Rassegna stampa 15 febbraio

 

Giustizia: Civiltà Cattolica; bene l’indulto, ma carceri senza fondi

 

Asca, 15 febbraio 2007

 

Apprezzamento certo, ma superato dalla critica al Ministro Mastella sui temi della giustizia e delle carceri, in un servizio del prossimo numero di "Civiltà Cattolica" dedicato all’inaugurazione dell’anno giudiziario. La rivista dei gesuiti prende atto delle scarse risorse di cui la Giustizia può disporre ma si augura che almeno le proposte di riforma che non comportano spese riescano a raggiungere il Parlamento in tempi non troppo lunghi.

"In ogni caso - si afferma - va dato atto al sen. Mastella e al Governo di aver raggiunto un primo importante risultato positivo: aver interrotto, almeno sinora, il clima continuo di scontro tra potere esecutivo e potere giudiziario che ha caratterizzato la scorsa legislatura". I gesuiti della rivista restano in attesa di risultati anche rispetto all’impegno del Ministro a diminuire a 5 anni la durata media dei processi. I gesuiti difendono poi con decisione l’indulto che invece ha ricevuto critiche "spesso demagogiche, talvolta addirittura da chi aveva votato a favore del provvedimento".

"Se una critica bisogna fare al modo di procedere del Ministero - si afferma nella cronaca della rivista - è notare che la normativa sull’indulto non è stata accompagnata da adeguate misure di accoglienza e di sostegno al reinserimento delle persone scarcerate. Più in generale, nonostante il dettato costituzionale, in Italia si è ancora lontani dal realizzare pienamente la finalità di rieducazione della pena: affidiamo al Ministro della Giustizia questa impegnativa "missione", notando che, anche per gli scarsi fondi a sua disposizione, nei suoi interventi ha dedicato poche parole ai problemi carcerari".

Giustizia: Csm a Mastella; carenze insopportabili, basta emergenze

 

Apcom, 15 febbraio 2007

 

Negli uffici giudiziari c’è "una non più sopportabile carenza degli organici e delle infrastrutture". Il ministro della Giustizia deve definire "un piano di ristrutturazione finanziaria e strumentale che contribuisca a risolvere la situazione di permanente emergenza in cui versa il servizio". A sollecitare l’intervento del Guardasigilli Clemente Mastella è il Csm, in una delibera approvata all’unanimità e trasmessa a via Arenula. L’intervento del Consiglio nasce da una vicenda segnalata tempo fa dal presidente del Tribunale di Fermo che, vista la "carenza" di cancellieri, aveva deciso di sospendere "a tempo indeterminato" il servizio di assistenza ai giudici civili. Condizioni di fronte alle quali, però, uno dei magistrati si era rifiutato di tenere udienza.

Un caso superato, premettono i consiglieri di Palazzo dei Marescialli, precisando anche che non riguarderebbe le competenze del Consiglio risolverlo. Ma la questione può essere utile per contribuire a risolvere un "problema generale", cioè la "ben nota situazione di grave inadeguatezza degli organici del personale amministrativo": la ormai "cronica insufficienza", infatti, ha portato "quasi ovunque" i magistrati del settore civile a svolgere "una meritoria attività di supplenza nei confronti dei cancellieri, per consentire il regolare svolgimento delle udienze".

Ai capi degli uffici giudiziari il Csm chiede di "favorire, nella gestione delle risorse, l’assistenza del giudice alle udienze". Ma, soprattutto, il "messaggio" è rivolto al ministro della Giustizia, al quale "la Costituzione demanda l’organizzazione e il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia": occorre, è la sollecitazione dei consiglieri di Palazzo dei Marescialli, "il potenziamento del personale amministrativo addetto alle cancellerie, secondo un disegno riformatore che abbia tra i suoi obiettivi quello della costituzione dell’ufficio del giudice": per "evitare che la corretta applicazione della legge nel concreto esercizio della giurisdizione sia ostacolata da una non più sopportabile carenza degli organici e delle infrastrutture necessarie per la realizzazione delle regole amministrative e processuali"

Cassazione: è "maltrattamento" mandare i bambini a mendicare 

 

Apcom, 15 febbraio 2007

 

Costringere bambini e ragazzini a chiedere l’elemosina per strada significa maltrattarli. Gli adulti che, invece di tutelare i minori, li mandano sulle strade a mendicare commettono un reato, equiparabile a ogni altro maltrattamento. Per questo devono essere puniti con il carcere.

