Rassegna stampa 27 febbraio

 

Giustizia: quante sterili polemiche sul "prigioniero Sofri"

di Patrizio Gonnella (Presidente Associazione Antigone)

 

Il Manifesto, 27 febbraio 2007

 

Prigionieri lo si è a vita. Le polemiche contro la partecipazione di Adriano Sofri all’assise dei Ds sono indecorose e assomigliano alle polemiche contro l’indulto, ambedue accomunate da una sub-cultura illiberale che serpeggia a sinistra. Siamo il paese del piagnisteo. Stiamo approssimandoci a diventare il paese della vendetta. Siamo un paese dove l’unico battitore libero che interviene mandando fendenti giustizialisti a destra e a manca è Marco Travaglio. A favore di Adriano Sofri parlano solo gli amici. Tutti gli altri tacciono.

La vicenda Sofri - a cui vorrebbe essere tolta la parola, e al massimo restituita in modo generoso e clemente la libertà - è trattata come un qualsiasi fatto di cronaca. I prigionieri non devono fare politica.

In Italia i prigionieri condannati, e finanche gli ex prigionieri, fino ad avvenuta riabilitazione (lunga, incerta e costosa], non possono votare e non possono essere votati. Il caso Sofri è un caso di democrazia e giustizia "Le pene devono tendere alla rieducazione del condannato". Così recita l’articolo 27 della Costituzione. Un assunto che dai cultori della certezza della pena viene interpretato, anche a sinistra, riduttivamente e assistenzialmente. Come se riguardasse solo coloro che aspirano a fare i camerieri o gli addetti alle pulizie. Se sei invece uno che scrive, pensa o interviene nel dibattito politico allora non hai diritti da accampare.

La democrazia è anche questo. Si sprecano parole sulla democrazia e poi quando in un’assemblea per far nascere un partito democratico e non un movimento di guerriglia rivoluzionario interviene uno che trentacinque anni fa avrebbe commesso un delitto politico (mentre lui stesso, con molti altri, si sono battuti a difesa della sua innocenza) allora la parola passa ai parenti delle vittime e ai giudici, indissolubilmente d’accordò nel ricordare sentenze che vorrebbero indelebili nella storia.

La Carta costituzionale, nel frattempo, diventa carta straccia. I ds e tutti i politici che hanno difeso la partecipazione di Adriano Sofri alla loro iniziativa sono ben più lungimiranti della grande folla di intellettuali silenti, pronti solo a denunciare inciuci o lassismi. La memoria - individuale e collettiva - si difende espandendo la partecipazione democratica e rafforzando il senso di giustizia. Non penso che Adriano Sofri, dopo tutta la galera fatta, abbia ambizioni presidenziali. Se così fosse, però, bisognerebbe consentirglielo.

La privazione della libertà è già di per sé una pena difficile da sopportare. I diritti politici vanno garantiti. Non c’è risocializzazione che tenga se non vi è inclusione democratica. Noi, da alcuni anni, proponiamo una revisione della norma sulla interdizione dei pubblici uffici. Giuliano Pisapia (Rifondazione comunista), oggi alla guida della Commissione di riforma del codice penale, aveva firmato una proposta di legge in tal senso. Ora ci attendiamo che chi ha invitato Adriano Sofri, insieme a tutte le forze di sinistra, colgano questa occasione per uscire dalla difesa e trasformare la storia di Sofri in una battaglia di democrazia e giustizia, volando alto e senza farsi impigliare nelle maglie scontate del giustizialismo imperante.

Bergamo: Angelo Rizzoli, una storia tra carcere e malattia

 

Il Giorno, 27 febbraio 2007

 

Dieci mesi trascorsi in carcere e tre agli arresti domiciliari. Poi, Angelo Rizzoli, nipote del re dell’editoria arrestato nel 1983, è stato prosciolto. Ospite a "Niente di personale", il magazine condotto da Antonello Piroso in onda questa sera, alle 21.30 su LA7, Rizzoli ci tiene però a precisare durante la sua intervista un "particolare" che ha reso ancora più dolorosa la sua vicenda: "Io ho la sclerosi multipla, una malattia che secondo me è incompatibile con la vita carceraria e che, purtroppo, girando cinque istituti di pena, si è notevolmente aggravata". Angelo Rizzoli parla poi di quanto gli sia costato essere l’erede di una famiglia così illustre. "Purtroppo, portare un nome altisonante comporta anche delle negatività.

