Rassegna stampa 29 aprile

 

Giustizia: sulla sicurezza demagogia e "ordinaria disumanità"

di Francesco Scommi

 

Aprile on-line, 29 aprile 2009

 

Prosegue a tamburo battente l’iter del disegno di legge sulla sicurezza. Giovedì è previsto l’approdo in Aula alla Camera, la settimana prossima parte l’esame. Accordo nella maggioranza: sì ai sei mesi di permanenza dei centri di identificazione e di espulsione, tornano le ronde, giallo sullo stralcio della norma sui medici - spia. Oggi presidio davanti a Montecitorio: partecipano la Cgil, Rifondazione, Sinistra e libertà e una miriade di associazioni, tra cui l’Arci, Antigone e la Rete degli studenti.

Il disegno di legge sulla sicurezza approderà nell’Aula di Montecitorio giovedì. È quanto ha deciso oggi la conferenza dei capigruppo alla Camera stabilendo inoltre che il tempo a disposizione per l’esame degli articoli e dei relativi emendamenti prima del voto finale, sarà di 22 ore e comincerà la prossima settimana.

Intanto oggi, dopo una riunione di maggioranza al Senato, la Lega Nord e il Popolo della Libertà hanno raggiunto un accordo sul ddl: la norma che permette ai medici di denunciare i clandestini che arrivano in ospedale per farsi curare sarà stralciata mentre per quanto riguarda la permanenza nei Cie (centri di identificazione ed espulsione) è stato stabilito che sarà di quattro mesi, prorogabili di altri due. È questo il compromesso raggiunto dopo che la medesima norma - inizialmente contenuta nel decreto - era stata affossata (sebbene in una versione che stabiliva a sei mesi "secchi" il limite di permanenza) per due volte dai franchi tiratori del Pdl.

Sarà riproposta, inoltre, nel testo del ddl sicurezza la norma che istituisce le ronde: questo punto, dopo una presa di posizione di Silvio Berlusconi nei giorni del terremoto dell’Aquila, la maggioranza aveva deciso di stralciarlo dal decreto. "Siamo decisi - ha spiegato Maurizio Gasparri al termine della riunione di maggioranza - ad allungare i tempi di trattenimento nei centri per i clandestini e a coinvolgere dei volontari, carabinieri o ex appartenenti alle forze dell’ordine per il controllo del territorio.

Più sicurezza - ha detto ancora Gasparri - è la priorità di tutto il centrodestra". Alla riunione, che si è tenuta nella sede della Lega del Senato, hanno partecipato oltre ai capigruppo della Lega di Camera e Senato, Roberto Cota e Federico Bricolo, il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, la vicepresidente del Senato Rosi Mauro e per il Pdl erano presenti oltre a Gasparri anche il vicepresidente del gruppo al Senato Gaetano Quagliariello e per la Camera il capogruppo Fabrizio Cicchitto e il Vice Capogruppo Italo Bocchino.

A sollecitare un accordo di maggioranza era stato il ministro dell’Interno Roberto Maroni, minacciando - in caso di mancato compromesso - di chiedere la fiducia. Maroni ha garantito, in caso di approvazione del ddl, la costruzione entro la fine dell’anno di dieci nuovi centri di identificazione ed espulsione, che raddoppierebbero così il numero di quelli già esistenti.

La vicecapogruppo del Pd Marina Sereni ha messo in chiaro la posizione del partito: "Abbiamo detto e diremo no alle ronde e voteremo contro l’eventuale prolungamento della permanenza degli immigrati nei Centri di identificazione ed espulsione, i Cie", ed esortato il governo: "Affronti il dibattito parlamentare e non pensi nemmeno alla fiducia sul disegno di legge per costringere al sì la sua maggioranza che ha già bocciato il decreto".

"Le commissione Affari Costituzionali e Giustizia della Camera stanno lavorando molto bene sul disegno di legge sicurezza - si è difeso Cicchitto - Il provvedimento avanza proposte articolate sul periodo di permanenza nel Cie, tenendo conto dei tempi indispensabili per renderlo operativo, senza andare incontro a situazioni come quelle che si sono determinate in questi giorni in seguito ad un vuoto legislativo.

I relatori in commissione hanno anche proposto di eliminare il punto controverso riguardante l’eventuale intervento dei medici. Vediamo che malgrado modifiche assai significative l’opposizione continua ad attaccare il provvedimento. Ciò rappresenta un errore assai grave rispetto ai problemi assai rilevanti che esistono sul terreno della sicurezza, come dimostra ciò che sta avvenendo nel Paese".

Il Partito democratico aveva chiesto che dal disegno di legge fossero stralciate tutte le norme relative all’immigrazione ma come ha spiegato il vicepresidente della commissione Affari Costituzionali di Montecitorio Roberto Zaccaria, "governo e relatore ci hanno risposto che non è possibile, perché quella sugli immigrati è per loro una parte essenziale. In un provvedimento di 66 articoli - ha sottolineato Zaccaria - potremmo dire che 60 sono condivisibili. Ma gli altri sono qualitativamente inaccettabili perché riducono i diritti degli stranieri e degli italiani poveri". La proposta di stralcio è arrivata non solo dal Pd ma anche dall’Udc.

Secondo la capogruppo del Pd in Commissione Giustizia, Donatella Ferranti, il ddl sicurezza "era e resta un testo disumano, un insieme di norme inaccettabili contro i diritti delle persone: basti pensare che i bambini nati da clandestini non potranno essere registrati, che il permesso di soggiorno, senza il quale un cittadino extracomunitario non potrà neanche sposarsi, diventerà uno strumento per colpire gli immigrati o che il prolungamento degli irregolari nei Cie diventa una vera e propria detenzione". La Ferranti ha detto inoltre "la norma - vergogna sui medici - spia non è stata affatto stralciata: al momento è solo un emendamento che dovrà essere sottoposto al voto della commissione".