Lo dice la Cassazione che ieri ha confermato la condanna (cinque mesi e dieci giorni) a un operaio marocchino per maltrattamenti nei confronti del nipote. L’uomo aveva accolto in casa il bambino, perché potesse studiare in Italia. Ma, invece di mandarlo a lezione, lo aveva spedito in giro a vendere fazzolettini. Scoperto dagli assistenti sociali, il poco amorevole zio si era giustificato dicendo che, secondo la sua cultura, anche un ragazzino deve contribuire materialmente alla famiglia.

Sassari: in due progettavano l’evasione dal San Sebastiano

 

Sardegna Oggi, 15 febbraio 2007

 

Avevano un cellulare, due seghetti, 21 lame di ricambio per i seghetti e due batterie di ricambio per il cellulare i due detenuti del carcere di San Sebastiano trasferiti d’urgenza la settimana scorsa perché scoperti mentre tentavano di organizzare un evasione. Il ritrovamento è stato reso noto dal colonnello Paolo Carra, comandante del Comando provinciale dei Carabinieri di Sassari, insieme al maggiore Giovanni Allucci, comandante del Nucleo operativo del Comando operativo provinciale e alla direttrice del penitenziario sassarese Patrizia Incollu.

Erano riusciti a far entrare in carcere un minuscolo telefono cellulare funzionante con due batterie di ricambio, 47 seghetti di varie forme e dimensioni e altri piccoli attrezzi da scasso, Pasqualino Rubanu e Marcello Ladu, due detenuti rinchiusi fino a qualche giorno fa nel secondo braccio "Alta sicurezza" del carcere di San Sebastiano a Sassari.

Il materiale ritrovato era stato occultato in una cavità della cella tappata con un pezzo di legno dipinto di bianco per simulare l’intonaco delle pareti. Dieci giorni fa i due erano stati trasferiti, con una procedura d’urgenza e in gran segreto in due istituti pena della Penisola. Secondo quanto accertato dai Carabinieri e dagli agenti della Polizia penitenziaria, i due progettavano di fuggire dal carcere. Secondo la ricostruzione ancora parziale degli inquirenti, coordinati dal sostituto procuratore Michele Incani, i due detenuti avrebbero avuto un appoggio esterno. In una prima perquisizione operata dalla polizia penitenziaria non era stato trovato nulla di sospetto, smantellando le pareti della cella è stato ritrovato il materiale. Pasqualino Rubanu, di 37 anni, nato a Orgosolo, era stato condannato per il sequestro di Silvia Melis a 26 anni di carcere e deve terminare di scontare la pena nel 2026, mentre Marcello Ladu, di 33 anni, originario di Villagrande Strisaili, era stato condannato all’ergastolo per l’assalto ad un portavalori in cui era stata uccisa una guardia giurata. Dal momento della scoperta del tentativo di evasione, come ha spiegato il col. Carra, erano stati intensificati i controlli intorno al carcere con uomini in divisa e in borghese. La responsabile del Carcere ha sostenuto che per il momento non ci sarà nessuna inchiesta interna al carcere per verificare eventuali complicità all’interno della casa circondariale di San Sebastiano.

Gorgona: si dimettono il medico e l'infermiera del carcere

 

Comunicato stampa Amapi, 15 febbraio 2007

 

Si porta a conoscenza che la dott.ssa Maila Cavallini, Responsabile dell’Area sanitaria del carcere dell’isola di Gorgona unitamente al personale infermieristico hanno rassegnato le dimissioni in segno di protesta per i gravissimi tagli ai Servizi Sanitari nell’isola che mettono a grave repentaglio la salute dei detenuti. La situazione sanitaria è gravissima e reclama la dovuta attenzione delle istituzioni. In queste condizioni ci può scappare il morto. Bisogna intervenire e subito senza alcun fraintendimento. Non può essere calpestato un diritto costituzionale.

 

Francesco Ceraudo (Presidente Amapi)

 

Casa di Reclusione della Gorgona. 15 febbraio 2007 - Comunico che il coordinatore sanitario (una ex tesserata, che lavorava in questa sede da oltre vent’anni) e l’infermiera (tesserata, che lavorava in questo istituto dal 2003) hanno deciso di presentare le dimissioni. Sicuramente, l’aspetto personale,è importante nella decisione, ma non appare estraneo il clima pesante che si è creato in questi ultimi tempi e l’assoluta amarezza per aver tanto dato e poco ricevuto, da un’amministrazione, che non riesce proprio a tutelare l’ingente patrimonio di professionalità che la sanità penitenziaria in questi anni le ha fornito. Rimane il mio personale rimpianto (insieme a quello di tutti gli altri colleghi) e la totale amarezza per questa decisione che spero almeno faccia riflettere chi di dovere. Da parte mia e dei colleghi, un ringraziamento sentito e doveroso e insieme un saluto per gli anni trascorsi insieme e per l’ottimo lavoro svolto.

