Rassegna stampa 7 agosto

 

Indulto: Progetto "Italia Lavoro"; 158 tirocini e 8 assunzioni

 

Vita, 7 agosto 2007

 

È il primo bilancio, a un anno dal provvedimento che ha introdotto uno sconto di pena di tre anni per i reati commessi fino al 2 maggio 2006, del progetto promosso dal ministero del Lavoro e Previdenza sociale e della Giustizia, con l’assistenza tecnica dell’agenzia governativa Italia Lavoro, per favorire il reinserimento nel mondo dell’occupazione di ex detenuti che hanno usufruito della norma. Si chiama "Lavoro nell’inclusione sociale dei detenuti beneficiari dell’indulto" ed è partito, con i primi tirocini, a giugno.

Con l’obiettivo di raggiungere una platea di circa 2.000 beneficiari dell’indulto in 14 aree metropolitane: Torino, Milano, Genova, Venezia, Trieste, Bologna, Firenze, Roma, Bari, Napoli, Cagliari, Palermo, Catania, Messina. Già in questa prima fase, a fronte di 109 aziende che hanno dato la propria disponibilità, le persone che si sono autocandidate, fra gli indultati, sono 267.

E, per la fine di agosto, si prevede l’avvio di altri 24 tirocini, di cui attualmente si stanno definendo le pratiche. Proprio in questi giorni, sono usciti i bandi con cui le aziende interessate ad accogliere una o più persone indultate possono manifestare la propria disponibilità. I bandi, che resteranno aperti fino al 15 dicembre, sono reperibili sul portale di Italia Lavoro (www.italialavoro.it), nella sezione "Bandi e avvisi".

Il progetto, che punta a migliorare le competenze delle persone uscite dal carcere attraverso tirocini formativi di 4 o 6 mesi, prevede misure di sostengo al reddito per i beneficiari, ma anche incentivi economici per le aziende coinvolte. I beneficiari, seguiti da un tutor durante tutto il percorso, ottengono, infatti, un sostegno al reddito di 2.700 euro (450 euro al mese per un massimo di 6 mesi o 675 euro al mese per un massimo di 4 mesi).

Ma anche le aziende che decidono di assumere i tirocinanti ricevono un contributo di 1.000 euro per le attività di formazione. E, in caso di assunzione prima della fine del percorso formativo, il contributo destinato al lavoratore per i mesi di tirocinio non svolti andrà all’impresa stessa. È, inoltre, possibile, cumulare il beneficio con altre agevolazioni previste a livello nazionale o locale.

Un vero e proprio "sistema delle convenienze" per lavoratori e imprese, che aderiscono a una "carta dei servizi", con cui si impegnano a valorizzare l’esperienza del tirocinio formativo come occasione di reinserimento socio-lavorativo. Il "Progetto Indulto" rappresenta anche un’occasione per favorire la qualificazione dei servizi pubblici e privati per l’inclusione sociale e lavorativa delle persone detenute ed ex detenute e per promuovere le politiche dell’occupazione e di sostegno al reddito sul territorio. Al progetto collaborano le regioni, le province, attraverso i servizi per l’impiego, e i comuni, in particolare con i servizi sociali. Operatori pubblici e privati, enti locali, parti sociali, Terzo settore, privato sociale, infatti, sono coinvolti nel recupero e nella valorizzazione delle esperienze degli ex detenuti.

Indulto: Consolo (An); le carceri si stanno riempiendo di nuovo

 

Agi, 7 agosto 2007

 

"I dati appena forniti dal sindacato di polizia penitenziaria confermano, ma non ve n’era bisogno, l’inutilità e l’estrema temporaneità del provvedimento di clemenza varato principalmente dalla maggioranza parlamentare di centrosinistra". Così Giuseppe Consolo, capogruppo di An in Commissione Giustizia alla Camera, commenta i dati diffusi dal Sappe, sul sovraffollamento delle carceri italiane dopo l’indulto.

