Rassegna stampa 14 settembre

 

Livorno: detenuto albanese 22enne si è impiccato in cella

 

Il Tirreno, 14 settembre 2007

 

C’era quella bella e triste canzone di Fabrizio De André su Miché, un uomo che si toglieva la vita in carcere impiccandosi nella sua cella. Ma stavolta il dramma è diventato reale. Nella notte tra mercoledì e ieri la stessa tragica fine di Miché se l’è scelta un giovane detenuto albanese che si trovava in carcere alle Sughere in attesa di giudizio. Verso le 4 del mattino ha preso un maglione e ha deciso di farla finita. I tentativi di rianimazione da parte della polizia penitenziaria e del personale del 118 non sono bastati a salvarlo.

Che quella del giovane fosse una situazione psicologica difficile era già noto agli operatori del carcere. E poche ore prima del tragico evento - poco dopo la mezzanotte - il 22enne albanese aveva già tentato il suicidio con una cordicella trovata nella sua cella. Subito era partito l’allarme e gli uomini della polizia penitenziaria era riusciti a salvarlo.

Poi la decisione di metterlo in una cella isolata - in un reparto dove poteva essere controllato più attentamente - e dove non ci fossero oggetti pericolosi che il giovane avrebbe potuto usare per farsi del male. Ma questa cautela non è stata sufficiente. Il giovane è riuscito ad entrare in possesso di una maglia che ha usato per ricavare una corda. E poi verso le 4 del mattino ha tentato di nuovo lo stesso gesto. Quando è arrivato il controllo gli agenti della penitenziaria si sono accorti di ciò che stava accadendo. Hanno subito tentato di riportare il giovane a terra mentre si attendeva l’arrivo dei soccorsi.

Al giovane è stato praticato un massaggio cardiaco e fatte alcune iniezioni di adrenalina. Poi i medici del 118 hanno anche tentato di rianimarlo usando il defibrillatore cardiaco. Ma per il giovane detenuto non c’è stato niente da fare. E al medico non è rimasto altro da fare che constatarne il decesso. Sul fatto sarà probabilmente aperta un’inchiesta per capire cosa sia accaduto realmente nella notte in cui il giovane si è tolto la vita. Alle Sughere sono arrivati anche i carabinieri per raccogliere elementi sull’accaduto.

Sembra che il giovane detenuto albanese fosse arrivato da poche settimane a Livorno dal carcere di Prato. In passato, secondo quanto è trapelato, aveva già tentato due volte di togliersi la vita. E per questo era stato visitato e controllato da psicologi ed operatori delle due strutture carcerarie. Soltanto da due giorni il ragazzo era tornato tra i detenuti normali dopo essere stato tenuto in osservazione. Una storia estremamente drammatica che torna a far riflettere sulle condizioni di vita nelle carceri italiane.

Giustizia: Berlusconi; l’indulto era necessario, io lo rivoterei

 

Adnkronos, 14 settembre 2007

 

Il sì all’indulto "non lo cambierei, perché comunque in quel momento ci fu una situazione drammatica. Stavano per scoppiare le carceri, avremmo potuto avere delle rivolte sanguinose che noi dovevamo evitare, visto che per colpa della politica non si sono costruite carceri con posti sufficienti alle esigenze del nostro paese". Lo ha affermato Silvio Berlusconi partecipando alla festa di Azione Giovani, il movimento giovanile di Alleanza nazionale.

Giustizia: Amato; la tolleranza adesso è finita… ecco i numeri

 

La Repubblica, 14 settembre 2007

 

Cinquanta venditori abusivi fermati nel centro storico di Roma, 74 clienti di prostitute denunciati a Milano e 10 a Bologna, centinaia di parcheggiatori abusivi multati a Napoli, 16 affittacamere segnalati alla procura a Sanremo. E perfino sequestri di ortaggi a Catania perché esposti il "luogo pubblico" senza autorizzazione.

Un dossier di un centinaio di pagine con le operazioni in tutta Italia contro prostituzione minorile, abusivismo commerciale e parcheggiatori abusivi hanno "mandato in archivio", come ha detto il ministro dell’Interno Giuliano Amato, "la tolleranza diffusa per l’illegalità che si era troppo affermata nel nostro Paese".

E - dopo la firma delle settimane scorse dei "patti per la sicurezza" delle grandi città - rappresenta ora il primo bilancio degli interventi concertati da Viminale e sindaci. Scesi in campo, a fianco di carabinieri, polizia e finanza, anche i vigili urbani, in particolare per arginare il fenomeno delle ragazze minorenni costrette a prostituirsi.