 

Dott G. Leonessi (Consigliere Nazionale Amapi)

Pesaro: tornare a casa dopo il carcere, spettacolo e forum

 

Redattore Sociale, 15 febbraio 2007

 

Si terrà domani al teatro Battelli di Macerata Feltria l’ultima recita della tournée negli istituti penitenziari marchigiani del Teatro Aenigma di Urbino e della Compagnia de Lo Spacco della casa circondariale di Villa Fastiggi di Pesaro.

Si conclude stasera a Pesaro il progetto di "teatro-forum" messo in scena dalla compagnia integrata composta da attori del Teatro Aenigma di Urbino e attori della Compagnia de Lo Spacco della casa circondariale di Villa Fastiggi di Pesaro. Il gruppo ha già recitato nei giorni scorsi negli istituti penitenziari di Ancona Montacuto e Fossombrone. Domani ci sarà una replica aperta al pubblico, con ingresso libero, alle 20.15 al Teatro Battelli di Macerata Feltria, con il coinvolgimento della locale casa mandamentale.

La rappresentazione ruota intorno alla vicenda di Danilo, il protagonista, appena scarcerato grazie all’indulto, che al suo rientro a casa troverà grosse difficoltà di reinserimento. Lo aiuteranno sua moglie o sua figlia, l’assistente sociale del comune o il suo ex datore di lavoro? Come lo accoglieranno i suoi vecchi amici? E lui stesso cosa potrà fare? La vicenda drammatizzata si presenta al pubblico in tutta la sua problematicità. A stimolare un’interazione tra la scena e la platea interverrà Roberto Mazzini (presidente dell’associazione Giolli per la promozione del teatro dell’oppresso in Italia) invitando gli osservatori a trasformarsi in "spett-attori", alla ricerca di suggerimenti concreti con la funzione di "agenti di cambiamento". Saranno in scena Enzo Cappelli, Romina Mascioli, Ciro Onofri, Francesca Pioggia, Paolo Polverini, Giuseppe Schettin. La drammaturgia e la regia sono di Vito Minoia. Conduce il forum Roberto Mazzini. La documentazione fotografica è a cura di Franco Deriu, video di Maria Celeste Taliani.

Il teatro-forum permette di sondare quel confine labile esistente tra teatro e vita, ponendosi alcuni importanti obiettivi come la riduzione del disagio psico-sociale delle persone coinvolte, la sperimentazione di rapporti interpersonali e l’inserimento sociale in condizioni di disagio. Questa particolare modalità di lavoro teatrale, formulata dal regista brasiliano Augusto Boal - ideatore del teatro dell’oppresso - è nata in Perù, casualmente, per l’insoddisfazione di una spettatrice che non riusciva a veder realizzati dagli attori i propri suggerimenti. Il conduttore del forum, chiamato Jolly, non giudica i diversi interventi ma interpella il pubblico sulla realtà ed efficacia delle soluzioni proposte. Si tratta quindi di un dibattito, però svolto con i mezzi e il linguaggio teatrali. Il forum può essere considerato anche una sorta di brainstorming su temi sociali, durante il quale si prova a sciogliere le "meccanizzazioni" che guidano le nostre risposte ai problemi; come tale è apprezzabile anche se non porta a scoprire la soluzione al problema specifico; sperimentarsi nella situazione fittizia ma protetta e vedere la molteplicità di idee del gruppo può essere un utile passo avanti per affrontare meglio una situazione difficile e complessa. L’iniziativa è patrocinata dal ministero della Giustizia (Dipartimento regionale dell’amministrazione penitenziaria e direzioni degli istituti coinvolti), dalla regione Marche e dal comune di Macerata Feltria e dalla comunità montana del Montefeltro-zona B per la replica di venerdì sera al teatro Battelli.

Il Teatro Aenigma svolge dal 1987, presso l’università di Urbino, attività di ricerca nel campo della pedagogia teatrale e del teatro per ragazzi e giovani. Attua iniziative di carattere pedagogico rivolte alla scuola e al territorio, articolate in laboratori e produzioni teatrali per e con i ragazzi, stage d’aggiornamento per insegnanti, operatori culturali e giovani. Sviluppa, inoltre, studi e sperimentazioni sul linguaggio teatrale con finalità educative e socio-terapeutiche, partecipando nel 1996 alla fondazione della rivista europea "Catarsi-Teatri delle diversità". Nell’ambito delle attività di teatro e carcere e grazie anche al sostegno del ministero della Giustizia nel 2002 è stato inaugurato il progetto "La comunicazione teatrale" a favore dei detenuti della casa circondariale di Villa Fastiggi - Pesaro, al quale ha fatto seguito nel 2004 l’apertura di un laboratorio teatrale presso la casa circondariale di Montacuto ad Ancona e nel 2005 di un terzo laboratorio presso la casa mandamentale di Macerata Feltria.

