Rassegna stampa 30 gennaio

 

Giustizia: "Promuovitalia" offre lavoro agli indultati del sud

 

Comunicato Stampa, 30 gennaio 2007

 

In data 8 luglio 2006 il Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale e il Ministro della Giustizia hanno siglato un Accordo Quadro per l’inserimento lavorativo delle persone indultate, al fine di facilitarne l’inserimento, il reinserimento e la collocazione lavorativa.

Subito si è avviato un processo teso a costruire una rete territoriale in grado di facilitare orientamento e sostegno ai soggetti interessati, sperimentando modalità che coniughino l’utilizzo degli strumenti più innovativi e flessibili di politica attiva del lavoro con le opportunità dell’attuale mercato del lavoro.

Il Ministero del Lavoro ha rilevato una evidente integrabilità con propri progetti già in corso, quale il progetto "Lavoro & Sviluppo Turismo", realizzato da Promuovitalia (società pubblica controllata da ENIT), finalizzato all’inserimento lavorativo, tramite tirocini e altri percorsi di esperienza sul lavoro che prevedono il riconoscimento di una borsa lavoro e altri sostegni di soggetti disoccupati e svantaggiati residenti nelle Regioni del Sud presso imprese finanziate con gli strumenti del Programma Operativo Nazionale "Sviluppo Imprenditoriale Locale" (L.488/92 e altre).

Il Progetto "Lavoro & Sviluppo Turismo" può farsi carico, in tempi brevi, di proporre per la selezione alle imprese coinvolte e disponibili i soggetti beneficiari dell’indulto che abbiano espresso interesse ad un percorso di inserimento, avviando le iniziative a tempi brevi. Per contatti: Carmen Meoli, indulto@promuovitalia.it

Giustizia: Grasso (Antimafia); indulto ha rafforzato Sacra Corona

 

Apcom, 30 gennaio 2007

 

La Sacra Corona Unita che era stata indebolita dalle indagini e dagli arresti ha visto alcuni suoi esponenti tornare in libertà grazie all’indulto. E questo aspetto insieme con il dato che proseguono alcune latitanze, ha certamente permesso alla criminalità in Puglia di tornare forte. Il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso ha posto in rilievo il dato dopo nel corso della sua audizione in Commissione parlamentare a palazzo San Macuto.

"Certamente la Sacra Corona Unita - ha spiegato Grasso - per come la si conosceva non è più quella di alcuni anni fa. Così come in Campania c’è stata una proliferazione di gruppi criminali animati dalla logica del profitto e quindi orientati all’inabissamento, alla mimetizzazione sullo schema della mafia siciliana". Il traffico di persone sino a poco tempo fa provenienti dall’Albania si è parzialmente interrotto. "Ormai con quegli stessi gommoni arriva la droga.

Ed attraverso la rotta Albania - Macedonia - Grecia molte merci arrivano nei porti della Puglia protetti dal trattato di Schengen". Altra attività che insieme con l’estorsione e l’usura fa capire la capillarità della criminalità sono le numerose denunce - ha detto Grasso - per il cosiddetto "cavallo di ritorno", dove al furto di una automobile o di un macchinario per l’agricoltura per tornare in possesso del bene bisogna pagare una sorta di riscatto.

Giustizia: madre Marta Russo; cosa ha da insegnare Scattone?

 

Ansa, 30 gennaio 2007

 

"Penso che la giustizia abbia fatto il suo corso. Ma quello che manca nel nostro paese è la certezza della pena. Prenda Giovanni Scattone, ad esempio. È tornato a insegnare. E allora io mi chiedo: cosa può insegnare una persona del genere? Che educatore può essere mai per i ragazzi?".

È quanto afferma in un’intervista esclusiva a "Il Messaggero" Aureliana Iacoboni Russo, la madre di Marta, la studentessa 21enne uccisa da un colpo di pistola alla testa nei vialetti della Sapienza. Dopo una combattuta vicenda giudiziaria, la V sezione penale della Cassazione ha rideterminato la pena per Giovanni Scattone in 5 anni e 4 mesi di reclusione (eliminando la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici).