Il dossier, arrivato ieri al Viminale, è la dimostrazione, per Amato, "che fare rispettare la legalità nelle nostre città è possibile". Sempre ieri al ministero s’è svolta una riunione tecnica a cui hanno partecipato i ministeri di Giustizia, Difesa, Pari Opportunità e Solidarietà Sociale per mettere a fuoco altri strumenti di intervento per rendere più efficace la politica della sicurezza del governo. Proprio nel giorno nel quale il presidente dell’Anci Veneto ha dichiarato guerra, a Padova, ai venditori di fiori ai semafori, il titolare del Viminale ha risposto, in modo indiretto, al sindaco di Firenze che aveva lanciato la proposta di arrestare i lavavetri.

"Il dossier con le operazioni di questi giorni - ha commentato Amato - sono l’inizio di un cambiamento anche culturale senza che questo comporti, come si sta dimostrando in città come Roma, Bologna, Genova, Firenze e Napoli, guerre forsennate contro

nessuno, tantomeno contro i lavavetri. Non si sono violati i diritti di nessuno, ma s’è affermato il principio che la legalità va fatta rispettare a tutti i livelli proprio per difendere i diritti dei più, soprattutto dei più deboli". Le misure per il ripristino della legalità riguardano non solo le strade delle città italiane, ma anche le ferrovie.

Il ministro dell’Interno ha incontrato ieri il presidente delle Ferrovie, Innocenzo Cipolletta, per un rafforzamento della vigilanza sui treni in relazione al diffondersi di reati sui convogli a lunga percorrenza, soprattutto notturni, ma anche a proposito della nuova politica di rigore delle Fs sul pagamento del biglietto. "Anche questo è un tassello per l’affermarsi di una nuova cultura della legalità in Italia", ha dichiarato Amato. Che ha aggiunto: "per anni s’è lasciata diffondere la convinzione che tutto sommato di poteva viaggiare anche gratis, ma ora quei temi sono finiti".

Nel dossier giunto ieri al Viminale sono elencate centinaia di operazioni svolte in queste due settimane dalle varie polizie. Eccone alcune. Cinquanta persone sono state fermate a Roma dalla polizia municipale alla stazione Tiburtina e in Piazza Navona per il decoro urbano e contro il commercio abusivo. A Milano nelle ultime due settimane sono state denunciate nell’ambito dell’ordinanza antiprostituzione 74 clienti, alcune decine a Verona, una decina a Bologna. Negli ultimi 4 giorni dieci fermi, un arrestato e oltre 2mila articoli abusivi sono stati sequestrati a Firenze in servizi straordinari di controllo contro l’abusivismo commerciale. Nell’ambito della linea dura decisa contro i parcheggiatori abusivi e la sosta selvaggia a Napoli sono state elevate centinaia di contravvenzioni, una cinquantina invece sono quelli multati a Roma. Sedici proprietari di immobili sono stati denunciati dalla polizia municipale di Sanremo nell’ambito del contrasto degli affitti irregolari. A Catania, infine, sono stati eseguiti sequestri di prodotti ortofrutticoli perché esposti abusivamente sul suolo pubblico.

Polizia Penitenziaria negli Uepe: ma dove sono le risorse?

 

Radio Radicale, 14 settembre 2007

 

Il progetto si ritrova a fare i conti con la scarsità di risorse umane e finanziarie a disposizione e i tagli del Ministro Mastella nella finanziaria 2008.

L’organizzazione sindacale di Polizia Penitenziaria Sappe, in un comunicato inviato al Ministro Mastella e ai Vertici dell’Amministrazione Penitenziaria in merito alla definizione del Decreto Interministeriale relativo all’istituzione del Servizio di Verifica della polizia penitenziaria negli Uffici per l’Esecuzione Penale Esterna, rappresentando che gli organici degli Istituti sono già in grave difficoltà per assicurare i diritti soggettivi al personale, chiede di "procedere alla definizione Decreto Interministeriale e che il personale non venga più distolto dal Servizio di turno per destinarlo all’UEPE".

Il Segretario Generale del Sappe con fermezza chiede al Ministro Mastella di farsi promotore di una iniziativa legislativa diretta all’ampliamento dell’organico per almeno 3.000 unità, che consentano di assegnare, previo apposito corso di formazione e dopo uno specifico interpello, pari numero di unità per le esigenze dell’UEPE.

