Rassegna stampa 18 settembre

 

Giustizia: Prodi; certezza della pena, impunibilità spinge a reato

 

Adnkronos, 18 settembre 2007

 

"Serve la certezza della pena, senza la quale potremmo essere i più severi, i più feroci al mondo, ma non avremo mai la sicurezza". Così il premier Romano Prodi, torna a parlare, nel corso della trasmissione "Porta a porta", del tema della sicurezza. Magistrati nel mirino, dunque? "No -risponde- ma di fatto, tra il prolungamento del processo e una sospensione, si crea una situazione di questo tipo perché l’idea dell’impunibilità spinge al reato. Per questo uno dei punti più importanti è proprio quello dei processi celeri".

Giustizia: Mastella; niente patteggiamento per i reati più gravi

 

Il Campanile, 18 settembre 2007

 

L’entrata in vigore della riforma dell’ordinamento giudiziario e i problemi connessi alla sua applicazione. Questi i temi sul tavolo dell’incontro di ieri tra il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, e il Csm. Un incontro voluto dallo stesso Guardasigilli e a cui hanno preso parte anche i presidenti delle commissioni alle prese con le novità introdotte dalla riforma approvata a fine luglio. Per il ministro Mastella una delle priorità resta "la certezza della pena". "Dobbiamo assicurare la certezza della pena dal momento stesso in cui un delinquente viene arrestato, non dopo anni di lentezze processuali, e senza patteggiamenti per i reati più gravi, cioè quelli che comportano violenza contro la persona", spiega il titolare di Via Arenula nel corso di un’intervista rilasciata al settimanale "Gente" in edicola oggi. "Occorre evitare che i criminali tornino in libertà prima del processo - prosegue il Guardasigilli - ed eliminare il senso di frustrazione dei poliziotti, costretti a vedere scarcerare dai magistrati i delinquenti che hanno spedito in galera".

Giustizia: Mastella; Beppe Grillo è un delinquente senza cuore

 

Adnkronos, 18 settembre 2007

 

Il Guardasigilli: "Mi sembra chiaro che punta a una presenza politica nazionale forte". E ancora: "È un ignorante costituzionale, non arriva alla vita di Benigni". Di Pietro difende il comico: "Non fa sensazionalismo". Dì la tua sul V-Day e sulle liste civiche.

Grillo, un delinquente senza cuore. A dirlo è il ministro della Giustizia Clemente Mastella che, sul suo blog, risponde all’attacco del comico. "Grillo continua ad attaccarmi - scrive il Guardasigilli -. Prima voleva garantire assistenza legale ai parenti vittime di assassini usciti grazie all’indulto e trasformatisi in belve feroci. Poi ha deciso di raccogliere queste sofferenze in un libro bianco. Per me Grillo è un delinquente senza cuore".Sul suo blog, Grillo se la prende oggi proprio con il Guardasigilli perché ha proposto la legge sull’indulto - che "ha evitato la galera ai furbetti della finanza, agli amministratori pubblici corrotti" -.

Parte da una testimonianza, quella di "Daniele Pelliciardi, cittadino italiano, figlio di due persone torturate e uccise a Gorgo al Monticano dovrebbe essere proiettata in Parlamento". "Coloro che hanno firmato la legge sull’indulto dovrebbero vederla e rivederla - scrive il comico genovese - Daniele afferma che nessuno lo ha contattato, che ha inviato una lettera a Mastella senza ricevere alcuna risposta". Questa legge "l’ha votata il Parlamento, destra e sinistra uniti nella loro difesa. Ma l’ha proposta Mastella, ultimo firmatario, non può incolpare sempre gli altri. Rutelli e la Palombelli per l’aereo, il Papa e il Parlamento per l’approvazione dell’indulto", si legge ancora. "Nel suo blog mi ha dato del Pinocchio. Ha scritto che l’indulto non c’entra con il delitto bestiale di Gorgo. Lo dica anche a Daniele Pelliciardi".

"Come definire chi si propone di strumentalizzare il dolore ultragiustificabile di chi ha perso amici, affetti, parenti per omicidi terribili attribuendo la responsabilità di quel dolore all’indulto? - rincara il Guardasigilli - Come se l’indulto stesso fosse la causa di un omicidio, come se chi ha votato in Parlamento il provvedimento possa essere corresponsabile dell’omicidio in questione. Un assassino è tale, indulto o non indulto.

