Rassegna stampa 2 luglio

 

Giustizia: Alfano; entro fine anno detenuti a "quota" 60mila

 

Apcom, 2 luglio 2008

 

Arriverà proprio dal comparto intercettazioni la maggior parte dei risparmi con i quali il ministero della Giustizia intende far fronte ai 900 milioni di tagli previsti in Finanziaria. Lo afferma, in un’intervista concessa al settimanale Panorama Economy (in edicola da domani, giovedì 3 luglio) il ministro della Giustizia Angelino Alfano. "Da un lato il nuovo disegno di legge limiterà tempi e termini di utilizzo delle intercettazioni, riducendo i costi" spiega Alfano "Dall’altro daremo vita a un "Sistema unico delle intercettazioni", che coordinerà in un solo centro di costo tutte le operazioni tecniche contabili e di noleggio, che ad oggi sono invece gestite da 166 entità diverse, con notevoli diseconomie".

Ma in tema di giustizia il fronte più caldo dell’estate rischia di essere, ancora una volta, quello delle carceri. Secondo Panorama Economy, infatti, nonostante 3,5 miliardi di stanziamenti a favore dell’edilizia carceraria dal 1966 a oggi, il problema del sovraffollamento non è mai stato risolto. E mentre in giro per il Paese si contano decine di penitenziari mai utilizzati o mai terminati, nei prossimi mesi (anche a causa delle ricadute del nuovo pacchetto-sicurezza) la situazione degli istituti di pena potrebbe farsi incandescente.

Alla data del 23 giugno 2008, scrive il settimanale Mondadori, i detenuti erano 54.879, contro una capienza regolamentare di 43.140 posti che in situazione d’emergenza può essere estesa fino a 64 mila. Secondo un rapporto trasmesso a fine 2007 dal Dap (il Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria) al ministero della Giustizia, la soglia massima potrebbe essere sfondata già nel 2008, raggiungendo un sovraffollamento superiore rispetto a quello registrato nel luglio 2006, alla vigilia dell’indulto: allora i detenuti dei circa 200 penitenziari italiani erano "solo" 61 mila 264.

In realtà la situazione potrebbe precipitare molto prima, visto che il rapporto del Dap non tiene conto degli ultimi provvedimenti legislativi, come l’obbligo di custodia cautelare per i clandestini. E mentre i sindacati di categoria denunciano un deficit di almeno 4 mila agenti penitenziari, aumentano i segnali di tensione dovuti al sovraffollamento: nei primi 5 mesi del 2008 si sono registrate 30 aggressioni all’interno dei penitenziari, 5 suicidi tra le guardie e 14 tra i detenuti. Intervistato da Panorama Economy, il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha anche illustrato quali saranno le prossime mosse del governo Berlusconi su questo fronte: "Entro fine anno" ha spiegato Alfano "contiamo di recuperare oltre 2 mila 300 posti letto in più, ai quali dovrebbero aggiungersene altri 2.400 entro il 2011. Il programma che ho ereditato, inoltre, prevede 25 nuovi penitenziari: 10 sono già in fase di realizzazione. Con questi ultimi, disporremo di una capienza aggiuntiva di 2.855 posti".

Nessuna speranza, invece, per le tante carceri abbandonate e mai inaugurate: "Purtroppo in molti casi si tratta di strutture ormai superate. La loro gestione, a questo punto, sarebbe antieconomica. Meglio sce-gliere altre vie". Tra queste, "anche se non nell’immediato" potrebbe esserci la riapertura delle supercarceri dell’Asinara e di Pianosa: "In linea di principio sa-rebbe una buona idea" conclude il ministro "Ma si tratta di strutture già restituite tempo fa alle amministrazioni locali, e sulle quali pesano anche vincoli ambientali. Vedremo".

Giustizia: dl sicurezza va avanti; il Colle autorizza lodo Alfano

 

Apcom, 2 luglio 2008

 

Doppio parziale via libera ai provvedimenti che riguardano la giustizia. Nel giorno in cui Giorgio Napolitano autorizza la presentazione alle camere del disegno di legge in materia di processi penali nei confronti delle alte cariche dello stato, il cosiddetto "lodo Alfano" (riedizione riveduta e corretta del vecchio lodo Schifani), l’aula di Montecitorio boccia le pregiudiziali di costituzionalità presentate dall’opposizione sul dl sicurezza che comprende la norma cosiddetta blocca-processi.

La maggioranza, con 302 voti contrari e 265 favorevoli, non ha avuto cedimenti. Massiccia la presenza del governo alla votazione: i banchi ad esso riservato in Aula erano gremiti di ministri e sottosegretari. Polemico Antonio Di Pietro: "Berlusconi fa l’incallito furbacchione, la dittatura è vicina". Mentre il Pd annuncia la presentazione di circa 100 emendamenti. L’esame nel merito del provvedimento, ora nelle commissioni bilancio e finanze, inizierà in aula martedì 15 luglio.

L’affondo di Di Pietro. Toni accesi per l’ex pm che, intervenendo sulle pregiudiziali, ha attaccato frontalmente sia il provvedimento, sia Berlusconi che "utilizza lo strumento del decreto per farsi i cavoli suoi". Ben sapendo, tra l’altro, che "questa furbata non si può fare". Ed ecco l’escamotage: "La norma blocca processi non l’ha messa il premier, ma l’ha fatta introdurre da qualche suo dipendente", e così "ha raggirato il capo dello Stato".

Gli emendamenti del Pd. Il Pd presenterà un centinaio di emendamenti al decreto sicurezza ora all’esame delle commissioni affari costituzionali e giustizia della camera. Il partito di Veltroni ha deciso di riproporre gli emendamenti già presentati al Senato (praticamente quasi tutti respinti dalla maggioranza) più alcune novità. Il termine scade venerdì alle 13.