In previsione del confronto tra Organizzazioni Sindacali ed Amministrazione Penitenziaria sul nuovo schema di decreto, rinviato a lunedì 17 settembre, anche l’Associazione funzionari della Polizia Penitenziaria (Associazione Anfu), attraverso il proprio segretario nazionale, ha fatto conoscere al Ministro Mastella la propria posizione: "Delude perché snatura i compiti propri di un Corpo di Polizia dello Stato e li subordina funzionalmente a profili professionali amministrativi dell’Amministrazione penitenziaria che nulla hanno a che fare con la Polizia penitenziaria. I tanto famigerati ed annunciati commissariati di Polizia penitenziaria (del quale parlò il Ministro della Giustizia Clemente Mastella nel suo intervento alla Festa nazionale del Corpo dello scorso anno) si sono trasformati in miseri nuclei sperimentali la cui responsabilità verrebbe affidata ai Direttori degli Uepe (che non sono poliziotti, ma impiegati civili dello Stato) i quali dovrebbero disporre (con proprio ordine di servizio e sentito l’assistente sociale assegnatario del caso) i controlli di polizia". L’Anfu preannuncia che produrrà un articolato intervento in occasione della discussione dello schema di decreto proprio per ottenere la modifica delle parti incriminate.

Per il Comitato di Solidarietà Assistenti Sociali, "tutte le Organizzazioni Sindacali della Polizia Penitenziaria sono oggi in serie difficoltà con i propri iscritti, in quanto chi lavora in Carcere e deve ogni giorno garantire i servizi d’Istituto, non è miope. Da un lato denunciano che i diritti soggettivi del personale sono continuamente messi in discussione per carenza di organico, a tal punto da far compiere ogni giorno dei salti mortali per riuscire a garantire i compiti d’Istituto e le diverse competenze attribuite negli anni al Corpo di Polizia Penitenziaria (Traduzioni, Gom, Attività di Polizia Stradale, Cinofila, Missioni Internazionali, Protezione Civile,ecc.), dall’altro le stesse Organizzazioni Sindacali hanno significativamente contribuito a far divenire Priorità, pur dinanzi a tante altre Urgenze, un Progetto, quello dell’Inserimento della Polizia Penitenziaria negli Uepe, incerto - complesso - di difficile realizzazione e per lo più destinato a pochi eletti".

Sempre per il Comitato di Solidarietà, la maggior parte del personale di Polizia Penitenziaria, ricorda molto bene, quanto ha dovuto pagare e tutt’oggi paga, in termini di rinuncia dei propri diritti soggettivi per aver portato a regime il Servizio Traduzioni con un investimento da parte dell’ Amministrazione Centrale insignificante. A detta del Comitato, "anche in quest’occasione il conto alla fine verrà richiesto al personale di polizia penitenziaria che dovrà continuare a garantire i delicati compiti d’Istituto, non meno importanti per la stessa immagine del Corpo. Anche con il nuovo schema di decreto, viene richiesto allo stesso personale di Polizia Penitenziaria di accontentarsi di un -ibrido- la costituzione di un nucleo di verifica negli Uepe (non fa niente se questo comporterà la compromissione della connotazione sociale di tali servizi!), anziché la costituzione dei Commissariati di Polizia penitenziaria. annunciati un anno fa dal Ministro Mastella".

"Ministro Mastella", sempre per il Comitato che gestisce il blog - http://www.solidarietaasmilano.blogspot.com/- "che in questi giorni ha annunciato per il Ministero della Giustizia , tagli nella finanziaria 2008 che si aggireranno intorno ai 60 milioni di euro di cui, circa 12 milioni di euro riguarderanno anche l’Amministrazione penitenziaria. Risparmi che si vanno ad unire a quelli della finanziaria 2007 che sono stati superiori al 50%".

Il Comitato di solidarietà in una lettera aperta al Ministro Mastella, chiede: "Come si concilia tutto questo con l’avvio di una sperimentazione "Inserimento della polizia penitenziaria negli Uffici per l’Esecuzione Penale Esterna (Uepe) per il controllo delle misure alternative" (proposta che sta suscitando forti reazioni e allarme per il futuro dei servizi sociali della Giustizia- settore adulti, nella maggioranza degli assistenti sociali degli Uepe, nel mondo del volontariato penitenziario e dell’associazionismo e tra diverse organizzazioni sindacali) che gioco-forza renderà necessaria la destinazione di consistenti risorse finanziarie, umane e strumentali senza tra l’altro averle preventivate tra le spese per il 2007 e pare neanche tra quelle per il 2008? Come si fa a dire che tale progetto sarà a costo zero, se già in una prima fase si pensa di coinvolgere oltre 100 unità di polizia penitenziaria, attingendoli anche da Istituti con cronica mancanza di personale oltre i diversi esperti?".

"Per avviare tale sperimentazione" per il Comitato di Solidarietà Assistenti Sociali, saranno necessarie auto di servizio, carburante, indennità di missione, straordinari, corsi di formazione, etc., che con tutta la fantasia possibile, non potranno mai essere a costo zero. Come farà il Signor Ministro a fronteggiare la richiesta di ampliamento degli organici, con migliaia di unità di polizia penitenziaria, che diverse organizzazioni sindacali stanno già presentando a seguito di tale progetto? Nello stesso tempo l’attenzione verso l’area trattamentale - sociale ed educativa continua ad essere prossima allo zero, sia in termini di investimenti in risorse umane che strumentali sia per poter avviare realisticamente con la propria utenza dei percorsi di inclusione sociale.

