Rassegna stampa 15 dicembre

 

Giustizia: Abdollahie e la sua famiglia… cinque vite da niente

di Susanna Marietti

 

www.linkontro.info, 15 dicembre 2009

 

Lo scorso 6 dicembre erano arrivati nel porto di Brindisi nascosti in un’automobile. Il signor Abdollahie Parviz, di 46 anni, la moglie e i loro tre figli minorenni venivano dall’Iran. La polizia portuale non ci ha messo molto a scoprire l’ingenuo nascondiglio. La signora e i bambini sono finiti in un Centro per immigrati, l’uomo è stato portato nel carcere brindisino. L’accusa, quella di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. È lui il capofamiglia, e con sé portava quattro persone senza visto di ingresso nel nostro accogliente paese.

Dal momento in cui ha varcato la soglia del carcere, Parviz non ha più saputo niente dei suoi famigliari. Nessuno si è preoccupato di dargli notizie. Nessuno si è preoccupato di contattare quanto meno un mediatore linguistico. Nessun operatore ha potuto comunicare con lui - che parla solo iraniano e qualche rara parola di inglese - su alcun argomento.

Uno dei due compagni di cella è per fortuna un altro iraniano che con la nostra lingua se la cava un pochino di più. Parviz riesce a comunicare la propria ansia (c’era bisogno, per poterla intuire?) per la sorte di moglie e figli. Ma nessuno ha notizie, dunque tutto resta come prima.

Parviz è disperato. Tre giorni dopo il suo ingresso in carcere tenta di uccidersi impiccandosi al letto. Tra l’altro, ancora non ha avuto l’udienza di convalida del suo fermo. I compagni accorrono, chiamano l’agente di servizio, arriva il medico, Parviz viene salvato.

Oggi non sappiamo dove sia, né che fine abbia fatto la sua famiglia. Un padre e un marito che cerca come può di dare un futuro ai propri cari. Un criminale, per l’Italia. Buttato in una cella senza neanche una parola a lui comprensibile. Cinque vite che non valgono niente, né per lo Stato né per l’informazione. Sicuramente valgono assai meno di due otturazioni ai denti di Berlusconi.

Giustizia: Osapp; metà di disastro carcere prodotto da Ionta

 

Il Velino, 15 dicembre 2009

 

“Anche quest’anno Ionta mangerà il panettone, per la seconda volta da quando è stato nominato capo del Dap e commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria”. Lo ha dichiarato Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp che torna ancora sulla situazione cronica che stanno vivendo le carceri. “Ma è un panettone che costa caro a noi agenti penitenziari. E caro è per la comunità che paga più di 400 mila euro, ogni anno, per non aver nulla indietro.

Un conto salato, soprattutto perché con il suo arrivo a via Silvestri sono quasi due anni ormai che si assiste a un’escalation di crescita della popolazione carceraria, come non si vedeva da tempo. Se consideriamo infatti le attuali 65.774 persone che ospita il sistema, di detenuti e detenute in più ce ne sono ben 22.500: un numero questo che rappresenta il 52 per cento della quota standard dei posti messi a disposizione. Se pensiamo che al 30 giugno del 2008 i detenuti erano poco più di 55 mila, facendo una semplice operazione matematica si capisce benissimo come la gestione Ionta abbia prodotto la metà dell’attuale disastro penitenziario: quei 10 mila carcerati che l’attuale assetto non riesce più a sostenere.

“Tra l’altro - comunica il leader dell’Osapp - se ci sarà una presentazione ufficiale del piano carceri in Consiglio dei ministri per il 2010, questa riguarderà soltanto le opere realizzabili con i 500 milioni di euro previsti in Finanziaria, che rappresentano meno di un terzo di quello che sia il Capo del Dap e sia il Ministro della Giustizia Alfano avevano promesso di mettere in cantiere, per un numero di posti-detenuto che sarà meno di un quarto di quelli necessari. Ci chiediamo a questo punto che ci stia a fare un Capo del Dipartimento quando non è utile alla causa, quando cioè la sua pressoché integrale occupazione nell’Amministrazione è stata solo quella di preparare un atto che nasce già inadatto per la situazione che deve colmare. Ci chiediamo altresì perché il Guardasigilli non si occupi direttamente di carcere e lasci la palla ad un sottosegretario, Casellati, non delegata ufficialmente”.

Giustizia: Fp-Cgil; 2.000 nuovi agenti nelle carceri? una farsa

 

Comunicato Stampa, 15 dicembre 2009

 

Nel corso della sua recente audizione in commissione Giustizia alla Camera, il Ministro Alfano aveva annunciato che, con l’attribuzione delle maggiori entrate destinate al sistema giustizia, sarebbe stata consentita, fra l’altro, l’assunzione di 2.000 nuovi agenti di Polizia Penitenziaria.

Un annuncio che rischia di rivelarsi incauto e infondato, stando al maxi-emendamento del Governo alla legge finanziaria approvato in Commissione Bilancio e sul quale si appresterebbe a richiedere il voto di fiducia, poiché tra i limiti di spesa che sarebbero comunque imposti alle nuove assunzioni e quelli determinati quali quota del turnover per le Forze di Polizia ed i Vigili del fuoco, è plausibile immaginare che - diversamente da quanto annunciato - non sarà affatto possibile garantire l’incremento reale del personale per la Polizia Penitenziaria.

Si potrà solo operare per un inadeguato piano di assunzioni di 350 unità per il 2010, 700 per il 2011, 550 per il 2012 e 200 per il 2013 a fronte delle ben 820 cessazioni dal servizio avvenute l’anno scorso e delle oltre 720 registrate nel corso del 2009 e, stando al trend, di almeno altre 800 unità annue che saranno presumibilmente poste in congedo dal 2010 in poi.