 

Testo della lettera di Napolitano al vice presidente del Csm Mancino

 

"Nel momento in cui giunge all’esame conclusivo in seduta plenaria il parere sul decreto-legge n. 92 del 23 maggio 2008, desidero innanzitutto esprimerle la mia piena comprensione per il disagio da lei manifestato dinanzi alla violazione, in fase istruttoria, di quella regola di riservatezza che andrebbe rigorosamente osservata da parte di tutti i componenti del CSM e delle sue Commissioni nel corso della preparazione e discussione di atti impegnativi e di particolare delicatezza.

Il suo severo richiamo al rispetto di tale regola è da me fortemente condiviso. Non può invece suscitare sorpresa o scandalo il fatto che il CSM formuli un parere - diretto al Ministro della Giustizia - su un progetto di legge di assai notevole incidenza su materie di diretto interesse del CSM stesso.

Si tratta infatti di una facoltà attribuitagli espressamente dalla legge n. 194 del 1958, il cui esercizio si è consolidato in una costante prassi istituzionale. I disegni di legge su cui il CSM é chiamato a dare pareri sono quelli "concernenti l’ordinamento giudiziario, l’amministrazione della giustizia e ogni altro oggetto comunque attinente alle predette materie". I pareri sono dunque destinati a rilevare e segnalare le ricadute che le normative proposte all’esame del Parlamento si presume possano concretamente avere sullo svolgimento della funzione giurisdizionale.

Così correttamente intesa, l’espressione di un parere del CSM non interferisce - altra mia preoccupazione già espressa nel passato - con le funzioni proprie ed esclusive del Parlamento: anche quando, come nel caso dei decreti-legge, per evidenti vincoli temporali, tale parere non abbia modo di esprimersi prima che il Parlamento abbia iniziato a discutere e deliberare. In questo quadro, non può esservi dubbio od equivoco sul fatto che al CSM non spetti in alcun modo quel vaglio di costituzionalità cui, com’é noto, nel nostro ordinamento sono legittimate altre istituzioni.

Confido che nell’odierno dibattito e nelle deliberazioni che lo concluderanno, non si dia adito a confusioni e quindi a facili polemiche in proposito. La distinzione dei ruoli e il rispetto reciproco, il senso del limite e un costante sforzo di leale cooperazione, sono condizioni essenziali ai fini della tutela e della valorizzazione di ciascuna istituzione, delle sue prerogative e facoltà".

Giustizia: Manganelli; in Italia c’è la "certezza dell’impunità"

 

Agi, 2 luglio 2008

 

La sicurezza non è solo quella legata ai reati, ma anche il senso di disagio più generalizzato dei cittadini e oggi la Polizia deve garantire anche la sicurezza percepita. Sono parole del Capo della Polizia, Antonio Manganelli, che oggi è intervenuto al congresso nazionale del Coisp, in corso a Vicenza.

"Lo Stato sta dando grandi risposte - ha detto Manganelli parlando con i cronisti - la criminalità registra un incremento piuttosto stabile da alcuni anni con un incremento lievemente superiore per quanto riguarda la criminalità diffusa, di strada, quella che definiamo predatoria e che il recente pacchetto sicurezza del Governo mira a ridurre". Manganelli ha fatto delle cifre: "Negli ultimi quattro anni - ha spiegato - la criminalità diffusa è aumentata del 20%, con un picco in salita nel 2006 a seguito dell’indulto che ha inciso del 7% ma non c’è da preoccuparsi perché tutti i provvedimenti che servono a ridurre la popolazione carceraria hanno effetti del genere".

Manganelli ha quindi aggiunto: "Se non ci sono centri per accogliere gli immigrati, questi centri vanno creati e se ci sono più reati è meglio costruire altre carceri anziché svuotare quelle che ci sono perché mancano posti come in un grand hotel". In Italia la certezza della pena non è garantita: è quanto ha ribadito, oggi a Vicenza, il Capo della Polizia, Antonio Manganelli. "In Italia - ha detto Manganelli - c’è la certezza dell’impunità.

Da questo punto di vista noi qualcosa la stiamo aspettando. Al reato spesso non segue quasi nulla. Non voglio attaccare la Magistratura che fa il suo dovere con grandi sacrifici ma parlo di un sistema che evidentemente non funziona. Lo Stato ha un sistema che non prevede la certezza della pena, ma prevale una sostanziale impunità. C’è da fare molto lavoro anche perché la risposta del sistema giudiziario favorisce la prevenzione".

Manganelli, in proposito, si è collegato al discorso dell’immigrazione: "Quasi 35mila persone - ha spiegato - sono state fermate negli ultimi anni per essere rimandate al loro Paese, ma 27mila sono state rilasciate perchè i centri di accoglienza non erano sufficienti.

È facile parlare di solidarietà, ospitalità e accoglienza per i regolari e di pugno di ferro per i clandestini; il problema della sicurezza reale purtroppo esiste ed è in parte legato all’immigrazione clandestina visto che il 30% dei reati sono collegati agli immigrati clandestini. Serve una risposta e non tocca a noi, alle forze di Polizia, suggerire la soluzione. I fatti dicono che su dieci autori di reato sette sono clandestini quindi gli immigrati clandestini sono un problema".

Giustizia: Pd; governo schizofrenico, ora "tagli" a sicurezza

 

Ansa, 2 luglio 2008

 

"Si evidenzia il comportamento schizofrenico del governo che da un lato indica la sicurezza come una priorità assoluta e fa annunci e poi dall’altro opera tagli a tutto il comparto della sicurezza che rischia di comprometterne la funzionalità".

Il ministro ombra dell’Interno, Marco Minniti, al termine dell’incontro con i rappresentanti di tutte le sigle sindacali delle forze di polizia, della polizia penitenziaria e delle guardie forestali, assieme al ministro ombra della Difesa, Roberta Pinotti e al segretario del Pd, Walter Veltroni, durato più di due ore, riferisce dell’esito della riunione, sottolineando "l’unità di tutte le sigle sindacali" sulle forti critiche alla manovra del governo.

