Rassegna stampa 21 febbraio

 

Giustizia: un'istigazione alla violenza che ci porta verso l’inciviltà

di Gad Lerner

 

La Repubblica, 21 febbraio 2009

 

Un governo estremista e irresponsabile introduce d’urgenza nel nostro ordinamento le ronde dei cittadini, nonostante le perplessità manifestate dalle stesse forze di polizia, accampando la più ipocrita delle motivazioni: lo facciamo per contenere la furia del popolo. Spacciano le ronde come freno alla "giustizia fai-da-te", cioè alle ormai frequenti aggressioni di malcapitati colpevoli di essere stranieri o senza fissa dimora.

Ma tale premura suona come una cinica beffa: la violenza, si sa, è stata fomentata anche dai messaggi xenofobi di sindaci e ministri. Il decreto governativo giunge come una benedizione delle camicie verdi padane e delle squadracce organizzate dalla destra romana. Propone agli italiani di militarizzarsi nell’ambito di un "Piano straordinario di controllo del territorio" fondato sul concetto di "sicurezza partecipata". I benpensanti minimizzeranno, come già hanno fatto con le "classi ponte" per i bambini stranieri, i cancelli ai campi rom, l’incoraggiamento a denunciare i pazienti ospedalieri sprovvisti di documenti regolari.

Cosa volete che sia? Norme analoghe sono in vigore altrove, si obietta. Mica vorremo passare per amici degli stupratori? Così, un passo dopo l’altro, in marcia dietro allo stendardo popolare della castrazione chimica, cresce l’assuefazione all’inciviltà. La promessa del grande repulisti darà luogo a sempre nuove misure che lo stesso Berlusconi fino a ieri dichiarava inammissibili.

Il presidente del Consiglio era dubbioso anche sulle ronde, ma si è lasciato trascinare dai leghisti per istinto: forza e marketing non sono forse le materie prime del suo potere suggestivo? Poco importa se ciò lo pone in (momentanea) rotta di collisione con il Vaticano, che denuncia "l’abdicazione dallo stato di diritto". A lui la Chiesa interessa come potere, non come Vangelo: si adeguerà. Quanto al distinguo del presidente Napolitano, gli viene naturale calpestarlo: come prevede la forzatura berlusconiana della costituzione materiale del Paese.

Il capo del governo concede che gli stupri sono in calo del 10% nella penisola. Ma più della statistica vale per lui il "grande clamore suscitato da recenti episodi". Per la verità nel novembre 2007, dopo l’omicidio con stupro della signora Reggiani a Tor di Quinto, fu posseduto dal medesimo impazzimento mediatico anche il centrosinistra, guidato all’epoca dal sindaco di Roma. Mal gliene incolse.

La destra populista invece trova nell’insicurezza il suo principale fattore di radicamento territoriale. Prospetta la riconquista dell’ambito esterno al domicilio privato, vissuto da tanti come ostile. Le parole "ronda", "squadra", "pattuglia", "perlustrazione" - un incubo negli anni della violenza politica - vengono adesso sdoganate come potere calato dall’alto per guidare il popolo. Nuove milizie, nelle quali i volontari dei partiti di governo e gli uomini dello Stato si fondono e si confondono. Come avveniva nel regime fascista.

Lunedì scorso all’Infedele una giornalista rumena ha provocato un senatore leghista: "Noi le abbiamo conosciute già, le vostre ronde. Si chiamavano "Securitate". Lungi dall’offendersi per tale paragone con le squadracce comuniste di Ceausescu, il senatore leghista le ha risposto: "All’epoca in Romania c’era molta meno delinquenza".

Ora anche il governo minimizza. Le ronde saranno disarmate (a differenza di quanto previsto nella prima versione, bocciata al Senato). Mentre la Lega esulta, gli altri cercano di ridimensionarle a contentino simbolico, poco rilevante nella gestione dell’ordine pubblico. Fatto sta che è sempre l’estremismo a prevalere. Berlusconi si era opposto pubblicamente anche al rincaro della tassa sul permesso di soggiorno. Si sa com’è finita. La Gelmini aveva dichiarato che per i bambini stranieri prevede corsi di lingua pomeridiani anziché classi separate. Ma i leghisti stanno per riscuotere le classi separate. Tutte le peggiori previsioni si stanno avverando. La prossima tappa, c’è da scommetterci, saranno le normative differenziali sull’erogazione dei servizi sociali (agli italiani sì, agli stranieri no, e pazienza se pagano anche loro le tasse); seguirà il distinguo nei sussidi di disoccupazione (c’è la crisi, non possiamo mantenere gli stranieri, e pazienza se hanno versato i contributi). Fantascienza? Ha davvero esagerato "Famiglia Cristiana" denunciando il ritorno al tempo delle leggi razziali?

Le ronde dei volontari guidate dagli ex funzionari di polizia annunciano un clima di guerra interna che non si fermerà certo agli stupratori e agli altri delinquenti. Quale che sia la volontà del presidente del Consiglio, cui la situazione sta già sfuggendo di mano.

Giustizia: sì al decreto-sicurezza; su ronde scoppia la polemica

 

La Stampa, 21 febbraio 2009

 

Via libera alle ronde di ex agenti; giudizio per direttissima per gli stupratori; stop all’applicazione dei benefici penitenziari; ergastolo in caso di omicidio e patrocinio legale gratuito per le vittime. Ma anche allungamento dei tempi di permanenza nei Cie e norme anti-stalking. Sono alcune delle misure contenute nel decreto "anti-stupri" varato oggi dal Consiglio dei ministri.

Un provvedimento, come ha spiegato il premier Silvio Berlusconi, nato per il "clamore" suscitato dai recenti casi di violenza, ma non "sull’onda dell’emotività", posto che molte delle misure da oggi vigenti erano contenute in provvedimenti già all’esame del Parlamento. Un decreto benedetto dalla maggioranza, che fa infuriare opposizione e vaticano, soprattutto per quel che riguarda le ronde, e provoca nuovi attriti tra Palazzo Chigi e Quirinale. Il governo pesca soprattutto dal ddl sicurezza, già approvato dal Senato, inserendo nel decreto nato per arginare l’emergenza stupri norme più generali, dall’introduzione delle ronde alle misure di contrasto dell’immigrazione clandestina, con il significativo allungamento dei tempi di permanenza nei Centri di identificazione ed espulsione (Cie): si passa da 60 giorni a sei mesi.