Intanto sindacati e associazioni hanno organizzato un presidio contro il ddl che si tiene oggi, dalle 10, a Montecitorio. Hanno già garantito la propria adesione sia la Cgil che Sinistra e Libertà, che in una nota fa sapere: "Grazie alla grande mobilitazione dell’opinione pubblica, le più inaccettabili di queste misure sono state bloccate in Parlamento, ma settori del centrodestra, Lega in testa, sono pronti a riproporle già nel provvedimento in discussione in queste ore aggiungendole all’istituzione del reato penale di clandestinità, alla introduzione della tassa per il rinnovo dei permessi di soggiorno e alla norma sul divieto di registrazione allo stato civile di nati da clandestini. Scelte scellerate - conclude Sinistra e Libertà - che sospingeranno nella clandestinità e nell’illegalità ancora di più migliaia di immigrati".

Ci sarà anche Rifondazione comunista, che con il segretario Paolo Ferrero manda a dire: "È chiaro che la logica razzista della Lega continua a essere il centro dell’iniziativa politica del governo: questa maggioranza salva i banchieri, affossa i lavoratori e se la prende con gli immigrati, alimentando la guerra tra i poveri. Questo è solo il modo di costruire specchietti per le allodole, alimentare il razzismo e non fare nulla contro la crisi". Ma è lunga la lista di presenze dal mondo dell’associazionismo: hanno aderito Arci, Cgil, Asgi, Federazione Chiese Evangeliche, Emmaus Italia, Uil, Cir, Ugl, Libera, Antigone, Terra del fuoco, Cnca, Coord. Donne contro il razzismo, Donne per la Sinistra, Cantieri sociali, Acli "per i diritti e contro il razzismo" e la Rete degli studenti.

Giustizia: Maroni; su ddl sicurezza domani Cdm valuta fiducia

 

Apcom, 29 aprile 2009

 

Il ministro dell’Interno Roberto Maroni teme che "alcuni mal di pancia nel Pdl" possano condizionare il voto sul ddl sicurezza e conferma che domani nel Consiglio dei ministri valuterà "la possibilità di chiedere sul provvedimento la fiducia del Governo su un testo che sia vero, serio, condiviso, certo e efficace".

A margine di una conferenza stampa al Viminale, Maroni ha infatti spiegato che questi mal di pancia si riflettano "ancora una volta negativamente su un provvedimento che è coerente e fortemente orientato a combattere la criminalità. Questa notte alcune votazioni in Commissione mi hanno confermato questa preoccupazione: la norma che avevamo fortemente voluto sull’obbligo di segnalazione dei tentativi di estorsione da parte di chi ha commesse pubbliche è stata infatti inopitatamente emendata e svuotata di significato contro il nostro parere".

"È ovvio - ha continuato il ministro - che così non si può andare avanti: il provvedimento rischia di essere svuotato dei suoi maggiori significati. Ne parlerò domani in Cdm. Il rischio è che si ripeta in aula ciò che abbiamo purtroppo visto sulla norma del prolungamento della permanenza dei clandestini nei Cie, che con una sorta di indulto - ha concluso Maroni - ci ha costretto a rimettere in libertà oltre mille clandestini che ora sono liberi di girare per l’Italia come se nulla fosse".

Giustizia: Idv; contro la pedofilia, servono norme più rigorose

 

Redattore Sociale - Dire, 29 aprile 2009

 

I gruppo dell’Italia dei valori del Senato contro le norme anti-pedofilia contenute nel decreto anti-stupri e contro lo stalking approvato la scorsa settimana. "Grave" la mancanza di estensione del patrocinio anche alle vittime di pedopornografia, la non obbligatorietà dell’arresto per i pedofili colti in flagranza e la mancata menzione della castrazione chimica.

"È estremamente grave - spiega Stefano Pedica, senatore dell’Idv - che nel decreto sia stato omesso il patrocinio gratuito alle vittime di pedopornografia, oltre che di pedofilia.

Nel dl mancano molte cose fondamentali per il contrasto alla pedofilia ma questa è una delle più gravi". Nel provvedimento, continua Pedica, "non si mette in evidenza che le vittime devono essere comprese tra i 0 e i 7 anni e, soprattutto, non c’è alcun cenno della castrazione chimica né si fanno passi avanti per garantire la certezza della pena per coloro che si macchiano di reati di pedofilia".

Sulla stessa linea anche il senatore dell’Idv, Francesco Pardi, che parla di "diverse e gravi mancanze nel decreto che riguardano la pedofilia e devono assolutamente essere corrette". Purtroppo, continua Pardi, "con l’approvazione del decreto eravamo tutti sotto il ricatto del tempo perché il 25 aprile scadeva e, se non l’avessimo votato, la maggioranza ci avrebbe accusato di essere favorevoli allo stalking". In particolare, "il nostro gruppo - continua Pardi - ha anche rinunciato a presentare emendamenti". Il senatore dell’Idv sottolinea "come la cosa gravissima è che non si sia stabilita l’obbligatorietà dell’arresto in flagranza per violenza sessuale anche nei confronti di coloro che abusano sui minori come è invece previsto per coloro che sono trovati a fare violenza ad una donna".

Giustizia: le associazioni; pedofilia, cosa manca in dl sicurezza

 

Redattore Sociale - Dire, 29 aprile 2009

 

Le norme riguardanti la pedofilia contenute nel decreto legge anti-stupri e per il reato di stalking approvato dal Parlamento sono ancora insufficienti e necessitano di fondamentali integrazioni. A lanciare l’allarme sono, seppure con alcune differenze sul merito delle lacune, Meter, Telefono Arcobaleno e il Movimento per l’Infanzia, associazioni da sempre impegnate nella lotta e il contrasto alla pedofilia e alla pedopornografia.

Nel decreto mancano, tra le altre cose, l’obbligo dell’arresto per i pedofili che vengono trovati in flagranza di reato, il patrocinio gratuito dello Stato alle vittime di pedopornografia (è stato inserito solo quello per le vittime di pedofilia) e maggiori risorse alle forze dell’ordine che si occupano di questo problema (come la Polizia postale). Ma sono assenti anche indicazioni specifiche che accelerino il varo dell’Osservatorio nazionale contro la pedofilia e, soprattutto, una maggiore attenzione al fenomeno della pedofilia culturale.

