Rassegna stampa 24 luglio

 

Giustizia: Napolitano firma lodo Alfano. Di Pietro: immorale

 

La Repubblica, 24 luglio 2008

 

Giorgio Napolitano mette la sua firma sotto la legge che garantisce l’immunità alle più alte cariche dello Stato. Un passo che fa esultare il centrodestra, ma scatenala rabbia di Antonio Di Pietro che rilancia l’idea di un referendum per cancellare il "lodo Alfano".

Proprio mentre il Ministro della Giustizia annuncia trionfante: "Il lodo è legge dello Stato, siamo già proiettati sulla riforma della giustizia". Pronta la replica dell’Anm: se sulla giustizia si mette mano alla Costituzione, "non ci potrà essere un punto di incontro", dice il Presidente Luca Palamara.

L’annuncio della promulgazione della legge arriva attraverso un comunicato ufficiale del Quirinale che ricalca quello scritto quando il capo dello Stato autorizzò la presentazione del disegno di legge alle Camere. Napolitano, in pratica, spiega che la legge non presenta, per quello che gli compete, elementi di incostituzionalità.

Perché, prosegue il capo dello Stato la Consulta, in occasione dell’esame dell’analogo "lodo Schifani" da un lato ha riconosciuto un "interesse apprezzabile" nel proteggere le quatto cariche in questione e dall’altro non ha scritto che fosse necessaria una legge costituzionale.

L’atto presidenziale fa esultare Maurizio Gasparri che vede nel via libera del Quirinale il riconoscimento della tesi del centrodestra sulla possibilità di procedere con una legge ordinaria. Il capogruppo del Pdl al Senato dice che "la saggezza di Napolitano ha fatto giustizia di osservazioni infondate".

Più che un plauso al Quirinale una bacchettata a Nicola Mancino. Il Vicepresidente del Csm, in mattinata, aveva infatti ripetuto che "non sarebbe fuor d’opera rafforzare il lodo Alfano con una legge costituzionale. L’ho sempre detto e da sempre ho sostenuto che la legge Schifani sarebbe stata travolta dalla Corte Costituzionale".

Ma ambienti del Quirinale sottolineano che Mancino non ha detto che era necessaria una legge costituzionale, ma che bisognava "rafforzare" il lodo con quel procedimento. Una polemica che non scuote più di tanto Pier Ferdinando Casini, convinto che quello di Napolitano è solo "un atto dovuto".

Chi invece si agita è Antonio Di Pietro. Che non esita ad andare al muro contro muro con il Quirinale. "Rispettiamo la decisione del capo dello Stato - dice il leader di Italia dei Valori - ma non la condividiamo per niente, perché noi pensiamo, come quei cento costituzionalisti che hanno sottoscritto il documento, che questa legge sia incostituzionale e comunque immorale". L’ex Pm comunque non ha intenzione di fermarsi e annuncia: "Depositeremo il quesito referendario e raccoglieremo le firme".

Il portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti, fa però sapere che Berlusconi potrebbe rinunciare allo scudo. "È vero, vediamo, - dice Bonaiuti - Sono tecnicalità di cui si occupano i suoi avvocati". Gli avvocati, nello specifico Niccolò Ghedini, spiegano che Bonaiuti dice una cosa ovvia. La certezza è che il lodo blocca i processi Mills e diritti tv. Non ferma invece l’indagine preliminare su Saccà. I legali del Cavaliere hanno comunque tempo per vedere cosa fare. Adesso aspettano l’esito del ricorso in Cassazione sulla ricusazione del giudice Gandus.

Giustizia: Berlusconi; ed ora non sono più un "perseguitato"

 

La Repubblica, 24 luglio 2008

 

"Grazie, sono felice perché da ieri finalmente i magistrati non mi perseguitano più. Mi avete liberato, ora posso trascorrere i sabati a lavorare e non con i miei avvocati. Adesso Ghedini rimarrà senza lavoro".

A sera Berlusconi festeggia al Senato l’approvazione dell’immunità e annuncia alcune linee guida della riforma che vuole fare per "evitare che si ripetano alcune vergogne che sono avvenute nel nostro paese": riforma della sezione disciplinare del Csm perché "non è giusto che i giudici giudichino se stessi" e dopo il primo grado di giudizio i pubblici ministeri non dovranno più poter rimandare nuovamente a giudizio.

La riforma della Giustizia, chiodo fisso del Cavaliere, andrà in parallelo con il federalismo fiscale, bandiera della Lega. La legge elettorale per le europee sarà esaminata nell’ultimo consiglio dei ministri prima della pausa estiva e sarà approvata entro novembre. Il federalismo fiscale e la riforma della Giustizia cominceranno contemporaneamente. E da gennaio dell’anno prossimo si avvierà la discussione sulla riforma costituzionale.

Con un paio di incontri al vertice, Berlusconi sembra aver riportato il sereno nella maggioranza che negli ultimi giorni era apparsa piuttosto nervosa, fino all’insulto di Bossi contro l’Inno nazionale, gesto condannato in aula dal presidente Fini. Martedì il presidente del consiglio aveva dato al ministro Tremonti l’incarico di mediare fra Lega e An in un incontro al ministero dell’Economia con La Russa e Calderoli.

