Rassegna stampa 30 giugno

 

Giustizia: Manconi; parto a Rebibbia, un’offesa alla dignità

 

Agi, 30 giugno 3007

 

Una "vera e propria onta". Così il sottosegretario alla Giustizia Luigi Manconi definisce quanto è accaduto nel carcere di Rebibbia femminile a Roma, dove una giovane donna ha partorito in stato di detenzione e il cui neonato, ricoverato in ospedale, non può essere allattato dalla madre, tuttora costretta in carcere. "È una offesa alla dignità della persona e della maternità - afferma Manconi in una nota - della quale, in ragione del mio ruolo, mi ritengo corresponsabile moralmente, anche se, allo stato, sembrano potersi escludere colpe dell’Amministrazione penitenziaria.

Evidentemente, l’attuale Governo e io personalmente, competente per il sistema penitenziario, non siamo stati in grado di indicare un orientamento rigoroso per quanto riguarda la tutela dei diritti umani all’interno del carcere". Ora, aggiunge il sottosegretario, "è necessario con la massima cura, severità e rapidità, accertare il reale svolgimento dei fatti e le diverse responsabilità che hanno concorso a determinare quella drammatica situazione". Secondo Manconi, "per chi, come l’Amministrazione penitenziaria e il sottosegretario alla Giustizia, ha investito tante energie e risorse nell’affrontare la grave situazione delle detenute madri e dei loro bambini, arrivando alla istituzione della prima casa-famiglia e alla progettazione di altre che possano far uscire tutti i bambini dagli istituti, quanto appena successo è uno scacco. E, insieme - conclude il sottosegretario - una ulteriore ragione per impegnarsi con ancora maggiore forza su questo terreno".

Roma: modello per il reinserimento che l’Europa ammira

 

Vita, 30 giugno 3007

 

"Siamo riusciti a coinvolgere in modo serio le imprese. Questo è stato il punto di forza. Anche nell’emergenza indulto". Parla Luigi Di Mauro, che ha portato al convegno di Varsavia la best practice romana.

Un "Piano carcere" che farà scuola in Italia e in Europa. E che funziona a meraviglia grazie al terzo settore. È quello che dal 2003 sta portando avanti la Consulta penitenziaria di Roma, ente composto da 80 organismi pubblici e privati che dal 1997 si occupa della tutela dei diritti dei detenuti dentro e fuori le nove carceri di Roma e provincia.

Dopo i primi quattro anni di sperimentazione, il Piano ha rivoluzionato, in positivo, il pianeta carcere romano. Tanto da ricevere il plauso del ministro del Lavoro, Cesare Damiano, che vuole estendere il progetto a tutte le altre metropoli italiane. E da essere indicato come modello per le politiche carcerarie della Ue nell’incontro di programmazione comunitaria che si è appena concluso a Varsavia, dove il presidente della Consulta e coordinatore del Piano carcere, Luigi Di Mauro, era presente.

 

Qual è la ricetta vincente del Piano carcere romano?

È un piano partecipato in modo attivo da tutti gli attori. Nella Consulta lavorano enti pubblici, organi del terzo settore, sindacati di polizia, rappresentanti dei detenuti, persino i consolati dei Paesi di provenienza. Tante teste che, ognuna con un ruolo ben chiaro, cooperano per raggiungere un obiettivo non calato dall’alto, condiviso dall’inizio alla fine. E se un tavolo del genere lavora bene, avviene il miracolo: carcere e imprese si avvicinano. Questo è l’altro punto di forza del Piano. I privati vi investono risorse perché trovano la giusta serietà in tutte le parti in causa.

 

Qualche esempio di ente privato che aiuta il carcere?

L’azienda farmaceutica Pfizer, che ha finanziato la realizzazione della ludoteca e del giardino principale di Rebibbia. O la Camera di commercio, che ha dotato il Regina Coeli di una nuova palestra. Ancora, la cooperativa Cecilia, che ha formato dei detenuti di Rebibbia in scavi archeologici per poi allestire nel carcere un museo aperto al pubblico. Non c’è da nascondersi: il pubblico ha bisogno del privato. Con i pochi fondi a disposizione anche un’organizzazione efficiente come la nostra non ce la può fare. Per questo cerca il privato, soprattutto per il reinserimento dei detenuti, che nella sola Roma sono 5mila in cella e 8mila in esecuzione penale esterna. Come gestirli tutti?

