Rassegna stampa 7 giugno

 

Giustizia: Maroni; la norma sulla clandestinità deve rimanere

di Fiorenza Sarzanini

 

Il Corriere della Sera, 7 giugno 2008

 

Al popolo leghista riunito a Pontida una settimana fa ha promesso "città sicure e libere dai clandestini". E adesso il ministro dell’Interno Roberto Maroni avverte: "Accoglieremo le proposte che migliorano i provvedimenti, ma indietro non si torna".

 

Sul reato che punisce i clandestini la maggioranza ha mostrato di avere opinioni diverse…

"Ma alla fine passerà la linea della Lega, che è sempre rimasta compatta: non cederemo sul principio che individua la clandestinità come reato. Anche perché il governo ha votato all’unanimità e non si può tornare indietro".

 

Lei parla di principio, vuol dire che la norma sarà modificata?

"La nostra intenzione non è quella mettere in galera i clandestini, ma avere una legge che ci consenta espulsioni effettive. E questo può avvenire soltanto a seguito di una sentenza penale, come del resto prevede anche la direttiva approvata due giorni fa in sede europea. Ecco perché il reato deve rimanere, sia pur accogliendo alcune obiezioni tecniche che sono state formulate in questi giorni".

 

Non è pur sempre una marcia indietro?

"Certamente no. Ci sono state obiezioni di tipo ideologico inaccettabili come quella di incostituzionalità o di contrasto con la normativa europea. Quando ci si è accorti che esiste in Francia, in Germania e in Gran Bretagna, è diventato impraticabile perché riempie le carceri e intasa i tribunali. Siccome noi vogliamo una norma che realizzi una procedura più rapida ed efficace per arrivare all’espulsione dei clandestini fornendo loro tutte le garanzie giurisdizionali, stiamo pensando a modifiche che mantengano il reato eliminando ogni inconveniente".

 

Per esempio trasformando la pena in una sanzione pecuniaria?

"E un’ipotesi, al lavoro ci sono tecnici ministeriali e giuristi della Lega".

 

E sicuro che Berlusconi sarà d’accordo?

"Gli ho parlato giovedì sera alla Festa dell’Arma dei Carabinieri. Mi ha detto: "Attenzione a non fare una norma che ci complichi la vita". Dunque anche lui è consapevole che il reato non si può togliere. Alla fine l’unico davvero contrario rimane Carlo Giovanardi".

 

Non le sembra che si assista al solito teatrino della politica?

"Nessun teatrino. Abbiamo le idee ben chiare e le metteremo rapidamente in pratica. In Parlamento sarò io a rappresentare il governo e respingerò tutti gli emendamenti che mirano a ridurre l’impatto dei provvedimenti. Non dimentichiamo che le leggi di conversione devono superare il vaglio di legittimità".

 

Su questo non avevate già accolto i suggerimenti del Quirinale?

"Appunto. Abbiamo concordato ogni passaggio, decidendo anche che cosa era opportuno spostare nel disegno di legge. Non voglio avere problemi e rischiare che il decreto sia dichiarato illegittimo".

 

L’opposizione è contraria al reato di clandestinità e propone di modificare anche l’aggravante per chi delinque…

"Non è accettabile".

 

Vi chiede di non cambiare nome ai Centri di Permanenza Temporanea…

"Saranno Cie, Centri di Identificazione ed Espulsione. Però riformuleremo la norma sulle case concesse ai clandestini in modo da evitare che qualcuno, usando un trucco, eviti la confisca dell’immobile".

 

Lei ha disposto il censimento dei nomadi e ha detto che interverrete su tutto quello che è abusivo e illegale. Come risponde a chi parla di discriminazioni e schedature?

"Chiuderemo i campi abusivi e rimpatrieremo chi non ha diritto di stare in Italia in modo da garantire a chi ha i requisiti di non vivere nelle baraccopoli, in mezzo ai topi. Vogliamo proteggere i minori e per questo dobbiamo ottenere anche la loro identificazione certa".

 

Ci saranno altri insediamenti autorizzati?

"Il modello che abbiamo in mente prevede una residenza stabile per i rom italiani e campi temporanei per gli altri. Zone di transito per un massimo di tre mesi".

 

Sono abusivi e illegali anche i centri sociali?

"No, ho grande considerazione di quei centri sociali dove si fanno attività culturali e politiche. Interverremo soltanto di fronte al pericolo di degenerazione, come possono essere i posti dove si pianificano spedizioni punitive".

 

Lei ha detto che accoglierà le proposte fatte dal leader dell’opposizione Walter Veltroni contro la criminalità del casertano. Questo può servire ad ottenere il voto del Pd sulle misure per la sicurezza?

"Mi auguro che avvenga, ma non c’è alcun baratto. Ringrazio Veltroni e confermo che nei prossimi giorni sigleremo un patto per la sicurezza con la provincia di Caserta e, così come avvenuto in Calabria, creeremo una centrale unica per gli appalti. Sono tutte cose che abbiamo già iniziato a realizzare".

Giustizia: l’Anm contro il decreto sicurezza, "è inapplicabile"

 

La Stampa, 7 giugno 2008

 

Il tono di voce di Luca Palamara, giovane presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, in apertura del congresso nazionale, era pacato. Ma fermo. E giù sciabolate al governo. Alla faccia del nuovo corso "dialogante". Sul controverso reato di immigrazione clandestina, "abbiamo perplessità sull’impatto che le nuove norme potrebbero avere sul sistema giudiziario e sul sistema carcerario.

Produrrà gravissime disfunzioni. E si rischia di non realizzare l’obiettivo principale che ci si propone, ovvero quello di allontanare dal nostro Paese chi entra irregolarmente". Già, perché secondo l’Anm, "nei piccoli uffici dell’Italia meridionale, maggiormente esposti al fenomeno degli ingressi illegali, sarebbe praticamente impossibile celebrare ogni giorno centinaia di udienze di convalida dell’arresto e processi per direttissima". Ma l’Anm è contraria anche all’aggravante che piove in capo ai clandestini che commettano reati (già in vigore): "Se non calibrata, diventerebbe incompatibile con il principio di uguaglianza".

E ancora, sulla Superprocura che il governo vuole a Napoli per i rifiuti: "Ci domandiamo se possa determinare la costituzione di un giudice straordinario non consentito dal nostro ordinamento". Critico su tutto. Perfino sul pugno duro annunciato contro le prostitute: "Penso che la piaga del nostro Paese sia lo sfruttamento: le prostitute diventano vittime. Obiettivo del legislatore e dei magistrati è individuare e colpire gli sfruttatori".

E subito si riapre il conflitto tra giustizia e politica che covava sotto la cenere. Replica a stretto giro il ministro della Giustizia, Angelino Alfano: "Il reato di immigrazione clandestina esiste in numerose legislazioni occidentali e non ha creato guasti". Alfano, dal Lussemburgo dove si trova per una riunione di ministri europei della Giustizia, ribadisce punto per punto la linea del governo.

Bene il reato d’immigrazione clandestina: "Riteniamo che possa essere una misura di deterrenza forte che disincentivi l’ingresso di immigrati che vogliono essere clandestini". Bene nuove norme anche sul tema della prostituzione: "Ha una ricaduta in termini di sicurezza delle famiglie italiane, di agibilità dei luoghi pubblici, e dunque credo che il contrasto allo sfruttamento della prostituzione, non confondendo mai le vittime con i carnefici, sia una misura importante".

Ma l’uscita dell’Anm fa inalberare anche il suo collega agli Esteri, Franco Frattini: "Se si critica una proposta prima che sia diventata legge, si compie un atto che forse è possibile nella scena politica ma, fatto da magistrati, desta un po’ di perplessità".

