Rassegna stampa 21 maggio

 

Giustizia: consiglio dei ministri approva "pacchetto sicurezza"

 

Ansa, 21 maggio 2008

 

Nel giro di due mesi le nuove norme sulla sicurezza varate dal Consiglio dei Ministri di oggi andranno in vigore. Lo ha detto il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in una conferenza stampa al termine della riunione. "Da queste norme, ha aggiunto il premier, arriveranno risultati molto positivi".

Espulsione. L’articolo 1 del decreto affronta il tema fondamentale delle espulsioni: "Il giudice ordina l’espulsione ovvero l’allontanamento dello straniero dal territorio dello Stato, oltre che nei casi espressamente preveduti dalla legge, quando lo straniero sia condannato alla reclusione per un tempo superiore ai due anni. Il trasgressore dell’ordine di espulsione o allontanamento pronunciato dal giudice è punito con la reclusione da uno a quattro anni"; "Il giudice ordina l’espulsione ovvero l’allontanamento dello straniero dal territorio dello Stato, quando lo straniero sia condannato a una pena restrittiva della libertà personale per taluno dei delitti preveduti da questo titolo. Il trasgressore dell’ordine di espulsione o allontanamento pronunciato dal giudice è punito con la reclusione da uno a quattro mani".

Ubriachi al volante. Nella seconda parte dell’articolo 1 ecco la stretta su chi guida ubriaco o drogato: a chi provoca incidenti stradali mortali "Si applica la pena della reclusione da 3 a 10 anni se il fatto commesso con la violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale da 1) soggetto in stato di ebbrezza alcolica; 2) soggetto sotto effetto di sostanze stupefacenti o psicotrope".

Aggravante clandestinità. L’articolo 4 sostiene che "quando uno straniero commette un delitto durante la permanenza illegale nel territorio dello Stato, la pena prevista è aumentata di un terzo. Quando ricorre la circostanza di cui al comma 1, le concorrenti circostanze attenuanti, diverse da quelle previste dagli articoli 98 e 114 del codice penale, non possono essere ritenute equivalenti o prevalenti rispetto a queste".

Diciotto mesi nei Cpt. "La convalida comporta la permanenza nel centro per un periodo di complessivi 60 giorni. Qualora l’accertamento dell’identità e della nazionalità, ovvero l’acquisizione di documenti per il viaggio presenti difficoltà, il giudice, su richiesta del questore, può prorogare il termine di ulteriori sessanta giorni. Anche prima di tale termine, il questore esegue l’espulsione o il respingimento, dandone comunicazione senza ritardo al giudice. Decorso il suddetto termine, qualora il soggetto trattenuto non abbia reso disponibile un suo documento identificativo utile all’espatrio in originale, il questore può chiedere al giudice la proroga del periodo di 60 giorni. La durata complessiva della permanenza nel centro non potrà, in ogni caso, essere superiore a 18 mesi".

Vietato affittare ai clandestini. L’articolo 5 affronta uno dei temi più importanti, quello dell’affitto di immobili ai clandestini: "Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chi cede in locazione o in godimento ovvero consente per un tempo superiore a un mese, l’uso di un immobile di cui abbia la disponibilità, o di parte di esso, a uno straniero irregolarmente soggiornante, senza osservare l’obbligo di comunicazione all’autorità di pubblica sicurezza, è punito con la reclusione da 6 mesi a tre anni e con la multa da diecimila a cinquantamila".

Violenza ad anziani e disabili. L’articolo 1 aggiunge, fra le aggravanti, quella per chi commette reati contro gli anziani: "L’avere profittato di circostanze di tempo, di luogo o di persona, anche in riferimento all’età avanzata, tali da ostacolare la pubblica o privata difesa". L’articolo 2 introduce l’aggravante per chi i reati commessi verso i portatori di handicap. Se i reati di atti osceni, delitti verso la persona e il patrimonio e sfruttamento della prostituzione "sono commessi in danno di persona portatrice di minorazione fisica, la pena è aumentata da un terzo alla metà".

Cittadinanza solo dopo due anni dal matrimonio. L’articolo 3 del disegno di legge modifica la legge 5 febbraio 92 sul diritto alla cittadinanza proponendo che "il coniuge, straniero o apolide, di cittadino italiano può acquistare la cittadinanza italiana quando, dopo il matrimonio, risieda legalmente da almeno due anni nel territorio della Repubblica, oppure dopo tre anni dalla data del matrimonio se residente all’estero". Questi tempi sono "ridotti della metà in presenza di figli nati dai coniugi".

Reato d’immigrazione clandestina. È il provvedimento di cui tanto si è discusso in questi giorni, poi inserito nel disegno di legge (e non nel decreto legge) all’articolo 7 bis, dal titolo "Ingresso illegale nel territorio dello Stato": "Salvo che il fatto costituisca più grave reato, lo straniero che fa ingresso nel territorio dello Stato in violazione delle disposizione del presente testo unico è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni".

Potere dei sindaci. Nel disegno di legge si sostiene che "Il sindaco concorre ad assicurare anche la cooperazione della polizia locale con le forze di polizia statali, nell’ambito delle direttive di coordinamento impartite dal ministro dell’Interno". "Il sindaco può adottare "provvedimenti contingibili e urgenti al fine di prevenire ed eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana". "In casi di emergenza connessi con il traffico o con l’inquinamento atmosferico o acustico, ovvero quando a causa di circostanze straordinarie si verifichino particolari necessità dell’utenza il sindaco può modificare gli orari degli esercizi commerciali, dei pubblici esercizi e dei servizi pubblici, nonché d’intesa con i responsabili territorialmente competenti delle amministrazioni interessate, gli orari dell’apertura al pubblico degli uffici".

Più poteri alle polizie municipali. L’articolo 6 del disegno di legge consente la "collaborazione della polizia municipale nell’ambito dei piani coordinati di controllo del territorio". Con l’articolo 7 si consente ai vigili urbani "l’accesso al centro elaborazione dati del ministero dell’Interno" e la possibilità dell’inserimento dei dati "acquisiti autonomamente".

