Rassegna stampa 31 marzo

 

Caserta: Opg Aversa; Said, 36 anni, il terzo suicida in 3 mesi

 

Caserta Oggi, 31 marzo 2008

 

Detenuto dopo vari tentativi di suicidio, si è impiccato. L’uomo era un extracomunitario, nato in Marocco, l’1 gennaio del 1972, Said Mouaaouia era detenuto nell’ospedale psichiatrico di Aversa. In pochi giorni ha tentato più volte il suicidio, cosa che è stata comprovata anche dai segni lasciati sulla pelle. Said, ha tentato prima di tagliarsi le vene, poi di tagliarsi il collo ed infine, ieri mattina, erano le 7.00 circa, ha preso una corda e si è impiccato ad una delle grate delle finestre del reparto psichiatrico dove era detenuto.

È il terzo in pochi mesi, anche gli altri due hanno usato lo stesso sistema. Un ambiente duro ed estraneo, dove non si vedono parenti ed amici e tutti preferiscono non ricordarsi di loro. La sofferenza dei giorni trascorsi dietro le sbarre, la consapevolezza del fatto che nessuno può venire a trovarti, perché qui nessuno sa dove sei.

I parenti sono lontani e quei pochi che erano qui si sono già dimenticati. La pena per i reati commessi potrebbe essere troppo lunga e difficile da sopportare. È allora che nella mente della persona che già non era integra, si affaccia il desiderio di farla finita. Prima un piccolo pensiero, che diventa sempre più insidioso, crescente, fino a diventare l’ultima cosa che può mettere fine alla sofferenza. E stamattina lo hanno trovato così le guardie ed il personale dell’ospedale psichiatrico di Aversa, con una corda al collo, era spirato.

Un altro duro colpo alle guardie, che non sono riuscite ad evitare la tragedia, il suicidio del marocchino ha sconvolto, in fondo è sempre un essere umano anche se detenuto. Un uomo che ha sbagliato e stava pagando per i propri errori. Un giorno sarebbe stato libero ed avrebbe avuto una seconda possibilità.

Ma Said una seconda possibilità non se l’è concessa. Il suo corpo è stato trasportato nel reparto di medicina legale dell’ospedale civile San Sebastiano e Sant’Anna di Caserta, su disposizione del sostituto procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, il dottor Antonio Ricci, gli sarà fatta una visita autoptica nei prossimi giorni.

Giustizia: il ricatto securitario "consegna" l’Italia alla destra

di Franco Corleone (Garante dei diritti dei detenuti di Firenze)

 

Il Manifesto, 31 marzo 2008

 

Sono tante le campagna elettorali a cui ho partecipato come cittadino o come militante dal lontano 1963. Confesso che questa in corso si rivela come la più mediocre e insulsa. È impressionante la mancanza di passione che si percepisce tra attori e spettatori e che non può derivare solo dal meccanismo della ignobile legge elettorale che prevede lo scontro al momento delle candidature e poi la delega del confronto mediatico ai supposti leader. Basti pensare alla intensa mobilitazione popolare di due anni fa sull’onda della speranza di cancellare l’esperienza incandescente del quinquennio di governo berlusconiano.

Il fallimento del governo Prodi viene prima della rottura traumatica della legislatura ad opera di transfughi e apprendisti stregoni. Una lunga catena di errori - dalla nomina di entrambi i presidenti di Camera e Senato, alla composizione pletorica dell’esecutivo, fino all’elezione del Capo dello Stato, senza il coinvolgimento dell’opposizione - determinata dalla incapacità di riflettere sull’esito elettorale e sul senso da dare ad una fase decisiva per la democrazia.

Avere messo da parte la sfida, seppure in condizioni difficili, della ricostruzione civile del Paese e avere dato la priorità a una visione ragionieristica della realtà economica e sociale si è rivelata come la sanzione finale della crisi della politica.

La vicenda dell’indulto si è rivelata emblematica. Doveva essere l’inizio di una stagione riformatrice con al centro l’abrogazione delle leggi criminogene su droghe e immigrazione e l’approvazione del nuovo Codice Penale e invece, di fronte all’offensiva giustizialista della stampa, anche di quella sedicente progressista, è prevalsa la paura e si è subito il ricatto securitario e il riflesso d’ordine.

Il risultato è catastrofico: l’operazione del risanamento dei conti sta riconsegnando l’Italia alla destra più estrema d’Europa e paradossalmente un’azione di rigore viene imputata alla sinistra. Contestualmente si assiste a un rafforzamento di un senso comune piccolo borghese ingaglioffito e canagliesco. I segni sono tanti e preoccupanti. La criminalizzazione del sessantotto, l’offensiva sanfedista contro le donne e l’aborto, l’affermarsi del partito dei familiari delle vittime del terrorismo sono solo alcuni degli spettri che stanno prendendo corpo.

Siamo in pieno terremoto, le ipotesi di un decennio si sono bruciate. L’Ulivo e l’Unione hanno lasciato il campo al Partito Democratico e la Sinistra è in una condizione di debolezza come mai nella storia di questo dopoguerra. Si presenta un compito immane al cui confronto la partita elettorale è poca cosa. La ricostruzione di un pensiero e di una prospettiva di alternativa è urgente.