Nel carcere di Bergamo, dove tra l’altro ero assieme a Enzo Tortora, sono stato anche estorto dal direttore. L’ho denunciato, sono stato rimesso in libertà, ma quando sono stato nuovamente arrestato, mi hanno rimandato lì". Eppure Rizzoli spiega al conduttore di aver detto esplicitamente: "Portatemi in tutti i carceri che volete, meno che a Bergamo". Niente da fare.

"E a Bergamo - prosegue - il direttore mi ha messo 45 giorni in cella di punizione, dal 10 novembre fino al giorno di Natale. Quando sono uscito, ero in uno stato di disperazione, ma anche in una condizione di grandissima prostrazione fisica". "Essere nato con un nome fortunato e in una famiglia baciata dal successo - commenta poi - non garantisce nella vita che queste condizioni di privilegio durino, anzi.

In qualche modo, io ho subito una legge di compensazione, perché, ai tanti benefici che ho avuto nella nascita, sono seguite poi altrettante sofferenze. E non parlo solo per me. Ho visto amici morire della mia stessa malattia, andare in galera mio fratello e morire mio padre, mentre mia sorella, indagata per lo stesso reato, non ha resistito e si è gettata fuori dalla finestra".

Bollate: 12 detenuti si trasformano in riabilitatori equestri

 

Redattore Sociale, 27 febbraio 2007

 

Artieri e tecnici per la riabilitazione equestre: al via due corsi per 12 detenuti del carcere di Bollate, in collaborazione con la Federazione italiana sport equestri.

Quattro cavalli e due pony. È un vero e proprio maneggio quello inaugurato questa mattina all’interno della casa di reclusione di Bollate, periferia nord di Milano, alla presenza dei vertici politici di Comune, Provincia e Regione e di personaggi dello spettacolo tra cui il paroliere Mogol. Gli equini aiuteranno 12 detenuti a diventare Assistente artiere e Assistente tecnico per la riabilitazione equestre, nell’ambito di due corsi di formazione organizzati in collaborazione con la Fise-Federazione italiana sport equestri, che avranno inizio a metà marzo. L’iniziativa, presentata lo scorso novembre a Verona nell’ambito della 103.ma edizione di Fieracavalli, è "un progetto del tutto rivoluzionario in Italia e in Europa, che valorizza le valenze educative e psicologiche del cavallo" sottolinea la Fise, i cui istruttori entreranno nella struttura penitenziaria per impartire i corsi ai detenuti.

"Questo progetto è positivo perché si inserisce in una realtà come Bollate, che già lavora a tutti i livelli per il trattamento dei detenuti e perché si tratta di un’attività nuova, fuori dai canoni tradizionali, caratterizzata dal rapporto con un altro essere vivente e dalla possibilità di ottenere un posto di lavoro - commenta Luigi Pagano, provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria -. A nostro avviso, infatti, è importante non soltanto l’aspetto ludico e quello di pet therapy, ma il fatto che i detenuti potranno fare formazione professionale e potranno essere assunti come stallieri e addetti all’attività di manutenzione, una figura che sembra essere molto richiesta sul mercato. È un progetto pilota, che potrebbe essere esportato in altri istituti".

"È un’iniziativa all’avanguardia - aggiunge Antonella Maiolo, consigliere regionale e Presidente della Commissione Speciale sulla situazione carceraria e per il rispetto dei detenuti -: a Bollate c’è molto spazio e all’interno i detenuti godono di una certa libertà. Nel carcere ci sono parecchie attività finanziate dalla Regione, sempre con l’obiettivo di creare nuove personalità richieste dal mercato del lavoro".

Velletri "15 passi", in scena la vita quotidiana del carcere

 

Comunicato stampa, 27 febbraio 2007

 

Si intitola 15 passi lo spettacolo di musica, danza e teatro che l’Associazione culturale "Teatro del Sole" di Umberto Canino metterà in scena il primo marzo, alle ore 15,30, nel teatro "Enzo Tortora" all’interno del carcere di Velletri.

Lo spettacolo - che nasce dalla collaborazione fra il cantautore Umberto Canino e Luigi Giannelli, ispettore capo del carcere di Rebibbia, regista della piece e autore di testi teatrali e letterari - è stato allestito con il patrocinio del Garante regionale dei Diritti dei Detenuti Angiolo Marroni e vedrà la partecipazione di un cantante 4 attori, 1 attrice, 1 ballerina, 1 ballerino.