E storce il naso il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che era in sala: "Lascia perplessi l’iniziativa di singoli o gruppi di magistrati che al di fuori dei meccanismi processuali consentiti ritengono di sindacare la costituzionalità o no di una o più norme di legge".

Oppure Maurizio Gasparri, il presidente dei senatori Pdl, il più tranchant di tutti: "Per fortuna in democrazia il Parlamento è sovrano e certamente le proposte per una maggiore severità nei confronti dell’immigrazione clandestina e di una più efficace azione di contrasto dei fenomeni di illegalità collegati all’emergenza rifiuti prevarranno".

Bobo Maroni, titolare dell’Interno, intanto ha incontrato al ministero Walter Veltroni, accompagnato da Marco Minati, Achille Serra e Luigi De Sena. Il ministro si è detto d’accordo su alcune proposte del Pd: dall’Agenzia per la gestione dei beni sequestrati ai mafiosi (che sarà illustrata oggi) a un nuovo Patto per la sicurezza a Caserta, alla stazione unica per gli appalti che De Sena, da prefetto, ha sperimentato in Calabria.

Giustizia: nell’Unione il reato c’è già ma la priorità è espellere

di Marco Ludovico e Angela Manganaro

 

Il Sole 24 Ore, 7 giugno 2008

 

Per gli illegali sanzione fino a un anno in Francia, Germania e Gb: in realtà si privilegia l’allontanamento - Spagna come l’Italia. Quando la clandestinità è reato, gli immigrati rischiano fino a sei mesi di carcere in Gran Bretagna e Olanda, e fino a un anno in Francia, Svizzera e Germania. Negli Stati Uniti l’ingresso e il tentato ingresso sono puniti con una multa che va dai 50 ai 250 dollari.

Ovunque la priorità è espellere, e farlo con meno burocrazia possibile. Senza passare per avvocati e tribunali. L’esempio più chiaro di questa ambiguità è la Germania. La legge federale sul soggiorno del 2004 prevede un reato di ingresso illegale punibile fino a un anno di reclusione e con un’ammenda, ma pochi avvocati ne sono al corrente.

Il reato rimane sulla carta: l’espulsione scatta subito per chi entra illegalmente nel Paese o non ha l’autorizzazione, e per chi non ottempera a un ordine di espulsione. In attesa che si definisca la procedura che porta quasi sempre a un rimpatrio coattivo, i clandestini rimangono in un centro di detenzione. Ora si vogliono intensificare i controlli all’ingresso con la rilevazione delle impronte digitali e lo scanner dell’iride. Anche l’esperienza francese dimostra che il reato di immigrazione clandestina non è l’arma decisiva che blocca gli ingressi irregolari: ha una valenza solo simbolica.

Secondo il Code de l’entrée et du séjour del 2004, lo straniero irregolare - perché non ha i documenti, quindi un sans papiers - è punito con la reclusione fino a un anno e un’ammenda di 3.750 euro. Il giudice, inoltre, può vietare l’ingresso e il soggiorno per un periodo massimo di tre anni a chi è condannato per immigrazione clandestina.

Il presidente Nicolas Sarkozy ha deciso di affrontare il problema-clandestini in modo più concreto: fissando una quota di 25mila rimpatri all’anno da effettuare con voli di linea. Sarkozy ha dovuto far fronte a numerose proteste - a cominciare dalle compagnie di bandiera - ma ha tenuto duro su un metodo che è stato utilizzato anche in Italia dal ministro dell’Interno del II governo Berlusconi, Beppe Pisanu e dal ministro Giuliano Amato.

In Gran Bretagna l’immigrazione clandestina è un illecito amministrativo e penale. Anche se non ci sono i presupposti per iniziare un processo, lo straniero irregolare può essere comunque considerato clandestino ed espulso in via amministrativa, in base all’Immigration Act del 1971. Nel Regno Unito i reati connessi all’immigrazione sono più d’uno: ingresso illegale (illegal entry) punito con la reclusione fino a sei mesi e pena pecuniaria. Le stesse sanzioni sono previste per l’overstaying, quando lo straniero rimane oltre il tempo consentito in territorio nazionale, e per il breaching a condition of leave, cioè la mancata ottemperanza a una condizione particolare contenuta nel permesso di ingresso.

Molto più dure le sanzioni per chi favorisce l’immigrazione clandestina, aiutando lo straniero extracomunitario a violare la normativa sull’immigrazione (facilitating the commision of a breachof immigration law): pena pecuniaria senza la previsione di un limite massimo e/o la reclusione da 6 mesi a 14 anni. Dal 29 febbraio, le autorità possono accedere ai locali delle aziende e multare i datori di lavoro che impiegano clandestini.

In Spagna il reato di clandestinità non c’è. È però prevista una multa che può arrivare fino a 6mila euro. In alternativa, il giudice può disporre l’ espulsione per chi entra o soggiorna illegalmente nella penisola iberica, e un divieto temporaneo di ingresso che va da tre fino a 10 anni. Il premier Josè Zapatero ha spinto per la firma degli accordi bilaterali con i Paesi di provenienza: non solo per i rimpatri ma anche perla formazione in loco di manodopera da poter impiegare nelle imprese spagnole.

L’Immigration and Nationality Act statunitense prevede pene graduali. Si punisce l’ingresso o il tentativo con una multa di 50-250 dollari. Se lo straniero ha già subito una condanna civile per aver evitato ispezioni dell’Ufficio immigrazione, la pena pecuniaria raddoppia. Le sanzioni diventano più dure se si tenta di entrare o ottenere l’ingresso, con false dichiarazioni o occultando fatti: processo e prigione fino a sei mesi.

Se c’è recidiva, la reclusione sale a un massimo di due anni. Rischia di più l’immigrato che si sposa o mette su una finta attività, per aggirare le leggi sull’immigrazione: carcere fino a 5 anni e multa di 250mila dollari. Il procuratore generale può ordinare l’espulsione del clandestino entro 90 giorni: durante questo periodo può decidere di metterlo in carcere.

Giustizia: Veltroni; grande errore sottovalutare tema sicurezza

 

Dire, 7 giugno 2008

 

"È stato un grande errore dello schieramento di centrosinistra sottovalutare il tema della sicurezza e non capire che a noi spettava trovare una risposta che non fosse xenofoba e razzista, per evitare l’idea racchiusa nel reato di immigrazione clandestina che è. Ideologica e ingestibile". Walter Veltroni parlando ai giovani del Pd riuniti a villa Torlonia torna a criticare il decreto sicurezza del governo nella parte relativa al reato di immigrazione clandestina. "Tra qualche settimana - spiega - si vedrà che queste misure non funzionano, ci si renderà conto che la risposta è più complessa.

Che facciamo: chiudiamo i clandestini nelle galere che già scoppiano?", si chiede Veltroni. Il segretario del Pd amplia il ragionamento e spiega che "su scala più grande" bisogna reagire "alla vera risposta della destra e della sinistra ideologica" i quali di fronte ai problemi della società contemporanea e che "propongono un grande nimby, una sola concezione: ognuno in casa propria. Mai come oggi - aggiunge - c’è bisogno di solidarietà a rete mentre mai come oggi il mondo si sta rinchiudendo nelle vecchie forme identitarie".

Veltroni affronta in questa prospettiva anche le proteste a Venezia contro l’insediamento di un campo rom nei pressi di Mestre: "Dietro alla parola ‘rom’ si usa troppo spesso evocare in tre lettere una paura che invece in altre aree corrisponde ad un disagio reale. Quelli - spiega Veltroni - sono sinti, gente che lavora, che ha fatto il servizio militare, che manda i suoi figli a scuola. Non bisogna avere paura, come diceva Roosevelt, se non della paura stessa". Il compito del Pd, aggiunge il segretario "è combattere l’egoismo sociale, restituire la speranza".