Mentre per Salvatore Ferraro è stata stabilita la pena di 4 anni e due mesi di reclusione. Annullata invece dalla Suprema corte la sentenza di condanna nei confronti di Francesco Liparota. "Un giorno mi ritrovai nella camera di Marta e tra le sue cose mi capitò di leggere un biglietto. Nel suo diario scriveva che avrebbe voluto mettere la sua vita a disposizione degli altri, ma che non sapeva se sarebbe mai riuscita a farlo. "Credo che non possa decidere sulle cose che il destino mi ha riservato - scriveva Marta - però posso decidere su come prevederle e come viverle. Ci ho provato io. E ci provo ogni giorno e ogni giorno penso che Marta sarebbe fiera di me". Lo ha affermato la mamma di Marta Russo, la ragazza morta dieci anni fa per una pallottola che l’ha colpita alla testa all’Università La Sapienza di Roma

"Mia figlia - continua - mi aveva espresso il desiderio di voler donare gli organi quando era ancora una ragazzina. Sapeva che un semplice gesto avrebbe potuto salvare moltissime vite umane. L’associazione per la donazione degli organi è nata dopo qualche anno, con il desiderio di diffondere la cultura della donazione degli organi, soprattutto ai più giovani". "Marta - ha concluso la mamma - in questi dieci anni è diventata una figlia per tante persone che si rivedevano nel mio dolore. Quello di una madre che perde una figlia in un modo assurdo, che non ha senso. Mi hanno aiutato certo le manifestazioni di affetto, mi hanno fatto sentire meno sola, ma mia figlia non c’è più. Penso che la giustizia abbia fatto il suo corso, ma che quello che manca nel nostro Paese sia la certezza della pena".

Rovigo: pubblicato libro sul volontariato dentro le carceri

 

Il Gazzettino, 30 gennaio 2007

 

"In carcere, scomodi". È questo il titolo del libro di Livio Ferrari, in libreria da ieri, nel quale si parla del ruolo del volontariato in carcere oggi. L’autore, giornalista, fondatore e direttore dell’associazione di volontariato "Centro francescano di ascolto", è stato presidente nazionale del Seac, è fondatore e direttore della rivista Seac Notizie, ed è stato anche fondatore della Conferenza nazionale volontariato giustizia, di cui è stato anche presidente. Ferrari da circa vent’anni lavora nelle carceri, e grazie alla sua esperienza è stato invitato a scrivere un libro di formazione per quei volontari che operano nel settore delle case circondariali.

"Non si può nascondere che il mondo dei detenuti sia una realtà difficile - spiega l’autore - e chi opera in questo campo deve essere preparato a quello a cui andrà incontro. Quando io ho iniziato, vent’anni fa, il volontariato nelle carceri era vissuto in maniera diversa, in silenzio. Quasi non si doveva dire che cosa si stava facendo. Ora, per fortuna, molti passi avanti sono stati fatti, anche se rimangono ancora delle zone d’ombra di cui prima o poi si dovrà parlare". Il libro è nato come una sorta di aiuto per tutti quei volontari che si accostano al mondo dei detenuti. Si parla, infatti, della storia del volontariato delle carceri, del suo ruolo, delle prospettive e di come formare gli operatori in questo senso. "Il momento attuale è comunque complesso - chiude Ferrari - indulto a parte, oggi un volontario rischia di trovarsi davanti a enormi contenitori di tossicodipendenti e di stranieri senza permesso di soggiorno. È quindi indispensabile sapere come muoversi. Noi volontari ci stiamo organizzando anche perché venga ridotto il numero delle case circondariali per adulti presenti in Italia. Delle 207 attuali si potrebbe arrivare a 50 per i detenuti davvero pericolosi. Mentre gli altri potrebbero essere inseriti in strutture di recupero, snellendo così il problema del sovraffollamento. Ribadisco ancora una volta, poi, di essere contrario alla costruzione del nuovo carcere rodigino. Bisogna ridurre, non moltiplicare". Livio Ferrari ha in previsione a breve il seguito del libro, dove analizzerà l’incontro specifico tra volontario e detenuto e il rapporto che si viene a creare tra loro.

Padova: delegazione della Cgil visita la Casa Circondariale

 

Il Gazzettino, 30 gennaio 2007

 