La Compagnia de lo Spacco è il nome del gruppo teatrale nato all’interno della casa circondariale di Villa Fastiggi di Pesaro grazie al laboratorio "La Comunicazione teatrale" attivato dall’associazione culturale Teatro Aenigma. Da ottobre 2002 a oggi un centinaio di detenuti hanno partecipato alle attività promosse. L’obiettivo principale è stato quello di stimolare la creatività, permettendo ai singoli partecipanti di rappresentarsi e prendere coscienza dei propri mezzi espressivi e comunicativi.

Vercelli: linea di moda "Codice a sbarre" va in televisione

 

La Stampa, 15 febbraio 2007

 

È pronta la ribalta televisiva per la linea di abbigliamento jail-wear di "Codice a sbarre". A indossare i capi creati dalle detenute del carcere vercellese sarà un testimonial d’eccezione: la "jena" Luca Bizzarri, protagonista della sit-com "La strana Coppia" in onda ad aprile in prima serata su Italia 1. "Un altro grande successo per il progetto avviato con la collaborazione del Comune, della cooperativa Ghelos e delle altre realtà locali che partecipano alla formazione - affermano l’assessore alle Pari opportunità Ketty Politi e il direttore della casa circondariale Antonino Raineri -. Siamo orgogliosi della diffusione che l’iniziativa è riuscita a conquistare a livello nazionale da tre anni a questa parte, utile anche alla promozione e alla diffusione delle pari opportunità". Codice a Sbarre, che fornisce formazione e opportunità di lavoro per le detenute, rappresenta in questo campo un traguardo davvero unico.

Cuneo: studenti vanno alla scoperta della vita dei detenuti

 

Ansa, 15 febbraio 2007

 

Si chiama "Raining stones". È il nome del progetto che ha visto protagonisti i giovani del liceo San Giuseppe di Bra. Realizzato con il coordinamento dell’Amministrazione comunale, il programma - focalizzato sul tema della legalità - aveva l’obiettivo di sensibilizzare gli studenti ai problemi dei reclusi e del loro reinserimento nella società civile dopo aver subito una pena.

Guidati dalla collaboratrice del Consorzio cooperative sociali (Cis), Cecilia Madau, gli allievi della classe quinta del Liceo sociale e tecnologico sono partiti facendo emergere le proprie opinioni relative all’ambiente carcerario; quindi si sono confrontati intorno ai diversi concetti di "giustizia". In seguito hanno avuto la possibilità di visitare personalmente la Casa circondariale di Alba e di conoscere i diversi ruoli fondamentali che giocano i diversi soggetti che operano all’interno della struttura di detenzione.

"Dopo che gli allievi hanno approfondito i compiti dell’educatore e delle guardie carcerarie - spiega il preside Biagio Conterno - abbiamo offerto loro l’occasione di informarsi sulla reale vita quotidiana del carcerato. In particolare sono stati colpiti dai ritmi e dai diversi servizi proposti dalle istituzioni".

I ragazzi sono anche venuti a conoscenza delle misure alternative alla detenzione: la semi libertà, per esempio, che consiste nello svolgimento di lavori socialmente utili, la libertà vigilata (inerente al settore domiciliare) e la messa in prova presso i servizi sociali; queste misure sono tutte indirizzate ai carcerati, ai quali vengono assegnate pene minori o che si trovano nella parte conclusiva del loro percorso di detenzione, in modo da consentire loro il reinserimento abitativo e lavorativo in tempi rapidi.

È stata presentata anche l’attività del Centro di mediazione di Torino, rivolta al superamento del conflitto tra vittima e autore minorenne del reato. Il percorso prevede che entrambi vengano messi di fronte alla possibilità di riparazione e responsabilizzazione del reato stesso. L’ultimo supporto al progetto è stato fornito dall’Associazione Gruppo Volontari di Bra, che da tempo si occupano di appoggiare i detenuti, soprattutto in modo informale, dal punto di vista materiale e psicologico. "Quest’esperienza - aggiunge il preside Conterno - si è rivelata altamente formativa per i giovani, per molte ragioni diverse.