"Mi aspetto ora, e non voglio essere facile profeta - aggiunge l’esponente del partito di via della Scrofa - che si proponga, in spregio al buon senso e alla certezza della pena, anche un provvedimento di amnistia, che sarebbe a questo punto solo il colpo finale. Come se servisse - incalza Consolo - un ulteriore schiaffo al disastrato mondo della giustizia. Nel frattempo -sottolinea il parlamentare del partito di Fini- non vedo realizzate quelle nuove carceri di cui si è tanto parlato. Noi di Alleanza nazionale - mette in chiaro Consolo - abbiamo così avuto un’ulteriore dimostrazione dell’opportunità di aver votato contro questo sciagurato indulto".

"Ma - continua il deputato aennino - il problema del sovraffollamento delle carceri si riproporrà certamente nei prossimi mesi. Invece di demolire la nostra riforma dell’ordinamento giudiziario sostituendola con un provvedimento irragionevole e incostituzionale - conclude Consolo - Prodi e soci avrebbero potuto mettere concretamente mano alla riforma del processo penale, restituendo così ai cittadini quel minimo di certezza del diritto che da troppo tempo ormai viene reclamato invano".

Polizia Penitenziaria negli Uepe: continua confronto operatori

 

Blog di Solidarietà, 7 agosto 2007

 

Rispetto al progetto di inserimento della polizia penitenziaria all’interno degli Uepe (Uffici di esecuzione penale esterna) con compiti di controllo su quanti sono sottoposti a misure alternative alla detenzione, Giovanni Tamburino, Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Venezia, già direttore dell’Ufficio Studi del Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria (Dap), ritiene che ciò "consente una migliore realizzazione degli obiettivi propri delle misure". Occorre, tuttavia, che l’obiettivo venga realizzato compatibilmente con "l’esigenza di non snaturare le caratteristiche delle misure alternative, e in particolare quella dell’affidamento in prova al servizio sociale", predisponendo "una specifica formazione del personale destinato ai nuovi compiti, per renderne l’intervento non conflittuale e anzi pienamente armonico con quello delle altre componenti addette al trattamento del condannato sottoposto alle misure". "Importantissima a questo proposito - prosegue la nota - sarà la previsione che i controlli vengano effettuati in modo da non compromettere il lavoro e le relazioni ambientali che favoriscono il reinserimento del condannato".

Il segretario della Uil-Penitenziari, Eugenio Sarno, plaude all’intervento del presidente del Tribunale di Sorveglianza di Venezia affermando: "Vogliamo sperare che le parole del Dr. Tamburino sulla opportunità di impiego della polizia penitenziaria presso gli Uepe pongano fine a tutte le polemiche; ma non possiamo sottacere che il Dr. Margara (già capo del Dap) sostiene esattamente l’opposto.

Tantomeno riteniamo che l’eventuale impiego della polizia penitenziaria in compiti di controllo possa snaturare le caratteristiche delle misure alternative. Lo abbiamo ripetuto tante volte" - conclude Eugenio Sarno - noi puntiamo ad un progetto che salvaguardi le varie competenze e professionalità senza duplicazioni, o indebite ingerenze, nei rispettivi ruoli. si tratta, semplicemente, di organizzare un nuovo Servizio di controllo sui soggetti ammessi alle misure alternative".

In merito alla dichiarazione del Dr. Tamburino, il Comitato di solidarietà assistenti sociali, considera le condizioni poste dal magistrato non garantibili, anche per i motivi evidenziati dallo stesso Dr Tamburino alcuni anni fa, all’epoca direttore dell’Ufficio Studi del Dap, in un’intervista rilasciata alla redazione di Ristretti Orizzonti (www.ristretti.it/interviste/giustizia/tamburino.htm), dove affermava: "L’attribuzione al personale di custodia di compiti anche trattamentali risale alla legge del 92, che ha riformato il corpo degli agenti di custodia, facendoli diventare polizia penitenziaria: cambiamento di denominazione, civilizzazione, cioè non più corpo militare ma corpo civile e, in uno degli articoli della legge, si dice chiaramente che la polizia penitenziaria concorre, con gli altri operatori, all’attuazione delle attività trattamentali.