Tutela di minori e bambini nell’accattonaggio. L’articolo 10 del disegno di legge modifica l’articolo 112 del codice penale sulla "responsabilità delle persone maggiorenni nei delitti commessi dai minori, "mentre l’articolo 12 modifica il codice penale per un maggiore "contrasto nell’impiego di minori nell’accattonaggio": "Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque si avvale per mendicare di una persona minore degli anni quattordici, o, comunque, non imputabile, ovvero permette che tale persona, ove sottoposta alla sua autorità o affidata alla sua custodia o vigilanza, mendichi, o che altri se ne avvalga per mendicare, è punito con la reclusione fino a tre anni". Lo stesso articolo prevede anche "pene accessorie" se lo sfruttamento dei minori avviene da parte dei genitori: "La condanna per i reati di cui agli articoli 600, 601 e 602 comporta, qualora i fatti di cui al primo comma dei citati articoli siano commessi dal genitore o dal tutore rispettivamente: 1) la decadenza dell’esercizio della podestà del genitore; 2) l’interdizione perpetua da qualsiasi ufficio attinente all’amministrazione di sostegno, alla tutela e alla cura".

Pene contro i vandali. All’articolo 8 e 9 del disegno di legge si prevedono "disposizioni concernenti il reato di danneggiamento" e il reato di "deturpamento e imbrattamento di cose altrui". In particolare all’articolo 9 si interviene sull’articolo 639 del codice penale nel punto in cui si prevede la pena di un anno per chi commette deturpamento e imbrattamento su immobili "compresi nel perimetro dei centro storici", estendendo questa variante anche a "immobili sottoposti a risanamento edilizio o ambientale o su ogni altro immobile, quando al fatto consegue un pregiudizio del decoro urbano".

Confisca dei beni mafiosi. All’articolo 15 si legge: "Con l’applicazione della misura di prevenzione il tribunale dispone la confisca dei beni sequestrati di cui la persona, nei cui confronti è instaurato il procedimento, non possa giustificare la legittima provenienza e di cui, anche per interposta persona fisica o giuridica, risulti essere titolare o avere la disponibilità a qualsiasi titolo in valore sproporzionato al proprio reddito, dichiarato ai fini delle imposte sul reddito o alla propria attività economica".

Trasferimento di soldi all’estero. L’ultimo articolo del disegno di legge stringe le maglie del trasferimento di soldi dall’estero: "Chi è autorizzato a prestare servizi volti al trasferimento di danaro deve provvedere personalmente o a mezzo di incaricato, ad acquisite la copia del documento d’identità di colui che chiede la prestazione. Se questi è straniero, deve essere acquisita pure la copia del suo titolo di soggiorno; qualora la copia di tale documento di soggiorno non sia disponibile, il servizio erogato deve essere segnalato entro 12 ore all’autorità locale di pubblica sicurezza, inviando alla stessa la copia del documento identificativo del richiedente. Le copie dei suddetti documenti, comunque, devono essere stati conservati e resi disponibili a ogni richiesta dell’autorità di pubblica sicurezza. L’inosservanza di tale disposizione è sanzionata con la revoca dell’autorizzazione".

Giustizia: con il "pacchetto sicurezza" carcere per i clandestini

di Marco Ludovico e Donatella Stasio

 

Il Sole 24 Ore, 21 maggio 2008

 

Ricompare il reato di immigrazione clandestina. Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha avuto un confronto molto duro con il sottosegretario Gianni Letta, contrario a questa previsione, così come Franco Frattini (Esteri). Assente nelle bozze fino a ieri mattina, il reato finisce nel disegno di legge. La norma "è un ottimo deterrente", sostiene Maroni, che ieri ha incontrato il ministro-ombra del Pd Marco Minniti, contrario al reato. La formula scelta è quella di "ingresso illegale nel territorio dello Stato", punito con la reclusione da 6 mesi a 4 anni. Nel decreto legge, invece, resta, ma notevolmente affievolita, l’aggravante: i reati commessi da un clandestino vedono la pena aumentata "fino a un terzo" (e non "di un terzo") e scompare il divieto di bilanciamento con le attenuanti.

Altrettanto forte è stato lo scontro tra Maroni e il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, sulla norma che prevede la sospensione dei processi in corso in caso di richiesta di patteggiamento e che sembrava tagliata sugli interessi processuali di Silvio Berlusconi, accusato di corruzione giudiziaria con David Mills. La norma è stata prima ridimensionata e, in serata, stralciata dal Dl proprio per la decisa opposizione del ministro dell’Interno. Nella versione riveduta e corretta riguardava gli imputati di reati indultabili, che avrebbero avuto 15 giorni per decidere se chiedere il patteggiamento - e non più i 60 previsti prima - durante i quali il dibattimento restava comunque sospeso. Il che avrebbe ridotto - ma non eliminato - l’effetto dilatorio della norma (nella prima bozza, la sospensione era addirittura di 2 anni). Maroni ha minacciato di togliere la sua firma dal decreto se la norma non fosse stata cancellata. E ieri sera l’ha spuntata.

Anche sull’indicazione delle priorità ai magistrati c’è una nuova formulazione, imposta dalla necessità di non urtare con il principio costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale. "Nella formazione del ruolo e nella trattazione dei processi - si legge - il giudice assegna precedenza assoluta" a quelli con imputati detenuti, di criminalità organizzata (mafia, terrorismo ecc) nonché, "anche su segnalazione delle parti", ai giudizi "per i quali si siano verificate nullità, difetti di notifiche o situazioni processuali che possono determinare l’immediata definizione o il rinvio del processo". Non si incide più direttamente sull’azione penale, ma c’è comunque un’indicazione perentoria sulla programmazione del lavoro degli uffici. Anche in questo caso, Maroni preferirebbe l’eliminazione tout court perché, spiegano i suoi collaboratori, "un decreto sicurezza deve avere i presupposti di necessità e urgenza sulla materia della sicurezza, e non su altre". Ma su questo si vedrà oggi.

Maroni ha invece ottenuto di inserire nel Dl i nuovi poteri ai sindaci. È poi probabile che il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, riproponga per motivi di sicurezza pubblica l’uso dell’Esercito a sostegno delle forze di polizia, al momento non previsto in nessun testo. Nel Dl è stata invece inserita, accanto alla reclusione da 6 mesi a 3 anni, la confisca per chi affitta appartamenti a clandestini, mentre la permanenza fino a 18 mesi nei Cpt passa nel Ddl. Per l’emergenza rom, infine, non vi è al momento nessuna norma nuova. Ma oggi i prefetti di Milano, Roma e Napoli dovrebbero essere nominati commissari straordinari "ad hoc", con poteri speciali. Commenta il capo della Polizia, Antonio Manganelli: "Sono fiducioso, le idee sono chiare".