Via libera anche a un "piano straordinario" di controllo del territorio, con l’assegnazione al Viminale delle risorse oggetto di confisca (fino a 100 milioni) e l’assunzione, entro il 31 marzo 2009, di 2500 agenti di polizia. Il decreto, che prevede il patrocinio gratuito per le vittime di violenza, modifica in parte il codice penale: ergastolo per chi commette un omicidio connesso alla violenza sessuale, custodia cautelare in carcere per i delitti di prostituzione e pornografia minorile o per chi è coinvolto in operazioni di turismo sessuale. Ancora, arresto obbligatorio in flagranza per violenza sessuale, anche di gruppo, con possibilità di procedere con rito direttissimo e giudicare gli imputati in 48 ore, e limitazioni per quel che riguarda i benefici previsti dalla legge Gozzini (permessi premio o misure alternative alla detenzione) per i condannati.

Oltre che dagli articoli del ddl sicurezza, il Governo rende immediatamente operative ("anticipandole di cento giorni", secondo il guardasigilli Angelino Alfano) anche le norme del ddl anti-stalking che ha già superato il vaglio della Camera: carcere da quattro mesi a sei anni per i colpevoli di atti persecutori, aggravante se il fatto è commesso dall’ex partner o nei confronti di soggetti deboli (minori, donne in gravidanza, disabili), divieto di avvicinamento nei luoghi frequentati dalla vittima, incremento dei centri antiviolenza (anche grazie all’aumento del fondo per il dipartimento delle Pari opportunità). Ma è l’introduzione delle ronde, seppur "non armate" e composte per lo più da ex agenti (come chiesto da un emendamento di An ) che infiamma la polemica politica.

Il decreto, infatti, prevede la possibilità per i sindaci di avvalersi della collaborazione di associazioni tra cittadini non armati, previo consenso del prefetto. "Vogliamo passare dalle ronde ‘fai da tè ai volontari della sicurezza che potranno agire sulla base di norme ben precise", ha spiegato il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, smentendo le voci di una contrarietà del Quirinale: Napolitano "ha concordato sul testo, senza difficoltà, obiezioni o forzature". Parole precisate nel pomeriggio dal Colle: per quel che riguarda i contenuti del dl, "resta l’autonoma ed esclusiva responsabilità del Governo".

La maggioranza, Lega in testa, plaude all’approvazione delle nuove norme, che fanno infuriare l’opposizione: la capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro, accusa il Governo di lanciare "fumo negli occhi" agli italiani; per il presidente dell’Idv alla Camera, Massimo Donadi, "quello delle ronde è un falso problema", mentre bisognerebbe dare più risorse alle forze di polizia. Critica anche la sinistra parlamentare, così come l’Anm: si tratta di "norme emergenziali" che "non risolvono il problema", secondo il presidente Luca Palamara.

Pur non intervenendo direttamente sulle misure approvate, non rinuncia a un ammonimento il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che sceglie il giorno del Cdm per esprimere solidarietà ai lavoratori stranieri e avverte: di fronte agli ultimi casi di violenze, "dobbiamo mantenere la lucidità e la serenità per respingere l’associazione mentale tra criminalità e immigrazione". Stop alle ronde arriva anche dal Vaticano. "Le ronde dei civili sono una abdicazione da parte dello Stato", chiosa monsignor Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio per i Migranti, esperto in materia di sicurezza e immigrazione. "Non credo che questo sia il cammino per risolvere i problemi", ha proseguito, denunciando il "rischio di gravi conseguenze".

Giustizia: il Vaticano; così il futuro del Paese sarà l’apartheid

di Orazio La Rocca

 

La Repubblica, 21 febbraio 2009

 

Monsignor Marchetto, responsabile della Santa sede per i migranti: attenti a non criminalizzarli. Don Vinicio Albanesi, capo delle comunità di accoglienza: stranieri sempre più discriminati.

"Così si va verso l’apartheid". "È l’abdicazione dello Stato di diritto e si criminalizza l’immigrazione". È senza appello la bocciatura del Vaticano e dei rappresentanti delle comunità di accoglienza sul decreto sicurezza. In particolare, alla Chiesa preoccupano i due capisaldi del decreto, le ronde antistupro e il prolungamento dei tempi di permanenza degli irregolari nei centri di identificazione (Cie). Analoghe critiche nei giorni scorsi erano state fatte da ambienti cattolici anche per il disegno di legge che obbliga i medici a denunziare i malati clandestini ora al vaglio del Parlamento. Critiche completamente ignorate dal premier Berlusconi alla ricorrenza dei Patti Lateranensi del 18 febbraio, quando aveva assicurato che "tra governo e Vaticano c’è piena identità di vedute".

Ieri la doccia fredda. Varare le ronde "rappresenta una abdicazione dello Stato di diritto e non è una strada da percorrere perché la tutela della sicurezza spetta sempre alle autorità", lamenta il vescovo Agostino Marchetto, segretario del pontificio consiglio dei Migranti. Per il monsignore, c’è il fondato pericolo che il decreto possa "alimentare un clima di criminalizzazione dei migranti", causando una incontrollabile caccia al clandestino e un clima di intolleranza verso gli stranieri. Per cui il decreto "certamente non trova il consenso della Chiesa". Analoghe riserve anche per il prolungamento della permanenza nei Cie e per l’obbligo dei medici a denunziare i clandestini. "Se gli irregolari si fanno prendere dalla paura - ragiona il vescovo - perderanno la fiducia e, non conoscendo i propri diritti, potrebbero preferire non curarsi, o favorire la creazione di strutture illegali. Criminalizzare le migrazioni irregolari significa non riconoscere il diritto ad emigrare, un diritto - conclude Marchetto - tutelato dalla dichiarazione sui diritti umani e difeso dalla Chiesa".

"Purtroppo con decreti simili stiamo scivolando verso l’apartheid", denunzia don Vinicio Albanesi, presidente del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (Cnca). "Siamo solo capaci a mostrare i muscoli e ad affrontare il fenomeno migratorio in termini razziali, senza però - accusa ancora Albanesi - disdegnare di sfruttare clandestini e badanti in quei lavori che gli italiani non vogliono fare più, come l’edilizia e l’agricoltura e l’assistenza agli anziani". Anche per il Servizio dei Gesuiti per i rifugiati, "nel paese c’è un clima di intolleranza e xenofobia" provocato anche dalle "dichiarazioni ad effetto di alcuni politici".

Giustizia: Alessandra Kustermann; è "guerra contro le donne"

 

L’Espresso, 21 febbraio 2009

 

Per combattere gli stupri non servono la castrazione chimica e le ronde. Ma processi rapidi, maggiori strumenti di difesa e più informazione. Parla il medico del Centro che assiste le vittime, Alessandra Kustermann che offre un quadro reale della situazione. Al contrario della stampa e della televisione.

Se c’è una persona che può parlare con cognizione di causa dello stupro è Alessandra Kustermann, una delle più famose ginecologhe italiane, paladina della legge sull’aborto e responsabile del Centro diagnosi prenatale e dei grandi prematuri al Policlinico Mangiagalli.