Da allora, sul piano della formazione, direi che si fa abbastanza per dare questa nuova impostazione, questo nuovo taglio, alla polizia penitenziaria. Diciamo però che rimane un problema di fondo, quello di mettere insieme due competenze che, a un certo momento, divergono e, forse, sono difficilmente compatibili. Probabilmente il problema di conciliare questi due compiti (la custodia e il trattamento), ma anche due mentalità, due preparazioni diverse, esiste dappertutto. Parliamoci con franchezza, la preparazione destinata alla custodia, alla tutela dal rischio, è una preparazione che deve basarsi sulla sfiducia, sul sospetto, sulla preoccupazione.

Questo atteggiamento è difficile da conciliare con l’atteggiamento educativo, che si fonda invece sulla fiducia. Allora vedete che qui, alla radice, c’è una spaccatura che è difficile da conciliare". Sempre secondo il Comitato di solidarietà- " la sensazione è che vi sia soprattutto l’interesse da parte del Dap di far partire il progetto senza troppi ma e perché, senza le necessarie prerogative richieste per una qualsiasi reale sperimentazione in quanto la loro maggiore preoccupazione sembra essere quella di non far perdere la faccia al Ministro il quale, forse grazie ad incauti consiglieri, a pochi mesi dal suo insediamento in via Arenula, aveva annunciato l’istituzione sul territorio di Commissariati di polizia penitenziaria con compiti di controllo anche sulle misure alternative. Rispetto alla specifica formazione del personale destinato ai nuovi compiti che il dott.

Tamburino considera imprescindibile, è utile ricordare quanto affermato dal Segretario nazionale Uil-Penitenziari in un comunicato stampa riferito al confronto sulla bozza di decreto del Ministro Mastella (www.polpenuil.it  - La P.P. negli Uepe: confronto difficile, ma si va avanti!): " il personale sarà deputato a compiti di controllo, quindi a compiti di polizia, pertanto non ravvediamo alcuna necessità di corsi di formazione. La polizia penitenziaria ha già l’adeguata professionalità per svolgere tali compiti".

Il Comitato di solidarietà, ribadisce la propria posizione: "condividiamo gli approfondimenti di tipo giuridico effettuati sulle bozze di decreto fino ad oggi presentate dalla Direzione Generale dell’Amministrazione Penitenziaria, da giuristi ed esperti del settore che dimostrano l’estraneità alle attuali previsioni normative dell’introduzione della Polizia penitenziaria negli Uepe con funzioni operative nell’ambito degli Uffici, così come estraneo, con le attuali caratteristiche previste dall’ordinamento, è il controllo che verrebbe svolto dalla polizia penitenziaria per la misura dell’affidamento in prova al servizio sociale". "Modifiche di tale portata" - sempre secondo il Comitato - "non possono essere definite per decreto ministeriale ma per legge".

"Per non snaturare le caratteristiche delle misure alternative" - continua il Comitato di solidarietà assistenti sociali - "si trovino all’interno di un progetto complessivo di riforma del sistema delle misure alternative, altri strumenti e soluzioni. Si escluda dall’eventuale sperimentazione l’affidamento in prova al servizio sociale, proprio per le caratteristiche di tale misura e se si vogliono realmente salvaguardare le varie competenze e professionalità, senza creare duplicazioni, indebite ingerenze, non si metta a rischio la connotazione sociale degli Uepe e il sistema dei Servizi Sociali della Giustizia operante nel settore adulti, creando un Servizio nel Servizio, ma si trovi una diversa collocazione per i nuclei di polizia penitenziaria.

Polizia Penitenziaria negli Uepe: da Assistenti Sociali Abruzzo

 

Blog di Solidarietà, 7 agosto 2007

 

In qualità di Presidente e di rappresentante legale dell’Ordine Regionale per l’Abruzzo degli Assistenti Sociali, ho ricevuto una nota inviata dalle colleghe Assistenti Sociali dell’Uepe. Nella nota ricevuta, le Colleghe dell’Uepe (Ufficio Esecuzione Penale Esterna) facevano presente che nel mese di aprile di questo anno veniva reso pubblico, da parte del Ministero di Grazia e Giustizia, la bozza di un Decreto Ministeriale relativo all’intervento del Corpo di polizia penitenziaria nell’esecuzione penale esterna, fino ad allora materia di competenza esclusiva degli Assistenti Sociali.