Da un lato, hanno verificato le diverse aspettative iniziali e la realtà effettiva del carcere, che di norma si conosce soltanto per i racconti che fa la televisione o i giornali". E non solo: "I nostri ragazzi - conclude - si sono confrontati sui diritti della cittadinanza, ma anche sulla tutela che merita il carcerato. Infine, sulle concrete possibilità di cambiamento del detenuto, non soltanto dal punto di vista formale".

Immigrazione: Lazio; tavolo e Pdl per partecipazione e diritti

 

Asca, 15 febbraio 2007

 

100mila euro stanziati con la Finanziaria 2005, che hanno portato oggi alla Pisana, dopo un anno di lavoro di costruzione della rete, alla formalizzazione, presso l’Ufficio di presidenza del Consiglio Regionale di un Tavolo di Coordinamento per lo studio del fenomeno migratorio nel Lazio. Ma anche ad una proposta di legge Quadro sull’immigrazione, che si affianca a quella elaborata dalla Giunta, che per garantire la "piena uguaglianza dei cittadini migranti" affianca a strumenti più tradizionali come l’Osservatorio o la Consulta delle organizzazioni sociali e delle comunità, vuole istituire un’Assemblea regionale dei cittadini migranti.

Le iniziative sono state presentate questa mattina dalla Regione Lazio alla presenza del ministro della Solidarietà Paolo Ferrero, del presidente del Consiglio regionale Massimo Pineschi e dell’assessore agli Affari Sociali Alessandra Mandarelli. "L’Assemblea - ha spiegato Anna Pizzo, consigliera del Prc e prima firmataria del provvedimento - diventerebbe il terminale di assemblee regionali, che oltre ai tradizionali compiti di consulenza e monitoraggio per la Giunta e il Consiglio, stabiliscano annualmente anche piani di spesa funzionali alle esigenze poste in essere dai territori da proporre alla Regione in vista delle leggi di bilancio e investimento".

E il ministro della Solidarietà Paolo Ferrero ha salutato il provvedimento come innovativo, perché qui, come anche nel processo di riforma della Bossi-Fini, secondo il ministro "punto qualificante del percorso - ha detto il ministro alla Solidarietà sociale Paolo Ferrero, intervenuto all’incontro - dev’essere la partecipazione, perché bisogna far uscire il tema dell’immigrazione da uno scontro ideologico tutto fatto dalla destra per non risolvere il problema e aumentare la condizione di clandestinità, come avvenuto in Italia in questi ultimi anni".

Il Governo dei flussi migratori, ha aggiunto il presidente della Regione Piero Marrazzo in un messaggio all’incontro, "è un tema politico che richiede grande attenzione" e che "deve partire dal superamento della legge Bossi-Fini, che nei fatti non ha funzionato. Dobbiamo capire che cosa è diventata oggi l’immigrazione in Italia e a che punto siano le politiche di inclusione sociale per dare garanzie ai migranti e, insieme, aiutare i territori a favorire la giustizia sociale e l’integrazione".

La proposta di legge quadro si affianca al testo analogo predisposto dalla Giunta regionale sui diritti degli immigrati: "il testo è aperto a qualsiasi proposta ed emendabile", ha sottolineato l’assessore Mandarelli, che auspica, tuttavia "che trovino posto in mozioni d’indirizzo al Governo quei punti che potrebbero ostacolare l’iter del provvedimento e non consentirci di raggiungere l’obiettivo della garanzia di diritti effettivi nel più breve tempo possibile, dopo ben un anno e mezzo di lavoro del Tavolo di iniziativa del Consiglio, che oggi si formalizza, ma anche di Giunta e Consulta".

Droghe: polemiche Gasparri-Ferrero su Susanna Ronconi

 

Notiziario Aduc, 15 febbraio 2007

 

"Per quanto il ministro Ferrero tenti di spiegare ruolo e luogo in cui opera la ex brigatista Ronconi, il fatto rimane. Questa maggioranza, questo governo, ricicla personaggi che rappresentano un pessimo esempio. La presenza di un ex terrorista in ambiti istituzionali è comunque una vergogna, a qualsiasi titolo essa sia chiamata ad operare". Ribatte così Maurizio Gasparri (Alleanza nazionale) al ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, in relazione alla ex terrorista rossa Susanna Ronconi. "Nel caso della Consulta degli esperti in materia di tossicodipendenza, poi il governo ha preferito emarginare operatori laici e cattolici, facendo entrare la Ronconi, sol perché non si sono piegati alla linea "più droga per tutti", dando al paese tutt’altro messaggio. È proprio sicuro il ministro Ferrero - si chiede a questo punto Gasparri - che certe forme di "riabilitazione" non costituiscano piuttosto un precedente al quale altri fanatici si potranno un domani appigliare?".