"Il decreto - spiega Giovani Arena, presidente di Telefono Arcobaleno - contiene una norma di civiltà che permette l’accesso al patrocinio gratuito dello Stato da parte delle vittime di pedofilia. Tuttavia, questo patrocinio non è stato esteso alle vittime di pedopornografia". Un fenomeno, quest’ultimo, "preoccupante - continua Arena - perché nel nostro Paese sembra essere in atto un fenomeno culturale di ridimensionamento della pedopornografia che desta molte preoccupazioni".

Inoltre, continua Arena, nel decreto "si spostano le competenze dalle procure ordinarie a quelle distrettuali e si parla di una non meglio specificata necessità di specializzare in queste procure dei pool di magistrati che si occupino del problema. Questo- sottolinea il presidente di Telefono Arcobaleno- rallenta significativamente le indagini in un reato dove la prova è estremamente volatile e dunque la celerità del procedimento è fondamentale". Un terzo aspetto, prosegue, "riguarda il contrasto stridente tra la norma, e cioè la pena minacciata, e quello che poi effettivamente accade nella pratica. Io mi trovo a seguire processi che sono ancora in primo grado e che riguardano fatti accaduti nel 2002. Che senso ha inasprire le pene- prosegue- se poi dopo anni siamo ancora nella fase iniziale del procedimento e gli autori del reato sono ancora in libera circolazione?".

Il presidente di Meter, don Fortunato di Noto, sottolinea quelle che considera alcune positività nel decreto: "La norma sul patrocinio gratuito - spiega - è un fatto positivo ed è il risultato di nostre sollecitazioni".

Don di Noto smorza i toni della polemica di Telefono Arcobaleno sul problema del gratuito patrocinio pubblico alle vittime di pedofilia: "Mettere il patrocinio per le vittime di pedofilia - dice - significa metterlo anche per le vittime della pedopornografia", e sulle competenze delle procure distrettuali: "È la recezione di una normativa comunitaria ed è un miglioramente dell’azione della magistratura su questo tema".

Ma non rinuncia a porre l’accento su alcuni temi importanti che sono completamente assenti dal decreto e che sarebbe necessario integrare. Primo fra tutti, la necessità di rimediare alla mancanza dell’obbligatorietà dell’arresto in flagranza per i pedofili: "Quest’aspetto- spiega don Di Noto- deve essere affrontato e noi come Meter siamo assolutamente favorevoli a che tale arresto sia obbligatorio come avviene per gli autori di violenza sessuale ai danni delle donne".

Ma ci sono anche altri due aspetti che sarebbe necessario recuperare nella normativa: "Prima di tutto - spiega - serve una maggiore attenzione al fenomeno della cosiddetta pedofilia culturale. Bisogna mettere in campo azioni di contrasto anche all’apologia del reato e non solo al reato stesso". In secondo luogo, "è assolutamente necessario dare più risorse alle forza dell’ordine che si occupano di questo problema perché il problema è che non bastano le leggi, ma bisogna anche applicarle".

Infine, dice ancora don Di Noto, "mi piacerebbe che si facesse qualcosa per accelerare l’attuazione dell’Osservatorio nazionale per il contrasto alla pedofilia perché sinora è rimasto ancora sulla Carta". Sulla necessità dell’arresto in flagranza di reato e della mancanza di patrocinio anche per le vittime di pedopornografia insiste invece il presidente del Movimento per l’Infanzia, Andrea Coffari: "Credo che la cosa più importante e grave assente dal dl sicurezza riguardo alla pedofilia sia la mancanza dell’obbligatorietà dell’arresto in fragranza per il pedofilo.

Questo vuol dire che se si scopre un pedofilo che sta abusando di un bambino l’arresto non è obbligatorio ma è ad arbitrio dei giudici. E questo è inaccettabile". Inoltre, il Movimento per l’Infanzia sottolinea anche "come sarebbe necessario sollecitare l’attuazione dell’avvocato dei minori. Da cinque anni - spiega Coffari - c’è una norma che prevede che i bambini abbiano diritto ad un avvocato specifico perché hanno una posizione giuridica unica e specifica che non può essere equiparata a quella degli adulti. Attualmente - conclude il presidente del Movimento per l’Infanzia - questa norma è ancora lettera mora. Non è applicata né è decollata nei tribunali".

Giustizia: intercettazioni; fondi straordinari a copertura debiti

 

www.giustizia.it, 29 aprile 2009

 

Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, segue dal mese di ottobre le vicende connesse alle pretese economiche avanzate dalle società che gestiscono i servizi di intercettazioni telefoniche ed ambientali.

In questo lasso di tempo si sono succeduti numerosi incontri con i titolari di tali aziende. A seguito del monitoraggio sulle spese sostenute dal ministero della Giustizia, per fare fronte ai provvedimenti disposti dai procuratori della Repubblica, è emersa una serie di insostenibili sperequazioni nei costi affrontati dai diversi uffici giudiziari per le intercettazioni, delle quali le citate ditte hanno preso atto impegnandosi a stabilire un prezziario che per il futuro, a seconda delle diverse circostanze di fatto e di luogo, contenga limiti massimi del costo delle intercettazioni giornaliere per bersaglio. Tali nuovi prezzi hanno già notevolmente abbattuto per l’anno in corso il costo delle intercettazioni.

Inoltre, il ministro Alfano ha ottenuto, dal competente dicastero delle Finanze, lo stanziamento di fondi straordinari per provvedere ai pagamenti dei debiti pregressi. Sulla base di tali nuovi e decisivi elementi, lo scorso 24 aprile è stata convocata per domani 29 aprile, presso il ministero della Giustizia, una riunione tecnica con le società interessate - già informate della stessa - nel corso della quale saranno definitivamente indicate le modalità di estinzione del debito.