Giustizia: "pacchetto sicurezza"... reazioni e commenti politici

 

Dire, 21 maggio 2008

 

Gonnella (Antigone): nuovo pacchetto è intollerabile

 

"Il pacchetto sicurezza è immorale, inefficiente, intollerabile per una democrazia. Così facendo produrrà l’esplosione delle galere e dei centri di permanenza temporanea". Lo ha detto Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone, che si occupa di diritti e garanzie nel sistema penale. "Oggi - continua Gonnella - se si somma la capienza delle carceri e dei centri di permanenza temporanea, arriviamo a meno di 46 mila posti. Per contenere mezzo milione di persone bisognerà requisire ostelli, caserme, alberghi, ospedali. Se così non fosse sarà stata solo propaganda". "Le norme più odiose - aggiunge - non sono state inserite nel decreto legge in quanto qualcuno avrà suggerito ai governanti che tali norme sono prive dei requisiti di urgenza nonché probabilmente incostituzionali". "In ogni caso - conclude - noi collaboreremo attivamente con gli organismi europei per segnalare casi di violazioni di diritti umani".

 

Finocchiaro (Pd): il rischio è di mandare in galera le badanti

 

"Introdurre il reato di immigrazione clandestina è sbagliato per tanti motivi". Ne è convinta la capogruppo Pd al Senato, Anna Finocchiaro. Che spiega: "La regolarizzazione dei lavoratori extracomunitari con la Bossi-Fini è di fatto quasi impossibile, e con il reato di immigrazione clandestina contenuto nel disegno di legge sulla sicurezza del governo ci troveremmo di fronte alla paradossale situazione di dover arrestare oltre 600 mila immigrati irregolari rischiando di mettere in carcere molte delle badanti e delle tate che lavorano nelle nostre famiglie. Io non credo proprio che questo sia accettabile e credo sia necessario distinguere tra chi lavora e chi delinque: non si può affermare che tutti gli immigrati senza permesso di soggiorno sono dei delinquenti". "L’introduzione nel nostro ordinamento giuridico del reato di immigrazione clandestina è sbagliata perché si tratta di una misura inumana, che non colpisce solo la persona extracomunitaria che delinque, ma anche gli onesti che fuggono dalla fame e lavorano in nero - spiega Anna Finocchiaro - Tanto è vero che questa fattispecie di reato non esiste neanche negli Stati Uniti, che pure hanno a che fare con l’immigrazione, legale e illegale, da sempre".

"Questa norma poi - prosegue - di fatto rischia di essere controproducente. Tutti sanno che regolarizzare un lavoratore extracomunitario In Italia è molto difficile, per le quote e le procedure stabilite dalla Bossi- Fini. Quasi tutte le famiglie italiane si avvalgono della collaborazione di colf, baby sitter, badanti che non sono riuscite a regolarizzare. Che facciamo, sbattiamo tutti in galera, compreso chi a queste lavoratrici affitta una casa? E che dire dei tanti che faticano nelle nostre aziende agricole o in molte aziende del nord tante volte sfruttati proprio perché non regolarizzati?"

"La sicurezza è una cosa seria che si persegue con l’effettività dell’espulsione, la certezza della pena, la lotta alla criminalità organizzata, la cooperazione tra Stato ed Enti locali. Io credo - dice Finocchiaro - che questa vicenda del reato di immigrazione clandestina testimoni di una tensione esistente all’interno dei partiti della maggioranza, come anche le parole del sindaco di Roma stanno a testimoniare. Ma non credo sia giusto che a farne le spese siano migliaia di lavoratori extracomunitari e anche tante famiglie italiane. Noi ci batteremo perché questa norma venga eliminata dal ddl sulla sicurezza".

 

Cota (Lega): la fermezza è il contrario del razzismo

 

L’introduzione nel pacchetto sicurezza del reato di immigrazione clandestina "è molto importante perché dà una risposta alle richieste della Lega e dei cittadini". Lo afferma Roberto Cota, capogruppo della Lega alla Camera, parlando con i cronisti a Montecitorio.

Sul fatto che la misura sia stata inserita nel ddl e non nel decreto, il leghista commenta: "Si discuterà in Parlamento che, dopo avere approvato l’indulto, ora potrà dare una prova migliore". E all’accusa di razzismo all’Italia, Cota replica: "La fermezza è il contrario del razzismo: solo con le regole si evita che insorgano fenomeni di insofferenza". Mondo cattolico ostile? Il capogruppo non crede che "non sia d’accordo con noi, se ci sono immigrati sfruttati e che vivono in campi abusivi".

 

Pezzotta (Rosa per l’Italia): il reato di clandestinità è incostituzionale

 

"Sono preoccupato per la vicenda degli immigrati". Mentre a Napoli si svolge il Consiglio dei ministri che detterà nuove e più rigide regole contro l’immigrazione clandestina, Savino Pezzotta, presidente della Rosa per l’Italia, esprime i propri timori. "Il reato di immigrazione illegale è una follia dal punto di vista umano e costituzionale", argomenta a margine di una conferenza stampa sull’aborto. E poi, afferma l’ex leader della Cisl: "non si può tenere tutto insieme. I rifugiati non possono essere inclusi in forme di contenimento: hanno uno status diverso". Quello che serve, invece, è "una legge organica" sui rifugiati.

 

Cesa (Udc): il reato clandestinità aggraverà problema

 

"Introdurre il reato di immigrazione clandestina rischia di aggravare il problema piuttosto che risolverlo". A dichiararlo è Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Udc, che spiega: "L’approvazione di questo provvedimento manderà in tilt i tribunali e affollerà le carceri italiane". Insomma, conclude Cesa, "non si risolve un problema creandone un altro. Sono molte le voci, anche all’interno del Governo, che denunciano che il reato di immigrazione clandestina non è la soluzione".

 

Belisario (Idv): il reato di clandestinità non risolve i problemi

 

L’introduzione del reato di immigrazione clandestina "non risolverà i problemi". Lo ribadisce Felice Belisario, capogruppo dell’Italia dei valori al Senato, parlando ai cronisti a Montecitorio. Per l’Idv piuttosto bisogna applicare "meglio la legislazione vigente, sveltendo le procedure in corso". Sull’atteggiamento dell’opposizione rispetto al pacchetto del governo, "vogliamo leggere il provvedimento e ci pronunceremo in merito".

 

Alemanno (An): non ero favorevole al reato di clandestinità

 

"Non mi ero espresso a favore del reato di clandestinità ma a favore della possibilità di espellere realmente le persone fuori dalla legalità". Così il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, a margine della visita al cantiere della metro B1 di piazza Conca d’oro. Il sindaco ritiene che solo così sia possibile risolvere il "problema che incontriamo quando sgomberiamo un campo e cioè quello di avere davvero la possibilità di non fare più stare sul territorio coloro che si trovano in condizioni di illegalità. Da questo punto di vista - aggiunge - il decreto ci dà strumenti reali". Riferendosi poi alla visita al campo nomadi del Casilino 900, Alemanno ha precisato che il campo "è autorizzato e quindi va risanato per divenire capace di accogliere le persone. Il primo problema - conclude - è evitare che si formino decine e decine di micro-campi fuori controllo".