"Abbiamo ascoltato - riferisce Minniti - parole di grandissima preoccupazione. Il rischio che temono è che si metta in discussione la funzionalità del comparto, a causa dei tagli previsti in manovra, 1,5 miliardi per il triennio. Tagli che rischiano di portare al collasso il comparto e che rendono evidente che le parole del governo sulla sicurezza erano solo annunci, una sorta di cortina fumogena per nascondere poi le vere intenzioni".

Il Pd, quindi, ha garantito alle forze dell’ordine l’impegno in Parlamento per contrastare queste decisioni e apportare "correzioni significative, perché l’allarme forte del comprato sicurezza deve essere ascoltato e affrontato, a partire dall’aumento degli stipendi". Pinotti ha inoltre riferito che da parte delle forze di polizia c’è preoccupazione e criticità sulla decisione del governo di mandare in strada i militari, scelta che viene accolta come "una soluzione del tutto inadeguata per fronteggiare i problemi di ordine pubblico, soprattutto se unita al taglio di 6 mila agenti". Domani il Pd incontrerà i rappresentanti del Cocer.

Torino: rivolta all’Ipm, fuoco ai materassi e agenti intossicati

 

Ansa, 2 luglio 2008

 

Due agenti di polizia penitenziaria intossicati nell’incendio appiccato da giovanissimi detenuti del carcere minorile Ferrante Aporti. È successo ieri sera, poco dopo le 21. Il rogo è divampato al primo piano dell’istituto di pena di corso Unione Sovietica. Sette detenuti extracomunitari hanno accatastato alcuni materassi all’interno di un bagno e poi li hanno incendiati. Come in tutti i penitenziari, i materassi sono realizzati in un materiale speciale, che non prende fuoco, proprio nel timore di atti simili. Ma il materiale sprigiona comunque un fumo denso e tossico. E così i due agenti di polizia penitenziaria intervenuti per primi - un uomo e una donna - sono rimasti intossicati, tanto da dover essere trasportati alle Molinette. Le loro condizioni, in ogni caso, non destano preoccupazione. Intossicata lievemente anche una ragazza dell’ala femminile.

L’incendio è stato comunque spento dall’intervento del personale di custodia, prima ancora dell’arrivo della squadra 51 dei vigili del fuoco sul posto. Nel frattempo i cinquanta ragazzi detenuti sono stati spostati al sicuro nel cortile.

Stando a quanto si apprende, il motivo della rivolta sarebbe in una protesta da parte dei detenuti per l’eccessivo caldo di questi giorni all’interno delle camerate. Sull’accaduto è già stata inoltrata una relazione alla Procura, che valuterà poi il da farsi. Quanto alla struttura, i danni sono stati contenuti - solo un paio di stanze dichiarate inagibili - e non si è reso necessario il trasferimento degli ospiti.

La rivolta di ieri ha acceso per l’ennesima volta i riflettori sulle condizioni di vita all’interno del Ferrante Aporti. Come all’inizio di aprile, quando due agenti vennero aggrediti e due detenuti cercarono di togliersi la vita. Stando a quanto riferito da fonti del personale, nei giorni successivi, si verificarono altri momenti di tensione, e un altro detenuto cercò di uccidersi impiccandosi. Venne salvato dall’intervento immediato della polizia penitenziaria, che protestò chiedendo l’avvicendamento di Antonio Pappalardo, il dirigente del centro di giustizia minorile del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. Pappalardo, dal canto suo, dopo aver accettato le dimissioni del direttore del carcere, Paolo Planta, aveva comunicato di aver "messo da tempo sotto inchiesta la direzione".

 

Indagati 7 minori che hanno appiccato fuoco a materassi

 

Sono stati indagati i sette giovani detenuti del Ferrante Aporti, il carcere minorile torinese, che ieri sera poco dopo le 21, per protestare contro il troppo caldo e il sovraffollamento avevano ammucchiato alcuni materassi appiccandovi poi fuoco. I sette, ora a disposizione dell’autorità giudiziaria, sono accusati di tentata strage, incendio doloso e danneggiamento. Già nelle prossime ore potrebbero essere sottoposti agli interrogatori di rito.

A causa del fumo (il materiale ignifugo ha impedito che si sviluppassero le fiamme) tre persone sono rimaste lievemente intossicate e portate in ospedale per gli accertamenti del caso. Sulla vicenda, il segretario generale della Uil Pa Penitenziari, Eugenio Sarno, esprimendo solidarietà agli agenti impegnati a sedare la protesta, sollecita il ministro della Giustizia all’accertamento delle responsabilità dell’accaduto.

Roma: nuovo "Patto per la sicurezza", più poteri al Sindaco

di Giovanna Vitale

 

La Repubblica, 2 luglio 2008

 

Un vertice riservato in Campidoglio, alla presenza del sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, per mettere a punto la bozza del nuovo "Patto per Roma sicura" che il sindaco Alemanno si appresta a sottoscrivere con il ministro Roberto Maroni. Un testo ancora allo stato embrionale che si propone di rivedere l’analogo Patto siglato l’anno scorso dall’allora sindaco Veltroni con l’ex titolare del Viminale, Giuliano Amato. Intesa che però "non ha mai funzionato e va perciò riscritta prevedendo delle misure più incisive", ha ribadito ieri pomeriggio Alemanno nel corso dell’incontro rigorosamente top secret.

Al quale è seguito, a distanza di un paio d’ore, una seconda riunione, stavolta al Viminale, dove Mantovano ha discusso con il prefetto Carlo Mosca le modifiche da apportare al vecchio provvedimento. Tenendo anche conto delle rimostranze avanzate sia dalla Provincia di Roma, sia dalla Regione Lazio, che insieme al Comune siglarono - nel maggio 2007 - l’accordo sulla sicurezza della capitale stanziando diverse centinaia di migliaia di euro per allestire i quattro villaggi della solidarietà dove concentrare tutti i nomadi sparsi per la città.