Dal ‘96, quando è entrata in vigore la legge che ha fatto della violenza sessuale un reato contro la persona e non più contro la moralità pubblica Alessandra Kustermann è la responsabile di quell’avamposto dei diritti delle donne che è il Soccorso Violenza Sessuale dello stesso ospedale. Con un nutrito gruppo di ginecologhe e medici legali, oltre che assistenti sociali e psicologi, in 16 anni il Centro della Kustermann ha assistito e aiutato gratuitamente più di 5 mila donne, diventando allo stesso tempo un osservatorio prezioso sul terreno delle violenze sessuali. Abbiamo parlato con lei delle vicende di questi giorni.

 

Storie inquietanti di ragazzine stuprate in pieno giorno, mentre la ministra Mara Carfagna parla di "bollettino di guerra" e i leghisti arrivano a chiedere la castrazione chirurgica per i violentatori più efferati. Il 2009 è l’anno dell’emergenza stupri?

"È una falsità, da tre anni i dati sono praticamente invariati. Quel che è cambiata è l’attenzione dei media. In questo momento molti cronisti sono sguinzagliati nelle questure alla ricerca di casi clamorosi, che riempiono i telegiornali e le prime pagine. Ma purtroppo le storie che raccontano noi le conosciamo bene. Le abbiamo affrontate ogni giorno, anche quando non ne parlava nessuno".

 

Ammetterà che gli stupri di strada, con ragazze trascinate in qualche luogo isolato mentre aspettano l’autobus, non erano così frequenti in passato.

"Ma non lo sono neanche oggi, anche se purtroppo continuano a succedere. Fanno più rumore perché corrispondono a quel che è lo stupro nell’immaginario collettivo: una donna sola che viene aggredita e brutalizzata da uno o più sconosciuti, in genere stranieri. Nella realtà quotidiana a strappare con la forza il rapporto sessuale sono più spesso persone già note, conoscenti anche occasionali, ex partner, datori di lavoro. Ma in questi casi le denunce sono piuttosto rare. È molto più probabile che le vittime, piuttosto che andare in questura, vengano da noi perché stanno male, hanno bisogno di aiuto. Una donna su tre non confida a nessuno, neanche all’amica più cara, quello che ha subìto".

 

Insomma, le cronache darebbero un’immagine poco realistica di quel che succede?

"Sì. Gli unici dati certi vengono dalle denunce. Ma sappiamo che solo l’8 per cento delle donne decide di affrontare un processo obiettivamente umiliante e difficile. Nello stupro di strada la vittima ha lesioni anche gravi e persone che possono testimoniare. Ma nelle violenze inflitte da persone conosciute è ben diverso. In tribunale ci sarà solo la parola della donna contro quella dell’aggressore, che dirà immancabilmente: ‘Ma lei ci stavà. Anche i segni della violenza possono essere poco evidenti, piccoli lividi sulle cosce, piccole lesioni interne. In un caso su cinque non ci sono affatto perché le donne si ribellano raramente. Hanno paura, conoscono il rischio di essere uccise. Mentre gli stupratori sanno che difficilmente verranno denunciati".

 

Perché c’è un accanimento speciale sulle giovanissime? Oltre alle violenze di strada vengono spesso alla luce stupri di gruppo da parte di amici o di compagni di scuola, ripresi con i telefonini e poi fatti circolare in Rete. Come spiega questa nuova barbarie?

"È un segno delle difficoltà, della diseducazione sentimentale dei ragazzi in una società ossessionata dal sesso. I maschi si sentono forti facendo gruppo e possono arrivare fino alle violenze in situazioni particolari. Per esempio, quando riescono a isolare una compagna più debole, più ingenua, che diventa anche oggetto del loro disprezzo. Ma ci sono anche altre cause, come l’aumento dell’uso di alcolici, ormai a livelli del nord Europa. E poi c’è la droga dello stupro".

 

Di che cosa si tratta esattamente?

"È un tipo di droga che circola parecchio fra i più giovani. È facile scioglierla nella bibita della compagna, non lascia tracce e non addormenta ma dà una specie di amnesia. Quando lei riacquista lucidità è smarrita, capisce che è successo qualcosa ma non sa cosa. L’anno scorso sono arrivate qui molte decine di giovanissime a dirci: "Ho un buco nella memoria, mi visiti, mi aiuti a capire se hanno abusato di me". E in effetti abbiamo trovato molto spesso tracce di sperma".

 

Oggi non è così difficile per un uomo poter avere rapporti sessuali. Perché imporli con la violenza?

"È la stessa domanda che ci facciamo a proposito dei clienti delle prostitute. Sono convinta che la motivazione è la stessa. In tutti e due i casi c’è una forma di disprezzo verso la donna, un’affermazione di sé e un annullamento dell’altra. Nella prostituzione lo si esercita con i soldi, nello stupro con la forza fisica e le minacce".

 

Quando nel 2006 una ricerca dell’Istat ci ha fatto sapere che il 5 per cento delle italiane ha subìto uno stupro o un tentato stupro non c’erano state particolari proteste e allarmi. Oggi invece, sull’onda della paura dello straniero, si grida "difendiamo le nostre donne", quasi in una deriva tribale. Che impressione le fa tutto questo?

"Prima di tutto voglio ricordare che in percentuale ci sono molte più violentate fra le straniere che fra le italiane, anche se il dato sfugge alle statistiche ufficiali perché quasi mai osano fare una denuncia. Ma da noi come in altri centri ne arrivano sempre di più a raccontare gli stupri non solo dei loro connazionali ma degli italiani, che spesso sono i datori di lavoro".

 

Dopo che non si è fatto niente per anni adesso si preparano affannosamente norme d’emergenza. E ritorna l’idea della castrazione chimica.

"Sono scettica prima di tutto sull’efficacia. È un farmaco che non funziona perché influisce sulla libido ma non sugli atteggiamenti. E spesso lo stupratore non è mosso dal desiderio sessuale ma dalla voglia di rivalsa. Ho visto settantenni violentate durante le rapine in villa come puro atto di sopraffazione. In varie donne stuprate non si trovano i segni dell’eiaculazione".

 

Condivide l’idea di abolire gli arresti domiciliari e di alzare le pene per gli stupratori?

"Penso che sia molto importante la rapidità del processo e la certezza della pena. Una donna che ha avuto il coraggio di fare la denuncia non deve rischiare di ritrovarsi davanti quell’uomo dopo poco tempo".

 

Crede all’utilità delle ronde di privati cittadini? Anche un commentatore progressista come Michele Serra parla di "volontà di partecipazione attiva e quasi di protezione civile".

"Temo sempre gli uomini quando vanno in branco, mi ricordano i Ku Klux Klan. È bene avere un maggior controllo del territorio, ma i vigili di quartiere mi sembrano più adatti e alle ronde preferisco i telefoni satellitari che stanno per arrivare a Milano. Verranno offerti alle donne che lavorano di notte. Schiacciando un bottone saranno collegate alle forze dell’ordine".