Quindi 1.800 assunzioni di nuovi agenti per sopperire a 2.200/2.500 unità di Polizia penitenziaria che cesseranno dal servizio nel triennio 2010-2012.

Dov’è, quindi, l’incremento promesso dal Ministro Alfano? Sia il Guardasigilli e che il Governo dovrebbero essere consapevoli che il crescente aumento della popolazione detenuta (giunta ormai alla soglia delle 66.000 presenze in carcere) e l’attivazione delle nuove strutture penitenziarie previste dal "Piano carceri" richiedono una disponibilità di risorse umane maggiore di quella attuale, che già oggi sconta una carenza di oltre 5.000 unità sugli organici di Polizia Penitenziaria fissati dalla normativa vigente. Una carenza che non verrà colmata nemmeno in parte, ma che rischia di dilatarsi ulteriormente, mentre aumentano i ristretti e si immagina di mettere in funzione nuove carceri e di ampliare le strutture penitenziarie esistenti con la costruzione di nuovi padiglioni.

Piuttosto che spendere centinaia di migliaia di euro per l’acquisto di ognuna delle autovetture Audi A6 blindate "usate" per i dirigenti del Dap (che già dispongono di un sontuoso parco macchine) il Ministro si preoccupi di trovare le risorse per adeguare gli organici della Polizia Penitenziaria e di sostituire i furgoni cellulari per le traduzioni dei detenuti; quelli si che sono necessari!

 

Francesco Quinti

Responsabile Nazionale Fp Cgil Comparto Sicurezza

Giustizia: Osapp; "saltano" 74 assunzioni, dove sono le 2.000?

 

Ansa, 15 dicembre 2009

 

"Per colpa dell’Amministrazione penitenziaria non vengono assunti 74 poliziotti penitenziari, altro che 2.000 unità in più promesse dal ministro Alfano".

Lo dice il segretario dell’Organizzazione Sindacale Autonoma di Polizia Penitenziaria (Osapp), Leo Beneduci, riferendosi al fatto che la mancata comunicazione dei chiarimenti da parte del Dap al Tar sulle graduatorie per le assunzioni non consente di dare seguito al decreto del decreto del Presidente del Consiglio che assegna alla Polizia Penitenziaria 74 unità in più da assumere entro l’anno.

I poliziotti penitenziari - dice Beneduci - "pur sentendosi presi in giro continuano a lavorare nonostante in alcune regioni le condizioni delle carceri siano del tutto insostenibili rispetto alle capienze massime tollerabili".

"Visto che quello che capita alla Polizia Penitenziaria al ministero della Giustizia - conclude il segretario del Dap - non capita alle altre Forze di Polizia in Dicasteri quali quello dell’Interno o della Difesa e che il capo del Dap Franco Ionta difficilmente lascerà l’incarico nei prossimi 3 anni, il 2010 sarà l’anno in cui la Polizia Penitenziaria dovrà cercare di ottenere altre figure ai propri vertici amministrativi ed un altro ministero e ministro da cui dipendere".

Giustizia: Strasburgo; Izzo non doveva ottenere la semilibertà

 

Ansa, 15 dicembre 2009

 

La Corte europea per i diritti umani condanna l’Italia. Lo stato dovrà risarcire i familiari delle due donne assassinate nel 2005 dal mostro del Circeo in semilibertà.

La Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha condannato l’Italia per aver concesso la semilibertà al mostro del Circeo, Angelo Izzo. Concedendo nel 2004 la semilibertà a Izzo, sottolinea la Corte di Strasburgo, le autorità italiane hanno violato il diritto alla vita di Maria Carmela Linciano e Valentina Maiorano, uccise da Izzo il 28 aprile 2005 mentre godeva di questo beneficio. La Corte ha anche stabilito che le autorità italiane dovranno risarcire i familiari delle vittime con 45mila euro per danni morali.

I familiari di Maria Carmela Linciano e Valentina Maiorano, avevano presentato ricorso nel luglio del 2006. I ricorrenti hanno sostenuto che, concedendo la semilibertà ad Izzo, era stato violato il diritto alla vita, sancito dall’articolo 2 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, delle due donne. Oggi i giudici di Strasburgo hanno dato loro ragione.

Nello stabilire che le autorità italiane hanno violato il diritto alla vita delle due donne concedendo la semilibertà ad Angelo Izzo, la Corte sottolinea che "non vi è una critica del sistema di reinserimento dei detenuti" ma come questo è stato applicato nel caso di Izzo. La sentenza resa pubblica oggi diventerà definitiva tra tre mesi, se il governo italiano e i ricorrenti non chiederanno e otterranno un rinvio davanti alla Grande Camera della stessa Corte (ultimo grado di giudizio).

Giustizia: per fotografie in carcere Corona risarcirà Ministero

 

Agi, 15 dicembre 2009

 

Fabrizio Corona ha intenzione di risarcire il Ministero della Giustizia per la vicenda delle foto da lui scattate in carcere quando era detenuto. Immagini scattate grazie a una macchina fotografica introdotta nel carcere di San Vittore corrompendo, secondo l’accusa, una guardia carceraria. Lo ha annunciato il suo legale, l’avvocato Giuseppe Lucibello, nel corso dell’udienza preliminare davanti al gup di Milano Enrico Manzi, che vede l’agente fotografico imputato per corruzione, assieme al suo avvocato dell’epoca e all’agente di polizia penitenziaria.