L’obiezione di Zingaretti e Marrazzo è chiara: ogni eventuale correzione al Patto deve essere concordata con noi, a pena di ritirare i fondi già accantonati. Risorse che invece Alemanno - ora che il progetto dei quattro campi rom alle porte della capitale è stato abbandonato - vorrebbe utilizzare per aumentare la presenza delle forze dell’ordine sul territorio. Sia i presidi fissi, sia i pattugliamenti.

La nuova bozza alla quale stanno lavorando gli uffici del Campidoglio elenca, capitolo per capitolo, tutte le emergenze di Roma. Dall’ambulantato abusivo (da combattere con una serie di ordinanze sindacali, compresa quella che vieta il commercio su suolo pubblico mediante l’utilizzo di borsoni e sacchi di plastica) alla prostituzione su strada (con la creazione di una speciale task force), dalla prevenzione e repressione del lavoro nero e del caporalato al decoro urbano, con speciale attenzione per i rioni storici (attraverso il rafforzamento del Pics, l’unità di Pronto intervento centro storico), la Ztl e la movida notturna. Linee guida, queste ultime, che il sindaco Alemanno ha illustrato ieri al ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi. Chièdendo aiuto al governo, l’apertura di un tavolo e un progetto condiviso di rilancio.

Viaggerà invece su una corsia separata il problema dei nomadi, ormai di competenza del prefetto Mosca, nella sua nuova veste di commissario straordinario. Alle prese con il rebus del rilevamento delle impronte digitali sui minori, che non dovrebbe essere condotto indiscriminatamente ma solo sui maggiori di 14 anni, su chi ha già precedenti penali, o su ragazzini la cui identità è incerta. L’unica cosa sicura è la data di inizio del censimento, fissato domenica sera dagli insediamenti illegali, "anche se non è ancora stato stabilito quali di preciso" conferma il Presidente del Comitato Provinciale della Croce Rossa, Fernando Capuano. "Gli ultimi dettagli saranno decisi nel vertice di venerdì pomeriggio in Prefettura".

Napoli: caso Contrada, nuova udienza per differimento pena

 

Il Mattino, 2 luglio 2008

 

La denuncia del medico legale Pozzi. Bruno Contrada è "in una situazione di estrema precarietà psico-fisica" e "lo stato di denutrizione-disidratazione è giunto al punto" da ipotizzare per lui "un pericolo incombente quoad vitam". La relazione sarà contenuta nella relazione che gli avvocati dell’ex funzionario del Sisde depositeranno al Tribunale di Sorveglianza di Napoli giovedì prossimo, quando si terrà l’udienza sulla richiesta di differimento della pena per gravi motivi di salute. Secondo il medico legale "i gravi postumi di ictus" e la "pericolosa diminuzione di ferro e piastrine" e la "diffusa malacia dei vasi celebrali" fanno "porre oggettivamente il sospetto di patologia tumorale dall’esordio subdolo".

"Le sue condizioni di malattia - conclude la relazione medica - utile ribadirlo, sono del tutto incompatibili con qualunque regime carcerario e urgentemente vi si deve porre rimedio". Bruno Contrada è detenuto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere dove sta scontando una condanna a 10 anni di reclusione per concorso esterno all’associazione mafiosa.

Verona: domani firma Convenzione tra Università e il carcere

 

Asca, 2 luglio 2008

 

Università e mondo della pena. Firma della convezione tra l’Università di Verona, la Casa circondariale di Verona Montorio e l’ufficio di esecuzione penale esterna di Verona e Vicenza. Giovedì 3 luglio, ore 11, Sala del Consiglio, Palazzo Giuliari.

Giovedì 3 luglio alle 11 nella Sala del Consiglio di Palazzo Giuliari sarà firmata la convenzione tra l’Università di Verona, la Casa circondariale di Verona Montorio e l’ufficio di esecuzione penale esterna di Verona e Vicenza.

L’accordo ufficializza un progetto formativo di cooperazione che si articolerà nell’istituzione di uno sportello informativo per i detenuti del carcere di Montorio e nell’organizzazione di corsi e seminari anche interdisciplinari rivolti agli studenti dedicati al mondo della pena. Alla firma dell’accordo parteciperanno il Prorettore Bettina Campedelli, il direttore della Casa circondariale di Verona Salvatore Erminio e il direttore dell’ufficio di esecuzione penale esterna di Verona e Vicenza, Chiara Ghetti.

La convenzione, di durata triennale, fa seguito alla firma del protocollo d’intesa dello scorso dicembre tra le tre istituzioni. Coinvolgerà gli studenti delle facoltà di Giurisprudenza e di Scienze della Formazione che potranno svolgere un periodo di tirocinio alla casa circondariale di Montorio e all’ufficio di esecuzione penale esterna. Gli studenti saranno inseriti nello sportello informativo che sarà istituito all’interno del carcere di Montorio.

Genova: i "liberi messaggi" di De Andrè partono dal carcere

di Sara Dellabella

 

Secolo XIX, 2 luglio 2008

 

Otto carcerati del Carcere di massima sicurezza di Genova, hanno impegnato il loro tempo nel laboratorio di Grafica pubblicitaria realizzando una linea di magliette ispirate ad alcuni versi delle canzoni del cantautore genovese. Aura Aste del circuito delle Botteghe del Mondo che ha seguito quest’iniziativa fin dal principio, ci ha raccontato come si è svolto il lavoro all’interno di Marassi, dove in un progetto diverso ed innovativo si è cercato di creare un legame con il mondo esterno. Aura ci ha spiegato come nasce la proposta ed il collegamento con il cantautore genovese. "Il progetto richiedeva un’idea che trattasse Genova in qualche modo e quindi abbiamo pensato a De Andrè come anello mancante di un percorso tra la città e l’aspetto sociale del percorso. Inoltre il cantautore nelle sue canzoni fa sempre riferimento alla condizione dei più svantaggiati, compresi i carcerati. I concetti espressi nelle sue canzoni sono pensieri, che continuano a combaciare con la realtà benché sia passato del tempo, sono sempre molto attuali. Da queste magliette esce un messaggio sociale che spesso è anche di denuncia, contemporaneo e globale".