 

Quali altre iniziative suggerirebbe?

"Il recupero degli uomini violenti. Dieci anni di carcere non servono se chi esce non è cambiato. A Bollate, vicino a Milano, c’è un’équipe condotta da Paolo Giulini, che aiuta i detenuti per stupro a ricostruire il loro vissuto e a svelare i meccanismi della violenza. E i risultati sono positivi".

 

Dopo un uso smodato del corpo femminile nei media e in tv, sembra che adesso la donna nuda non basti più, ci vuole la donna violata. L’ultimo esempio viene dal sofisticato calendario Pirelli, dove compare una bella ragazza di colore terrorizzata e inchiodata a terra da mani maschili. Non sarebbe giusto vietarlo?

"Sono d’accordo. E in Spagna l’hanno fatto da tempo. Nella legge sulla violenza contro le donne fatta votare dal premier Zapatero c’è un articolo che proibisce proprio questo genere di immagini. E anche questo è un segnale positivo".

Giustizia: paradiso per stranieri onesti e inferno per i criminali

di Luca Ricolfi

 

La Stampa, 21 febbraio 2009

 

Periodicamente l’opinione pubblica si allarma per il problema della criminalità e della violenza. I giornali soffiano sul fuoco. Il governo tenta di fare qualcosa (è di ieri l’approvazione in Consiglio dei ministri del decreto anti-stupri). Maggioranza e opposizione tirano acqua ai rispettivi mulini.

Quando al governo c’è la sinistra e all’opposizione c’è la destra, il copione è già scritto: la sinistra minimizza e la destra drammatizza. Quando invece, come oggi, i ruoli di governo e opposizione sono invertiti, il copione va in crisi. La sinistra vorrebbe cavalcare la paura, ma non può farlo perché i suoi riflessi condizionati buonisti le suggeriscono di sdrammatizzare. La destra, per contro, vorrebbe tanto drammatizzare, ma deve trattenersi perché è al governo e teme di essere considerata responsabile di quel che succede.

Dopo i recenti casi di stupro a danno di donne italiane e straniere siamo dunque tornati a farci le solite domande. La criminalità è in aumento? Gli stranieri delinquono di più degli italiani? I romeni hanno una speciale vocazione per i reati di violenza sessuale? O sono tutte "percezioni"? Sull’andamento della criminalità non si può dire molto.

Con i dati finora disponibili (non definitivi e fermi al 1° semestre 2008) possiamo solo fissare qualche punto. La criminalità è aumentata molto subito dopo l’indulto: +15,1% in un anno, fra il primo semestre 2006 e il primo semestre 2007. Nel primo semestre del 2008 è diminuita rispetto al 2007, presumibilmente a causa dell’elevato numero di "indultati" recidivi, liberati e poi riacciuffati dalle forze dell’ordine. Ma la diminuzione non è stata sufficiente a compensare l’impennata del 2007, cosicché due anni dopo l’indulto il numero di delitti era un po’ maggiore di quello pre-indulto.

Per esempio abbiamo più rapine (+4,9%), più omicidi volontari consumati (+7,7%), più truffe e frodi informatiche (+10,7%). In breve: le carceri sono strapiene, esattamente come lo erano prima dell’indulto (60 mila detenuti), e il numero di delitti è un po’ maggiore di allora. Sul tasso di criminalità dei cittadini stranieri è difficile lavorare con statistiche precise, perché si ignora il numero esatto degli irregolari, però la situazione è piuttosto chiara.

Il tasso di criminalità degli stranieri regolari è 3-4 volte quello degli italiani, il tasso di criminalità degli stranieri irregolari è circa 28 volte quello degli italiani (dati 2005-6). Fino a qualche anno fa la pericolosità degli stranieri, pur restando molto superiore a quella degli italiani, era in costante diminuzione, ma negli ultimi anni questa tendenza sembra essersi invertita: la pericolosità degli stranieri non solo resta molto superiore a quella degli italiani, ma il divario tende ad accentuarsi.

Resta il problema della violenza sessuale e degli stupri. Qui la prima cosa da dire è che i mass media sono morbosamente attratti dalle violenze inter-etniche - lo straniero che stupra un’italiana, l’italiano che stupra una straniera - e riservano pochissima attenzione alle violenze intra-etniche, che a loro volta sono spesso intra-famigliari (donne violentate da padri, zii, suoceri, partner più o meno ufficiali). Ma i mass media, a loro volta, amplificano una distorsione che è già presente nelle denunce: l’assalto di un branco di adolescenti a una ragazzina all’uscita da scuola ha molte più probabilità di essere denunciato di quante ne abbiano le vessazioni di un padre-padrone, non importa qui se dentro un campo nomadi o in una linda villetta piccolo borghese.

Basandosi esclusivamente sulle denunce, quel che si può dire è che la propensione allo stupro degli stranieri è 13-14 volte più alta di quella degli italiani (dato 2007), e che - anche qui - il divario si sta allargando: l’ultimo dato disponibile (2007) indicava un rischio relativo (stranieri rispetto a italiani) cresciuto di circa il 20% rispetto a tre anni prima (2004). Infine, i romeni. In base ai pochi dati fin qui resi pubblici, la loro propensione allo stupro risulta circa 17 volte più alta di quella degli italiani, e una volta e mezza quella degli altri stranieri presenti in Italia.

Lo stupro non è però il reato in cui i romeni primeggiano rispetto agli altri stranieri. Nella rapina sono 2 volte più pericolosi degli altri stranieri (e 15 volte rispetto agli italiani), nel furto sono 3-4 volte più pericolosi degli altri stranieri (e 42 volte rispetto agli italiani). Nel tentato omicidio e nelle lesioni dolose, invece, sono leggermente meno pericolosi degli altri stranieri, ma comunque molto più pericolosi degli italiani (7 e 5 volte di più rispettivamente). Si può discettare all’infinito sul perché il tasso di criminalità degli stranieri, anche regolari, sia così più alto di quello degli italiani. Razzisti e xenofobi diranno che l’alta propensione al crimine di determinate etnie dipende dai loro usi e costumi, se non dal loro Dna.

Ma la spiegazione più solida, a mio parere, è tutta un’altra: se gli stranieri delinquono tanto più degli italiani non è perché noi siamo buoni e loro cattivi, ma perché i cittadini stranieri che arrivano in Italia non sono campioni rappresentativi dei popoli di provenienza. Con la sua giustizia lentissima, con le sue leggi farraginose, con le sue carceri al collasso, l’Italia è diventata la Mecca del crimine.

Un luogo che, oltre a una maggioranza di stranieri per bene, attira ingenti minoranze criminali provenienti da un po’ tutti i Paesi, e così facendo crea l’illusione prospettica dello straniero delinquente. Perciò hanno perfettamente ragione gli italiani che hanno paura degli immigrati, ma hanno altrettanto ragione gli stranieri onesti che si sentono ingiustamente guardati con sospetto. I cittadini italiani privi di paraocchi ideologici non possono sorvolare sul fatto che uno straniero è dieci volte più pericoloso di un italiano.

