Rassegna stampa 4 ottobre

 

Giustizia: Mastella; daremo più spazio alle misure alternative

 

Ansa, 4 ottobre 2006

 

Il carcere come misura riservata ai casi estremi. La reclusione dovrà essere considerata "una misura punitiva estrema", riservata "alla criminalità organizzata, ai delinquenti abituali e da coloro che commettono reati che destano grave allarme sociale". Ad affermarlo è stato il ministro della Giustizia Clemente Mastella, nel suo discorso alla polizia penitenziaria in occasione della festa del Corpo. Per il Guardasigilli "più spazio dovrà essere conferito alle sanzioni diverse, irrogate in alternativa alla detenzione ordinaria".

Indulto e riforme - Poi il Guardasigilli si è soffermato sul tema dell’indulto e delle riforme del sistema giustizia. "L’indulto - ha spiegato Mastella - non è un gesto di finta solidarietà, non è un dispetto alla voglia di giustizia, non è una gratificazione anticipata a chi non la merita", ma "questo atto deve essere inquadrato in una prospettiva più ampia di ammodernamento del sistema delle pene, significando con ciò che dovranno seguire, a breve, misure di riorganizzazione ma anche e soprattutto riforme strutturali che dovranno investire il sistema penale e penitenziario".

Per Mastella, "proprio l’uscita dal carcere di 23.543 detenuti, a seguito del provvedimento d’indulto, consentirà di ripensare l’organizzazioni degli istituti di pena, al fine di contemperare sempre di più e al meglio le esigenze di sicurezza e di risocializzazione dei condannati". Un provvedimento, ricorda con una punta polemica il ministro, "voluto da una larghissima parte del Parlamento, con eccezioni a destra e a manca; anche se a volte, leggendo le cronache politiche, sembra che le eccezioni siano state superiori a una volontà parlamentare così estesa e che l’indulto sia quasi figlio di nessuno".

Giustizia: Mastella; l’indulto non è stato atto di resa dello Stato

 

Adnkronos, 4 ottobre 2006

 

"L’indulto non deve e non può essere considerato come un atto di resa da parte dello Stato, rispetto a una situazione divenuta ormai insostenibile". Il ministro della Giustizia Clemente Mastella lo sottolinea intervenendo nell’area archeologica davanti all’Arco di Costantino alla cerimonia per la "Festa nazionale della polizia penitenziaria", alla presenza fra gli altri del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, del presidente del Senato Franco Marini, dell’ex Guardasigilli Roberto Castelli e del capo del Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Giovanni Tinebra.

Il titolare del dicastero di via Arenula ricorda che "la condizione delle carceri italiane, con la quale siamo costretti a confrontarci, era caratterizzata dalla presenza di oltre 60 mila detenuti e necessitava di un atto che si ponesse a presupposto per avviare un articolato e rilevante processo riformatore". "Ad oggi - informa Mastella - hanno beneficiato dell’indulto 23.543 detenuti e sono rientrati in carcere, perché colti in flagranza di reato, in 742, con una percentuale del 3%".

Per Mastella, "proprio l’uscita dal carcere di questi 23.543 detenuti, a seguito del provvedimento d’indulto, consentirà di ripensare l’organizzazioni degli istituti di pena, al fine di contemperare sempre di più e al meglio le esigenze di sicurezza e di risocializzazione dei condannati".

Un provvedimento, rimarca con una punta polemica il ministro dell’Udeur, "voluto da una larghissima parte del Parlamento, con eccezioni a destra e a manca; anche se a volte, leggendo le cronache politiche, sembra che le eccezioni siano state superiori a una volontà parlamentare così estesa e che l’indulto sia quasi figlio di nessuno".

Il leader del Campanile ribadisce quindi che "l’indulto non è un gesto di finta solidarietà, non è un dispetto alla voglia di giustizia e non è una gratificazione anticipata a chi non la merita". In tal senso, il provvedimento "è stato caricato di responsabilità non sue".

Il ministro della Giustizia informa poi che "quest’anno, nel trimestre luglio-settembre, sono entrati in carcere 2.260 soggetti in meno rispetto allo stesso periodo del 2005. Con un paradosso - si concede Mastella - direi che all’indulto non è stato concesso l’indulto ...".

Questo atto, avverte il leader dei Popolari-Udeur, "deve essere inquadrato in una prospettiva più ampia di ammodernamento del sistema delle pene. A breve, dovranno seguire misure di riorganizzazione ma anche e soprattutto riforme strutturali che dovranno investire il sistema penale e penitenziario", mentre "più spazio dovrà essere conferito alle sanzioni diverse irrogate in alternativa alla detenzione ordinaria".

Giustizia: Di Pietro; voteremo Ddl Mastella per spirito di servizio

 

Ign, 4 ottobre 2006

 

Sulla sospensione dell’ordinamento giudiziario non ci sarà un altro scivolone al Senato, come quello incassato ieri dalla maggioranza. Antonio Di Pietro, infatti, in una conferenza stampa rimarca che l’Idv a Palazzo Madama voterà il disegno di legge Mastella insieme a tutte le forze politiche della maggioranza.

La scelta dei dipietristi è spiegata dallo stesso ministro delle Infrastrutture in questi termini: "L’Italia dei Valori con senso di responsabilità rispetterà ancora una volta la volontà della maggioranza, seppure per solo spirito di servizio e nel rispetto della volontà popolare".

