Rassegna stampa 21 novembre

 

Giustizia: Mastella al Senato chiarisce "i numeri" dell’indulto

 

Reuters, 21 novembre 2006

 

A metà novembre, erano complessivamente oltre 24.500 le persone rilasciate dalle prigioni italiane per effetto della legge sull’indulto. L’indicazione è contenuta in una tabella diffusa oggi dal ministero della Giustizia, nel corso dell’audizione del Guardasigilli Clemente Mastella e del ministro dell’Interno Giuliano Amato davanti alle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia del Senato.

La gran parte delle persone liberate (17.455) erano detenuti già condannati per i reati commessi, usciti dalle carceri italiane per effetto della legge sull’indulto. La cifra tiene conto anche dei detenuti che erano già in semilibertà al momento dell’indulto, 1.131 secondo i dati del ministero.

A questo dato bisogna però aggiungere quello dei "soggetti in stato di custodia cautelare", non condannati in via definitiva, rimessi in libertà grazie all’indulto, che sono stati in totale, tra agosto e il 15 novembre, 7.185.

Nel complesso, dunque, il provvedimento di clemenza approvato quest’estate dal governo ha fatto uscire dalle carceri 24.640 persone.

L’indulto, votato a grande maggioranza dal Parlamento a fine luglio allo scopo di combattere il sovraffollamento delle carceri e che ha suscitato polemiche nella stessa maggioranza di centrosinistra, a differenza dell’amnistia cancella in tutto o in parte o commuta la pena principale inflitta, ma non il reato e non le pene accessorie.

Altri 4.757 detenuti hanno usufruito dell’indulto per uno o più reati commessi, ma sono rimasti comunque in carcere per scontare altre pene, mentre 17.423 persone, agli arresti domiciliari o affidati in prova, e comunque all’esterno delle prigioni, hanno potuto beneficiare della misura. Infine, 480 detenuti sono stati ammessi alle cosiddette misure alternative proprio per effetto dell’indulto.

 

Governo non deve chiedere scusa

 

Secondo il ministro Mastella, solo il 7% delle persone che hanno beneficiato dell’indulto sono state riarrestate per aver commesso reati. Nel primo periodo di applicazione dell’indulto (tra agosto e ottobre) ha spiegato il ministro dell’Interno Giuliano Amato, i reati sono calati di circa 5.200 unità rispetto allo stesso periodo del 2005, anche se c’è stato "un qualche aumento per furti e rapine".

Nel suo intervento, Mastella ha difeso l’indulto, ricordando anche la richiesta di una misura di clemenza da parte di Papa Giovanni Paolo II, ma ha aggiunto che "il governo non deve chiedere scusa" per il numero di detenuti usciti dal carcere, numero superiore alle previsioni, anche perché "il provvedimento è del Parlamento... Lo ha votato il ministro della Giustizia, sì, ma insieme a 704 colleghi".

Nel giugno scorso, in Senato, Mastella parlò di una previsione di quasi 10.500 detenuti scarcerati per effetto dell’indulto, basata su uno sconto di pena di due anni, e di oltre 12.700 con uno sconto di tre anni.

Rispondendo alle critiche, Mastella ha citato la legge cosiddetta ex Cirielli, quella sulla riduzione dei termini di prescrizione approvata su iniziativa del precedente governo di centrodestra, definendola "una amnistia mascherata".

Nel suo intervento in Senato, il ministro dell’Interno Amato ha invece espresso il timore di un "indulto permanente... dovuto alle caratteristiche di disciplina del processo e al codice penale", e chiesto che vengano rafforzate misure come "le norme sulla carcerazione preventiva, la recidiva, la sospensiva e la condizionale... Tutti fattori in cui può determinarsi un eccesso di libertà".

 

Reati cresciuti a Napoli

 

Secondo i dati del ministero della Giustizia, nelle quattro principali aree metropolitane italiane (Roma, Milano, Napoli, Palermo) gli omicidi registrati tra il primo gennaio e il 15 novembre sono in calo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Ma se si isolano i dati relativi a Napoli, si vede che nel trimestre agosto-ottobre gli omicidi sono cresciuti da un anno all’altro (da 14 a 23) così come i reati in genere (da 24.394 a 44.034). La questione degli omicidi commessi nella città partenopea è stata motivo di un duro scontro verbale tra Mastella e alcuni senatori dell’opposizione.