Ma farebbero ancor meglio a rendersi conto che ogni comunità straniera è costituita da due sottopopolazioni distinte: gli onesti attirati dalle opportunità di lavoro, e i criminali attirati dalla debolezza delle nostre istituzioni. Il problema è che le due sottopopolazioni non si possono distinguere a occhio nudo, e quindi - in mancanza di segnali che consentano di separarle - la diffidenza diventa l’unico atteggiamento razionale. Un atteggiamento che non si supera con lezioncine di democrazia, tolleranza e senso civico, ma solo rendendo l’Italia un paradiso per gli stranieri di buona volontà e un inferno per i criminali, stranieri o italiani che siano.

Giustizia: soffia un vento xenofobo, nei Cie esplode la protesta

di Enrica Fei

 

Carta, 21 febbraio 2009

 

Il Consiglio dei Ministri varato decreto sulla sicurezza: via libera alle ronde e allungamento dei tempi in cui i migranti potranno essere trattenuti nei Centri di identificazione: dai due ai sei mesi. E mentre anche nel Cie di via Corelli a Milano la protesta infuria oggi Forza Nuova manifesterà "contro l’immigrazione" e "le violenze su donne ed anziani perpetrate da stranieri e rom". Ieri mattina, il Consiglio dei Ministri ha varato il decreto legge che contiene "misure urgenti in materia di sicurezza e contrasto alla violenza sessuale".

Fra queste, l’obbligatorietà della custodia cautelare in carcere per reati di violenza sessuale, prostituzione minorile, pedo-pornografia e turismo sessuale, nonché l’esclusione dei benefici dell’affidamento in prova e della semilibertà per i condannati e l’ergastolo per chi commette un omicidio inerente alla violenza sessuale. Tra le misure approvate inoltre, anche la tanto discussa norma sulle "ronde". I sindaci potranno cioè avvalersi di "volontari per la sicurezza", ovvero cittadini che, in coordinamento con i prefetti, contribuiranno alla "garanzia della sicurezza nella propria città". Rispetto alle proposte leghiste originarie però, i "City Angels" non potranno agire armati.

La "priorità" inoltre - ha spiegato il ministro della difesa Ignazio la Russa - verrà data alle forze dell’ordine in pensione: ex agenti, che "sul modello dei volontari dei vigili del fuoco" contribuiranno alla sicurezza della propria città "in collaborazione con il prefetto". "Non ronde fai da te - ha precisato la Russa - devono essere persone che sanno quello che fanno".

Come annunciato, il decreto contiene anche la norma che allunga il periodo in cui i migranti, privi di permesso di soggiorno regolare, potranno essere trattenuti nei centri di identificazione: non saranno più due, ma sei mesi. Gli stessi centri di identificazione ed espulsione dove, nei giorni scorsi a Lampedusa, e ieri pomeriggio a Milano, sono esplose rivolte a causa delle condizioni di vita in cui versano i migranti negli ex-Cpt.

Nel Cie di via Corelli, a Milano, ieri sera la rabbia è esplosa nel reparto riservato ai transessuali. Un’ottantina gli stranieri coinvolti nella sommossa. Materassi in fiamme, termosifoni divelti, tentativi di oscurare le telecamere di sorveglianza: a scatenare la protesta, pare, le condizioni di scarsa igiene e pulizia nel settore, aggravate da un problema idraulico nei bagni.

Le camere di quest’area del Cie non sono più agibili a causa dell’incendio e gli altri migranti alloggiati hanno fatto sapere che se verranno "stipati come animali tutti insieme", inizieranno a loro volta a danneggiare le proprie stanze. "Ci trattano come bestie, siamo sottoposti a condizioni disumane", hanno detto gli stranieri telefonando ai loro legali.

Nel Cie di Lampedusa attualmente sono rimasti solo 530 migranti. Dopo l’incendio che nei giorni scorsi ha devastato un padiglione, sono in corso i lavori di ristrutturazione per riportare la struttura in perfetta efficienza. Circa 300 migranti, nei giorni scorsi, sono stati trasferiti in altri centri sparsi per la penisola, da Torino a Gradisca, da Cagliari a Crotone, e per molti di loro - tra i quali i 22 fermati "per aver appiccato il fuoco" - si è dato il via ai "rimpatri accelerati". Le autorità di Tunisi e le organizzazione tunisine per i diritti umani si sono dette "preoccupate" per la decisione del governo italiano di accelerare le procedure di espulsione e hanno annunciato questa mattina l’invio di una delegazione a Lampedusa per visitare i detenuti del Cie.

Secondo Marco Minniti, ministro dell’Interno del governo ombra del Pd, nel decreto legge sulla sicurezza approvato dal governo, "ci sono due gravi strappi di carattere politico istituzionale". "Il prolungamento per decreto della detenzione nei Cie rappresenta un esplicito schiaffo al Parlamento che aveva già bocciato un provvedimento del governo che andava in questa direzione. Con la norma sulle ronde poi, si è aperto un percorso che mette in discussione il monopolio della sicurezza da parte dello Stato e, quindi, delle forze di polizia".

Il vento xenofobo che vuole far passare ogni "clandestino" un criminale monta in modo sinistro. Questa mattina davanti a Montecitorio e domani in numerose piazze italiane Forza Nuova manifesterà "contro l’immigrazione" e "le violenze su donne ed anziani perpetrate da stranieri e rom".

Giustizia: Maroni; 100 milioni € di fondi e… 2.500 nuovi agenti

 

Sesto Potere, 21 febbraio 2009

 

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto-legge in materia di pubblica sicurezza. "Abbiamo anticipato misure già previste dal disegno di legge sulla sicurezza - ha detto il ministro dell’Interno Roberto Maroni nella conferenza stampa a Palazzo Chigi - approvato dal Senato e ora in discussione alla Camera. E quindi nessuna misura è stata presa sull’onda emotiva dei fatti avvenuti".

In dodici articoli, più uno sulla copertura finanziaria, il provvedimento prevede norme che modificano il codice penale e quello di procedura penale, l’ordinamento penitenziario, introduce il gratuito patrocinio per le vittime di violenza sessuale, il nuovo delitto di atti persecutori, il cosiddetto stalking, l’allungamento da 2 a 6 mesi del trattenimento nei Centri di identificazione e espulsione per gli immigrati irregolari, e una serie di norme sul controllo del territorio; saranno inoltre assunte 2.500 unità fra le forze dell’ordine ed incrementati di 100 milioni i fondi per la sicurezza.

