Rassegna stampa 8 aprile

 

Giustizia: pena e diritti umani; le priorità secondo i Garanti

 

Comunicato stampa, 8 aprile 2008

 

Comunicato del Coordinamento Nazionale dei Garanti dei diritti delle persone limitate nella libertà istituiti presso i Comuni e le Province.

I Garanti lavorano quotidianamente affinché la condizione delle persone private della libertà e la punizione degli autori di reato non venga mai disgiunta dal rispetto della dignità e dei diritti inviolabili delle persone e dalla ricerca di risorse e strumenti per garantirne il reinserimento sociale

Al futuro Parlamento i Garanti chiedono di porre mano in modo non settoriale e non congiunturale alle riforme necessarie per affrontare in modo radicale i nodi relativi al come punire: occorre introdurre la previsione di pene diverse dalla reclusione e valorizzare le misure alternative, argine efficace al ritorno in carcere. L’indifferenziata privazione della libertà non promuove il reinserimento sociale dei condannati e, per tale via, non assicura l’effettiva prevenzione della recidiva.

Il sovraffollamento delle carceri costituisce di per sé trattamento inumano e degradante ed impedisce la territorializzazione dell’esecuzione della pena, indispensabile presupposto di programmi efficaci di reinserimento nei contesti sociali di appartenenza;

In tal senso, i Garanti chiedono: la riforma del codice penale; la revisione delle leggi in materia di droghe, immigrazione e recidiva; la piena esigibilità del diritto di difesa, anche pubblica, e l’accesso al patrocinio a spese dello Stato per i non abbienti; il completamento del passaggio al Servizio Sanitario Nazionale delle competenze in materia di tutela della salute delle persone detenute; l’effettiva realizzazione delle innovazioni a suo tempo previste, ormai otto anni fa, dal Regolamento di Esecuzione dell’Ordinamento Penitenziario, anche attraverso il reperimento di idonee risorse personali e materiali; la moltiplicazione sul territorio nazionale delle Case per detenute madri; la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari; la definizione dell’ordinamento penitenziario minorile.

Il Coordinamento Nazionale dei Garanti dei Diritti delle persone limitate nella libertà chiede a tutti i leader politici candidati di inserire nell’agenda del futuro Parlamento l’istituzione di un organismo nazionale indipendente per la tutela dei diritti umani, di cui l’Italia è l’unica nazione dell’Europa occidentale ad essere priva, con funzioni anche di Garante delle persone private della libertà personale, perché l’incisività degli organismi sovranazionali deputati al controllo dei luoghi di detenzione (Istituti Penitenziari, Cpt, Opg, Camere di sicurezza) è correlata all’istituzione e al rafforzamento di organismi nazionali e locali dotati di analoghe competenze attraverso una adeguata articolazione fra figure di garanzia locali, nazionali e sovranazionali nella direzione della reciproca valorizzazione.

I Garanti locali, con l’autorevolezza loro conferita dal rappresentare le comunità locali che ne hanno voluto l’istituzione, chiedono l’inserimento in tempi rapidi delle questioni richiamate nell’agenda del futuro Parlamento e del governo che ne dovrà attuare le opzioni.

 

Giorgio Bertazzini, Garante della Provincia di Milano

Federica Berti, Garante del Comune di Ferrara

Maria Pia Brunato, Garante del Comune di Torino

Andrea Callaioli, Garante del Comune di Pisa

Franco Corleone, Garante del Comune di Firenze

Mario Fappani, Garante del Comune di Brescia

Suor Maddalena Fois, Garante del Comune di Sassari

Carlo Murgia, Garante del Comune di Nuoro

Paolo Muzzi, Garante della Provincia di Lodi

Raffaella Paolella, Garante del Comune di San Severo

Gianfranco Spadaccia, Garante del Comune di Roma

Giuseppe Tuccio, Garante del Comune di Reggio Calabria

Desi Bruno, Coordinatrice del Coordinamento Nazionale dei Garanti

Giustizia: i Garanti; una Commissione per diritti dei detenuti

 

Adnkronos, 8 aprile 2008

 

Il nuovo Parlamento che si insedierà dopo il voto di aprile approvi il disegno di legge per l’istituzione della "Commissione nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani e la tutela dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale", già licenziato con il voto favorevole della Camera, il 4 aprile 2007, ma che non è riuscito ad approdare al Senato, prima che cadesse il Governo Prodi.

È questo l’appello che i garanti dei detenuti della città di Bologna, Pisa, Reggio Calabria, Roma, Ferrara, Torino, Firenze, Lodi, Brescia e della Provincia di Milano, hanno lanciato oggi da Bologna, nel corso di un incontro con la stampa tenutosi in Comune che per fare il punto della situazione in cui versano le carceri italiane e i detenuti.

"L’istituzione di un garante nazionale - ha detto il garante di Bologna Desi Bruno - è prevista da una risoluzione dell’Onu, ma l’Italia è l’unico paese dell’Europa occidentale ancora inadempiente rispetto a queste disposizioni". Secondo il legale bolognese, infatti, "manca una legge nazionale che ridisegni il ruolo dei garanti cittadini e ne definisca maggiormente l’ambito di intervento". Se il sovraffollamento delle carceri resta il primo problema in materia, i garanti ricordano però anche l’importanza dei percorsi di accompagnamento che "riducono notevolmente il fenomeno della recidiva e la necessità, quindi, di investire risorse" su questo fronte.

"Nella Finanziaria 2008, su proposta del Governo, era stato previsto un capitolo di spesa di circa 6,9 milioni di euro per la Commissione nazionale - ha ricordato Stefano Anastasia, capo della segreteria del sottosegretario alla Giustizia Luigi Manconi, che è anche stato il primo garante d’Italia, al Comune di Roma - e credo che se questa legislatura avesse avuto ancora corso, saremmo potuti andare avanti. Quindi ora spetta al nuovo Parlamento riprendere un discorso già iniziato ma che si è interrotto".