Giustizia: scontro nel Pdl su criminalizzazione delle prostitute

di Liana Milella

 

La Repubblica, 7 giugno 2008

 

Il foglio di via per rimandare nel paese di residenza le prostitute italiane (l’ha proposto l’aennino Filippo Berselli come emendamento al dl sicurezza) fa litigare la maggioranza e divide i magistrati, riuniti a Roma per il congresso dell’Anm, dal Guardasigilli Angelino Alfano. Nel centrodestra s’indigna l’ex ministro dell’Interno Beppe Pisanu: "Spero che Berlusconi blocchi l’iniziativa: è aberrante attribuire alle prostitute di strada il presunto reato contro la sicurezza e la moralità pubblica, assolvendo a priori i clienti". Il presidente dell’Anm Luca Palamara: "L’unico modo per toglierle dalla strada è agire su sfruttatori e trafficanti, le donne sono solo le vittime". All’opposto Alfano: "È un principio condivisibile e la misura è importante".

Le critiche alla proposta anti-lucciole s’intrecciano con quelle al reato di clandestinità, che Alfano continua a definire un "deterrente" contro gli immigrati. Oggi il ministro parlerà per la prima volta davanti ai giudici che su prostituzione, clandestini, rifiuti, eventuali interventi sull’assetto della magistratura, non gli fanno sconti, quasi che la stagione del dialogo e della "luna di miele" si sia già interrotta.

Il centrodestra (dal ministro degli Esteri Frattini al sindaco di Roma Alemanno) se la pigliano subito con l’Anm che invade il campo "sovrano" del Parlamento, dimenticandosi che proprio Berlusconi ha smontato il reato d’immigrazione. Il vicepresidente del Csm Mancino controbatte: "Viviamo una fase di attesa, ma il presidente dell’Anm ha il diritto e il titolo per esprimere perplessità e riserve".

Il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo: "Le divergenze riguardano le misure straordinarie, ma sulle questioni di fondo il dialogo continua". L’opposizione sta con le toghe e piglia le distanze dal foglio di via alle lucciole. Il ministro ombra della Giustizia Pd Lanfranco Tenaglia: "Il problema della sicurezza resta irrisolto". Anna Finocchiaro, Pd: "Corrono dietro la pancia del Paese". Antonio Di Pietro, Idv: "È un emendamento inaccettabile".

Su un tema così delicato come la prostituzione lo scontro era inevitabile. Specie nel centrodestra. Dove l’ex centrista Carlo Giovanardi, da sottosegretario alla Presidenza, mette subito paletti ("Il governo dovrà dare un parere, ne ho parlato con la Carfagna"). S’infastidisce il leghista Federico Bricolo che liquida come "inutile e fuori luogo" la polemica sulle prostitute, visto che il pacchetto sicurezza punta a cacciare i clandestini, ma il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano (An) definisce "non scandalosa" la sostanza della proposta. Invece non ha dubbi l’ex Guardasigilli Clemente Mastella, invitato al congresso dell’Anm e accolto con saluti e strette di mano.

Definisce "un po’ vigliacca" la misura anti-lucciole che "ignora sfruttatori e clienti". Secco no anche sul reato di clandestinità che "paralizza i tribunali e intasa le carceri". È la linea dei giudici. Per il presidente Palamara il reato produrrebbe "gravissime disfunzioni al sistema giudiziario e carcerario". Il segretario Giuseppe Cascini: "Le prostitute in strada sono tutte straniere. Ci vuole un’incisiva azione repressiva contro i trafficanti di esseri umani.

Le donne vanno tutelate e protette dai loro aguzzini". Vito D’Ambrosio: "È il primo passo per ripristinare le case chiuse". Vittorio Borraccetti: "Significa solo spostarle da una città all’altra". Pino Berruti: "È una misura orrenda, non siamo nel 1930, cerchino di arrestare qualche magnaccia". Fabio Roia: "Non è un provvedimento moderno". Paolo Auriemma: "Se le cacciano da via Salaria vanno altrove". Una toga anonima: "Vogliono mandarle al confine come ai tempi del fascismo".

Giustizia: criminalizzare le prostitute? i commenti dei politici

 

Ansa, 7 giugno 2008

 

Alfano: Parlamento sede giusta per decisione su prostitute

 

Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha annunciato oggi a Lussemburgo che "entro un mese" il Parlamento varerà nuove norme contro la prostituzione ed il suo sfruttamento. "Al centro della prima fase dell’azione del nostro governo - ha detto il ministro a margine del Consiglio giustizia dell’Ue - abbiamo messo la necessità di garantire sicurezza e ordine nelle nostre città". In questo quadro, "il problema della prostituzione e di coloro che la sfruttano è importantissimo: dobbiamo garantire il diritto dei bambini e di altri soggetti deboli di andare nei parchi e girare liberamente senza assistere a determinate scene".

Per varare nuove norme in questo campo, ha precisato il ministro, "il Parlamento è la sede giusta; e credo - ha concluso Alfano - che entro un mese tirerà fuori una decisione assolutamente equilibrata in materia".

 

Pollastrini (Pd): bisogna procedere con intelligenza

 

"Nella lista di proscrizione non poteva mancare la bolla contro la prostituzione. La logica è sempre la stessa: indicare il nemico, scaricare su di esso a priori ogni sorta di colpa e punire". Così Barbara Pollastrini commenta l’emendamento al pacchetto sicurezza che introduce l’espulsione per le prostitute. "Sia chiaro - precisa la deputata del Pd - io non sono per lasciare le cose come stanno. Ma si tratta di procedere con intelligenza rispetto a un fenomeno che attraversa secoli e civiltà". A suo giudizio, bisogna innanzitutto "distinguere la prostituzione coatta, frutto di schiavitù e sfruttamento e la prostituzione per scelta". Inoltre, "dobbiamo fare i conti con le responsabilità di un costume maschile che va condannato quando usa le donne e, tanto più, i minori". Infine, chiude Pollastrini, "vanno costruiti tavoli, anche a livello territoriale, per trovare soluzioni realistiche".

 

Franco (Pd): emendamento prostituzione inaccettabile

 

"Ancora una volta il centrodestra scambia l’effetto con la causa, colpisce la vittima e salva il carnefice. L’importante è dare l’impressione di risolvere i problemi lasciandoli però intatti". Così la senatrice del Pd e ministro per le Pari opportunità del governo ombra, Vittoria Franco, a proposito dell’emendamento sulla prostituzione al decreto sicurezza all’esame delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato.

"La proposta sulla prostituzione venuta dai relatori al decreto sicurezza - sottolinea - è inaccettabile nel merito e nel metodo. Nel metodo perché qualcuno pensa di risolvere un problema così complesso con un semplice emendamento, per di più improvvisato e senza valutarne la reale efficacia". Nel merito, continua Franco, "perché vengono in questo modo assolti sfruttatori e clienti, mentre si colpiscono le donne che sono vere vittime di un terribile racket che le rende schiave. Mi auguro davvero che i presentatori ci ripensino e ritirino l’emendamento". L’esponente del Pd invita ad "aprire invece un tavolo per confrontare le proposte che le forze politiche hanno elaborato" cercando "di trovare dei punti comuni per sostenere in modo forte e condiviso una proposta seria e ragionata e il più possibile efficace".