 

Cappato (Radicali): reato di clandestinità è illogico e inattuabile

 

"Con l’introduzione del reato di clandestinità bisognerebbe arrestare e successivamente espellere qualche centinaia di migliaia di persone. Evidentemente una cosa irragionevole e impossibile da attuare". È quanto sostiene l’europarlamentare Marco Cappato, membro della sottocommissione per i diritti dell’uomo, ai microfoni di Ecotv. "Se noi avessimo delle regole sul mercato del lavoro più ragionevoli e meno burocratiche- osserva il radicale- potrebbero essere molte le persone che lavorano regolarmente e meno quelle che entrano clandestinamente".

 

Giovanardi (Pdl): reato di immigrazione non c’è nel Programma

 

"Nel Programma di governo non è prevista l’adozione del reato di immigrazione clandestina ma l’apertura di nuovi centri di permanenza temporanea per la identificazione e l’espulsione dei clandestini". Lo dice il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Carlo Giovanardi. Per Giovanardi, "chi tenta di entrare in Italia senza permesso va direttamente respinto al paese di origine: far entrare migliaia di persone in un circuito penale durante il quale per ragioni di difesa possono trattenersi in Italia, indebolirebbe e non rafforzerebbe il contrasto all’immigrazione illegale".

 

Gasparri (An): severità, dal parlamento sostegno al governo

 

"Il governo ha deciso di dare priorità a quell’esigenza di sicurezza che gli italiani hanno più volte manifestato. Più severità contro i clandestini, più controllo del territorio, minori sconti di pena per i recidivi. Anche per questo - dice Maurizio Gasparri, presidente dei senatori Pdl - riteniamo che la permanenza di clandestini nel nostro paese debba essere sanzionata con norme penali". Per l’esponente del Pd, dunque, "si deve introdurre un vero e proprio reato per far sì che l’Italia non sia più il ventre molle dell’Europa, in cui tutti pensano di entrare impunemente. In Parlamento - chiude Gasparri - tutte le misure tese a migliorare la vivibilità, a rendere il nostro paese più sicuro, avranno il nostro convinto sostegno".

 

Angius (Pd): reato clandestinità sbagliato e inapplicabile

 

"Alcune misure che si profilano all’interno del cosiddetto Pacchetto sicurezza, quali il reato di immigrazione clandestina sono inapplicabili oltreché sbagliate". Lo afferma Gavino Angius, del comitato promotore nazionale del Partito socialista. Per l’ex senatore "il reato di clandestinità riguarderebbe 700.000 persone circa, la stragrande maggioranza delle quali lavorano in nero presso aziende e famiglie italiane, comprese le badanti e le colf. Lavorano cioè per gli italiani e compiono infatti un reato quegli stessi italiani che non le regolarizzano". Angius, poi, aggiunge: "D’altra parte il cosiddetto reato di clandestinità non consente di distinguere tra persone che lavorano onestamente e persone che delinquono in aperta violazione delle nostre leggi. Si tratta di una misura non solo inaccettabile in via di principio perché di chiaro stampo razzistico, ma anche perché non servirebbe in alcun modo a contrastare i criminali veri e - conclude - a garantire la sicurezza a milioni di cittadini italiani".

 

Cofferati (Pd): il reato di clandestinità è propaganda

 

Contro il reato di clandestinità si leva la voce del sindaco "sceriffo" di Bologna, Sergio Cofferati. "È in contrasto con gli orientamenti dell’Unione Europea - avverte il Cinese - e rischia di diventare un scelta più volta alla propaganda che all’efficacia". Invece, secondo Cofferati "sarebbe utilissima la ripresa dello schema generale dei provvedimenti Amato, compresa la parte relativa ai poteri dei sindaci". Una ripresa di quelle misure, precisa Cofferati, "con la loro rapida disponibilità". Il sindaco aspetta per il momento il testo del Governo per entrare nel dettagli, ma la sua amministrazione non nasconde le possibili difficoltà legate al numero di forze dell’ordine che dovrebbero occuparsi della clandestinità, col rischio di lasciare sguarniti altri compiti se non saranno destinate risorse sufficienti; ma preoccupa il Comune anche il pericolo di un ulteriore affollamento delle carceri (il penitenziario bolognese della Dozza ha costantemente questo problema).

Per il sindaco, comunque, non è il reato di clandestinità la risposta. E allora illustra la sua: sgravi fiscali agli anziani a basso reddito per fare emergere e regolarizzare le bandanti. "È indispensabile secondo me- spiega- la scrittura di norme rivolte al contrasto del lavoro clandestino da un lato, mentre per il delicato tema delle badanti è opportuna una normativa che incentivi la regolarizzazione".

 

Sgobio (Pdci): il pacchetto riporta l’Italia ai tempi del fascismo

 

"Il CdM vara un pacchetto di norme che mette una pietra tombale sulla cultura civile e giuridica del nostro Paese. L’adozione di tale pacchetto rappresenta un ritorno ai tempi dell’Italia fascista". È quanto afferma Pino Sgobio, della segreteria nazionale del Pdci. "Di fronte a tutto questo - aggiunge - serve una presa di coscienza delle persone realmente democratiche, una mobilitazione sociale che dica no a questa pericolosa e violenta ondata xenofoba".

Giustizia: stranieri e rom, esclusi dai progetti di reinserimento

 

Redattore Sociale, 21 maggio 2008

 

Indagine Ismu su 11 progetti gestiti da associazioni e cooperative in 5 regioni. Perché funzionino servono un educatore che sappia motivare, una famiglia che collabori al progetto e un percorso personalizzato.

Un educatore che sappia motivare, una famiglia che collabori al progetto e un percorso personalizzato, costruito a partire dalle esigenze del singolo. Sono gli elementi fondamentali che contribuiscono al successo dei progetti di inserimento lavorativo per i minori che hanno commesso reati. Dati emersi dallo studio "Oltre le barriere. Un ricerca sulla transizione al lavoro dei minori in uscita dal circuito penale" condotto dai ricercatori dell’Ismu che hanno preso in esame 11 progetti gestiti da associazioni e cooperative che operano in Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Sicilia e Campania.