"Milano è, per quanto riguarda gli omicidi, molto peggio di Napoli, solo che Napoli è costantemente sotto i riflettori, mentre di Milano nessuno si preoccupa", ha detto il ministro, subito contestato da alcuni parlamentari.

Il capoluogo lombardo è in testa alla classifica italiana per numero di omicidi nel trimestre agosto-ottobre di quest’anno, anche se in calo rispetto allo stesso periodo 2005.

Giustizia: l’ordinamento giudiziario visto dal ministro Mastella

 

Ansa, 21 novembre 2006

 

Chi si aspettava promesse sull’istituzione della Corte d’appello o sul Tribunale dei minori a Foggia è rimasto deluso. Certo, il sindaco di Foggia Ciliberti, che nei giorni scorsi aveva lanciato l’allarme sul rapporto tra "politica e giustizia" nella nostra città, proprio dalle colonne del nostro giornale, ha ribadito il tema al ministro, ma Mastella, per dirla in gergo calcistico, non ha raccolto l’assist. Ben altri sono i problemi a cui in questo momento è "costretto" a guardare il responsabile del ministero della Giustizia.

L’occasione per parlare della riforma dell’Ordinamento giuridico, l’ha offerta la manifestazione "Toghe d’oro 2006" per il conferimento della medaglia d’oro ai cinquant’anni di esercizio della professione forense, organizzata dal Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Foggia, ospitata nell’aula magna della facoltà di Economia dell’Università.

"Nel mio programma di riforma dell’ordinamento giudiziario non c’è l’idea della separazione delle carriere, così come non esiste la volontà di abolire gli ordini". Mastella lo ha detto quasi in chiusura del suo intervento, ma è stato certamente il passaggio più significativo, visto che ha dato spunto al ministro per "rimproverare" gli avvocati che "scelgono lo sciopero e nello stesso tempo chiedono un intervento del ministro della Giustizia, rivendicando presunte decisioni che non rientrano nei programmi del governo".

Mastella ha però ammesso le "discrasie" del decreto Bersani, ritenuto dagli avvocati "lesivo della dignità e delle specificità della professione", rimarcando, nello stesso tempo che "non tutto quello che viene fatto da un governo trova necessariamente la piena condivisione dell’intero esecutivo" e richiamando l’oggettività dei dati relativi ai sondaggi che hanno che hanno dimostrano come "il più alto grado di gradimento attribuito dall’opinione pubblica al governo sia relativo proprio alla politica delle liberalizzazioni".

Ma il messaggio del ministro Guardasigilli è andato in direzione di una "unità di obiettivi e di intenti" con l’avvocatura italiana, che ha definito "uno di pilastri della costituzione giuridica del Paese, garanzia di libertà dei diritti dei cittadini". Mastella ha poi fatto chiarezza sulle poche responsabilità che si possono attribuire ad un ministero (il suo) che opera da soli cinque mesi e che "ha ereditato dai tre anni precedenti una perdita del 51 per cento dei fondi".

Di qui la difficoltà di rispondere a certe esigenze, come il mantenimento in vita dei "tribunali di montagna" e la situazione interna allo stesso ministero, dove "non c’è stata per anni la riqualificazione del personale". Ma tornando sul tema forte della riforma dell’Ordinamento giudiziario, Mastella ha precisato che "non vi sarà un decreto legge, ma un disegno di legge "ad hoc"". "Il mio disegno di legge", ha rimarcato.

"Il governo - ha quindi spiegato Mastella - non vuole fare offensiva agli avvocati, ma nello stesso tempo bisogna fare i conti con la "modernità". Un concetto che tocca a tutti accettare, e che ci impone di non guardare in maniera idealistica soltanto alla propria professione ma all’insieme dei meccanismi cui è legata".

Il ministro non ha perso occasione per tornare sul tema dell’indulto, che lo ha visto al centro di vibrate polemiche: "è curioso vedere Mastella come l’unico sponsorizzatore del provvedimento, quando sono stati 704 i deputati che lo hanno votato". Così come ha difeso la Finanziaria, pur ammettendo le lacune di comunicazione: "non ci siamo certamente distinti per abilità dialettiche nel presentarla - ha detto - ma vorrei ricordare che oggi si è strettamente condizionati ai parametri europei a cui non si può derogare, mentre in passato i governi erano giudici economici di se stessi".