 

Melandri (Pd): prostituzione? Il governo soffia sul fuoco

 

"Non si garantisce la sicurezza dei cittadini ed il decoro delle città continuando a soffiare sul fuoco di un rigore invocato con troppa disinvoltura dai benpensanti". Lo sottolinea Giovanna Melandri, deputata del Pd. Per l’ex ministro "il problema della prostituzione, prima ancora di essere una questione di sicurezza, attiene alla dignità dell’essere umano. Ecco perché ogni misura doverosamente tesa a contrastare questo fenomeno non può prescindere dalle oggettive responsabilità che i clienti hanno nel fomentare il mercato del sesso con tutto ciò che esso si tira dietro come la tratta, la schiavitù, e lo sfruttamento".

 

Finocchiaro (Pd): su prostituzione propaganda e confusione

 

"Pensare di risolvere il problema della prostituzione attraverso un emendamento al pacchetto sicurezza che prevede l’espulsione delle prostitute dimostra ancora una volta che nella maggioranza si vuole solo correre dietro all’umore e alla pancia del paese senza avere capacità di analisi e di governo". Lo dice Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd, sottolineando che "la proposta della maggioranza sa di demagogia e propaganda".

Per Finocchiaro, con questo provvedimento "si colpirebbero le vittime dello sfruttamento senza intaccare minimamente il potere di chi sfrutta il traffico della prostituzione. E di fatto, poiché la prostituzione sulle strade è fatta nella stragrande maggioranza da immigrate, si tratterebbe di una misura che colpirebbe solo le prostitute straniere". Insomma, prosegue l’esponente del Pd, "ci troveremmo di fronte a una misura inefficace, propagandistica che nasconde solo la grande incertezza e confusione che regna nella maggioranza sul tema della sicurezza".

 

Bianchi (Pd): servono misure severe contro gli sfruttatori

 

"È evidente che le misure più incisive e severe contro la prostituzione e la piaga della tratta delle donne, spesso minorenni, vanno indirizzate agli sfruttatori". Lo afferma la Senatrice del Pd e membro della commissione Sanità di palazzo Madama, Dorina Bianchi, a proposito dell’emendamento della maggioranza al Dl sicurezza che permetterebbe l’allontanamento con foglio di via delle prostitute dall’Italia. Tuttavia, prosegue Bianchi, "il fenomeno della prostituzione di strada, negli ultimi anni, ha assunto dimensioni allarmanti, che contribuiscono a rendere meno sicure e più degradate le nostre città". Pertanto, conclude l’esponente del Pd, "definire, nel corso del dibattito parlamentare sul pacchetto sicurezza delle norme che agiscano come deterrente a una piaga ormai insostenibile per la gran parte dei cittadini appare ragionevole".

 

Casson (Pd): su immigrazione e prostituzione solo sparate

 

"Le critiche dell’Anm al reato di immigrazione clandestina sono fondate poiché si basano su fatti concreti e non riguardano solo la magistratura. I problemi nascono infatti ancora prima di arrivare alla magistratura. Ci sono obblighi, come l’arresto in flagranza, che creano problemi alle forze di polizia che non hanno mezzi e uomini per intervenire in maniera adeguata su tutto il territorio nazionale". Lo afferma il senatore del Pd Felice Casson condividendo le critiche sollevate ai provvedimenti del governo dall’Associazione nazionale magistrati. "I problemi si creano nelle carceri che non sono in grado di sostenere un urto numerico di questo genere - aggiunge Casson -. E, alla fine della catena, i problemi si creano alla magistratura che non è in grado, con le strutture gli uomini e i mezzi che ha, di effettuare i processi richiesti dalle norme. Siamo evidentemente di fronte a una norma manifesto, ancora sulla spinta della campagna elettorale, ma che in concreto non darà alcun risultato".

"A dimostrare ciò vi è anche l’ultima trovata sulla prostituzione. C’è una sorta di correre a chi la spara più grossa perché si può giustificare altrimenti quella proposta - conclude l’ex pm -. Si vogliono infatti colpire le donne che sono vittime di una situazione di oppressione. È una specie di strabismo politico-legislativo quando invece per intervenire esistono strade già segnate da decenni e portate avanti da molti comuni, associazioni di volontariato e dalla Chiesa cattolica. È la strada del recupero volta a tutelare le parti deboli, colpendo chi tratta e sfrutta questi esseri umani".

 

Udeur: su immigrati e prostituzione governo vigliacco

 

Alcune misure del governo per garantire più sicurezza "non ci convincono affatto e crediamo che il no vada detto subito e forte". È la presa di posizione dell’Udeur che in una nota prende di mira l’idea di un reato d’immigrazione clandestina e l’emendamento "antilucciole" del centrodestra al decreto sicurezza.

"Non vogliamo - si legge nella nota - andare controcorrente e non vogliamo disturbare questa luna di miele instauratasi tra maggioranza e opposizione" ma "non condividiamo l’idea di un reato d’immigrazione clandestina, peraltro di difficilissima se non impossibile applicazione, che rischia di paralizzare la già difficile attività dei tribunali e di intasare le già affollate carceri". Così come "crea forti perplessità l’emendamento anti-lucciole", perché "punire le prostitute ignorando sfruttatori e clienti ci sembra una misura un po’ vigliacca".

Per il partito di Clemente Mastella non si può "risolvere il problema semplicemente colpendo l’anello più debole. Diciamo che non può essere questa la strada - chiude - per affrontare con serietà il dramma della prostituzione di strada".

 

Cesa (Udc): la ragionevolezza prevalga sugli slogan

 

"Lo Stato non può essere forte con i deboli e debole con i forti. Ha ragione il senatore Pisanu a chiedere il ritiro dell’emendamento che inserisce le prostitute tra le categorie passibili di espulsione". Così il segretario Udc Lorenzo Cesa spiega che "condividiamo le sue perplessità sul piano tecnico-giuridico e, soprattutto, pensiamo che si tratti dell’ennesima trovata pubblicitaria che, passato l’ effetto annuncio, non produrrà alcun risultato concreto".

Per Cesa la prostituzione, una "piaga sociale, va affrontata con strumenti che oltre a prevenire puniscano non solo i soggetti sfruttati ma anche sfruttatori e clienti. Confidiamo - chiude la nota - che il presidente del Consiglio, come ha fatto pubblicamente nel caso del reato di immigrazione clandestina, faccia prevalere la ragionevolezza sugli slogan e induca la sua maggioranza a fare marcia indietro".

 

Bertolini (Pdl): giusto lanciare offensiva contro prostituzione

 

"È giusto lanciare un’offensiva anche contro la prostituzione. L’emendamento anti-lucciole è assolutamente condivisibile". La pensa così Isabella Bertolini, deputato del Pdl.

Secondo la deputata l’espulsione delle prostitute che esercitano la loro professione per strada "è utile per garantire la sicurezza dei cittadini. Le donne sfruttate hanno la possibilità, come previsto dal nostro ordinamento, di affrancarsi dal giogo della prostituzione, denunciando i loro aguzzini". Ma "è giusto espellere chi invece non intende collaborare con la giustizia italiana". Per la deputata del Pdl "il nostro paese ha bisogno di norme dure ed efficaci per garantire la sicurezza dei cittadini".

 

Saltamartini (Pdl): si colpiscano soprattutto gli sfruttatori

 

In tema di prostituzione "sono favorevole ad un intervento duro, con un potere deterrente e che garantisca la sicurezza dei cittadini e il loro diritto al decoro urbano. Dobbiamo lanciare un segnale forte e chiaro, far capire che l’Italia è un paese dove chi viola la legge è indesiderato e viene allontanato o punito". È quanto dichiara Barbara Saltamartini, deputata Pdl e Responsabile del Dipartimento Pari opportunità di An, commentando l’emendamento al pacchetto sicurezza che prevede l’inserimento delle prostitute nell’elenco dei soggetti pericolosi per la sicurezza e la pubblica moralità, con conseguente espulsione.