Ieri, spianata la strada da Tremonti, Berlusconi ha incontrato a Palazzo Grazioli Bossi il quale subito dopo ha riunito i ministri leghisti Maroni, Calderoli e Zaia. Nel faccia a faccia con il premier l’umore di Bossi era ancora nero per le parole con cui il presidente della Camera lo aveva duramente rimproverato in aula, ma Berlusconi tra una battuta e una rassicurazione è riuscito ha raffreddare l’ira del Senatur che a richiesta del Cavaliere avrebbe ripetuto il gesto incriminato. "Bossi le spara grosse, è un animale da popolo. Ma è una persona lealissima, un uomo di grande raziocinio".

Del resto anche An non ha molta voglia di insistere, tanto che La Russa ha dichiarato il "caso chiuso, perché di fatto Bossi ha chiesto scusa". Forte degli ultimi sondaggi che ha esposto ieri sera ai senatori del Pdl: gradimento al 62,5% e al 59,9% nei confronti dell’intero governo, "si tratta - assicura mostrando i manifesti che a settembre illustreranno l’attività di governo - del maggior indice di gradimento, che non ha precedenti in nessun governo italiano, del mondo e, neppure, in altri pianeti", Berlusconi ha messo il timbro sulla tregua estiva fra Alleanza Nazionale e Lega.

Resta il confronto politico e torna a riaffacciarsi quell’asse fra Berlusconi e Bossi che in passato ha messo a dura prova i nervi di An. Nell’intesa a tre siglata in questi giorni, infatti, la Lega sembra aver avuto le maggiori soddisfazioni anche se la legge elettorale per le europee sarà un problema in più da risolvere.

Berlusconi vuole liste bloccate, senza preferenze e con sbarramento al 5%. Mentre la Lega "so che sta trattando con la sinistra e farà una proposta con una soglia di sbarramento al 4%. Per noi questa proposta non va bene". Bossi ha ottenuto l’assicurazione che se a settembre i capigruppo verificheranno che non è tecnicamente possibile far marciare parallelamente nei due rami del Parlamento il federalismo fiscale e la riforma della Giustizia, il primo avrà il via libera per procedere più speditamente in tempo per essere approvato a dicembre con la Finanziaria.

Calderoli che ieri al Quirinale ha incassato i "complimenti" del capo dello Stato a cui ha illustrato l’iter delle riforme - assicura che il federalismo fiscale, la riforma della Giustizia e le riforme istituzionali care ad An "andranno avanti insieme" e che "con An non c’è nessun problema". Però resta che secondo il calendario uscito dagli incontri le riforme istituzionali saranno esaminate a partire da gennaio, cioè quando la Lega avrà già portato a casa il federalismo fiscale. E per il semipresidenzialismo, cavallo di battaglia di Fini e di An a cui la bozza Violante non basta, "ci penserà il Parlamento".

Giustizia: perché il Quirinale rappresenta il punto di equilibrio

 

Il Corriere della Sera, 24 luglio 2008

 

A guardar bene, la firma di Giorgio Napolitano appare un atto dovuto ed insieme il male minore. Vidimando la legge che sospende il processo penale nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato, il presidente della Repubblica è riuscito a chiudere una mediazione scivolosa; e ad offrire ai più, non soltanto al governo, la copertura della propria autorevolezza istituzionale. Grazie a Napolitano, si attenua la sensazione di una forzatura del centrodestra per piegare la magistratura che indaga sul premier. Ma si offre anche al Pd un buon motivo per non essere risucchiato nell’orbita dipietrista.

La partita, tuttavia, è agli inizi. L’ombra dell’incostituzionalità non può essere considerata dissolta; e la minaccia dei referendum promossi da Antonio Di Pietro, da ieri diventa più concreta. Il fatto che l’ex pm dica di rispettare la decisione del Quirinale, salvo aggiungere che non la condivide e definire il "lodo Alfano" incostituzionale e "immorale", annuncia mesi infuocati.

E promette di esporre alle tensioni fra maggioranza e magistratura la stessa Presidenza della Repubblica, oltre ad un Csm già in contrasto col Guardasigilli. Eppure, la versione definitiva nasce da un compromesso che ha corretto l’impostazione iniziale del governo. Forse, nel Pdl qualcuno voleva un braccio di ferro con Napolitano, per imporre le ragioni della coalizione in nome del voto di aprile.

All’opposto, c’è chi ha sperato di trasformare il capo dello Stato in leader del Pd. Finora, calcoli così azzardati sono stati battuti dall’equilibrio di cui il Quirinale ha dato prova. Ma in una parte della sinistra, i rapporti corretti che Quirinale e centrodestra tendono a consolidare in materia di riforme vengono vissuti come uno scandalo.