"Per i provvedimenti approvati già approvati da uno dei due rami del Parlamento della precedente legislatura c’è una corsia preferenziale che speriamo venga imboccata" ha aggiunto il Garante di Firenze Franco Corleone, specificando che "non si tratta di una questione corporativa, ma di un adempimento che riguarda l’intero Paese". Intanto, mentre i Garanti di mezza Italia plaudono al Decreto firmato il primo aprile dal presidente del Consiglio Romano Prodi per l’affidamento dell’assistenza sanitaria dei detenuti al sistema sanitario locale, e non più dunque al ministero della Giustizia, l’appello lanciato oggi da Bologna riguarda anche una riforma del Codice e delle procedure di diritto civile.

"Il carcere è un luogo patogeno - ha continuato Corleone - in cui ci si ammala, anche per questo chiediamo l’approvazione di un pacchetto di leggi, sulla tossicodipendenza, sull’immigrazione e sulla recidiva, che possa consentire di cambiare la situazione, perché il carcere è una cosa seria, mentre ad oggi i detenuti per reati gravi sono solo 7.000. Il 50%, inoltre, è dentro per problemi legati alla droga, mentre se aggiungiamo le violazioni dell’articolo 14 sulle leggi dell’immigrazione, arriviamo a cifre iperboliche".

Insomma, la richiesta, caldeggiata anche dal’ex pm, oggi assessore alla Sicurezza del Comune di Bologna, Libero Mancuso, è di definire "pene e misure alternative al carcere, che siano rapide, efficace e credibili, e più in generale un nuovo modello di convivenza". Quanto, infine, al problema dell’affollamento. Mauro Palma, che presiede il Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o dei trattamenti inumani e degradanti, ha sottolineato che "ad un anno e mezzo dall’indulto, sono rientrati in carcere 7.460 persone, su un totale di 27.314 persone che hanno beneficiato del condono della pena, a fronte di 92.000 persone che sono entrate in carcere solo nel 2007".

Ribadendo poi che il problema della Commissione Nazionale riguarda tutte le persone detenute", Palma ha concluso che su fronte dei diritti delle persone private della libertà personale "l’Italia vive in uno stato di inadempimenti scioccanti, cui si aggiunge il fatto di un aver mai introdotto nei codici il reato di tortura".

Giustizia: i Garanti; la legge sulle droghe riempie le carceri

 

Notiziario Aduc, 8 aprile 2008

 

Il Coordinamento nazionale dei Garanti dei diritti delle persone limitate nella libertà ha chiesto da Bologna maggiore impegno al mondo politico italiano in tema di carceri. Tra le rivendicazioni, quella di modificare in modo sensibile il codice penale per non riempire le prigioni di detenuti colpevoli di reati sociali e la speranza che non si interrompa l’iter legislativo per la creazione del garante nazionale, figura presente in quasi tutti i paesi europei. "Metà delle persone che entrano in carcere ha a che fare con la legge contro le droghe - ha spiegato Franco Corleone, garante dei detenuti di Firenze - una percentuale che aumenta ancora di più se si considerano anche gli immigrati regolari".

Cambiare le pene per questi reati, secondo i garanti, è una necessità: "Serve un nuovo Codice penale che preveda misure rapide, efficaci e credibili per sanare le ferite sociali, come nel modello spagnolo", la richiesta di Corleone. Con lui si è schierata anche la collega bolognese Desi Bruno: "Il sovraffollamento delle carceri è un tema devastante per i detenuti, gli operatori e la polizia penitenziaria stessa che, a Bologna, è sotto organico di 200 unita". E i detenuti sono 1.056 anziché i 483 della capienza massima prevista, scrive "Il Sole 24 Ore", spiegando che La Dozza di Bologna è prima in Italia per affollamento (219%), davanti a Milano San Vittore e a Firenze Sollicciano.

Dunque, la richiesta dei Garanti è di "rivedere le leggi in materia di droghe, immigrazione e recidiva". Anche perché, come ha spiegato il capo della segreteria del Sottosegretario alla giustizia, Stefano Anastasia, la polemica sull’indulto è pretestuosa: "Non diamogli responsabilità che non ha: in un anno e mezzo sono rientrati in carcere 7.460 detenuti dei 27.314 scarcerati, mentre sono 92.000 gli incarcerati totali nello stesso periodo".

Nella Finanziaria 2008, il Governo aveva stanziato circa sette milioni per la creazione del Garante nazionale dei detenuti e di una commissione di cinque elementi che tutelasse gli abitanti delle carceri italiane. Ma, dopo l’approvazione alla Camera, il progetto si è arenato in Senato: "Ci sarebbe una corsia privilegiata, ma visti i provvedimenti mancati, questo è stato l’anno del disincanto", è l’accusa di Corleone. Secondo Mauro Palma, Presidente del Comitato Europeo per la prevenzione della tortura, le "inadempienze italiane sono scioccanti": l’Italia, infatti, non ha mai ratificato il Protocollo firmato del 2003 che prevedeva l’istituzione di un’autorità di controllo entro un anno. Anzi, "nel 2004 c’era una lista di provvedimenti che non sono mai stati legiferati e l’attuazione del Regolamento Penitenziario Europeo è in gran parte evaso".

Giustizia Balducci (SA); dare più spazio alle pene alternative

 

Adnkronos, 8 aprile 2008

 

"Le indicazioni del coordinamento nazionale dei Garanti dei diritti delle persone limitate nella libertà sono molto serie e spero che il nuovo parlamento ne tenga conto riaprendo con urgenza il tema delle carceri". Lo dice Paola Balducci, responsabile Giustizia dei Verdi e candidata della Sinistra Arcobaleno, secondo la quale "la modifica del codice penale è importante e attesa da tempo per dare più spazio alle pene alternative soprattutto per i detenuti colpevoli di reati sociali. Anche la creazione del garante nazionale è una misura che può essere approvata in tempi rapidi: da parte dell’Arcobaleno ci sarà massimo impegno in questo senso".