"Il loro è un percorso delicato, perché hanno alle spalle difficoltà di vario tipo, relazionali e familiari - spiega Egidio Riva, ricercatore Ismu che ha collaborato allo studio "Oltre le barriere. Un ricerca sulla transizione al lavoro dei minori in uscita dal circuito penale" presentato oggi -. L’obiettivo di questi progetti è creare un contesto favorevole per portare a termine nel modo migliore un percorso rieducativo alternativo al carcere". Un ruolo fondamentale viene svolto dall’educatore, che orienta il minore verso una professione, cercando di assecondare le sue inclinazioni, costruendo un percorso di crescita professionale "su misura" diventando così un importante punto di riferimento che sappia motivare e accompagnare il giovane. "Ma per essere veramente efficaci, questi progetti richiedono il coinvolgimento della famiglia - avverte Egidio Riva - soprattutto per i minori stranieri e rom. Per questi ultimi in modo particolare la famiglia è molto vincolante, e l’educatore deve lavorare anche acquisire la fiducia del gruppo parentale".

Giustizia: Cgil; riforma Medicina Penitenziaria va completata

 

Ansa, 21 maggio 2008

 

Occorre attivare, al più presto, i tavoli regionali negoziali, per recepire le norme nazionali e garantire così l’assistenza ai detenuti e ai medici penitenziari il riconoscimento nella dirigenza del Ssn. Lo chiede la Fp-Cgil Medici, dopo la chiusura dell’iter normativo che dà l’avvio al trasferimento delle competenze sanitarie dagli istituti penitenziari al servizio sanitario nazionale, dopo circa 10 anni dal D.Lgs 230/99 "Riordino della medicina penitenziaria" e per effetto dell’art. 2 comma 283 della Finanziaria 2008 e del conseguente Dpcm, sottoscritto il 1 aprile 2008.

"Criterio di riferimento della riforma - ricordano i medici della Cgil - è il diritto alla salute, il riconoscimento di parità di assistenza tra cittadini liberi e cittadini detenuti e/o minori sottoposti a provvedimenti penali". La nuova normativa assegna alle Regioni personale, risorse, locali e apparecchiature elettromedicali, "di fatto ridisegnando i confini e le competenze delle Asl, ed inglobando in esse anche il territorio e le comunità rappresentati dai penitenziari". In questo percorso la Fp Cgil Medici ritiene quindi che "le professionalità mediche debbano avere l’opportunità di passare alla dipendenza delle Asl, come già avvenuto in passato in alcune regioni per gli specialisti convenzionati inquadrati a domanda nell’area dirigenziale".

Giustizia: il ministro-ombra del Pd si incontra con gli operatori

 

Asca, 21 maggio 2008

 

In occasione dell’inizio dei lavori parlamentari della XVI Legislatura, il Partito Democratico avvierà, nei prossimi giorni, un confronto con il mondo della giustizia, per ascoltare dalla viva voce degli operatori i problemi aperti, le proposte e i suggerimenti. È quanto si legge in un comunicato nel quale si afferma che questo "sarà anche l’occasione per illustrare i disegni di legge che il Pd ha annunciato durante la campagna elettorale, che intende presentare in Parlamento e che mirano a realizzare una politica giudiziaria della ragionevole durata del processo e dell’efficienza della giustizia".

La delegazione del Pd, guidata da Lanfranco Tenaglia, ministro-ombra della Giustizia, e composta dai capigruppo delle Commissioni Giustizia di Camera e Senato, Ferranti e Casson, e dai parlamentari interessati al settore, incontrerà le associazioni forensi, le rappresentanze della magistratura ordinaria, amministrativa, contabile e onoraria e le associazioni sindacali del personale amministrativo, di quello penitenziario e della giustizia minorile.

Liguria: sovraffollamento delle carceri in Consiglio regionale

 

Secolo XIX, 21 maggio 2008

 

Con un’interrogazione Alessio Saso (Alleanza Nazionale) ha ricordato che l’emergenza immigrazione in Liguria, con il 20 per cento di presenze in più di stranieri nel 2007, è diventata anche emergenza carceraria. Per questa ragione ha chiesto alla Giunta di attivarsi presso gli organi competenti per fronteggiare il fenomeno.

"È un problema - ha detto Saso - che non riguarda solo la Liguria e che si aggrava mese dopo mese. Il frettoloso indulto del centro sinistra non ha risolto il problema: se c’è la necessità di costruire nuove carceri costruiamole. Al 30 settembre scorso i detenuti stranieri nelle carceri liguri erano complessivamente circa 700, a fronte di una popolazione carceraria totale di circa 1.150 persone: il 20% in più di detenuti stranieri nel giro di 18 mesi. Chiedo all’assessore di intervenire per rendere meno invivibili le carceri, sia per i detenuti che per la polizia, anche perché ci siano davvero possibilità di recupero".

L’assessore all’immigrazione Enrico Vesco ha tracciato un quadro della situazione degli stranieri detenuti in Liguria: si tratta di persone in carcere soprattutto per reati legati a droga e prostituzione. "Abbiamo avviato progetti di recupero formativo per minori stranieri e giovani a rischio: al momento abbiamo 48 posti in tutta la Liguria. Dedicheremo molta attenzione alla mediazione interculturale. Da un lato abbiamo agito in maniera preventiva sui giovani, dall’altra sosteniamo le istituzioni carcerarie nei rapporti con utenti interculturali".

Insoddisfatto Saso: "Ho parlato di un’emergenza sovraffollamento e ho chiesto di fare intervenire lo Stato e lei mi risponde leggendo delle statistiche e parlando di progetti di prevenzione. Io ho chiesto informazioni su chi è già detenuto e su come la Regione pensa di affrontare questa situazione di emergenza".

Roma: Spadaccia si dimette da Garante dei diritti dei detenuti

 

Comunicato stampa, 21 maggio 2008

 

Il Garante dei diritti e delle opportunità delle persone private della libertà del Comune di Roma Gianfranco Spadaccia ha inviato al Sindaco di Roma Gianni Alemanno le proprie dimissioni dall’incarico. La lettera è stata inviata al Sindaco subito dopo la proclamazione della sua elezione e resa nota oggi dopo la formazione della Giunta e l’assegnazione ufficiale delle deleghe ai nuovi assessori. "Le avrei presentate anche se fosse stato eletto Francesco Rutelli. A maggior ragione ritengo doveroso farlo dopo la sua elezione".

Spadaccia era stato nominato dal sindaco Walter Veltroni nel luglio del 2006 succedendo nell’incarico all’On Luigi Manconi, sottosegretario alla Giustizia nel precedente Governo. Più volte segretario e parlamentare radicale, è stato protagonista delle lotte per i diritti civili e dei diritti umani che hanno contribuito a importanti riforme tra le quali la riforma penitenziaria e quella dell’allora corpo degli agenti di custodia in corpo di polizia.