"Con l’intento di un unire con un unico filo conduttore i produttori del Bangladesh da artigiani e cooperative indipendenti con il rispetto dei diritti dei lavoratori del sud del mondo e le botteghe del mondo. Attivando dei laboratori nel territorio abbinate ad un intento etico, tramite un progetto artistico, partendo dalla poesia, dalla musica di De Andrè, chiedendo il permesso alla Fondazione dedicata all’artista. Abbiamo fatto questa progettazione grafica, scegliendo cinque frasi, associandole ad un’idea e trasformandole in disegno. I telai però sono stati creati in un laboratorio esterno perché in carcere per ovvi motivi non si potevano fare". Aura ci rivela che i detenuti impegnati hanno avuto un po’ di difficoltà a rispettare i tempi. "In carcere il concetto di scadenza è molto strano ed è stato difficile spiegargli che non c’era tanto tempo". Però l’ascolto delle canzoni di De Andrè, il supporto della fondazione De Andrè e della stessa Dori Grezzi che ha seguito l’ultima parte della realizzazione delle maglie organizzando una festa con una cover band all’interno del carcere di massima sicurezza. Oppress è il nome del progetto, "e se anche vi sentite assolti, siete per sempre coinvolti".

Napoli: al via quarta rassegna teatrale de Il Carcere Possibile

 

Comunicato stampa, 2 luglio 2008

 

Dal 3 luglio otto spettacoli interpretati da detenuti di altrettanti istituti penitenziari italiani. L’avvocato Polidoro: "Le carceri si trovano nella stessa situazione che c’era prima dell’indulto" Dal 3 Luglio al Maschio Angioino si rinnova l’appuntamento con la rassegna teatrale Il Carcere Possibile, organizzata dall’omonima onlus in collaborazione con il Teatro Mercadante e l’Assessorato alle Pari Opportunità di Napoli. Otto spettacoli che vedranno i detenuti di diversi istituti penitenziari italiani cimentarsi sia con testi originali sia con adattamenti di testi di Enzo Moscato, Brecht, Alda Merini e Jean Cocteau.

L’iniziativa nasce con un duplice intento: dare una voce a chi non ha la possibilità di esprimersi e sensibilizzare le persone ad occuparsi di un problema su cui si tace troppo spesso. "Siamo in un momento di emergenza totale - spiega l’avvocato Riccardo Polidoro, il fondatore della onlus che da anni si batte per i diritti dei detenuti - Siamo ritornati alla stessa situazione che c’era prima dell’indulto: circa 50.000 presenze in carceri che ne dovrebbero contenere 40.000, la maggior parte delle celle non sono a norma, i finanziamenti sono sempre più ridotti. Bisogna dare spazio a soluzioni alternative alla detenzione". È un accorato appello a cui si uniscono anche i registi che da anni si impegnano a dare attraverso il teatro una voce a coloro che vivono una situazione di squallore ed abbrutimento quotidiano. Anche se il palcoscenico non farà di loro degli attori una volta usciti dal carcere, come in alcuni casi è realmente avvenuto, il teatro serve a riacquistare coscienza di se stessi e a concretizzare la propria presenza a coloro che un detenuto dell’Opg di Aversa ha definito molto significativamente "quelli del manicomio di fuori".

Ferrara: esperienza di teatro-carcere presentata in Germania

 

Il Resto del Carlino, 2 luglio 2008

 

Riflettori europei sul progetto condotto da Comune e Teatro Nucleo all’interno della Casa Circondariale ferrarese. L’esperienza è stata presentata nei giorni scorsi al secondo simposio sul teatro carcere organizzato nella città tedesca di Bielefeld, nell’ambito del progetto Inside Out del programma Grundtvig della Comunità Europea.

A illustrare quello che è stato ribattezzato da tutti i partecipanti come il "modello ferrarese" di rapporto di rete tra città e carcere sono intervenuti Roberto Cassoli e Vito Martiello in rappresentanza del Comune di Ferrara, Horacio Czertok coordinatore del progetto, Andrea Amaducci del Teatro Nucleo e Gianandrea Munari dell’associazione Alpha Centauri.

La delegazione ferrarese ha inoltre presentato un video sulle esperienze realizzate dal Teatro Nucleo all’interno e fuori dal carcere. All’incontro erano presenti anche il Theatre-du-Fil di Parigi e il tedesco AlarmTheater, oltre ad altre realtà attive nel campo del teatro carcere in Germania. Il gruppo ferrarese ha poi visitato il carcere di Bielefeld accompagnato dal suo direttore ed è stato ricevuto dal sindaco della città. L’incontro in municipio ha offerto l’occasione per uno scambio di esperienze sulle attività a favore dei detenuti nelle due realtà.

Immigrazione: Cpt di Caltanissetta, un altro morto sospetto

 

Redattore Sociale, 2 luglio 2008

 

Il decesso nel centro d’identificazione di Caltanissetta, causato da un arresto cardiaco la notte del 29 giugno. Ma gli immigrati denunciano: è morto per omissione di soccorso. Aveva chiesto una visita già nel pomeriggio.