Giustizia: Ubaldi (UDC); certezza della pena e nuove carceri

 

Ansa, 8 aprile 2008

 

Certezza della pena, nuove carceri, immigrazione controllata e rifiuto verso nuove forme di indulto generalizzato. Infine ripristino degli stanziamenti di bilancio, precedenti alle ultime due finanziarie del Governo Prodi, a favore delle forze dell’ordine. È la ricetta di Elvio Ubaldi, candidato come capolista al Senato per l’Unione di Centro nella circoscrizione Emilia Romagna, per rispondere alla crescente richiesta di sicurezza da parte dei cittadini di Parma e dell’Emilia Romagna. "È dovere dello Stato rendere la vita della gente più sicura, potenziando gli strumenti a disposizione delle forze dell’ordine, aumentando i controlli sull’immigrazione ed incentivando l’integrazione difendendo fortemente la nostra identità".

In particolare Ubaldi chiede maggiore dignità e più risorse da destinare alle forze di polizia, "ridotte fortemente durante il Governo Prodi". A questa categoria infatti, secondo Ubaldi, è necessario riconoscere l’insostituibile funzione di presidio della legalità attraverso la certezza della pena e attraverso nuovi fondi da stanziare, grazie ai quali sarebbe possibile remunerare adeguatamente il rischio e il disagio: "Tutti aspetti - continua Ubaldi - che incentivano gli agenti nel compimento della loro azione". Circa le nuove carceri Ubaldi le indica come "necessarie", di fronte all’aumento dei detenuti e alla necessità di applicare le pene, "al fine di risolvere il problema del sovraffollamento che rende la situazione delle prigioni esplosiva".

Ubaldi propone leggi per un’immigrazione davvero controllata, che va condizionata alla disponibilità di lavoro, abitazione e regolarizzazione fiscale: "Immigrazione che deve integrarsi nel rispetto non solo della nostra legge ma anche della nostra cultura e tradizione. Per questo chi è autore di reati gravi deve scontare la pena in Italia, mentre per i crimini meno importanti è necessaria l’espulsione e, attraverso accordi bilaterali, la detenzione in carcere nei Paesi di origine". Quindi lotta senza quartiere alla microcriminalità, al traffico di stupefacenti, allo sfruttamento della prostituzione e alla riduzione in schiavitù. Inoltre no al giudizio abbreviato per reati quali la violenza sulle donne e la pedofilia.

"Questa che propongo - conclude Ubaldi - non è una cultura della repressione ma una cultura delle regole. Perché una società che si impone delle regole è una società civile e del rispetto".

Giustizia: Osapp; se manca una vera politica penitenziaria

 

Ansa, 8 aprile 2008

 

Le cifre fornite ieri dal Sole 24 Ore sull’emergenza carceri, seppur rinnovano la situazione di allarme che l’Osapp denuncia da tempo, non sono aderenti alla vera realtà penitenziaria dei 205 istituti sparsi in tutta Italia". È quanto dichiara il segretario generale dell’Osapp Leo Beneduci. "I dati in nostro possesso - continua - parlano invece di un totale di 51.639 detenuti, su una capienza regolamentare di 43.158 unità. A questi vanno poi aggiunti gli altri (non meno di 500 unità) che non sono conteggiati perché in permesso o, temporaneamente fuori per motivi di giustizia.

Denunciamo in particolare la situazione di quelle regioni dove la capienza eccedente arriva anche al 66 per cento, e dove si supera già quella tollerabile. È il caso dell’Emilia Romagna che per una presenza detentiva di 3.787, ha una capacità regolamentare di 2.283 detenuti. È il caso della Lombardia, con un rapporto del 43 per cento, e che per una presenza detentiva di 7.718 unità, ha una capacità regolamentare di 5.382 detenuti.

Il rapporto presentato dal Sole - aggiunge Beneduci - fa menzione di un’indagine conoscitiva che il ministero starebbe preparando per quanto attiene l’edilizia penitenziaria, e qui iniziamo a parlare di vuoto ormai incolmabile: secondo le nostre stime, i 205 istituti presentano una programmazione dei posti letto pari alla capienza regolamentare di 43.158 unità, quanti se ne possono ospitare a livello nazionale. Ma i problemi nascono con i posti che non sono fruibili perché in ristrutturazione o in fase di adeguamento: un totale di 4.988 posti sicuramente da non considerare.

Non facciamo considerazioni di sorta, al fine di lasciare spazio a un’analisi obiettiva della situazione. Ma se pensiamo che il ministero stanzia annualmente milioni di euro per l’adeguamento e la ristrutturazione, o l’allargamento delle strutture presenti, e che dai nostri dati viene riportata una utilizzabilità a interventi ultimati che arriverà, tra qualche anno, al massimo a 46.705 posti, questo ci fa male sperare che le considerazioni fatte dal giornalista nel servizio siano più amare di quanto non lo siano apparentemente, e che non ci sia una vera politica penitenziaria.

Giustizia: sanzionati i Giudici che diedero semilibertà a Izzo

 

Ansa, 8 aprile 2008

 

Tre anni fa Angelo Izzo, il "mostro del Circeo", ammazzò a Ferrazzano, vicino a Campobasso, Maria Carmela Linciano e sua figlia Valentina Maiorano, mentre godeva del regime di semilibertà. Ora i giudici del Tribunale di Sorveglianza di Palermo che gli concessero quel beneficio, facendo tornare Izzo nel carcere di Campobasso da cui era stato allontanato undici mesi prima perché ritenuto pericoloso, sono stati condannati dalla sezione disciplinare del Csm alla sanzione dell’ammonimento.

Secondo il "tribunale delle toghe", Pietro Cavarretta e Gabriella Gagliardi sono colpevoli di "lesione del prestigio dell’ordine giudiziario" per aver omesso di valutare, nell’emettere il loro provvedimento, gli elementi negativi che risultavano dal fascicolo e che avevano spinto il giudice di sorveglianza di Campobasso e il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ad allontanare Izzo dal Molise.

A promuovere l’azione disciplinare nei confronti dei due magistrati era stato l’allora ministro della Giustizia, Roberto Castelli, che aveva accusato i magistrati di Palermo di "negligenza inescusabile". La Procura Generale della Cassazione aveva chiesto la condanna alla più pesante sanzione della censura.