In seguito a tale provvedimento le colleghe dell’Uepe, hanno tempestivamente informato l’Ordine e chiesto "un intervento di tutela della professione dell’Assistente Sociale e tutta l’attenzione per impedire la sperimentazione della Polizia Penitenziaria nel controllo dei sottoposti alle misure alternative, in particolare dei sottoposti all’Affidamento in prova al Servizio Sociale (art. 47 L. 354/1975").

Questo Ordine Regionale prende atto che l’attuale normativa di riferimento, prima dell’intervento del citato Decreto Ministeriale, descrive espressamente la figura professionale, i compiti e le funzioni del personale addetto al controllo dei sottoposti all’affidamento in prova ai servizi sociali. In particolare, la Legge 354 del 1975 così si esprime:L’articolo 47 comma 1 "Affidamento in prova al Servizio Sociale": "Se la pena detentiva inflitta non supera tre anni, il condannato può essere affidato al Servizio Sociale fuori dell’istituto per un periodo uguale a quello della pena da scontare."

L’art. 47 comma12-bis:" All’affidato in prova al servizio sociale che abbia dato prova nel periodo di affidamento di un suo concreto recupero sociale, desumibile da comportamenti rivelatori del positivo evolversi della sua personalità, può essere concessa la detrazione di pena di cui all’articolo 54. L’art. 9 : "Il servizio sociale controlla la condotta del soggetto e lo aiuta a superare le difficoltà di adattamento alla vita sociale, anche mettendosi in relazione con la sua famiglia e con gli altri suoi ambienti di vita."

Appare chiaro che l’enunciato riportato dalla legge e le intenzioni del Legislatore non lascino spazi ad equivoci e fraintendimenti : il controllo dell’affidato in prova al servizio sociale, per le competenze che la stessa Legge richiede a chi effettua il controllo, deve rimane di esclusiva competenza della figura professionale dell’Assistente Sociale. L’ipotesi di affiancare all’Assistente Sociale il personale della polizia penitenziaria è un non senso e provocherebbe il fallimento dell’intero Istituto dell’affidamento in prova.

Infatti, a quale titolo e con quale professionalità, il personale della Polizia Penitenziaria opererebbe il controllo del "concreto recupero sociale, desumibile da comportamenti rivelatori del positivo evolversi della sua personalità" (art. 47 comma 1 Legge 375/1975) ?

Ed ancora, quali strumenti professionali possiede il personale della Polizia penitenziaria per "aiutare a superare le difficoltà di adattamento alla vita sociale, anche mettendosi in relazione con la sua famiglia e con gli altri suoi ambienti di vita" (art. 47 comma 12 bis Legge 375/1975) Risulta del tutto evidente che l’affiancamento del corpo della Polizia penitenziaria agli Assistenti Sociali nell’affidamento ai servizi sociali rischia di vanificare tutti i risultati raggiunti e gli sforzi compiuti dai colleghi assistenti sociali compiuti in questo delicato compito svolto presso l’Uepe.

Come affermano le stimate colleghe dell’Uepe, l’Affidamento in Prova al Servizio Sociale è la misura alternativa per eccellenza, tant’è vero che la persona condannata non ha lo status giuridico di detenuto, dunque l’affiancamento del personale della Polizia Penitenziaria è del tutto immotivato anche da un punto di vista giuridico, non aiuta le colleghe anzi le metterebbe in una scomoda posizione nella loro opera di controllo e di recupero degli utenti loro affidati.

Senza volere entrare in polemica con le istituzioni e per quanto di competenza di questo Ordine Professionale, riteniamo che in questo particolare ambito, l’Ordine Nazionale e tutti gli Ordini Regionali debbano far sentire forte la loro voce ed, in particolare, le ragioni professionali,giuridiche, tecniche e di semplice buon senso che di fatto contrastano con l’ipotesi dell’affiancamento alle nostre colleghe dell’Uepe previsto dal Decreto Ministeriale del Ministero di Grazia e Giustizia. Infine un’ultima breve riflessione: questa vicenda è emblematica di quanto spesso avviene in altri ambiti lavorativi, dove la figura professionale dell’Assistente Sociale viene, a volte, ricondotta a competenze ed ambiti che non le sono propri ed, anzi, spesso la nostra professione viene "confusa" per ignoranza o scientemente a figure professionali atecniche.