Ha ragione Marco Revelli a evocare un’Altra Italia, laica e intransigente. Il tema delle droghe, praticamente assente dai programmi e dalla campagna elettorale, tranne qualche spazio di polemica fatua e ripetitiva, dovrà diventare un indicatore e un discrimine per una forza che consideri essenziali welfare e diritti, autonomia degli individui, garantismo, diritto penale minimo e mite, carcere e pena secondo i principi della Costituzione. Dipenderà da noi. Da un movimento capace di costruire egemonia su un terreno che non va lasciato all’etica da quattro soldi. Abbiamo deciso di convocare l’Assemblea di Forum Droghe dopo il risultato delle elezioni del 13 aprile per non perdere un minuto per un nuovo inizio. Ovviamente non diamo indicazioni di voto. A chi si è appellato al voto utile rispondiamo con il richiamo al principio sempre valido e concreto della riduzione del danno.

Giustizia: Uil; detenuti a quota 65.000 tra poco più d’un anno

 

Ansa, 31 marzo 2008

 

"A giugno 2009 i detenuti nelle carceri italiane assommeranno a circa 65.000. Ciò significa che dovremmo prepararci ad una stagione di tensioni e conflitti". Lo ha affermato Eugenio Sarno, segretario generale della Uil-Penitenziari, intervenuto ad un convegno organizzato dal Pdl a Ferrara nell’ambito del "Security Day".

"Il nostro - ha spiegato - non è facile allarmismo, ma la conoscenza dei fatti e delle dinamiche ci porta a sollecitare quell’attenzione che da tempo manca. Quando la politica e la società dovranno fare i conti con il vero allarme sociale sarà forse troppo tardi. Gli effetti dell’indulto sono ormai svaniti e il sistema non è pronto, né ha i mezzi e le strutture, per affrontare una ben più grave emergenza carceraria".

"A Veltroni, Berlusconi, Bertinotti, Casini e Boselli - ha proseguito il sindacalista - diciamo che non possono immaginare di esaurire la discussione sulla sicurezza ricorrendo a semplici slogan privi di contenuto. Gli operatori della sicurezza hanno il diritto di conoscere gli orientamenti in materia di chi si candida alla guida del Paese". Per la Uil "occorre pensare ad un modello sanzionatorio di pene alternative con i necessari controlli dei soggetti ammessi, anche attraverso dispositivi elettronici.

Quindi una revisione dell’attuale codice penale e, soprattutto, una vera implementazione degli organici, oramai abbondantemente insufficienti a garantire tutti i servizi cui è chiamata la polizia penitenziaria". Sarno non ha escluso "clamorose forme di protesta in occasione della prossima tornata elettorale": "Il personale - ha detto - è allo stremo, demotivato e sfiduciato. Preoccupato e consapevole del futuro.

Dovessimo continuare a prendere atto dell’indifferenza della politica verso i nostri problemi, non potremo non dar vita ad una clamorosa protesta. Considerata la prossima tornata elettorale - ha concluso - potremmo cominciare a far sentire le nostre ragioni invitando i 45.000 uomini e donne del Corpo e tutti gli operatori penitenziari all’astensione".

Giustizia: sindacato medici; sì a riforma sanità penitenziaria

 

Dire, 31 marzo 2008

 

"È importante garantire una più capillare e completa organizzazione dei servizi sanitari nel complesso mondo carcerario e assicurare ai detenuti una vera continuità dell’assistenza. Per questa ragione è positivo il passaggio di competenze dal ministero di Giustizia a quello della Salute".

È quanto afferma Cosimo Trovato, responsabile della Specialistica ambulatoriale interna dello Smi - Sindacato dei medici italiani, a proposito del passaggio di competenze della sanità penitenziaria. Il sindacato ritiene, inoltre, aggiunge Trovato, "che per meglio valorizzare le competenze e le professionalità impegnate in questo gravoso compito istituzionale, i medici e le altre figure professionali a rapporto convenzionale debbano confluire nell’Accordo collettivo nazionale della specialistica ambulatoriale interna".

Giustizia: l’Assemblea del Coordinamento Assistenti Sociali

 

Comunicato stampa, 31 marzo 2008

 

Convocazione Assemblea Nazionale del Coordinamento Assistenti Sociali Giustizia. Cari colleghi, come vi avevo annunciato nella lettera del 29/01 u.s. in data 19 aprile 2008 dalle ore 9.30 alle 16.30 presso la Città dell’Altra Economia in Largo Dino Frisullo, snc (ex Via di Monte Testaccio), all’interno del Campo Boario nell’ex Mattatoio. è convocata l’assemblea annuale degli iscritti CASG, la prima parte della mattinata sarà dedicata alla discussione su: stato del settore giustizia e del sistema penale alla luce del quadro politico emerso dalla competizione elettorale - le valutazioni del Coordinamento; quali prospettive per il servizio sociale della giustizia a seguito delle modifiche organizzative avviate dal precedente governo e rimaste incompiute; quali le iniziative sindacali e professionali da attivare per dare visibilità e salvaguardare la specificità del servizio sociale nel settore penitenziario anche in vista della contrattazione integrativa di Ministero?

Nell’anno appena trascorso abbiamo potuto dimostrare che si può modificare l’ordine delle cose purché lo si voglia, pertanto non possiamo stare solo a guardare e aspettare che gli altri ci riconoscano, è nostro dovere mobilitarci perché gli Uepe mantengano la loro identità professionale e per fare questo è necessaria una forte azione di coordinamento fra tutte le sue componenti.

È quindi importante avviare una discussione a tutto campo, tra gli iscritti e non al Coordinamento a cominciare dall’ assemblea annuale, dove auspichiamo una massiccia partecipazione, nella quale delineare le future iniziative da intraprendere.

