Rassegna stampa 26 febbraio

 

Giustizia: il Programma del Pd; "la sicurezza, prima di tutto"

 

www.partitodemocratico.it, 26 febbraio 2008

 

"La sicurezza, prima di tutto. Severi contro il crimine e i criminali. Più severi contro chi fa violenza ai bambini".

 

Più certezza ed effettività della pena

 

Il cittadino pretende di essere certo che chi ha compiuto gravi reati contro la persona ed è stato condannato, sconti effettivamente la pena che gli è stata inflitta.

Il Governo del Pd offrirà questa garanzia. Verrà infatti immediatamente approvata quella parte del "Pacchetto Sicurezza" che ha ampliato il numero dei reati di particolare allarme sociale - fra questi la rapina, il furto in appartamento, lo scippo, l’incendio boschivo e la violenza sessuale aggravata - prevedendo la cosiddetta custodia cautelare obbligatoria; il conseguente giudizio immediato per gli imputati detenuti; l’applicazione d’ufficio (e non più a richiesta del Pm) della custodia cautelare in carcere già con la sentenza di primo grado (e non più con quella d’appello); l’immediata esecuzione della sentenza di condanna definitiva senza meccanismi di sospensione. Specularmente, va assicurato il massimo sostegno - sociale e psicologico - alle vittime delle azioni criminali.

 

Più agenti in divisa per strada, più tecnologia in città

 

Malgrado l’impegno generoso delle forza dell’ordine, i cittadini si sentono più insicuri: la qualità della vita ne viene gravemente danneggiata. E il danno è più grave per chi è più debole. È questione di entità delle risorse pubbliche dedicate, certo. Ma è anche questione di migliore impiego delle risorse umane e finanziarie disponibili. Se si vogliono più agenti in divisa a presidio dl territorio, di giorno e di notte, in centro e in periferia, nelle città e nelle campagne, si impone l’adozione di un vero e proprio "nuovo modello di sicurezza".

Immediata approvazione, in Parlamento, del "Pacchetto Sicurezza" approvato dal Consiglio dei Ministri il 30 ottobre 2007 e bloccato dalla opposizione della sinistra antagonista; e pronta attuazione del Piano d’azione contro la violenza sulle donne. In questo contesto, per il personale delle forze che tutelano la sicurezza interna ed esterna, è necessario adottare misure di protezione sociale sulla certezza del loro rapporto di lavoro e per la conciliazione delle esigenze del sevizio con quelle della vita privata.

Azione di riordino strutturale e organizzativo, volta a ridefinire su schemi più moderni e funzionali la mission istituzionale e l’impiego operativo delle diverse forze di polizia e ad eliminare ogni duplicazione funzionale tra quelle a competenza generale (Polizia di Stato ed Arma dei Carabinieri) e quelle a competenza specialistica (Guardia di Finanza, Corpo Forestale e Polizia Penitenziaria). In questa direzione, vanno ridotti al minimo indispensabile gli "sconfinamenti" delle forze di polizia a competenza specialistica nei campi di attività di quelle a competenza generale, concentrandone l’azione nei settori operativi di rispettiva attribuzione.

Estendere a tutti i Comuni capoluogo di Provincia il "Patto per la Sicurezza" già sperimentato, con ottimi risultati, in alcune delle principali città italiane. In questo quadro, devono essere trasferite ai Comuni le competenze in materia di passaporti e permessi di soggiorno. Sperimentare da subito questo trasferimento nei capoluoghi di Regione, tra cui Milano e Roma, già protagonisti del "Patto per la Sicurezza".

Mobilità interna alla Pubblica Amministrazione di personale civile oggi sottoutilizzato, per impiegarlo nelle attività amministrative di supporto (es. Archivi) alle attività di polizia.

Adottare, nell’azione contro la criminalità organizzata, un approccio operativo orientato all’aggressione degli affari e dei patrimoni mafiosi. In questo ambito vanno attribuiti alla Direzione Investigativa Antimafia - che in futuro dovrà operare in collaborazione sempre più stretta con la Guardia di Finanza - nuovi e più incisivi poteri in materia di vigilanza sugli appalti pubblici. È necessario destinare personale specializzato e risorse alle Questure e agli Uffici giudiziari per le procedure di sequestro e confisca dei beni mafiosi.