Giustizia: Cassazione; l'incapacità mentale sospende il processo

 

Apcom, 29 aprile 2009

 

L’incapacità mentale dell’imputato sospende il processo in corso ma allunga i termini di custodia. Il giudice infatti, oltre a bloccare il giudizio, può anche "congelare" la carcerazione preventiva. Lo spiega la Cassazione che ha respinto il ricorso di un detenuto per il quale il tribunale di Bologna, in seguito ad un certificato secondo il quale "lo stato mentale ne impediva la cosciente partecipazione al procedimento", oltre a sospendere il giudizio aveva bloccato anche la decorrenza dei termini di custodia in carcere. La difesa sosteneva invece che se il "legittimo impedimento" dell’imputato deriva da una malattia mentale e non da problemi transitori, non sarebbe stato giusto sospendere anche i termini di custodia perché non è detto che la patologia possa migliorare in tempi ragionevoli. Una tesi che i giudici della prima sezione penale della Corte, con la sentenza 16939, non hanno condiviso.

"L’accertata ed eventualmente irreversibile incapacità dell’imputato - si legge nella sentenza - potrebbe comunque aprire scenari diversi che possono andare dalla trasformazione della custodia in carcere in arresti domiciliari, fino alla sostituzione della misura in caso di incompatibilità delle condizioni di salute con lo stato di detenzione". In sostanza, il fatto che sia il processo sia i termini di custodia siano stati sospesi non vuol dire, sottolinea la Cassazione, che si vada incontro ad una situazione di stallo. La Corte ammette anzi che si possa verificare "un progressivo peggioramento dello stato mentale", ma anche in questo caso indica il rimedio: il provvedimento restrittivo può essere "revocato se vengono meno le esigenze cautelari" proprio in seguito allo "stato mentale dell’imputato". In pratica spetta al giudice verificare periodicamente la situazione e decidere di conseguenza, ma l’imputato non può sperare di lasciare il carcere solo perché, come si dice, non ci sta più con la testa.

Giustizia: dietro i suicidi dei detenuti il fallimento della politica

di Andrea Boraschi

 

Terra News, 29 aprile 2009

 

Tra i pochi strumenti che esistono per monitorare lo stato di "salute" della popolazione detenuta, uno - il più crudele - si rivela spesso come il più "sensibile": è il computo degli atti di autolesionismo e dei suicidi che si registrano tra i reclusi.

Stando a questo indicatore, per il sistema penale italiano questi ultimi mesi sono stati terribili: 19 suicidi registrati al 31 marzo 2009 dal 1 gennaio scorso. Se questo andamento rimanesse stabile nel corso dell’anno, al 31 dicembre prossimo si avrebbero 76 morti per suicidio. Sarebbe un record assoluto: ovvero, si registrerebbe un tasso suicidario 19 volte superiore a quello registrato mediamente nella popolazione libera (per ogni suicidio tra la popolazione non detenuta, in carcere se ne verificherebbero quasi 20). Nel corso del 2008 le morti per suicidio erano state 48; nel 2001, annus horribilis di questa macabra statistica, erano state 72. Mediamente, nell’ultima decade, si attestavano di anno in anno tra le 50 e le 60.

L’anomalia di queste cifre esige un’interpretazione. E una premessa, in tal senso, è doverosa: la ragioni di un suicidio sono e rimangono per lo più intime. Derivano, cioè, da motivazioni esistenziali e circostanze che sfuggono a qualunque ricostruzione. Tuttavia, la ricerca nel campo delle politiche penali prova l’esistenza di una robusta correlazione tra affollamento penitenziario e ricorso al suicidio; prova, cioè, come al crescere della popolazione reclusa - in assenza di una maggiore disponibilità di spazi detentivi - cresca in misura non proporzionale il ricorso ai gesti auto soppressivi.

La parola "affollamento" va declinata e letta attentamente: vuol dire condizioni igieniche spesso pessime, scarsità di personale medico, di psicologi, di educatori; e, ancora, strutture fatiscenti, servizi inadeguati, rapporti assai problematici con l’amministrazione e con il personale di custodia; e massima difficoltà di accesso alle attività ricreative, formative, lavorative. L’affollamento, in altri termini, è un indice del grado di invivibilità di un carcere, un indicatore di tutti quei fattori che fanno degli istituti di pena luoghi di abbrutimento, meccanismi spesso inesorabili di riproduzione e moltiplicazione della criminalità.

È quanto descritto da Salvo Fleres, garante regionale dei detenuti in Sicilia, quando racconta del carcere di Catania, dove si dorme in 12, per terra, in una stessa cella e in compagnia dei topi. È un caso, dunque, se il picco numerico di suicidi registrato nei primi mesi dell’anno coincide con il record storico di affollamento dei nostri istituti di pena dai tempi dell’amnistia togliattiana?

A fine marzo erano recluse 61.057 persone (prima dell’ultimo indulto erano 60.710); se si procede con questo tasso di carcerizzazione (circa mille unità in ingresso ogni mese) nei primi giorni di giugno si dovrebbe sfondare il tetto della "tolleranza" (un indice che, prevista un capienza regolare - per gli istituti italiani circa 43.000 posti - vi addiziona un’ulteriore quota di capacità detentiva, fino al grado più estremo di invivibilità).

Lo stato delle cose non è un caso del destino. Deriva da precisi orientamenti politici: dal regime di "tolleranza zero" e da un’ipertrofia crescente della legislazione penale, sempre più criminogena. La Bossi-Fini sull’immigrazione, la Fini-Giovanardi sulle droghe e la ex Cirielli sulla recidiva contribuiscono notevolmente ad accrescere gli ingressi in carcere. Che è sempre più affollato di criminalità minuta e talvolta innocua: tossicodipendenti (25% della popolazione reclusa) e immigrati (38%) su tutti.