15 passi - che si muove da una lettera scritta da Giannelli nel periodo di detenzione di Pino Pelosi, condannato per l’omicidio di Pier Paolo Pasolini - si propone con un’alternanza di canti, danze, recitazioni e documenti video, con immagini reali di vita quotidiana all’interno di un carcere capaci di trasportare il pubblico a riflettere sul mondo dei penitenziari e su chi vi vive dentro. Umberto Canino, fondatore del "Teatro del Sole", è un artista che da anni coniuga musica e teatro affrontando temi di grande spessore sociale. Dopo aver lavorato in Rai e con Renato Zero, nel 2006 ha fondato l’associazione "Teatro Sole". In questo periodo lo spettacolo 15 passi sta girando nei teatri dei carceri italiani.

"È nobile e interessante questo tentativo di esprimere attraverso il canto, la danza e la recitazione parte di quello che un detenuto vorrebbe dire al mondo esterno ed è per questo che ho patrocinato l’iniziativa - ha detto il Garante regionale dei diritti dei detenuti Angiolo Marroni - È importante, come hanno spiegato gli autori dello spettacolo, che la società civile conosca l’altra faccia del carcere, del poliziotto che vi opera e del detenuto che vi risiede, e comprenda che quello del carcere non è un mondo a parte, ma una realtà parte di questo mondo".

Milano: maestra taglia lingua ad un alunno troppo vivace

 

La Repubblica, 27 febbraio 2007

 

Incredibile episodio in una scuola elementare milanese: una maestra di sostegno ha causato un taglio alla lingua di un alunno di sette anni, provocandogli "una ferita a tutto spessore" giudicata guaribile in dieci giorni. L’insegnante è stata denunciata per lesioni e sospesa dal lavoro. Il fatto, rivelato dal Corriere della Sera, è avvenuto il 20 febbraio scorso in una scuola della zona San Siro.

La maestra di sostegno, R.S. di 22 anni, si difende affermando che si è trattato di un incidente: in una sorta di gioco avrebbe avvicinato le lame delle forbici alla lingua del bimbo irrequieto ("Parli troppo, tira fuori la lingua, che te la taglio..."), ma il gioco è andato oltre le intenzioni e la lama è finita sulla lingua del piccolo, tagliandola.

In quel momento la giovane insegnante aveva il controllo dell’intera classe, perché la maestra di ruolo si era brevemente assentata. Il bambino, spaventatissimo, è stato portato in ospedale, dove i medici gli hanno praticato cinque punti di sutura, con prognosi di dieci giorni e obbligo di alimentazione liquida fino alla guarigione della ferita. Secondo quanto confermato dall’avvocato Piero Porciani, che tutela la famiglia, da quel giorno il ragazzino è sotto choc e non è più voluto tornare a scuola. La mamma, inserviente in una mensa, ha dovuto lasciare il lavoro per stare accanto al piccolo.

E ha presentato denuncia per lesioni contro l’insegnante avviando una causa contro l’istituto per ottenere il risarcimento dei danni morali e materiali. "Siamo tutti increduli - commenta l’avvocato - È vergognoso pensare che a insegnare siano mandate persone non monitorate dai vertici scolastici. La ragazza era al primo anno di insegnamento, un bel biglietto da visita".

Bergamo: "Non solo carcere", mostre e riflessioni sul tema

 

L’Eco di Bergamo, 27 febbraio 2007

 

"Non solo carcere per assicurare la giustizia" è il titolo di un’ampia manifestazione che Bergamo propone tra marzo e aprile con l’obiettivo di riflettere sul carcere nel suo rapporto con la società attraverso immagini, opere d’arte, parole, suoni. Ad organizzarla è il Comitato Carcere e Territorio in collaborazione con il Comune e la Provincia di Bergamo, Lab80 e il sostegno di Coopera e Tecam. Fra gli appuntamenti in calendario spicca la mostra "Foto da Galera" di Davide Ferrario, regista cinematografico, dal 9 marzo al 9 aprile alla Porta S. Agostino (inaugurazione 8 marzo alle ore 18). Orari: da martedì a venerdì 16.30 -19,30; sabato e domenica 11.30 - 19.30. Ingresso libero.