Per me Grillo è un ignorante costituzionale. Come definire chi finge o fa finta di non sapere che a proporre l’indulto è stato tutto il Parlamento e non solo il ministro della Giustizia? Io ritengo che il provvedimento sia stato giusto e non scarico certo la responsabilità sugli altri. Ma la proposta è del Parlamento. Per me Grillo non arriva alla vita di Benigni. Viva Benigni!". C’è anche un post scriptum: "Mi sembra chiaro ora, e non era un segreto neanche prima, che Grillo punti a una presenza politica nazionale forte. Ce la farà a fare le liste? Vedremo. Ma la politica c’entra eccome".

Giustizia: la legge sulle intercettazioni è contro il Gip Forleo

 

Italia Oggi, 18 settembre 2007

 

Signori, ecco a voi l’emergenza d’Italia: fermare Clementina Forleo, il gip milanese dell’inchiesta Unipol, che qualche grattacapo sta causando ai leader uscenti dei Ds (e non solo a loro). Visto che non c’erano altre emergenze nel settore della giustizia e che non erano sufficienti gli attuali privilegi dei mandarini al potere, ecco lì pronto in Senato un emendamento di maggioranza alla legge sulle intercettazioni che ha già avuto anche la benedizione esplicita del relatore. Lo scopo però è semplice: impedire la presentazione in parlamento di altre richieste come quella della Forleo che possano poi essere usate contro deputati o senatori.

In poche parole: nei mesi scorsi la procura di Milano non avrebbe potuto per legge iscrivere nel registro degli indagati nessuno dei parlamentari intercettati al telefono con Giovanni Consorte o Gianpiero Fiorani. Non avrebbe potuto a meno che non fosse stata in possesso di altre prove o indizi di reato diverse dalle intercettazioni. Per utilizzare quelle, ed eventualmente iscrivere sulla base delle telefonate uno o più parlamentari coinvolti nel registro degli indagati, aveva bisogno prima della autorizzazione delle camere.

Infatti il gip Forleo l’ha chiesta. D’ora in avanti non potrà più farlo a meno che prima non vengano indicati i reati per cui sono perseguiti quei parlamentari. Se non saranno indicati (e non potrebbero, visto che quei testi sono inutilizzabili senza autorizzazione delle Camere), l’autorizzazione non verrà concessa. O verrà concessa solo per procedere contro terzi (i vari Consorte, Fiorani nel caso in questione).

Un bel circolo vizioso, che di fatto aggiungerebbe nuova immunità alla ricca protezione costituzionale oggi esistente nei confronti dei parlamentari. In compenso, grazie ad altri emendamenti al disegno di legge sulle intercettazioni, verrebbero affievoliti i paletti-privacy inseriti a protezione di comuni cittadini coinvolti nelle inchieste. Un capolavoro, che è anche ennesimo segnale di come la casta non si curi affatto dell’opinione pubblica e del clima che circonda il palazzo. È la Forleo la vera emergenza della giustizia italiana?

È davvero più urgente lanciare un ulteriore salvagente a Massimo D’Alema & C. invece di porre rimedio ai guasti dell’indulto? Si sono sentite molte parole in questi mesi, ma l’unico atto apparso in parlamento è questo emendamento. Parole in libertà anche sulla richiesta del gip di Milano. D’Alema e Fassino hanno dichiarato di non volersi avvalere dell’immunità. Ma si sono detti vittime di quel fumus persecutionis che giustifica un possibile no alle richieste del tribunale. Per D’Alema, la Forleo è prevenuta, ideologica. Delle due una: è così, allora ci si preoccupi prima degli italiani comuni che possono essere giudicati da quel gip. Non è così. E allora zitti, a giudizio.

Polizia Penitenziaria negli Uepe: nuovo rinvio a data da definire

 

Blog di Solidarietà, 18 settembre 2007

 

È stato sospeso per la quarta volta il confronto tra l’Amministrazione penitenziaria e i sindacati sull’iniziativa di sperimentare l’utilizzo di agenti penitenziari negli Uffici dell’esecuzione penale esterna (Uepe), con il ruolo di controllo nelle misure alternative. A dimostrazione che le osservazioni e il dissenso dei tanti a tale proposta è fondata, è stato nuovamente rinviato il confronto a data da definire. La notizia è rimbalzata subito sul blog di solidarietà degli assistenti sociali, www.solidarietaasmilano.blogspot.com, da cui era partita la manifestazione di dissenso all’iniziativa del Ministro della Giustizia Clemente Mastella. Nel blog degli assistenti sociali si parla di un "importantissimo ulteriore risultato, di una nuova sospensione di ogni decisione sulla sperimentazione prevista dalla proposta di decreto interministeriale del ministro Mastella".