"Noi abbiamo anticipato nel decreto anche una norma già approvata dal Parlamento europeo per quanto riguarda l’asilo e i rimpatri - ha spiegato Maroni - e cioè la possibilità di trattenere nei Centri di identificazione ed espulsione gli immigrati irregolari da due a sei mesi, per procedere alla loro identificazione".

Il Governo ha dato via libera ai volontari per la sicurezza. Gli elenchi dei volontari verranno tenuti dalle Prefetture. Il modello sarà quello delle associazioni antiracket e dei volontari per i vigili del fuoco, dando priorità alle forze dell’ordine in pensione. "Devono essere persone - ha affermato Maroni - che sanno quello che fanno". Il decreto legge prevede associazioni di cittadini che, sotto il coordinamento del sindaco e con certi requisiti previsti da un decreto che emanerà il ministero dell’Interno, con la vigilanza del prefetto e del comitato provinciale per l’ordine e sicurezza, "potranno controllare il territorio per prevenire i reati e contrastare la criminalità con regole ben precise e ben definite".

Riferendosi ai recenti disordini del centro di Lampedusa, il ministro ha ribadito che "non tollereremo forme di violenza da parte di chi sta illegalmente sul territorio italiano" e che la norma approvata "forse non fa la felicità degli immigrati irregolari ma sicuramente fa la felicità dei cittadini, che sanno che con questa norma le espulsioni saranno numerose". "Chi viene clandestinamente - ha concluso Maroni - sa che verrà rimpatriato, senza se e senza ma".

Giustizia: Napolitano; il decreto è di responsabilità del governo

 

Redattore Sociale - Dire, 21 febbraio 2009

 

"È opportuno puntualizzare il carattere della consultazione informale intervenuta, secondo una prassi consolidata, tra il governo e la presidenza della Repubblica in ordine allo schema di decreto-legge in materia di sicurezza pubblica, poi approvato dal Consiglio dei ministri nella riunione odierna". La puntualizzazione arriva da Quirinale che, in una nota, insiste: "Quando si ipotizzi, da parte del governo, il ricorso a un decreto-legge, la presidenza della Repubblica concorre - in uno spirito di leale collaborazione istituzionale - a verificarne i profili di costituzionalità, oltre che la coerenza e correttezza legislativa nel rapporto con l’attività parlamentare".

Si conclude nella nota del Quirinale: "Resta naturalmente l’autonoma ed esclusiva responsabilità del governo per le scelte di indirizzo e di contenuto del provvedimento d’urgenza da sottoporre per l’emanazione al presidente della Repubblica".

Giustizia: Finocchiaro; misure governo, sono fumo negli occhi

 

Redattore Sociale - Dire, 21 febbraio 2009

 

"Sanno gli italiani che le forze di polizia, prima delle misure annunciate oggi, si sono viste tagliare le risorse (mezzi e uomini) per contrastare la criminalità e tutelare la sicurezza dei cittadini?". È quanto sottolinea la presidente del gruppo del Pd del Senato, Anna Finocchiaro.

"Perché non dire ai cittadini - continua - che minacciare la custodia cautelare in carcere, che è sempre provvisoria, è fumo negli occhi se non si assicurano sentenze definitive in tempi certi e dunque certezza delle pena? Siamo di fronte a un altro degli spot del governo Berlusconi, l’ennesimo in materia di sicurezza e di giustizia".

Finocchiaro aggiunge: "Basta con le bugie. Questo decreto mette insieme un po’ di misure già approvate dal parlamento con altre che invece il parlamento ha bocciato, con un evidente strappo istituzionale: mi riferisco alle ronde della giustizia fai da te, allo stalking che noi avevamo già proposto sei mesi fa, alle misure contro gli immigrati come il prolungamento della permanenza nei Cie che il Senato aveva già cancellato".

La capogruppo al Senato osserva quindi: "Tutta questa confusione di provvedimenti per convincere i cittadini italiani che saranno più sicuri. La verità è che servirebbe ben altro che interventi spot e disarticolati: un massiccio investimento sulle forze dell’ordine, un intervento sulla giustizia che assicuri tempi più celeri e dunque certi, politiche di integrazione degli immigrati come forma di prevenzione, un piano di prevenzione antiviolenza per le donne".

Giustizia: i sindacati di Polizia; le ronde sono inutili e pericolose

 

Redattore Sociale - Dire, 21 febbraio 2009

 

"Il ministro Maroni non ricorda, evidentemente, che i rappresentanti dei sindacati di Polizia sono donne e uomini che prestano servizio per strada come tutti gli altri colleghi con cui sono quotidianamente a strettissimo contatto". È quanto si legge in una nota dei sindacati di Polizia (Siulp, Siap, Ugl, Coisp-Up-Fps-Adp-Pnfi-Mps), nella quale si sottolinea come "il tentativo di far passare il sindacato di polizia come un elemento estraneo alla Pubblica Sicurezza rafforza l’idea di una politica incapace di supportare efficacemente gli apparati che producono sicurezza, sia sul piano della prevenzione sia su quello della repressione dei reati".

Riteniamo, dunque, spiegano i sindacati, "che invece di attardarsi a polemizzare con i sindacati di polizia ci si dovrebbe preoccupare di ottenere le risorse economiche indispensabili affinché la Polizia di Stato possa svolgere al meglio il suo lavoro, che è quello di difendere i cittadini e lo Stato". Le forze sindacali, infine, evidenziano come "le associazioni di volontari, oltre ad essere perfettamente inutili per la sicurezza, costituiranno un ulteriore appesantimento per il lavoro delle Forze dell’ordine ed esporranno migliaia di cittadini ai rischi di aggressioni criminali facilmente intuibili. Ma, cosa più grave, segneranno di fatto la rinuncia dello Stato alla gestione esclusiva e responsabile di una funzione imprescindibile, essenziale e non cedibile: la funzione di polizia".

Giustizia: Arci; un altro provvedimento che colpisce i migranti

 

Redattore Sociale - Dire, 21 febbraio 2009

 

"Ancora un provvedimento d’urgenza che modifica in senso repressivo la legislazione e colpisce i migranti". Così Filippo Miraglia, responsabile immigrazione Arci, interviene in merito al dl sicurezza anti-stupri approvato oggi al Cdm. "Con l’ennesimo decreto legge - sottolinea Miraglia - il governo modifica in senso repressivo il codice penale, quello di procedura penale e l’ordinamento penitenziario. Introduce il reato di atti persecutori, dopo quello di immigrazione clandestina introdotto col ddl sulla sicurezza, allunga i tempi della detenzione preventiva, porta a sei mesi il periodo di trattenimento nei Cie (Centri di identificazione ed espulsione), dà il via libera ai sindaci per l’adozione di ronde di volontari per la sicurezza".

La violenza contro le donne, inoltre, secondo il responsabile Arci, "viene dunque affrontata esclusivamente come problema di ordine pubblico, nonostante il movimento delle donne da anni affermi che si tratta innanzitutto di un problema culturale, legato alla percezione che gli uomini hanno del corpo delle donne e della sessualità. Il che spiega perché l’assoluta maggioranza di violenze si consumi entro le mura domestiche".