Una delegazione della CGIL, la settimana scorsa, ha effettuato una visita alla nuova struttura di Via Due Palazzi, su sollecitazione di associazioni sociali operanti nella struttura e su richiesta delle rappresentanze sindacali di categoria della Funzione Pubblica. Al termine della visita ha incontrato il direttore della struttura. La conoscenza della situazione attuale della Casa Circondariale ci fa applaudire la concreta possibilità a breve della chiusura definitiva della struttura. La struttura costruita da molti decenni, con una concezione arcaica dei diritti dei detenuti in attesa di giudizio, è quanto di più lontano si possa immaginare come biglietto da visita di una società attenta ai diritti delle persone. Si tratta di una struttura inqualificabile per un paese civile, dove erano ammassati stabilmente 250 detenuti (con punte frequenti di 300 persone) in luogo della capienza stabilita nella autorizzazione iniziale (92 posti + 6 di isolamento). La costruzione della nuova struttura, a fianco della vecchia, per la quale è prevista l’apertura nei prossimi giorni, è il risultato atteso da molti anni. Peccato che l’arcinota mancanza di fondi ministeriali, lo sfruttamento e il recupero di uno stabile già progettato, realizzato e quindi riadattato, l’esigenza di recuperare al piano terra alcuni servizi necessari alla gestione, provochi le conseguenze che formano l’oggetto centrale della segnalazione.

Nella visita, ci è stato mostrato l’intero edificio della nuova struttura e tutti i locali che la compongono con particolare attenzione ad evidenziarci il netto miglioramento della qualità della vita (sale climatizzate, nuova infermeria, aula informatica, biblioteca, spazi per l’attività ludica, ecc.). La nuova struttura è decisamente piccola, molto più piccola dell’attuale, e per quanto si possa lavorare su funzionalità e razionalità al fine di ottimizzare gli spazi e le funzioni da svolgere la situazione è difficile per il benessere delle persone detenute sia per gli operatori di polizia penitenziaria.

Abbiamo visitato i due piani che compongono le celle dei detenuti. Abbiamo contato in una cella standard di 20 metri quadrati, compreso lo spazio importante per il bagno attiguo alla cella, la cucina, la presenza di tre file di tre letti a castello per un totale di nove posti letto. Nelle altre celle la situazione era lievemente migliore con 7 letti.

Siamo convinti che bisogna assumere provvedimenti tempestivi, che almeno garantiscano alcune condizioni di sollievo sociale, nell’attesa di una verifica pregnante successiva all’attivazione dell’Istituto. In questo quadro definito ci permettiamo di suggerire alcune proposte. Il fondo nazionale per l’ammodernamento delle strutture carcerarie deve essere garantito nelle risorse indispensabili ad un efficace piano di ristrutturazione degli istituti. Non ci convince l’equazione che a fronte della riduzione di 15.000 detenuti a seguito dell’indulto, sia possibile programmare analogo risparmio sui costi. La nuova struttura padovana ha assoluto bisogno di almeno 1 passeggio in più per i detenuti ( ne sono previsti 3 ma se n’è fatto 1 solo per carenza di fondi). Questo intervento è assolutamente urgente per evitare una facilmente prevedibile situazione di rivolta post apertura per le inaccettabili condizioni di detenzione. La dotazione organica del personale dovrebbe essere completata definendo la posizione dei molti distaccati. La struttura è fortemente a rischio nel caso di dover ospitare un numero di detenuti pari all’attuale. Bisogna riconsiderare l’intero sistema di funzionamento e gestione in situazioni ordinarie, consci che è improponibile la riduzione degli ingressi notturni e il continuo trasferimento dei detenuti in altri carceri del Veneto come regolarmente fatto in questi mesi. Il sistema crolla se perennemente opera ai limiti, e oltre, di sostenibilità.

 

Ilario Simonaggio

Segr. Generale Cgil, Padova

Como: "PositHIVo", la prevenzione dell’Aids entra in carcere

 

La Provincia di Como, 30 gennaio 2007

 

Ad oggi in Italia si contano 53mila casi di Aids conclamato, quasi 34mila morti. Sono 120mila le persone sieropositive o malate di Aida stimate alla fine del 2003, e sono quasi quattromila i nuovi casi ogni anno. Ma se è vero che il problema può coinvolgere tutti, è anche vero che ci sono alcuni ambienti dove questa terribile malattia è più diffusa. Le carceri, per esempio. Proprio per questo motivo i detenuti della Casa circondariale di Como hanno voluto creare un libretto informativo, intitolato "PositHIVo… un problema reale", per la prevenzione dell’Aids nelle carceri. L’idea è nata da un progetto di Maria Gramigna, responsabile del servizio di medicina preventiva nelle comunità Asl di Como.