Questo il testo della lettera inviata al Sindaco di Roma: "Caro Sindaco, essendo stato nominato nell’incarico di Garante dei diritti e delle opportunità delle persone private della libertà dal Sindaco Walter Veltroni, ritengo doveroso rassegnare le dimissioni. Lo avrei fatto anche se fosse stato eletto Francesco Rutelli. A maggior ragione è doveroso farlo dopo la Sua elezione. In attesa delle sue determinazioni rimango in carica per il disbrigo degli affari correnti. Sono a disposizione del mio successore (e qualora lo ritenesse opportuno naturalmente anche del Sindaco) non solo per le consegne riguardanti le attività dell’Ufficio ma anche per le informazioni riguardanti lo stato delle carceri romane e dell’Uepe e i rapporti dell’Amministrazione capitolina con l’Amministrazione penitenziaria e con il terzo settore. Insieme ai miei sinceri auguri per il Suo prestigioso incarico. Le invio i miei più distinti saluti".

 

Il Garante dei diritti e delle opportunità delle persone private della libertà

Gianfranco Spadaccia

Milano: San Vittore scoppia, il trasloco non può più attendere

 

Il Giornale, 21 maggio 2008

 

Se il carcere di San Vittore scoppia (1300 detenuti dove c’è posto per 874) la soluzione per il Comune di Milano non può essere che una: andare avanti con il progetto della Cittadella della giustizia, il grande insediamento destinato ad accogliere nella zona di Rogoredo la nuova prigione e tutti gli uffici giudiziari.

 

Ma a che punto è il piano?

"Naturalmente - spiega Carlo Masseroli, assessore all’Urbanistica - la crisi di governo ci ha privato per qualche tempo di un interlocutore indispensabile. Il nuovo ministro è lì da una settimana, diamogli il tempo di assestarsi, poi contiamo che il dialogo riparta".

 

Nel frattempo cosa state facendo?

"Nei prossimi giorni torneremo alla carica con la Regione, che è un altro protagonista decisivo dell’operazione. E soprattutto stiamo dialogando con la Sovrintendenza su quello che è comunque un tema decisivo, cioè la sorte dell’attuale carcere di San Vittore e del Palazzo di giustizia. Dal riutilizzo di queste strutture dovrebbero arrivare le risorse economiche destinate a costituire, anche se solo in parte, il volano economico dell’intera operazione".

 

San Vittore si potrebbe radere al suolo. Da un’operazione residenziale su quell’area salterebbero fuori un bel po’ di soldi…

"Indubbiamente. Ma da quel che s’è capito finora la Sovrintendenza non è tanto dell’idea di lasciarci spianare San Vittore".

 

E quale sarebbe il pregio architettonico?

"Si tratta comunque di un edificio che ha fatto la storia della città, e di questo bisogna tenere conto. Il Sovrintendente è arrivato da poco, anche lui si sta facendo un’idea. Quando avremo capito quanti e quali vincoli intende porre sull’area di Viale Papiniano potremmo ragionare più concretamente sulle prospettive di riutilizzo".

 

Lei che soluzione avrebbe in mente?

"É una domanda cui in questo momento non ha senso rispondere, vorrebbe dire tirare a caso, lanciare delle idee che avrebbero l’unico risultato di creare allarme nella Sovrintendenza o nei cittadini e che si trasformerebbero inevitabilmente in boomerang. Aspettiamo le risposte del Sovrintendente, poi ragioneremo".

 

E il palazzo di giustizia di corso di Porta Vittoria? Quello non si può toccare, è un capolavoro del razionalismo, ma il riutilizzo appare problematico.

"Anche per quanto riguarda il tribunale siamo in attesa delle risposte della Sovrintendenza per capire la rigidità dei vincoli. Ci sono una serie di ipotesi sul tappeto ma adesso è presto per parlarne".

 

Stefano Boeri propone di fare del vecchio palazzo di giustizia la grande Biblioteca europea, quella che si era pensato di realizzare nella vasta area tra viale Umbria e viale Molise. Lei che ne dice?

"La Biblioteca si farà dove si era deciso di farla. L’area è stata data per realizzare questa opera, è stata bandita una gara internazionale, c’è un progetto che è stato pagato. Dei passi indietro dovrebbero essere giustificati da condizioni inequivocabili che al momento non vedo".

Sanremo (Im): faccia a faccia in carcere tra detenuti e studenti

 

Secolo XIX, 21 maggio 2008

 

Imbarazzo, tensione, e un pizzico di comprensibile paura nel sentirsi chiudere il cancello alle spalle, o nell’entrare in una cella. Ma anche solidarietà, e voglia di capire come si vive dietro le sbarre. Sono tante le emozioni vissute dagli studenti della terza B del liceo "Cassini", in visita ieri pomeriggio al carcere di Valle Armea. Ventitré ragazzi, accompagnati da due insegnanti, Cristina Chiodo e Patrizia Magnoni, hanno trascorso nell’istituto quasi quattro ore, incontrando una quindicina di detenuti e diversi agenti di polizia penitenziaria, accompagnati dal direttore Francesco Frontirrè, dall’educatore Filippo Paternò, dal vice commissario di Polizia Penitenziaria Sergio Orlandi e dall’ispettore superiore Sandro Buttigliero. Per tutti gli studenti - ma anche per le insegnanti - è stata un’esperienza "forte" e allo stesso tempo molto educativa. Al termine della quale i ragazzi si sono sentiti molto più ricchi. "Ho scoperto una realtà molto diversa da quella che pensavo - dice Daniele Gavino - e ne sono rimasto piacevolmente stupito. Non credevo che all’interno del carcere vi fossero così tante attività". Tra queste, la pubblicazione del giornalino "Oltre il muro", di cui gli studenti hanno voluto numerose copie.

Il direttore Frontirré ha spiegato che nel carcere di Valle Armea le attività non sono nemmeno tante, considerato che si tratta di una struttura dove la permanenza dei detenuti non è lunga, e pertanto è difficile realizzare progetti di ampio respiro. I liceali sono rimasti colpiti dall’atmosfera e dal messaggio lanciato dai carcerati, in particolare da uno di loro, di pochi anni più vecchio. "Ci ha detto di fare attenzione, che la vita è breve". Proprio il faccia a faccia con alcuni reclusi è stato il momento più intenso della visita. "È stata un’emozione forte - ammette Simona Semeria - e mi ha fatto riflettere il detenuto che mi ha spiegato come i piccoli gesti di tutti i giorni, che magari fuori non sembrano importarci, dentro il carcere hanno un grande significato". Già, dentro. Quella parola che divide e che i ragazzi hanno cercato di non pronunciare. Ma in alcuni casi l’imbarazzo è stato inevitabile.