Sono stati invitati a partecipare anche quelle componenti del mondo sindacale, politico e professionale che con noi hanno condiviso nello scorso anno una mobilitazione per una esecuzione penale esterna aderente ai principi dell’ Ordinamento Penitenziario e del Nuovo Regolamento di esecuzione.

L’assemblea procederà nel primo pomeriggio, per i soli iscritti, sul seguente Odg: resoconto attività anno 2007e iniziative 2008; rinnovo cariche statutarie; bilancio consuntivo 2007; varie ed eventuali. Si ricorda agl’iscritti che è possibile, a norma di statuto, rappresentare i colleghi assenti con deleghe, fino ad un massimo di 5.

 

Lettera aperta del Coordinamento Assistenti Sociali Giustizia

 

Il Coordinamento non rinuncia a porre l’attenzione sui temi della giustizia e dell’esecuzione delle pene, anche in un periodo come l’attuale, in cui questi temi sembrano messi in secondo piano, anzi non risultano essere affatto al centro della campagna elettorale in corso.

Dobbiamo purtroppo prendere atto che: non sarà possibile arrivare a riformare in tempi accettabili il sistema giustizia in generale e sanzionatorio in particolare; è sotto gli occhi di tutti l’impatto che stanno avendo e ancora di più avranno nel prossimo futuro sul sistema carcerario leggi quali: "Bossi - Fini", "ex Cirielli" e "Fini - Giovanardi"; il periodo intercorso dall’indulto ad oggi non è assolutamente stato utilizzato per migliorare il sistema organizzativo.

In sintesi si può dire che la situazione della giustizia in Italia che avrebbe la necessità di essere affrontata con provvedimenti urgenti e tempestivi è invece scomparsa dall’agenda della politica, in una campagna elettorale tutta centrata sulla "sicurezza", sull’inasprimento delle pene e sulla necessità di costruire nuove carceri.

Riteniamo che, finita la campagna elettorale, chiunque si troverà a governare dovrà necessariamente sciogliere i nodi rimasti irrisolti sia dal punto di vista legislativo, ma anche dal non meno importante punto di vista organizzativo e gestionale, compresi gli aspetti contrattuali e professionali degli operatori.

Considerato che: le risorse si sono ulteriormente ridotte; in due anni non si è riusciti a concludere la fase riorganizzativa del Dap con la definizione delle funzioni dirigenziali e quindi tutto il sistema vive ancora oggi nella più completa incertezza; l’esistenza di ben quattro diversi riferimenti contrattuali per il personale, infatti: oltre alla Polizia Penitenziaria che ha sempre avuto un contratto di lavoro di natura pubblica con la cosiddetta legge Meduri e il conseguente decreto d.l. n. 63 del 15.02.2006 anche per la dirigenza penitenziaria è prevista la ricollocazione nell’alveo del rapporto di lavoro di diritto pubblico.

Recentemente sono stati inoltre nominati dirigenti con contratto privatistico, riferiti ai profili di educatore, mentre la maggioranza del personale educativo e di servizio sociale rimane inquadrato nel Comparto Ministeri. Per non parlare del personale sanitario, infermieristico ed esperti in psicologia che stanno per transitare al servizio sanitario nazionale.

Appare superfluo considerare che il governo di questa diversità è oltremodo complessa oltre che disfunzionale al buon andamento dell’Organizzazione. Assistiamo, inoltre, ad un sistema del tutto sperequato con la presenza di attribuzioni e competenze uniche sotto il profilo normativo dei vari uffici e contemporaneamente con un diverso inquadramento contrattuale di chi vi opera.

Situazione questa particolarmente rilevante nell’esecuzione penale esterna, alla quale siamo direttamente interessati, ad esempio ben 21 assistenti sociali ricoprono, senza alcun riconoscimento economico (che giustifichi il rischio e le responsabilità ricoperte, del tutto simili a quelle dei colleghi che occupano sedi dirigenziali), gli incarichi di direttore reggente degli Uepe.

Sono quindi doverose alcune domande: non sarebbe opportuno che per gli assistenti sociali che ricoprono l’incarico di direttore reggente negli Uepe siano anche previsti adeguati trattamenti economici? non sarebbe opportuno prevedere anche per gli assistenti sociali possibilità di carriera? gli incarichi di Capo Area, responsabili di Sede di Servizio, di referenti/coordinatori di zona non dovrebbero avere anche un riconoscimento economico?

Quello che emerge in realtà è: una netta frattura a livello contrattuale tra gli operatori dei servizi e chi li dirige; la necessità di individuare risposte adeguate a quanto sopra esposto all’interno del contratto integrativo di Ministero; la necessità di prevedere l’accesso alla funzione dirigenziale anche da parte degli operatori che acquisiscono professionalità ed esperienza all’interno degli uffici; la necessità di salvaguardare la specificità di servizio sociale per le direzioni degli uffici di esecuzione penale esterna a livello locale, regionale e dipartimentale.

Questi temi saranno occasione di dibattito all’interno dell’assemblea annuale del Coordinamento.

L’ordine del giorno della mattinata riguarderà i seguenti punti: stato del settore giustizia e del sistema penale alla luce del quadro politico emerso dalla competizione elettorale - le valutazioni del Coordinamento; quali prospettive per il servizio sociale della giustizia a seguito delle modifiche organizzative avviate dal precedente governo e rimaste incompiute; quali le iniziative sindacali e professionali da attivare per dare visibilità e salvaguardare la specificità del servizio sociale nel settore penitenziario anche in vista della contrattazione integrativa di Ministero?