Si tratta di immagini realizzate nel 2002 da Davide Ferrario durante i lavori di ristrutturazione di due bracci del carcere milanese di San Vittore. Un racconto di speranze, ricordi, delusioni e attesa nelle scritte e nelle immagini appiccicate sui muri dai detenuti. Ferrario sceglie la strada più difficile per raccontare il carcere: quella delle cose.

Dall’8 al 9 aprile il Chiostro di S. Agostino ospiterà invece la mostra "Punto di fuga" a cura di Ferrario Freres. Orari: da martedì a venerdì 10-12.30 e 15.30-19; sabato e domenica 11-19. Ingresso libero. Si tratta di una collettiva di artisti italiani e stranieri sul tema del carcere, della detenzione e del rapporto tra carcere e società. Partecipano gli artisti Mancassola-Ceriani Basilico, Giovanni Bianchini, Carlo Dell’Acqua, Ferrario Frères, Mauro Folci, Einar Garibaldi, Donata Lazzaroni, Mayoor, Bruno Muzzolini, John Hill, James Project.

Anche i film concorreranno a dibattere della questione carcere, film che verranno proiettati nella Sala della Porta S. Agostino. L’ingresso è libero. Questo il programma: 9 marzo, ore 18: Busca la salida, Willy di Sergio Visinoni e Alberto Valtellina. A seguire, concerto de Le Folkblues explique Aux Dames.

21 marzo, ore 17.30: L’audiovisivo in carcere - esperienze a confronto; alla ore 21 Il grande fratello di Marianna Schivardi e Simone Pera e Outsiders di Andrea Zimbelli.

27 marzo, ore 21: La ricerca della felicità è un altro film di Sara Luraschi, Andrea Piazzalunga e Alberto Valtellina e Le funambole-donne in equilibrio tra legalità e illegalità di Sara Luraschi e Andrea Piazzalunga.

29 marzo, ore 21: Balordi di Mirjiam Kubescha.

4 aprile, ore 21: La stoffa di Veronica di Emma Rossi Landi e Flavia Pasquini.

5 aprile, ore 21: Ragazzi dentro - il mondo visto dai ragazzi reclusi nelle carceri minorili italiane di Alina Marazzi.

Cibo, pensieri ed emozioni dei detenuti anche attraverso i libri, presentati nella Sala della Porta S. Agostino. Questo il programma:

26 marzo, ore 21: Il gambero nero. Ricette dal carcere di Davide Dutto, Michele Marziani, edizioni Derive Approdi.

2 aprile, ore 21: Avanzi di galera. Le ricette dei poco di buono a cura dell’Associazione Il Due, Guido Tommasi Editore.

27 marzo, ore 21: Pensieri ed emozioni. Una serata di lettura di alcuni brani e poesie che hanno partecipato al concorso letterario indetto dal Centro territoriale permanente E.Donadoni. Sono previsti anche diversi incontri e appuntamenti nel carcere di Bergamo e alcuni incontri tra studenti delle scuole medie superiori ed operatori del carcere.

Prato: la raccolta differenziata dal carcere fino al Portogallo

 

Toscana In, 27 febbraio 2007

 

Asm e la Casa circondariale di Prato in Portogallo per il progetto di raccolta differenziata che impegna detenuti, agenti penitenziari e operatori. L’iniziativa rientra nella rosa dei cinque progetti europei selezionati da Grundtvig 2, partenariati di apprendimento che puntano al recupero e al reinserimento nella società dei detenuti.

Il progetto "Tutti dentro separatamente" ha portato la raccolta differenziata dei rifiuti all’interno della Casa circondariale di Prato ed è stato presentato a Coimbra, in Portogallo, dalle delegazioni di Asm e del carcere della Dogaia guidate rispettivamente dal presidente Adriano Benigni e dalla direttrice Ione Toccafondi.

Cinque i Paesi che hanno preso parte alla settimana di lavoro: Italia con l’esperienza di Asm all’interno della struttura carceraria, Spagna, Portogallo, Francia e Inghilterra. "Tutti dentro separatamente" è una vera e propria raccolta differenziata come quella organizzata all’esterno, con tanto di borse per le diverse tipologie di rifiuti, secchielli, contenitori e cassonetti.