Se poi si considera che il profilo medio del detenuto suicida è quello di una persona giovane, con una carriera criminale esigua, che si suicida nelle primissime settimane di detenzione, spesso senza aver affrontato neppure il primo grado di giudizio (ovvero nella pienezza della presunzione d’innocenza), si ricava l’idea di un meccanismo in cui giustizia sociale e giustizia penale divergono paurosamente. Fino a produrre vittime: 19 nei primi tre mesi di quest’anno.

Giustizia: Margara; aumento detenuti un "andamento pessimo"

 

Ansa, 29 aprile 2009

 

"Con l’ultimo indulto siamo passati da 61.000 a 37.000 detenuti, ma in due anni e otto mesi siamo tornati a quei livelli e oggi siamo a circa 61.700; quindi c’è stato un aumento di 25.000 unità. Tra il 1996 e il 2005 c’era stata invece una crescita, da 48.000 a 60.000, cioè 12.000 in 10 anni. L’andamento è pessimo". È la fotografia del sovraffollamento nelle carceri italiane fatta da Alessandro Margara, presidente della Fondazione Michelucci.

L’ex direttore generale del Dap è intervenuto ad un dibattito sul tema "Carcere: le alternative possibili" nell’ ambito della 73/a edizione della Mostra internazionale dell’Artigianato che ospita anche uno stand con i prodotti dei detenuti toscani. L’incontro è stato organizzato dal Gruppo consiliare regionale di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea.

Nel corso dell’incontro Monica Sgherri, capogruppo in Regione di Prc-Se, ha auspicato che entro la fine del mandato diventi definitiva la collocazione di uno stand alla Mostra dell’Artigianato con i lavori dei detenuti.

"Se rientrasse nella programmazione annuale - ha detto - diventerebbe uno sbocco effettivo, sia per farli conoscere e sia per venderli". L’altro progetto è la costruzione di un portale telematico per potere accedere ai loro lavori: "questo - ha aggiunto - è un terreno delicato per il quale abbiamo la disponibilità della vicepresidenza della Regione Toscana e dell’Uncem".

"Due anni fa - ha concluso - abbiamo depositato un progetto di legge per l’istituzione del Garante regionale dei detenuti e abbiamo l’impegno della maggioranza di andare all’approvazione, insieme anche all’istituzione del Garante regionale per i minori".

Giustizia: il Sappe chiede apertura Tavolo sanità penitenziaria

 

Il Velino, 29 aprile 2009

 

"Attivare al più presto un tavolo tecnico, aperto a tutte le parti interessate nella delicatissima partita della sanità penitenziaria, per delineare linee univoche d’indirizzo nell’interesse tanto dei lavoratori del settore quanto dei soggetti destinatari dell’assistenza sanitaria in carcere, per una scelta che sia realmente di civiltà e di buona e sana amministrazione". È quanto chiede la segreteria generale del sindacato autonomo Polizia penitenziaria Sappe, in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio Berlusconi e ai ministri della Giustizia Alfano, dell’Interno Maroni e del Welfare Sacconi con la quale si evidenziano i disagi connessi alla riorganizzazione della sanità penitenziaria voluta dal governo Prodi.

"Quella sanitaria è una delle criticità maggiori in carcere" sottolinea il segretario generale del Sappe Donato Capece. "Basti considerare i dati allarmanti recentemente diffusi dalla Società italiana di medicina e sanità penitenziaria, dai quali emerge il dato dei circa tremila detenuti affetti da Hiv e ben il 15 per cento in fase di Aids conclamata. Il 38 per cento dell’intera popolazione detenuta, oggi pari a 62mila unità, sarebbe inoltre colpita da epatite virale da Hcv e il 25 per cento positivo al test per l’infezione da tubercolosi". "Ebbene, a contatto con questi detenuti malati - a garantire ordine, sicurezza e trattamento rieducativo 24 ore su 24, 365 giorni all’anno – vi sono le donne e gli uomini del Corpo di Polizia penitenziaria ed è quindi evidente come il primo sindacato della Polizia penitenziaria debba richiamare tutte le istituzioni sui disagi prodotti dalla riforma del sistema sanitario penitenziario. È per questi motivi - conclude Capece - che siamo tornati a chiedere un tavolo tecnico, aperto a tutte le parti in gioco in questa delicatissima partita, al fine di delineare linee univoche d’indirizzo, nell’interesse tanto dei lavoratori del settore quanto dei soggetti destinatari dell’assistenza sanitaria in carcere, per una scelta che sia realmente di civiltà e di buona e sana amministrazione".

Firenze: detenuto muore dopo un permesso, disposta autopsia

 

Ansa, 29 aprile 2009

 

L’uomo, ha spiegato il garante per i diritti dei detenuti del Comune di Firenze Franco Corleone, "è morto in circostanze che hanno dell’incredibile". La procura ha disposto l’autopsia.

Un detenuto del carcere fiorentino di Sollicciano è morto nei giorni scorsi nella sua cella. L’uomo, un immigrato di 30 anni, stava scontando una pena a due anni per spaccio. La procura di Firenze ha disposto l’autopsia. L’uomo, ha spiegato il garante per i diritti dei detenuti del Comune di Firenze Franco Corleone, "è morto in circostanze che hanno dell’incredibile. Può darsi che si tratti di una morte naturale; l’autopsia ci dirà le ragioni. Non penso a cose clamorose, ma gli interrogativi sono tanti. Non pare ci sia state colluttazioni, ma può darsi che si sia sentito male e non abbia trovato assistenza. E poi, era stato da poco sottoposto a visite mediche che avrebbero dovuto accertare stati di sofferenza o patologie, sennò che si fanno a fare?".

Dopo un permesso premio, "il 24 mattina - ha aggiunto Corleone - è stato riportato a Sollicciano; dopo i controlli di routine è stato rimandato in una cella con altri due detenuti. I responsabili del carcere dicono che si è messo a dormire e che nel pomeriggio è stato trovato morto da un compagno. Il carcere è una realtà sull’orlo della catastrofe. Sollicciano si avvia verso i mille detenuti, soprattutto poveri, immigrati e tossicodipendenti".