Saremo pertanto lieti avervi presenti alla assemblea Casg il 19 aprile 2008, dalle ore 9.30 alle 13.00, presso la Città dell’Altra Economia in Largo Dino Frisullo, snc (ex Via di Monte Testaccio), all’interno del Campo Boario nell’ex Mattatoio.

 

Per il Consiglio Nazionale

Coordinamento Assistenti Sociali Giustizia (Casg)

Anna Muschitiello - Segretaria Nazionale

Giustizia: grazia a Sofri; la sconcertante risposta di Napolitano

di Gianfranco Spadaccia (Garante diritti dei detenuti di Roma)

 

Fuoriluogo, 31 marzo 2008

 

Sono francamente sconcertato ed anche preoccupato e indignato per la risposta che il Quirinale ha dato alla iniziativa con la quale Franco Corleone aveva sollecitato una sua decisione sulla questione della grazia ad Adriano Sofri.

Premetto che, senza minimamente contestare la "verità giudiziaria" contenuta nella sentenza definitiva di condanna, considero la permanenza in carcere di Sofri come una scandalo intollerabile che avviene in aperta violazione dell’art. 27 della Costituzione o almeno sulla base di una interpretazione eccessivamente e ingiustamente restrittiva di tale norma.

Proprio per questo tuttavia ritenevo sbagliata la sollecitazione ufficiale della grazia affidata - pur con le migliori intenzioni - a una iniziativa nonviolenta come lo sciopero della fame. Sono stato fra coloro che, con Pannella, durante la presidenza di Ciampi, si sono battuti perché la grazia tornasse ad essere, come da Costituzione, un potere esclusivo di cui il Presidente della Repubblica era stato espropriato dal Ministro della Giustizia anche a causa delle interpretazioni e dei comportamenti dei suoi massimi collaboratori.

La Corte Costituzionale ha ripristinato nella sua integrità questa prerogativa presidenziale come atto extra ordinem e perciò sovrano, eccezionale e letteralmente gratuito. Temevo e temo la burocrazia del Quirinale che ha operato in passato per l’annullamento di questa prerogativa e che torna ora a limitarla, ad imbrigliarla e procedurizzarla.

È quanto si è purtroppo verificato. Mi dispiace che Giorgio Napolitano non si sia reso conto della gravità di celarsi dietro le motivazioni di un suo Consigliere, distaccato dalla magistratura per seguire gli affari della Amministrazione della Giustizia. Questo funzionario può istruire, ma solo istruire, le pratiche per il Capo dello Stato.

Non è ammissibile che sia chiamato a comunicare e a motivare, sia pure "per conto" del Capo dello Stato, un atto con il quale si respinge la possibilità di concedere la grazia. Ieri i burocrati del Quirinale pretendevano che la Grazia non potesse essere concessa senza la concorrente volontà del ministro della Giustizia e senza una richiesta esplicita dell’interessato.

Oggi pretendono di ingessarla nei limiti delle "eccezionali esigenze umanitarie", a cui ha fatto riferimento nella sua decisione la Corte Costituzionale. Come se quella motivazione non dovesse essere invece riferita al singolo conflitto di attribuzione sollevato da Ciampi (che, se non ricordo male, nasceva dal caso Bompressi e non dal caso Sofri) e potesse essere considerata sostitutiva e limitativa delle norme costituzionali.

Napolitano chiede a Corleone, in una lettera "allegata" a quella del suo funzionario, di "apprezzare le decisioni prese dall’A.G. che hanno grandemente alleviato le condizioni di Adriano Sofri". Ciò che non è apprezzabile è questa affermazione del Presidente della Repubblica per il quale evidentemente non conta nulla il fatto che siano passati ormai quasi quaranta anni dalla commissione dell’omicidio Calabresi, che Adriano Sofri in questo lungo periodo di tempo sia divenuto una persona certamente diversa da allora, che abbia reso omaggio alle leggi dello Stato e - pur contestandola - alla stessa verità giudiziaria sottoponendosi al processo e alla pena.

Questa dichiarazione ci preoccupa e ci indigna per Adriano Sofri, ma ci preoccupa per la tendenza e la logica che sembra affermare. Perché se i principi della rieducazione e del reinserimento sociale non valgono per Adriano Sofri, a maggior ragione rischiano di non valere in qualsiasi altra circostanza e per la maggior parte dei detenuti. E questo ci appare come un inaccettabile stravolgimento della Costituzione e della legalità repubblicana.

Giustizia: caso Contrada; le testate nazionali schierate contro

 

Apcom, 31 marzo 2008

 

L’avvocato Giuseppe Lipera, difensore dell’ex numero tre del Sisde, Bruno Contrada, condannato in via definitiva a 10 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, contesta la condotta di tutte le testate giornalistiche nazionali che, a suo dire, "durante questi mesi, mai dato spazio alle numerose notizie riguardanti il Dott. Contrada, se non a quelle di natura negativa".

Nel corso di una conferenza stampa tenuta questa mattina a Catania, entrando nel merito dello stato di salute di Contrada detenuto nel carcere militare di santa Maria Capua Vetere il difensore ha sottolineato che da gennaio ad oggi il quadro si è arricchito di tanti illustri pareri di medici ma anche facenti parte delle strutture pubbliche, sanitarie e militari, "che hanno concordemente ritenuto il Dott. Contrada incompatibile con il regime carcerario. Purtroppo - ha affermato il legale - nessuna delle suddette consulenze è stata presa in considerazione dal Magistrato di Sorveglianza di S. Maria Capua Vetere, Dott.ssa Della Pietra, al punto che tutte le istanze di differimento della pena detentiva allegate alle stesse sono state rigettate".