Il Comitato di Solidarietà Assistenti Sociali, nell’accogliere positivamente il rinvio comunicato ieri dai vertici dell’Amministrazione Penitenziaria, auspica che "venga superato definitivamente il progetto del Ministro Mastella". Qualora dovesse comunque prevalere la volontà di procedere con la sperimentazione, il Comitato di Solidarietà, chiede che venga riformulato il progetto tenendo conto dei:

No al Servizio di Verifica con personale di polizia penitenziaria negli Uepe e al controllo che verrebbe svolto dalla polizia penitenziaria per la misura dell’affidamento in prova al servizio sociale anche se solo su specifica richiesta del Tribunale o del Magistrato di sorveglianza.

No al superamento della connotazione sociale degli Uepe a favore del rafforzamento dell’immagine di un servizio parte integrante degli Organismi di Ordine Pubblico e Sicurezza e al ruolo dei Direttori degli Uepe, sempre più vicino a quello di funzionari di Polizia, piuttosto che di Dirigenti con una necessaria e specifica connotazione tecnico-professionale".

Per il Comitato di Solidarietà, alla luce degli annunciati tagli del Ministero della Giustizia per la finanziaria 2008, non si possono non conoscere i reali costi della sperimentazione e dove saranno reperiti i finanziamenti".

Calabria: arrivati i fondi; 50 borse-lavoro per gli ex detenuti

 

Comunicato stampa, 18 settembre 2007

 

Finalmente dopo sei mesi dall’inizio della lotta degli ex-detenuti, sono arrivati i fondi necessari all’attivazione di 50 borse lavoro. Oggi verrà pubblicata la determinazione dirigenziale con cui i fondi, stanziati dall’Assessorato alle Politiche Sociali regionali, verranno assegnati ad una agenzia che farà "incontrare" le aziende (aderenti alle associazioni di categoria che hanno sottoscritto il protocollo d’intesa con il Comune di Cosenza relativo al progetto Pride) con i tanti ex-detenuti che hanno animato piazza dei Bruzi e alcuni Consigli comunali con occupazioni e proteste pacifiche atte ad avere la giusta attenzione ai loro disagi. Attenzione che è arrivata grazie all’impegno degli Assessori alle Politiche Sociali, provinciale e comunale, attraverso un protocollo d’intesa tra associazioni di categoria, comune e provincia, mirato a far incontrare offerta e domanda di lavoro e, soprattutto, a garantire stabilità dopo aver concluso il periodo formativo che durerà circa 6 mesi dall’attivazione.

Una battaglia vinta per molti dunque, persa, invece, per quelli che non ce l’hanno fatta. Persa per chi è di nuovo in galera, perché i tempi dei bisogni non coincidono con quelli della burocrazia e che, non avendo altra possibilità per sopravvivere nell’attesa, ha commesso un nuovo reato. Sotto tutti i punti di vista possiamo definire questi come "reati sociali", non crimini. Quei reati che si commettono per fame, disperazione ed emarginazione. Non sono preordinati, sono quei reati commessi da chi la mattina si alza e non ha alcuna prospettiva. Uno scippo, un furto, una tentata rapina in banca a volto scoperto come a dire: sono io, che non posso dar da mangiare ai miei figli; sono io, che non so come pagare l’affitto o la luce; sono io che passerò il ferragosto a casa senza neanche il pane.

Persa per chi nella vita ha conosciuto droga e galera e, non sapendo fare altro, è ritornato a spacciare e a farne nuovamente uso trovando la morte. Francesco L. era tranquillo, si stava disintossicando, ci aveva chiesto di allegare alla sua richiesta di lavoro una dichiarazione del Ser.T. per avere maggiori possibilità di trovarlo quel lavoro che gli avrebbe consentito di rifarsi una vita. Oggi Francesco avrebbe potuto gioire per questa vittoria, già perché ha sperato fino all’ultimo e fino all’ultimo ha lottato non mancando mai a nessun presidio. Non ce l’ha fatta. Se ne andato in un caldo giorno di luglio, quando i più si organizzavano per le vacanze estive e la burocrazia attendeva i tempi "giusti" per "elargire" qualche briciola.