"Forse - conclude il deputato di An - quello cui stiamo assistendo in queste ore sul fronte del terrorismo interno dovrebbe fargli trarre conclusioni diverse e più sagge".

Il ministro Ferrero ha replicato così: "Gasparri ha definito erroneamente Susanna Ronconi "consulente del governo". Colgo l’occasione per ribadire per l’ennesima volta che Susanna Ronconi non è in alcun modo consulente del mio ministero o del governo e non percepisce alcun emolumento. Ronconi fa parte della "Consulta degli esperti e degli operatori sociali sulle tossicodipendenze", la cui formazione ha seguito criteri di pluralità, professionalità e ricerca delle esperienze maturate in questa materia. Il nome di Susanna Ronconi è stato indicato dal "Forum droghe" sulla base delle esperienze da lei acquisite da anni in questo campo. Quanto alla vicenda precedente di Susanna Ronconi, credo che i principali testimoni della vittoria che lo Stato democratico ha ottenuto sul terrorismo, anche e soprattutto grazie all’impegno del movimento operaio e delle sue organizzazioni politiche e sindacali, siano proprio le persone che come lei hanno preso parte a quella stagione violenta e che oggi non solo considerano sbagliate le scelte che fecero all’epoca, ma si sono impegnate concretamente nella società facendo scelte del tutto diverse e in favore degli altri".

Droghe: Toscana; le "stanze del buco" non sono una priorità

 

Agenzia Radicale, 15 febbraio 2007

 

Cinque mozioni presentate, dibattito e parole accese, un pezzo di maggioranza che si defila dalle posizioni del resto della coalizione insieme a Rifondazione Comunista mentre anche l’opposizione appoggia la posizione della giunta. Questo il risultato di oltre due ore di discussione, in Consiglio regionale, della questione delle cosiddette "stanze del buco", sulle quali è stata da tempo presentata una proposta di legge.

Da Fabio Roggiolani (Verdi), Luca Ciabatti (Prc) e Filippo Fossati (Ds) sono arrivati i "distinguo" rispetto al resto del centrosinistra e anche rispetto alla posizione dell’assessore regionale Enrico Rossi. Quest’ultimo ha risposto in aula a una interrogazione di alcuni consiglieri di Forza Italia precisando che le "stanze del buco" al momento, con la legislazione vigente (la legge Fini-Giovanardi), sono illegali in quanto le norme non prevedono un locale pubblico adibito a una riunione di persone che assumano droga. Per Rossi le stanze rappresentano una questione marginale, da non poter comunque essere sposata ufficialmente.

Bene viaggiare e confrontare le esperienze - ha detto Rossi riferendosi al recente viaggio della commissione consiliare sanità per visitare le "stanze del buco" di Barcellona - ma invito il Consiglio a verificare di persona cosa fanno i nostri operatori contro la droga e ricordo che la Regione spende 85 mila euro l’anno per la lotta alle dipendenze, ha 13 mila utenti in carico, 65 comunità terapeutiche di cui 13 pubbliche e quasi duemila operatori.

Se il centrodestra, nei vari interventi, ha puntato l’attenzione sulla priorità da dare alla prevenzione e alla cura, sottolineando che "la droga non è un diritto", per Roggiolani, Ciabatti e Fossati la discussione ha assunto toni "troppo mediatici e ideologizzati". Quelle che chiamate "stanze del buco" - ha affermato Roggiolani - si chiamano in Catalogna "Caffè calor" e sono prima di tutto luoghi dove ottenere un minimo di conforto fisico e anche psicologico, e solo poi luoghi dove iniettarsi la propria dose. Senza dimenticare che la metà di chi li frequenta ha avviato un programma di recuperò.

Alla fine l’unica mozione approvata è stata quella, presentata all’ultimo momento, da Maurizio Bianconi (An), la quale approva le dichiarazioni di Rossi anche "in relazione alle strutture pubbliche per assumere sostanze stupefacenti" e impegna la giunta a proseguire nella via intrapresa.

Il sì è arrivato da tutti i gruppi a eccezione di Verdi e Prc che hanno votato contro mentre il Pdci si è astenuto (e Fossati non era in aula). Sono state bocciate due mozioni del centrodestra, sostanzialmente contrarie alle stanze, e ritirate una mozione di Ds e Margherita e una di Ciabatti-Fossati, che avrebbe avuto l’appoggio anche di Roggiolani. La prima condivideva in pieno le dichiarazioni di Rossi e confermava l’approccio della prevenzione e della cura e l’assoluta contrarietà a sperimentazioni a essa estranee. L’altra, pur non citando le stanze, poneva tra l’altro l’accento sulla riduzione del rischio per la salute dei tossicodipendenti.