Sono i detenuti a gestire l’intero ciclo dei rifiuti: dalla raccolta e dalla divisione all’interno delle celle, al conferimento nei cassonetti collocati all’aperto nell’area delimitata dalla cinta muraria protetta. 1.350 tra detenuti, agenti penitenziari, educatori e volontari sono quotidianamente coinvolti nel progetto: un numero non trascurabile di utenti che mette insieme un volume di raccolta differenziata pari al 49%. L’iniziativa di Asm e del carcere della Dogaia è stata molto apprezzata a Coimbra e non è escluso che venga presa ad esempio e riproposta in altre strutture penitenziarie.

"Noi stiamo portando avanti questo progetto da circa un paio d’anni - spiega il presidente di Asm Adriano Benigni - si tratta di un’esperienza molto interessante di raccolta differenziata perché tra detenuti, circa 450, personale del carcere e parenti, si parla di oltre un migliaio di persone. E poi c’è l’aspetto sociale. Questo lavoro è utile per i detenuti anche per il loro reinserimento quando usciranno dal carcere. Infatti spesso trovano collocazione nelle nostre cooperative sociali. È un progetto che portiamo avanti con soddisfazione assieme alla Casa circondariale di Prato e che non solo è piaciuto a livello europeo, ma credo che ci verrà anche copiato".

Genova: Renato Curcio a un convegno; l'amarezza delle vittime

 

Secolo XIX, 27 febbraio 2007

 

Mario Sossi, il giudice rapito dalle Brigate Rosse nel 1974, si definisce "amareggiato" e parla di iniziativa "inopportuna, specie a dieci giorni da un’inchiesta che ha fatto riaffiorare vecchi fantasmi e mentre all’ombra della Lanterna arrivano farneticanti volantini di richiamo alla lotta armata". Ma è Massimo Coco, il figlio del procuratore di Genova ucciso dalle Br nel 1976, a pronunciare le parole più dure: "Io credo che il reinserimento di un ex detenuto dovrebbe essere ricondotto a una produttività soprattutto materiale, magari di aiuto ai poveri. E poi, anche laddove finisce la militanza, è assurdo che a formare opinione siano certi personaggi".

Hanno saputo che Renato Curcio questa sera sarà a palazzo Ducale presenterà il suo libro "La trappola etica", uno studio sociologico che scandaglia nel profondo i rapporti di lavoro - e gli oneri delle aziende - nelle catene della grande distribuzione. E però non è il contenuto del dibattito - organizzato dal collettivo "Complotto precario", al quale parteciperanno don Andrea Gallo e il sociologo Salvatore Palidda - a muovere sentimenti ostili.

Gianni Plinio, capogruppo regionale di Alleanza Nazionale, "diffida" l’amministrazione del Ducale dal concedere gli spazi "in epoche come le nostre, nelle quali si assiste a una ripresa del terrorismo brigatista e in una città che ha pagato un prezzo carissimo a quel tipo di eversione". Giuseppe Costa, leader di Forza Italia in Comune, ha invece presentato una mozione urgente al sindaco chiedendo che esprima la contrarietà di Genova "a un’offesa verso tutte le vittime degli anni di piombo".

Don Gallo prova a gettare acqua sul fuoco: "Curcio è uno studioso, ha scontato il suo debito con la giustizia e l’incontro di domani (oggi per chi legge, ndr) credo sia utile ad approfondire dinamiche essenziali per migliaia di persone". Dalla sua abitazione di Castiglione Chiavarese, Massimo Coco - violinista e docente al conservatorio "Niccolò Paganini" di Genova - sospira al telefono: "I pulpiti sono sempre aperti - attacca - ed evidentemente c’è qualche sacerdote che cerca punti in paradiso per la grazia".

Non rifiuta il nodo più critico: "Ricordo Curcio mentre rivendicava l’omicidio di mio padre dalla gabbia e tecnicamente, è vero, ha estinto la pena. Credo tuttavia che le pendenze morali restino per sempre e forse sarebbe meglio un discreto oblio". Il problema, insiste, "è offrire all’ideologo delle Brigate Rosse la possibilità di incidere sulla formazione delle coscienze. Sebbene non ci sia propaganda, assistiamo comunque a una specie di tentativo di stringersi a coorte e rivendicare un’idea sottotraccia".

Sossi, che in occasione di un precedente intervento di Curcio in Liguria scrisse al prefetto chiedendo di bloccare tutto, si sofferma sull’importanza del Ducale. "È come - insiste - se uno dei luoghi simbolo di Genova abdicasse". Replica a distanza Salvatore Palidda, il sociologo che ha accettato l’invito di "Complotto precario""perché - ribadisce - il tema dei rapporti di lavoro nella grande distribuzione è di straordinaria attualità. Il dolore privato, ancorché profondo, deve essere risolto in altre sedi".