 

A lei la risposta…

Al momento dell’ingresso in azienda, alla persona fresca di libertà affianchiamo un tutor, che si coordina con il datore di lavoro, dandogli garanzie. Fondamentale in questo senso è l’apporto del terzo settore, senza il quale il sistema imploderebbe: sono volontariato e cooperazione sociale che si fanno carico delle prime necessità dei detenuti. Un esempio: con l’indulto sono uscite 3mila persone in tre giorni. Siamo riusciti a gestirli grazie alla rete di attori non profit che si è creata con la Consulta.

 

Come opera la Consulta?

Dall’avvio del Piano è suddivisa in 5 commissioni: salute, cultura, pari opportunità, formazione e minori. Si riunisce periodicamente, per elaborare le linee guida da presentare alle istituzioni. Che rispondono sempre meglio: l’ultimo risultato è stato, a maggio, un protocollo d’intesa con il tribunale per reinserire le persone in pena alternativa. La Consulta è ora il primo riferimento del Giudice di pace.

 

La due giorni di Varsavia

 

Una linea comune comunitaria sull’integrazione degli ex detenuti. Questo l’obiettivo raggiunto nell’incontro tra otto Stati membri Ue che si è tenuto il 21 e 22 giugno a Varsavia. Il tutto organizzato nell’ambito del Programma Equal 2001-2008, capace di mettere in rete fra loro centinaia di realtà legate al mondo penitenziario attraverso il finanziamento di progetti condivisi. "Lo scambio di metodologie ha permesso la redazione di un documento di principi minimi per il reinserimento a livello europeo", dice Gianluca Calzolari, operatore Equal e coordinatore della delegazione italiana a Varsavia, composta, fra gli altri, da Lucia Scarpitti (referente per il ministero del Lavoro, ente titolare di Equal in Italia), Ettore Ferrara, capo del Dap, e Luigi Di Mauro, presidente della Consulta penitenziaria di Roma.

 

Scambio di esperienze

 

Il Piano carcere della Consulta (al cui interno vi sono enti che hanno ricevuto fondi Equal) è stata l’esperienza più apprezzata. "La volontà è di estendere il modello romano alle altre città italiane", ha detto il capo del Dap. A detta di molti presenti, il Piano è già pronto anche per l’Europa. Con la prossima conclusione di Equal, però, la rete europea consolidata a Varsavia dovrà sostenersi senza i finanziamenti Ue. Una bella sfida alle porte.

Catania: morte di Filippo Raciti, il 17enne resta in carcere

 

Il Meridiano, 30 giugno 3007

 

Nessun cambio di direzione. Nessun ripensamento. Nessuno sconto. Resta ancora in carcere il 17enne indagato nel’inchiesta sulla morte dell’ispettore di polizia Filippo Raciti, deceduto il 2 febbraio scorso negli scontri davanti lo stadio Massimino di Catania, al termine del derby tra la squadra etnea e il Palermo. I giudici del Tribunale del riesame per i minorenni hanno infatti respinto una nuova richiesta di scarcerazione presentata dai legali del minorenne perché lo ritengono "troppo aggressivo".

Il giovane, hanno ricostruito i giudici, ha avuto tre provvedimenti disciplinari nel corso della sua detenzione nella sezione minorile del carcere di "Bicocca". I giudici, nonostante un pronunciamento positivo alla scarcerazione da parte del procuratore generale, hanno respinto la richiesta di scarcerazione sulla base degli episodi registrati dall’amministrazione del carcere minorile. Il minorenne avrebbe subito una inibizione di dieci giorni alle attività ricreative proprio per atteggiamenti aggressivi.

L’indagato si trova in carcere per l’accusa di resistenza aggravata a pubblico ufficiale, il giudice per le indagini preliminari infatti alcune settimane fa ha accolto la richiesta con cui gli avvocati difensori chiedevano la revoca dell’ordine di carcerazione per omicidio volontario. Ma il 17enne può ancora sperare nella scarcerazione. Il Tribunale del riesame di Catania, infatti, dovrà adesso valutare un’altra richiesta di scarcerazione presentata dal collegio difensivo.

Lodi: "Cagnola sotto le stelle", al via spettacoli in carcere

 

Il Cittadino, 30 giugno 3007

 

"Cagnola sotto le stelle", una rassegna estiva per chi sta dietro le sbarre. Si chiama proprio così l’evento pensato per i detenuti, un’iniziativa promossa dal comune di Lodi e dall’associazione dei volontari che si è data da fare affinché luglio e agosto la casa circondariale si trasformi in un luogo più allegro.