 

Associazione Yairaiha Onlus

Valle D’Aosta: intesa su rieducazione e reinserimento detenuti

 

Stato Oggi, 18 settembre 2007

 

È stato siglato ieri a Roma tra il Presidente della Regione Luciano Caveri e il Ministro di Giustizia, on. Clemente Mastella, il protocollo d’intesa tra la Regione Valle d’Aosta e il Ministero di Giustizia i cui contenuti riguardano la programmazione, la promozione e l’attuazione dei principi di assistenza, rieducazione e reinserimento nella società dei soggetti in esecuzione penale sul territorio regionale.

"L’intesa - ha commentato il presidente Caveri - formalizza un iter iniziato nel 2004, che riconosce la collaborazione mai venuta meno fra la nostra Regione e il Ministero di Giustizia. Il protocollo individua, in relazione alle rispettive competenze, i settori di intervento congiunto che impegnano le parti nella programmazione e nella realizzazione di progetti che tengano conto delle caratteristiche della regione e delle persone in esecuzione penale sul territorio, in particolare nell’ambito dell’assistenza sanitaria, assistenza socio-riabilitativa, dell’istruzione e formazione professionale". All’incontro ha preso parte anche l’Assessore alle Attività produttive e Politiche del Lavoro, Leonardo La Torre in considerazione degli aspetti concernenti il mercato del lavoro, oltre che alla luce dell’accordo politico tra la Fédération autonomiste e l’Udeur.

Brescia: casa e lavoro abbattono la recidiva, dal 75 al 20%

 

Giornale di Brescia, 18 settembre 2007

 

Cinquecento euro di "borsa lavoro" ogni mese alle aziende che assumono ex detenuti. Lo stanziamento è stato messo a disposizione dal Provveditorato amministrazione penitenziaria della Lombardia che ha sottoscritto ieri con i rappresentanti del Comune di Brescia (nella sala consigliare della Loggia) un protocollo d’intesa in sostegno del reinserimento lavorativo degli ex carcerati.

Il Protocollo. Il progetto si chiama "Lisola", Liberati per indulto: sostegno al reinserimento lavorativo. Per quanto riguarda il territorio provinciale il progetto sarà coordinato dal Comune di Brescia che, attraverso gli Uffici del garante per i diritti delle persone private della libertà personale e dei Servizi sociali dovrebbe coordinare le segnalazioni provenienti dall’amministrazione penitenziaria, dall’Uepe (Ufficio esecuzione penale esterna) e da quanti intendessero assumere o partecipare all’assunzione di un ex carcerato in una delle tante aziende bresciane.

La situazione. "Tutto nasce dall’indulto", spiega Luigi Pagano, direttore del Provveditorato per l’Amministrazione penitenziaria in Lombardia. "Contrariamente a quanto si possa pensare - prosegue - il provvedimento non ha comportato un aumento della delinquenza né tantomeno della recidiva". In provincia di Brescia, a seguito dell’indulto 247 detenuti sono usciti dal carcere (180 da Canton Mombello e 67 da Verziano), e circa 380 hanno terminato di usufruire delle misure alternative. Per queste persone si aprono le porte della cosiddetta società libera, ma per vari motivi risulta veramente difficile ad un ex detenuto trovare lavoro al di fuori del solito circuito delle cooperative sociali.

L’importo del progetto "Lisola" stanziato a livello regionale è di circa 573 mila euro e consente di realizzare circa 170 interventi di inserimento lavorativo (14 per il comprensorio Brescia - Bergamo, 8 dei quali nella nostra provincia). "Si tratta di una decisione forse poco popolare, sicuramente è uno sforzo di civiltà e una sfida che abbiamo raccolto con grande disponibilità" afferma l’assessore comunale ai Servizi sociali Fabio Capra. Compito degli uffici di piazza Repubblica (e di quelli del garante) sarà quello di fare da tramite con le imprese, di intercettare il bisogno degli ex carcerati e dei vari comuni della provincia intenzionati a partecipare all’iniziativa. Una vera e propria "presa in carico dell’individuo - si legge nell’accordo - attraverso l’elaborazione di un progetto che tenga conto delle specifiche problematiche dell’ex detenuto come il reperimento dell’alloggio e un primo supporto economico".