"Si pensi" - afferma il Comitato - "che molti Uepe, impegnati da 30 anni nella gestione delle misure alternative alla detenzione, tra l’altro con ottimi risultati rispetto alla recidiva come diverse ricerche dimostrano, continuano ad essere sotto organico, gli ex art. 80 (esperti) sono pagati a distanza di mesi e gli sono state ridotte le ore per mancanza di fondi, la maggior parte degli interventi effettuati sul territorio dal personale di Servizio Sociale, sono garantiti grazie agli anticipi di spesa di tale personale, per i loro spostamenti con i mezzi pubblici, visto il ridotto numero di mezzi di servizio, e ancora saprà che tali anticipi, garantiti solo dal senso di dovere dei dipendenti, che rischia di non essere eterno, vengono restituiti dall’Amministrazione Penitenziaria anche dopo svariati mesi di attesa.

Inoltre sempre a tale personale non viene riconosciuta la missione di servizio ed altri benefici (previdenziali, rimborso asili nido, ecc.) che per contro sono invece riconosciuti ad altro personale della stessa Amministrazione Penitenziaria. E che dire delle numerose richieste che pervengono agli UEPE dai proprietari degli immobili dove sono ubicati tali servizi e dagli enti erogatori dell’energia elettrica e del servizio telefonico per i ritardi nei pagamenti? E della mancanza della ormai indispensabile strumentazione informatica e spesso della stessa cancelleria, al cui acquisto più volte provvedono di tasca loro i dipendenti?". Per il Comitato "Il personale degli Uepe e le stesse Organizzazioni Sindacali del Comparto Ministeri, nel denunciare negli anni la sofferenza e le pesanti problematiche del settore, si sono sempre dovuti scontrare con la sordità sia della precedente che dell’attuale gestione amministrativa del settore penitenziario (si pensi ai continui rinvii di incontri sugli Uepe, ancora da realizzare)".

Per il Comitato di Solidarietà Assistenti Sociali," questi Uffici, che sono riusciti a garantire, nell’arco di 30 anni, con investimenti residuali da parte dell’Amministrazione Centrale, ottimi risultati, anche sulla recidiva, come diverse ricerche hanno dimostrato, meritano maggiore considerazione rispetto alla loro connotazione di Servizi Sociali, invece che ritrovarsi all’improvviso trasformati in altro. Paradossalmente si intende invece trasportare il -modello carcere- sul territorio per gestire le misure alternative, a costi elevatissimi, ed a nostro parere e di tanti altri, erroneamente, di poterle ampliare.

Conclude il Comitato di solidarietà, "auspichiamo un cambio di rotta, sarebbe veramente demotivante se nei prossimi mesi l’unica risposta del Ministro, fosse quella della sperimentazione e dell’eventuale ampliamento degli organici di Polizia Penitenziaria da destinare agli Uepe!".

Lettere: ci scrive Giuliano, detenuto nel carcere di Augusta

 

Ristretti Orizzonti, 14 settembre 2007

 

Non esiste la rieducazione o il reinserimento, sono solo maschere. Ho 32 anni, dodici li ho compiuti ora in carcere ed altri 18 li devo scontare. Il carcere è un meccanismo che ti uccide dentro poco a poco; l’orizzonte più lontano è quello di riuscire ad arrivare a domani, la meta è ogni giorno più lontana; non si è morti in carcere ma neppure vivi. Queste mura, queste sbarre ancor peggio le gabbie mentali… trasformano la luce in ombra, la vita diviene inutile, il non senso, aberrazione, sofferenza infinita... rendono il nostro futuro ancor peggio del nostro passato, un passato che sopprime il presente e che sradica anche la più lontana ombra di speranza per un futuro più civile. Ci resta solo il senza futuro, il niente!... addosso portiamo "il piatto" l’eterno, non possiamo progettare il domani… possiamo solo immaginare, ma immaginare non è vivere. La nostra carcerazione è una clessidra, quando la sabbia finisce viene rigirata, è un calice amaro un veleno da bere a piccoli sorsi e chi gestisce le carceri lo sa bene!

 

Poesia

 

La notte, unico momento in cui la pace regna sovrana

imponendo le sue enormi leggi;

saziando d’amara solitudine chi come me

soffre in questo vuoto di silenzio;

ritrovo me stesso e in me

la sfuocata ombra di un passato;

ora che l’illusione della notte mi sta abbandonando

e rimane il buio inutile e vano che sa di pianto

e di istinti repressi.