Si tratta di un atteggiamento simmetrico alla frustrazione che spunta nella coalizione berlusconiana quando le istituzioni non assecondano la sua pretesa di modellarle in nome dei numeri parlamentari; e che può essere superata soltanto con mediazioni pazienti, i cui echi esterni arrivano attutiti; e per questo danno l’impressione di un’insoddisfazione generale. Dietro, però, si intuiscono rapporti di forza schiaccianti; ed una tabella di marcia più aggressiva del passato da parte di palazzo Chigi.

Su questo sfondo, brillano la debolezza dell’opposizione più responsabile, e le velleità degli avversari più incattiviti del berlusconismo. I rischi, per il premier, paradossalmente possono venire proprio da una situazione di assoluto vantaggio; e dalla tentazione di usare l’estremismo di una minoranza della sinistra per compiere strappi. Eppure il dialogo in Parlamento, si tratti di federalismo fiscale, misure sulla sicurezza o manovra economica, conviene a tutti. Il problema è se tutti hanno forza e senso di responsabilità sufficienti per rendersene conto, e comportarsi di conseguenza.

Giustizia: 55mila detenuti, 7 regioni al massimo "tollerabile"

 

Vita, 24 luglio 2008

 

Quasi 12mila detenuti in più della capienza regolamentare. E a meno 9mila da quella massima tollerata. Questa l’inquietante fotografia delle carceri italiane a due anni dall’indulto. Sono gli ultimi dati ufficiali del ministero della Giustizia a dirlo: se all’indomani del provvedimento di clemenza dell’agosto 2006 le presenze negli istituti di pena erano scese al minimo storico di 37200 (un anno dopo erano già arrivate a 45mila), al 21 luglio 2008 esse si attestano a ben 54.730 unità, ovvero più 47% in appena due anni.

Tutto ciò a fronte di una capacità regolamentare di 42.950 posti e una quantità massima tollerabile di 63.360, sfiorata nell’immediato pre-indulto quando si era raggiunta quota 61mila.

A livello locale, oggi sono particolarmente pesanti le situazioni di sette Regioni, tutte abbondantemente sopra il numero di posti regolamentare e a poche unità dal raggiungimento della capienza massima. Si tratta di Emilia Romagna (3758 presenti su 3761 tollerabili), Veneto (2832 su 2902), Campania (6737 su 6983), Lombardia (8108 su 8379), Liguria (1418 su 1594) e Marche (924 su 1042).

Del totale di carcerati, il 63% è italiano. Per quanto riguarda la posizione giuridica, sono il 42% è condannato in via definitiva, mentre i detenuti in attesa di primo giudizio sono il 29%. Infine, in cima alla lista dei reati più commessi si conferma il furto (23%), seguito da rapina (14,5%), ricettazione (8%), omicidio volontario ed estorsione (6% per entrambi).

Giustizia: Osapp; capo del Dap non segua il suo predecessore

 

Agi, 24 luglio 2008

 

Dare avvio ad una "nuova fase di gestione" delle carceri: è quanto auspica il segretario generale dell’Organizzazione sindacale autonoma di Polizia Penitenziaria (Osapp), Leo Beneduci, con la nomina del procuratore aggiunto di Roma Franco Ionta quale nuovo capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.

"Da una parte - osserva Beneduci - c’è la lunga ed autorevole esperienza che il dottor Ionta porta con sé, dall’altra abbiamo, invece, l’eredità che lascia il presidente Ferrara nella sua pur breve vita professionale da Capo del Dipartimento". In questi due anni di "cura Mastelliana", afferma il leader dell’Osapp, "l’assetto organizzativo dell’amministrazione carceraria ha talmente toccato il livello più basso degli ultimi 10 anni che sarà davvero difficile fare peggio: quando parliamo di punto più basso dobbiamo necessariamente far riferimento agli oltre 54 mila detenuti presenti attualmente nelle carceri italiane. Risultato questo, da imputare senz’altro ad un provvedimento di indulto per il quale l’Amministrazione uscente presenta tutte le responsabilità".

L’affluenza nelle carceri, sottolinea il sindacalista, è di circa mille detenuti al mese e il 55,32% della popolazione detenuta è in attesa di condanna. "Per non parlare - incalza Beneduci - della situazione edilizia ormai allo sbando, che perde 7 mila posti letto solo negli ultimi due anni, e che, per una capienza regolamentare di 43.097 detenuti, comunque superata, offre strutture oramai prossime alla rovina".

Il bilancio che lascia la gestione Ferrara, osserva l’Osapp, è dunque caratterizzato da "sovraffollamento, strutture fatiscenti e non adeguate alle esigenze detentive, gestione degli organici non connessa alle necessità organizzative, carenze di personale": una "prospettiva che certamente non crediamo possa essere presa a modello per un nuovo inizio, e rispetto alla quale - conclude Beneduci - esortiamo il nuovo Capo del Dipartimento all’avvio di una politica del coraggio".

Giustizia: caso Contrada; ai "domiciliari" per motivi di salute

 

Ansa, 24 luglio 2008

 

Accogliendo la richiesta di ieri del Procuratore Generale Ugo Ricciardi, il Tribunale di Sorveglianza di Napoli ha deciso la scarcerazione di Bruno Contrada, l’ex funzionario del Sisde che sta scontando una pena a 10 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere. Lo conferma il legale di Contrada, Giuseppe Lipera, spiegando che "la detenzione è ora ai domiciliari" per gravi motivi di salute.