Un altro morto nei centri di identificazione ed espulsione. A Caltanissetta, la notte tra il 29 e il 30 giugno 2008, ha perso la vita per arresto cardiaco un richiedente asilo ghanese di 25 anni, sbarcato da pochi giorni in Sicilia. Lo scorso 24 maggio moriva nel Cpt di Torino Hassan Nejl, cittadino marocchino. Allora gli altri immigrati detenuti avevano detto di avere inutilmente chiesto soccorsi per tutta la notte. La storia di Caltanissetta è la stessa. La versione ufficiale parla di un improvviso malore nella notte, dei soccorsi tempestivi dei medici della cooperativa Albatros, che gestisce il centro, e dell’immediato ricovero al Sant’Elia di Caltanissetta, dove il giovane sarebbe spirato.

Ma la versione di chi gli è stato accanto fino all’ultimo momento è diversa. Gli immigrati raccontano che il giovane ghanese si sarebbe sentito male già nel pomeriggio di domenica. Un medico della cooperativa, dopo una visita affrettata, gli avrebbe fatto bere un bicchiere d’acqua, trascurando i sintomi dei forti dolori al petto. Nella notte, i soccorsi avrebbero ritardato ad arrivare, nonostante le grida degli immigrati che chiedevano aiuto. Quando l’ambulanza è arrivata, alle 7.30 del mattino di lunedì, l’uomo era già morto, secondo la versione degli immigrati. Sarà l’autopsia - disposta dalla autorità giudiziaria - a stabilire i tempi intercorsi tra i primi segni della crisi cardiaca e il successivo arresto cardiaco che ne ha determinato la morte, le cause e l’orario esatto del decesso, tutti i relativi documenti sono stati sequestrati dalla magistratura inquirente.

Se la versione dei fatti degli immigrati dovesse essere confermata, non sarebbe la prima volta che il centro polifunzionale di Pian del Lago finisce al centro di polemiche per la sua gestione. La notte tra il 31 dicembre 2005 e il primo gennaio 2006, moriva in circostanze misteriose il cittadino tunisino Mehdi Alih, classe 1975. M.A. allora aveva accusato un malessere dopo avere appreso per telefono della morte di un parente. Il personale sanitario del centro di Caltanissetta avrebbe quindi provveduto a sedarlo. Gli stessi sanitari, soltanto dopo una seconda crisi cardiaca, ne disponevano il trasferimento in ospedale, visto l’aggravarsi delle condizioni. M.A. moriva quindi in ambulanza durante il trasporto in ospedale.

Nell’ottobre del 2006 inoltre il centro di Pian del Lago era finito al centro di un’inchiesta del giornalista Giovanni Maria Bellu, che dalle pagine del quotidiano Repubblica denunciava un sistema di corruzione per cui mediatori e interpreti del centro prendevano soldi per permettere la fuga degli immigrati nordafricani. Denunce che allora vennero prontamente smentite dai dirigenti della cooperativa Albatros 1973. Due anni dopo, il centro rischia di trovarsi di nuovo nell’occhio del ciclone.

 

Paleologo: "Neanche un rigo di cronaca. Silenzio o omertà?"

 

"Neanche un rigo di cronaca. Silenzio, dimenticanza o omertà?" Duro il commento del giurista dell’Università di Palermo Fulvio Vassallo Paleologo sulla morte di un richiedente asilo ghanese avvenuta nella notte tra il 29 ed il 30 giugno nel centro di identificazione all’interno del centro polifunzionale (Cpt, Cid e Cara) di Pian del Lago a Caltanissetta. "Abbiamo atteso per ore un comunicato da parte della direzione del centro o della Questura di Caltanissetta - dichiara Paleologo -, o una agenzia di stampa che almeno desse notizia del fatto, confermato da fonti diverse durante la giornata. Niente. Una cappa di silenzio è calata sul centro polifunzionale di Pian del Lago, mentre probabilmente si staranno sistemando registri e referti, testimonianze e documenti vari, per dimostrare che alla fine si è trattata, come al solito, di una tragica fatalità. Tutti erano al loro posto, tutti hanno fatto il proprio dovere, medici, operatori dell’ente gestore e poliziotti di guardia.

Come al solito, nessun colpevole, nessun responsabile per la vita di un uomo, di un clandestino". Nel centro - sostiene Paleologo - si respira ancora una atmosfera di grande tensione, il rischio è che "i migranti testimoni dei fatti saranno presto trasferiti altrove, in silenzio, prima che la vicenda diventi di dominio pubblico, come avviene di solito in queste circostanze".

"È un copione tante volte visto, in Sicilia ed in altre parti d’Italia, - conclude Paleologo - ma di fronte al quale non cesseremo mai di esprimere la nostra indignazione. Ed una richiesta di chiarezza, in una struttura sempre più affollata, nella quale arrivano molti immigrati sbarcati a Lampedusa ancora da identificare, un centro che è stato negli anni teatro di episodi inquietanti sui quali ancora dovrebbe indagare la magistratura. Anche la relazione della Commissione De Mistura non aveva lesinato critiche alla gestione del centro di Caltanissetta, ed oggi la situazione sembra più grave che in passato, perché i centri di detenzione si vanno riempiendo per le retate di "clandestini" che la polizia sta intensificando nelle grandi aree urbane, mentre i centri di identificazione esplodono per l’aumento esponenziale degli sbarchi a Lampedusa e in altre parti della Sicilia".

Immigrazione: dal 1999 una lunga serie dei morti nei Cpt…

 

Redattore Sociale, 2 luglio 2008

 

Il 28 dicembre 1999 morivano sette migranti in un incendio al cpt di Trapani. Lo scorso 24 la morte per omissione di soccorso di un marocchino a Torino. Casi simili in Francia e in Belgio.

Non è la prima volta. Di immigrati negli almeno 224 centri di permanenza temporanea dell’Unione europea ne sono morti a decine negli ultimi vent’anni. Una lista online della ong olandese United documenta decine di episodi di suicidi nei centri di detenzione, morti accidentali durante fughe dalla polizia per evitare l’arresto e il rimpatrio, decessi per mancato soccorso durante la reclusione, vittime di incendi appiccati nei centri per protesta. L’ultima vittima dei cpt italiani si chiama Hassan Nejl, nato a Casablanca, Marocco, il 27 marzo 1970, e morto nel cpt di Torino lo scorso 24 maggio. Era dentro da dieci giorni, con un decreto firmato dal questore di Padova.