Le reti senza fili a larga banda (Wi-Fi, Wimax) consentono un’infinita possibilità di controllo del territorio. Nel più assoluto rispetto del diritto alla riservatezza, si possono aiutare i cittadini più esposti alla paura: le donne che escono sole di notte, gli anziani che si muovono nel quartiere, i bambini che vanno a scuola, possono essere protetti dal sistema georeferenziale della rete, attivando un allarme in caso di pericolo. Le stesse iniziative di video sorveglianza dei privati, che nascono come funghi, potrebbero avere convenienza a diventare un terminale interoperabile della rete, contribuendo alla sua espansione e ottenendo in cambio preziosi vantaggi. Le stazioni del trasporto possono diventare le boe della sicurezza nel mare metropolitano: informazioni sui servizi, collegamenti agili con le forze dell’ordine, telecamere, piccole attività commerciali, reti sociali di protezione.

 

Ridurre i tempi e aumentare l’efficienza della giustizia

 

Nella classifica relativa ai tempi della giustizia l’Italia è agli ultimi posti in Europa e nel confronto coi Paesi avanzati di tutto il mondo. I cittadini e le imprese italiane vedono ridursi i loro diritti in presenza di un sistema giudiziario che impiega anni e anni per risolvere le controversie. La ragionevole durata del processo, principio affermato dalla Carta Europea dei Diritti dell’Uomo e dalla Carta costituzionale, è un principio cui deve ispirarsi ogni intervento riformatore.

È indispensabile completare la stagione di riforme ‘96- ‘02, portando a compimento innanzitutto le misure già avviate sul processo civile (razionalizzazione e accelerazione del processo) e penale (razionalizzazione e accelerazione del processo, prescrizione dei reati, recidiva, tenuità del fatto); sviluppare in sede comunitaria l’iniziativa per giungere ad una sorta di "codice civile europeo"; riprendere e approvare il disegno di legge contro lo stalking e l’omofobia, già approvato dalla Commissione Giustizia della Camera nella XV Legislatura.

Il bilancio del Ministero della Giustizia deve essere considerato non solo sotto l’aspetto delle spese, ma anche sotto quello delle entrate. Solo il 3% circa delle somme per pene pecuniarie e spese processuali sono effettivamente recuperate; eppure si tratta di somme non indifferenti, cui deve aggiungersi l’enorme patrimonio costituito da beni in sequestro o confiscati, che giacciono per anni in depositi infruttiferi.

 

Intercettazioni sì, violazione dei diritti individuali no

 

Lo strumento delle intercettazioni di comunicazioni telefoniche, informatiche e telematiche è essenziale al fine di contrastare la criminalità organizzata ed assicurare alla giustizia chi compie i delitti di maggiore allarme sociale, quali la pedofilia e la corruzione.

Bisogna conciliare tali finalità con diritti fondamentali come quello all’informazione e quelli alla riservatezza e alla tutela della persona.

Il divieto assoluto di pubblicazione di tutta la documentazione relativa alle intercettazioni e delle richieste e delle ordinanze emesse in materia di misura cautelare fino al termine dell’udienza preliminare, e delle indagini, serve a tutelare i diritti fondamentali del cittadino e le stesse indagini, che risultano spesso compromesse dalla divulgazione indebita di atti processuali.

È necessario individuare nel Pubblico Ministero il responsabile della custodia degli atti, ridurre drasticamente il numero dei centri di ascolto e determinare sanzioni penali e amministrative molto più severe delle attuali, per renderle tali da essere un’efficace deterrenza alla violazione di diritti costituzionalmente tutelati.

Giustizia: il Programma del Pdl; "certezza della pena e legalità"

 

www.ilpopolodellaliberta.it, 26 febbraio 2008

 

Garantire la certezza della pena, prevedendo che i condannati con sentenza definitiva scontino effettivamente la pena inflitta.

 

Per la certezza della pena

 

Garantire la certezza della pena, prevedendo che i condannati con sentenza definitiva scontino effettivamente la pena inflitta, escludendo sconti di pena per i recidivi e per coloro che hanno commesso reati di particolare gravità e allarme sociale. Per i reati minori prevedere pene alternative al carcere, quali i lavori socialmente utili, al fine del reinserimento sociale del condannato.

Inasprire le pene per i reati di violenza sui minori e sulle donne, garantendo il gratuito patrocinio a favore delle vittime di tali reati. Istituzione del Tribunale della famiglia, per garantire i diritti fondamentali dei componenti del nucleo familiare.

Escludere qualsiasi nuovo provvedimento di indulto o di amnistia. Edificare nuove carceri e ristrutturare quelle esistenti per aumentare la capacità ricettiva degli istituti, nel rispetto della dignità del detenuto. Attuare il riordino delle carriere del personale penitenziario amministrativo, previsto nelle leggi approvate dal governo Berlusconi, con il completamento delle disposizioni riguardanti competenze, attribuzione e carriere della polizia penitenziaria.