Questo Ordine Regionale vorrebbe che la tutela della nostra professione sia l’intervento prioritario cui l’azione dei vari Ordini deve tendere. A noi sembra che la difesa, in ambito istituzionale, delle colleghe dell’Ufficio esecuzione penale esterna sia un buon banco di prova per attivare questa nostra missione. Pertanto, invitiamo l’Ordine Nazionale e i vari Ordini Regionali a promuovere tutte le iniziative più idonee ed opportune in favore di tale causa.

 

Il Presidente dell’Ordine Regionale

dott.ssa Maria Palleschi

Pavia: camorrista evade dal carcere, già catturato a Bologna

 

Quotidiano Nazionale, 7 agosto 2007

 

L’evaso è Giancarlo Gallucci, 29 anni, presunto affiliato a un clan camorristico di Acerra, nel Napoletano. L’uomo era fuggito a bordo di un auto con il cognato e il figlio. La sua latitanza è durata poche ore.

È durata poche ore la fuga di Giancarlo Gallucci, 29enne affiliato a un clan camorristico di Acerra, nel napoletano, evaso stamani intorno alle 12 al carcere di Torre del Gallo a Pavia e catturato a Bologna dalla polizia ferroviaria. L’uomo aveva approfittato del momento dei colloqui con i familiari per mischiarsi alle persone che uscivano dal penitenziario e poi fuggire dalla porta principale, atteso in strada da una station wagon, con a bordo suo figlio di 4 anni e suo cognato. I suoi familiari, insieme alla moglie, erano arrivati a Pavia dalla Campania per una visita.

Da quel momento sono scattate le ricerche a tappeto in tutto il nord Italia da parte delle forze dell’ordine. La station wagon si è fermata a Piacenza dove Gallucci ha preso un treno diretto a sud, ma è stato catturato dal personale della polizia ferroviaria alla stazione centrale di Bologna. L’auto su cui viaggiava, invece, era tornata a Pavia per prendere la moglie. A Bologna l’uomo è stato notato in un sottopassaggio dai poliziotti e accompagnato negli uffici della polfer. Una volta accertato che si trattava del detenuto evaso, i poliziotti hanno provveduto all’arresto. L’uomo non ha opposto alcuna resistenza. Gallucci è nuovamente diretto verso il carcere di Pavia.

 

La dinamica della fuga

 

Giancarlo Gallucci era riuscito a evadere dal carcere di Pavia fingendo di accompagnare in bagno il figlio di 4 anni, in visita insieme alla madre e al cognato. Il detenuto, approfittando della presenza di altre presone che si erano recate nella casa circondariale nel corso dei colloqui con i detenuti, aveva poi restituito il piccolo alla mamma e, con uno stratagemma ancora da accertare, era riuscito a raggiungere l’uscita del carcere. Fuori un’auto l’attendeva, non si sa se con un complice o solo con la chiave già inserita. Da lì la breve fuga terminata a Bologna davanti la stazione. A fornire i particolari della fuga, stando a quanto si apprende, sarebbero stati proprio la moglie e il cognato del detenuto che, rimasti nel penitenziario, erano stati fermati e interrogati.

Livorno: domani i detenuti in scena a "Effetto Venezia"

 

Ansa, 7 agosto 2007

 

Nella sesta serata di Effetto Venezia, mercoledì 8 agosto, sul palco centrale di piazza del Luogo Pio di Livorno saranno protagonisti i detenuti della locale casa circondariale che, con la regia di Alessio Traversi, metteranno in scena "Faida", liberamente ispirato a "Romeo e Giulietta" di William Shakespeare. Un’ottima occasione per avvicinarsi all’esperienza del teatro in carcere con uno spettacolo che consente ai detenuti-attori l’opportunità di esprimersi con dignità, per entrare in un rapporto vivo con la città e con la società libera, per avanzare verso la conquista di una condizione di piena cittadinanza. È un progetto di Arci Solidarietà in collaborazione con Regione Toscana, Coordinamento Teatro e Carcere Toscana, comune di Livorno, Istituzione per i servizi alla persona.