"In carcere non si va in vacanza - dice Francesca Riboni, presidente dell’associazione -, così abbiamo pensato di mantenere la nostra presenza anche nei prossimi mesi per una serie di iniziative ludiche". A cominciare da una serie di interviste a sette ospiti speciali di cui si occuperà la redazione di Uomini liberi, il giornale pubblicato a firma detenuti.

Il calendario di appuntamenti chiama in causa alcuni personaggi famosi ma nello stesso tempo permetterà momenti di riflessione ai suoi partecipanti. "Ci saranno sette incontri - spiega l’assessore alla cultura Andrea Ferrari -, tre di questi prevedono delle serate di cabaret targate Zelig, il 13 e il 16 luglio si esibiranno Mammuth e Klobas a titolo gratuito". Il grande inizio sarà invece il 5 luglio con l’arrivo di Flavio Oreglio, il quale metterà in scena una sorta di incontro-intervista. "Inoltre - aggiunge Andrea Ferrari -, tre serate si concentreranno sulla musica, grazie a Musicarte, la storica band lodigiana Back in blues band e Davide Van De Sfroos, le date però devono ancora essere decise".

Gli appuntamenti si concluderanno con una sfida sul campo di calcio fra detenuti e giornalisti, i professionisti della Rai hanno già dato la loro disponibilità. Una data particolarmente importante sarà quella del 12 luglio, dedicata al lavoro debole. "Stiamo cercando di creare le condizioni per il reinserimento dei detenuti - afferma Grazia Grena, che si occupa dello sportello pronto ad ascoltare i problemi dei carcerati -, il momento più difficile è infatti l’uscita.

L’obiettivo è quello di dare vita a una rete, ancora in fase di rodaggio, tra i vari protagonisti del territorio affinché si possano aiutare queste persone". Il progetto inaugurato tempo fa e chiamato l’Isola era nato proprio per questo, ma è arrivato alla conclusione e ha fatto il suo dovere: diversi detenuti hanno trovato un’occupazione una volta tornati in libertà. Adesso è necessario rilanciare l’iniziativa. "Cagnola sotto le stelle" porterà un po’ di leggerezza in cella, tutti gli organizzatori desiderano che il carcere sia a per ben 12 mesi all’anno un quartiere vivo dentro la città.

Immigrazione: per gli stranieri è "emergenza democratica"

di Filippo Miraglia (Responsabile Immigrazione Arci)

 

Aprile on-line, 30 giugno 3007

 

Dopo il via libera del Cdm, il ddl Amato-Ferrero deve affrontare il Parlamento. Per l’Arci è necessario stringere i tempi di approvazione, dopo aver apportato le dovute modifiche laddove la proposta non soddisfa appieno.

Dopo l’approvazione definitiva in Consiglio dei Ministri, che necessitava di un passaggio dalla conferenza unificata Stato, Regioni ed enti locali, il disegno di legge Amato-Ferrero può finalmente essere inviato al Parlamento.

Noi pensiamo che ci sia bisogno di una straordinaria accelerazione dei tempi, cioè che si tratti di una vera emergenza democratica e che quindi si debba fare in fretta. L’immigrazione rischia di diventare per questo governo, nonostante le buone intenzioni e il cambiamento radicale di metodo, un tema che, come purtroppo in molti altri ambiti, attira solo dissensi da destra e da sinistra. Ad un anno dalle elezioni non solo non ci sono ancora cambiamenti concreti visibili, ma quelli messi in atto sono spesso contraddittori o negativi.

Pensiamo ad esempio alla grande emergenza dei rinnovi alle poste, che sta producendo ingiustizia e frustrazioni tra i migranti. Al blocco degli ingressi, ancorché con il sistema della chiamata diretta nominativa, a causa dei ritardi nella elaborazione delle domande presentate a marzo dell’anno scorso a seguito del decreto flussi 2006, che ha certamente prodotto centinaia di migliaia di irregolari in più dal momento che da più di un anno gli ingressi per lavoro non stagionale sono pari a zero.

Pensiamo ad un uso delle espulsioni e della detenzione amministrativa che continua ad avvenire senza cambiamenti sostanziali rispetto al passato, perché la legge è rimasta invariata. Ma forse qualcosa si poteva modificare in attesa della riforma. Pensiamo infine all’assenza di provvedimenti relativi ai diritti di cittadinanza, senza i quali la nostra democrazia si indebolisce progressivamente.