Ma la questione non è comunque chiusa. Perché l’ex pm di Mani Pulite non ci sta a essere definito il guastafeste dell’Unione. E stamane, all’indomani dello scontro con il ministro della Giustizia Clemente Mastella, che si era detto esasperato dalle ingerenze del collega di governo nei provvedimenti del suo dicastero, ai microfoni del Gr3, Di Pietro aveva difeso le proprie ragioni. "Non chiedo di cacciare Mastella dal governo - spiega Di Pietro - semmai è il contrario. C’è invece dissenso politico su alcune materie che riguardano la giustizia".

Perché, mette bene in chiaro il ministro delle Infrastrutture, "io posso anche uscire dal governo, ma è la maggioranza che deve stare attenta a non uscire dal consenso del Paese".

Insomma, rimarca l’ex pm di Mani Pulite, "il centrosinistra deve rivedere la sua politica per la giustizia. Chiediamo non si facciano leggi che minano l’indipendenza delle toghe". Dunque "va portata avanti la politica del centrosinistra, non quella del centrodestra, che in materia di giustizia nei cinque anni passati ha creato tanti disastri".

E a chi gli chiede se queste frizioni all’interno della maggioranza possano ricomporsi con uno scambio di poltrone tra il Guardasigilli e il ministro dei Trasporti, il leader dell’Italia dei valori replica di non credere ai rimpasti. "Non ho bracci di ferro con Mastella - dice - Noi dobbiamo rendere efficace l’azione della giustizia. Perciò invito a non personalizzare la situazione tra me e Mastella".

E assicura che i senatori dell’Idv voteranno il disegno di legge del Guardasigilli: "Non metteremo a rischio né la coalizione di governo né questa maggioranza - assicura - però non è una buona ragione perché poi si passi sopra su ragioni fondamentali per cui ci siamo messi a fare politica: rilanciare la giustizia all’interno delle istituzioni ed evitare che sprechi, corruzione e malaffare regnino nel nostro Paese".

Di Pietro torna infine a criticare l’indulto dopo le proteste innescate dal provvedimento per il mostro di Foligno: "Credo che un ripensamento operoso da parte del centrosinistra in materia di giustizia sia necessario. Non è semplicemente prendendosela con Di Pietro, ogni volta che rilancia quest’idea, che si risolvono i problemi".

Grosseto: 60enne s’impicca, sarebbe uscito con l'indulto

 

La Repubblica, 4 ottobre 2006

 

La tragedia si è consumata poche ore prima che potesse guardare in faccia il mondo e dire "Sono un uomo libero". Sarebbe uscito presto dalla casa circondariale la Camilletta di Massa Marittima. Era questione di giorni o forse di ore. E poi l’indulto avrebbe fatto il proprio corso. Donandogli tre anni di libertà. I due anni che lo separavano dalla fine della pena. Ma lui - un uomo di nazionalità italiana di sessanta anni, detenuto in regime di semilibertà - ha scelto di non uscire vivo dal carcere.

E lunedì sera intorno alle 23, dopo aver lavorato tutto il giorno in una delle attività economiche della zona di Massa, si è impiccato nella sua cella. Le motivazioni del gesto sono sconosciute. A quanto pare, l’uomo ha lasciato un biglietto di addio indirizzato ai familiari e ritrovato dalla polizia penitenziaria. Ma il contenuto è coperto dal massimo riserbo.

Il sessantenne si trovava nella casa circondariale di Massa da qualche mese. Nei giorni scorsi aveva ricevuto la lettera da parte dell’autorità giudiziaria con cui si ufficializzava l’indulto. Per la legge, quindi, era un uomo libero. Lunedì sera l’uomo, rientrato dal proprio turno di lavoro, ha prima guardato la televisione insieme ai compagni, poi, una volta in cella, ha atteso che tutti dormissero. E ha messo in atto il gesto disperato. E ieri nella casa circondariale di Massa Marittima erano tutti sconvolti. A cominciare dal comandante.

Che contattato al telefono ha commentato: "C’è rammarico fra tutti noi. Non riusciamo a trovare una spiegazione a quanto è accaduto. Era una persona tranquilla. Sapeva che sarebbe uscito presto. Non aveva mai dato segnali di disperazione. Lavorava volentieri e aveva buoni rapporti con tutti". È da escludere, comunque, che l’uomo si sia suicidato per problemi legati alla detenzione.

Anche perché il carcere sarebbe diventato presto solo un ricordo. Forse aveva dei problemi "all’esterno" che non voleva affrontare. O forse aveva paura di guardare di nuovo la vita fuori dalle mura della casa circondariale. Ma sono soltanto ipotesi. La salma, che al momento si trova all’obitorio di Massa Marittima, è a disposizione della Procura e non è escluso che sia disposta l’autopsia. Al momento non si conosce la data del funerale. Nel carcere di Massa hanno beneficiato dell’indulto già 11 persone e 2 sono in attesa di scarcerazione.