 

Per la sicurezza sul territorio

 

Rafforzare la prevenzione dei cosiddetti "reati diffusi" (furto in appartamento, furto d’auto, spaccio di droga, sfruttamento della prostituzione, etc.), che in realtà soprattutto per chi ha di meno sono grandi reati, attraverso una maggiore presenza sul territorio delle forze dell’ordine e l’uso di strumenti tecnici di protezione (videocamere). Rilanciare la polizia di prossimità, i poliziotti e i carabinieri di quartiere per garantire, soprattutto nelle periferie delle arre urbane, la sicurezza nelle strade e la lotta al degrado metropolitano.

Riportare progressivamente le risorse finanziarie per la sicurezza ai livelli del 2006, per avere più mezzi tecnici, rispettare gli impegni contrattuali e colmare i vuoti di organico. Varare leggi quadro per la valorizzazione delle polizie locali e degli istituti di vigilanza.

Incrementare la prevenzione nei confronti del terrorismo interno e internazionale. Individuare e contrastare gli aderenti alle cellule terroristiche presenti sul territorio italiano. Stretto controllo delle moschee collegate alla predicazione ultrafondamentalista.

Contrastare il terrorismo interno individuando le sacche residue di brigatismo e di anarco-insurrezionalismo. Tutelare l’ordine pubblico dagli attacchi alla legalità dei vari "disobbedienti" (gli espropri proletari, l’aggressione alle forze dell’ordine e le devastazioni delle nostre città).

 

Contro l’immigrazione clandestina

 

Rafforzare il contrasto all’immigrazione clandestina, intensificando le politiche comuni europee e la collaborazione con i paesi di origine o di transito degli immigrati per bloccare i flussi incontrollati. Per le quote programmate di ingresso in Italia dare precedenza ai paesi che garantiscano la reciprocità dei diritti, che impediscono dal proprio territorio la partenza di clandestini e che accettano programmi comuni di formazione professionale prima delle partenze regolari verso l’Italia. Rafforzare e moltiplicare i Cpt (centri di permanenza temporanea) per l’identificazione e l’espulsione di clandestini. Eliminare le disposizioni del governo Prodi che hanno facilitato l’ingresso dei clandestini.

Per l’integrazione dell’immigrazione regolare, confermare il collegamento stabilito nella Bossi-Fini fra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, contrastare lo sfruttamento illegale del lavoro degli immigrati. Curare progetti di inserimento scolastico che puntino alla conoscenza della lingua italiana, della nostra cultura e delle nostre leggi fondamentali.

 

A favore dei minori, delle donne, delle vittime di reati

 

Contrastare con forza ogni forma di sfruttamento dei minori e delle donne. Contrastare nelle aree urbane ogni forma di insediamento abusivo di nomadi e in generale di persone senza fissa dimora. Allontanare tutti coloro che, anche se cittadini comunitari, siano privi di mezzi di sostentamento legali e di regolare residenza. Unificare in un unico testo di legge delle varie norme in favore delle vittime dei reati, in modo da evitare ogni discriminazione ed esclusione dai trattamenti risarcitori.

 

Per l’efficienza della Giustizia

 

Riportare a livello di effettività la distinzione delle funzioni nella Magistratura, come avviene in tutti i paesi europei, eliminando le attenuazioni volute dal governo Prodi. Avviare una fase di confronto con gli operatori della giustizia per una riforma di ancor maggiore garanzia per i cittadini, che riconsideri l’organizzazione della Magistratura, l’obbligatorietà dell’azione penale e l’impiego della Polizia Giudiziaria.

Aumentare l’efficienza e la rapidità della Giustizia, completare la riforma del codice di procedura civile con ulteriore snellimento dei tempi di definizione e particolare incentivo alle procedure extra giudiziali; avviare un confronto con i rappresentanti dei lavoratori della giustizia al fine di riconsiderare le piante organiche, i carichi di lavoro, l’utilizzo delle tecnologie informatiche e le qualificazioni professionali.

Attuazione dei principi costituzionali del giusto processo per una maggiore tutela delle vittime e degli indagati. Riformulazione dell’attuale normativa anche costituzionale in tema di responsabilità penale, civile a disciplinare dei magistrati, al fine di aumentare le garanzie per i cittadini.

Giustizia: Veltroni; la pedofilia? è paragonabile all’omicidio...

 

Dire, 26 febbraio 2008

 

Sulla pedofilia "è venuto il momento di avere la mano dura". Lo dice Walter Veltroni, ospite di "Radio anch’io". "Considero la pedofilia - afferma il leader del Pd - tema di assoluta attualità, noi presenteremo oggi una proposta di legge sulla pedofilia che è molto dura".