La richiesta di scarcerazione era stata avanzata dopo l’acquisizione di nuove perizie mediche sullo stato di salute di Contrada, redatte in seguito a ricoveri in day hospital al Policlinico di Napoli. I difensori hanno più volte presentato richiesta di differimento pena o, in subordine, di arresti domiciliari, per il loro assistito in considerazione dell’età, 77 anni, e dello stato di salute che, secondo i legali, lo renderebbero incompatibile con la detenzione. Richieste fino ad ora sempre respinte sia dal giudice di sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere, sia dal Tribunale di Napoli.

In una perizia di parte, depositata ieri, si sottolinea che "Contrada ha perduto 22 chilogrammi dal maggio 2007 ad oggi" e si evidenzia "lo stato depressivo del detenuto", una "grave forma di deperimento organico, caratterizzata da progressivo deterioramento di tutte le funzioni metaboliche, con debolezza, anoressia e dimagrimento, con escavazione dei tratti somatici".

Giustizia: estradato in Francia, ma aveva già scontato la pena

 

Apcom, 24 luglio 2008

 

Estradato in Francia anche se ha scontato in Italia tutta la pena. Luonici Djamal, algerino di mezz’età, detenuto fino a pochi giorni fa a Rebibbia è già ospite di un carcere transalpino, per scontare una condanna a 5 anni, dopo che lui è stato dietro le sbarre, nel nostro Paese, per oltre dodici.

Il legale del nordafricano, l’avvocato Carlo Corbucci, denuncia tutta una serie di irregolarità che sarebbero state compiute a danno del suo assistito. "Il 7 Luglio 2008, la Corte d’Appello di Firenze investita dell’istanza di estradizione proposta dalla Francia nei confronti di Lounici, aveva deciso di negare l’estradizione alla Francia perché risultano violati nel processo contro Luonici i diritti fondamentali della difesa".

Inoltre - sempre secondo quanto spiegato dal penalista - i giudici di Firenze aveva deciso per lo stop all’estradizione perché aveva già scontato ‘in presoffertò, custodia cautelare in carcere, la pena relativa alla sentenza di condanna". In quell’occasione, ormai oltre due settimane fa, era stata disposta "la liberazione immediata del Lounici se non detenuto per altra causa".

Luonici doveva riottenere la libertà a fine luglio 2008 dopo 12 anni e più di carcere; 8 per una sentenza di condanna italiana già scontata e 4 e mezzo in custodia cautelare per la richiesta francese - spiega ancora l’avvocato Corbucci - Ma quattro giorni dopo questa sentenza, Luonici è stato "prelevato dal carcere di Livorno nel quale era detenuto in custodia cautelare in attesa che la Corte decidesse sull’estradizione verso la Francia e condotto a Rebibbia, dove, due giorni dopo, nel silenzio più completo e ad insaputa di tutti i difensori, viene estradato e consegnato alla Francia".

Secondo il legale la motivazione giuridica per il viaggio in Francia di Luonici sarebbe dovuto ad una decisione del marzo 2007 della Corte di Appello di Milano. "Quell’ordinanza, però è stata impugnata in Cassazione e quest’ultima ha affermato che il ricorso deve essere respinto in quanto il ricorrente ha perduto interesse, essendo già stato provvisoriamente consegnato alla Francia per essere interrogato e ricondotto poi in Italia".

La condanna che gli inflisse la Corte di Napoli ad 8 anni e che ha scontato, si fonda sull’accusa di aver fatto transitare armi dirette all’Algeria ed ai gruppi di resistenza locali nel 1990 dopo il colpo di Stato militare. Alla base dell’imputazione le dichiarazioni rese da un teste che diceva di aver visto quelle armi trasportate nella sua macchina. "In ogni caso quelle armi non sono mai state rinvenute".

Di recente Luonici è stato raggiunto da una nuova ordinanza di custodia cautelare, con l’accusa di aver costituito una associazione terroristica che da dentro il carcere, fingendo di aderire al programma di pacificazione nazionale, proposto dal governo algerino, al fine di poter meglio riprendere a svolgere l’attività terroristica e le ostilità verso il governo del suo Paese. Il tribunale del riesame di Napoli ha comunque annullato il provvedimento emesso dal gip. "Il mio assistito, diversamente da tanti suoi connazionali non ha mai avuto timore di essere rimpatriato nel suo paese, l’Algeria. Lui noto ex esponente del FIS non ha mai fatto parte dei movimenti rivoluzionari ed armati (Gia, ecc.)", ha continuato l’avvocato Corbucci.

Frosinone: detenuto 40enne tenta suicidio, salvato da agenti

 

Garante dei detenuti del Lazio, 24 luglio 2008

 

Tentato suicidio nel carcere di Frosinone: gli agenti di Polizia Penitenziaria salvano un detenuto di 40 anni che cercava di impiccarsi. il Garante dei diritti dei detenuti Angiolo Marroni: "la grande professionalità degli agenti ha impedito una nuova tragedia all’interno di un carcere".