Indulto: Chiatti; il Ministero invita a non creare allarmismi

 

Ansa, 4 ottobre 2006

 

Il ministero della giustizia interviene dopo alcuni rilievi o commenti polemici riguardo agli anni di carcere ‘scontati’ (in virtù dell’indulto), per Luigi Chiatti, e chiarisce, facendo un breve excursus della sua posizione giudiziaria, che si tratta di allarmi ingiustificati. "In relazione alla posizione del detenuto Luigi Chiatti e ad alcune polemiche prive di reale fondamento, il ministero della Giustizia precisa - si legge in un comunicato dell’Ufficio Stampa del ministero - che il Chiatti, per gli omicidi di Simone Allegretti e Lorenzo Paolucci, è stato condannato complessivamente a trenta anni di reclusione dalla corte di appello di Perugia, la quale ha riconosciuto in lui una condizione di seminfermità mentale (in primo grado egli era stato condannato all’ergastolo, poiché ritenuto pienamente capace di intendere e volere).

Il Chiatti - sottolinea la nota - sarebbe dovuto uscire dal carcere nel 2023; con l’indulto finirà di espiare la pena nel 2020. Cessata l’espiazione della pena, tuttavia, in quanto mentalmente seminfermo, sarà sottoposto alla misura di sicurezza del ricovero in un ospedale psichiatrico giudiziario. Dopo tre anni di ospedale psichiatrico sarà sottoposto ad una valutazione di pericolosità sociale. La misura di sicurezza dell’ospedale psichiatrico non potrà essere revocata ed egli continuerà ad esservi sottoposto finché sarà riconosciuto ancora pericoloso socialmente. Allo stesso modo si procederà in seguito, di valutazione di pericolosità in valutazione di pericolosità". "Alla luce di ciò, quindi, non si giustificano gli allarmi manifestati".

Indulto: Chiatti; parla il giudice, ho solo applicato la legge

 

Ansa, 4 ottobre 2006

 

Non si placano le polemiche sull’indulto. Questa volta il dibattito viene riacceso dagli sconti di pena a Luigi Chiatti, il mostro di Foligno, condannato per aver ucciso due bambini.

Ma Clemente Mastella difende con forza l’indulto, "che oggi sembra quasi figlio di nessuno", in realtà è "stato voluto da una larghissima parte del Parlamento"; e comunque "sta funzionando", anche perché consentirà di "ripensare l’organizzazione degli istituti di pena".

E sempre oggi parla anche Emanuele Medoro, il magistrato che ha applicato l’indulto al "mostro di Foligno": "Non coinvolgete i giudici nelle polemiche - dice - il Parlamento fa le leggi, il giudice deve applicarle". E poi, continua, "la stessa Costituzione italiana prevede una finalità anche rieducativa per le pene".

Durante il suo intervento in occasione della festa nazionale del corpo di Polizia penitenziaria, Mastella fornisce anche delle cifre sulla questione: "Grazie al provvedimento approvato, ne hanno beneficiato 23.543 detenuti e sono rientrati in carcere, perché colti in flagranza di reato, in 742 (con una percentuale del 3%)".

Ebbene, sono ancora parole del Guardasigilli, "proprio l’uscita dal carcere di questi 23543 detenuti consentirà di ripensare l’organizzazione degli istituti di pena, al fine di contemperare sempre di più e al meglio le esigenze di sicurezza e di risocializzazione dei condannati".

Giustizia: Mastella; Di Pietro chiarisca posizione o si dimetta

 

Ansa, 4 ottobre 2006

 

"Equivoche posizioni di astensione dell’Italia dei valori", "appoggio solo formale al governo" da parte di Antonio Di Pietro, che con le sue prese di posizione pone l’esecutivo e la maggioranza "in condizioni di grave incertezza" e li tiene sotto "ricatto". Questi alcuni punti della bozza di mozione di sfiducia al ministro delle Infrastrutture e leader dell’Idv Antonio Di Pietro: i senatori dell’Udeur hanno preparato il testo dopo l’atteggiamento dei senatori dell’Italia dei valori che non hanno partecipato al voto in aula favorendo la bocciatura dell’articolo 5 del ddl Mastella che sospende in parte la riforma dell’ordinamento giudiziario.

Nella mozione si chiede al ministro "di rassegnare le dimissioni". Di Pietro replica: "Vi sfido: sfiduciatemi". E il ministro della Giustizia Clemente Mastella, leader dell’Udeur, rilancia: "O vota il ddl o la maggioranza non esiste più". La maggioranza va sotto. L’articolo 5, che prevedeva l’entrata in vigore del testo il giorno dopo la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, è stato bocciato con 154 "no" e 153 "sì". Assenti i senatori Aniello Formisano, Giuseppe Caforio e Fabio Giambrone, tutti i senatori a vita, e Sergio De Gregorio, ex Idv, ora Movimento italiani nel mondo (al Senato l’astensione vale voto contrario).

L’attuazione del provvedimento slitta quindi di 15 giorni e la Camera potrebbe non approvarlo prima del 28 ottobre, giorno in cui i magistrati devono scegliere tra le funzioni di inquirente o giudicante. "È stata una tecnica parlamentare per dimostrare il nostro disappunto", spiega Formisano, capogruppo Idv al Senato, che parla di "impedimenti al voto" su alcuni emendamenti, a sua firma, all’articolo 4 del ddl. Mastella: "Maggioranza a rischio". "O Prodi ricorda a Di Pietro che anche lui fa parte della maggioranza e lo convince a votare la riforma, come concordato con gli alleati - si legge in una nota dell’ufficio politico dell’Udeur - o sarà l’Udeur a prendere atto che la maggioranza non esiste più. Ne trarremo le debite conseguenze". "Di Pietro ha rotto".