Nel 2007, secondo il pm Frank Di Maio, Corona diede 4 mila euro alla guardia carceraria affiche introducesse una macchina fotografica nell’istituto penitenziario, consegnatagli dall’avvocato Tommaso Delfino, per realizzare alcune foto. Il servizio realizzato da Corona venne poi pubblicato su diverse riviste di gossip. Il gup Manzi ora dovrà valutare l’entità del profitto che Corona realizzò vendendo il servizio, al fine della confisca e del risarcimento del danno di immagine al Ministero della Giustizia.

L’agente fotografico intende chiedere di essere giudicato con il rito abbreviato. La guardia carceraria Pasquale Costanzo e l’avvocato Delfino, invece, avrebbero raggiunto un accordo con la Procura per un patteggiamento ad 1 anno e 6 mesi di reclusione. L’udienza preliminare è stata rinviata al prossimo 19 febbraio.

Lombardia: Formigoni; "Tavolo" per la Polizia penitenziaria

 

Ansa, 15 dicembre 2009

 

Istituire un tavolo periodico per affrontare e risolvere le criticità della Polizia penitenziaria. L’idea, presentata dal presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni al convegno "Polizia penitenziaria: quale identità?" è stata favorevolmente accolta dagli altri partecipanti al dibattito.

Erano presenti, tra gli altri, il sottosegretario alla presidenza della Regione Lombardia, Antonella Maiolo, il procuratore aggiunto del Tribunale di Milano, Alberto Nobili, il provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria, Luigi Pagano e il segretario generale della Uil penitenziari, Eugenio Sarno. "Le leggi e i provvedimenti migliori presi da Regione Lombardia - ha detto il presidente Formigoni - sono quelli nati e sviluppati dopo un confronto con gli operatori del settore.

Per questo per affrontare le problematiche della polizia penitenziaria, un settore di grande professionalità e di grande umanità, Regione Lombardia si impegna a istituire un tavolo periodico per condividere le esperienze e trovare delle soluzioni". L’idea è stata subito condivisa dagli altri protagonisti del dibattito e in particolare dal sottosegretario Antonella Maiolo che ha ricordato quanto finora fatto da Regione Lombardia per il mondo delle carceri.

"Regione Lombardia - ha detto - con la legge numero 8 del 2005 si è dotata di uno strumento che affronta una serie di interventi che vanno dall’accoglienza abitativa temporanea a percorsi di formazione e lavoro al reinserimento sociale e familiare, ma in accordo con Unioncamere, Confindustria e Confcooperative ha avviato il progetto sulla Responsabilità sociale d’impresa nell’accesso al lavoro delle persone in esecuzione penale impegnando 35. 000 euro sui 68.000 complessivi".

A proposito di reinserimento i carcerati lombardi saranno coinvolti in progetti lavorativi in vista di Expo 2015. Il protocollo d’Intesa sarà firmato domani con il ministro della Giustizia, Angelino Alfano e il presidente di Expo 2015, Lucio Stanca. Il convegno è servito anche per ricordare i numeri del mondo carcerario: in Lombardia sono presenti 8. 900 detenuti il 24% dei quali in attesa di giudizio e 5. 100 agenti di Polizia penitenziaria, 650 dei quali impegnati negli uffici della pubblica amministrazione e quindi non a disposizione degli istituti di pena.

Perugia: scossa di terremoto, detenuti carcere fatti uscire celle

 

Ansa, 15 dicembre 2009

 

Sono stati tutti fatti uscire dalle celle e trasferiti nei cortili interni per il tempo necessario alle verifiche sulla struttura i circa 500 detenuti del carcere di Perugia in seguito alla scossa di terremoto che ha interessato nel primo pomeriggio di oggi parte della provincia. Terminati i controlli, che hanno dato esito negativo, tutti sono stati ricondotti all’interno.

Alcuni dei detenuti hanno applaudito il personale della polizia penitenziaria per la rapidità con la quale sono state svolte le operazioni. A Perugia è subito giunto anche il capo del Dipartimento dell’amministrazione Franco Ionta che - secondo quanto si è appreso - si è complimentato con il personale per la riuscita del piano di evacuazione.

La scossa è stata avvertita in maniera particolarmente forte nel carcere di Capanne, inaugurato nel luglio del 2005. I reclusi, una sessantina dei quali donne (tra cui Amanda Knox), sono stati fatti subito uscire dalle celle e condotti sotto sorveglianza nei cortili di passeggio. Nelle operazioni sono stati impegnati tutti gli agenti della penitenziaria (compresi quelli che erano al lavoro negli uffici) coordinati dalla direttrice della struttura, Bernardina Di Mario, e dal comandante facente funzioni del corpo, Raffaele Argirò.

Sono state quindi avviate le verifiche alle quali hanno partecipato anche i vigili del fuoco di Perugia. I controlli hanno evidenziato che gli edifici non hanno subito danni e quindi i detenuti sono stati fatti tornare nelle celle.

Milano: un ex detenuto, a San Vittore si dorme anche per terra

 

Apcom, 15 dicembre 2009

 

A San Vittore, carcere milanese, si vive in sei persone dentro una cella di appena 10 metri quadri, mentre si sta in 14 in quelle più grandi. Ma non solo: nel carcere di San Vittore bisogna essere fortunati ad avere un letto, visto che sono tanti i detenuti che lì sono costretti a dormire per terra con un materasso e una coperta. A raccontarlo è un ex detenuto di San Vittore sulla pagina di Radiocarcere del Riformista in edicola domani e curata da Riccardo Arena.