Viterbo: Reparto Eiv non apre per mancanza di personale

 

Asca, 8 aprile 2008

 

Niente Reparto Eiv (Elevato indice di vigilanza) a Mammagialla, almeno per ora. Lo ha deciso Pierpaolo D’Adria, direttore del carcere viterbese che, di fronte alla mancanza di personale, ha voluto posticipare l’apertura della nuova sezione del penitenziario. "Il nuovo padiglione è pronto per accogliere 25 detenuti ex 41-bis - ha dichiarato il direttore del carcere - ma la sua inaugurazione è in fase di stallo. La nuova struttura richiederebbe 15 agenti per turno, che attualmente non ci sono". Negli ultimi tempi si respira un’aria pesante all’interno del carcere. La Polizia Penitenziaria è stata spesso aggredita dai detenuti, che sono in netta superiorità numerica rispetto agli agenti. A Mammagialla, infatti, mancano 250 unità di Polizia Penitenziaria: in parole povere, meno di 400 poliziotti vigilano su più di 600 carcerati.

Torino: "Dentro e fuori"… le voci delle detenute in un blog

 

Dire, 8 aprile 2008

 

Sono circa 100 le recluse della Casa Circondariale Lorusso e Cotugno, tra cui madri con figli e nomadi; solo 5 o 6 hanno deciso di raccontare le proprie storie e emozioni. L’iniziativa è finanziata e patrocinata dal Comune.

"Io sono Alina, ho quarantatre anni e da cinque sono chiusa in questo carcere. Non so ancora come affrontare questo sistema di contatto con l’esterno e non nascondo di avere parecchi dubbi sull’effettivo aiuto morale che ne può derivare ma voglio provarci" . Questa è una delle voci che escono dalla Casa Circondariale Lorusso e Cotugno grazie all’iniziativa "Dentro e Fuori", finanziata e patrocinata dall’Assessorato alle Risorse e allo Sviluppo della Cultura del Comune di Torino; un’estensione del blog della sezione dei detenuti sieropositivi Prometeo.

Lo scambio di informazioni fra il "dentro" e il "fuori" funziona su due binari, uno tecnologico e uno più tradizionale: i redattori de Il Contesto (la rivista tematica torinese che porta avanti il progetto) ogni settimana ritirano dal carcere scritti su carta, li pubblicano sul sito; poi raccolgono i commenti ai post e li portano, stampati, ai detenuti. Evitano così problemi di sicurezza, dato che tutti i pezzi su carta vengono controllati dalla direzione e possono arrivare direttamente a chi è in carcere, che ovviamente su non può navigare su internet.

"Le detenute sono circa 100 - racconta Simone Natale, uno dei redattori - e per ora sono 5 o 6 le persone che hanno provato a scrivere. È una sezione di madri con bambini, e questo è spesso l’argomento delle loro lettere". Ci sono parecchie rom e sinti nella sezione femminile del carcere di Torino, madri di uno o più bimbi; hanno nostalgia dei parenti e degli altri figli fuori.

Jagoda scrive: "Da quando sono in questo posto (…) è sempre la stessa cosa. Vedo tutto nero e il mondo mi è crollato addosso. Soffrire d’amore per i figli e per il mio dolce amato, l’unico grande amore. Ciao, suocera mia, tu sia benedetta, stai attenta ai miei cuccioli. Ma dico forza, coraggio, perché la galera è solo un passaggio".

O Esmeralda: "Nella vita ho passato tante cose e la mia scelta fu di andare a rubare e vivere di portafogli. Non mi ha costretto nessuno, è stata una mia scelta, per guadagnare di più. Poi mi sono comprata tante cose belle, ma non mi andava mai bene. La polizia mi prende e mi mette in carcere. Io mi pento per quello che ho fatto alle persone. Se tornassi al passato non lo rifarei mai, perché la vita è molto bella ma noi non sappiamo viverla quando siamo fuori da queste mura. Solo adesso mi rendo conto che sono da un anno in carcere. Mio figlio non vede le sue sorelle da sei mesi. (…) Ma non fa niente, passa tutto nella vita".

Sonia, del reparto "incolumi", cioè delle detenute per reati legati alla violenza sui bambini, (separate dalle altre per motivi di sicurezza), si esprime così: "Penso ogni minuto della mia giornata alla mia cara mamma che sta molto male e sta soffrendo al sapere che sono chiusa qui dentro innocentemente". Alle voci "da dentro", il "fuori" risponde puntuale: con delicatezza, mai puntando il dito. Monica, ad esempio scrive: "ciao Esmeralda, che bel nome che hai. Sono felice che ci sia uno spazio anche per le donne e hai ragione, nella vita tutto passa. L’importante è che non passi inutilmente, cioè che riusciamo ad imparare qualcosa dalle nostre esperienze. un bacio a te e al tuo bambino".

Firenze: solo 2 i detenuti che sono stati autorizzati a votare

 

Dire, 8 aprile 2008

 

Inoltrate 25 richieste. Denunciati gli ostacoli burocratici e la mancanza di informazione: "Non è giusto che debba partire dai detenuti la richiesta di votare". La Rai: "È troppo tardi per uno spot ad hoc".

Sono solo 25 le richieste di voto per le elezioni politiche inoltrate dai detenuti del carcere fiorentino di Sollicciano al Comune di Firenze, e per ora solo 2 quelle accettate. A denunciarlo è il garante per i diritti dei detenuti del Comune di Firenze: "È una situazione drammatica e vergognosa - spiega Corleone - non è giusto che debba partire dal detenuto la richiesta di poter votare, è un meccanismo diabolico che finisce per penalizzare il loro diritto al voto e che risente della mancanza di informazione".