Mastella cita Cicerone e si lascia andare: "Usque tandem Catilina abutere patientia nostra... La pazienza è finita, mi sono rotto i coglioni di Di Pietro". Parla di danno "politicamente enorme", e promette: "A questo punto non posso far passare i provvedimenti suoi. Qui al Senato blocchiamo tutte le attività del ministero delle Infrastrutture". Mozione di sfiducia. Ad annunciare la mozione di sfiducia nei confronti di Di Pietro è il presidente dell’Udeur al Senato, Tommaso Barbato: "Il problema è politico, si deve dimettere. Un ministro di questo governo non può, attraverso i suoi parlamentari, comportarsi in modo diverso dalle direttive e dal programma della maggioranza.

L’ha fatto con l’indulto, abbiamo subìto forti polemiche, lo ha rifatto adesso". Di Pietro: "Vi sfido, fatelo". Il ministro interrompe il vertice del suo partito a Bologna e lancia la sfida a parte della maggioranza. "Avevamo l’occasione di sospendere la riforma Castelli. Invece si è scelta la strada degli accordi trasversali".

Quanto all’astensione dei senatori dell’Idv, si assume la responsabilità ma si dice "umiliato": "Considerano i nostri parlamentari delle marionette che io manovro a piacimento". Conta "su un ripensamento operoso della maggioranza che permetta di discutere in aula il nostro emendamento, poi con la responsabilità che ci contraddistingue rispetteremo il voto". La Cdl: "Debolezza politica". Il voto, per il capogruppo della Lega Roberto Castelli, "dimostra la fragilità della maggioranza, hanno sbagliato a fare il braccio di ferro".

Il presidente dei senatori di An, Altero Matteoli: "È la prova della debolezza politica di una maggioranza sull’orlo del precipizio". "La Finanziaria - osserva Renato Schifani, capogruppo di Fi - comincia a mietere le proprie vittime". Finocchiaro: "Entra in vigore il peggio". "L’unica conseguenza certa del voto - osserva il capogruppo dell’Ulivo al Senato, Anna Finocchiaro - è che la parte più contestata della riforma Castelli entrerà in vigore e produrrà effetti irreversibili. Davvero un bel risultato...".

Indulto: Mastella; ora sembra provvedimento figlio di nessuno

 

Ansa, 4 ottobre 2006

 

"Un provvedimento quasi figlio di nessuno". È polemico il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, sulle reazioni politiche seguite a vicende di cronaca che hanno coinvolto persone che hanno beneficiato dell’indulto. L’atto di clemenza, ricorda, è stato voluto "da una larghissima parte del Parlamento, con eccezioni a destra e a manca, anche se a volte leggendo le cronache politiche sembra che le eccezioni siano state superiori ad una volontà parlamentare così estesa. Insomma, un provvedimento quasi figlio di nessuno...".

Mastella ha ricordato che prima dell’indulto le carceri italiane ospitavano oltre 60mila detenuti e "necessitava a mio parere un atto che si ponesse a presupposto per avviare un articolato e rilevante processo riformatore". Poi Mastella ha detto che "ad oggi hanno beneficiato dell’indulto 23.543 detenuti e sono rientrati in carcere, perché colti in flagranza di reato, in 742, il 3%".

"L’indulto non deve e non può essere considerato come un atto di resa da parte dello Stato rispetto ad una situazione divenuta ormai insostenibile", ma neppure un provvedimento fine a se stesso perché per il sistema penale e penitenziario servono "riforme strutturali".

"L’indulto - ha aggiunto Mastella - non è un gesto di finta solidarietà, non è un dispetto alla voglia di giustizia, non è una gratificazione anticipata a chi non la merita", ma "questo atto deve essere inquadrato in una prospettiva più ampia di ammodernamento del sistema delle pene, significando con ciò che dovranno seguire, a breve, misure di riorganizzazione ma anche e soprattutto riforme strutturali che dovranno investire il sistema penale e penitenziario".

Questa mattina è intervenuto anche il presidente della Corte d’assise d’appello di Perugia, Emanuele Medoro, che ha applicato l’indulto a Luigi Chiatti. Da parte sua la richiesta di "non coinvolgere i giudici nelle polemiche: il giudice deve applicare le leggi". L’indulto "è una legge dello Stato e va applicata. Il Parlamento fa le leggi e i giudici le applicano".

Indulto: Starnini; il 50% dei detenuti scarcerati è malato

 

Ansa, 4 ottobre 2006

 

Su 23 mila detenuti usciti dai penitenziari italiani con la legge sull’indulto, 6.400 sono tossicodipendenti, 2.500 sono affetti da patologie psichiatriche, 2.700 da malattie infettive e circa 1.000 sono cardiopatici. È il quadro epidemiologico fornito oggi dalla Simspe la Società italiana di medicina e sanità penitenziaria, con sede a Viterbo, nel corso della presentazione del VII congresso nazionale dell’organizzazione, che si terrà a Roma, dal 5 al 7 ottobre, nell’Istituto superiore di studi penitenziari.