Secondo la parlamentare di via della Scrofa, "il foglio di via può essere uno strumento utile, ma ridurre la questione ad un emendamento rischia di risolversi in un approccio minimale e pericolosamente selettivo. La prostituzione è un fenomeno complesso da affrontare globalmente. Soprattutto - osserva Saltamartini - è un sistema criminale che va disarticolato nel suo cuore, colpendo innanzitutto chi si arricchisce sfruttando i soggetti più fragili, donne e minori". Per l’esponente del Pdl, "anche in considerazione delle numerose proposte di legge presentate sull’argomento, credo che il Parlamento debba riavviare una riflessione più vasta, coinvolgendo tutti gli organi preposti, le Commissioni Giustizia e Affari sociali in primis. Infine - conclude Saltamartini non dobbiamo dimenticare che, accanto alla necessaria fermezza, occorre attivare una rete di solidarietà e di sostegno reale che consenta alle vittime della prostituzione di potersi affrancare senza pericoli dal racket".

 

Berselli (Pdl): cominciamo ad affrontare il problema

 

"Il decreto legge che noi stiamo convertendo già interviene in merito ai clandestini. Per cui se un prostituto o una prostituta sono clandestini vengono colpiti da un provvedimento giudiziario di espulsione. E quindi si risolve il problema". Lo dice a Sky Tg 24 il Presidente della Commissione Giustizia, Filippo Berselli, firmatario con Carlo Vizzini (Presidente Commissione Affari Costituzionali) di un emendamento che introduce le prostitute nell’elenco dei soggetti pericolosi per la sicurezza e la pubblica morale.

Però, puntualizza Berselli nel difendere il proprio emendamento, "ci sono tanti altri che non sono clandestini, che sono stranieri regolari, che hanno una residenza e abitano regolarmente in Italia. Così come ci sono "tanti altri e tante altre, italiani". Nei loro confronti il questore può rimandarli ai paesi di origine con un provvedimento amministrativo. Non risolviamo certamente il problema però cominciamo ad affrontarlo seriamente".

 

Carlucci (Pdl): combattere la prostituzione, non le prostitute

 

"Se si vuole tornare a garantire la sicurezza dei cittadini, bisogna combattere anche la piaga sociale della prostituzione. Noi del Pdl vogliamo eliminare il traffico e lo sfruttamento, non certo penalizzare donne incolpevoli, spesso schiave di traffici immorali". È quanto afferma Gabriella Carlucci, deputata del Popolo della libertà, convinta che la maggioranza dimostri "un approccio realistico e pragmatico nell’affrontare le questioni ed i problemi della gente comune. Sono certa - va avanti - che la previsione di uno specifico reato, riuscirà finalmente a dissuadere gli odiosi sfruttatori. I mercanti del sesso devono sapere che in Italia c’è tolleranza zero sulla prostituzione". "Sono convinta - è la conclusione di Carlucci - che la misura introdotta al pacchetto sicurezza produrrà un significativa contrazione degli ingressi clandestini di povere schiave da gettare sulle strade italiane."

 

Mussolini (Azione Sociale): emendamento antiprostitute? una norma spot

 

"Ho molti dubbi che l’emendamento possa dare frutti concreti contro lo sfruttamento delle donne e contro il racket, che costituiscono i reali problemi della prostituzione". Alessandra Mussolini si mostra fredda sull’emendamento per l’espulsione delle prostitute proposto dai relatori del decreto sicurezza liquidandolo come ‘norma spot’. "Non vorrei si trattasse - dice il Segretario di Azione Sociale - di una semplificazione anche perché mi domando come si procederebbe alla espulsione di una delle tante minorenni che, privata dei documenti, si trovano sui nostri marciapiedi". A giudizio della Mussolini in realtà "occorre affrontare un tema assai più vasto, che va dallo sfruttamento alla violenza, alla salute delle donne, in molti casi poco più che adolescenti, alla malavita organizzata". In altri termini, è decisamente "più utile e maggiormente aderente alle esigenze di sicurezza" che il governo intende affrontare "calendarizzare urgentemente in Parlamento i numerosi progetti di legge presentati e farli procedere di pari passo con il pacchetto sicurezza, senza riempire questo provvedimento di norme spot". Insomma, avverte Mussolini, "la via della regolamentazione a tutto tondo della prostituzione mi sembra la più coerente".

 

D’Elia (Provincia Roma): dal Governo pericolosa semplificazione

 

"Si sta attuando una pericolosa linea di semplificazione delle questioni complesse che compongono l’agenda politica italiana. La prostituzione è un fenomeno vasto e articolato, ma non può definirsi in sé pericoloso. Inoltre è quanto meno ingenuo identificare come "persone pericolose" ragazzine non ancora maggiorenni e assolutamente incapaci di dare alla propria vita un orientamento e un senso diversi da quelli che gli offre la strada della prostituzione". È quanto afferma in una nota l’assessore alle Politiche culturali della Provincia di Roma, Cecilia D’Elia in merito alla possibile introduzione nel decreto sicurezza di un emendamento sulle prostitute, considerate come "persone pericolose per la sicurezza e la pubblica moralità".

"Oggi nel nostro Paese la prostituzione straniera, spesso coatta e minorile, è predominante e rappresenta una delle punte del poderoso iceberg dello sfruttamento e della tratta di esseri umani. È un errore - continua D’Elia - sostituire il bersaglio, mettendo le vittime al posto dei colpevoli e non valorizzando, peraltro, le informazioni che potrebbero venire proprio dalle prostitute per identificare gli sfruttatori e le loro reti".

"Infine, come le donne denunciano da anni, il fenomeno della prostituzione - conclude D’Elia - deve essere considerato nei suoi termini reali, vale a dire come un fenomeno di mercato che ha la sua ragione d’essere nell’esistenza di una domanda, rappresentata da uomini di ogni età, storia, estrazione sociale e orientamento politico. Una domanda sulla quale l’attenzione della politica non si è mai soffermata a sufficienza, né in termini di comprensione e conoscenza, né in termini di prevenzione culturale, né in termini pratici di interventi per ridurne la portata".

 

De Corato (Comune Milano): espulsione per prostitute misura condivisibile

 

"L’emendamento anti-prostituzione che prevede l’espulsione delle lucciole che esercitano l’attività per le strade è totalmente condivisibile, visto che accoglie una medesima misura proposta dal Comune di Milano nell’ambito della firma dei Patti per la Sicurezza". Lo dichiara il vice Sindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato. La proposta avanzata da Milano all’ex ministro degli Interni, Giuliano Amato, spiega De Corato, "che faceva parte di un pacchetto di iniziative di revisione normativa, costituisce una soluzione di buon senso: ovvero il divieto di prostituirsi in pubblico". La proposta, aggiunge l’esponente del Pdl, "oltre a stabilire un regime sanzionatorio che diventa penale in caso di reiterazione del reato, prevedeva la revoca del permesso di soggiorno e l’espulsione in caso di violazione da parte di un cittadino straniero". Dunque, ancora una volta, conclude, "Milano costituisce un laboratorio di idee, visto che molte altre misure previste nel Pacchetto Maroni ricalcano le nostre indicazioni".