E per i liceali è arrivata una lezione preziosa. "Ero tesa, un uomo ha scherzato con me, dicendo che non era un marziano. Siamo rimasti colpiti dalla grande autoironia di queste persone e dal desiderio di sapere che cosa pensassimo di loro". Giorgia Mento ha provato grande impressione nel pensare a come sia scandita la giornata dentro la prigione e ancora di più "dal rumore ogni volta che una porta si apriva e chiudeva".

E Lorenzo Rutolo ammette di aver provato un "senso di pesantezza, anche se sono stato qui per poche ore, di passaggio, ho potuto sentire e anche vedere l’assenza della libertà". Durante la visita, gli studenti sono entrati a gruppi in una cella, destinata ad una sola persona ma, di fatto, occupata da tre. "È difficile pensare di dover vivere a così stretto contatto con un estraneo", la sensazione di Alessandra Zito, mentre ancora Lorenzo ha notato come i detenuti cerchino di migliorare più che possono l’ambiente che li circonda, anche ingegnandosi: "Con dei pacchetti di sigarette incollati al muro è stata ricavata una mensola, io non ci avrei mai pensato".

Le insegnanti sono tra le più soddisfatte dell’esperienza, così come del comportamento dei loro studenti. "Devo ringraziare il direttore, gli educatori e il personale per questa opportunità concessa non solo ai ragazzi, ma anche a noi", dice Patrizia Magnoni, che poi spiega quanto sia stato importante l’atteggiamento degli stessi carcerati nei confronti dei liceali. "L’imbarazzo, in prima battuta, è stato reciproco, ma un detenuto ha saputo rompere il ghiaccio con grande sensibilità. Come i ragazzi, sono rimasta colpita dall’autoironia, dalla voglia di parlare e di farsi conoscere, mentre agli studenti va il merito di essere entrati qui dentro senza curiosità morbosa o pregiudizi".

Roma: mostra d’arte per il recupero dei minorenni detenuti

 

Dire, 21 maggio 2008

 

Una mostra d’arte per contribuire al recupero dei minorenni in carcere viene presentata domani 22 maggio, alle 16.30, presso l’Istituto Centrale di Formazione del Personale del Dipartimento di Giustizia Minorile (Dgm) di Casal del Marmo a Roma. L’esposizione "Escursioni di colore, dal mare alla terra e della terra al mare" è una personale di Rossana Tonelli. Oltre all’artista interverrà la responsabile del dipartimento Carmela Cavallo. L’iniziativa è la prima del percorso culturale "Esprimersi con…", pensato dal Dgm per un confronto tra mondi e culture, quello della devianza minorile e delle espressioni artistiche, apparentemente distanti, ma emotivamente non lontani.

Parte del ricavato della vendita delle opere, esposte fino al 15 giugno, sarà destinata alle attività formative di recupero realizzate attraverso i laboratori di arti e mestieri, organizzati per i giovani dell’istituto penale minorile e finanziati dall’Assessorato alle politiche sociali del Comune di Roma. "Il Dipartimento per la Giustizia Minorile promuove un percorso di orientamento dei giovani detenuti alle competenze espressive per valorizzarne le risorse e le potenzialità creative- spiega Carmela Cavallo, capo Dipartimento per la Giustizia Minorile-, anche in considerazione del fatto che la quasi totalità dei giovani presenti nell’istituto di Casal del Marmo è di nazionalità straniera".

E spiega Cavallo: "Di volta in volta la tela, l’argilla, il pennello, la cartapesta, il legno costituiranno il materiale di base che permetterà di rappresentare, attraverso i manufatti, i vissuti e le esperienze, nonché la maturità ed il livello di responsabilizzazione raggiunto. Questo percorso potrà, quindi, essere di aiuto anche agli operatori nella valutazione della personalità del giovane detenuto". La nostra pittrice, prosegue il capo Dipartimento, "nella sua generosa sensibilità, ci permette di iniziare il cammino con una mostra davvero innovativa, che ci apre sui fondali marini verso un colore infinito, animato da immagini in movimento". E conclude Cavallo: "Direi che la scoperta di un mondo nuovo sotto la superficie del mare è quanto il percorso vuole consentire: vedere quello che è sotto l’apparente superficie e indifferenza di alcuni ragazzi. Ma questa mostra testimonia anche quel dialogo tra società e strutture detentive che la giustizia minorile cerca di mantenere sempre vivo e costruttivo".

Montecatini (Pt): il 31 convegno sui detenuti italiani all’estero

 

Apcom, 21 maggio 2008

 

"Prigionieri del Silenzio", la prima associazione italiana non a scopo di lucro dedicata al tema dei detenuti italiani all’estero e ai loro familiari, organizzerà il 31 maggio prossimo nella città toscana di Montecatini Terme, un evento "istituzionale e culturale volto alla sensibilizzazione politica e sociale sui temi della detenzione oltre confine"

Secondo quanto si legge in un comunicato è prevista la partecipazione di diversi rappresentanti del mondo politico. La giornata si aprirà alle 10 del mattino con la missione spaziale del famoso astronauta Umberto Guidoni, il quale, con la conferenza "Ritorno dallo spazio: cronaca di un viaggio nello Shuttle", racconterà la sua esperienza, rispondendo alle domande del pubblico e portando un contributo alla causa dell’associazione.

Subito dopo è previsto un dibattito a cui parteciperanno oltre a Guidoni anche Luca Romagnoli e Marco Zacchera. "Sono stati invitati all’ incontro i rappresentanti del "Centro anti discriminazione" della provincia di Pistoia e il coordinatore dei Garanti dei diritti dei Detenuti, l’avvocato Desi Bruno". Al centro delle considerazioni ci sarà l’analisi compiuta dal criminologo presidente dell’ICaa (International Crime Analysis Association) Marco Strano farà sul caso di Carlo Parlanti. Nel pomeriggio è previsto un monologo scritto da Giuliano Bugani, artista bolognese, ispirato alla vicenda Parlanti e interpretato da Gabriele Milia; un intervento del professor Strano in tema di "Nuovi sviluppi nell’analisi della scena del crimine violento". Inoltre "negli spazi dedicati all’evento sarà esposta una mostra della pittrice Gabi Minedi".