Per questo è urgente andare verso un’approvazione veloce del ddl, con una discussione che dovrebbe consentire dei miglioramenti alla Camera, dove l’Unione ha i numeri per favorire dei cambiamenti positivi, per poi passare al Senato anche con il ricorso al voto di fiducia.

Sul merito della proposta (e rimandando per maggiori dettagli alla nota dell’ARCI che si può visionare sul sito www.arci.it) gli elementi principali di novità sono: il diritto di voto alle amministrative; l’introduzione del permesso di soggiorno per ricerca di lavoro; la previsione del passaggio di competenze dalle questure agli enti locali; l’introduzione del rimpatrio volontario, che dovrebbe rendere conveniente per lo straniero irregolare farsi riconoscere e aderire a un programma di rimpatrio finanziato dal Governo, che consenta anche un rientro in Italia nel futuro: un sistema che dovrebbe cancellare le giustificazioni residue sulla necessità dei CPT.

Permangono alcuni elementi contraddittori per i quali è necessario un impegno di tutti per modifiche positive. Continuiamo a chiedere la chiusura definitiva della stagione del diritto speciale, abolendo ogni forma di detenzione amministrativa; pensiamo sia indispensabile prevedere una forma accessibile di regolarizzazione ad personam e favorire l’ingresso per ricerca di lavoro (auto-sponsorizzazione) attraverso l’istituzione (prevista in via transitoria) di una lista unica centralizzata degli aspiranti all’ingresso.

Riteniamo altresì auspicabile anche uno spostamento del coordinamento delle politiche sull’immigrazione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri in accordo con il Ministero della Solidarietà Sociale, attribuendo così un maggior peso alla Consulta per i problemi degli stranieri immigrati e delle loro famiglie.

Chiediamo infine che la prossima Finanziaria preveda un fondo per l’immigrazione all’altezza del rilievo che ha questo fenomeno sociale nelle nostre città riconoscendo così il giusto peso all’apporto che i lavoratori e le lavoratrici migranti danno al sistema economico italiano. Il nostro è un giudizio complesso e articolato che ci impegneremo nei prossimi giorni a trasformare in iniziativa politica per ottenere il risultato concreto di un miglioramento dei diritti dei migranti, che rappresentano uno degli elementi di qualità della nostra democrazia.

Droghe: la destra si mobilita contro il ddl Ferrero-Amato

 

Notiziario Aduc, 30 giugno 2007

 

"Con la presentazione nei prossimi giorni del ddl Ferrero sulle droghe, si apre per la destra giovanile e identitaria una nuova fase della politica d’opposizione al governo Prodi e alla sua maggioranza". Lo affermano, in una nota congiunta, i rappresentanti di "Azione Giovani", l’organizzazione giovanile di An, Alessandro Amorose, Daniele Caroleo e Simone Spiga. "Il ministro Ferrero ha sfornato una delle sue sorprese ed è pronto a proporre la riduzione del danno e la depenalizzazione delle cosiddette droghe leggere". Per questo, Azione Giovani promuove, a partire da oggi, una campagna nazionale di "sensibilizzazione nei confronti dei giovani e contro il governo sulle politiche antiproibizioniste e demagogiche".

Il tutto avverrà attraverso un blog all’indirizzo www.nodroga.splinder.com che si occuperà di "tenere sotto controllo il percorso legislativo della legge, sperando sempre che venga impallinata dal Parlamento, ma anche attraverso una campagna tematica sul tema, che si svilupperà con volantinaggi, banchetti e manifestazioni di contestazione a Ferrero e a tutti gli esponenti del governo". Da domani - avvertono da Ag - le città saranno invase da manifesti e volantini".

Stati Uniti: ricorsi prigionieri di Guantanamo a Corte Suprema

 

Ansa, 30 giugno 2007

 

La Corte Suprema americana ha deciso di pronunciarsi sulla questione sollevata da alcuni prigionieri del carcere di Guantanamo che hanno chiesto di poter ricorrere in appello presso i tribunali federali contro la detenzione. La decisione di ieri rovescia quella presa dalla stessa Corte mesi fa, quando ha rifiutato di deliberare sul caso.

Il giudizio di ieri si pone in netto contrasto con Washington, che vorrebbe che della faccenda se ne occupassero solo tribunali militari. A febbraio una corte di appello del Distretto di Columbia ha confermato la legge approvata recentemente dal Congresso che proibisce ai detenuti di Guantanamo di ricorrere presso le corti federali. Ad aprile, poi, la Corte Suprema ha respinto la richiesta di appello contro tale giudizio.

 

 

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