 

Gruppo Abele: prostitute pericolose? no, vittime da aiutare

 

"Non si potrà che peggiorare la condizione per le donne che si prostituiscono, italiane e straniere, si affosserà la lotta alla tratta degli esseri umani e si riempiranno i Cpt di persone che con la delinquenza non hanno niente a che fare". Sono queste le preoccupazioni del Gruppo Abele dopo la proposta presentata dai presidenti delle commissioni Giustizia e Affari costituzionali del Senato, Filippo Berselli e Carlo Vizzini, che inserisce la categoria delle prostitute tra i soggetti ritenuti pericolosi. Don Luigi Ciotti, ricordando il lavoro della Commissione ad hoc istituita nella precedente legislatura, sottolinea che "non ci sono reati commessi da prostitute ai danni di terzi" e che ma che essi "riguardano lo sfruttamento della stessa e in particolare la tratta di esseri umani e in questo caso le prostitute sono vittime e non ree".

Tra le proposte avanzate dall’associazione evitare la prostituzione in alcuni luoghi come luoghi di culto e scuole, gestire le situazioni problematiche con interventi di mediazione dei conflitti e fornire strumenti di inserimento lavorativo per le donne, italiane e straniere. Ma sopratutti "applicare le buone leggi che abbiamo": la legge Merlin, l’art.18 del testo unico sull’immigrazione e la legge sulla tratta (228/2003). Su questo punto insiste don Ciotti. "La tratta oggi coinvolge donne, uomini e bambini. È collegata a traffico di droga e di armi. È collegata a corruzione e traffici illegali di ogni tipo. Deve essere chiaro che le donne sono solo vittime. Vittime da aiutare, ma anche persone che possono fornire elementi preziosi - come precisa dalla Direzione Nazionale Antimafia - per contrastare il fenomeno. Su questo campo oggi c’è ancora poco investimento, nonostante alcune lodevoli eccezioni. Lo sforzo deve essere contro lo sfruttamento e la tratta e non contro le vittime".

"La vera questione morale relativa alla prostituzione è lo scandaloso divario economico tra nord e sud del mondo, tra paesi ricchi e paesi poveri. - conclude don Ciotti - Un divario che pone in evidenza il valore/disvalore del denaro. Da un lato c’è chi "si vende" per dare un futuro a se stesso e alla propria famiglia, dall’altro chi usa il proprio denaro per comprare persone come fossero una merce qualsiasi".

 

Cnca: ancora un accanimento contro i più deboli

 

Netto dissenso rispetto all’emendamento sulla prostituzione e "profondo sdegno per la schedatura avvenuta oggi nel campo rom a Milano - Rogoredo" viene espresso dal Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca), che parla di iniziative puramente demagogiche, figlie di un accanimento sui più deboli. L’emendamento sulle prostitute, qualora fosse approvato, "non farebbe altro che punire quelle persone che sono vittime di un grave sfruttamento". La "schedatura" avvenuta a Milano, "in un campo rom autorizzato e censito, lascia esterrefatti - aggiungono - prima di tutto per il modo, agghiacciante, con cui è avvenuta: all’alba, circondando il campo e illuminandolo a giorno, svegliando tutti e costringendoli a sfilare dinanzi alle forze dell’ordine per mostrare i documenti".

Giustizia: arresto Cecchi Gori… l’effetto distorto del processo

di Riccardo Arena

 

www.radiocarcere.com, 7 giugno 2008

 

Vittorio Cecchi Gori è stato arrestato e portato nel carcere di Regina Colei di Roma. Ad aprirgli le porte dell’antico monastero romano, un’ordinanza di misura cautelare in carcere. Il reato ipotizzato: bancarotta fraudolenta della società Safin. Società dichiarata fallita nel febbraio del 2008. Gli inquirenti romani hanno anche provveduto sequestrare azioni di diverse società, documenti e immobili di prestigio.

Sequestri che per la loro entità e in considerazione del reato ipotizzato di natura documentale, come la bancarotta, potevano portare a decidere circa l’inutilità del carcere cautelare. La decisione è invece stata un’altra. Si è scartata l’ipotesi di tenerlo in libertà. Si è scartata la possibilità di applicargli la misura degli arresti domiciliari. Si è ritenuto indispensabile applicare la misura cautelare più grave, ed eccezionale. Il carcere. La detenzione prima della sentenza di condanna.

Vittorio Cecchi Gori è divenuto una delle tante persone, circa 17 mila, che attendono in carcere un primo giudizio. È necessario riflettere. Una riflessione che ha come oggetto il processo penale. Un processo penale che nella realtà appare assai diverso, rispetto a quanto è scritto nel codice di procedura penale. Una sorta di processo geneticamente modificato (PGM). Il nostro sistema prevede che un’ipotesi di reato venga accertata nella fase delle indagini preliminari. Dopo le indagini, segue eventualmente il processo, che può avere due epiloghi. Assoluzione o condanna. Nel caso di condanna, quando questa diventa definitiva, si procede con l’ingresso in carcere. Un semplice procedimento che si può complicare con l’intervento della misura cautelare.

Il carcere prima della condanna. Una misura eccezionale che la legge prevede solo in presenza di alcune condizioni e per alcuni reati. Un sistema semplice che poggia però su una condizione essenziale: la ragionevole durata del processo penale. La condanna in altre parole non può arrivare lustri di tempo dopo la commissione del reato. Se salta la regola della ragionevole durata dei processi. Se, quindi i processi penali hanno una durata eccessiva, il sistema così come è stato scritto non funziona più come dovrebbe. La conseguenza. È la mutazione del processo penale.

Le regole subiscono un’applicazione distorta. E il processo assume connotati diversi da quelli descritti nel codice di procedura penale. Il dibattimento dura troppo? Bene, la misura cautelare, cessa di essere strumento eccezionale, per diventare l’unica pena inflitta. Si trasforma in anticipazione della condanna. Condanna che, forse, arriverà dopo una decina d’anni. Il caso di Cecchi Gori è l’esempio di questa metamorfosi della giustizia penale. Cecchi Gori poteva esse processato da libero. Gli inquirenti hanno sequestrato tutto ciò che serviva. La sua detenzione in carcere, di cui è evidente il carattere punitivo e non cautelare, ben poteva essere sostituita con una misura meno gravosa.

Ma non importa. Cecchi Gori è colpevole. La bancarotta è provata. E allora perché aspettare anni una condanna per metterlo in carcere? Perché correre il rischio che durante un lunghissimo processo possa intervenire la prescrizione o che qualche bizzarra scelta del legislatore gli regali l’impunità? Meglio metterlo in carcere subito. Insomma, non potendo attendere i tempi lunghi del dibattimento, si è introdotto di fatto una sorta di giudizio abbreviato non scritto.

Con la fase cautelare assistiamo a un giudizio con meno prove e che termina con una pena minore. Ma con un grande rischio: l’errore giudiziario. Pappalardi docet. Ciò che maggiormente preoccupa è che alla fine, questo effetto mutante del processo, fa comodo a molti. Fa comodo ai magistrati, che così credono di fare in fretta "giustizia". Fa comodo agli avvocati, a cui la misura cautelare da l’occasione per chiedere ricche parcelle. Un processo penale mutante, in cui la sentenza esecutiva di primo grado è effettiva. Sotto mentite spoglie, si fa chiamare: custodia cautelare in carcere.

Avellino: detenuto 34enne trovato morto, forse è stato ucciso

 

Ansa, 7 giugno 2008

 

Un detenuto nel carcere avellinese di Bellizzi Irpino è stato trovato senza vita nella tarda serata di ieri nella cella che condivideva con altre quattro persone. Ignazio Romano, napoletano di 34 anni, era stato condannato per reati connessi al traffico di droga e aveva scontato un anno dei quattro che gli erano stati inflitti nel processo di primo grado.