Proprio dal garante fiorentino, nei giorni scorsi era partita una lettera al Presidente del Consiglio di Amministrazione della Rai, Claudio Petruccioli, per sollecitare una adeguata informazione per l’esercizio del diritto di voto da parte dei detenuti. Questa mattina è arrivata la risposta, a firma del direttore comunicazione e immagine della Rai, Gianluca Veronesi: "Ci ha scritto - spiega Corleone - che purtroppo non c’è più tempo per pianificare uno specifico spot, che quelli in onda hanno dovuto passare il vaglio di Vigilanza, Autorità e Viminale, e per di più gli ultimi giorni sono destinati alle istruzioni di voto". Per questo, spiega il garante, l’informazione è stata limitata: "La Rai ci ha scritto che ha provveduto a passare le regole di voto in carcere a Televideo perché le accluda nelle specifiche pagine (pag.186) e che ha segnalato ai Tg la problematica perché trovino uno spazio per parlarne, guadagnando così tempo prezioso".

Quanto alle autorizzazioni al voto, dati alla mano Corleone, sottolinea: "A Sollicciano ci sono circa 800 detenuti. È vero che circa il 60 per cento è costituito da immigrati, ma secondo i miei calcoli restano almeno 200 persone che ne avrebbero diritto. E meno del 10 per cento di questi ha fatto richiesta di voto. Andrebbe cambiata la normativa, votare è un diritto fondamentale ma questa scarsissima informazione pre-elettorale è difficile che oltrepassi le mura e che raggiunga i detenuti".

Complessivamente, in Italia, sono 17 mila i detenuti che per le prossime elezioni politiche potrebbero essere interessati dal diritto al voto: tutti quelli cioè in attesa di giudizio o condannate con pene inferiori a cinque anni. Nei giorni scorsi era stato proprio il sottosegretario alla Giustizia con delega sull’Amministrazione Penitenziaria, Luigi Manconi, a sollecitare la massima collaborazione tra Amministrazioni Penitenziarie, Comunali e Uffici elettorali per garantire a tutti i detenuti la possibilità di esercitare il loro diritto di voto.

Palermo: all’Ucciardone parte corso di educazione ambientale

 

Adnkronos, 8 aprile 2008

 

Dieci detenuti dell’Ucciardone a scuola di ambiente. Partirà martedì prossimo nel carcere palermitano un progetto di educazione ambientale, realizzato dall’assessorato Politiche dell’ambiente della Provincia in collaborazione con la casa circondariale e la Uisp, finalizzato al reinserimento sociale dei detenuti, attraverso iniziative volte alla salvaguardia ed al recupero del territorio e del patrimonio ambientale.

Il progetto, della durata di sei mesi, vedrà dieci detenuti impegnati in un corso di formazione sulle tematiche ambientali, durante il quale saranno istruiti sulle tecniche di giardinaggio e svolgeranno anche attività pratiche in giardini di proprietà della Provincia dove avranno modo di sperimentare, affiancati da tutor e personale esperto, quanto appreso durante il corso. Il progetto mira a favorire il processo rieducativo dei detenuti attraverso il loro coinvolgimento, a titolo di volontariato, in un progetto di cittadinanza attiva mirato alla salvaguardia, al recupero e alla tutela del territorio e del patrimonio ambientale, in aree di proprietà della Provincia.

Napoli: 30 ragazzi dell'Ipm di Nisida al circolo nautico Posillipo

 

Ansa, 8 aprile 2008

 

I minori dell’Istituto Penale Minorile di Nisida potranno praticare attività sportiva per il Circolo Nautico Posillipo sotto la guida di allenatori del club rossoverde. È l’obiettivo del Protocollo d’intesa firmato dal ministro della giustizia Luigi Scotti con il presidente del Posillipo Antonio Mazzone. I ragazzi reclusi a Nisida, fino a 30, scelti sulla base della situazione processuale e con la autorizzazioni del Dipartimento minori del Ministero potranno scegliere tra otto discipline, dal nuoto, alla pallanuoto, alla vela, canottaggio e canoa-polo. "È un modo - ha detto il ministro Scotti ai giornalisti - di educare i ragazzi a regole di condotta e ad un costume di vita compatibile con la pratica sportiva offrendo loro spazi più liberi di vita". La selezione dei ragazzi nelle varie discipline sarà compiuta dagli allenatori del Club rossoverde, il secondo al mondo per numero di atleti inviati alle Olimpiadi. "Non escludiamo di potere trasformare alcuni di questi ragazzi in nostri atleti", ha detto Mazzone. Parte degli allenamenti si svolgeranno nell’Istituto di Nisida, altri nelle piscine e nelle palestre del Posillipo, che già svolge da due anni un’analoga iniziativa sociale con i figli dei detenuti dell’Istituto Sant’ Eligio. Alla firma del protocollo d’ intesa ha partecipato, con il ministro Scotti, la responsabile del Dipartimento minori del ministero Melita Cavallo.

Livorno: la madre di Marcello Lonzi in sciopero della fame

 

Ansa, 8 aprile 2008

 

Ha iniziato oggi lo sciopero della fame e si è seduta davanti al Tribunale di Livorno Maria Ciuffi, la madre di Marcello Lonzi, il giovane detenuto morto in carcere a Livorno il 12 luglio 2003. La donna chiede giustizia perché non crede all’ipotesi che il giovane, che era tossicodipendente, sia morto per infarto come stabilito dalle indagini e accusa invece gli agenti della polizia penitenziaria di averlo picchiato fino a provocargli la morte.

Una tesi, la sua, che per ora non ha mai trovato conferme ufficiali nonostante le sue reiterate denunce e una seconda indagine aperta in seguito ad un suo dettagliato esposto. La donna ha detto che proseguirà anche nei prossimi giorni la sua protesta davanti al palazzo di giustizia.

Genova: manifestazione protesta della Polizia Penitenziaria

 

Comunicato stampa, 8 aprile 2008

 

Si è concluso con un nulla di fatto l’incontro svolto questa mattina a Genova tra il Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria Giovanni Salamone e tutti i Sindacati della Polizia Penitenziaria sulle problematiche degli Istituti di pena della Liguria. E quindi i sindacati hanno confermato, al termine dell’incontro, lo svolgimento di una manifestazione di protesta a Genova, davanti agli Uffici del Provveditorato in Viale Brigate Partigiane 92 rosso, per venerdì 11 aprile alle ore 10.00.