Gli unici a non preoccuparsi sono i poliziotti della Digos, e anche Massimo Coco sa che l’ordine pubblico non c’entra nulla. "Non ho mai saputo chi, materialmente, ha ucciso mio padre. E forse è meglio così, ma vorrei che tutti rispettassero il nostro desiderio di dimenticare, solo dimenticare".

Droghe: un anno di "Fini-Giovanardi", ma non cambia nulla

 

Redattore Sociale, 27 febbraio 2007

 

Aumento dei reati di rilevanza penale a carico dei consumatori, migliaia di segnalazioni alle prefetture congelate, scarso ricorso alle pene alternative, "ridotto" l’investimento in materia al ministero della Solidarietà.

"È passato un anno dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale del testo di legge Fini-Giovanardi sulle droghe e, a dispetto di quanto indicato nel programma dell’Unione, quasi niente è cambiato, né a livello legislativo, né per quanto riguarda le difficili condizioni in cui si trovano a lavorare gli operatori pubblici e privati del settore dipendenze". A sostenerlo è il cartello nazionale "Non incarcerate il nostro crescere".

"La modifica delle tabelle indicanti i valori sopra i quali può scattare l’accusa di spaccio infatti, operata dal ministro Livia Turco - si legge in una nota - è stata un’azione positiva, ma del tutto insufficiente rispetto alla complessità dei problemi sul tappeto. Pur in presenza di una gravissima crisi politica, riteniamo necessario richiamare l’attenzione delle istituzioni, delle forze politiche, degli addetti ai lavori e dei mass media sulle notevoli criticità della situazione attuale e avanzare proposte per rilanciare un’azione politica incisiva in materia di droghe.

I punti critici che il governo dovrà urgentemente affrontare, qualunque siano gli esiti della crisi, sono numerosi e rilevanti. Innanzitutto negli ultimi mesi il numero delle segnalazioni per reati di rilevanza penale connessi alle droghe è nettamente cresciuto; allo stesso modo alcune migliaia di segnalazioni alle prefetture lasciate in stand-by perché non immediatamente e certamente definibili come di rilevanza penale - in attesa anche dei possibili cambiamenti normativi - potrebbero ora configurarsi, per la maggior parte, come reati penali.

Ciò vuol dire che l’effetto più nefasto della legge - l’ingresso nel circuito penale, con pene pesantissime, per persone che non sono spacciatori, ma semplici consumatori di sostanze - potrebbe ora cominciare a dispiegarsi compiutamente, provocando danni gravissimi, soprattutto per il mondo giovanile.

Si verifica un irrigidimento della magistratura competente nel concedere le pene alternative ai tossicodipendenti in carcere (rallentamenti e difficoltà connessi all’esame clinico che dovrebbe comprovare lo stato di tossicodipendenza, introdotto proprio dalla Fini-Giovanardi). Si aggrava il processo di deterioramento dell’intero sistema dei servizi: il settore pubblico continua a perdere operatori, mentre quello privato è sempre più piegato dai ritardi nel pagamento delle rette e dal loro mancato adeguamento persino al tasso di inflazione calcolato dall’Istat. Rimane sostanzialmente bloccato il Fondo nazionale lotta alla droga, che in questi mesi ha finanziato esclusivamente piccole azioni progettuali delegate alle Regioni".

"Pur apprezzando l’avvio dei lavori della Consulta nazionale tossicodipendenze presso il ministero della Solidarietà sociale e della Commissione dipendenze presso il ministero della Salute - prosegue la nota - si registra un ridotto investimento sulle strutture centrali del ministero presieduto da Paolo Ferrero dedicate al coordinamento delle politiche sulle droghe.