Bologna: la Uisp organizza un "agosto sportivo" per l’Ipm

 

Comunicato stampa, 7 agosto 2007

 

Da lunedì 6 a sabato 25 agosto 2007 la Uisp Provinciale di Bologna, in accordo con la direzione dell’Istituto Penale Minorile, organizzerà tre settimane di attività sportivo - ricreative, sia mattutine che pomeridiane, all’interno del carcere. Lo scopo dell’iniziativa è quello di coinvolgere i giovani ospiti della struttura per mitigare gli effetti negativi della solitudine di questo particolare periodo. Appuntamento quindi con volley, calcio, tiro con l’arco e biliardino. Gli istruttori che giornalmente lavoreranno all’interno della struttura del Pratello saranno affiancati da cinque operatori. L’attività annuale è stata finanziata dall’Assessorato allo Sport del Comune di Bologna e realizzata dall’Uisp Provinciale di Bologna.

Aversa: regista Abel Ferrara sta girando un film nell’Opg

 

Comunicato stampa, 7 agosto 2007

 

 

A partire da martedì 7 agosto 2007 e per l’intera settimana, Abel Ferrara, il regista americano di Go to Tales (2007), con Asia Argento, Valeria Golino e Willem Dafoe - Mary (2005), con Julitte Binoche - The Addiction (1995), con Lili Taylor, Christopher Walken e Annabella Sciorra, e Fratelli (1996), con Walken, Chris Penn e Vincent Gallo, girerà alcune scene del suo nuovo film nei reparti dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario "Filippo Saporito" di Aversa, grazie alla sensibilità del Direttore, Dott. Adolfo Ferraro, che approfitta dell’occasione per sollecitare la risoluzione del problema degli internati non più socialmente pericolosi, e del loro reintegro nelle Asl di appartenenza.

Droghe: "Osservatorio Sociale" su sequestri di canapa indiana

 

Notiziario Aduc, 7 agosto 2007

 

"Oggi in Italia la coltivazione fai da te di piante di canapa indiana sia a casa che in giardino che nei terreni è in forte espansione e questo dovrebbe far riflettere. Forse è giunto il momento di intensificare i controlli tra i vari collezionisti di semi di canapa indiana, ma soprattutto si rivedano e si colmino le vistose lacune legislative". Lo ha dichiarato Luigi Camilloni, presidente dell’Osservatorio Sociale, in merito ai sequestri avvenuti nel Messinese, a Vibo Valentia e nel Barese.

Palestina: sconto di pena per detenuti che studiano Corano

 

Ansa, 7 agosto 2007

 

Sconti di pena di un anno per i detenuti che imparino a memoria il Corano: a lanciare il programma moralizzatore è il responsabile del più grande carcere della Striscia di Gaza, dal giugno scorso sotto il controllo del movimento islamico Hamas. Le nuove disposizioni sono state annunciate oggi dal colonnello Abu al-Abed Hamid, direttore di un penitenziario che ospita 350 prigionieri. L’obiettivo del programma sarebbe spingere i detenuti "a comportarsi secondo i precetti del Corano". Per beneficiare dello sconto di pena i prigionieri dovranno imparare a memoria cinque sure del Corano, il libro sacro dell’Islam.

Le novità, nella Striscia, non riguardano tuttavia solo i galeotti. Il capo della polizia locale, Tawfiq Jaber, ha annunciato il prossimo reclutamento di cento donne. Parteciperanno tra l’altro a operazioni alle quali "poliziotti di sesso femminile devono partecipare per perquisire altre donne". Acquisito il potere a Gaza dopo una sanguinosa battaglia con le milizie del partito nazionalista che sostiene il presidente palestinese Abu Mazen, Hamas ha una forte caratterizzazione maschile. Sono gli uomini, infatti, a ricoprire tutti gli incarichi di responsabilità e potere.

 

 

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