"La riunione è stata inconcludente e quindi saremo venerdì 11 aprile in piazza per denunciare i mille disagi con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini del Corpo di Polizia penitenziaria che prestano servizio nelle 7 Case circondariali della Regione e nella Scuola di Formazione del Personale di Cairo Montenotte e le pessime relazioni sindacali con il Provveditore Salamone" spiegano i sindacalisti, che auspicano a questo punto "una convocazione a Roma da parte del Capo dell’Amministrazione penitenziaria Ettore Ferrara per risolvere i problemi dei poliziotti liguri - in primis le gravi carenze di Personale e le attuali condizioni di servizio - e per valutare l’opportunità di avvicendare l’attuale Provveditore regionale ligure".

Le Organizzazioni sindacali della Polizia Penitenziaria, in un lungo documento congiunto, da tempo criticano la gestione della sicurezza e l’organizzazione del sistema penitenziario del Dirigente Salamone, a cui spetta l’emanazione delle linee guida e relativi progetti, considerato che il dialogo sindacale con il predetto dirigente generale si è acuito tanto da non ottenere più gli auspicati risultati di una gestione del sistema penitenziario più trasparente e sicuro, (ne sono testimoni gli ultimi eclatanti episodi di tentate evasioni e di risse all’interno degli istituti, portati a conoscenza dell’opinione pubblica dagli organi stampa).

Rispetto alla ritenuta "fallimentare gestione" prodotta dal Provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria della Liguria, Dr. Giovanni Salamone, i Sindacati della Polizia Penitenziaria sollevano una vibrante e pubblica protesta, ritenendo l’attuale stato di emergenza e criticità ormai irreversibile, e quindi manifesteranno a Genova, davanti agli Uffici del Provveditorato in Viale Brigate Partigiane 92 rosso, venerdì 11 aprile alle ore 10.00 per sollecitare l’adozione di urgenti provvedimenti e in particolare: maggiore strumenti a garanzia della sicurezza ed incolumità personale; maggiore tutela dell’immagine del Corpo; maggiore snellezza e trasparenza dell’azione degli uffici del Provveditorato, unitamente ad una minore burocratizzazione; maggiore e costruttivo dialogo sindacale in tutta la Regione; maggiore attenzione alle problematiche sollevate dalle scriventi OO.SS. che, se maggiormente prese in considerazione, forse avrebbero preventivamente evitate le eclatanti azioni di cui si è ressa protagonista la Liguria Penitenziaria; emanazione di precise ed univoche disposizioni afferenti la sicurezza in tutti gli istituti della regione; maggiore controllo verso le Direzioni protagoniste di disattenzione al rispetto del dialogo sindacale e degli accordi stipulati; un urgente incontro con il Capo del Dipartimento a cui la presente è diretta, al fine di meglio esplicitare la criticità del sistema, con l’intento di riportare la Liguria penitenziaria ad ottimali livelli di sicurezza.

 

Sappe, Osapp, Cgil, Cisl, Uil, Fsa/Cnpp

Uspp, Sinappe, Siappe Polizia Penitenziaria

Napoli: Polizia Penitenziaria, un sit-in davanti a Poggioreale

 

Ansa, 8 aprile 2008

 

Carenze croniche di organici, reparti detentivi in drammatiche condizioni igieniche e operative, assenza di condizioni minime di sicurezza, l’alto numero di suicidi nel corpo di polizia penitenziaria nel 2007: è quanto denuncia l’organizzazione sindacale autonoma della polizia penitenziaria che nella notte tra il 9 e il 10 aprile effettuerà una veglia notturna, un sit-in di protesta davanti al carcere di Poggioreale di Napoli.

Un’azione, quella finalizzata a denunciare "troppe carenze da anni non risolte" che coinvolgerà anche le regioni del Piemonte, della Valle D’Aosta, del Lazio e della Toscana per chiedere "la sicurezza del carcere e del cittadino". "È urgente l’avvento di un Governo e di un nuovo ministro della Giustizia che riconoscano nel carcere una delle principali emergenze nazionali - spiega Pasquale Montesano, segretario nazionale dell’Osapp -.

È necessario anche un nuovo capo dell’amministrazione penitenziaria. Vogliamo restituire dignità alle professionalità che lavorano all’interno delle carceri ad oggi sfruttate". Il sindacato della polizia penitenziaria chiama in causa "strutture minorili, soprattutto in Campania, nella totale disorganizzazione; il blocco dei distacchi, dei trasferimenti; i nuclei operativi traduzioni e piantonamenti allo stremo", tra l’altro. Il tutto, sostiene l’Osapp "a fronte di investimenti di miliardi di euro".

Roma: i giovani protagonisti della "settimana per la legalità"

 

Dire, 8 aprile 2008

 

Una settimana contro tutte le mafie. E in particolare contro quell’attività criminosa finalizzata a controllare determinati settori delle attività economiche e commerciali attraverso l’imposizione del famigerato "pizzo". Al teatro Piccolo Eliseo Patroni Griffi, a Roma, da domani a domenica si svolgerà la seconda edizione de La settimana per la legalità, promossa dalla Presidenza della Regione Lazio in quanto parte del più ampio progetto istituzionale Con le armi della cultura, in collaborazione con le Associazioni Libera, Fondazione Caponnetto, Università degli Studi Roma Tre e Centro Studi Enrico Maria Salerno.

Rappresentanti delle istituzioni, della cultura, del giornalismo e dello spettacolo, e anche ex-detenuti che parleranno del loro percorso umano dalla detenzione alla libertà, porteranno la loro testimonianza e si confronteranno sugli argomenti connessi alla lotta al racket, dalle "buone pratiche" in atto alla sfida dell’informazione libera, in cinque giorni di dibattiti rivolti agli oltre 2000 giovani studenti del Lazio, coinvolti nei 4 diversi progetti per la legalità della Regione.