Immigrazione: "Io chiedo scusa", lettera di Don Luigi Ciotti

 

Ristretti Orizzonti, 21 maggio 2008

 

Cara signora, ho visto questa mattina, sulle prime pagine di molti quotidiani, una foto che La ritrae. Accovacciata su un furgoncino aperto, scassato, uno scialle attorno alla testa. Dietro di Lei si intravedono due bambine, una più grande, con gli occhi sbarrati, spaventati, e l’altra, piccola, che ha invece gli occhi chiusi: immagino le sue due figlie. Accanto a Lei la figura di un uomo, di spalle: suo marito, presumo. Nel suo volto, signora, si legge un’espressione di imbarazzo misto a rassegnazione.

Vi stanno portando via da Ponticelli, zona orientale di Napoli, dove il campo in cui abitavate è stato incendiato. Sul retro di quel furgoncino male in arnese - reti da materasso a fare da sponda - una scritta: "ferrivecchi". Le scrivo, cara signora, per chiederle scusa. Conosco il suo popolo, le sue storie. Proprio di recente, nei dintorni di Torino, ho incontrato una vostra comunità: quanta sofferenza, ma anche quanta umanità e dignità in quei volti. Nel nostro Paese si parla tanto, da anni ormai, di sicurezza. È un’esigenza sacrosanta, la sicurezza.

Il bisogno di sicurezza lo abbiamo tutti, è trasversale, appartiene a ogni essere umano, a ogni comunità, a ogni popolo. È il bisogno di sentirci rispettati, protetti, amati. Il bisogno di vivere in pace, di incontrare disponibilità e collaborazione nel nostro prossimo. Per tutelare questo bisogno ogni comunità, anche la vostra, ha deciso di dotarsi di una serie di regole. Ha stabilito dei patti di convivenza, deciso quello che era lecito fare e quello che non era lecito, perché danneggiava questo bene comune nel quale ognuno poteva riconoscersi.

Chi trasgrediva la regola veniva punito, a volte con la perdita della libertà. Ma anche quella punizione, la peggiore per un uomo - essendo la libertà il bene più prezioso, e voi da popolo nomade lo sapete bene - doveva servire per reintegrare nella comunità, per riaccogliere. Il segno della civiltà è anche quello di una giustizia che punisce il trasgressore non per vendicarsi ma per accompagnarlo, attraverso la pena, a un cambiamento, a una crescita, a una presa di coscienza. Da molto tempo questa concezione della sicurezza sta franando.

Sta franando di fronte alle paure della gente. Paure provocate dall’insicurezza economica - che riguarda un numero sempre maggiore di persone - e dalla presenza nelle nostre città di volti e storie che l’insicurezza economica la vivono già tragicamente come povertà e sradicamento, e che hanno dovuto lasciare i loro paesi proprio nella speranza di una vita migliore. Cercherò, cara signora, di spiegarmi con un’immagine. È come se ci sentissimo tutti su una nave in balia delle onde, e sapendo che il numero delle scialuppe è limitato, il rischio di affondare ci fa percepire il nostro prossimo come un concorrente, uno che potrebbe salvarsi al nostro posto. La reazione è allora di scacciare dalla nave quelli considerati "di troppo", e pazienza se sono quasi sempre i più vulnerabili.

La logica del capro espiatorio - alimentata anche da un uso irresponsabile di parole e immagini, da un’informazione a volte pronta a fomentare odi e paure - funziona così. Ci si accanisce su chi sta sotto di noi, su chi è più indifeso, senza capire che questa è una logica suicida che potrebbe trasformare noi stessi un giorno in vittime.

Vivo con grande preoccupazione questo stato di cose. La storia ci ha insegnato che dalla legittima persecuzione del reato si può facilmente passare, se viene meno la giustizia e la razionalità, alla criminalizzazione del popolo, della condizione esistenziale, dell’idea: ebrei, omosessuali, nomadi, dissidenti politici l’hanno provato sulla loro pelle.

Lo ripeto, non si tratta di "giustificare" il crimine, ma di avere il coraggio di riconoscere che chi vive ai margini, senza opportunità, è più incline a commettere reati rispetto a chi invece è integrato. E di non dimenticare quelle forme molto diffuse d’illegalità che non suscitano uguale allarme e sociale perché "depenalizzate" nelle coscienze di chi le pratica, frutto di un individualismo insofferente ormai a regole e limiti di sorta. Infine di fare attenzione a tutti gli interessi in gioco: la lotta al crimine, quando scivola nella demagogia e nella semplificazione, in certi territori può trovare sostenitori perfino in esponenti della criminalità organizzata, che distolgono così l’attenzione delle forze dell’ordine e continuano più indisturbati nei loro affari. Vorrei però anche darle un segno di speranza.

Mi creda, sono tante le persone che ogni giorno, nel "sociale", nella politica, nella amministrazione delle città, si sporcano le mani. Tanti i gruppi e le associazioni che con fatica e determinazione cercano di dimostrare che un’altra sicurezza è possibile. Che dove si costruisce accoglienza, dove le persone si sentono riconosciute, per ciò stesso vogliono assumersi doveri e responsabilità, vogliono partecipare da cittadini alla vita comune. La legalità, che è necessaria, deve fondarsi sulla prossimità e sulla giustizia sociale.

Chiedere agli altri di rispettare una legge senza averli messi prima in condizione di diventare cittadini, è prendere in giro gli altri e noi stessi. E il ventilato proposito di istituire un "reato d’immigrazione clandestina" nasce proprio da questo mix di cinismo e ipocrisia: invece di limitare la clandestinità la aumenterà, aumentando di conseguenza sofferenza, tendenza a delinquere, paure. Un’ultima cosa vorrei dirle, cara signora. Mi auguro che questa foto che La ritrae insieme ai Suoi cari possa scuotere almeno un po’ le nostre coscienze. Servire a guardarci dentro e chiederci se davvero questa è la direzione in cui vogliamo andare. Stimolare quei sentimenti di attenzione, sollecitudine, immedesimazione, che molti italiani, mi creda - anche per essere stati figli e nipoti di migranti - continuano a nutrire.

La abbraccio, dovunque lei sia in questo momento, con suo marito e le sue bambine. E mi permetto di dirle che lo faccio anche a nome dei tanti che credono e s’impegnano per un mondo più giusto e più umano.

 

Don Luigi Ciotti Presidente del "Gruppo Abele"

Presidente di "Libera - associazioni, nomi e numeri contro le mafie"

 

 

Segnala questa pagina ad un amico

Per invio materiali e informazioni sul notiziario
Ufficio Stampa - Centro Studi di Ristretti Orizzonti
Via Citolo da Perugia n° 35 - 35138 - Padova
Tel. e fax 049.8712059 - Cell: 349.0788637
E-mail: redazione@ristretti.it
 

 

 

 

 

Precedente Home Su Successiva