Il grave tasso di sovraffollamento e il fatto che i detenuti dormano per terra nel carcere di san Vittore è confermato anche da Simone Porru, segretario del Sinappe e in servizio nel carcere milanese, che afferma: “La situazione a San Vittore è drammatica.

Infatti abbiamo 1.500 detenuti, mentre ne potremo ricevere solo 650. Così nelle celle piccole ci sono 6 detenuti e in quelle grandi più di 12. Ed è vero, in molte di queste celle le persone dormono per terra. E` una cosa brutta da vedere anche per chi come me ha tanti anni di servizio sulle spalle. Addirittura ora - sottolinea Porru - siccome non sappiamo più dove mettere i detenuti, siamo costretti a farli dormire nelle sale d`aspetto.

Sale d`aspetto dove i detenuti dormono per terra”.

Milano: Expo 2015; protocollo con il ministero della Giustizia

 

Adnkronos, 15 dicembre 2009

 

“L’Expo del 2015 può rappresentare un’occasione per acquisire una valenza sociale molto importante per l’intero Paese”. Così il ministro della Gisutizia, Angelino Alfano, ha salutato la firma del nuovo protocollo siglato oggi a Milano con il Commissario straordinario del Governo per l’Expo 2015, Letizia Moratti, e l’ad della società, Lucio Stanca, che di fatto promuove il lavoro penitenziario a servizio dell’esposizione universale.

I detenuti potranno essere coinvolti in servizi di facchinaggio o di pulizia sedi, ma anche di digitalizzazione o archiviazione, di manutenzione o di catering e cucina. Si tratta, come ha spiegato lo stesso Stanca, di avviare attività lavorative all’interno e all’esterno degli istituti di pena milanesi, accompagnate da opportune iniziative di formazione e tutoring.

“Stiamo costruendo questo grande evento -ha sottolineato Stanca- consapevoli del ruolo dell’Expo per il territorio. Ruolo di acceleratore ma anche di integratore che avrà successo solo se tutti gli attori potranno partecipare, anche coloro che nella vita hanno sbagliato e sono privati, per ora, della loro libertà”.

Secondo il ministro Alfano, il reinserimento dei detenuti nel mondo del lavoro, la loro partecipazione attiva nella società può voler dire maggiore sicurezza per il Paese: “tra i detenuti che lasciano il carcere una volta scontata la pena e che hanno imparato un mestiere durante la detenzione o hanno svolto attività lavorativa - ha spiegato Alfano - solo il 10% reitera il reato mentre coloro che tornano a delinquere sono pari al 90% di quelli che non hanno imparato alcuna attività durante la detenzione”

“La responsabilità degli enti locali e del governo - ha proseguito il ministro - è quella di far sì che ogni detenuto abbia una nuova chanches nella vita. Insegnare loro quindi un lavoro significa garantire soprattutto una maggiore sicurezza una volta tornati in libertà. Includere all’evento anche chi ha sbagliato - ha concluso - è la cosa più bella che si potesse fare ed un plauso va quindi a chi ha avuto questa intuizione”.

Per il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, l’intesa siglata oggi “è un’iniziativa che ha un grande valore concreto e simbolico che dimostra come l’Expo stia iniziando ad essere un evento di tutti, un avvenimento che i milanesi, i lombardi, tutti gli italiani condivideranno, con l’obiettivo della crescita non solo di una città o di una regione, ma anche di ogni singola persona. E questo è l’importante valore simbolico del Protocollo”.

“Accanto a questo - ha precisato Formigoni - va sottolineato il valore concreto ed educativo di un’iniziativa del genere: puntare alla crescita di persone che hanno sperimentato il disagio, l’errore, alle quali possiamo offrire, attraverso il lavoro, una prospettiva di cambiamento, di incontro con nuove motivazioni e nuovi orizzonti”.

“Infatti, come ci ricorda la Costituzione - ha aggiunto - il trattamento rieducativo dei detenuti deve tendere innanzitutto al loro reinserimento sociale. Oggi presentiamo dunque uno strumento che individua proprio nelle attività lavorative il mezzo intorno al quale costruire validi programmi di reinserimento sociale”.

Quello sottoscritto oggi, sottolinea la stessa Regione, è un testo che ben si inserisce nel quadro di azioni che da diversi anni Regione Lombardia sta portando avanti a sostegno dei detenuti e del loro reinserimento. La legge regionale n.8 del 2000, ad esempio, è una pietra miliare in materia di tutela delle persone recluse.

“Una legge - ha sottolineato Formigoni - che favorisce il minore ricorso possibile a misure privative della libertà, nonché il recupero e il reinserimento dei detenuti, anche con il coinvolgimento di Asl, enti locali, Terzo Settore e Volontariato”.

Con la stessa norma e d’intesa con il provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria e con il Centro per la Giustizia minorile, sono state sostenute attività di orientamento, consulenza e motivazione al lavoro dei detenuti e forme di incentivazione a favore delle imprese che assumono persone ammesse al lavoro esterno e a misure alternative.

Formigoni ha ricordato che sono state avviate anche iniziative specifiche “che vanno dall’accoglienza abitativa temporanea a percorsi di formazione e lavoro e di reinserimento nel tessuto familiare e sociale. Altre ancora hanno riguardato progetti di accompagnamento e di tutoring in percorsi di pubblica utilità, il sostegno ad associazioni e servizi per la ricerca delle opportunità di lavoro socialmente utili e percorsi di riconciliazione attraverso la collaborazione ed il supporto delle realtà associative locali. Per noi è davvero una grande soddisfazione - ha concluso Formigoni e proprio per questo saremo operativi molto presto”.