Tra un dibattito e l’altro gli stimoli alla riflessione arriveranno dal teatro: ogni mattina (riservate alle scuole) e ogni pomeriggio (tra le sessioni mattutine e quelle pomeridiane dei nove incontri previsti) di questa settimana il palco del teatro di via Nazionale riprenderà la sua naturale funzione, ospitando Addiopizzo, uno spettacolo scritto e diretto da Roberto Cavosi che prende il titolo dal nome del movimento giovanile nato a Palermo per combattere il flagello dell’estorsione.

Attraverso tre "quadri" concatenati dialetticamente tra loro si snoderà un percorso narrativo che va dalla voglia di libertà e di "salvezza" di due giovani studenti del sud alla ribellione al sistema mafioso di un ragazzo appartenente a una "cosca", passando per la presentazione di alcune lettere scritte per il concorso della cooperativa Solidaria dedicato a Libero Grassi.

I giovani siciliani del movimento Addiopizzo saranno presenti per tutti gli incontri (lo scorso anno protagonista della settimana è stato un altro movimento giovanile, quello de I ragazzi di Locri - E adesso ammazzateci tutti) e racconteranno la loro esperienza, confrontandosi con gli studenti laziali. E a proposito della scelta di dare spazio a questi giovani il Presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, che aprirà i lavori della prima giornata, ha dichiarato: "In primo piano mettiamo anche quest’anno l’esperienza di cittadini, soprattutto giovani, che hanno avuto il coraggio di rompere un’insopportabile rete di ricatti. La loro forza e il loro spirito d’iniziativa ci dice che c’è un mondo che non vuole più accettare le mafie come un fatto fisiologico. Siamo dalla loro parte, siamo per chi lotta contro la mafia con le armi dell’impegno, della cultura, della conoscenza delle regole".

I palermitani che con silenziosa tenacia hanno lavorato e rischiato in prima persona per sensibilizzare la popolazione siciliana e non solo sulla piaga dell’estorsione non saranno i soli giovani chiamati a parlare nelle cinque giornate di dibattiti: assieme a loro anche artisti famosi impegnati a diffondere la cultura della legalità, da Niccolò Fabi a Claudio Gioè a Rolando Ravello.

Tra i nomi "istituzionali" dell’impegno nella lotta contro la criminalità Tano Grasso, Presidente della Federazione Antiracket; Luigi De Ficchy, Sostituto Procuratore Nazionale Antimafia per il Lazio; Enzo Ciconte, Presidente dell’Osservatorio per la legalità della Regione, Piero Grasso, Procuratore Nazionale Antimafia, Giuseppe Cosentino, Capo Dipartimento del Ministero della Pubblica Istruzione. E, naturalmente, i rappresentanti delle Associazioni organizzatrici, dal Presidente di Libera Don Luigi Ciotti al Presidente Onorario della Fondazione Caponnetto Elisabetta Caponnetto.

Immigrazione: Fini; un Cpt per ogni Regione e più espulsioni

 

Apcom, 8 aprile 2008

 

"Salvaguardare l’impianto della Bossi-Fini, rimuovere i provvedimenti varati dal governo Prodi che l’ha svuotata e renderla più efficace per quanto riguarda le espulsioni. Costruire nuovi Cpt in modo da averne uno per Regione. Il leader di An, Gianfranco Fini, in una conferenza stampa tenuta nel centro di permanenza temporanea di Ponte Galeria al termine di una visita insieme a Gianni Alemanno e Alfredo Mantovano, ha sintetizzato così le politiche che un eventuale governo di centrodestra è pronto a mettere in campo sulla questione dell’immigrazione.

Il presidente di Alleanza Nazionale ha contestato i provvedimenti pensati dal governo Prodi: "L’azione dell’Esecutivo è stata viziata da un pregiudizio di tipo ideologico, pregiudizio di chi sostiene che la Bossi-Fini è inefficace: hanno detto cose che non rispondono al vero". A tal proposito Fini ha citato dati "forniti dal ministero dell’Interno che smentiscono clamorosamente le bugie di Prodi" e che indicano come dal 2001 al 2007 sia aumentato il numero degli immigrati regolari (da un milione e mezzo a 3 milioni) e sia diminuito quello dei clandestini (da 800mila e 300mila).

"Per un pregiudizio ideologico - ha aggiunto Fini - il Governo ha messo in campo la volontà esplicita di rendere meno efficace la normativa vigente in modo da svuotarla. L’esecutivo ha sanato di fatto tante posizioni di clandestinità. E con l’indulto 15mila extracomunitari sono stati scarcerati senza procedere alle espulsioni". "Quello di Ponte Galeria è forse il Cpt migliore di Italia e non c’è bisogno di costruire altri Cpt nel Lazio.

Prodi però ne ha chiusi tre in Italia, mentre ci vorrebbe un Cpt in ogni regione". Il presidente di An respinge poi le critiche di chi considera i centri di permanenza temporanea alla stregua di carceri: "Oggi sono migliori rispetto al 2001, le condizioni di vivibilità e di rispetto della persona umana non sono in discussione: non sono carceri né prigioni e abolirli contrasta con il buon senso".

D’accordo il candidato a sindaco di Roma per il Pdl, Gianni Alemanno: "Quella di Ponte Galeria è una struttura da migliorare e potenziare, ma non bisogna crearne di nuove nel Lazio. Bisognerebbe crearne almeno una, però, in Toscana che non ne ha". La ricetta per regolare al meglio l’immigrazione, ha concluso Mantovano, prevede "il contrasto all’immigrazione irregolare, accompagnato dall’impegno per l’integrazione degli immigrati regolari".

Droghe: Fini; le sanzioni amministrative? non le toccheremo

 

Notiziario Aduc, 8 aprile 2008

 

"Dal 15 aprile mi impegno a non tornare indietro sulle questioni della droga": lo ha detto il leader di An, Gianfranco Fini, intervenendo ad un’iniziativa del Pdl sulla droga. La legge Fini - Giovanardi e le sanzioni amministrative per i consumatori, dunque, non si toccano.