Il congresso, che ha per titolo "Carcere e territorio: quale continuità assistenziale" - ha detto Giulio Starnini, presidente del Simspe e primario del reparto protetto per detenuti dell’ospedale di Belcolle di Viterbo - si propone di tracciare un percorso sulle dinamiche sociali e sanitarie relative al rapporto tra comunità detenuta e comunità esterna. È assolutamente necessario - ha aggiunto - comprendere come le regioni e l’amministrazione penitenziaria stanno interagendo per dare una risposta alla domanda di salute che giunge dai 23 mila detenuti scarcerati con l’indulto. Molti di loro, infatti, sono extracomunitari, alcuni senza permesso di soggiorno e, una volta tornati in libertà scompaiono dal controllo sanitario.

Indicativo, ad avviso di Starnini, è quanto avvenuto a Bologna, dove su 273 persone uscite dal carcere, solo 35 si sono presentate ai servizi sociali. Starnini ha quindi detto che nel Lazio, da agosto, sono stati scarcerati 2.230 detenuti, di cui 1.200 a Roma. "Il costo per gli interventi a favore di coloro che hanno beneficiato dell’indulto - ha sottolineato - è elevato, ma è dovuto anche a precise responsabilità come l’assenza di interventi preventivi a livello scolastico, politico, di norme coerenti sull’immigrazione e nell’assistenza alla tossicodipendenza".

Per dare risposte certe, ad avviso di Starnini, va creato subito un collegamento tra carcere e territorio che sia in grado di garantire una continuità assistenziale. Secondo il presidente del Simspe bisogna investire nella prevenzione. "E bisogna farlo in fretta - ha concluso - perché tempo 6 mesi, massimo un anno, la situazione potrebbe tornare come quella precedente all’indulto. Con l’aggravante di aver illuso delle persone".

Indulto: Chiatti; Brutti (Ds) chiede revoca del provvedimento

 

Apcom, 4 ottobre 2006

 

Dopo le polemiche suscitate dalla decisione della Corte d’Assise di appello di Perugia che ha concesso a Luigi Chiatti (noto come "mostro di Foligno") tre anni di sconto di pena, interviene ora il senatore diessino Paolo Brutti con una nota nella quale annuncia il ricorso in ogni sede per fare in modo che il detenuto non benefici di alcun sconto di pena.

"La decisione della Corte di Perugia - dice Brutti - ha scatenato molte polemiche e peserà sulle coscienze di quei giudici e di noi tutti". "Per questo - dice il senatore Ds - ricorrerò in ogni sede parlamentare e mi rivolgerò direttamente al ministro della Giustizia per chiedere che in alcun modo il detenuto Chiatti possa beneficiare dell’indulto".

Secondo Brutti la decisione dei giudici presenta un grave errore interpretativo della norma del Parlamento che "nell’approvazione dell’indulto - continua - esclude espressamente dai reati elencati, quelli riguardanti atti di pedofilia".

"Benché Chiatti non sarà per il momento scarcerato (detenuto dal 2003, la sua pena prevede la detenzione fino al 2023, ora ridotta fino al 2020 ndr) - continua Brutti - per i reati aberranti che ha commesso deve necessariamente espiare la sua pena fino in fondo, senza alcun tipo di sconto o beneficio. Questo lo si deve per rispetto e per diritto alle famiglie delle povere vittime innocenti e ad un’intera comunità ancora profondamente scossa dai fatti del 1992 e del 1993". "Uno sconto di pena di tre anni - conclude Brutti - benché non significhi l’immediata uscita dal carcere di Chiatti, è un segnale che dalla comunità sarà interpretato come un grave cedimento della giustizia".

Salute: in carcere il cuore si cura meglio con la telemedicina

 

Farmacia.it, 4 ottobre 2006

 

Nel corso del VII congresso nazionale "L’agorà penitenziaria" sono stati presentati i primi e incoraggianti risultati di "Asclepio" il nuovo progetto di telemedicina per le carceri milanesi di Opera e San Vittore.

Partito da poco più di due mesi, "Asclepio" consente di monitorare lo stato di salute cardiaca degli oltre 4.000 detenuti dei due istituti di pena direttamente presso la struttura carceraria di appartenenza, riducendo la necessità di spostamenti verso gli ospedali e migliorando la possibilità di cura e prevenzione delle patologie cardiovascolari.

Presto dal carcere sarà anche possibile inviare immagini radiografiche a specialisti qualificati e ricevere il referto in pochi minuti. Considerati i risultati positivi del Progetto Pilota, il servizio sarà esteso ad altri Istituti di Pena.

Asclepio è realizzato da Telbios per il Ministero della Giustizia - Provveditorato Regionale dell’amministrazione penitenziaria per la Lombardia.

"La telemedicina è in grado di migliorare l’erogazione di salute all’interno del carcere -afferma il dott. Luigi Pagano, Provveditore Regionale dell’amministrazione penitenziaria della Lombardia - Oggi è possibile curare meglio i detenuti cardiopatici, intervenendo tempestivamente ed evitando anche i rischi medici e i problemi organizzativi che si incontrano nel trasporto verso l’ospedale più vicino. Anche la Costituzione Italiana è chiara al riguardo - prosegue Pagano- l’art. 27 dice infatti che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità mentre l’art. 32 afferma che la Repubblica tutela il diritto alla salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti".

L’elettrocardiogramma (Ecg) viene rilevato dal medico della struttura carceraria dove si trova il paziente attraverso un apparato di telecardiologia professionale, approvato dagli enti sanitari europei e americani.