Gli agenti di Polizia Penitenziaria in servizio all’interno del carcere di Frosinone hanno sventato un tentativo di suicidio salvando un detenuto che cercava di impiccarsi. L’episodio - reso noto dal Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti Angiolo Marroni - è avvenuto nei giorni scorsi.

Protagonista della vicenda un italiano quarantenne ospitato in una cella della settima sezione del carcere ciociaro, quella dove sono ospitati i detenuti comuni. L’uomo, a quanto appreso dal Garante, dopo aver ricevuto la notizia dell’entità della sua condanna definitiva ha cercato di togliersi la vita impiccandosi, probabilmente con un asciugamano.

Il pronto intervento degli agenti ha impedito il peggio. Ora l’uomo è ricoverato all’ospedale di Frosinone con una lesione al collo provocato dal tentativo di suicidio.

"La grande professionalità degli agenti ha impedito il verificarsi di una nuova tragedia in carcere - ha detto il garante Angiolo Marroni - Purtroppo, in questo 2008, non sono nuove tragedie di questo genere dietro le sbarre. Il carcere è una realtà dura e complessa che, a volte, fa apparire insuperabili i problemi quotidiani".

Varese: iscrizioni Master in Criminologia, fino al 4 settembre

 

Varese News, 24 luglio 2008

 

Il corso è organizzato in convezione con il Dipartimento delle Dipendenze dell’Asl della Provincia di Varese e in collaborazione con il Dipartimento di Medicina e Sanità Pubblica dell’Ateneo

Sono aperte le iscrizioni al Master Universitario di II Livello in "Criminologia e interventi in materia di terapia e riabilitazione del tossicodipendente in ambito giudiziale".

Il corso - organizzato in convezione con il Dipartimento delle Dipendenze dell’Asl della Provincia di Varese e in collaborazione con il Dipartimento di Medicina e Sanità Pubblica dell’Ateneo - si propone di offrire un approccio specialistico in ambito criminologico-giuridico a coloro che sono interessati ai problemi della prevenzione, del trattamento e del reinserimento sociale nell’ambito della criminalità e della devianza.

Il Master fornirà conoscenze approfondite nell’ambito della criminologia, della difesa sociale, della psicopatologia forense, della psicologia giuridica, del diritto minorile con particolare riferimento al trattamento giuridico e medico sociale della tossicodipendenza.

Tra le tematiche trattate: la prevenzione sociale, la sicurezza urbana la criminalità economica, i delitti violenti e sessuali, la criminalità legata all’immigrazione, le misure alternative alla detenzione.

Saranno inoltre approfonditi in un apposito modulo gli aspetti relativi al rapporto tra tossicodipendenza e criminalità, con particolare riferimento alle esigenze di prevenzione generale e speciale.

Saranno approfondite le tematiche inerenti agli interventi di terapia, riabilitazione e recupero dei detenuti tossicodipendenti, tematica che sarà oggetto di uno specifico modulo del Master realizzato in collaborazione con il Dipartimento delle Dipendenze dell’Asl della Provincia di Varese.

Le lezioni si svolgeranno a Villa Toeplitz, cominceranno nel mese di settembre e si concluderanno nel luglio 2009. Sono previsti periodi di tirocinio. La quota di iscrizione è di 2.500 euro, è possibile iscriversi a un singolo modulo, in tal caso la quota è di 625 euro. La domanda di ammissione al Master potrà essere presentata entro il 4 settembre 2008, ore 12.00,all’Ufficio Protocollo dell’Ateneo di via Ravasi 2.

Bologna: il teatro fatto dai detenuti… anche fuori dal carcere

 

Il Domani, 24 luglio 2008

 

Il Direttore dell’Arena del Sole, ha dato la disponibilità ad inserire nella programmazione della prossima stagione gli spettacoli di Paolo Billi (Il cantico degli Yahoo, tratto da Jonathan Swift) e di Massimiliano Cossati (6 cartoni animati per Anfitrione, tratto da Heinrich Von Kleist), rappresentazioni sceniche che hanno visto impegnati in qualità di attori detenuti presso la Casa Circondariale della Dozza.

Nel mese di giugno il carcere si è aperto per gualche ora del pomeriggio alla città di Bologna, dando l’ooportunità ai detenuti-attori di coronare mesi di lavoro prestati al progetto teatrale con la messa in scena, conclusivo e naturale momento di confronto con il pubblico che dona senso e significato a tutto il percorso laboratoriale.

Ora la palla passa alla Direzione dell’istituto penitenziario e alla Magistratura di Sorveglianza, le quali dovranno valutare la fattibilità dell’iniziativa, cercando sempre di trovare il delicato punto di equilibrio fra esigenze di custodia e securitarie e percorsi rieducativi. Gli sforzi organizzativi, in occasioni del genere, possono risultare particolarmente intensi, con un personale di Polizia Penitenziaria che sarebbe chiamato ad espletare la sua funzione di sorveglianza al di fuori della struttura carceraria in un luogo come un teatro cittadino aperto al pubblico.