Ferrara: carcere dell’Arginone scoppia, superati i 500 detenuti

 

Il Resto del Carlino, 29 aprile 2009

 

Numeri choc: la capienza tollerata è di 466, quella regolamentare adirittura di 250. Il sindacato autonomo di polizia penitenziaria protesta: "Il nostro organico è in costante riduzione".

Ferrara, 29 aprile 2009 - L’Arginone scoppia. Crescono i detenuti, cala drammaticamente il personale penitenziario. A lanciare l’allarme è il Sappe, il sindacato autonomo polizia penitenziaria: "È da tempo che richiamiamo l’attenzione delle istituzioni e del mondo della politica sulla grave situazione penitenziaria del Paese, a rischio di implosione da una settimana all’altra.

Il 26 aprile la capienza delle 206 strutture penitenziarie del Paese (161 case circondariali, 38 case di reclusione e 7 istituti per le misure di sicurezza) ha registrato la presenza di circa 61.700 detenuti".

A Ferrara la situazione non è certamente delle migliori. Ieri il conto totale dei detenuti era di 505 quando la capienza tollerata è di 466 (quella regolamentare è addirittura di 250).

La stragrande maggioranza, circa 300, sono extracomunitari. Venendo alla polizia penitenziaria, l’organico è di 236 unità, le presenze sulla carta sono pari a 165 ma gli effettivi sono 140. "Vuol dire 500 contro 140 ogni giorno, senza parlare delle aggressioni e degli insulti che le guardie sono costrette a subire. La situazione è pressoché drammatica - dice Vito Serra, segretario regionale Sappe -. Manca tutto: soldi per la benzina e per i biglietti aerei per le traduzioni dei detenuti. Mancano gli arretrati per il personale. Quando un mezzo si rompe va a finire nell’autoparco, non ci sono i soldi per la manutenzione".

Dei 35 agenti del nucleo traduzioni e piantonamenti (Ntp) sono 13 i presenti, compresi il responsabile e il suo vice. Costoro, mensilmente, svolgono dalle 60 alle 70 ore in più rispetto all’ordinario previsto. Ma c’è un dato ancora più preoccupante sottolineato da Serra: "Si sappia che l’amministrazione penitenziaria dell’Emilia Romagna ha accumulato un debito pari a 8,8 milioni di euro, con previsione nel 2010 di sfondare quota 16 milioni. L’80% di questo debito corrisponde alle utenze di luce, gas e acqua non pagate negli anni precedenti. Un vero e proprio crac. Con questi dati - continua - c’è poco da girarci intorno. Il Governo deve dare risposte immediate a tali problematiche". Perché il rischio di un naufragio è davvero altissimo.

Firenze: all’Opg di Montelupo nuova aggressione ad un agente

 

Comunicato Uil, 29 aprile 2009

 

Nel mese di Dicembre 2008 la Uil/Pa Penitenziari definì l’Opg. di Montelupo Fiorentino una struttura non degna di un paese civile che imbrutisce l’essere umano. Grieco Eleuterio, Coordinatore Provinciale e della Uil-Pa Penitenziari e componente della segreteria regionale, riconferma quelle dichiarazioni.

Dimostrazione è data da una ulteriore aggressione nei confronti di un Poliziotto Penitenziario avvenuta ieri sera verso le 17.30, con una prognosi di dodici giorni. Tutto ciò, si ripresenta a solo pochi giorni di distanza quando due Poliziotti Penitenziari sono stati aggrediti da un internato. Ormai all’Opg di Montelupo Fiorentino è un bollettino di guerra è questo a causa di un sistema penitenziario incapace di reagire e che rischia di esplodere da un momento all’altro in conseguenza del sovraffollamento e dei vari problemi congiunturali presenti in esso.

Certo continua Grieco - il sistema Opg ha una sua singolarità e nonostante pochi mesi fa si è affermato che l’Opg di Montelupo Fiorentino non è né un carcere né un ospedale, a tutt’oggi non si è aperta una seria discussione ai vari livelli che affronti le problematiche della struttura dell’Opg di Montelupo Fiorentino, ed in particolare del sistema sanitario che non funziona dopo il passaggio della medicina penitenziaria all’Asl 11.

Aggiunge polemicamente il Coordinatore della Uil-Pa Penitenziari - è inammissibile che manchi in un ospedale psichiatrico la guardia medica che garantisca il servizio di psichiatria in h24, il presidio psichiatrico è infatti svolto solo di mattina e totalmente assente il fine settimana. È assurdo che si possa garantire l’assistenza sanitaria con un solo infermiere per 190 internati; per non parlare poi dell’assenza totale di specialisti in loco ed operatori socio-sanitari necessari a garantire quanto previsto dalla norma.

Conclude Grieco - cosa che ci amareggia è che dopo la nostra denuncia del 22.12.08 nessun riscontro si è avuto né da parte dell’Amministrazione Penitenziaria ai suoi vari livelli, né tanto meno dai vertici dell’Asl 11 e dell’Assessore alla sanità della Regione Toscana. Nel formulare l’auspicio che si comprenda la gravità del problema denunciato, restiamo in attesa di un celere intervento degli organi istituzionali.

Messina: convegno sui percorsi di reinserimento per i detenuti

 

Tempo Stretto, 29 aprile 2009

 

Convegno sulle misure alternative questa mattina a Palazzo dei Leoni. Presente il Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, Orazio Faramo, che ha garantito la verifica delle condizioni del carcere di Gazzi.

L’assessore provinciale al Lavoro, Renato Fichera, in collaborazione con il Ministero della Giustizia-Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria-Ufficio Esecuzione Penale esterna di Messina (Uepe), Idea-Lavoro ed Italia Lavoro, ha organizzato stamattina a Palazzo dei Leoni, un convegno su: Le misure alternative a Messina - percorsi di reinserimento lavorativo.