I dati così rilevati vengono inviati attraverso la normale linea telefonica al Centro Servizi di Telemedicina di Telbios, attivo 24 ore su 24, dove sono visualizzati sul computer dello specialista cardiologo facente parte dell’equipe cardiologia dell’Istituto Scientifico San Raffele di Milano. L’Ecg viene immediatamente refertato dal cardiologo e inviato al medico della struttura carceraria che ha effettuato l’esame, attraverso la posta elettronica oppure via fax. Tutta la procedura non richiede più di 10-15 minuti.

"Il servizio è particolarmente indicato per controlli periodici su pazienti con cardiopatia cronica - afferma il dott. Angelo Cospito, Responsabile Sanitario dell’Uosp Della Lombardia - coloro che soffrono di aritmie, scompenso cardiaco, post-infartuati, coloro a cui è stato impiantato un pacemaker. Inoltre trova una ragione valida di applicazione anche nelle attività di controllo periodico - check-up - o prevenzione. Nei primi due mesi sono già più di 150 i pazienti che abbiamo controllato individuando alcune forme di cardiopatia prima non note".

L’applicazione ai detenuti del servizio di telecardiologia "Asclepio" offre una serie di vantaggi:

tempestività nell’identificare l’insorgenza di condizioni di rischio;

rapidità nell’attivare le forme di soccorso più adeguate;

avvicinamento dei servizi sanitari presso il luogo di presenza del paziente/detenuto (particolarmente sentito per i detenuti soggetti a particolari condizioni detentive );

contenimento dei costi di gestione della spesa sanitaria dell’ Amministrazione Penitenziaria, aggravati dall’organizzazione dei trasferimenti presso strutture sanitarie specialistiche esterne.

"L’assistenza medica ai detenuti è un problema di tipo sanitario, organizzativo ed economico - afferma Guido Lovaglio, responsabile dei Progetti per la Pubblica Amministrazione Centrale di Telbios - e con la Telemedicina sarà possibile intervenire su tutti questi elementi. Telemedicina per una salute sempre più alla portata di tutti, con un occhio molto attento anche alle necessità organizzative ed economiche".

Sappe: positivo intervento Mastella a festa polizia penitenziaria

 

Comunicato stampa, 4 ottobre 2006

 

"Abbiamo apprezzato i contenuti dell’intervento del Ministro della Giustizia Clemente Mastella fatto oggi alla Festa nazionale della Polizia Penitenziaria. Mastella ha parlato di provvedimenti concreti di potenziamento dell’area penale esterna, di incremento degli organici di Polizia Penitenziaria cui affidare i compiti di controllo sull’esecuzione penale. Di un maggior ricorso alle misure alternative alla detenzione, non legato ad automatismi - aggiungiamo noi - ma a un concetto avvero premiale. Ed è da tempo che noi sostentiamo che è davvero necessario ripensare il carcere, ma bisogna farlo in fretta".

È l’auspicio della Segreteria Generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, l’Organizzazione più rappresentativa del Personale con 12mila iscritti, a commento dell’intervento del Guardasigilli alla Festa nazionale della Polizia Penitenziaria che si è tenuta questa mattina a Roma alla presenza del Capo dello Stato Napolitano e delle più Alte cariche costituzionali e istituzionali .

"Le parole di Mastella ci fanno ben sperare per il futuro. Proprio ieri denunciammo pubblicamente che classe politica e governativa non hanno ancora fatto seguire all’indulto i necessari interventi strutturali sull’esecuzione della pena, che garantiscano la giusta sanzione a chi commette reati soprattutto a tutela delle vittime della criminalità e che rendano la pena uno strumento efficace per ripagare la società del reato commesso. Ed è proprio con il conforto delle parole del Ministro della Giustizia che auspichiamo che Governo e Parlamento assumano i provvedimenti di competenza, a cominciare dalla riassunzione in servizio dei circa 530 agenti di polizia penitenziaria ausiliari licenziati a fine 2005 e dall’individuazione di provvedimenti legislativi che potenzino maggiormente l’area penale esterna.

"Dispiace infine" conclude il Sappe "che, ancora una volta, proprio nel giorno della Festa nazionale della Polizia Penitenziaria, il rappresentante di un’associazione di direttori penitenziari (che, pur essendo espressione soltanto di una decina di loro, si ostina a parlare a nome dell’intera categoria) abbia sfruttato l’occasione per sproloquiare sulla professionalità del Corpo. Per fortuna, le carceri possono fare a meno di gente così... ".

Giustizia: Tinebra (Dap); sempre rispettati principi umanità

 

Apcom, 4 ottobre 2006

 

"Nonostante il problema del sovraffollamento il livello di attenzione è rimasto fermo, insieme ai principi costituzionali di umanità e recupero del condannato". Così il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Giovanni Tinebra ha riassunto l’impegno del corpo della Polizia penitenziaria, che oggi celebra la propria festa nazionale, durante la cerimonia all’Arco di Costantino. La polizia penitenziaria, ha aggiunto Tinebra, "ha sempre mostrato coraggio e piena professionalità anche di fronte al preoccupante aumento dei detenuti". "Sono ormai lontani i tempi - ha concluso Tinebra - in cui si chiedeva al Corpo solo di garantire la sicurezza negli istituti penitenziari. Il carcere non è più un luogo invisibile, i suoi abitanti sono cittadini a tutti gli effetti. I loro diritti vanno tutelati perché escano come persone rinnovate".