Bologna: Ausl; in carcere esami clinici e isolamento per infettivi

 

Dire, 15 dicembre 2009

 

Da oggi, le persone detenute nel carcere della Dozza potranno sottoporsi agli esami radiologici restando all’interno dell’istituto penitenziario e senza bisogno di spostarsi in strutture esterne. In tempo reale, poi, grazie al processo di informatizzazione ormai terminato tra l’azienda sanitaria e l’istituto di pena, un medico ospedaliero o di altra struttura riceverà le immagini della radiografia sul suo monitor e potrà scrivere il referto.

Lo ha annunciato ieri a Palazzo d’Accursio Elda Caldari, responsabile dell’Ausl di Bologna per la Medicina penitenziaria, ospite della commissione congiunta sul tema del carcere. Si tratta di una novità che porterà forse un po’ di sollievo agli agenti della Polizia penitenziaria, oberati di lavoro e in difficoltà di fronte alle tante incombenze di spostamenti dei detenuti da una parte all’altra di Bologna anche per sottoporsi a visite mediche.

L’innovazione fa parte del passaggio di competenza, in materia di sanità, dall’amministrazione penitenziaria all’Ausl di Bologna, "completato all’80%" ha spiegato Caldari. "Proprio domani mattina (cioè oggi, ndr) - ha annunciato la dirigente sanitaria - ci sarà l’installazione di un’apparecchiatura grazie alla quale tutta la parte di accertamenti radiologici potranno essere eseguiti all’interno del carcere". Si tratta, prosegue Caldari, di una "fetta veramente significativa". Ma la novità più grande, prosegue, è il fatto che da oggi sarà possibile "leggere gli esiti degli esami in tempo reale, dall’ospedale e dai vari ambulatori, e poter refertare, in tempo reale".

Una rivoluzione che, prosegue Caldari, non solo farà sì che "l’impegno della Polizia penitenziaria per accompagnare fuori i detenuti venga ridotto in misura significativa", ma permetterà anche di avere "in tempo reale diagnosi, anche rispetto a persone che possono essere portatrici di malattie infettive".

La radiologia della Dozza non è l’unica novità in materia sanitaria. Caldari spiega infatti che l’Ausl sta ipotizzando di realizzare una sorta di stanza da isolamento all’interno della Dozza. Ora, infatti, i detenuti ammalati di patologie infettive, vengono ricoverati al reparto di Medicina d’urgenza del Policlinico Sant’Orsola, spiega Caldari, con la necessità di "piantonamenti a lungo termine che vedono impiegati dagli 8 ai 16 ai 24 agenti di polizia al giorno".

Per rimediare a questa situazione, si sta ipotizzando (e proprio oggi ci sarà un sopralluogo) di "realizzare due celle con una logistica tale da garantire l’isolamento respiratorio, affinché i detenuti affetti eventualmente da tubercolosi possano utilizzare la struttura interna". Si tratta di una possibilità, conclude Caldari, "molto importante nell’ottica di economia di risorse umane".

Bologna: il Comandante; 200 agenti in meno, c’è superlavoro

 

Dire, 15 dicembre 2009

 

L’aumento del numero dei detenuti mette in difficoltà, ogni giorno di più, gli agenti di Polizia penitenziaria che lavorano al carcere della Dozza di Bologna.

Già sotto organico e oberati da mille mansioni, con il sovraffollamento di questo ultimo periodo (1.171 detenuti contro una capienza limite di 480), gli agenti rischiano di non farcela più. A lanciare l’allarme è il comandante delle guardie, Roberto Di Caterino, oggi in Comune per una commissione sul penitenziario. Accompagnamento di detenuti ai processi o alle visite esterne, assistenza per le telefonate a casa, gli incontri con i parenti e i colloqui con gli avvocati sono una mole enorme di impegni e, tutto quello che ancora si riesce a fare, spiega Di Caterino, è possibile "solamente grazie alla disponibilità del personale, che quotidianamente non si tira indietro, nemmeno di fronte a questa situazione". All’appello mancano "200-205 unità" denuncia Di Caterino, numero che si riferisce tra l’altro alla pianta organica pensata per un massimo di 800-880 detenuti, non per i quasi 1.200 di oggi.

"A fronte di una situazione di sovraffollamento mai registrata prima in queste proporzioni - spiega Di Caterino - abbiamo una carenza di personale che mai era stata così pesante e pressante sull’incidenza numerica degli uomini che ho a disposizione". Il comandante, prima di fornire ai consiglieri di Comune e Provincia (la commissione era congiunta) alcuni dati, insiste per mandare il suo messaggio: "Quello che vorrei far capire è cosa comporta, nella quotidianità, l’aumento dei detenuti. Non è solo un fatto di stare stretti in cella, che è già una cosa grave, il fatto è che aumentano i carichi di lavoro sul personale e sulla struttura".

A fronte di un numero così alto di detenuti (di cui 120 in alta sicurezza e 290 tossicodipendenti alle cure dirette del Sert), ecco il prospetto della mole di lavoro che ricade sugli agenti di Polizia penitenziaria. Nel primo semestre del 2009, spiega il comandante Di Caterino, "i colloqui sono stati 7.182", il che significa quasi 40 al giorno. Ancora, 5.540 è il numero delle telefonate, 30 al giorno ("Le linee sono due, ma potete immaginare la difficoltà di accontentare tutti, nel tentativo di andare incontro alle richieste ad esempio sull’orario" dice il comandante) e 1.879 quello dei colloqui con gli avvocati (10 al giorno). Tasto ancora più dolente sono le "traduzioni", ovvero gli accompagnamenti dei detenuti al di fuori della Dozza.

