituzionale.
di Gianni Vigoroso
ottopagine.it, 16 giugno 2025 Un convegno in consiglio regionale per iniziativa dei garanti territoriali. Oggi 16 giugno 2025 alle ore 16.00 nella sala Giancarlo Siani del consiglio regionale della Campania, centro direzionale di Napoli, Isola F13, si svolgerà un convegno organizzato dal garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della regione Campania, Samuele Ciambriello. Una riflessione sulle principali problematiche della realtà penitenziaria: i suicidi in carcere, il sovraffollamento, la situazione di quanti devono scontare meno di un anno di carcere senza avere reati ostativi, sulla necessità di dar luogo a provvedimenti deflattivi.
di Christian Donelli
parmatoday.it, 16 giugno 2025 Si terrà nella mattinata di oggi, 16 giugno, l’autopsia sul corpo di Adam Compaore, il 34enne morto nella giornata di giovedì 12 giugno all’Ospedale Maggiore di Parma. È finito qui, direttamente nel reparto di Rianimazione, dal carcere di via Burla di Parma. Dopo un breve ricovero in terapia intensiva è deceduto. È l’ennesima morte nel penitenziario di Parma. Nel corso del 2024 ci sono stati quattro suicidi. Ma in questo caso l’ipotesi del suicidio è stata esclusa da subito. Adam sarebbe morto per le conseguenze di una caduta, dovuta ad un malore.
di Giulio Rocco
quotidianomolise.com, 16 giugno 2025 Il 52enne campano sarebbe morto suicida lo scorso 12 giugno: i familiari pretendono verità e annunciano l’autopsia. Presentata anche una denuncia ai carabinieri. La morte di Stefano Papa, detenuto 52enne originario della Campania, avvenuta nei giorni scorsi nel carcere di Campobasso, ha sollevato numerosi interrogativi da parte della sua famiglia. Secondo quanto comunicato da un sindacato di Polizia Penitenziaria, l’uomo si sarebbe tolto la vita lo scorso 12 giugno. Tuttavia, i familiari - i figli Ciro, Maria e Salvatore - chiedono chiarezza sulla dinamica dei fatti e vogliono accertare con precisione le cause del decesso.
di Francesco Li Noce
genovatoday.it, 16 giugno 2025 Dal sovraffollamento al degrado, il report di una visita al carcere di Genova Marassi racconta un sistema in sofferenza. Detenuti psichiatrici isolati, persone malate abbandonate a sé stesse, strutture fatiscenti e servizi sanitari ridotti al minimo. Un viaggio dentro luoghi dove la pena si trasforma in marginalità. Celle sovraffollate, muri pieni di muffa, detenuti malati senza assistenza adeguata e tempi di attesa fino a 50 minuti per ricevere i soccorsi in caso di emergenza.
Ristetti Orizzonti, 16 giugno 2025 Domani a Firenze la presentazione della rivista Jacobin Italia. Martedì 17 giugno alle ore 18, presso la sede de la Società della Ragione nell’Area San Salvi (Padiglione 35) a Firenze, si terrà la presentazione del numero della rivista Jacobin Italia intitolato “Regime di massima sicurezza”, dedicato al carcere e all’ossessione securitaria che permea sempre più le politiche italiane. L’evento, organizzato da La Società della Ragione, vedrà gli interventi di Vincenzo Scalia, professore associato di Sociologia della Devianza all’Università di Firenze, Katia Poneti, filosofa del diritto che lavora presso l’Ufficio del Garante dei Detenuti della Regione Toscana, e Jasmine Raffaelli del Collettivo Rosso Malpolo.
di Alessio Nannini
romasette.it, 16 giugno 2025 Presentato il libro “Prima Morte”, frutto dei laboratori portati nelle carceri da Asia Vaudo e Allegra Franciosi, di Free from chains. La testimonianza di Maurice Bignami, ex Prima Linea. Nel pomeriggio di sabato 14 giugno si è svolta nella basilica di Santa Maria Ausiliatrice la presentazione di Prima Morte, un libro che raccoglie l’esperienza di Asia Vaudo e Allegra Franciosi, giovani poetesse e docenti di Free from chains, progetto ideato per portare nelle carceri i laboratori di composizione creativa. Il volume raccoglie le parole dei detenuti degli istituti penitenziari di Rebibbia, Regina Coeli, Poggioreale. Ci sono parti in prosa, scritte da Asia e Allegra, e altre in versi, opera di chi sta scontando la propria condanna.