Immigrazione: An; maggioranza vuole smantellare Bossi-Fini

 

Apcom, 4 ottobre 2006

 

La maggioranza sta cercando di cambiare "in modo surrettizio la legge Bossi-Fini sull’immigrazione". A denunciarlo sono i deputati di An Giulia Bongiorno e Maurizio Gasparri, riferendosi in particolare ad una proposta di legge all’esame della commissione Giustizia di Montecitorio che riguarda la tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori, presentata da vari esponenti del centrosinistra, in particolare della Rosa nel Pugno.

"È la classica legge caramella - dice Bongiorno - perché apparentemente potrebbe piacere a tutti ed essere votata in maniera bipartisan. Ma all’articolo 6 nasconde un tranello: con una modifica alla legge Bossi-Fini si consente allo straniero detenuto di fare richiesta del permesso di soggiorno".

I parlamentari di An contestano "il metodo con cui procede la maggioranza, ma anche il merito di questa proposta di legge che stabilisce dei cambiamenti alla legge sull’immigrazione in un testo del tutto incoerente con il titolo. Inoltre, nella proposta di legge viene inserita la promessa di lavoro tra i criteri per concedere il permesso di soggiorno". "Vogliamo sapere - conclude Gasparri - come si concilia tutto ciò con quello che dice Amato, cosa pensa il governo, e in particolare lo stesso ministro dell’Interno, di questo modo surrettizio di cambiare la Bossi-Fini".

Giustizia: Sos della Caritas, con l’indulto poveri in aumento

 

Il Messaggero, 4 ottobre 2006

 

"L’indulto ha provocato un innalzamento delle nuove povertà". A lanciare l’allarme è il direttore della Caritas diocesana di Fabriano Edmondo Ercolani. "La situazione sta precipitando, con l’indulto c’è stato un incremento vertiginoso delle richieste. Assistiamo quotidianamente ad una processione ininterrotta di disperati. Non sanno dove andare, cosa mangiare, come vestirsi, dove dormire". In un anno la Caritas diocesana di Fabriano ha almeno 2.000 contatti. "Se continua con questo trend - evidenzia Ercolani - a fine anno sfioreremo i 4.000 contatti. Da quest’estate si è passati da 15 contatti giornalieri a 30. Un raddoppio. Noi siamo vicini al collasso chiediamo aiuto, chiediamo più attenzione a queste situazioni".

Spesso il direttore Ercolani ha assistito a gente che avrebbe, di gran lunga, preferito restare in carcere. "È triste sentire queste affermazioni ma attualmente, per la maggior parte, la loro unica prospettiva è l’accattonaggio. Senza considerare - aggiunge Edmondo Ercolani - che spesso la loro unica via di sopravvivenza è la delinquenza. Non riescono a trovare un lavoro e, per sopravvivere, delinquono. Già si intravede qualche segno di prepotenza anche qui da noi. Per fortuna, però, sentiamo molto la vicinanza delle Forze dell’ordine. Vigilano di continuo e ottengono molti decreti di espulsione per i clandestini. Ma, poi, non c’è nessuno che vigila se questi signori ottemperano al decreto. La mia non è una polemica gratuita, è solo una constatazione di fatto. In tutta questa situazione, spesso e volentieri, noi siamo i parafulmini. Ed oggi, però, rischiamo di poter accogliere tutti. La situazione precipita, siamo vicini al collasso".

Umbria: sfida sul garante, via libera solo se sarà gratis

 

Il Messaggero, 4 ottobre 2006

 

Sfida aperta sul garante dei detenuti con una battaglia accesa e compatta della Cdl in consiglio regionale, sul disegno di legge che da mesi tiene con il fiato sospeso i promotori della nomina di un rappresentante unico dei detenuti a livello regionale. Torna l’ostruzionismo ad oltranza con aut-aut del centro destra: "Voteremo solo per l’elezione di un garante che non costi nulla alla comunità. Non siamo contrari a questa figura, ma non deve essere un costo aggiuntivo che grava sulle tasche della comunità".

L’opposizione di palazzo Cesaroni non ha scelto la strada degli emendamenti a raffica, ma quella dell’applicazione alla lettera del regolamento che consente ai consiglieri dell’assemblea di fare interventi e dichiarazioni di voto. Quindi, discussione che si è protratta lungo anche se l’articolo 2 è stato votato all’unanimità, quello che riguarda la modalità di elezione del garante, con la sostanziale novità dell’elezione a maggioranza dei due terzi dei consiglieri regionali.

"Un aspetto questo - sostiene la Cdl di palazzo Cesaroni - che ci darà la possibilità di votare la persona giusta e anche alle nostre condizioni. Se no non se ne farà nulla". Quello di ieri è stato il terzo consiglio regionale convocato per discutere sulla norma, e questa volta ad oltranza dopo che l’assemblea ha deciso di continuare i propri lavori "ad oltranza e senza prevedere la pausa pranzo", per accelerare l’iter di approvazione della intera legge, oggetto anche in questa seduta di una decisa opposizione dei consiglieri di minoranza.