Nel corso della notte sono stati ascoltati i quattro detenuti con cui Romano, che stava scontando una condanna per traffico di droga, divideva la cella: agli investigatori hanno detto di aver lanciato l’allarme quando si sono accorti che Romano, sdraiato nella sua branda, non dava segni di vita. Ad un primo esame esterno del corpo, il detenuto presentava tumefazioni ed ecchimosi all’altezza del fianco e della spalla sinistra: la ipotesi di una aggressione subita da Romano, precisano gli investigatori, per il momento, non trova conferma anche se gli stessi investigatori non escludono alcuna pista. I carabinieri hanno anche raccolto le testimonianze di alcuni agenti della polizia penitenziaria in servizio ieri a Bellizzi.

Isernia: apre sportello informativo per reinserimento detenuti

 

Ansa, 7 giugno 2008

 

Presso la sala Raucci del comune di Isernia, è stato presentato nei giorni scorsi il progetto S.A.I.F., sportello di informazione, orientamento ed inserimento lavorativo che vede coinvolti i detenuti della casa circondariale di Isernia.

Il progetto, finanziato dal Piano Sociale della Regione Molise, è promosso dalla casa circondariale di Isernia e dall’Agenzia Formativa Praxis, in collaborazione con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, la direzione Uepe Campobasso, l’assessorato alle Politiche Sociali, Lavoro e Formazione Professionale della Regione Molise, l’Assessorato alle Politiche attive del lavoro della Provincia di Isernia, l’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Isernia, Inps sede Provinciale e Caritas Diocesana locale.

Lo sportello informativo, una delle prime esperienze sul territorio nazionale, opererà direttamente all’interno della struttura penitenziaria e fornirà, attraverso colloqui ed azioni di accompagnamento mirate da parte di operatori esperti, un servizio di orientamento per l’inserimento lavorativo degli ospiti della casa circondariale di Isernia.

Inoltre permetterà ai detenuti che vi accedono di usufruire di momenti individuali o di gruppo finalizzati a rafforzare le loro conoscenze in materia di politiche attive del lavoro, come la conoscenza nel contesto culturale del territorio di provenienza, del tessuto socio-economico locale, di diritti essenziali, di modalità di accesso ai servizi del territorio. Infine per i reclusi di altre etnie sarà a loro disposizione il servizio di interpretariato, mediazione culturale ed informazioni sulla vita interna dell’istituto con le rispettive regole ed opportunità.

Milano: in due anni accertati 207 casi di "violenza domestica"

 

Dire, 7 giugno 2008

 

Dato ricavato dai pronto soccorsi. Le vittime: donne trentenni, il 45% italiane, tra le straniere prevalgono peruviane e ecuadoriane. Indagine della provincia nell’ambito del progetto "Svela".

Sono 207 i casi di violenza domestica accertati a Milano, nel biennio 2006-2007, dai pronto soccorso degli ospedali Mangiagalli, Policlinico e Sacco. Le vittime sono soprattutto donne trentenni (41,5%). Il 72% è stata picchiata dal partner e il 18,8% ha subito violenza più volte nel corso del biennio considerato. Il 45% delle donne che hanno denunciato le percosse è italiana. Fra le straniere, il 25,1% è di origine sudamericana, in particolare peruviana ed ecuadoriana. È questa la fotografia scattata dall’indagine condotta dalla provincia di Milano nell’ambito del progetto europeo "Svela", che ha coinvolto anche Atene (Grecia), Barcellona e Madrid(Spagna), Goteborg (Svezia) e Spalato (Croazia).

"Siamo davanti ad un fenomeno di dimensioni colossali per il quale non ci sono ancora risposte adeguate", afferma Francesca Corso, assessore provinciale ai diritti dei cittadini. L’indagine contiene anche i dati delle violenze sospette: capita infatti che al pronto soccorso si presentino donne che dicono di essere cadute, ma i medici ritengono che le contusioni siano dovute invece alle botte del partner. Solo nei mesi di dicembre del 2006 e del 2007, presi come campione dai ricercatori, le violenze domestiche sospette sono state 96. "Non dobbiamo dimenticare - aggiunge Francesca Corso -, che la violenza denunciata è solo una piccola parte di quella esistente".

Immigrazione: Alfano, reato clandestinità funziona, dove c’è

 

Ansa, 7 giugno 2008

 

Il reato di immigrazione clandestina è "presente in numerose legislazioni". La norma contro l’immigrazione clandestina è "un grande deterrente nei confronti degli stranieri che vogliono entrare illegalmente in Italia, in violazione delle regole dello Stato".

Lo ha detto il ministro della Giustizia Angelino Alfano, nel corso della conferenza stampa a Lussemburgo, dove ha partecipato alla sua prima riunione del consiglio dei ministri dell’Ue. Ieri mattina il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Luca Palamara aveva criticato il provvedimento del governo perché creerebbe delle disfunzioni al sistema giudiziario e a quello carcerario. Alfano ha anche osservato che il reato di immigrazione clandestina è "presente in numerose legislazioni occidentali e non ha prodotto guasti".

"Poi - ha aggiunto il Guardasigilli - in Parlamento troveremo una soluzione equilibrata che ci consenta di giovarci di questo beneficio senza danni al sistema delle carceri e senza che vi sia ingolfamento dei processi". Il ministro della Giustizia ha assicurato di condividere "pienamente" la norma sulle prostitute, inserita nel pacchetto sicurezza secondo la linea del nuovo governo di mettere "al centro la sicurezza e l’ordine nelle città, per le famiglie e per i bambini". "Credo - ha dichiarato - che il contrasto allo sfruttamento della prostituzione, non confondendo mai le vittime con i carnefici, sia una misura importante".

Anche se, ha aggiunto il Guardasigilli, "sulle modalità valuteremo in Parlamento", che rimane "la sede sovrana, e che entro un mese potrà tirar fuori una decisione assolutamente equilibrata". Alfano ha anche evidenziato l’impegno dell’esecutivo per ridurre i tempi dei processi: "Entro l’estate - ha annunciato - presenteremo delle norme che hanno l’obiettivo di accelerare la conclusione dei processi". L’obiettivo, ha spiegato il Guardasigilli, è "di mettere al centro della nostra battaglia l’efficienza del sistema giustizia" e trovare, in collaborazione con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, "misure di pura efficienza a costo zero".

Immigrazione: Tenaglia (Pd); usare reato mancate generalità

 

Dire, 7 giugno 2008

 

Anziché introdurre il reato di immigrazione clandestina, "lavoriamo sul reato previsto dal Testo Unico" del 1998 sulla "mancata fornitura da parte dello straniero delle proprie generalità con un documento valido: passiamo dall’attuale contravvenzione al delitto".

La proposta alla maggioranza è avanzata dal Lanfranco Tenaglia (Pd), ministro della Giustizia del governo "ombra". In questo modo, secondo Tenaglia, si "riuscirebbe a distinguere l’immigrato" che viene in Italia per lavorare e quello che invece ha tutto l’interesse a rimanere nella clandestinità e nell’ombra". Intervenendo alla trasmissione Radiocity, su Radiorai, il ministro "ombra" definisce "sbagliato e dannoso" il reato di clandestinità, previsto nel ddl del "pacchetto sicurezza": "Non risolve il problema delle espulsioni ma le complica, ingolfando i tribunali e bloccando l’attività della polizia.

Piuttosto, prevediamo meccanismi di repressione forti nei confronti dei trafficanti di esseri umani; rendiamo effettive le espulsioni per via amministrativa; effettive le pene per i reati gravi (rapine, scippi, violenze...) sia nell’applicazione che nell’esecuzione; e aumentiamo le risorse alle forze di polizia". Tenaglia, infine, avvisa: "Con il reato di clandestinità, le badanti finiranno sotto processo mentre i criminali kosovari che fanno le rapine in villa avranno la prescrizione".