AFFARI SOCIALI
di Emilio Minervini
Il Dubbio, 16 giugno 2025 Le piattaforme social, in genere accostate all’immagine dell’agorà ateniese, sono nell’opinione di chi scrive, più simili ai feudi medievali, anche se con qualche distinguo, e i loro utenti più vicini ai mezzadri, che ai cittadini di una polis. In primo luogo l’agorà è la piazza, un luogo pubblico, in cui vengono prese decisioni per la collettività e la pubblica autorità esercita la sua giurisdizione. I feudi invece appartengono al sovrano, che concede al feudatario, al signorotto, di amministrarli, a patto che quest’ultimo gli versi gli utili derivanti dalle attività del feudo e gli giuri fedeltà. Il feudatario a sua volta da in concessione parti del territorio datogli dal sovrano ai mezzadri, perché lo coltivino e gli rendano la metà degli utili derivanti dall’attività agricola (a grandi linee).
di Daniele Zaccaria
Il Dubbio, 16 giugno 2025 Ormai esiste un modello ricorrente con piattaforme opache, algoritmi manipolabili e attori esterni capaci di influenzare milioni di persone. Quando nel giugno 2016 il Regno Unito votò per uscire dall’Unione europea nessuno aveva previsto la vittoria dei leave. Istituti di sondaggi e media tradizionali erano infatti convinti che la Gran Bretagna non avrebbe compiuto un simile salto nel buio. Ma chi già allora navigava nei meandri dei giovani social network sapeva che nel Paese tirava tutto un altro vento.
di Mauro Calise e Fortunato Musella*
Il Dubbio, 16 giugno 2025 Sono il nuovo oro nero, ambìto da imprese e governi di tutto il mondo. Come in passato il petrolio. Tutti alla rincorsa dei dati digitali, le tracce che lasciamo in una realtà virtuale dove sino a poco tempo fa ci sembrava di “andare”, e che invece ha inghiottito le nostre vite. Basti pensare che quindici anni fa ogni persona in rete era in possesso di un solo device, nel 2010 la media sale a uno e mezzo, nel 2020 arriveremo a 7 device a testa, in un ambiente iperconnesso che segnala una assoluta novità rispetto al passato. Trascorriamo online sei ore al giorno, di cui almeno due su una piattaforma di social media.
di Gennaro Grimolizzi
Il Dubbio, 16 giugno 2025 I social network sono davvero degli spazi liberi sui quali far circolare le opinioni? Più volte molti esperti hanno rilevato che il sistema studiato da Facebook è poco trasparente. E in questa opacità è possibile bloccare temporaneamente o per sempre la pagina di qualche utente considerato “indisciplinato”. Regole poco chiare, ai più sconosciute, basate sulla cooperazione tra i filtri dell’Intelligenza artificiale e controllori umani posti a valle della catena di verifica. I controllori umani danno la precedenza agli algoritmi per setacciare le pubblicazioni e solo dopo che un contenuto è ritenuto inappropriato viene inviato un alert ad un team di moderatori per la decisione finale sulla rimozione o meno di un post e sulla permanenza o meno del titolare del profilo.
di Domenico Agasso
La Stampa, 16 giugno 2025 Il fondatore del Gruppo Abele e di Libera, don Luigi Ciotti: “La mia parrocchia è la strada. Una volta la polizia a Torino mi prese per spacciatore. Il Papa? Bene i richiami alla pace”.