"Coinvolgono sempre di più la forza del personale - dice Di Caterino - già provato per carenza di mezzi e uomini". Ebbene, gli accompagnamenti, in sei mesi, sono stati 1.678 in aule di giustizia, 267 in strutture sanitarie per visite specialistiche (un paio al giorno) e 451 per trasferimenti. Vanno poi conteggiati, sottolinea Di Caterino, anche i "70 piantonamenti presso luoghi esterni di cura a Bologna e provincia: si va da Montecatone vicino Imola fino a strutture che si trovano ai confini con la provincia di Firenze".

Nonostante tutto, rassicura il comandante, "cerchiamo di mantenere viva l’attenzione nell’organizzare le attività trattamentali, per attuare quello che è il nostro compito istituzionale, la rieducazione dei detenuti". Cosa possibile, mette in guardia Di Caterino, "solamente grazie alla disponibilità del personale, che non si tira indietro". Il lavoro, però, vista la situazione, è una possibilità a cui accede "solo il 10% e non c’è situazione peggiore che tenere i detenuti nell’ozio".

Milano: Pagano; anche i detenuti lavoreranno per l’Expo 2015

 

Ansa, 15 dicembre 2009

 

I detenuti lombardi saranno protagonisti dell’Expo di Milano 2015. Domani, infatti, sarà presentato un protocollo di intenti tra il Ministero della Giustizia e la società che dovrà gestire l’evento universale per il coinvolgimento di un centinaio di carcerati in una serie di attività che ruoteranno intorno alla manifestazione.

Ad anticiparlo è stato il provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria, Luigi Pagano, a margine di un convegno sul tema ‘Polizia penitenziaria: quale identità, organizzato dal coordinamento nazionale Uil penitenziari e svoltosi al Palazzo della Regione.

"Si tratta di un’iniziativa importante - ha commentato Pagano - che dimostra come, al di là delle criticità legate al sovraffollamento delle carceri, riusciamo a mettere in campo iniziative egregie, capaci di dare una identità al carcere, che in questo momento rappresenta il problema principale del sistema penitenziario. Il resto è una conseguenza di questa lacuna".

Pagano ha ricordato che in Lombardia i detenuti sono circa 8.900 "quasi alla soglia - ha precisato - del pre-indulto". Almeno duemila e 500, secondo le stime di Pagano, sono "in eccesso rispetto alla capienza dei penitenziari". Il provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria ha però precisato che "le situazioni variano da carcere a carcere. Mentre a San Vittore il sovraffollamento è difficilmente gestibile, in altre strutture come a Pavia o Vigevano il problema è molto più attenuato".

Catania: maxi perquisizione in carcere trovati i-pod e decoder

 

Ansa, 15 dicembre 2009

 

I-pod, decoder, carica batteria di cellulari, generi alimentari e alcolici: sono alcuni dei generi vietati trovati ieri dalla Polizia Penitenziaria nel carcere di Bicocca, a Catania, durante un’operazione di controllo che ha visto l’impiego di 150 agenti. Un rapporto sulla "bonifica" sarà presentato alla Dda della Procura della Repubblica.

"Con il ritrovamento di generi e oggetti di cui non è consentito il possesso da parte della popolazione detenuta - ha affermato il vice segretario nazionale dell’Osapp, Domenico Nicotra - ha riportato nella casa circondariale di Bicocca gli standard di sicurezza che la società chiede al corpo di polizia penitenziaria, soprattutto in considerazione in quell’istituto ci sono detenuti in zona di alta sicurezza. Questa evidentemente è, qualora ve ne sia ulteriore necessita - ha concluso Nicotra - la dimostrazione di come di norma gli appartenenti al corpo espletano in modo egregio il loro mandato istituzionale".

Sassari: cantiere nuovo carcere; 50 licenziati, per subappaltare

 

Ansa, 15 dicembre 2009

 

Gli operai sono stati impiegati fino ad oggi nella costruzione del penitenziario. I lavori sono iniziati nel 2007. Secondo il sindacato si cancellerebbero 50 posti per subappaltare ad altre aziende la seconda parte dell’opera.

Procedure di licenziamento avviate nei confronti di cinquanta lavoratori impegnati nella costruzione del nuovo carcere di Sassari.Il sindacato insorge: non c’è un solo motivo per adottare questi provvedimenti. Gli operai sono stati impiegati fino ad oggi nella costruzione del penitenziario, lavori iniziati nel 2007. La conclusione è prevista nell’arco di un anno e mezzo. Per il sindacato l"azienda sta tentando di scaricare i 50 lavoratori per subappaltare ad altre aziende la seconda parte dell’opera.

Savona: Giorgio Barisone… e la "vergogna del Sant’Agostino"

 

Savona News, 15 dicembre 2009

 

È una galera piccola, infognata tra le case, invisibile a chi non sa dove si trovi. Un carcere fuorilegge secondo il sindacato autonomo di Polizia Penitenziaria SAPPE "arrivato ad ospitare ben il 208% della capienza regolamentare"

Certo, il segretario del Sappe Donato Capece reclama anche posti di lavoro denunciando la pesante penuria di personale. Perché non dovrebbe? Racconta però condizioni di vita indegne per le guardie e per i ladri: "sono altrettanto vergognosi i ritardi burocratici del Comune savonese che fino ad oggi nulla ha fatto per sanare tali indecenze. Ma dalla Finanziaria (che stanzierebbe 500 milioni di euro proprio per l’edilizia carceraria) servono anche risorse umane, e in particolare nuovo Personale di Polizia penitenziaria: la Liguria è infatti la Regione in Italia con la percentuale minore di poliziotti penitenziari in servizio rispetto a quelli previsti! Attualmente nelle carceri liguri sono impiegati 858 Poliziotti, pari al 67% dei 1.264 previsti (la media nazionale è dell’85%)" Dichiara.