Dichiarazione di Antonio Bacchi, membro della Direzione nazionale di Radicali Italiani e della Rosa nel Pugno: La cronaca dell’odierno dibattito in aula del Consiglio regionale della Toscana, con l’Assessore Enrico Rossi che ribadisce la netta contrarietà alle cosiddette "stanze del buco", e la spaccatura della maggioranza che arriva addirittura a far passare una mozione contraria dell’opposizione, dovrebbe preoccupare - e non poco - tutti coloro che sono convinti della necessità dell’affermazione di una sinistra liberale e laica nel nostro paese. Il rifiuto ideologico, anche di una parte della sinistra, di un approccio al problema della tossicodipendenza che è già ampiamente sperimentato - e con ottimi risultati - all’estero, dimostra una volta di più quanto sia fondato l’allarme lanciato più volte dalla Rosa nel Pugno rispetto a quelli che potranno essere i contenuti del costituendo Partito Democratico in materia di libertà individuali.

Droghe; Milano; un ex spacciatore è diventato "City Angel"

 

La Stampa, 15 febbraio 2007

 

I City Angels, nati in Usa, sono volontari di strada che operano in situazioni d’emergenza. Gli Angeli di tutto il mondo "lavorano in armonia per il bene della loro città". Portano un basco blu e una maglietta rossa col logo, un’aquila che protegge la città. In Italia esistono dal 1995, la sede è a Milano. Aiutano i più deboli sulla strada - senzatetto, tossicomani, vittime della violenza - per dare un esempio positivo ai cittadini. I volontari sono al 60% maschi, 40% femmine, 30% stranieri. L’età va da 20 a 40 anni ma il più anziano ha 70 anni. L’associazione si definisce multirazziale, multietnica e multireligiosa.

Come ogni sera nella sede dei City Angels, vicino alla stazione di Lambrate, i volontari si preparano. Con loro c’è Alex, 39 anni, filippino. Dà una mano a caricare il pullmino con thermos, cestini di cibo, coperte, indumenti; ascolta mentre i responsabili stabiliscono il percorso e dividono i compiti. E alle nove di sera comincia il giro che lo porta nelle strade ad aiutare chi ha la propria dimora in un angolo di marciapiede, chi vagola ubriaco o "fatto" di droga, chi non sa come arrabattarsi a trovare un rifugio.

È un po’ titubante, all’inizio. Man mano si scioglie: non è l’unico straniero (i gruppi di City Angels sono multietnici e multilingue) e sopratutto comincia a comprendere lo spirito di solidarietà che anima quel giro notturno. Così, quando a mezzanotte ritorna alla sede, saluta e ringrazia: "È stato bello, utile. A domani". "A domani" per quattro volte la settimana, dodici ore in tutto, per un anno intero. Un anno che aveva rischiato di passare in prigione.

Condannato a un anno e due mesi per detenzione a fini di spaccio nel gennaio 2006, uscito in agosto grazie all’indulto, riarrestato in flagranza con tre grammi di metanfetamina appena un mese dopo. Nuovo patteggiamento della pena (un anno) ma impossibile la sospensione condizionale. Carcere dunque. Senonchè il suo avvocato, Patrizio Nicolò, ha pensato di utilizzare una norma prevista dalla legge sulla droga: "Se una persona è piccolo spacciatore e contemporaneamente assuntore occasionale di droga - spiega il legale - può commutare la pena in equivalente periodo di lavori di pubblica utilità. Una norma finora mai applicata, l’ho proposta e il tribunale di Milano ha acconsentito". Dunque appuntamento ai City Angels, unica associazione convenzionata per questo tipo di affidamento. Alex arriva alle quattro del pomeriggio, con l’avvocato e con sua moglie.

Una donna forte, che lavora regolarmente e che vuole che esca al più presto "dalla brutta situazione in cui si è cacciato". Lui sembra un po’ spaesato ma l’incontro con la responsabile organizzativa Rosy Genova e con gli altri volontari lo mette a suo agio. "Ce ne sono molti con una storia simile alla mia", commenta con un certo stupore.

Perché effettivamente tra i City Angels, c’è chi si è drogato, chi è stato in carcere, chi ha vissuto solitudine ed emarginazione. "Vedi - gli spiega Stefania, una psicologa - c’è per tutti una seconda possibilità. Non è facile, bisogna darsi da fare, però vedrai che lo spirito del gruppo di aiuterà". "Qui vengo da solo?", chiede Alex. "Certo, sei un uomo libero. Hai questo impegno ma devi gestirtelo tu. Nessuno ti accompagnerà a forza, nessuno ti controllerà a vista.