L’avvocato Lipera ha quindi elencato i prossimi "appuntamenti" di questa controversa vicenda giudiziaria. Il 3 Aprile, dinnanzi al Tribunale di Sorveglianza di Napoli, verrà discussa l’istanza di differimento dell’esecuzione della pena e Contrada sarà presente personalmente. Inoltre, la difesa ha già depositato presso la cancelleria del suddetto Tribunale un invito ad astenersi rivolto alla Dott.ssa Della Pietra, per l’eventualità che la stessa facesse far parte del Collegio decidente Il 7 Aprile, la Dott.ssa Della Pietra, su delega del Gup del Tribunale di Caltanissetta, sentirà Contrada, in qualità di persona offesa, in relazione ad un esposto-denunzia dallo stesso presentato nel marzo 2007. L’udienza in cui verrà discussa l’opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata dal Pm si terrà il 16 Aprile a Caltanissetta davanti al Gip Ottavio Sferlazza.

Infine, il 14 Aprile, dinnanzi al Tribunale di Catania, si terrà la requisitoria del P.M. e le discussioni dei difensori nell’ambito del processo a carico dei pentiti Pulci e Giuca, accusati di calunnia aggravata e continuata ai danni di contrada che si è costituito parte civile.

Ascoli: presentazione del libro "Un prof. d’inglese in carcere"

 

www.ilquotidiano.it, 31 marzo 2008

 

La formazione come valido strumento di integrazione e di riscatto sociale anche all’interno di una realtà difficile come quella di un penitenziario, è questo il messaggio di speranza al centro del libro. La formazione come valido strumento di integrazione e di riscatto sociale anche all’interno di una realtà difficile come quella di un penitenziario. È questo il messaggio di speranza al centro del libro "Un prof. d’inglese in carcere - curiosando dietro le sbarre e dentro una lingua" presentato nella sala del consiglio provinciale di Palazzo San Filippo.

All’iniziativa sono intervenuti l’autore della pubblicazione Paolo D’Isabella (un ascolano che vive a Fano ed insegna inglese agli ospiti del carcere di Villa Fastigi di Pesaro), gli assessori provinciali alla Formazione Professionale e alle Politiche Sociali Emidio Mandozzi e Licia Canigola, il direttore del Centro Locale di Formazione di Ascoli Piceno Maria Daniela D’Angelo, il direttore della Casa Circondariale di Ascoli Piceno Lucia Di Feliceantonio e Giuseppina Illuminati, docente presso la Casa Circondariale di Ascoli Piceno.

"Ci tenevo particolarmente a presentare questo libro nella mia città natale Ascoli - ha dichiarato il prof. D’Isabella - nel testo ho voluto raccontare non solo la mia esperienza didattica, ma anche il mondo del carcere dove incontri persone ricche di umanità con alle spalle storie dolorose e problematiche".

"Da anni la Provincia organizza una intensa attività formativa nella casa circondariale di Marino del Tronto - ha ricordato l’assessore Mandozzi - tra cui un corso di legatoria e legatoria del libro i cui lavori sono stati anche esposti sul territorio e corsi di inglese e di informatica. Inoltre, all’interno della struttura, opera uno sportello informativo e di orientamento per aiutare i detenuti a trovare un loro percorso di reinserimento lavorativo nella società".

Anche l’assessore Canigola ha sottolineato come "la formazione costituisca un momento di socializzazione e di inclusione importante all’interno del carcere" evidenziando "l’impegno del prof. D’Isabella e di tanti altri qualificati operatori per costruire spazi di creatività, di apprendimento e di crescita culturale con l’obbiettivo di aiutare i detenuti a sentirsi parte della comunità".

Verona: messaggio di Napolitano a Consiglio Nazionale Sappe

 

Comunicato stampa, 31 marzo 2008

 

"Il XIX Consiglio Nazionale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria costituisce una importante occasione di riflessione e di confronto sull’attività svolta e sui futuri impegni che attendono la Polizia Penitenziaria ed i suoi organismi di rappresentanza. Alle donne e agli uomini delle Fiamme Azzurre che negli istituti testimoniano ogni giorno la consapevole adesione ai principi costituzionali su cui si fonda la loro delicata funzione.

Il Presidente della Repubblica rinnova sentimenti di sincera gratitudine. Nel formulare l’augurio per il successo dei dibattiti congressuali, il Capo dello Stato rivolge a Lei, alla Segreteria Generale, al Consiglio nazionale, ai delegati regionali e a tutti gli intervenuti un cordiale saluto, cui unisco il mio personale".

È il testo del telegramma del Quirinale inviato, a firma del Segretario Generale della Presidenza della Repubblica Donato Marra, al XIX Consiglio nazionale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, la prima e più rappresentativa Organizzazione di Categoria in corso di svolgimento a Verona, e al Segretario Generale Sappe Donato Capece.

Al Sappe sono pervenuti anche i messaggi di saluto del Presidente del Senato Franco Marini (desidero esprimere il mio plauso a questa iniziativa… che rappresenterà una preziosa occasione di riflessione e di confronto sulle delicate problematiche legate alla Vostra professione…) e del Presidente della Camera Fausto Bertinotti.