Un passaggio del suo intervento Mastella ha voluto dedicalo al grave problema delle "baby-gang", che interessa soprattutto le regioni meridionali: "dobbiamo porci la domanda su come intervenire. È urgente un’opera di bonifica attraverso una più massiccia interazione tra gli interventi pedagogici di scuola, famiglia, chiesa e tutte quelle associazioni che si muovono nell’ambito del sociale, insieme ad una rivisitazione delle norme e delle pene".

Sulla polemica sollevata dagli avvocati, relativa alla sperequazione di trattamento, rispetto alle richieste avanzate dai notai (rapidamente soddisfatte dal governo), Mastella ha detto: "Mi hanno proposto una serie di modifiche di carattere amministrativo che non abbiamo avuto difficoltà a risolvere. Ora mi aspetto la stessa cosa dagli avvocati, pronto ad essere altrettanto sensibile verso le loro istanze". Proprio domani, intanto, è in programma a Roma un convegno sulla riforma degli ordinamenti professionali, con una analisi dettagliata dei progetti di legge in questione, cui interverrà lo stesso ministro della Giustizia, Clemente Mastella.

Giustizia: Magistratura Democratica "boccia" il governo Prodi

 

Apcom, 21 novembre 2006

 

A sei mesi dal suo insediamento, "poco o nulla" è stato fatto dal governo Prodi per rimediare allo "sfascio" a cui l’esecutivo Berlusconi "ha condannato l’amministrazione della giustizia". Per questo, seppure vada riconosciuto come il clima sia "cambiato", resta un bilancio "insoddisfacente" e "molte sono le ragioni di preoccupazione, se non di allarme". Arriva dal leader di Magistratura democratica, Ignazio Juan Patrone, la bocciatura al governo in materia di giustizia. Un giudizio riassunto in un documento della corrente di sinistra delle toghe, riportato su un manifesto che viene affisso in tutti i Palazzi di giustizia italiani.

"La sospensione della controriforma dell’ordinamento giudiziario è stata solo parziale - argomenta Md - e accompagnata da una ristrutturazione arcaica e autoritaria delle Procure, dal depotenziamento degli strumenti di controllo del Csm sulle situazioni di sofferenza del sistema, dalla carenza di indicazioni sul nuovo assetto della carriera dei magistrati. E, soprattutto, manca un progetto, un’idea di giustizia capace di coinvolgere i cittadini e di motivare chi nel mondo della giustizia opera".

Magistratura democratica indica le priorità, alle quali mettere mano da "subito": "Definire un razionale e trasparente progetto di priorità nell’uso delle risorse disponibili e realizzare finalmente l"ufficio per il processò (essenziale strumento di efficienza del servizio giustizia), per ridare dignità al lavoro del magistrato; razionalizzare il processo civile, i cui riti sono oggi moltiplicati senza logica; snellire il processo penale, con appropriati interventi in tema di notifiche, nullità, impugnazioni e prescrizione (preceduti dal varo di un’amnistia selettiva che razionalizzi l’impatto dell’indulto sul sistema giustizia); abrogare le leggi ad personam varate nella scorsa legislatura, che mortificano il principio di uguaglianza e continuano a produrre effetti devastanti; predisporre un progetto di revisione delle circoscrizioni giudiziarie per porre fine alle disfunzioni e agli sprechi derivanti dall’esistenza di uffici sottodimensionati".

"Navigare a vista - ammonisce Md - non serve e non si può perdere altro tempo. Non ci siamo mai sottratti al dialogo e siamo disposti a dare il nostro contributo ad un progetto coraggioso di cambiamento, nel confronto con tutti gli operatori della giustizia. Adesso la politica deve fare la sua parte".