Questo è il carcere.

 

Giuliano Vetrice, detenuto del carcere di Augusta (Sicilia)

Reggio Calabria: detenuto paraplegico, interviene Napolitano

 

Telereggio, 14 settembre 2007

 

Parola di Capo dello Stato. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dopo l’appello recapitatogli nei giorni scorsi dal leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, è intervenuto per aiutare e far rispettare i diritti del giovane detenuto 25enne della provincia di Foggia, in attesa del processo e del primo grado di giudizio, disabile al 100% e costretto sulla sedia a rotelle, da tempo paralizzato nel lettino di una cella del carcere di Reggio Calabria.

Il giovane chiede di "essere curato per eliminare i forti dolori che l’affliggono, considerando che da 7 mesi aspetta di essere sottoposto ad un esame di risonanza magnetica". Corbelli ha ricevuto una lettera della Presidenza della Repubblica. Nella missiva si informa il coordinatore di Diritti Civili dell’intervento del Quirinale presso il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria. Corbelli , che ininterrottamente da oltre due settimane combatte da solo per aiutare questo giovane detenuto paraplegico, ringrazia quindi il capo dello Stato e i suoi collaboratori per aver ancora una volta raccolto l’appello umanitario e di giustizia del Movimento Diritti Civili ed essere immediatamente intervenuto.

"Siamo grati al presidente Napolitano - fa sapere Corbelli -, adesso ci sentiamo meno soli nelle nostre difficili, importanti e solitarie battaglie civili, libertarie e umanitarie a favore di tanta povera gente. Le condizioni del ragazzo disabile sono infatti assolutamente incompatibili con il regime carcerario, come denunciato dal medico che lo ha visitato in prigione e così come sostiene il legale dello stesso giovane paraplegico.

Questa vergogna deve essere subito cancellata. È una vicenda indegna di un Paese civile e di uno Stato di diritto". Dura e secca, invece, la risposta di Corbelli al Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria: "La replica del Dap, arrivata solo dopo l’intervento del presidente Giorgio Napolitano, è del tutto priva di fondamento visto che conferma appieno, così come denunciato da Diritti Civili, che quel ragazzo aspetta di essere sottoposto ad una risonanza magnetica. Eppure viene giudicato compatibile con il carcere".

Reggio Calabria: Dap; detenuto disabile, assistenza garantita  

 

Ansa, 14 settembre 2007

 

Sono "del tutto prive di fondamento" le affermazioni del leader dei Diritti Civili Franco Corbelli sul caso del giovane detenuto Andrea B., 25 anni, disabile e in attesa da sette mesi di essere sottoposto a un esame di risonanza magnetica nel carcere di Reggio Calabria. Lo afferma, in una nota, il Dipartimento dell’ amministrazione penitenziaria (Dap) che dopo aver compiuto accertamenti sulla vicenda precisa che "in considerazione del quadro clinico esistente, peraltro ritenuto compatibile con la carcerazione", lo scorso 29 luglio il detenuto è stato assegnato alla casa circondariale di Reggio Calabria "in quanto trattasi di istituto dotato di assistenza medica H 24, di assistenza fisiokinesiterapeutica e con ridotte barriere architettoniche".

"Il detenuto Andrea B. è stato immediatamente oggetto di adeguata attenzione sanitaria ed è stato sottoposto a terapia riabilitativa. Nei suoi riguardi, allo stato, risultano già effettuate visite specialistiche e sono stati proposti ulteriori accertamenti diagnostici e strumentali. Poiché il detenuto è costretto su una sedia a rotelle, viene costantemente supportato da un piantone". Per quanto riguarda la risonanza magnetica, il Dap precisa che "a causa del perdurante fermo delle apparecchiature e per precise e documentate evenienze cliniche" la risonanza è stata "ritenuta ineseguibile", ma in alternativa il detenuto Andrea B. è stato sottoposto a un altro accertamento diagnostico, vale a dire la Tac.

Savona: interpellanza PRC al Comune sul nuovo carcere

 

Secolo XIX, 14 settembre 2007

 

È stata presentata oggi dal consigliere comunale del PRC Sergio Lugaro un’interpellanza riguardante l’iter procedurale sui lavori per la costruzione del nuovo carcere di Savona in località Passeggi. Dopo la visita al carcere di Savona dello scorso 4 settembre di una delegazione di Rifondazione Comunista (Senatrice Haidi Giuliani, Giorgio Barisone, responsabile settore carceri PRC Liguria, Fabrizio Poggi psicologo), e visto il nulla di fatto per l’inizio dei lavori che il Ministro dava per prevedibili entro il primo semestre di quest’anno, Rifondazione sprona l’amministrazione comunale a prendere iniziative in merito, anche in relazione alla sempre delicata situazione strutturale del Sant’Agostino e le difficili condizioni di vita dei detenuti. "In pochi metri quadrati vi è la presenza di 7/8 detenuti per cella rinchiusi per oltre 20 ore al giorno in spazi angusti - sottolinea l’interpellanza di Rifondazione -.