Tra gli argomenti che saranno affrontati, le proposte di carattere politico per migliorare la situazione lavorativa delle donne e degli uomini del Corpo nei penitenziari italiani, l’analisi del sistema penitenziario nazionale e l’illustrazione delle iniziative di strategia sindacale che saranno svolte dalla Segreteria Generale e dai responsabili regionali nei prossimi mesi.

Bari: "Dentro & Fuori", al via tavole rotonde con gli studenti

 

www.barilive.it, 31 marzo 2008

 

L’Agenzia per la Lotta non Repressiva alla Criminalità Organizzata del Comune di Bari, in collaborazione con l’Ufficio Esecuzione Penale Esterno (Uepe), l’Ufficio Scolastico Provinciale e l’Associazione Nazionale Magistrati, ha ideato e avviato il progetto Dentro & Fuori, finanziato con fondi Por Puglia 2000-2006 Misura 6.5, azione A.

Da domani a venerdì prossimo, presso la Sala Congressi del Multicinema Galleria, con inizio alle 9.30, si terranno quattro tavole rotonde finalizzate a favorire la conoscenza diretta tra i protagonisti della Scuola e il mondo della Giustizia. Nel corso degli incontri, ai quali parteciperà il sindaco di Bari Michele Emiliano, gli studenti e i docenti coinvolti avranno l’opportunità di interloquire direttamente con rappresentanti delle Istituzioni, operatori del mondo della Giustizia, e con persone che da diversi punti di vista hanno vissuto le conseguenze della commissione di un reato, ex detenuti e familiari di vittime della mafia.

Il progetto Dentro & Fuori, infatti, ha l’obiettivo di tracciare un percorso educativo sui valori della legalità, della sicurezza, della giustizia e del rispetto delle regole facendo concretamente conoscere i rischi e le conseguenze legate alla drammatica scelta della devianza e del crimine. A questo ciclo di tavole rotonde con le Scuole hanno aderito la Fondazione Antonio Caponnetto e l’Associazione Libera. Gli Istituti di secondo grado coinvolti in questa fase del progetto sono: Ipss De Lilla, Itc Romanazzi, Ipsia Majorana, Itc Lenoci, Itcs Calamandrei, Itis Panetti, Ipssct Tridente e Ipssar Perotti.

Palermo: incontro su mediazione culturale e tutela dei minori

 

Asca, 31 marzo 2008

 

Contrastare il fenomeno della devianza attraverso strumenti e azioni che favoriscano la gestione dei conflitti e l’inserimento sociale del minore nel proprio territorio. Promuovere una rete di collegamenti nel territorio finalizzati anche al superamento di dinamiche, pregiudizi, stereotipi nei confronti dei minori a rischio di devianza o che sono già entrati nel circuito penale.

Con queste finalità si è svolto nei giorni scorsi, presso la Sala Polifunzionale dell’Istituto Penale per i Minorenni di Palermo, l’incontro formativo-informativo sulla Tutela dei minori italiani e stranieri. L’Ufficio del pubblico tutore dei minori, quale attività di mediazione culturale offerta dall’associazione Apriti Cuore all’interno del progetto Ne vale la Pena.

L’iniziativa si colloca nell’ambito della convenzione siglata con il Centro per la Giustizia minorile per la Sicilia ed è volta a creare una realtà innovativa nel panorama dell’impegno sociale, promuovendo ed attuando interventi di prevenzione e riparazione del disagio, di risocializzazione attraverso attività che permettano agli adolescenti di esprimere le loro risorse e potenzialità all’interno di un’ottica di integrazione sociale e di promozione del benessere individuale.

Bologna: un libro nella propria lingua... per sentirsi più liberi

 

www.stranieriinitalia.it, 31 marzo 2008

 

"Chi ha sbagliato deve pagare, ma non per questo si può essere privati della dignità". Salvatore Giampiccolo chiede, da mediatore, che ai suoi ex compagni di carcere venga concessa la libertà di sopravvivere dietro le sbarre con decoro. Parla di libertà di leggere e di scrivere Salvatore, che conosce bene la vita da carcerato. "Sono cose queste che ti rendono libero anche da rinchiuso", dice. E fa un appello per combattere la discriminazione dei detenuti stranieri.

Insieme a Roberto Morgantini dell’ufficio stranieri della Cigl e Mattia Fontanella del Comitato delle Memorie di Bologna, Salvatore Giampiccolo ha dato vita alla campagna "Un libro per il carcere". "Le biblioteche ci sono ma i testi sono solo in italiano - spiega -, ho girato quaranta carceri diversi e la situazione era la stessa". L’iniziativa nasce per rispondere alle richieste degli stranieri della Casa circondariale "Dozza" di Bologna, ma vuole fare da precursore a una pratica da realizzare in tutta Italia.

Salvatore ha scontato una pena di 25 anni e oggi, che ne ha sessanta, ha deciso di aiutare i più deboli. Collabora con gli avvocati di strada e spera di poter essere ricordato da qualcuno per avergli fatto del bene. Racconta la quotidianità dei detenuti stranieri, che gli stanno particolarmente a cuore: "In una cella di 3 metri per 2,40 ci stanno in tre, hanno la doccia, perciò non è necessario che escano neppure per lavarsi. Stanno li 21 ore su 24, tre ore sono concesse per una boccata d’aria. Ma il resto del tempo è vuoto, inutile, non passa mai. Non ci sono abbastanza lavori da assegnare a tutti e così si finisce per fare i conti con lo sconforto, la pesantezza, persino con la voglia di morire".