La gravità della situazione, a cui non è corrisposta un’adeguata attività istituzionale, va quindi affrontata aumentando le risorse destinate a un settore in forte crisi finanziaria (essendo disponibili oltre 40 miliardi di euro provenienti dalle maggiori entrate) e attraverso alcune azioni urgenti che vadano nella direzione di un forte investimento sulla prevenzione; del rispetto da parte delle Regioni degli impegni presi a Bologna in occasione della "Conferenza per un progetto delle Regioni sulle dipendenze" (7-8 febbraio 2005) in cui sette amministrazioni regionali (Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Marche, Sardegna, Toscana e Umbria) e la Provincia autonoma di Bolzano presentarono un documento in cui si impegnavano, tra l’altro, a garantire tutti i trattamenti riconosciuti efficaci e appropriati, ambulatoriali e residenziali, compresi i farmaci oppioidi, per tutte le persone dipendenti da sostanze e a garantire l’accoglienza e il supporto alle persone che abusano o sono dipendenti da sostanze a prescindere dalla loro intenzione a cessarne o meno l’uso.

I diritti di cittadinanza devono essere garantiti in modo omogeneo sul territorio nazionale attraverso un livello essenziale di servizi assicurato da tutte le amministrazioni regionali. Va fissata la data della prossima Conferenza nazionale sulle droghe. E ancora, si chiede la presentazione, da parte del governo, di un disegno di legge che sia coerente con le linee guida espresse in materia dal ministro Paolo Ferrero in occasione della sua audizione presso la commissione Sanità del senato l’8 febbraio 2007 e, contemporaneamente, la calendarizzazione del dibattito sulla proposta di legge Boato.

"Ci rendiamo conto - dichiara Riccardo De Facci, coordinatore del Cartello - che in questo momento l’attenzione di tutti è sulla crisi di governo e i suoi possibili esiti, ma il mondo degli operatori, che quotidianamente si impegna sul fronte droghe sostenendo persone in difficoltà, dialogando con giovani e adulti sul significato delle loro scelte, innovando i propri servizi, combatte ogni giorno una dura battaglia per sopravvivere. Vorremmo che le istituzioni, oltre che mandare segnali di preoccupazione in conseguenza dei continui allarmi lanciati dai mass media in materia di droghe, si facessero carico di aiutare un sistema che rischia seriamente il collasso".

Svizzera: nel 2006 i penitenziari un po’ meno affollati

 

Swiss Info, 27 febbraio 2007

 

Lo scorso anno il numero di detenuti ha registrato una diminuzione. In media, in Svizzera ci sono 79 carcerati ogni 100.000 abitanti, quattro in meno rispetto al 2005. Oltre due terzi dei reclusi sono stranieri. La percentuale è ancora più elevata tra coloro che si trovano in detenzione preventiva, secondo le cifre dell’Ufficio federale di statistica.

Il 6 settembre 2006 - data scelta dall’Ufficio federale di statistica (UST) per effettuare il suo censimento - nei 119 penitenziari elvetici vi erano 5.888 persone, 249 in meno rispetto all’anno precedente (- 4%). Nello spazio di 12 mesi, il tasso d’occupazione è sceso dal 93 all’87%. Questa diminuzione è dovuta in ugual misura dal calo del numero di detenuti e dall’aumento della capienza delle strutture. Problemi sono ancora segnalati a Champ-Dollon. La capacità normale del carcere ginevrino è di 270 posti. Il giorno del censimento, nel penitenziario vi erano 475 detenuti.

In rapporto alla popolazione residente, in Svizzera ci sono 79 detenuti ogni 100’000 abitanti (2005: 83). Le donne rappresentano solo il 5,7% della popolazione carceraria, gli stranieri il 68% e i minorenni lo 0,9%. I cambiamenti da un anno all’altro sono stati minimi. Oltre la metà dei detenuti (63%) sta scontando una condanna, il 31% è in detenzione preventiva, il 5% è in attesa di estradizione o espulsione e l’1% è in carcere per altri motivi. La proporzione dei differenti tipi di detenzione è stabile dal 2001.

L’UST ha analizzato inoltre in maniera più dettagliata le 1’808 persone che si trovavano in detenzione preventiva. Il più forte contingente - quasi un carcerato su due - è composto da stranieri sprovvisti di permesso di soggiorno. Una cifra che si spiega anche con il fatto che il rischio di fuga di queste persone è più elevato.

Il 21% sono svizzeri, il 20% stranieri in possesso di un permesso di soggiorno e il 15% richiedenti l’asilo o persone ammesse a titolo provvisorio. La proporzione di svizzeri in detenzione preventiva è stabile dal 2001, quella degli stranieri che beneficiano di un permesso di soggiorno è invece diminuita di oltre 13 punti percentuali dal 2004. Nello stesso periodo, la percentuale di stranieri senza permesso è aumentata di poco più di 10 punti.

 

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