Primo stanziamento di 40 mila euro in supporto alle imprese (disposte ad assumere ex carcerati) era già stato erogato dalla Loggia intorno ai primi mesi del 2007: di questa cifra rimangono però ancora 12 mila euro. "Stiamo cercando di riadattare il bando che si è chiuso da qualche tempo - afferma Mario Fappani, Garante comunale per i detenuti -. Si tratta di un’opportunità che il comune aveva offerto ben prima della nascita del progetto Lisola". In effetti il protocollo siglato ieri non è altro che la "continuazione dell’attività svolta dagli enti locali a sostegno dei beneficiari dell’indulto - afferma Maria Grazia Bregoli, direttrice del carcere di Brescia -. Si tratta di un gesto di grande civiltà, un dovere per tutti i cittadini, soprattutto per coloro che ricoprono ruoli istituzionali".

Tutti disponibili dunque a fornire una possibilità di riscatto a chi esce dal carcere perché "se la percentuale di recidiva in genere è del 75 per cento - afferma Fappani - per le persone che trovano un lavoro e una casa scende al 20". Secondo i promotori dell’accordo, misure del genere contribuirebbero pure a una notevole riduzione dei costi per lo Stato visto che un detenuto reinserito è una spesa in meno per il sistema carcerario (esattamente 60 euro in meno ogni giorno). Per ora solo tre segnalazioni sono giunte nell’ufficio del garante. Chi fosse interessato può chiamare lo 030.2977885.

Torino: alle Vallette risparmio energetico e formazione lavoro

 

Asca, 18 settembre 2007

 

L’assessorato all’Ambiente ed Energia ha destinato circa 350. 000 euro per sostenere finanziariamente il progetto "Liberiamo le competenze" a favore di obiettivi di carattere energetico e di finalità formative dei detenuti. "Si tratta di un intervento di riqualificazione energetica - dice l’assessore Nicola de Ruggiero - che rappresenta un esempio significativo di utilizzo di tecnologie innovative in campo energetico applicate a struttura edilizie ed integrate con l’ambiente circostante".

Il progetto è stato elaborato dalla Casa Circondariale di Torino "Lorusso e Cutugno", in collaborazione con la Cfpp Casa di Carità Onlus e l’Agenzia Energia e Ambiente di Torino. Gli obiettivi dell’iniziativa sono: l’utilizzo degli edifici dell’Istituto penitenziario come parte integrante di un programma di formazione e avviamento al lavoro esterno dei detenuti, incentrato sulle qualifiche professionali legate all’efficienza energetica; la riduzione significativa dei consumi energetici della Casa circondariale; il miglioramento delle prestazioni energetiche invernali e delle condizioni di comfort all’interno degli edifici. L’iniziativa, articolata in tre fasi, prevede: l’utilizzo della palazzina uffici come sede su cui effettuare esercitazioni pratiche dei corsi e come luogo di applicazione delle borse lavoro; l’estensione delle esercitazioni su altri edifici della Casa Circondariale; la riqualificazione energetica (interventi di coibentazioni, sostituzione dei serramenti; installazione valvole termostatiche sui radiatori…) degli edifici della Casa Circondariale. "La realizzazione di tali interventi - aggiunge de Ruggiero - se da un lato assume valenza dimostrativa sull’azione divulgativa di azioni analoghe in altri istituti penitenziari piemontesi, dall’altro risponde agli obiettivi perseguiti dalla l. R. 22 maggio 2007, n. 13 che, nel recepire la direttiva 2002/91/Ce in materia di rendimento energetico nell’edilizia, mira a migliorare le prestazioni energetiche degli edifici".

Dal canto suo Piero Buffa, direttore della Casa Circondariale, ritiene che "sia un progetto fortemente innovativo per diversi motivi: la Pubblica Amministrazione si pone in un’ottica di risparmio energetico; viene confermata l’attenzione e l’impegno della Regione nei confronti dell’istituto di pena in un clima di collaborazione efficace; si costruisce l’opportunità di una prospettiva di professionalità; si contribuisce alla riduzione dei costi globali dell’istituzione carcere".