Difficile pensare che gli agenti carcerari stiano facendo politica visto che non risparmiano critiche neppure al guardasigilli Alfano al quale chiedono "più uomini per i penitenziari della Liguria e fondi per far costruire urgentemente un nuovo carcere a Savona, dopo le tante e troppe chiacchiere che ne hanno ritardato fino ad oggi la realizzazione, anche con responsabilità politiche di chi fino ad oggi ha governato la città." Che detto da personale dello stato fa un certo effetto.

Difficile anche trascurare che chi ha governato "la città delle idee" storicamente non si è mai trattenuto troppo dal costruire e far costruire, anzi. In tutto il ridente cementone locale, un carcere degno dell’Idea di paese civile poteva anche scapparci; tanto più in un capoluogo che da sinistra dovrebbe avere a cuore diritti umani e costituzione, violati ogni giorno nelle viscere sudice del Sant’Agostino, polo d’eccellenza detentiva dove la galera offre ad ospiti e lavoratori un disgustoso valore aggiunto alla Pena, come minimo contrario al "senso di umanità" sancito dall’ Art.27 della nostra Carta Costituzionale. Retorica?

Giorgio Barisone (Responsabile carceri Prc) dentro il carcere di Savona c’è stato, e non lo nasconde. Dopo quell’esperienza, breve fortunatamente, ho capito l’importanza dell’argomento: da allora non posso dimenticare la vita che fanno detenuti e secondini là dentro. Dal 2002 ad oggi ho partecipato personalmente ad 11 ispezioni, sempre con deputati o consiglieri regionali, e continueremo a farne. Ma se non sei un "eletto dal popolo", è difficile entrare (senza commettere reati).

"Mi diedero la cella n. 7, la migliore mi dissero: otto persone in 20 metri quadri, compresi i letti a castello. Praticamente immobilizzati, a parte le ore d’aria nel cortiletto angusto. In cella, un cesso alla turca e un lavandino per lavarsi. In otto persone. La coperta, letteralmente a brandelli su una specie di materassino marcio. L’amministrazione carceraria provvedeva però alla carta igienica: un rotolo ogni 15 giorni."

 

Scusi, ma tutto questo quando?

Gennaio 2004, incredibilmente pochi anni fa. E la situazione non pare di molto migliorata. Ricordo che quando entrai ci fu la visita del vescovo. Lo invitai a vedere "il bagno" della nostra cella. Dopo avermi ascoltato ne parlò di fronte a me con il direttore del carcere che rispose: "Monsignore, quello che il signor Barisoni le sta dicendo, io lo dico da anni" Invano.

Nell’aprile del 2007 il ministro Mastella dopo un’interrogazione parlamentare dichiarava al Secolo "prevedibilmente entro il primo semestre del corrente anno saranno avviati i lavori". Come no. Altra storia infinita. La ex Metalmetron era stata individuata come possibile sede del nuovo carcere - continua Barisoni - ma poi come si sa divenne appetibile per altro... Si è parlato anche di Cengio, toccando il paradosso del carcere come discarica umana.

 

E intanto il carcere resta dov’è...

A febbraio, durante l’ultima visita, i topi uscivano dai cessi alla turca, non scherzo. Le celle al piano inferiore sono ancora utilizzate: un’umidità insopportabile d’estate e che fa a pezzi le articolazioni d’inverno. Senza finestre. I locali doccia hanno gli intonaci che crollano, e sono agibili due volte alla settimana. È un girone infernale, uno sfregio al buon senso. Fino ad un paio di anni fa l’accesso, troppo stretto, non permetteva neppure il passaggio delle autopompe dei Vigili del Fuoco. Dopo gli ultimi lavori c’è stato qualche miglioramento: ora passano i VVFF ma non i pullman della polizia penitenziaria (anche loro vittime di questa indecenza) per il trasferimento dei detenuti. E così capita di assistere, nel centro di Savona, a un lugubre defilé di uomini con catene e ferri ai polsi, che in via Paleocapa scendono dai furgoni per salire sui pullman della penitenziaria. Bello, vero?!

L’unica cosa che conforta è che là dentro ci sia ancora - abbandonata - la cella di Sandro Pertini, che speriamo diventi presto un museo, come merita e conviene.

Chiudiamo a chiave con le parole di Domenico Capece del Sindacato autonomo agenti penitenziari. Auspichiamo che dalla Finanziaria 2010 arrivino adeguate risorse, economiche ed umane, per le strutture penitenziarie della Liguria ed in tal senso ho inviato oggi una nota al Ministro della Giustizia Angelino Alfano ed ai vertici dell’Amministrazione penitenziaria. Non è accettabile avere in Italia un carcere vergognoso come il Sant’Agostino di Savona, indegno per chi ci lavora e per chi sconta una pena.

Volterra: da venerdì prossimo torna iniziativa "Cene galeotte"

 

Asca, 15 dicembre 2009

 

Torna "Cene Galeotte" con due grandi nomi dell’enogastronomia toscana: Giuseppe Mancino, chef del Principe di Piemonte di Viareggio, e Gli Agricoltori del Chianti Geografic di Castellinao in Chianti. Proprio dalla loro collaborazione prenderà vita una nuova Cena Galeotta.