di Massimo Cacciari
La Stampa, 16 giugno 2025 Mezzo di pura eliminazione dell’avversario senza più lo scopo di risoluzione delle contese. La crisi degli equilibri internazionali e delle culture politiche che hanno comunque retto l’Occidente nel corso del secondo dopoguerra si sta ormai manifestando così radicalmente da doverci indurre a considerazioni che vanno ben oltre gli avvenimenti attuali, per quanto tragici, e il giudizio sui loro protagonisti, per quanto detestabili ci appaiano. Possono le potenze statuali che oggi si confrontano raggiungere una politica di pace? Non intendo il “pacifismo” idea regolativa, che vorrebbe metter fuori legge la guerra, bensì la concreta costruzione di una rete di patti e regole, che ogni Stato può sancire nel proprio assetto istituzionale, rendendola così positiva.
di Elena Loewenthal
La Stampa, 16 giugno 2025 La guerra semina morti. Lo fa da sempre, quella è la sua vocazione da che mondo è mondo, o meglio dal tempo in cui l’umanità s’è inventata un tale strumento di distruzione. Che sia barbara o inevitabile, di sopraffazione o difesa, ogni guerra porta con sé la morte: di soldati, condottieri e soprattutto civili. Uomini, donne e bambini che la guerra non la fanno ma ci precipitano dentro in un giorno più o meno qualunque e da quel giorno per loro tutto cambia. Non c’è pezzo di umanità che, prima o poi, non sia stata anche vittima della guerra. E che in quella guerra muore - senza non di rado sapere né troppo né poco del perché di quella guerra e della propria morte. Sotto le bombe, nel fuoco che divora la propria casa, faccia a faccia con una mitragliatrice che spara all’impazzata.
di Paolo Foschini
Corriere della Sera, 16 giugno 2025 Non contro il popolo israeliano ma contro il governo di Israele: mentre i missili continuano a piovere tra Teheran e Tel Aviv almeno ottomila persone da mezza Italia si sono ritrovate a Marzabotto per marciare fino a Monte Sole, i luoghi dell’eccidio nazifascista del 1944, per chiedere di fermare la strage di Gaza. Almeno ottomila. Possono sembrare pochi paragonati agli ormai milioni sotto le bombe tra Iran e Israele, Yemen e Gaza, e domani chissà. Ma tanti invece, sotto un sole torrido, in marcia sull’asfalto per chilometri, pensando che di questi tempi perfino tra chi invoca la pace è fatica non farsi la guerra. Guerra non di bombe ma di sigle, distinguo, se-sfilano-loro-non-veniamo-noi. Non questa volta però.
di Estefano Tamburrini
Il Fatto Quotidiano, 16 giugno 2025 L’operatore umanitario veneziano è stato arrestato il 15 novembre 2024: da allora è detenuto senza accuse nel Paese sudamericano. Sono ormai sette i mesi di prigionia di Alberto Trentini, il cooperante veneziano 45enne arrestato il 15 novembre 2024 in Venezuela e trattenuto senza accuse nel carcere El Rodeo I, vicino alla capitale Caracas. Ilfattoquotidiano.it ha raccolto l’appello lanciato dalla madre di Alberto, Armanda Colusso, alla conferenza stampa dell’11 giugno alla sede dell’Ordine dei giornalisti a Roma: “Vi prego, non stancatevi di parlare di Alberto finché non me lo porteranno a casa!”, ha chiesto (video). In quell’occasione sono stati rivolti diversi appelli a Giorgia Meloni perché si esprima sul caso di Trentini: nominarlo in pubblico “gli darebbe dignità”, ha detto l’avvocata della famiglia ...
DOCUMENTI
APPUNTAMENTI
Convegno: "La funzione rieducativa della pena. Biblioteche in carcere" (Nuoro, 3 e 4 ottobre 2025)
"L'ipocrisia del carcere". Assemblea del Movimento No Prison (Rovigo, 13 e 14 novembre 2025)
PODCAST
"Dialoghi abolizionisti". Ogni settimana un nuovo intervento di riflessione sulla prospettiva del superamento del carcere. (qui l'indice degli episodi)
CONCORSI E BANDI
Associazione Artisti Dentro: premio "Pittori Dentro" (Scadenza 20 giugno 2025)