In Italia il teatro in carcere è ormai una realtà diffusa, dal finire degli anni ‘80 i laboratori, gli spettacoli, le attività teatrali con i detenuti si sono moltiplicati. L’Amministrazione Penitenziaria ha dimostrato la volontà di dialogare con gli artisti, acconsentendo all’apertura di spazi di sperimentazione e formazione nella forma dell’esperienza teatrale che interviene in un territorio del disagio quale è quello del carcere. Tecnicamente e secondo l’Ordinamento Penitenziario il teatro rientra fra le attività del cd. trattamento, cioè capaci di reinserire nella vita sociale l’individuo colpevole di reati. Ma, in prima battuta, lo spettacolo teatrale è un fatto artistico al quale si accompagnano, certamente, ricadute trattamentali.

Con il teatro si apprendono abilità linguistiche, manuali, tecniche, interpretative. Si lavora sul singolo e sul gruppo; si rompono le consuetudini del carcere, mettendo l’individuo a confronto con se stesso fuori dalle etichette e dai comportamenti illegali. L’esperienza teatrale è in grado di offrire capacità di impegno, di auto riflessione, di trasformazione della realtà in cui si vive.

I detenuti che partecipano a questo tipo di esperienza possono sperimentarsi e sperimentare nuove modalità dello stare insieme, fare attività mai fatte prima con tutto il bagaglio di profitti spirituali che la consapevolezza delle nuove esperienze si porta dietro, senza considerare il fatto che dare continuità ad un’attività del genere potrebbe creare delle piccole professionalità. Sulla base del progetto intrapreso e dell’opportunità offerta dall’Arena del Sole sarebbe frustrante se questi spettacoli

non giungessero al momento della verifica esterna attraverso il quale la produzione teatrale viene portata a conoscenza della città, e per tale via la città stessa acquista consapevolezza dell’esistenza di un luogo come il carcere, si fa conoscere la peculiare realtà penitenziaria e si rompe, almeno per la durata della rappresentazione, la separazione fra città e società civile.

Portare lo spettacolo all’esterno sarebbe il fisiologico coronamento di mesi di lavoro, acquisterebbe tanto più senso, nella sua specificità, quante più volte potesse venire a confrontarsi direttamente con il proprio pubblico, essendo nell’esperienza teatrale fondamentale cimentarsi con la replica, per la difficoltà che l’impegno può richiedere e per la gratificazione che può portare. Attraverso esperienze di questo tipo l’istituzione carceraria diventa istituto di cultura e mostrando il lavoro dei detenuti-attori al pubblico possono intrecciarsi nuovi rapporti con la società civile.

Pena di morte: nel 2007 crescono le esecuzioni, l’85% in Cina

 

Dire, 24 luglio 2008

 

Calano i Paesi che hanno deciso di mantenere la pena di morte, passati dai 54 del 2005 ai 49 del 2007, ma il computo finale delle esecuzioni resta in ascesa. Nel 2007, infatti, sono stati uccisi 5.851 condannati a morte a fronte dei 5.635 del 2006 e dei 5.494 del 2005. Lo rivela il Rapporto 2008 "La pena di morte nel mondo", messo a punto da Nessuno Tocchi Caino e presentato oggi a Roma. Una fotografia dello "stato dell’arte" per quanto concerne le esecuzioni capitali.

Il loro incremento, spiega il Rapporto, è dovuto soprattutto all’escalation che si è registrata in Iran, dove le esecuzioni sono aumentate di un terzo, e in Arabia Saudita dove sono addirittura quadruplicate. A conti fatti questi due paesi, insieme alla Cina, conquistano il triste primato di "boia" del 2007. Da sola la Repubblica popolare cinese ha effettuato l’85,4% (almeno 5.000) del totale mondiale delle esecuzioni. l’Iran ne ha effettuate almeno 355 nel 2007 (tra cui 4 donne e 7 minori), altre 127 sono state contate al 30 giugno 2008. L’Arabia Saudita ha eseguito 166 condanne nel 2007 (il quadruplo rispetto alle 39 del 2006) uccidendo almeno 3 minori.

Ancora una volta l’Asia si è confermata essere il continente dove si pratica la quasi totalità della pena di morte nel mondo: le esecuzioni del 2007 sono state 5.782 nel 2007 contro le 5.492 del 2006. La maggior parte, almeno 5.000, sono state eseguite, appunto, in Cina. Le Americhe, invece, sarebbero un continente praticamente libero dalla pena di morte, spiega il Rapporto, se non fosse per gli Stati Uniti, l’unico paese del continente che ha compiuto esecuzioni nel 2007: 42 le persone giustiziate meno, comunque, delle 53 del 2006 e delle 60 del 2005. In Africa, nel 2007, il conto delle esecuzioni si ferma a 26 contro le 87 del 2006 e le 19 del 2005, effettuate in tutto il continente. In Europa, la Bielorussia continua a costituire l’unica eccezione in un continente altrimenti totalmente libero dalla pena di morte.