Le celle, ricordiamo, sono oltretutto prive di locale doccia. È di fatto uno dei carceri sovraffollati della Liguria, un carcere dove la situazione è da tempo gravissima per le precarie condizioni igienico-sanitarie in cui sono costretti a vivere i detenuti che, dall’ultima visita risultavano essere 44 a fronte dei 36 che il carcere può ospitare (+18%). Segnaliamo, tra le altre cose, come vengano regolarmente utilizzate le celle sotterranee prive di finestre.

Questa situazione si trascina da troppi anni, anni in cui non sono stati effettuati interventi di risanamento e ristrutturazione se non parziali, poiché si è sempre parlato della necessità di arrivare alla costruzione di un nuovo penitenziario. Visto quanto sopra esposto - prosegue il documento - chiediamo a che punto sia l’iter procedurale per la costruzione del nuovo penitenziario in località Passeggi alla luce, tra le altre cose, della dichiarazione, datata 22 marzo 2007 del Ministro di Grazia e Giustizia On. Mastella (allegato b della seduta 132 del Parlamento della Repubblica), che recita testualmente: "…prevedibilmente, entro il primo semestre del corrente anno saranno, quindi, avviati i lavori".

Diritti: il Comune di Voghera fa multe a chi dorme all’aperto

 

Redattore Sociale, 14 settembre 2007

 

Volete dormire su una panchina all’aperto? Non fatelo a Voghera: rischiate una multa da 50 a 500 euro, come quella comminata a M.C., 45enne senza dimora, colpito dall’ordinanza anti-bivacco emanata dal Comune.

Volete dormire su una panchina all’aperto? Non fatelo a Voghera. Nel comune padano, circa 38 mila abitanti in provincia di Pavia, rischiate una multa da 50 a 500 euro. Come quella comminata qualche giorno fa a M.C., 45enne senza dimora, colpito dall’ordinanza anti-bivacco emanata il 13 agosto scorso. "Questo provvedimento punisce chi bivacca, senza specificare che tipo di bivacco - dice Franco Vanzati, responsabile Politiche sociali e immigrazione per la Cgil di Pavia -.

È un’azione indirizzata nei confronti dei più poveri ed emarginati. Si tratta di una sciocchezza doppia perché si colpiscono le zone dove collaboratori familiari e badanti si ritrovano al termine del lavoro, col rischio che anche quei ritrovi vengano considerati un bivacco. Con quest’ordinanza, rivolta al vagabondaggio, si vogliono colpire gli ultimi della fila. Nella rincorsa dei comuni alla legalità si fa un intervento di repressione nei confronti di queste aree, senza proporre un piano di inclusione sociale.

Questa è gente inerme: al massimo si sdraia sulla panchina o vomita se sta male, ma non hanno mai aggredito nessuno. Non siamo di fronte a delinquenti incalliti, ma a poveri cristi". I senza dimora di Voghera sono assistiti dalla "Casa del pane Zanaboni", storico istituto che ospita i senza dimora della città, con 18 posti letto, 12 per uomini e 6 per donne. Un’altra decina di senza dimora vengono da fuori e passano le notti in giacigli di fortuna. "E per loro il Comune non dà alcuna assistenza", conclude Vanzati.

"Non vogliamo penalizzare i senza tetto e persone già disagiate per i fatti loro, ma devono essere rispettosi nei confronti degli abitanti e degli arredi pubblici - replica Vincenzo Giugliano, assessore alla Polizia locale e alla sicurezza, che spiega -: nei giardini pubblici si stavano creando situazioni un po’ particolari. C’era molta aggregazione con la brutta abitudine di bivaccare, mangiare, bere, lasciare rifiuti nei giardini, rompere bottiglie di vetro, sporcando i giardini e l’arredo urbano.

Le persone usavano le panchine quasi come una proprietà personale, in una città che sta curando molto l’immagine e l’arredo urbano spendendo milioni di euro per abbellirsi e rendersi più gradevole - continua l’assessore -. Tra l’altro, l’episodio è avvenuto nei giardini della Stazione, in una via che è l’ingresso della città, dove anziani e genitori con bambini avevano timore di passare per i cocci delle bottiglie e la sporcizia". Secondo l’assessore, la polemica della Cgil è strumentale: "Cercano di difendere cose indifendibili, mentre invece dovrebbero aiutarci - dice -: dove possiamo cerchiamo di allontanare queste persone, altrimenti le forze dell’ordine fanno applicare l’ordinanza".