L’evento sarà anche un’occasione per augurare buon Natale agli ospiti ed ai carcerati di Volterra. Venerdì 18 dicembre dalle 19.30, il carcere di Volterra aprirà nuovamente le porte al pubblico e i suoi detenuti vestiranno gli insoliti panni di chef, maitre e camerieri.

Saranno circa trenta i detenuti impegnati nell’organizzazione della cena: una volta superate le porte del carcere, ricavato in una maestosa fortezza medicea, saranno proprio loro ad accogliere gli ospiti con un piacevole aperitivo consumato all’interno del cortile. La cena sarà invece servita nella cappella sconsacrata del carcere che, per l’occasione, verrà trasformata in una perfetta sala da pranzo con candele, tavoli impeccabilmente apparecchiati, camerieri/carcerati sempre attenti e disponibili, sommelier e vini di alta qualità. Promossa da Unicoop Firenze, che come ogni anno fornirà le materie prime e assumerà i detenuti retribuendoli regolarmente, in collaborazione con il Ministero di Grazia e Giustizia, Fisar, la direzione della Casa di reclusione di Volterra, e l’organizzazione dello Studio Umami, l’iniziativa prevede il coinvolgimento di chef di grande fama e di importanti aziende vinicole.

Gli Agricoltori del Chianti Geografico offriranno il vino per l’intera serata, presentando al pubblico due espressioni schiette della terra Toscana: Molin Lungo Chianti Classico Docg 2006 e Vernaccia di San Gimignano Docg 2008. Giuseppe Mancino, invece, cucinerà assieme ai detenuti un menù di alto livello in cui carne e pesce riusciranno a deliziare i palati più esigenti. Gli chef coinvolti nell’appuntamento mensile di Cene Galeotte sono stati selezionati dal giornalista enogastronomico Leonardo Romanelli e dallo Studio Umami.

L’apertura del carcere al pubblico prenotato avverrà alle 19.30. La cena avrà inizio alle 20 e costa 35 euro a persona.

Teatro: nel carcere di Rebibbia premio "Enrico Maria Salerno"

 

9Colonne, 15 dicembre 2009

 

Si tiene oggi, alle 15.30, a Roma, la cerimonia del Premio "Enrico Maria Salerno" che promuove i nuovi autori teatrali. Al concorso sono state ammesse opere in lingua italiana mai rappresentate in Italia che affrontino problematiche civili, etiche, morali, politiche. All’autore dell’opera vincitrice sarà assegnato un premio di 5mila euro.

Verrà assegnato anche il Premio di Produzione: l’opera vincitrice avrà una dotazione di 20mila euro quale contributo alla sua realizzazione scenica, che si terrà in occasione della cerimonia del premio del prossimo anno (quest’anno andrà in scena il testo vincitore della scorsa edizione: Agosto 1944: la notte dei ponti, di Ugo Chiti e Massimo Salvianti). La selezione su 150 testi pervenuti ha individuato sette Autori finalisti: Sibilla Barbieri, Marcello Isidori, Bruno Enrico Longhini, Francesco Mistretta, Pierpaolo Palladino, Fulvio Pepe, Francesca Sangalli.

La novità di quest’anno sta nella scelta dello spazio teatrale che ospiterà la manifestazione: il teatro del carcere di Rebibbia. Da quasi dieci anni il Centro Studi Enrico Maria Salerno ha sviluppato importanti progetti culturali all’interno del penitenziario romano, realizzando spettacoli di grande successo con le Compagnie di detenuti-attori e dando vita a un vero e proprio cartellone che ha ospitato nelle ultime stagioni quasi ventimila spettatori.

Con il sostegno della Regione Lazio, del ministero per i Beni e le Attività Culturali, del ministero della Giustizia, questa struttura è divenuta centro di produzione teatrale permanente, aperto al territorio, straordinario punto di incontro fra mondi lontani: il teatro si offre come mediazione fra il dolore del disagio e della pena e la speranza rappresentata dalla cultura e dall’arte.

Il teatro di Rebibbia diventa dunque la sede più adatta a ospitare il Premio Salerno che dalla fondazione, persegue lo scopo di valorizzare il teatro civile, sostenere la drammaturgia contemporanea e quel "teatro di idee" e di analisi sociale che ha costituito l’ossatura della tradizione nazionale e deve progettarne il futuro.

Bolivia: la folla brucia vivi tre detenuti… arrestati per un furto

 

Ansa, 15 dicembre 2009

 

Una folla colombiani esasperati dalla criminalità nella regione di Cochabamba, a circa 350 chilometri ad est di La Paz, ha preso d’assalto la prigione locale, impadronendosi di quattro presunti ladri, tre dei quali sono stati poi bruciati vivi in piazza. L’episodio, avvenuto nella località di Ivirgarzama, è stato reso noto il vice ministro degli interni, Marcos Farfan. Secondo fonti locali, i quattro malavitosi erano stati da poco arrestati dalla polizia perché sospettati di un furto. Già in passato abitanti di altre località della zona si erano fatti giustizia da soli con linciaggi simili a quelli di oggi.

Argentina: rivolta nel carcere, quattro detenuti morti soffocati

 

Ansa, 15 dicembre 2009

 

Quattro reclusi morti per asfissia, vari loro compagni e tre poliziotti feriti, due dei quali in gravi condizioni. È il bilancio di una ribellione avvenuta in un commissariato di polizia argentino alla periferia di Buenos Aires. La rivolta è scoppiata quando alcuni agenti si sono accorti che alcuni carcerati stavano tentando una fuga ed i loro compagni avevano cominciato a dare alle fiamme lenzuola e materassi.

 

 

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