Ad oggi, specifica il Rapporto, La pena di morte è stata abolita in 148 paesi. Quelli totalmente abolizionisti sono 95, gli abolizionisti per crimini ordinari 8, quelli che attuano una moratoria delle esecuzioni sono 3, i paesi abolizionisti di fatto, che non eseguono cioè sentenze capitali da oltre dieci anni, sono 41. Mentre un paese, la Russia, in quanto membro del Consiglio d’Europa è attualmente impegnato per l’eliminazione. I paesi che mantengono l’esecuzione capitale sono 49, a fronte dei 51 del 2006 e dei 54 del 2005.

 

Nessuno tocchi Caino: "Nel 2007 giustiziati 12 minorenni"

 

Roma - Sono stati almeno 12 i minorenni giustiziati nel 2007, in aperto contrasto con quanto stabilito dal Patto Internazionale sui diritti civili e politici e dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo. Lo segnala il Rapporto 2008 "La pena di morte nel mondo" di Nessuno tocchi Caino. In Iran le esecuzioni di minori sono state almeno 7, 3 in Arabia Saudita, uno in Pakistan e un’altra nello Yemen. Nel 2006, le esecuzioni di minori erano state almeno 8, di cui 7 in Iran e uno in Pakistan.

Pena di morte: Prodi "abolizionista dell’anno" per moratoria

 

Dire, 24 luglio 2008

 

"Si è trattato di un risultato storico e morale senza precedenti, tanto più significativo perché ha raccolto l’adesione di 87 paesi appartenenti a tutte le aree geografiche e perché è stato ottenuto all’Assemblea generale, l’organo più rappresentativo, per la sua universalità, delle Nazioni Unite". Così il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ricorda l’impegno dell’Italia e dell’allora presidente del Consiglio Romano Prodi per l’adozione della risoluzione per una moratoria della pena di morte da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite lo scorso 18 dicembre.

"Sono particolarmente lieto di dare testimonianza - dice Napolitano - del mio apprezzamento per l’impegno e la determinazione dell’associazione Nessuno Tocchi Caino, una delle componenti della società civile italiana che più hanno operato per questo risultato. Grazie all’impegno coerente e costante di tutte le istituzioni italiane, del governo, del Parlamento e della società civile, il nostro Paese ha potuto - con un’efficace azione di politica estera e avendo ottenuto il sostegno dell’Unione Europea - assistere al coronamento, dopo tredici anni, dei propri sforzi".

Napolitano ricorda che "la scelta di conferire il premio "Abolizionista dell’anno" al Professor Romano Prodi è un obiettivo riconoscimento del ruolo da lui svolto con la massima convinzione e determinazione: ed è un’ulteriore valorizzazione dell’impegno dell’Italia tutta per la causa della moratoria. Nei suoi incontri al più alto livello- e di fronte a una comunità internazionale profondamente divisa sulla questione- l’onorevole Prodi, nella sua veste di presidente del Consiglio, si è impegnato per guadagnare consensi ad un’iniziativa molto complessa, contribuendo al successo di un’opera che è valsa al nostro paese il plauso di tutti coloro che hanno a cuore la tutela dei diritti umani".

La pena di morte, conclude il Capo dello Stato, "non ha valore deterrente aggiuntivo rispetto ad altre sanzioni; ogni errore giudiziario che comporti la pena capitale è irreversibile; la giustizia non deve equivalere a vendetta".

Pena di morte: Fini; grande impegno, l’Italia all’avanguardia

 

Dire, 24 luglio 2008

 

Plauso all’attività portata avanti in questi anni, che ha permesso all’Italia di essere all’avanguardia nella lotta contro la pena di morte. Plauso che arriva dal presidente della Camera Gianfranco Fini in un messaggio inviato a Sergio D’Elia ed Elisabetta Zamparutti, segretario e tesoriere dell’Associazione "nessuno tocchi Caino".

"Ho ricevuto il Vostro gradito invito a partecipare alla presentazione del Rapporto 2008 di Nessuno Tocchi Caino, ‘La pena di morte nel mondò, che si terrà domani a Roma contestualmente alla consegna del Premio l’Abolizionista dell’Anno 2008, che verrà assegnato a Romano Prodi - scrive Fini - in seguito all’azione svolta per l’approvazione da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite della Risoluzione per la moratoria delle esecuzioni capitali, atto che è stato solennemente sancito il 18 dicembre scorso al Palazzo di Vetro".

Sottolinea il presidente della Camera: "Desidero esprimere il mio plauso e il mio incoraggiamento per la meritoria azione condotta dalla Vostra associazione per l’abolizione in tutto il mondo della pena di morte e per la preziosa opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla tutela del valore della vita. È mia convinzione che la lusinghiera posizione d’avanguardia sul fronte della battaglia per i diritti umani occupata oggi dall’Italia nel mondo sia anche il frutto del grande impegno profuso da Nessuno Tocchi Caino per affermare i valori della civiltà dell’uomo".