I compagni di cella hanno urlato tutta la notte per chiamare i soccorsi. Ma quando il dottore è arrivato, all’indomani mattina, era già troppo tardi. Il 15 e il 17 ottobre del 2007 due ragazzi di 25 e 23 anni, di origine maghrebina, si erano impiccati nel Cpt di Modena. Una lunga serie iniziata con il rogo del Cpt di Trapani, il Serraino Vulpitta, la notte del 28 dicembre 1999, quando sette persone persero la vita in un rogo scoppiato durante un tentativo di fuga. All’estero non va meglio.

Il 22 giugno 2008 un incendio doloso ha quasi completamente distrutto il centro di detenzione di Vincennes, a Parigi, uno dei più grandi di Francia, dove erano detenuti 273 stranieri senza permesso di soggiorno in attesa di espulsione. Un incendio legato alla rivolta scoppiata nel centro dopo la morte, il giorno precedente, di un tunisino per arresto cardiaco in circostanze poco chiare. Una morte simile a quella toccata all’algerino Rachid Abdelsalam e all’egiziano Ahmad Mahmud El Sabah, morti nel centro di detenzione per immigrati di Rotterdam, in Olanda, anch’essi per omissione di cure, la notte tra il 2 e il 3 febbraio 2008. Il primo morto per un arresto cardiaco. Il secondo per un collasso dovuto a un’infezione del fegato non curata.

Droghe: è allarme per iDoser, la droga che si ascolta on-line

 

Notiziario Aduc, 2 luglio 2008

 

Non più pasticche o strisce di polvere da inalare o peggio da "spararsi" in vena: ora lo sballo arriva on-line, basta collegarsi al sito giusto e scaricare speciali file contenenti particolari sequenze sonore. E dal nome del file si capisce quale effetto si può ottenere: c’è il file marijuana, quello cocaina, alcol, ecstasy e così via. L’allarme sulle cyber-droghe è serio e arriva dal Nucleo speciale frodi telematiche della Guardia di Finanza, i cui 007 informatici stanno da tempo monitorando un fenomeno che potrebbe rapidamente dilagare - come già avvenuto in Spagna - e che già vanta migliaia di appassionati che discutono attraverso la rete, si scambiano impressioni e consigliano modalità e tecniche di somministrazione.

Secondo quanto rilevato dalla Gdf, particolari onde - comprese tra 3 e 30 hertz, ovvero frequenze su cui lavora il cervello umano - sono in grado di innescare le più diverse reazioni e sollecitare in maniera intensa l’attività cerebrale. Ancora sconosciuti gli eventuali rischi per la salute o di dipendenza di queste nuove "droghe": certo è che, sottolinea la Gdf, le frequenze colpiscono in qualche modo il cervello. In ogni caso, ormai sono già centinaia le pagine web dedicate al nuovo sballo.

 

Onde sonore: la nuova frontiera delle cyber droghe

 

Quando si parla di droga è praticamente impossibile non associare il concetto a polverine o pasticche di vario genere. Ma i tempi cambiano e cambiano anche per le droghe. Un allarme della Guardia di Finanza avverte che anche in Italia sono arrivate le droghe sonore e sono disponibili facilmente online. L’idea è quella di sfruttare determinate onde sonore, di bassa frequenza, che colpiscono il cervello ed innescano dei meccanismi del tutto simili a droghe ben note, dalla marijuana alla cocaina, dall’alcol all’ecstasy.

I file audio, noti come iDoser, riproducono frequenze comprese fra i 3 ed i 30 hertz e sono disponibili con le stesse modalità delle droghe tradizionali. Le prime dosi vengono offerte gratuitamente contando sul meccanismo della dipendenza. In questo modo le successive richieste vengono fatte pagare. A tutti gli effetti, però, non è difficile trovare su Google archivi contenenti "dosi" di ogni genere senza dover pagare nulla. Per poter ascoltare questi file esiste uno speciale lettore, disponibile anche questo online.

Il funzionamento delle dosi sonore sfrutta gli infrasuoni i quali presentano la stessa lunghezza d’onda dei segnali cerebrali. Tanto per fare degli esempi, le onde alfa con frequenze comprese fra 7 e 13 hertz sono sfruttate da tempo in medicina e presentano un effetto rilassante. In altri casi, onde sonore a bassa frequenza sono usate come, per calmare i ragazzi nelle discoteche.

I rischi connessi alle droghe di nuova generazione sono ancora ignoti in quanto si attendono i pareri degli esperti. Ciò non toglie che esse hanno un potenziale di diffusione enormemente amplificato rispetto alle droghe tradizionali e sono anche meno invasive e meno costose. Anche in merito alla dipendenza da esse non ci sono informazioni chiare ma le ipotesi di un comportamento del cervello non differente da quanto accade con droghe "fisiche" sembrano essere quelle più accreditate.

Droghe: a San Marino da ieri proibito fumare per chi guida

 

Notiziario Aduc, 2 luglio 2008

 

 

È entrato in vigore ieri e i sammarinesi ne condividono le novità, anche se ritengono eccessiva la sanzione di 100 euro per un divieto di sosta. Ma 100 euro dovrà pagare anche chi non ha le cinture di sicurezza allacciate, chi in auto usa cuffie sonore o apparecchi telefonici e inoltre chi fuma alla guida o il passeggero che fuma senza l’autorizzazione del guidatore (quest’ultima norma però è sancita dalla legge del marzo scorso sulla "tutela della salute pubblica dall’esposizione al fumo di tabacco"). Il nuovo codice della strada del Titano introduce maggiore severità e un conseguente inasprimento delle sanzioni, il cui sistema si articola su tre livelli: la prima categoria prevede multe da 100 a 250 euro; la seconda da un minimo di 200 ad un massimo di 500 euro, mentre la terza stabilisce sanzioni da 400 a 750 euro.