E del resto, sottolinea Veltroni, "sono convinto che la si possa paragonare all’omicidio perché quando si toglie a un bambino l’innocenza gli si segna la vita". A giudizio di Veltroni, insomma, "non è possibile stare in un paese in cui uno che ha violentato 3 bambini può stare libero e violentarne una quarta, non è possibile che un insegnante condannato in primo grado torni nella scuola dove insegna e ho sentito che il suo avvocato ha detto che per essere trasferito vuole una promozione, fa parte della follia di un paese - osserva - in cui le regole si sono perdute".

 

Le proposte di legge già ci sono, basta approvarle

 

"Veltroni interviene oggi sul problema della pedofilia, un tema sul quale nessuno deve abbassare la guardia". È quanto afferma Egidio Pedrini segretario della commissione Comunicazioni della Camera.

"Desidererei però - aggiunge il segretario - che Veltroni prendesse buona nota che nel giugno scorso fu approvata dalla Camera una mozione (n. 1-00194), che tra gli impegni per il governo prevedeva quello di ‘esercitare ogni azione affinché l’Onu riconosca i reati di pedofilia come crimine contro l’umanita"". E anche, prosegue Pedrini, che "nel luglio 2007 veniva depositata la proposta di legge sulla pedofilia n. 2941 a prima firma del sottoscritto, che inasprisce e garantisce la certezza della pena per i pedofili".

O ancora, insiste il segretario della Commissione, "la proposta di legge 3310 del dicembre 2007, sempre a mia firma, che integra il codice penale introducendo il reato di sequestro di minori". Entrambe le proposte di legge, precisa Pedrini, "prevedono l’imprescrittibilità del reato di violenza sui minori o la prescrittibilità a decorrere dalla maggiore età della vittima".

Queste due proposte di legge, dice Pedrini, "sono sul sito della Camera e chiunque può constatarne il progresso dell’iter parlamentare. Volendo - conclude il deputato - su un tema come quello della lotta alla pedofilia che riguarda tutta la società , si potrebbe chiedere una convergenza unanime, se pur a Camere sciolte, anche perché i pedofili o chi compie violenza contro i minori può colpire in qualsiasi momento".

Giustizia: in Programma Pdl misure contro violenza in famiglia

 

Asca, 26 febbraio 2008

 

Istituire sul territorio nazionale case-rifugio, una sorta di "Istituti Sos", dove accogliere le vittime della violenza in famiglia. Oltre sette milioni sono in Italia secondo l’Istat, le donne che hanno subito e subiscono violenze a sfondo sessuale, ma solo, una minima parte di questi odiosi reati vengono denunciati, anche perché per lo più avvengono in famiglia.

Questa una delle novità della Pdl (proposta di legge 3386), presentata ieri a Montecitorio dall’onorevole Paola Pelino di Forza Italia prima firmataria della proposta che mira a potenziare le misure contro la violenza sessuale.

Il provvedimento, composto da nove articoli, verrà inserito nel programma elettorale del Popolo Della Libertà sulla sicurezza. "La pdl intende apportare una modifica all’articolo 609-bis del codice penale - ha sottolineato la parlamentare azzurra - secondo il quale c’è violenza sessuale quando sussiste la "costrizione" secondo la proposta, invece, basterebbe il "non consenso" della vittima per far scattare la violenza con l’attuazione chiaramente di pene più severe tutelando il diritto di libertà sessuale".

La pdl inoltre prevede: l’adeguamento dell’istruzione delle forze dell’ordine, l’istituzione di "nuclei specializzati" nei pronto soccorso contro la violenza in cui siano anche presenti figure come lo psicologo e il ginecologo ed infine l’istituzione di corsi didattici avanzati di Educazione Civica, improntati al maggior rispetto tra i sessi.

Altro punto di novità, l’istituzione delle case-rifugio quale servizi dedicati in particolare alla prima emergenza. Inoltre, sono previste pene aggravanti per la violenza in gravidanza e le coppie di fatto sono citate esplicitamente nella nuova legge per l’applicazione delle norme antiviolenza. "Un provvedimento questo che spero possa essere prioritario nella prossima legislatura - ha concluso la Pelino - una battaglia da proporre non solo alle donne di centrodestra e che metteremo come primo punto della nuova agenda politica". La pdl ha già la firma di Isabella Bertolini e Mara Carfagna e Patrizia Paoelletti Tangheroni.

Giustizia: la Uil Polizia Penitenziaria interviene sui "distacchi"

 

Comunicato stampa, 26 febbraio 2008

 

Pres. Ettore Ferrara, Capo del Dipartimento A.P.

Cons. Armando D’Alterio, Vice Capo del Dipartimento A.P.