"Un partito moderato non deve confondere la moderazione con il relativismo etico e sulla droga bisogna essere intransigenti". Ribadendo quanto detto in precedenza da Carlo Giovanardi, Fini ha aggiunto che "il paletto inamovibile per noi è che non può esistere il diritto a farsi del male. Non meraviglia che la sinistra contesti quel principio, perché la sinistra continua a pensare che la libertà sia senza regole. La sinistra contesta la legge Fini - Giovanardi - ha aggiunto - perché è un punto fermo che ribadisce il principio che lo stato può restare insensibile se qualcuno si fa male o fa male ad altri".

"Quando saremo al governo discuteremo con tutti, ma non sulle sanzioni amministrative". Per il leader di An, infatti, "il compito di una buona politica non può essere quello di fare ciò che è utile per il consenso ma deve essere di fare quello che ciò è giusto per la propria cultura". Se in questa campagna elettorale non si è parlato di droga, secondo Fini è perché ‘molti partono dal ragionamento che in campagna elettorale si cerca di lisciare il pelo dalla parte giusta. Dire ai ragazzi che se usano la droga gli viene sospesa la patente o sequestrato il motorino non crea consenso. Prevale quindi il calcolo utilitaristico di non parlarne, per non perdere voti".

Ma questa, aggiunge, "è una politica che confonde ciò che è utile con ciò che è giusto. Se per assurdo affermando queste cose perdessimo i 10 mila voti di quei ragazzi, sarebbe giusto farlo, perché bisogna dare alla politica una ragion d’essere educativa".

Fini ha ribadito la necessità di una grande azione di prevenzione cura dei tossicodipendenti, repressione dello spaccio e, ha confermato la contrarietà alle narco-sale, all’aumento della quantità di droga consentita per il consumo, ed ai rave party che ha definito "l’imbarbarimento di qualsiasi dignità della persona umana". Ha inoltre puntato il dito sulla "ipocrisia di chi li autorizza e di chi il giorno dopo, quando ci scappa il morto, sostiene che la società deve interrogarsi sul fenomeno. Non c’è nulla su cui interrogarsi. Non esiste la libertà di farsi del male".

"Battere la disinformazione e il pregiudizio verso la legge Fini - Giovanardi è un altro degli impegni che il leader di An promette di mantenere: ‘La sinistra è figlia del vietato vietare, invece ci sono cose in cui occorre vietare".

"Il mio impegno è che dal 15-16 aprile non si torna indietro su questi aspetti". Ha quindi confermato l’intenzione di rimettere in piedi il Dipartimento antidroga, "sulle competenze si vedrà", ma soprattutto "dobbiamo riprendere con slancio e con la convinzione di ave fatto una legge giusta, che ha interrotto la stagione del tutto lecito. Questa legge noi la attueremo".

"Voglio rilanciare il Dipartimento per le tossicodipendenze, l’incontro di oggi ha dimostrato che c’è una squadra di tecnici preparati, di cui fanno parte giuristi, operatori sociali, religiosi e laici". Lo ha annunciato Maurizio Gasparri. "Bisogna creare una struttura nazionale - ha proseguito Gasparri - che intervenga nei casi di emergenza. Fermo restando le competenze regionali, non sempre gli enti locali hanno la capacità di sostenere situazioni più urgenti. Il dipartimento deve essere dotato anche dei mezzi economici che consentano di agire nelle periferie e nei luoghi degradati". "È necessario fare uno stanziamento almeno per i casi più gravi. C’è bisogno di una struttura nazionale come avviene con la Protezione civile. L’attività ordinaria va quindi agli enti locali, mentre la straordinaria all’ente nazionale".

"Vinceremo le elezioni, e sulla droga chiederemo la collaborazione di tutti. Siamo pronti anche a proposte innovative": sarà questo l’atteggiamento della maggioranza di centrodestra, se vincerà le elezioni politiche, secondo Carlo Giovanardi, del Pdl, ministro competente sulla droga nell’ex governo Berlusconi.

"L’importante è arrivare a una politica in cui tutte le ricette siano prese in considerazione. Dobbiamo riaprire una cantiere sulla droga, attraverso il dialogo e la valorizzazione di tutte le risorse di chi opera nel settore". L’ex ministro ha però posto un paletto ben preciso. "Drogarsi - ha ribadito - è illecito, è stato dimostrato dalla scienza che le droghe provocano danni irreparabili a chi le usa e a chi resta vittima di chi le usa. Posto questo paletto, siamo aperti al dialogo". Ed ecco lo slogan del centrodestra: "La droga è come la spazzatura: va rimossa". Perché, ha spiegato Giovanardi, la droga "inquina le persone dentro, e le persone sono più importanti dell’ambiente". Giovanardi ha ribadito che le sanzioni amministrative per i consumatori devono restare, che va ricostituito il Dipartimento antidroga, e che va intensificato il rapporto sia con le Regioni e gli enti locali sia con gli operatori del servizio pubblico e con quelli del privato sociale.

Droghe: Ferrero; ma a Fini non interessa la vita dei ragazzi

 

Notiziario Aduc, 8 aprile 2008

 

"Le loro leggi hanno riempito le carceri di giovani consumatori e non hanno ostacolato per niente il narcotraffico come indicano tutti i dati sulla circolazione delle sostanze che mostrano forti aumenti dopo il varo della Fini - Giovanardi. Della vita di migliaia di ragazzi alla destra non importa niente per loro si tratta solo di una battaglia ideologica". Paolo Ferrero, ministro della Solidarietà sociale, replica alle dichiarazioni sul tema della droga di Gianfranco Fini e Carlo Giovanardi.

"Criticano i centri sociali - afferma - che in molti casi hanno costruito valide esperienze di socialità e di vita associativa in quartieri periferici e dove i giovani vivono gran parte della loro giornata per strada, mentre tra le loro fila si fa a gara a dichiararsi "fascista", vale a dire - sottolinea il responsabile della Solidarietà sociale - erede di una cultura e di una storia che per il nostro paese ha prodotto violenza, tragedie e morte. Da una destra del genere non si può accettare nessuna lezione".

 

 

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