Droghe: don Gelmini; accuse di molestie verso minori stranieri

 

Corriere della Sera, 14 settembre 2007

 

Nel dossier degli inquirenti si citano abusi su ragazzi thailandesi e boliviani. Il sacerdote avrebbe avuto rapporti con giovani thailandesi e boliviani. Altri casi nel 2005. La difesa: accuse infondate. Dal Corriere della Sera.

Ci sono "molti ragazzi minorenni di origine thailandese e boliviana" che avrebbero subito molestie sessuali da parte di don Gelmini. Gli atti d’indagine della squadra mobile di Terni ricostruiscono la presunta attività illecita del fondatore della comunità "Incontro" di Amelia e individuano le sue potenziali vittime. Accertano altri reati che sarebbero stati commessi dal sacerdote. Ma delineano anche il ruolo dei suoi collaboratori che, in alcuni casi, avrebbero tentato di convincere i ragazzi a ritrattare le accuse. Gli accertamenti si concentrano in particolare su Pierluigi La Rocca, accusato di favoreggiamento perché avrebbe indotto uno dei giovani a scrivere una lettera per smentire quanto aveva già dichiarato ai pubblici ministeri, provvedendo a dettargli il testo.

Il Csm - Ieri il Csm ha nominato Fausto Cardella nuovo procuratore di Terni al posto di Carlo Maria Scipio. Il cambio era previsto da tempo e non è in alcun modo legato a questa inchiesta come qualcuno aveva ipotizzato. Gli accertamenti procedono, entro qualche settimana i magistrati dovranno decidere eventuali provvedimenti nei confronti di don Pierino e delle persone che lavorano al suo fianco. Una "rete" di segretari, autisti, volontari che, come dimostrano gli atti, avrebbe cercato di depistare le indagini per dimostrare che le denunce per molestie non avevano alcun fondamento.

La Rocca appare come uno dei più attivi in quello che gli investigatori definiscono "il tentativo di inquinamento delle prove". Il primo giugno scorso viene interrogato, nega di aver esercitato "pressioni": "Nel novembre del 2006 ero ad Avellino a casa di questa persona ed effettivamente ho assistito alla redazione della missiva, ma non sono stato io a chiedergli di scriverla". Poi ammette però che don Ezio Miceli, un sacerdote amico di don Pierino "ha regalato 5.000 euro alla madre del ragazzo perché ne aveva bisogno". Sono una parte dei soldi che, dice l’accusa, sarebbero stati versati alle famiglie delle presunte vittime per convincerle a chiudere la vicenda.

Lo stesso don Gelmini avrebbe chiesto a un altro ragazzo di inviargli una lettera nella quale gli chiedeva perdono: In cambio gli avrebbe offerto 60.000 euro e un lavoro. "Me ne diede soltanto 2.000", ha chiarito l’uomo dopo aver svelato perché avesse inizialmente ritirato la denuncia. Nei mesi scorsi il sacerdote si è rivolto all’ex procuratore di Terni Cesare Martellino, per avere un aiuto. E il magistrato, che nel 2002 aveva archiviato un’inchiesta sugli stessi fatti e poi era diventato rappresentante per l’Italia di Eurojust, lo avrebbe rassicurato: "Dobbiamo vederci per pianificare una strategia".

La missione - Il prete manda all’Aja uno suo collaboratore, un imprenditore romano, ex preside dell’Istituto tecnico della comunità. È la stesso che si reca a Torino per "avere informazioni su uno dei ragazzi che aveva presentato denuncia". Proprio per questo comportamento don Gelmini è ora accusato di concorso in false informazioni al pubblico ministero. La sua posizione si è aggravata nelle ultime settimane, dopo l’arrivo di nuove denunce in cui si parla di molestie subite da molti ragazzini stranieri e italiani. "Roba già nota e infondata ", ha già commentato il suo legale Lanfranco Frezza.

I magistrati hanno però deciso di rileggere anche i vecchi fascicoli e tra gli altri stanno esaminando il caso di Fabrizio Franciosi, giovane ospite della comunità fino al 1991. Figlio di un consigliere della Repubblica di San Marino il ragazzo fu trovato morto il 23 novembre dello stesso anno. Era nella sua auto e aveva ferite di coltello al collo. Il fratello gemello raccontò ai carabinieri che Fabrizio gli aveva detto di aver scoperto le violenze contro alcuni ragazzi e di essere stato prima minacciato e poi allontanato. All’epoca non si trovarono riscontri, ma ora i familiari del giovane potrebbero essere convocati per sapere se abbiano ricevuto confidenze più precise sulle violenze sessuali. La polizia ha già accertato che gli ultimi episodi di molestie risalirebbero a due anni fa.