Dr. Massimo De Pascalis, Direttore Generale del Personale

 

Oggetto: distacchi art.7 Dpr 254/99.

 

La Direzione Generale del Personale con circolare n. 58771 del 15/2/2008 ha indicato le nuove procedure cui uniformarsi al fine di razionalizzare il ricorso ai provvedimenti di distacco temporaneo (ai sensi dell’art.7 DPR 254/99, ovvero per gravi motivi di famiglia) disposti a favore del personale di Polizia Penitenziaria.

A motivazione di tale atto si fa, in maniera piuttosto ipocrita e strumentale , riferimento ad un accordo sottoscritto con le OO.SS. in data 7 marzo 2000 che prevedeva una aliquota max di distacchi pari all’1,3%, a fronte dell’attuale dato attestato intorno al 2,32%.

Fa riferimento, inoltre, a presupposti che non possono escludere il diretto coinvolgimento delle OO.SS., per recuperare alla predetta percentuale i dati e rafforzare il valore dell’azione amministrativa in materia di efficienza e di efficacia istituzionali.

Intenzione finanche lodevole. Purtroppo per chi, come noi, conosce molto bene le oscenità gestionali di cui è capace l’Amministrazione penitenziaria, resta solo una mera intenzione da ascrivere nel campo delle utopie.

Se davvero voleva perseguirsi il "diretto coinvolgimento" sarebbe bastato convocare un incontro piuttosto che ripescare un accordo firmato 8 anni fa. Ancor più in considerazione del fatto che è in atto un confronto sulla mobilità.

A fronte della miriade di accordi unilateralmente non osservati da codesta Amministrazione (ecco l’ipocrisia) desta una certa impressione la ritrovata capacità (?) di fare buona amministrazione (!) applicando integralmente un accordo che incide (in un quadro profondamente mutato rispetto ad otto anni fa) in negativo sui diritti ( previsti per legge e, comunque, dettati da gravi motivi familiari) del personale di P.P. Verrebbe quasi da sorridere per la perfidia se non parlassimo di eventi gravi che colpiscono gli affetti nella sfera familiare. Pensavamo di poter archiviare il conio di Amministrazione nemica. Dobbiamo prendere atto, invece, della sua attualità.

Come altro possiamo catalogare una Amministrazione che da un lato comprime i diritti (contrattualmente riconosciuti) paventando difficoltà organiche (ecco la strumentalità) degli istituti del Nord ovvero quegli istituti da cui la stessa Amministrazione sottrae ogni giorno, senza l’osservanza delle regole e delle dinamiche sindacali, centinaia di unità per destinarle , unilateralmente, verso quei buchi neri che sono il Dap, Via Arenula, Uspev, Sadav, Gom, etc., ovviamente ponendo a motivazione generiche esigenze di servizio.

Ovviamente per codesta Amministrazione (che pretende, pedissequamente, di rispettare un accordo di otto anni fa ) non osservare gli accordi in materia di mobilità deve rientrare nella gestione ordinaria. Dove sono, infatti, gli interpelli? Dove sono i criteri equi, trasparenti e condivisi? Nel frattempo, a proprio piacimento, si continua a mobilitare (ovviamente per ragioni di servizio) il personale senza regole e senza rendere conto ad alcuno.

Se questo è il nuovo corso, ha ragione chi rimpiange il vecchio! Molto più facile da colpire e perseguire chi ha la sfortuna di vivere gravi problemi familiari piuttosto che riportare a una dimensione accettabile la gestione degli altri servizi. Non stupiamoci poi, e non versiamo lacrime di coccodrillo, di fronte ad eventi drammatici ed irrecuperabili. In un Dipartimento che ha più varchi del Colosseo dobbiamo assistere alla chiusura delle porte del diritto. Non solo è un’Amministrazione nemica, è anche ingiusta e insensibile.

Da tempo abbiamo consegnato la nostra disponibilità all’individuazione di criteri oggettivi per una effettiva razionalizzazione delle risorse umane rispetto alle esigenze dei servizi. Non certo, però, a queste condizioni.

Per la Uil Penitenziari è necessario partire dalla revisione delle piante organiche (mai condivise) inattuali e inadeguate. Bisogna definire gli organici del Dap, dei Prap e dei servizi vari che, negli ultimi anni, hanno saccheggiato gli organici degli istituti (dal Nord al Sud) determinando quelle difficoltà che oggi si ritiene dover/poter controllare attraverso una compressione dei diritti del personale. Occorre applicare quei criteri equi e trasparenti previsti dagli accordi , evitando ingiustificati privilegi solo per pochi eletti.