Lunga e qualificata la lista degli intervenuti. Apertura con i saluti del presidente della Provincia Nanni Ricevuto, che ha poi lasciato la parola al vicepresidente del Consorzio Idea Agenzia per il Lavoro, Edoardo Barbarossa e all’Assessore Provinciale alle Politiche Attive del Lavoro, Renato Fichera. Entrambi hanno posto l’attenzione sulle misure alternative, e nello specifico sul modello dei tirocini, stilando un bilancio sui cinque anni di sperimentazione di questo tipo di intervento, dei risultati conseguiti e delle prospettive di sviluppo.

A partire dal 2003 infatti, grazie alla proficua collaborazione tra Ministero della Giustizia, Provincia Regionale e Idea-Agenzia per il Lavoro (Agenzia di collocamento privato Onlus), è stato possibile sperimentare nuovi strumenti per la rieducazione dei condannati attraverso i tirocini formativi. In cinque anni, fino al 2008, il numero totale di tali tirocini è stato di 230 (in tale numero sono compresi anche i tirocini attivati presso il Progetto Indulto in collaborazione con Italia Lavoro), con un impegno anche dello Sportello di Orientamento al Lavoro presso l’Uepe e la Provincia Regionale, che hanno favorito la raccolta della domanda aziendale e dell’offerta da parte dei lavoratori svantaggiati. Una risposta importante in un territorio difficile dal punto di vista socio-economico, caratterizzato da alti tassi di disoccupazione che non hanno favorito facili accessi al mondo del lavoro a chi ha avuto problemi con la Giustizia.

Ma la presenza sicuramente più prestigiosa, è risultata essere quella del Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria per la Sicilia, Orazio Faramo, che ha parlato anche delle strutture insistenti nella nostra Provincia: il carcere di Gazzi di Messina, quello di Mistretta e l’Opg di Barcellona. "Realtà diverse - ha commentato - ma allo stesso modo importanti".

Per quanto riguarda il carcere di Gazzi, il Provveditore ha ascoltato a fine intervento le sollecitazioni giunte da alcuni consiglieri provinciali, che qualche settimana fa avevano anche approvato una mozione attraverso la quale si evidenziavano le condizioni fatiscenti della struttura. L’impegno è di ritornare per una verifica delle condizioni, accompagnato dall’Amministrazione provinciale e da alcuni capigruppo del Consiglio. Oltre ai problemi strutturali infatti, persiste uno stato di sovraffollamento e diversi disagi per ciò che concerne le visite, in quanto i parenti dei reclusi sono costretti ad attendere in una zona all’aperto, in balia delle intemperie meteorologiche. In tal senso, l’Assessore Fichera si è impegnato a valutare un’eventuale intervento per la realizzazione di una pensilina.

"Una piccola realtà, all’interno della quale si cerca di operare bene come nelle altre dell’Isola". Questo invece il commento di Faramo sulla Casa Circondariale di Mistretta, mentre per quanto riguarda l’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Barcellona, è stata sottolineata la diversità di soggetti ospitati: "Una realtà diversa. Non si tratta di detenuti, ma di internati. Dentro perché hanno commesso reati legati a disturbi psichici. Anche qui si cerca di operare con decisione sul piano sociale, con la realizzazione di diversi progetti".

E tornando al reinserimento dei detenuti, Faramo ha sottolineato l’importanza di recuperare il numero più alto di soggetti possibile, inculcando loro i valori del vivere civile che spesso per le condizioni difficili nelle quali si trovavano a vivere, sconoscevano. Ciò nell’interesse dell’intera società.

Il convegno è poi proseguito con le relazioni del Magistrato di Sorveglianza di Padova, Giovanni Maria Pavarin e del Dirigente dell’Ufficio Esecuzione Penale esterna di Messina, Giuseppa Carbone. A seguire, tavola rotonda con il contributo di: Concetta Vaccaio del Consorzio Idea Agenzia per il Lavoro; Danila Caristi, assistente sociale Uepe di Messina; Adolfo Landi, presidente provinciale di ConfCooperative; Domenico Arena, presidente provinciale della Lega delle Cooperative; Giacomo Venuto, presidente provinciale di Unci; Placido Matasso, presidente provinciale di Uni Coop; Arturo Alonci, presidente provinciale di Agci; Nicola Longobardo dell’area funzionale delle dipendenze patologiche dell’Asl5; Emanuela De Domenico, presidente del Centro di Solidarietà Faro; Mario Conclave di Italia Lavoro. Chiusura con la sottoscrizione del nuovo protocollo di collaborazione per la rieducazione al lavoro dei condannati e l’implementazione di politiche attive per il lavoro.

Palermo: nasce Agenzia per promozione di lavoro penitenziario

 

Apcom, 29 aprile 2009

 

Nasce a Palermo l’agenzia regionale promozione lavoro penitenziario. La presentazione dell’iniziativa, che segue una analoga avviata a Milano, sarà presentata domani alla Casa Circondariale di Palermo Pagliarelli alla presenza del capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Franco Ionta.

I progetti per il recupero del patrimonio ambientale ed il lavoro di pubblica utilità sono diventati obiettivo primario che l’amministrazione penitenziaria persegue per coinvolgere in maniera consapevole e responsabile i detenuti in attività lavorative volte all’integrazione e al reinserimento dei condannati nella comunità sociale.

Domani sarà inoltre dato avvio al progetto Adotta una trappola, promosso dai ricercatori dell’Università di Palermo, in cui i detenuti del carcere di Palermo Pagliarelli contribuiranno attivamente alla salvaguardia delle palme della città, infestate da un pericoloso parassita, mediante il posizionamento di trappole nell’area perimetrale del carcere e dell’attiguo Provveditorato Regionale.

Saluzzo: il 7 maggio si aprirà micro-birrificio, dentro il carcere

 

Apcom, 29 aprile 2009

 

Giovedì 7 maggio alle 11 il carcere "Rodolfo Morandi" di Saluzzo dà il via ad un’iniziativa davvero singolare: un "Microbirrificio" dentro le mura dell’istituto. Il progetto (promosso dalla direzione della Casa di reclusione in collaborazione con la cooperativa sociale Pausa Cafè) consiste nella messa in opera di un’attività di produzione di birra e bibite artigianali e successivo confezionamento in fusti e bottiglie. Per i detenuti, un’occasione unica di formazione professionale e di reinserimento sociale. La giornata si aprirà col saluto alle autorità e la conferenza stampa.