All’approvazione del secondo articolo sulla elezione del garante si è arrivati dopo aver approvato, a voti unanimi, l’emendamento della Giunta che ha soppresso la maggioranza semplice mantenendo di fatto, come detto, l’obbligo dei due terzi previsto inizialmente solo nelle prime tre votazioni. L’aula ha invece respinto (dieci sì e 14 no) l’emendamento della Cdl che proponeva di scegliere il garante fra i consiglieri regionali e quello che intendeva precisare che il futuro garante fosse "incensurato e privo di precedenti penali".

Intanto la Regione scommette sulla sicurezza stradale, puntando soprattutto su prevenzione ed educazione. "Bisogna incrementare e raccordare tutte le azioni messe in campo dai soggetti istituzionali e sociali che si occupano del problema - dice l’assessore regionale alla mobilità Giuseppe Mascio - cominciando dal mondo della scuola, puntando sulla prevenzione e sull’educazione stradale dei giovani. Occorre attrezzarci per rispettare l’impegno preso in sede di Unione europea che prevede, entro il 2010, una riduzione del 40 per cento degli incidenti stradali. Ed è auspicabile che nella finanziaria 2007, per questo problema vengano messe a disposizione adeguate risorse che si aggiungano a quelle già previste e in parte attivate da Regione e Province".

Nel 2004 l’Aci ha stimato che in Umbria i soli costi sanitari degli incidenti stradali hanno comportato una spesa di oltre 11 milioni di euro, mentre per ciò che riguarda il "danno relativo" (perdita capacità produttiva,costo umani, sanitari e danni materiali) i costi sono stati di 284 milioni di euro, circa 34 euro per abitante.

Imperia: Rifondazione Comunista entra a visitare il carcere

 

Secolo XIX, 4 ottobre 2006

 

"Non si può più far finta di niente: in provincia di Imperia c’è un’emergenza carceri. Un’emergenza che, dopo il suicidio per impiccagione di un rumeno nei giorni scorsi e a Ferragosto con l’evasione di tre detenuti, sta mettendo in drammatica evidenza i problemi esistenti, non soltanto nel carcere di Imperia ma anche in quello di Sanremo. Problemi che, per dirla tutta, mettono in seria discussione la vivibilità delle due strutture".

Un sasso in piccionaia, quello lanciata dal segretario provinciale di rifondazione Comunista, Pasquale Indulgenza, che non potrà non provocare polemiche e discussioni.

Intanto, a giorni, proprio con l’intento di verificare direttamente le attuali condizioni delle due case circondariali, approderà in Riviera l’onorevole Sergio Olivieri, eletto nella lista ligure di RC.

"Insieme a una delegazione del partito - annuncia Indulgenza - si recherà in visita nei due istituti di pena. Le perduranti vertenze mosse dalle rappresentanze sindacali e le critiche prese di posizione degli operatori, oltre alle stesse testimonianze degli ospiti, dimostrano che la situazione è tutt’altro che rassicurante. Non possiamo continuare a ignorare o sottovalutare queste situazioni di malessere e tensione, quasi come se non riguardassero l’intera società e la sua tenuta democratica".

Nel mirino di Rifondazione Comunista, ma anche di altre forze politiche e sociali che avevano già manifestato in passato la loro intenzione di promuovere iniziative di protesta sul problema, i due temi più drammatici dell’emergenza carcere: sovraffollamento e carenza di organico del corpo di vigilanza. L’altro pomeriggio, presso il Circolo Territoriale di Rifondazione Comunista di Sanremo, si è tenuta una riunione in vista dell’imminente visita dell’onorevole Olivieri in Riviera. All’incontro hanno preso parte, oltre ai vertici provinciali del partito, operatori legali e sociali che, a vario titolo, si occupano delle problematiche del settore carcere.

Vicenza: 17enne morì di metadone, il Sert sotto accusa

 

Il Gazzettino, 4 ottobre 2006

 

Il dottor Pierguido Nardi, primario Servizio di assistenza alle tossicodipendenze (Sert), è indagato per omicidio colposo e il sostituto procuratore Paola Mossa ne ha chiesto il rinvio a giudizio sulla base di una consulenza medico legale effettuata dal dottor Sergio Lafisca, secondo la quale il medico avrebbe prescritto il farmaco al giovane in dosi eccessive e senza adeguati accertamenti.

Ieri mattina, davanti al giudice per l’udienza preliminare Vincenzo Santoro, il difensore di Nardi, l’avvocato Ferdinando Trivellato ha però depositato tre consulenze mediche di segno opposto, secondo le quali il decesso del ragazzo non avrebbe alcuna relazione con la terapia che gli era stata prescritta al Sert. Sulla base di quelle relazioni mediche, firmate da quotati specialisti a livello nazionale, il legale ha chiesto una perizia "super partes", in grado di chiarire con esattezza cause del decesso ed eventuali responsabilità, e il gip ha rinviato l’udienza a novembre per nominare uno o più esperti. Sulla base delle conclusioni di questa perizia, Nardi verrà processato con rito abbreviato, come chiesto dall’avvocato Trivellato.

La morte di Christian Frizziero risale al 30 gennaio del 2004: il ragazzino, che non aveva ancora compiuto i 18 anni, fu trovato morto dalla madre nella cameretta di casa. Il giovane aveva fatto uso di eroina: tre o quattro volte, riferirono gli amici. Molte di più, secondo i consulenti della difesa, che spiegano con la dipendenza da questa droga le dosi di metadone che gli erano state prescritte al Sert di Mestre nel tentativo di aiutarlo a disintossicarsi.

 

 

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