Per quanto si chiede l’immediata sospensione della circolare in questione e la convocazione di uno specifico incontro, anche per dare avvio ad una discussione complessiva sulle piante organiche. Nelle more si sollecita una maggiore disponibilità ad accogliere le istanze del personale tese ad ottenere un distacco (o rinnovo) motivato da gravi esigenze di carattere familiare. Nell’attesa di riscontro porgo distinti saluti.

Giustizia: l'immobiliarista Danilo Coppola torna ai domiciliari

 

Apcom, 26 febbraio 2008

 

Il Tribunale del riesame, presieduto da Antonio Losurdo, ha concesso gli arresti domiciliari a Danilo Coppola. L’istanza presentata dai difensori il 17 dicembre scorso è stata discussa sabato nella cittadella giudiziaria di piazzale Clodio. L’immobiliarista era tornato in carcere dopo la decisione del tribunale, in seguito all’evasione dagli arresti domiciliari. I legali di Coppola, gli avvocati Michele Gentiloni Silveriij e Claudio Coratella, avevano motivato la richiesta ribadendo che il reato di bancarotta fraudolenta, in riferimento al fallimento della Micop Immobiliare, per cui Coppola è detenuto dal 1 marzo dello scorso anno, non ha motivo di esistere perché, con il versamento al fisco di oltre 8 milioni di euro, è stato cancellato ogni debito.

Ad oggi Coppola è ricoverato al Policlinico Gemelli, in seguito al grave deperimento psicofisico in cui è stato trovato dai periti nominati dallo stesso tribunale. Il motivo principale del ritorno dietro le sbarre è legato alla breve evasione che mise in atto il 6 dicembre, durante la quale rilasciò anche una intervista a "Skytg24". Il pm Rodolfo Sabelli in udienza aveva espresso parere contrario alla revoca della misura cautelare sostenendo che, con il ricovero in ospedale, dove è piantonato, per Coppola sono contemperate sia le esigenze cautelari sia salvaguardia della salute.

Lettere: Spoleto; stanotte ci ha provato Nicola... si è impiccato

 

www.informacarcere.it, 26 febbraio 2008

 

Verso le cinque del mattino mi ha svegliato un rumore che proveniva dalla cella accanto alla mia, pensavo che fosse Ivano che facesse le ore piccole e che fosse inciampato in qualche cosa. Ho ripreso a dormire ma subito dopo mi sono svegliato di nuovo e ho sentito gridare una guardia: - Allarme rosso, allarme rosso. - Ivano ci sei? Ivano mi ha risposto subito: - Ci sono, ci sono, non sono io, ci ha provato Nicola, si è impiccato. Si sono affacciati dallo spioncino tutti gli altri compagni a gridare: - Presto dottore! - Sbrigatevi, non respira! - Infermiere, infermiere, sta morendo! - È bianco come un morto! - Appuntato, appuntato!

Dopo un po’ arriva il dottore di corsa prendendo Nicola con la barella e lo portano via. Lo vedo passare, gli occhi chiusi, un segno al collo, il viso da morto. Non so cosa auguragli, se salvarsi o morire, se si salverà ci rimarrà male e ci riproverà di nuovo. È un ergastolano, è malato e invalido, io al posto suo mi arrabbierei se non riuscissi neppure a morire, forse è meglio per lui che muoia senza soffrire. Poi penso che l’altro giorno era con me nella sala colloqui e l’ho visto insieme a sua moglie e ai suoi figli, ci ripenso e spero che si salvi per l’amore della sua famiglia. Dopo qualche ora ci comunicano che si salverà.

È ufficiale, Nicola si salverà. Spero che non ci provi e se ci riproverà spero che questa volta ce la faccia. È assurdo vivere senza un fine pena…. si può farlo solo per amore o per pazzia.

È tornato Nicola dall’ospedale, sono andato a stringergli la mano e gli ho detto: - Alcuni pensano che gli ergastolani sono dei morti viventi, facciamogli vedere che si sbagliano e che siamo ancora vivi, dimostriamo che la vita è sempre più forte della morte.

 

Carmelo Musumeci dal carcere di Spoleto

Porto Azzurro: dentro il carcere museo con i tesori del Polluce

 

In Toscana, 26 febbraio 2008

 

Il museo del mare con i reperti del Polluce nelle segrete di forte San Giacomo: è questo l’accordo fra Comune di Porto Azzurro e l’amministrazione penitenziaria ratificato dall’ultima seduta del Consiglio comunale con il parere favorevole anche della minoranza. L’allestimento museale dei reperti archeologici del relitto, recentemente recuperati, s’inserisce in un progetto molto più ampio che ha come scopo principale la reintegrazione sociale dei detenuti, anche con il coinvolgimento degli enti locali. Un accordo dunque, quello tra amministrazione penitenziaria e amministrazione comunale, che punta da un lato a rieducare i detenuti, dall’altro a raggiungere tale scopo attraverso un'attività di valorizzazione e tutela del patrimonio ambientale circostante.