"Molti sono vittime della legge Bossi-Fini - continua Salvatore - clandestini colpevoli di piccoli reati. Devono scontare due, cinque o dieci anni, ma per loro è più difficile rispetto che per molti italiani ottenere il rito alternativo e lo sconto di pena. Perché sono immigrati in un paese straniero. I più non ricevono visite. Sono condannati a un isolamento totale dalle circostanze, non da un tribunale". Poter leggere un libro nella propria lingua sarebbe un passo verso l’esistenza civile da concedere anche se chi ha sbagliato è straniero. E se, come qualcuno dice, la lettura nobilita l’animo, è un peccato negarla a chi ne sente il bisogno.

"La civiltà, quella autentica, si trova spesso nelle cose che non si vedono. Nei luoghi remoti, oscuri del vivere: quelli del dolore, della sofferenza. Delle marginalità. Delle privazioni: come il carcere. Dove ogni giorno la parola civiltà deve essere alimentata, sostenuta, tenuta in vita, con rigore e perseveranza (quasi come un fiore), da chi vi opera e da chi è in stato di detenzione. Una parola che va rinfocolata, rivitalizzata anche dall’esterno: dall’intervento degli uomini "liberi". Che non devono rimanere indifferenti. Come se il carcere fosse altro da loro. Distinto. Distante.

Il carcere è, nella sua drammaticità, l’altra faccia del salotto buono. Col carcere bisogna fare i conti. Fino in fondo. Perché la civiltà o comprende tutto e tutti o non è civiltà. E un libro può rendere meno incivile, meno, inutilmente crudele questo luogo. Un libro in cui la parola civiltà lasci intravedere, seppure in lontananza, la parola libertà". Con queste parole Roberto Morgantini e Mattia Fontanella hanno voluto lanciare la propria richiesta di donare un libro per la biblioteca della Casa Circondariale "Dozza" ad ambasciate, consolati, aziende e privati.

Chi volesse rispondere all’appello, può far pervenire i testi all’Ufficio Stranieri della Camera del Lavoro - Cgil, in via Marconi 69/D; telefono 051.6087190. Naturalmente i libri devono essere in lingua straniera (araba, francese, inglese, spagnolo, russa, albanese, rumena, etc.).

Droghe: Fini: uccidersi non è un diritto. Veltroni: pene doppie

di Anna Maria Sersale

 

Il Messaggero, 31 marzo 2008

 

Neppure dopo i morti cadono le barriere. Vendute a prezzi popolari eroina e cocaina dilagano, i mix di sostanze continuano a fare vittime, ma il mondo della politica non fa passi avanti. Paralizzati dalle divisioni, alcuni partiti glissano, altri radicalizzano le posizioni.

Proibizionismo e antiproibizionismo si fronteggiano nell’impossibilità di aprire il dialogo. E nessuno lancia appelli bipartisan. La droga per i politici è un "terreno minato", un tema più esplosivo dei Cus (il dl per il riconoscimento delle coppie di fatto). Bertinotti e Ferrero vorrebbero legalizzare la cannabis e sperimentare la stanza del buco. Fini e Giovanardi, al contrario, chiedono fermezza" e rifiutano le ipotesi di liberalizzazione ("anche hashish e marijuana creano dipendenza e sono dannose").

Contro la stanza del buco e ogni forma di liberalizzazione Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc: "Per battere la droga non si possono avere cedimenti". Veltroni, stretto tra Pannella e la Binetti, per ora non si sbilancia: in fatto di droga la visione dei radicali e dei cattolici è opposta. Il Pd vorrebbe modificare la legge in vigore ma, come già l’Unione, dovrà fare i conti con i teodem cattolici, che, pur non approvando la Fini - Giovanardi, nella scorsa legislatura hanno di fatto bloccato le iniziative di Ferrero.

A parte una proposta di "raddoppiare le sanzioni penali" fatta poco tempo fa, da sindaco, contro chi spaccia droga, la linea di Veltroni è tutta da sviluppare. Quanto alla Casa delle Libertà lo "spirito giusto" per combattere la dipendenza dagli stupefacenti è l’equiparazione delle sostanze, ritenute tutte egualmente pericolose, le sanzioni amministrative a chi consuma e la regolazione della "modica quantità" per uso personale (il Tar bocciò l’innalzamento da 500 a 1.000 mg voluto dalla Turco).

La somministrazione controllata di eroina, la liberalizzazione della cannabis, la dose personale e le sanzioni sono tra i punti di maggiore scontro. Liberalizzare o non liberalizzare le droghe leggere? E queste possono essere distinte dalle droghe pesanti? O la droga è droga sempre? "Non ci può essere il diritto di farsi male - afferma Gianfranco Fini, leader di An - Non ci può essere il diritto di uccidersi. Nei confronti di chi consuma serve una sanzione. Non parlo di galera - precisa - non voglio mandare in carcere chi si fa una canna o assume per uso personale sostanze anche più dure.

Parlo di sanzioni amministrative, come la sospensione della patente, la revoca del porto d’armi o, se si tratta di minorenni, la necessità di avvertire la famiglia". Enorme la distanza di Bertinotti. Vuole cancellare la Fini - Giovanardi, introdurre provvedimenti antiproibizionisti, e organizzare le stanze del buco dove i tossicodipendenti possano assumere droga in ambiente protetto.