Il libretto consta di una ventina di pagine contenenti tutte le informazioni utili, dal modo in cui è possibile contrarre il virus a tutto quello che bisogna sapere sul test. I testi, sintetici ma esaustivi, sono stati redatti da alcuni detenuti del Bassone, che si sono rivolti con un linguaggio semplice e comprensivo a chi come loro (spesso extracomunitari) vive la socialità delle carceri, non prima di avere ricevuto il supporto scientifico di Luigi Posterla, del reparto malattie infettive dell’Ospedale Sant’Anna. Anche la grafica e l’impaginazione è stata curata dagli stessi detenuti che hanno potuto usufruire del centro stampa del Bassone. "Il lavoro fatto è eccellente - commenta Simona Mariani, direttrice dell’Asl di Como - tanto è vero che la speranza mia e del direttore del carcere Fabrizio Rinaldi è che questo opuscolo possa essere diffuso anche in altre carceri italiane".

Immigrazione: Associazione Studi Giuridici chiede chiusura Cpt

 

Vita, 30 gennaio 2007

 

I giuristi specializzati sui temi dell’immigrazione sono d’accordo sulla necessità di chiudere i Centri di permanenza temporanea per immigrati clandestini. Alla vigilia della presentazione della relazione sui Cpt da parte della commissione voluta dal Viminale e presieduta da Staffan De Mistura, l’Associazione di studi giuridici sull’immigrazione prende decisamente posizione.

"Noi siamo per la chiusura totale e completa dei Cpt" ha dichiarato all’agenzia Dire "perché sono, di fatto, anche giuridicamente, una detenzione in assenza di reato- spiega Nazarena Zorzella, dirigente dell’Asgi, più volte ascoltata nel corso delle audizioni sull’eventuale riformulazione delle legge Bossi-Fini-. I risultati espressi nella bozza della relazione della commissione costituiscono un primo passo positivo in questo senso", aggiunge di fronte alle anticipazioni che vorrebbero la Commissione De Mistura fortemente critica sui Cpt. L’espulsione e il trattenimento, prosegue Zorzella, "non sono dei reati", però prevedono "una detenzione più forte ed esclusiva" delle carceri (quella, appunto, nei Cpt). "Sono dei luoghi del tutto privi di diritti", aggiunge Zorzella.

L’avvocato ritiene giusto anche, come indicherebbe la relazione della Commissione, che i Centri di identificazione siano trasformati in Centri di accoglienza: "Attualmente hanno una conformazione che è grosso modo simile ai Cpt - sottolinea la dirigente Asgi - e le direttive comunitarie non consentono il trattenimento in strutture chiuse di un richiedente asilo, per esempio. Costoro hanno una posizione molto diversificata dagli stranieri normali, perché sono in fuga dal loro paese per problemi di persecuzione e discriminazione. Mi auguro che ci sia un graduale, ma mi auguro veloce, liberazione dei centri di identificazione".

Anche la presenza delle badanti nei Cpt, viene ritenuta dai giuristi "una delle tante assurdità" di questi centri. "Soprattutto negli ultimi anni - aggiunge Zorzella (Asgi) - una grossa parte dei trattenuti sono costituiti da donne che sono in attesa di perfezionare la procedura di autorizzazione al lavoro. È positivo che la Commissione (guidata da De Mistura, ndr) abbia rilevato l’irrazionalità di questa situazione: si tratta di persone essenziali per le famiglie italiane e per la tenuta del welfare". Altra assurdità, rilevata dall’Associazione di studi giuridici sull’immigrazione, è la presenza di ex detenuti nei Centri. "Passano dalle carceri ad un altro carcere, il Cpt - spiega Zorzella - dove la legge prevede che si collochi lo straniero quando non c’è un aereo a disposizione, per esempio, o se manca l’identificazione. Ma se lo straniero è stato in carcere c’è stato tempo, mesi o addirittura anni, per identificarlo compiutamente. Non si capisce perché lo stesso tipo di procedure avviate, poi, in questa direzione nei Cpt non possono essere applicate quando stanno nelle carceri". Allo stesso modo l’Asgi giudica "inammissibile" che in questi Centri siano trattenute le vittime di tratta: "Sono spesso ragazze giovani e sfruttate, non possono stare in questi centri".

Anche l’assistenza legale insufficiente offerta agli ospiti dei Cpt è uno dei punti critici rilevati dalla Commissione De Mistura e che trova d’accordo l’Asgi. "Non c’è assistenza legale - taglia corto la dirigente Zorzella -. Oggi i Cpt sono solo ed esclusivamente dei luoghi di detenzione dove non c’è un libero accesso neanche per gli avvocati. Ci sono procedure tali per cui solo se si è stati nominati si può accedere, e solo in determinate fasce orarie". Non sempre lo straniero, prosegue Zorzella, soprattutto se è arrivato da poco tempo, è a conoscenza di un avvocato per fare una nomina: "C’è quindi impossibilità di accesso e di informazione anche legale - aggiunge l’avvocato - su quelli che sono i suoi diritti". Non esistono neanche programmi sociali di assistenza, segnala l’Asgi: "Ci sono tutte figure improbabili e generiche, mancano progetti di assistenza sociale, psicologica, sanitaria. I Cpt sono luoghi abbandonati".