Esiste un protocollo d’intesa tra ministero della Giustizia e ministero dell'Ambiente, nel quale si afferma l'impegno a promuovere l'utilizzo della popolazione carceraria in esecuzione di pena. E’ attraverso questa collaborazione che si cercherà di favorire e sviluppare il patrimonio culturale e storico della fortezza spagnola di Porto Azzurro, la flora e la fauna locale attraverso l'istituzione di itinerari e punti di osservazione - un’operazione finalizzata alla realizzazione di un percorso turistico aperto a visite guidate con finalità socio-pedagogiche - le opportunità di lavoro dei detenuti e di giovani in cerca di occupazione. L’accordo tra provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria regionale, direzione della casa di reclusione e amministrazione comunale prevede la costituzione di un gruppo di lavoro misto per la definizione dei programmi d’intervento, e per l’attivazione delle risorse finanziarie necessarie alla realizzazione dei progetti approvati. L’amministrazione comunale si farà inoltre carico degli oneri concessi a spese tecniche, sopralluoghi, indagini, ricerche e personale e s’impegnerà a sostenere gli oneri economici dell’operazione. La direzione dell'istituito consentirà l'utilizzo dei locali attraverso un atto di comodato stabilito dall’Agenzia del demanio, che terrà conto degli oneri per le spese che l'amministrazione comunale deve sostenere per le opere di recupero e di manutenzione dei locali.

Como: nasce il primo "fan club" dedicato ad Azouz Marzouk

di Mauro Peverelli

 

Corriere di Como, 26 febbraio 2008

 

Capelli biondi, sciolti, lunghi ben oltre le spalle. Chi ha seguito le prime udienze del processo di Erba non può non averla notata. Flaviana Raso, de La Diva Eventi di Torino, segue da vicino le vicende di Azouz Marzouk, tanto che dopo gli annunci delle scorse settimane ha definitivamente fondato il primo fan club dedicato al tunisino, che nella strage di Erba ha perso moglie, figlio e suocera.

Azouz, nel carcere di Vigevano - dove è detenuto con l’accusa di spaccio di droga - è in contatto con la ragazza che gli comunica tutte le mosse, comprese quelle di preparargli il terreno quando i guai giudiziari saranno finiti. Tanto che i fan, tra i primi passi, starebbero cercando a Marzouk una casa in quel di Torino - dove ha sede il club - per averlo più vicino "quando tutto questo caos sarà passato". Ma andiamo con ordine, partendo proprio dalla nascita del fan club Azouz Marzouk che ha già stampato le magliette per i futuri soci.

"Siamo partite - dice la Raso - Io sono il presidente di questa iniziativa. Per adesso siamo in nove persone, diciamo i fondatori, ma abbiamo già ricevuto molte domande di iscrizione anche se per il momento, per accogliere i soci, aspettiamo il via libera dal commercialista che sta pianificando gli ultimi dettagli". Le idee sono però già sul piatto. "Le magliette sono pronte, per adesso ci stiamo muovendo per portare ad Azouz la nostra solidarietà e per sostenerlo in questa situazione, nella speranza che tutto si risolva per il meglio. Poi speriamo anche di fargli guadagnare qualcosa".

Un fan club travestito da agente, dunque "Sono già giunte richieste importanti di una famosissima rivista che lo voleva per una campagna pubblicitaria. I progetti sono tanti, ma abbiamo bisogno di lui, speriamo che sia presto libero di potersi muovere e gestire. La nostra intenzione è tirar fuori da Azouz il meglio di lui. Anche se la vita l’ha già messo duramente alla prova, è molto giovane. Adesso però deve voltare pagina".

È vero che state cercando casa a Torino per Azouz? "È tra i nostri progetti. Del resto se dovremo collaborare sarà importante stare vicini. Ma questo discorso è ancora decisamente prematuro". Azouz è d’accordo? "Ovviamente noi non stiamo comunicando con lui, se non via lettera. E, stando a quello che ci scrive, è molto contento di quello che stiamo facendo. I contatti li teniamo ovviamente anche con il suo avvocato. Oggi saremo a Como, non per il processo, che non ci riguarda, ma per far sentire a Marzouk la nostra vicinanza".