Per Miraglia "l’unica forma di prevenzione che il decreto prevede è invece l’allungamento della reclusione nei Cie e le ronde, ovviamente fatte da uomini, meglio se ex poliziotti, avvalorando la tesi che i migranti irregolari o in attesa di identificazione siano tutti potenziali stupratori e che siano volontari di sesso maschile i più adatti a prevenirle".

Giustizia: Gasparri; decreto non piace all’Anm? allora è ottimo

 

Redattore Sociale - Dire, 21 febbraio 2009

 

"Se il decreto sicurezza varato oggi dal Consiglio dei ministri non piace al presidente dell’Anm, Palamara, è la conferma che si tratta di un decreto ottimo". Lo dice il presidente del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, che in una nota aggiunge: "La sua critica è un sigillo di qualità per noi. Che pena queste critiche che rappresentano un incoraggiamento al crimine". I contenuti del decreto, rivendica l’esponente della maggioranza, "sono un grande merito del governo più che una responsabilità, che sosterremo in Parlamento con coraggio come abbiamo già avuto modo di dimostrare in Senato approvando le norme del ddl sicurezza".

Giustizia: Asgi; immigrati nei Cie fino 6 mesi? misura abnorme

 

Redattore Sociale - Dire, 21 febbraio 2009

 

Associazione critica verso il provvedimento che allunga a 6 mesi i tempi della detenzione amministrativa dei migranti: "Posizione ispirata ad una logica unicamente repressiva".

Non esistono i presupposti della necessità e dell’urgenza per giustificare il prolungamento fino a 6 mesi del periodo di trattenimento in un centro di permanenza temporanea e assistenza degli immigrati. Ne è convinta Associazione per gli Studi Giuridici sull’immigrazione che considera "un chiaro segnale di politica autoritaria" emanare per decreto legge un provvedimento già rigettato dal Senato.

"Sul piano del merito - sottolinea l"associazione - anzitutto occorre ricordare che il trattenimento è una misura limitativa della libertà personale prevista dalla legge per consentire di rimuovere taluni impedimenti materiali all’immediato accompagnamento alla frontiera dello straniero da allontanare.

Prevedere un aumento di 6 volte (da 2 mesi a 6 mesi) della durata massima del trattenimento appare oggettivamente abnorme in quanto viene a modificarsi la natura stessa del trattenimento trasformandolo da misura di esecuzione materiale dei provvedimenti di allontanamento a un periodo di potenziale e ripetuta forma di detenzione di lungo periodo, eseguita in modo speciale e al di fuori di istituti penitenziari, mantenendo gli stranieri trattenuti in una condizione di angosciosa sospensione che alimenterà continue rivolte capaci di mettere a repentaglio la sicurezza dei centri o gravi conseguenze sulla salute fisica e psichica dei migranti trattenuti nei centri".

Secondo l’Asgi "il Governo italiano si muove su una posizione ispirata ad una logica unicamente repressiva messa in campo per ragioni di propaganda ideologica". Inoltre la decisione di prolungare i tempi di detenzione "disattende completamente le indagini e le conclusioni del Rapporto De Mistura che aveva evidenziato non solo le gravissime condizioni in cui versano i centri di identificazione, ma la loro sostanziale inefficacia". "Ignorare detti risultati - conclude l’Asgi - comporterà un grande sperpero di denaro pubblico, inaccettabile in un momento di grave crisi economica, essendo assai prevedibile l’inutilità dei lunghi trattenimenti rispetto alle effettive espulsioni che potranno essere eseguite".

Milano: 250 mila euro per i sindaci che vogliono istituire ronde

 

Redattore Sociale - Dire, 21 febbraio 2009

 

Iniziativa della provincia rivolta ai comuni che vorranno utilizzare associazioni di polizia e carabinieri in congedo, così come previsto dal decreto.

La provincia di Milano stanzia 250 mila euro per i sindaci che vogliono istituire ronde di ex carabinieri e poliziotti contro gli stupri e per il controllo del territorio. "Già la settimana prossima - ha annunciato oggi Filippo Penati, presidente della provincia - la giunta approverà lo stanziamento di questa cifra per l’apertura di un banco rivolto ai comuni che vorranno utilizzare associazioni di polizia e carabinieri in congedo, così come previsto dal decreto, per progetti di sicurezza sul territorio come il presidio dei parchi e delle zone a rischio".

 

Ronde: paura e diffidenza tra i senza dimora

 

Crescono paura e diffidenza tra i senza fissa dimora di Milano. Timore e diffidenza anche nei confronti degli operatori delle unità di strada. "Con le leggi che sono state annunciate in queste settimane si distruggono i rapporti che abbiamo costruito in questi anni con i nostri utenti - commenta Magda Baietta, della Ronda della carità -. Il rischio è che diventino sempre più emarginati. Si sta seminando il terrore senza alcun senso". Quanto alle ronde, fa notare ancora Magda Baietta, già esistono, "ma sono quelle che lavorano per l’integrazione e la solidarietà. La prevenzione dei reati deve essere affidata alle forze dell’ordine, non a privati cittadini che si mettono una divisa".

Roma: Nieri (Pd); noi organizzeremo una vigilanza democratica

 

Redattore Sociale - Dire, 21 febbraio 2009

 

"Esprimo la mia totale contrarietà e la mia profonda preoccupazione rispetto ai contenuti del decreto legge che, tra i tanti obbrobri, legittima le ronde cittadine. Così si crea confusione, altro che sicurezza, così si va incontro al rischio della giustizia sommaria". È quanto afferma, in una nota, l’assessore regionale al Bilancio, Luigi Nieri (Pd).

"È una vera e propria legittimazione politica ex post delle violenze contro gli immigrati avvenute nei giorni scorsi. Il governo, incapace di affrontare la crisi economica, usa la rabbia popolare trasformandola in odio razziale nonché per spazzare via la nostra Costituzione - spiega Nieri -.

A noi di sinistra resta il compito di organizzarci per garantire la vigilanza democratica. Roma rischia di diventare il laboratorio di pratiche istituzionali di intolleranza razziale. Infine vogliamo vederci chiaro sul Maroni che i giornali romeni dicono abbia fatto carte false per regolarizzare i tre romeni che lavoravano per lui".

Catania: polizia penitenziaria protesta; freddo e topi in carcere

 

La Sicilia, 21 febbraio 2009

 

La polizia penitenziaria catanese ancora in agitazione. La Uil funzione pubblica ieri ha annunciato un’altra manifestazione di protesta, l’ennesima, per il prossimo 2 marzo. Si farà un sit in davanti alla Prefettura dalle 10 alle 12. Gli agenti iscritti alla Uilpa, che prestano servizio nella struttura penitenziaria di piazza Lanza hanno già avuto modo di astenersi dal consumare i pasti nella mensa aziendale dal 17 al 19 dicembre dell’anno scorso.