Inoltre, per le sanzioni che rientrano nella seconda e nella terza categoria, le multe raddoppiano di importo in caso di recidiva, cioè se le infrazioni sono commesse nell’arco di 2 anni solari, passando quindi da 400 a 1000 euro per recidive di infrazioni che rientrano nella seconda categoria fino a multe da 800 a 1.500 euro per infrazioni recidive di terza categoria. C’è poi sospensione della patente di guida, per un periodo da uno a quattro mesi, in caso di violazione del divieto di superare i limiti di velocità di oltre 40 chilometri all’ora e dell’obbligo di moderare convenientemente la velocità in tutti i casi in cui potrebbe costituire un effettivo pericolo per la sicurezza delle persone.

C’è ancora sospensione da uno a sei mesi in caso di guida in stato di ebbrezza, con un tasso alcolemico superiore a 0,80 o in stato di alterazione psicofisica, dovuta all’influenza di sostanze stupefacenti o psicotrope o ad abuso di farmaci. Sospensione anche in caso di rifiuto, da parte del conducente, di sottoporsi agli esami per l’accertamento dello stato di alterazione psicofisica.

Il nuovo codice sammarinese prevede pure una sorta di patente a punti: questa infatti è sospesa, per un periodo da uno a quattro mesi, quando il titolare sia incorso negli ultimi due anni solari in almeno tre violazioni delle norme di comportamento elencate nel codice. Più severità coi neo patentati, in quanto, se le infrazioni sono commesse da un conducente che abbia la patente da meno di due anni, la sospensione è disposta per un periodo da 4 a 9 mesi. Il dirigente dell’Ufficio Registro Automezzi farà ripetere l’esame teorico-pratico di abilitazione per la restituzione di una patente di guida sospesa per oltre tre mesi.

Stati Uniti: in California 673 detenuti in attesa di esecuzione

 

Associated Press, 2 luglio 2008

 

Il braccio della morte della California è troppo affollato e prossimo al collasso. È quanto sostiene un rapporto commissionato dal parlamento statale alla California Commission on the Fair Administration of Justice. Per evitare la bancarotta e ridare un po’ di ossigeno alle casse dello stato basterebbe abolire la pena di morte. La messa al bando porterebbe, secondo la commissione, un risparmio allo Stato di centinaia di milioni di dollari in tutte le fasi del sistema giudiziario. Le conclusioni non arrivano alla richiesta esplicita di abolire la pena di morte, ma poco ci manca.

Il sistema carcerario della West Coast è oggi il più affollato degli Stati Uniti: i detenuti in attesa di giudizio sono 673 e 79 prigionieri ancora aspettano di vedersi assegnato un avvocato d’ufficio per il ricorso alla Corte Suprema.

In trenta anni, da quando la pena capitale è stata reintrodotta nei codici, la California ha messo a morte "soltanto" tredici detenuti, nessuno dal 2005 quando la Corte Suprema ordinò una moratoria di fatto. Il "Golden State" è stato l’unico a frenare la macchina delle esecuzioni anche dopo la sentenza della Corte Suprema dello scorso aprile che ha dichiarato costituzionali le iniezioni letali.

Intanto sull’altra costa dell’America, in Florida, il boia ha avviato le procedure per la ripresa delle esecuzioni dopo un anno e mezzo di pausa, da quando, cioè, Angel Diaz ci mise 34 minuti a morire in una straziante agonia causata da una serie di errori nella procedura di iniezione degli aghi nelle vene. La vicenda, nel dicembre 2006, aveva indotto a una pausa di riflessione e creato interrogativi sul metodo di esecuzione usato in 35 dei 36 stati che prevedono la pena capitale. L’allora governatore della Florida Jeb Bush sospese tutte le esecuzioni e la storia di Angel Diaz alimentò il dibattito nazionale sulle iniezioni letali che la Corte Suprema ha poi dichiarato costituzionali.

Appello "Salviamo la Gozzini!": le adesioni pervenute oggi

 

Associazione "Il Gruppo Libero", di Roma; Eros Cruccolini (Comune di Firenze); Francesca Mulè e Rosaria Auditore (Assistenti Sociali Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Verona); Corinna Rinaldi (Presidente IDA Iniziativa Donne Aids di Bologna); Antonella Morga (Segreteria Regionale della F.P. Cgil della Puglia); Giuseppe Pilumeli (Comandante Polizia Penitenziaria di Prato; Fra Sergio Tropea (Cappellano della Casa Circondariale di Cosenza); Domenico Casagrande (Psichiatra di Venezia); Giorgio Nardo (Presidente A.S.M. di Venezia); Isabella Senatore (Assistente Sociale presso l’Uepe di Milano); Roberto Macchia (Associazione di Promozione Sociale "Il Ponte"); Antonio Antonuccio (Ass. Soc. C 2 Ministero Giustizia); Rita Crobu (Direttore Uepe Roma e Latina); Michele Murzi, Michele Candela, Francesco Basili, Massimo Cini, Giuseppe Da Rin, Pierluigi Tonelli, Silvana Guarino, Fabio Lambardi, Roberto Neri, Giuliano Giannessi, Beatrice Gregori (Cooperativa Sociale Il Nodo, di Follonica); Comunità "San Gaetano", di Vicenza.

 

 

Segnala questa pagina ad un amico

Per invio materiali e informazioni sul notiziario
Ufficio Stampa - Centro Studi di Ristretti Orizzonti
Via Citolo da Perugia n° 35 - 35138 - Padova
Tel. e fax 049.8712059 - Cell: 349.0788637
E-mail: redazione@ristretti.it
 

 

 

 

 

Precedente Home Su Successiva