La responsabilità è solo tua". Parla poco, Alex. L’italiano è ancora stentato e si sente intimidito da quanto gli sta accadendo. Ma non nasconde che, dopo la prima esperienza dietro le sbarre, l’idea di commutare la pena lo ha reso: "Davvero felice. Quasi non riuscivo a crederci". Però adesso ha un po' paura: "Non voglio che si parli troppo di me, non vorrei che cambiassero idea...".

"Ma non è possibile - gli viene spiegato - nessuno ti può mettere in carcere. A meno che tu non ti presenti. In quel caso abbiamo l’obbligo di segnalarlo". "Ma io mi presenterò, sicuro". Puntualissimo, la sera Alex arriva. Indossa la divisa - basco azzurro e giubbotto rosso con le insegne dell’associazione - e parte col pulmino. Un City Angel uguale agli altri per chi dalle sue mani riceve un tè caldo, un panino, per chi si sente chiedere: "Hai bisogno di qualcosa?". Ieri, dopo la prima notte, ha chiamato il suo avvocato: "Una bella esperienza; forse ce la posso fare anch’io, come gli altri".

Emirati Arabi: condannato a morte per traffico di hashish

 

Associated Press, 15 febbraio 2007

 

La Corte islamica di Sharja, uno degli Emirati Arabi Uniti (Eau), ha condannato a morte un cittadino iraniano per contrabbando e spaccio di droga. Lo ha riferito oggi il quotidiano Gulf News.

Il condannato, 45 anni e identificato solo come Jamshid T., è stato accusato di aver contrabbandato un carico di 282 kg. di hashish proveniente dall’Iran e diretto in Arabia Saudita. La consegna sarebbe avvenuta sull’imbarcazione dell’iraniano, a largo delle coste degli Eau. L’imputato, così come gli altri suoi otto coimputati, tutti prosciolti per mancanza di prove, si è sempre dichiarato innocente. La pena capitale negli Eau è prevista per i reati di omicidio premeditato, sequestro, stupro, traffico di droga e adulterio. L’ultimo caso di condanna a morte per lapidazione di un adultero risale allo scorso giugno. Le condanne a morte, che devono obbligatoriamente passare per il riesame d’appello, vengono tuttavia raramente eseguite.

Gran Bretagna: carceri strapiene; in arresto solo i "pericolosi"

 

Ansa, 15 febbraio 2007

 

"Nei giorni scorsi, i giudici e i magistrati britannici hanno ricevuto una lettera, firmata dal ministro dell’Interno, dal procuratore generale e dal lord cancelliere. Agli amministratori della giustizia, le tre più importanti personalità del sistema giudiziario, chiedono di mandare in carcere solo i criminali recidivi e pericolosi per la collettività". Come spiega l’Independent, il motivo dell’appello è evidente: nelle prigioni non c’è più posto.

"Il sistema è in crisi: il numero dei carcerati ha raggiunto le 80.000 unità, ben oltre la capacità di accoglienza dei penitenziari". Il quotidiano non risparmia critiche a Blair: "La colpa è dell’incompetenza di questo governo, che ha scelto la strada delle carcerazioni di massa trascurando l’importanza dei percorsi di recupero". Critiche al governo arrivano anche dal Daily Telegraph. "In dieci anni - scrive il giornale - il Labour non ha destinato risorse alla costruzione di nuovi penitenziari. La mancanza di investimenti, il cui primo responsabile è Gordon Brown, ha gravi conseguenze per tutto il sistema. Prima tra tutte, il recente messaggio a giudici e magistrati. La prima responsabilità di un governo è garantire la sicurezza dei cittadini. Blair sembra averlo dimenticato".

Spagna: detenuto Eta in sciopero fame rifiuta sconto pena

 

Adnkronos, 15 febbraio 2007

 

Il detenuto dell’Eta Jose Ignacio de Juana Chaos in sciopero della fame da 100 giorni e ricoverato nell’ospedale "12 octubre" di Madrid respinge lo sconto di pena da 12 a 3 anni ottenuto lunedì scorso dalla Corte suprema. In una dichiarazione al britannico "Times" De Juana afferma che non interromperà lo sciopero della fame se non otterrà la libertà incondizionata.

 

Per invio materiali e informazioni sul notiziario
Ufficio Stampa - Centro Studi di Ristretti Orizzonti
Via Citolo da Perugia n° 35 - 35138 - Padova
Tel. e fax 049.8712059 - Cell: 3490788637
E-mail: redazione@ristretti.it
 

 

 

 

 

Precedente Home Su Successiva