La protesta del 2 marzo è stata indetta perché lo stato della vertenza su piazza Lanza è a un punto morto. La Uil, in particolare, contesta la mancanza dei fondi per il riscaldamento (immaginate i disagi in questi giorni, che sono i più freddi dell’anno, sia per il personale, sia per i detenuti), la provvisorietà degli alloggi destinati ai dipendenti e l’invasione dei topi.

"I problemi che abbiamo sollevato - sostiene Armando Algozzino, segretario provinciale Uilpa - incidono pesantemente sull’intero sistema penitenziario e toccano il diritto a lavorare in ambienti salubri. Operare al freddo, con temperature polari o fare le gimcane tra i topi non sono condizioni degne di un Paese civile. Perciò intendiamo denunciare all’opinione pubblica una situazione di inciviltà che dovrebbe toccare le coscienze di tutti i cittadini, dei politici e tutti gli amministratori".

La protesta di Catania è stata fatta propria dalla segreteria generale della Uilpa penitenziari, rappresentata dall’avellinese Eugenio Sarno, il quale ha avuto modo di specificare di prendere atto della dura realtà di piazza Lanza, compresa la sospensione degli interventi di derattizzazione che pure erano stati avviati nei mesi scorsi.

La sospensione è stata dovuta ai mancati finanziamenti favorendo il ripopolamento delle varie colonie di ratti, animali molto prolifici ("Non è usuale - di Sarno - transitando per le aree del carcere, imbattersi in vere famigliole di ratti". E sempre per mancanza di fondi non sono stati attivati i riscaldamenti, determinando all’interno della struttura temperature rigide al limite della sopportazione,

Droghe: i sindaci dicono no al narco-test per rilascio patentino

 

Notiziario Aduc, 21 febbraio 2009

 

Bocciata, dai sindaci delle città prese a campione, la sperimentazione proposta dal sottosegretario Carlo Giovanardi di effettuare test antidroga a tutti i ragazzi che si apprestano a prendere il patentino.

In un’intervista all’agenzia Inedita, i primi cittadini di Verona, Foggia e Cagliari hanno espresso più di una perplessità sull’efficacia del provvedimento come deterrente all’utilizzo di sostanze stupefacenti e alla riduzione del numero di incidenti stradali. Favorevole invece Antonello Chianella, assessore alla Mobilità del Comune di Perugia, che ha parlato per conto del sindaco Renato Locchi.

"Pur essendo buona e condivisibile, la proposta è facilmente eludibile - ha detto Flavio Tosi (Verona) - basta smettere di assumere sostanze stupefacenti pochi giorni prima del test e tutti risulteranno negativi ai controlli. Sarebbe invece più efficace fare test a sorpresa".

Emilio Floris (Cagliari) della proposta di Giovanardi non sapeva nulla: "In generale sono favorevole a ogni iniziativa contro la droga - spiega - ma al momento non vedo quali vantaggi possa avere se non quello di avere un carattere puramente statistico". Per Floris i test andrebbero estesi a tutte le categorie di patenti, anche in fase di rinnovo, in modo da ridurre il nesso tra assunzione di sostanze stupefacenti e gli incidenti stradali.

Orazio Ciliberti (Foggia) ritiene che "effettuare indiscriminatamente il test antidroga a tutti i ragazzi che si apprestano a prendere il patentino è una misura eccessiva" e che "la cosa più giusta potrebbe essere quella di fare il test ai ragazzi già segnalati per un precedente uso di droga, oppure effettuare test a sorpresa fuori dai locali pubblici". Parere favorevole invece di Antonello Chianella: "Sono d’accordo sul fare test antidroga ai ragazzi, ma servirebbe soprattutto una valutazione preventiva per capire perché cresce il consumo di droga".

Stati Uniti: pena morte costa troppo; alcuni Stati l’aboliranno?

 

La Stampa, 21 febbraio 2009

 

Un inatteso risvolto della crisi economica, negli Usa, potrebbe essere l’abolizione della pena di morte: alcuni Stati federali stanno valutando se abolirla perché costa troppo. La pena di morte viene applicata in 36 dei 50 Stati Usa ed è ampiamente appoggiata dall’opinione pubblica. Ma in Stati come il Montana, il Kansas, il New Mexico e il Maryland c’è chi comincia a pensare seriamente di abolirla per contribuire al risanamento dei bilanci. Gli Stati più interessati sono quelli in cui sono state realizzate poche esecuzioni negli ultimi trent’anni.

I risparmi potrebbero essere considerevoli: portare sotto la scure del boia un condannato può costare - al termine di lunghi e complicati processi in cui gli accusati sono spesso difesi da avvocati pagati dallo Stato - anche dieci volte in più che tenerlo in galera a vita. Circondanti da straordinarie misure di sicurezza, i bracci della morte sono anch’essi super-costosi.

Nel Kansas, dove è stata eseguita una singola esecuzione dal 1976, ci sono 9 persone in attesa d’esecuzione; e gli attivisti del Death Penalty Information Center hanno calcolato che il costo di un detenuto nel braccio della morte è il 70 per cento superiore rispetto che in una cella normale. Ecco perché, fatti i conti, una senatrice repubblicana dello Stato, Caroline McGinn, ha già presentato una legge per proibire la pena di morte a partire da luglio.

Iraq: uccise quattro detenuti, un soldato Usa rischia ergastolo

 

Ansa, 21 febbraio 2009

 

Un soldato americano è stato riconosciuto colpevole per l’omicidio premeditato di quattro prigionieri iracheni e potrebbe essere condannato all’ergastolo. Lo ha reso noto a Washington un portavoce dell’esercito Usa, precisando che una corte marziale ha giudicato colpevole il sergente Michael Leahy. L’episodio risale al 2007 quando il militare, dopo aver ammanettato e bendato quattro sciiti iracheni, li uccise sparando loro un colpo in testa.

Stati Uniti: Frattini; ospiteremo ex di Guantanamo solo se assolti

 

Ansa, 21 febbraio 2009

 

L’Italia potrà ospitare ex-detenuti del carcere di Guantanamo, su richiesta degli Usa, ma "si tratta di persone assolte oppure non processate perché su di loro non esistono indizi di colpevolezza e che non possono essere inviate nei rispettivi paesi d’origine per i rischi altissimi che ciò comporterebbe per la loro sicurezza".

Lo spiega il ministro degli Esteri Franco Frattini, in seguito alle polemiche sulla costituzionalità di una detenzione di questo tipo: "A noi viene chiesto di custodire in Italia, ed eventualmente di controllare, persone con queste caratteristiche. Senza ovviamente violare alcun divieto costituzionale".

 

 

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