Droghe: Cassazione; il figlio spaccia?... toglietelo ai genitori

 

Notiziario Aduc, 31 marzo 2008

 

È bene che resti in comunità il minorenne che continua a spacciare se i genitori falliscono nell’opera di rieducazione. Lo ha stabilito la Cassazione rigettando il ricorso dei genitori di un ragazzo di Trieste contro la decisione del tribunale per i minorenni che aveva annullato la misura della "permanenza in casa" e ripristinato il collocamento in comunità.

Nel rivolgersi alla Suprema Corte il ragazzo e i genitori avevano contestato la valutazione della "inefficacia dell’opera svolta dai genitori e dagli operatori del Sert e sull’effetto anch’esso positivo che il lasso di tempo trascorso avrebbe avuto sul cambiamento dell’atteggiamento del medesimo minore nei confronti dell’ambiente che gravita attorno allo spaccio delle sostanze stupefacenti".

La quarta sezione della Cassazione ha ritenuto però corretta la valutazione del tribunale sul fatto che l’ordinanza del gip con cui era stata disposta la permanenza in casa non era fondata su "fatti nuovi idonei a modificare apprezzabilmente il quadro probatorio o ad escludere la sussistenza delle esigenze cautelari". Per i giudici supremi è stato dimostrato che "l’opera di dissuasione intrapresa dai genitori si è rivelata infruttuosa ai fini del contenimento delle spinte criminose del ragazzo, dal momento che quest’ultimo ha continuato, nonostante l’intervento dei genitori, nell’attività delittuosa". Nella sentenza n. 254 si sottolinea, inoltre, che era stato ben valutata anche la possibilità della recidiva "in caso di riacquisto di più ampi spazi di libertà" visto che il minore "non si è fatto scrupolo di svolgere attivamente lo spaccio delle sostanze droganti proprio nello stesso periodo in cui si dichiarava pronto a seguire l’opera di rieducazione intrapresa dai suoi genitori".

Droghe: Scozia; pesante critica a terapie basate su metadone

 

Notiziario Aduc, 31 marzo 2008

 

Per Graeme Pearson, ex capo della Scottish Crime and Drug Enforcement Agency (l’agenzia scozzese per la lotta alla droga), il numero dei tossicodipendenti da metadone e "assurdo", e chiede più impegno nel tirare fuori dalla droga i tossicodipendenti, e più investimenti all’Agenzia.

"Penso che nel 21esimo secolo sia assurdo avere giornalmente più di 20 mila persone che chiedono il metadone". Graeme ha fatto questa dichiarazione alla conferenza dello Scottish Labour. "Dobbiamo ridurne il numero. Per questo l’istruzione, la sanità e i servizi pubblici dovrebbero lavorare insieme per disintossicare i tossicodipendenti, e questo dovrebbe essere l’obiettivo di tutti i responsabili del settore". Ha anche sottolineato che la Svezia ha la medesima grandezza della Scozia, ma con la metà del consumo di droghe.

"Non c’è quasi famiglia in Scozia che non sia toccata dal consumo, o personalmente o che riguardi un familiare. Tutti i tossicodipendenti con cui ho parlato vorrebbero esserne fuori. E noi dobbiamo aiutarli, e questo dovrebbe essere il nostro obiettivo nei prossimi cinque, dieci anni. Penso che sia tempo di avere le idee chiare sulla politica che vogliamo. La questione della riduzione del danno è importante, ma prima dobbiamo assicurarci di tenere lontane le persone dalle droghe. La riduzione del danno è un approccio sul lungo periodo e non riguarda la riduzione del numero di consumatori, e noi dobbiamo ridurre i tossicodipendenti che sono intrappolati nella sofferenza delle droghe", ha concluso. Pearson non ha però detto cosa propone per ridurre il numero di tossicodipendenti, un obiettivo che è condiviso da chiunque. Alcuni Paesi incarcerano i tossicodipendenti, altri li obbligano a cessare l’assunzione di metadone (con l’alto rischio che ripiombino nel mercato illegale di eroina), altri ancora offrono programmi di educazione e reintegrazione accompagnandoli con programmi di riduzione del danno.

Belgio: mancano 1.600 posti, celle "in affitto" dai paesi vicini

 

Ansa, 31 marzo 2008

 

Il Belgio ha chiesto ai Paesi vicini, Paesi Bassi in primis, di affittare posti nelle loro carceri per i detenuti in esubero. Attualmente sono circa 1.600 i posti mancanti nelle carceri del Regno, mentre nelle prigioni olandesi ci sarebbero circa 3.300 celle disponibili, di cui alcune già "affittate" alla Scozia. La prima risposta delle autorità olandesi non sarebbe stata positiva. Bruxelles è intenzionata ad attivare tutti i canali diplomatici necessari.

Canada: pedofilo 39enne ucciso dopo una rivolta dei detenuti

 

Prima, 31 marzo 2008

 

Nel carcere canadese di Mountain Institution ad Agassiz, nella Columbia britannica, è scoppiata una rivolta dei detenuti. Al termine della sommossa un uomo, condannato per pedopornografia, è stato ucciso. Ancora non è chiaro se i due avvenimenti sono correlati e dunque, se la rivolta sia stata organizzata proprio per punire il detenuto 39enne rimasto vittima, oppure se si tratta di due accadimenti distinti e separati. La Mountain Institution è un carcere di media sicurezza, a 120 chilometri a est di Vancouver. Nel 2007 nello stesso carcere un altro detenuto condannato per reati sessuali su bambini era stato trovato morto nella sua cella.

 

 

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