Viterbo: l'ispezione al carcere; necessari provvedimenti urgenti

 

Apcom, 29 aprile 2009

 

"Per il carcere di Mammagialla occorrono provvedimenti seri ed urgenti". Queste le parole del Consigliere Regionale Giuseppe Parroncini al termine della visita svoltasi ieri mattina presso la struttura di detenzione viterbese. Insieme con il Angiolo Marroni, Garante Regionale per i diritti dei detenuti, Parroncini ha incontrato il Direttore di Mammagialla Pierpaolo D’Andria e il Responsabile Sanità Penitenziaria Territoriale Franco Lepri.

"Dai colloqui - ha spiegato il Capogruppo Pd Parroncini - è emersa l’alta professionalità e preparazione degli operatori attualmente impegnati nei servizi sanitari, ma anche - ha aggiunto - un aspetto preoccupante caratterizzato una carenza di personale sanitario e di figure mediche e paramediche specializzate che configurano un quadro complessivo difficile dal punto di vista sanitario all’interno del carcere".

Successivamente Parroncini e Marroni hanno incontrato i rappresentanti del sindacato di Polizia Penitenziaria e al termine del confronto è stato lo stesso Capogruppo Pd a raccontarne i contenuti: "Ci hanno esposto una grave situazione di sovraffollamento nel carcere - ha spiegato infatti Parroncini - attualmente ci sono 650 detenuti a fronte di una capienza massima di 433.

Come se non bastasse - ha proseguito - la Polizia Penitenziaria è notevolmente sotto organico con 200 agenti in meno rispetto alle necessità". Nella stessa giornata Parroncini e Marroni hanno incontrato il Direttore Generale della Asl Giuseppe Aloisio al quale hanno illustrato le problematiche riguardanti lo stato dei servizi Sanitari all’interno del carcere di Mammagialla e hanno stabilito, al fine di prendere gli opportuni provvedimenti, di istituire un tavolo tecnico formato da esponenti della Asl, della Sanità Penitenziaria e dell’Ufficio del Garante dei diritti dei detenuti. "Ho preso l’impegno - ha spiegato Parroncini - di intervenire presso il Commissario Straordinario per la Sanità Piero Marrazzo al fine di affrontare la rimodulazione dell’atto aziendale della ASL alla luce delle nuove competenze in materia di sanità penitenziaria che il Governo ha trasferito alle Regioni".

Modica: docenti e studenti di scuola media incontrano i detenuti

 

Apcom, 29 aprile 2009

 

Gli studenti della scuola media "Giovanni Falcone" incontrano i detenuti dell’Istituto Penitenziario di Piazza Gesù. L’occasione è stata inserita nel quadro del laboratorio "Musica e Territorio", grazie al quale il coro vocale e strumentale dell’istituto diretto dal professore Rinaldo Stracquadanio si è esibito nella Casa Circondariale al fine di offrire alcuni momenti gioiosi.

"È stato un momento ricco di emozioni - dice uno degli studenti - perché nonostante le circostanze siamo riusciti a fare sorridere le persone detenute e a coinvolgerle nella nostra esibizione. La cosa più bella è stata l’aver instaurato un rapporto di amicizia divertendoci. Per mezzo di questa esperienza abbiamo capito che giudicare le persone, prima di conoscerle, è una cosa errata. In ogni persona,alla fine, c’è sempre qualcosa di buono.

È stata un’esperienza bella e forte che sarà difficile dimenticare." Un’altra occasione che esalta il lavoro giornaliero di insegnanti e studenti della "Falcone" non nuovi ad iniziative di rilevante interesse che servono a fare maturare i giovani ed a fare conoscere loro le realtà della vita che li vedrà quali protagonisti di un imminente futuro.

Messina: detenuto attende risonanza magnetica, con urgenza

 

Apcom, 29 aprile 2009

 

La direzione del carcere di Messina-Gazzi faccia effettuare "entro 48 ore" la risonanza magnetica prescritta ad un detenuto o il giudice di sorveglianza ordini di far eseguire l’esame clinico. È quanto chiede in una lettera inviata anche al ministro della giustizia e a quello della salute, l’avvocato Giuseppe Lipera che assiste il detenuto Antonino Caruso, 37 anni. L’uomo, tra gli altri mali, soffre di cistite pancreatica e gli stessi sanitari del carcere da tempo hanno richiesto con urgenza una risonanza magnetica all’addome. Ma ciò non è avvenuto. L’avvocato Lipera chiede in subordine al magistrato di Sorveglianza di disporre nei confronti del condannato la detenzione domiciliare autorizzando la madre, affinché a proprie cure e spese provveda a far eseguire la risonanza magnetica al figlio che versa in gravi condizioni di salute, palesemente incompatibili con il regime carcerario.

Udine: un detenuto in semilibertà fugge nei boschi ed è ricercato

 

Ansa, 29 aprile 2009

 

Ricerche sono in corso nella zona della foresta di Tarvisio (Udine), di un detenuto in regime di semilibertà che oggi è fuggito a Ugovizza, a pochi chilometri dal confine di stato con l’Austria. L’uomo, Florian Egger, è detenuto a Padova ed era stato condannato a 25 anni di carcere per l’omicidio di un Carabiniere nel corso di una rapina a Merano (Bolzano) nel 1997.

Nel 2007 aveva ottenuto la semilibertà. Stamani, alla vista di una pattuglia della polizia di frontiera ha abbandonato la macchina su cui stava viaggiando. Secondo quanto riferito dagli investigatori, che sono risaliti al detenuto identificando il proprietario dell’automobile, stava usufruendo di un permesso speciale, ma sarebbe dovuto rientrare a Padova entro le 23.30.

 

 

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