Immigrazione: Agnoletto; Cpt di Torino, pestaggi e coperture

 

Ansa, 7 giugno 2008

 

Una serie di "episodi preoccupanti" al Cpt di Torino sono stati denunciati dall’europarlamentare Vittorio Agnoletto, che oggi ha visitato la struttura insieme all’ex ministro Paolo Ferrero (Prc) e al consigliere regionale Alberto Deambrogio, di Rifondazione. La prima vicenda è legata al caso di Hassan Nejl, un immigrato deceduto (di "polmonite fulminante", secondo la versione ufficiale) nel centro di permanenza il 23 maggio scorso. Alcuni compagni hanno detto che i sanitari non sono intervenuti nonostante le ripetute richieste di aiuto: "uno dei testi chiave - dice ora Agnoletto - è Rabi Said, che il 31 maggio successivo è stato ammanettato, immobilizzato e picchiato dal personale di sorveglianza. Diversi detenuti ce lo hanno confermato. E la cartella clinica parla di traumi: in infermeria è stato ben tre volte". Il secondo episodio è quello di un altro nordafricano, Hindi El Arbi, che "il 23 maggio scorso sarebbe stato percosso dopo aver tentato di fuggire". Agnoletto riferisce che l’uomo è stato espulso, il 4 giugno, prima che potesse formalizzare con il suo avvocato, Gianluca Vitale, la denuncia per lesioni.

Stati Uniti: nuovo record di detenuti, sono arrivati a 2,3 milioni

 

Associated Press, 7 giugno 2008

 

Gli Stati Uniti hanno stabilito un nuovo primato nel 2007 con una popolazione carceraria di 2,3 milioni di detenuti, informano dati del ministero della giustizia Usa.

Il numero degli uomini (2,1 milioni) supera di dieci volte quello delle donne (208 mila). La percentuale più alta è quella degli afro-americani, che sono il 35,4 per cento del totale della popolazione carceraria nonostante costituiscano meno del 10 per cento della popolazione americana. Di fatto il 4 per cento degli uomini afro-americani Usa sono in carcere, contro l’1,7 per cento degli ispanici e lo 0,7 per cento dei bianchi. Il tasso di incarcerazione degli Stati Uniti, con 762 cittadini in prigione ogni 100 mila abitanti, è circa otto volte più alto di quello della maggioranza dei paesi industriali.

Un altro trend che emerge dai dati resi pubblici dalle autorità Usa è l’aumento rapido dei detenuti non-americani: sono adesso l’8 per cento del totale dei carcerati Usa per effetto soprattutto delle più severe azioni della polizia nei confronti degli immigrati clandestini. L’aumento riguarda soprattutto i maschi ispanici.

Il notevole costo delle spese di mantenimento dei carcerati, oltre 60 miliardi di dollari l’anno, ha spinto molti stati ad approvare misure per favorire la scarcerazione dei detenuti meno pericolosi, per risparmiare sulle spese. "In Michigan spendiamo più soldi per le prigioni che per l’educazione scolastica superiore", ha rilevato il governatore del Michigan Jennifer Granholm.

Svizzera: il calcio su maxi schermo, solo per i detenuti migliori

 

Associated Press, 7 giugno 2008

 

Di solito la buona condotta in carcere garantisce uno sconto di pena, ma durante il mese di giugno comportarsi bene dietro le sbarre porterà anche un secondo vantaggio: quello di poter seguire gli Europei in compagnia e all’aria aperta. Lo hanno deciso i responsabili del penitenziario svizzero di Witzwil, nel cantone di Berna, che nel corso di Euro 2008 premieranno i detenuti con la possibilità di guardare gli incontri della kermesse continentale fino a tarda serata attraverso un maxischermo allestito in un cortile interno.

Juerg Frischknecht, che a Witzwil si occupa di seguire il tempo libero ed i programmi educativi dei reclusi, ha spiegato ad Associated Press che grazie a questa scelta circa la metà dei 120 "ospiti" del carcere potrà evitare di perdere il torneo al via domani in Austria e Svizzera. La buona condotta, dopo una settimana di prova, potrebbe convincere i responsabili del penitenziario a cancellare temporaneamente il coprifuoco delle 22, che imporrà inizialmente a tutti i detenuti di seguire nelle rispettive celle gli ultimi 30 minuti delle partite serali.

India: italiano detenuto da 15 mesi, il nuovo appello del padre

 

Lettera alla Redazione, 7 giugno 2008

 

Siamo al 7 giugno 2008, oramai sono 15 mesi da quando Angelo è detenuto in India, sto tentando tutto il possibile per cercare di risolvere questa triste situazione, ho interessato uomini politici e non, Istituzioni, Chiesa a tutti i livelli, Tv, giornali, associazioni nazionali e Internazionali e tanto altro ancora e purtroppo nulla è cambiato, Angelo in India ma anche tutti gli altri circa 3000 in tutto il mondo non esistono, si purtroppo questa gente semplicemente non esiste, nessuno si è voluto e vuole occuparsene, non una parola e un gesto concreto.

Ci interessiamo di tutto e di tutti in Italia, ma di questi cittadini proprio no, quale grande dannazione hanno sulle spalle? Quale male oscuro si portano dentro? Sembra che abbiano un virus letale per cui li porta ad essere emarginati, relegati oltre i margini della società, da quella società che si dice civile e democratica. Questa è la denuncia che voglio lanciare a tutti e con tutti i mezzi possibili.

Spero, voi che ricevete queste poche riga li divulgate come previsto dall’art. 21 della Costituzione e che non vi macchiate ancora di più, moralmente e civilmente, dell’omertà, che fino ad oggi ha contraddistinto la maggior parte dei mezzi di comunicazione e informazione che mai si sono voluti interessare di questo problema.

Ci si occupa oramai tutti i giorni di problemi di cittadini stranieri che invadono il nostro paese per svariati motivi, si sono fatte e si fanno leggi per garantirgli una vita migliore concedendogli tutti i diritti sanciti dalle Convenzioni e Leggi Internazionali, e non mi stancherò mai di dire che è giusto e sacrosanto, ma altresì non mi stancherò mai di gridare il mio dissenso e disperazione nel vedere che lo stesso non si è mai fatto o si tenti di fare per i nostri cittadini Italiani detenuti all’estero, che lo Italiano non chieda con fermezza agli altri Stati il rispetto degli stessi diritti e leggi.

La Chiesa accoglie, protegge, e aiuta tutti, anche se di religione diversa, per i nostri figli nulla, neanche una preghiera. Benché abbia portato a conoscenza tutti i gradi ecclesiali, fino a Sua Santità, il quale proprio ieri mi ha fatto pervenire per il tramite della Segreteria di Stato uno scarno comunicato di partecipazione al mio dramma personale, pur avendo io comunicato il problema di 3000 famiglie, l’assenza totale di aiuto spirituale dei preti locali. Nulla, si fa finta di nulla, si preferisce tenere la testa sotto la sabbia come gli struzzi, o peggio come Ponzio Pilato ci si lava le mani.

Gli invisibili, il popolo dei figli di nessuno, senza patria e senza un Dio che li protegge, cosa possono fare? Chi deve pensare a questa gente, esseri umani, L’Onu che 60 fa ha emanato la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani? Amnesty International o la Croce Rossa Internazionale di cui faccio parte da 10 anni? Anche costoro tacciono.

 

Giovanni Falcone

Tel. 0835504043. Cell.: 3384005065

 

 

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