Giustizia: il Sappe chiede un incontro urgente con Mastella

 

Comunicato stampa, 21 novembre 2006

 

Ministro Mastella, Le abbiamo più volte riconosciuto pubblicamente sensibilità ed attenzione verso gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria ed alle Forze dell’Ordine. Proprio per questo, perché Lei possa rappresentare le nostre problematiche presso l’Esecutivo Prodi, Le chiediamo un urgente incontro per illustrarLe le ragioni manifestazione nazionale del prossimo 5 dicembre a Roma che le più importanti Organizzazioni sindacali delle Forze dell’Ordine, aderenti alla Consulta Sicurezza (Sappe, Sap, Sapaf) - che è l’Organizzazione più grande come numero di iscritti di tutto il Comparto Sicurezza - ed il Cocer dei Carabinieri stanno organizzando contro una Legge Finanziaria iniqua e pericolosa che rischia di sfigurare le Forze di Polizia del Paese."

È quanto scrive la Segreteria Generale del Sindacato di Polizia Penitenziaria Sappe, il più rappresentativo della Polizia Penitenziaria con oltre 12mila iscritti, in una lettera inviata questa mattina al Ministro della Giustizia Clemente Mastella.

"La manifestazione" aggiunge il Sappe "sta coagulando sempre maggiori consensi e si avvia ad essere una delle più importanti iniziative di piazza delle Forze dell’Ordine, come molti grandi giornali stanno scrivendo. E giorno dopo giorno crescono adesioni e consensi contro una Finanziaria penalizzante e "disarmante" nei confronti delle Forze di Polizia come forse mai è avvenuto nella storia repubblicana di questo Paese. Abbiamo molto apprezzato il Suo impegno verso il Corpo di Polizia Penitenziaria che si è concretizzato con l’inserimento, nel testo del Disegno di Legge licenziato dalla Camera dei Deputati lo scorso 19 novembre, dell’emendamento - comma 218 dell’articolo 16 - per l’assunzione dei circa 500 Agenti ex ausiliari licenziati il 31 dicembre 2005. Ma questa Finanziaria prevede somme davvero mortificanti per i rinnovi contrattuali delle Forze di Polizia, non fornisce garanzie che i soldi già stanziati e necessari al riordino delle carriere degli appartenenti alle Forze dell’Ordine saranno destinati a tal fine, non sembra tenere in alcun conto le problematiche di quanti, ogni giorno, rischiano la vita in difesa delle Istituzioni democratiche repubblicane." E per tali ragioni la Segreteria Generale del Sappe auspica un urgente incontro con il Ministro Guardasigilli.

Roma: il Garante comunale; Gargano venga operato in ospedale

 

Asca, 21 novembre 2006

 

Oggi, il Garante dei Diritti dei Detenuti del Comune di Roma, Gianfranco Spadaccia, è andato a trovare Giulio Gargano, nuovamente trasferito dall’ospedale Pertini al centro clinico di Regina Coeli. "Le condizioni di salute di Gargano - si legge in una nota - continuano ad essere precarie come attesta la perizia d’ufficio che pure le ha ritenute "compatibili con il protrarsi del regime carcerario". Non si comprende - aggiunge la nota - la ragione della decisione di riportare il detenuto al Centro clinico di Regina Coeli, "dato che lo stesso perito ha sostenuto l’opportunità di una permanenza presso il reparto protetto dell’Ospedale Pertini in quanto struttura in grado di offrire ‘una più adeguata garanzia per il monitoraggio delle condizioni cliniche di Gargano".

"Dato il risultato di questa perizia, criticata dai consulenti di parte - ha dichiarato Spadaccia - è augurabile che quando Gargano deciderà di affrontare l’operazione per l’introduzione di un peacemaker, il pubblico ministero prenda seriamente in considerazione la possibilità che venga effettuata in un ospedale di sua scelta".

Droghe: Ferrero avvia il confronto con ministri interessati

 

Redattore Sociale, 21 novembre 2006

 

Una riunione tra ministri interessati alle politiche sulle tossicodipendenze è stata convocata dal ministro della solidarietà sociale Paolo Ferrero. La convocazione segue le polemiche sorte a seguito del decreto del ministro della Salute che raddoppia la dose massima consentita di cannabis per uso personale. La riunione - come ha spiegato lo stesso ministro - si terrà probabilmente la prossima settimana o al più tardi all’inizio della successiva. Il ministro ha detto di aver convocato anche i 51 parlamentari firmatari di una lettera in cui si critica il decreto Turco. "Mi sembra giusto - ha osservato Ferrero - cogliere l’occasione per aprire una discussione su questi temi".