Bologna: in distribuzione un opuscolo sul gratuito patrocinio

 

Comunicato stampa, 18 settembre 2007

 

È iniziato in questi giorni presso la Casa circondariale di Bologna la distribuzione, voluta dalla Garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Bologna, avv. Desi Bruno, in collaborazione con la Direzione carceraria, dell’opuscolo contenete tutte le informazioni per ottenere il gratuito patrocinio nel processo penale.

Tale pubblicazione, realizzata dall’associazione Giuristi Democratici di Bologna con il patrocinio della regione Emilia-Romagna, attraverso 15 domande e 15 risposte illustra le modalità per ottenere il gratuito patrocinio.

Dopo la trascrizione dell’articolo 24 della Costituzione della Repubblica italiana, articolo che tratta della tutela dei propri diritti e interessi legittimi e della difesa, diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento, l’opuscolo prosegue illustrando cosa è il patrocinio a spese dello Stato, in quali giudizi è ammesso, davanti a quali giudici, chi ne ha diritto in base al reddito, in base alla cittadinanza, alla posizione processuale e chi ne è escluso, chi può sottoscrivere la domanda, chi la può presentare, quando si può presentare ed a chi si presenta, come si scrive e quali documenti si debbono allegare, come si sceglie il difensore, cosa si deve pagare e cosa succede se si è ammessi al gratuito patrocinio per errore ed infine che succede se si dichiara il falso.

La pubblicazione, redatta in italiano, inglese, francese, spagnolo, albanese, arabo, rumeno e cinese è sicuramente un piccolo ma importante aiuto per il diritto alla difesa delle persone italiane e straniere detenute e che sono indigenti. La distribuzione di questa pubblicazione unitamente a "Dentro e Fuori. Informazioni sul carcere" fanno parte del materiale che viene distribuito ai "nuovi giunti", al fine di agevolarli nella comprensione delle leggi penitenziarie italiane e delle regole che disciplinano il regime penitenziario.

Bologna: progetto di prevenzione contro violenza alle donne

 

Il Domani, 18 settembre 2007

 

Nel mese di luglio è stato presentato a Bologna un progetto dedicato alla violenza sulle donne, approvato dalla Commissione europea, che prevede programmi terapeutici e rieducativi per gli uomini violenti. Anche come alternativa al carcere. Già. il carcere, che al di là dei dichiarati intenti, sembra, per i reati sessuali, l’unico strumento capace di trasmettere quel senso d i sicurezza dato dalla separatezza del "mostro" senza occuparsi del futuro. Il tema è impopolare, ma bisogna parlarne. Ci sono detenuti che vivono in sezioni protette, non accettati neppure dai compagni di detenzione, e che per questo devono essere tutelati nella loro integrità, con sacrificio di comunicazione e proposte strumentali.

Si perpetua, dentro e fuori. la sub-cultura del ghetto, che mortifica la persona e non lascia speranza al recupero. Tra questi i più sono autori di reati sessuali. pure destinatari del precetto costituzionale che impone pene non contrarie al senso di umanità e rivolte alla rieducazione.. Dalla sezione del carcere di Bologna che ospita appunto i "protetti", è giunta una lettera firmata da decine di detenuti per reati sessuali, nella quale si chiede "l’istituzione di percorsi d’ordine psicologico", con il fine, per chi spontaneamente aderisce, di una seria e profonda revisione del proprio ruolo, prendendo coscienza degli atti di ognuno, che comunque già da se stesso ammette la propria devianza... con questa sottoscrizione noi chiediamo di essere aiutali, per cambiare, per migliorare, per rispettare ed essere rispettati".

È una richiesta a cui non ci si può sottrarre, a salvaguardia della dignità della persona e nell’interesse collettivo a quella sicurezza data dalla reale prevenzione della recidiva. pensando al futuro di uomini che un giorno usciranno dal carcere, e che per loro ammissione potrebbero essere nelle condizioni di prima, se non peggio.

La risposta solo repressiva si è consolidata nel tempo e si è concretizzala infine con l’esclusione dal recente provvedimento di indulto dei reati sessuali, anche se giudicali di modestissima gravità e puniti con pene meno gravi di altre, con intento solo simbolico, al di là dell’effettiva efficacia. Gli autori di reati sessuali hanno già maggiori difficoltà ad accedere alle misure alternative al carcere, ma qui si discute l’efficacia di un sistema penale che non associa in questi casi alla pena detentiva un intervento ad hoc, su base psicologica c/o farmacologica, per tentare di neutralizzare il pericolo di recidiva.