Va bene, inoltre, per l’Associazione di studi giuridici sull’immigrazione, il punto dell’emendamento presentato ieri sera alla Camera dall’esecutivo, che prevede l’ingresso libero per gli extracomunitari che restano 3 mesi (via, in questo caso, al permesso di soggiorno). "È un piccolo correttivo per eliminare l’incontro a distanza con il datore di lavoro che presuppone un periodo precedente di clandestinità da parte dell’immigrato - commenta Zorzella - Consente allo straniero di trovare occasioni di lavoro e poi formalizzarle".

Anche la prevista cancellazione dell’articolo 7 della Bossi-Fini viene considerata positiva. La norma, che prevedeva l’obbligo per i padroni di casa di segnalare entro 48 ore alla pubblica sicurezza l’ospitalità concessa ad uno straniero è discriminatorio, "richiesto solo per loro". Più in generale, sulla revisione del testo unico dell’immigrazione, la giurista dell’Asgi conclude: "Vediamo un po’ cosa farà il governo. Il ministro Amato aspettava i risultati dei lavori della Commissione De Mistura proprio per delineare quella che potrebbe essere la riforma. Noi speriamo che lo faccia velocemente, anche perché i tempi non sono sempre compatibili con i diritti di queste persone che sono comunque trattenute nei Cpt. Bisogna avvicinare le due esigenze".

Gran Bretagna: un test per monitorare i pedofili scarcerati

 

Ansa, 30 gennaio 2007

 

Un test della verità per monitorare i pedofili usciti di galera, è questa l’ultima idea del ministro degli interni John Reid, già al centro delle polemiche dopo che la scorsa settimana aveva divulgato una nota in cui invitava i magistrati britannici ad infliggere un minor numero di pene detentive, al fine di arginare il problema del sovraffollamento delle carceri.

L’introduzione del test, che in base al respiro, alla frequenza cardiaca e al sudore, dovrebbe valutare se un pedofilo sia in grado di nuocere ancora o meno, dovrebbe essere inserita come emendamento ad una legge già in discussione alla camera dei Comuni. Accanto a questo provvedimento Reid ha inoltre proposto delle "liste d’attesa" per i condannati a reati criminosi, che permetterebbero di ridurre l’entrata di nuovi detenuti nelle già sovraffollate carceri britanniche. Questo tipo di provvedimento, già utilizzato con successo in Polonia e nei paesi scandinavi, permetterebbe di prolungare fino a tre mesi la carcerazione dei condannati, rendendo possibile il liberarsi di un posto nelle prigioni della regina.

Ma il problema del sovraffollamento delle carceri rimane. Un documento congiunto emesso dal Ministero dell’Interno e da Downing Street ha sottolineato come il numero dei carcerati britannici potrebbe arrivare nei prossimi cinque anni a toccare le ventiduemila unità a causa della accresciuta severità delle sentenze, e ricorda inoltre che il piano di allargamento delle carceri, che dovrebbe portare entro il 2012 alla creazione di 8.000 nuovi posti, potrebbe non essere sufficiente.

Le esternazioni del ministro hanno sollevato polemiche all’interno dell’opposizione ma anche tra le associazioni e i sindacati degli agenti di sicurezza. Paul Tidball, presidente dell’Associazione dei direttori delle carceri britanniche, ha dichiarato che "John Reid trova estremamente difficile giustificare la posizione in cui si trova il governo", ma ammette anche che la colpa non è solo dell’attuale ministro ma di tutti i suoi predecessori, che non sono mai riusciti ad affrontare il problema.

Tidball ha poi aggiunto che "troppi condannati per reati minori sono stati mandati in carcere", sostenendo poi di vergognarsi di vivere nel paese occidentale con il livello più alto di detenuti. Critico anche Ion Johnston, comandante della polizia dei trasporti, il quale ha sottolineato la gravità del fatto che condannati possano essere lasciati liberi di circolare solo perché nelle prigioni non c’è più posto. "Penso che si debba emettere una sentenza - ha continuato Johnston - seguendo il diritto, non tenendo conto dello spazio a disposizione nelle carceri".

 

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