Droghe: no all’affidamento se consumo è soltanto occasionale

 

www.dirittoegiustizia.it, 26 febbraio 2008

 

Nessun affidamento in prova al servizio sociale per il detenuto che consuma in via del tutto occasionale sostanze stupefacenti. E la certificazione rilasciata al riguardo dalla struttura sanitaria pubblica (Sert) non vincola la decisione del Tribunale di Sorveglianza. È quanto emerge dall’Ordinanza 4/2008 emessa dal Tribunale di Sorveglianza di Torino.

Che cos’è l’affidamento in prova per fini terapeutici. È una particolare forma di affidamento in prova prevista dall’articolo 94 del Dpr 309/90 Testo unico in materia di stupefacenti, rivolta ai tossicodipendenti e agli alcooldipendenti che intendano intraprendere o proseguire un programma terapeutico.

Attualità dello stato di tossicodipendente. A differenza dell’articolo 90 del Dpr 309/90, che si riferisce a persona che si è sottoposta con esito positivo ad un programma terapeutico e socio-riabilitativo, l’articolo 94 dello stesso provvedimento presuppone una pena da eseguire nei confronti di persona tossicodipendente o alcooldipendente. In sostanza, l’affidamento in prova al servizio sociale per fini terapeutici presuppone l’attualità dello stato di tossicodipendente o alcooldipendente del beneficiario. Per cui, se la condizione del detenuto è quella di assuntore occasionale di stupefacenti l’istanza deve essere respinta. E la decisione del Tribunale di sorveglianza non è in alcun modo vincolata alla certificazione rilasciata in proposito dal Sert.

Droghe: Piobbichi (Prc); Pd fa propria la legge Fini-Giovanardi?

 

Notiziario Aduc, 26 febbraio 2008

 

"C’era una volta l’abrogazione della legge Fini-Giovanardi sulle droghe, ma nel programma del Pd questo tema è sparito": così Francesco Piobbichi, responsabile droghe del Prc, commenta il fatto che nel programma del Pd, reso noto ieri, non sembra esservi traccia della questione tossicodipendenze. Secondo l’esponente di Rifondazione su questo terreno il Pd ha "due grandi colpe: quando era al governo ha di fatto affossato la revisione della Fini-Giovanardi, prevista dal programma dell’Unione, accodandosi ai centristi. E adesso che è in campagna elettorale, ha cancellato il tema dalla discussione pubblica per paura di aprire contraddizioni al suo interno". "Ma chi tace acconsente e con questo silenzio sul tema delle droghe il Pd legittima la permanenza della Fini-Giovanardi, evidenziando purtroppo una pesante subalternità culturale alla destra sul tema delle droghe".

Israele: un servizio Tv sulle torture usate contro i palestinesi

 

Infopal, 26 febbraio 2008

 

Il canale 10 della televisione israeliana ha rivelato le brutali torture perpetrate dall’esercito israeliano contro i cittadini della Cisgiordania, bambini compresi. Il servizio sulle torture, curato dalla giornalista Ilana Diane, è stato trasmesso durante il programma "TV reality".

Tra le forme di brutalità utilizzate, compaiono i "getti d’aria calda sugli arrestati", "mettere in mostra i genitali dei soldati davanti ai detenuti", "picchiarli violentemente", "riprendere le scene di tortura con i telefonini", "soffocare i bambini palestinesi fino allo svenimento". Il programma ha mandato in onda scene di militari che colpivano con aria calda la faccia di un ragazzo palestinese, altri che registravano con i telefonini le torture, altri ancora che riempivano di botte alcuni prigionieri o esponevano i propri genitali, ecc.

Un soldato che ha servito nell’unità "Kfer", responsabile delle operazioni in Cisgiordania, ha raccontato: "Si usciva per strada nelle volanti. Qualsiasi bambino ci guardasse in un modo che non ci piaceva, veniva riempito di botte. Una volta, uno ha tirato dei sassi e poi è scappato: noi, allora, ne abbiamo afferrato un altro che aveva assistito alla scena e lo abbiamo riempito di botte finché ha accettato di indicarci la casa di quello che ci aveva lanciato le pietre. Siamo arrivati dal ragazzino, che aveva 14 anni, lo abbiamo trascinato via da materasso su cui si trovava e gli abbiamo infilato la canna del fucile in bocca, dicendogli: "Vuoi morire? Scegli il luogo dove vuoi essere seppellito".

Da altre testimonianze, si scopre che i soldati hanno torturato i bambini di Hebron: un militare afferma che "Hebron è come il far west americano, e che l’esercito è la legge. Abbiamo testato chi di loro può resistere di più senza respirare. Abbiamo stretto le nostre mani sulle gole di alcuni ragazzini controllando l’orologio per vedere chi resisteva di più prima di svenire".

 

 

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