Droghe: Milano; un automobilista su tre in stato di ebbrezza

 

Notiziario Aduc, 24 luglio 2008

 

Un automobilista su tre è risultato positivo al test dell’etilometro nei controlli effettuati negli ultimi due mesi a Milano. È il dato evidenziato dall’assessore alla Salute del Comune, Giampaolo Landi di Chiavenna, alla presentazione della campagna di sensibilizzazione estiva contro l’abuso di alcol e droga. Un’iniziativa che, dal 25 luglio a metà settembre, metterà in guardia, tramite cartellonistica e messaggi audio e video, gli automobilisti dal rischio di mettersi al volante sotto l’effetto di alcolici o di sostanze stupefacenti.

Promossa da Palazzo Marino, la campagna si sposterà da Milano ai lidi della Riviera Adriatica, fino alle coste del Salento, grazie alla sinergia con la Provincia di Lecce e le associazioni delle discoteche. Tra Rimini e Riccione, infatti, venti saranno i luoghi del divertimento fuori dai quali si farà prevenzione con l’alcol test e i kit antidroga forniti dal Comune di Milano. Con la campagna, Palazzo Marino si augura di fermare il trend di crescita della guida in stato di ebbrezza: tra maggio e giugno "sui 788 controlli - ha detto l’assessore - 238 sono stati gli automobilisti risultati positivi, di cui 122 extra comunitari". Un trend che negli ultimi sei mesi e sui 2.600 controlli eseguiti, era fermo al 25%. "Sono dati preoccupanti - ha detto Landi -. Per questo la prevenzione resta fondamentale".

Francia: ex brigatista Petrella trasferita ospedale psichiatrico

 

Reuters, 24 luglio 2008

 

L’ex esponente delle Brigate rosse Marina Petrella, in carcere in Francia da oltre un anno, è stata trasferita oggi dall’ospedale penitenziario di Fresnes a quello psichiatrico di Sainte-Anne, a Parigi.

Lo ha detto la procura generale di Versailles in una nota. "Marina Petrella è stata trasferita dal carcere di Fresnes all’ospedale di Sainte-Anne a Parigi, nel primo pomeriggio di oggi, per permetterle di ricevere le cure più indicate al suo stato di salute", si legge in un comunicato.

Questo trasferimento è stato "sollecitato dall’interessata", precisa il comunicato. Il procuratore generale ha dato il via libera dopo un parere medico. Marina Petrella, secondo quanto riferito da familiari e amici, ha perso circa 20 chili. Il premier François Fillon ha firmato lo scorso giugno il decreto di estradizione per l’ex brigatista. Il presidente Nicolas Sarkozy ha annunciato che, se il Consiglio di Stato darà parere favorevole, l’estradizione verrà accordata, ma ha chiesto contestualmente all’Italia la grazia per l’ex Br.

Marina Petrella, che ha 53 anni, è stata condannata all’ergastolo il 6 marzo 1992 in contumacia dalla Corte d’Assise di Roma per l’assassinio di un commissario di polizia, per un tentato sequestro e altri reati legati al terrorismo brigatista. I Verdi francesi e altre organizzazioni di sinistra hanno lanciato la scorsa settimana una campagna per la sua liberazione, chiedendo al presidente della Repubblica di rinunciare all’estradizione "per ragioni umanitarie".

Svizzera: detenuto 28enne sale sul tetto e minaccia il suicidio

 

Swiss Info, 24 luglio 2008

 

Un giorno e una notte di tensione al penitenziario vodese di Bochuz: un detenuto svizzero di 28 anni, del reparto di massima sicurezza, è riuscito martedì mattina a salire sul tetto del carcere minacciando di gettarsi nel vuoto, ma alla fine è stato reso inoffensivo oggi pomeriggio. Altri detenuti, che gli avevano espresso solidarietà, sono rientrati nelle loro celle in una calma quasi assoluta.

L’uomo, definito molto pericoloso, alle 10.00 di martedì aveva sfondato una parete di sicurezza della passerella posta sul tetto del carcere, stando a quanto detto da Jean-Christophe Sauterel, portavoce della polizia cantonale. Ha minacciato di togliersi la vita e ha avanzato "rivendicazioni incoerenti", secondo il comandante della polizia Eric Lehmann. Altri detenuti hanno espresso simpatia per il compagno.

Per far desistere l’uomo sul tetto è stata necessaria una delicata operazione nel corso della quale nessuno è rimasto ferito, si è rallegrato il consigliere di Stato Philippe Leuba. Le rivendicazioni si facevano col passare del tempo più esigenti e non avrebbero mai potuto venir soddisfatte; da qui la decisione di intervenire, poco prima delle 15.00.

Agenti di un corpo specializzato della gendarmeria - il Dard - hanno spinto il detenuto verso la parte dell’edificio meno alta da dove si è lasciato scivolare fino al suolo, tra le braccia degli agenti che lo attendevano. Originario di Basilea Campagna, è finito in carcere quando aveva 18 anni per vari reati; la condanna è stata in seguito commutata in internamento di durata illimitata. Con questo suo gesto "voleva senza dubbio manifestare la sua disperazione, non sapendo neppure quando potrà uscire dal carcere", ha detto la responsabile del Servizio penitenziario vodese Catherine Martin. Non meno di 73 persone, tra poliziotti, guardie carcerarie, pompieri, medici e infermieri hanno preso parte all’operazione.

 

 

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