Europa: regole comuni su rimpatrio di immigrati irregolari

 

Ansa, 14 settembre 2007

 

L’Unione europea si appresta a definire le regole sul rimpatrio degli immigrati illegali. La commissione parlamentare libertà civili ha infatti votato lo scorso mercoledì un testo in codecisione per definire gli standard comuni nelle procedure da applicare in caso di espulsione di immigrati illegali presenti nel territorio dell’Unione europea. L’iniziativa, partita dalla Commissione europea, mira a definire un quadro chiaro e trasparente garantendo il rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.

Fermo massimo di 18 mesi. Sono stati oltre 200 gli emendamenti presentati nel testo del relatore tedesco Manfred Weber del gruppo del partito popolare europeo (PPE-DE) alla proposta iniziale della Commissione. Il Parlamento propone due fasi, che si fondano sulla promozione di un ritorno volontario: la decisione di rimpatrio e l’ordine di espulsione. Proposto un periodo di fermo massimo di 18 mesi, con particolare attenzione per la salute, l’assistenza e l’educazioni dei bambini. I deputati hanno inoltre previsto che i bambini soli non possano essere detenuti. Attualmente le regole nei singoli Stati membri differiscono di molto. In alcuni il fermo non supera le 32 ora mentre in altri non esistono limiti.

Un’azione congiunta europea. Il "rimpatrio" riguarda solamente le persone presenti illegalmente sul territorio dell’Unione, compresi i complici, e anche in caso di rifiuto di asilo. Ogni anno sono migliaia le persone che scommettono la propria vita imbarcandosi verso l’Europa, e per molti di loro finisce in tragedia. Secondo stime della Commissione, nel 2004 furono 65.000 le decisioni di rimpatrio negli allora 25 Stati dell’Ue, 164.000 le espulsioni e 48.000 i ritorni volontari. L’immigrazione illegale è un problema difficile da risolvere da solo e gli Stati membri hanno capito l’importanza di un’azione congiunta. Come ad esempio nel caso delle missioni umanitarie di salvataggio nel mar Mediterraneo: non solo salvare vite umane ma anche ridurre l’immigrazione illegale e combattere il traffico umano.

Palla al Consiglio. Il dibattito e il voto finale della relazione Weber è previsto per la sessione autunnale. La palla passerà poi agli Stati membri che decideranno a loro volta in sede di Consiglio. Si segnala inoltre che il Parlamento dibatterà di immigrazione nella prossima sessione di fine settembre. Il vicepresidente della Commissione Franco Frattini, infine, ha annunciato oggi che presenterà il 23 ottobre un progetto di creazione di una "Carta blu" europea per facilitare l’ingresso di lavoratori qualificati nell’Ue.

Svizzera: Comitato per prevenzione tortura visita le carceri

 

Swiss Info, 14 settembre 2007

 

Una delegazione di cinque membri del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti giungerà in Svizzera il 24 settembre prossimo. Durante la sua visita di due settimane la delegazione ispezionerà diversi stabilimenti penitenziari.

Il Comitato, accompagnato da esperti e interpreti, visita persone che sono state private della libertà sulla base della decisione di un’autorità. Può trattarsi di persone detenute in applicazione del diritto penale, del diritto di procedura penale, del diritto civile e amministrativo nonché del diritto penale militare. Il Comitato è autorizzato a intrattenersi senza testimoni con i detenuti e renderà noto poco prima della sua visita quali stabilimenti penitenziari intende visitare.

Il Comitato fonda la sua attività sulla Convenzione europea per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti, ratificata da tutti gli Stati membri del Consiglio d’Europa. Il Comitato contro la tortura è composto da giuristi, medici, specialisti in materia di esecuzione delle pene e altri esperti ed ha sede a Strasburgo. Organizza indipendentemente e a scadenze regolari visite negli Stati membri; in Svizzera si è recato già nel 1991, 1996, 2001 e 2003.

Al termine della visita, il Comitato redige all’attenzione del Consiglio federale un rapporto sulla situazione constatata negli stabilimenti penitenziari ispezionati. Quest’ultimo può contenere anche eventuali raccomandazioni per migliorare le condizioni di detenzione. Il Comitato non intende rivestire il ruolo di accusatore, bensì migliorare, laddove necessario, le condizioni di detenzione grazie a una proficua collaborazione con le autorità competenti degli Stati visitati. Il suo rapporto rimane quindi in linea di massima confidenziale, sempreché il Governo stesso dello Stato visitato non ne chieda la pubblicazione.

 

 

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