Un accenno c’è nell’ultimo progetto di legge in tema di violenza sessuale, che ha lo scopo lodevole di colmare il ritardo nella tutela delle vittime dei reati sessuali, ancora però in una logica di processo "diverso" in ragione della peculiarità del reato. È previsto infatti che gli autori di reati sessuali vengano ammessi alle misure alternative alla detenzione previa valutazione, da parte della magistratura di Sorveglianza, della positiva partecipazione a programmi di riabilitazione specifica. Riconosciuta la necessità di interventi per determinati reati, il legislatore sta per porre a carico dei ministeri competenti un obbligo di fare, il cui inadempimento comporterà l’esclusione da ogni beneficio penitenziario. alimentando frustrazione e incidendo al contrario sull’abbassamento della recidiva..

Un importante ma isolalo esperimento è in corso al carcere di Bollate, dove si è rotto il tabù del rifiuto da parte degli alni detenuti. mettendo in campo psicologi, educatori, criminologi, basandosi su moduli sperimentati in altri paesi che comprovano la possibilità di recupero anche gli autori di reati sessuali. Ma ci vogliono risorse, che mancano in modo colpevole per il carcere. Difficile pensare a una intelligente politica di prevenzione, in un paese che destina meno di 3 euro al giorno per il sostentamento dei detenuti, che non comprende che i reati non si combattono solo con la repressione, ma costruendo percorsi di riabilitazione che aiutino a ricostruire la propria identità a partire dal rispetto del sé e degli altri, generando sicurezza reale non affidata alla sola esclusione.

Venezia: aperto centro di accoglienza per tossicodipendenti

 

Il Gazzettino, 18 settembre 2007

 

Il Drop In, centro diurno per l’accoglienza di consumatori di sostanze stupefacenti, ha aperto i battenti ieri in via Giustizia. Restaurata e riorganizzata al costo di 270 mila euro, la struttura comunale ampia 180 metri quadri rimarrà aperta per quattro ore ogni lunedì e giovedì mattina e ogni martedì e venerdì pomeriggio.

"È un tentativo di evitare il recupero a danno avvenuto, accogliendo e agganciando chi fa uso di sostanze" spiega Pierangelo Spanio, dirigente dell’Assessorato alle Politiche sociali. Al Drop.In sono attivi i sei operatori di strada del servizio Riduzione del Danno, gli stessi che in altre fasce orarie seguono i tossicodipendenti al Candiani o in via Calabria.

Oltre alla consulenza e allo scambio di materiale sterile, nel nuovo centro sono disponibili servizi igienici, lavatrici e uno spazio con computer e televisione, mentre consumo di droghe o alcool sono vietati. Oltre alla funzione di accoglienza e consulenza per i tossicodipendenti, la struttura ha anche la finalità di alleggerire la permanenza in strada, nell’ottica di gestire e non nascondere le problematiche della tossicodipendenza.

"Davanti a ristrettezze finanziarie soffocanti, sia per il comune che per l’Ulss, che stanno dalla stessa parte della barricata, rendere dei servizi è sempre più difficile - afferma il sindaco Massimo Cacciari - l’idea di poter nascondere determinate problematiche è negligente e politicamente sbagliata, la situazione non è più emergenziale ma fisiologica: servono risposte efficaci e deve esserci un investimento da parte della politica nazionale".

Il Drop.In è collocato vicino sia al Sert di via Calabria sia alla stazione. "È una zona poco densamente abitata - osserva Maria Teresa Dini, presidente della municipalità di Chirignago Zelarino - ciò dovrebbe evitare lamentele da parte dei residenti e creare le condizioni perché venga utilizzato". Ma nei servizi ai tossicodipendenti non esiste solo il Drop.In: "questo è un punto di riferimento importante per la dignità delle persone aperto dal comune - sottolinea l’assessore al Welfare Delia Murer - non offre percorsi terapeutici, ma a questi indirizza". La parte socio-sanitaria, infatti, è competenza dell’Ulss: "il nuovo centro è inserito in una realtà metropolitana dicono dall’Ulss - per questo si correlerà con gli altri servizi che fanno capo al Dipartimento per le dipendenze".

 

 

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