Droghe: da Cossiga un disegno di legge per la liberalizzazione

 

Adnkronos, 21 novembre 2006

 

"Sono nettamente contrario all’uso di qualunque droga naturale o sintetica, cosiddetta leggera o pesante e credo che lo Stato abbia il dovere di tutelare la salute di suoi cittadini il cui stato incide sulla salute generale della comunità e sul senso di responsabilità personale, collegato anche alle esigenze di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica. Penso però che non si possa procedere in questa materia a pezzi e bocconi e che pertanto il Parlamento debba essere investito del vero problema che è quello della liberalizzazione, e decidere chiaramente su di esso".

È quanto si legge in un disegno di legge presentato dal presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, per la liberalizzazione delle droghe naturali e sintetiche. Il testo prevede all’articolo 1: "Il possesso, l’uso, la distribuzione e il commercio, compresa l’esportazione e l’importazione da parte dei maggiori di anni sedici di droghe anche sintetiche è libero e non può essere assoggettato a nessun regime di autorizzazione né a qualunque tassa o imposta". All’articolo 2: "Sono abrogate tutte le norme che prevedono reati in relazione al possesso, all’uso, alla distribuzione e al commercio delle droghe pur anche sintetiche di cui all’articolo 1".

Minori: Prodi; serve un garante nazionale dei diritti dell'infanzia

 

Redattore Sociale, 21 novembre 2006

 

Istituzione della figura del garante dei diritti dell’infanzia a livello nazionale, modifica della legge sulla commissione bicamerale, piano straordinario a favore dei bambini e soprattutto di quelli più poveri, definizione delle procedure per la chiusura di tutti gli istituti per minori prevista dalla legge del 2001 e la cui scadenza è fissata per il 30 dicembre prossimo. Sono questi i problemi più urgenti da affrontare in tema di infanzia e adolescenza e sono stati questi i problemi al centro dell’attenzione nella giornata dedicata proprio ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, con una iniziativa che si è svolta a palazzo Giustiniani (uno dei palazzi del Senato) e alla quale ha partecipato anche il presidente del consiglio, Romano Prodi.

In ricordo di Alfredo Carlo Moro - Alla cerimonia, insieme a Prodi, hanno partecipato il presidente del senato Franco Marini e la vicepresidente delle camera Giorgia Meloni, oltre a decine di operatori del settore, tra cui magistrati e psichiatri. Durante la mattinata è stato ricordato anche Alfredo Carlo Moro, il "giudice degli under 18", come veniva definito, morto un anno fa, a 80 anni. Era il fratello di Aldo Moro e ha dato un grandissimo contributo alla battaglia per i diritti dei bambini e degli adolescenti.

Prodi: un garante per l’infanzia - La cerimonia dedicata all’infanzia è stata dunque il pretesto per fare il punto sulle politiche a favore dei minori. Il primo obiettivo del governo, ha spiegato oggi il presidente Prodi, è quello di portare a termine il progetto dell’istituzione del garante. Si sta preparando la legge, ha detto Prodi a palazzo Giustiniani, anche se non è facile definire con delle normative e un impianto legislativo tradizionale tematiche così delicate, come quelle che hanno a che fare con la tutela dei minori e con l’evolversi della loro stessa coscienza. La legge dovrà comunque affrontare due questioni essenziali: elaborare le misure contro tutte le violenze nei confronti dei minori e costruire un impianto normativo innovativo e avanzato sul fronte della comunicazione e dell’informazione. Ma non c’è solo il garante da istituire. Serve - ha spiegato Prodi - un vero e proprio piano straordinario in una società che continua a essere ostile ai bambini a cominciare da come sono strutturate le nostre città.

Il bullismo - Sia il piano straordinario, sia l’istituzione del garante sono temi che si collegano direttamente - ha spiegato Prodi - al deterioramento grave del tessuto sociale. "Il bullismo - ha spiegato questa mattina il presidente del consiglio - è un prevalere della violenza sulla serenità della vita quotidiana".

Napolitano e il ministro Bindi - Sul tema dell’infanzia ci sono stati poi vari interventi sia diretti, nel corso della cerimonia, sia indiretti, come il messaggio inviato dal presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, secondo il quale ci sono troppi minori che vivono in condizioni di disagio in paesi ricchi come il nostro, ma ci sono anche milioni di bambini nel mondo che vivono in condizioni di povertà estrema. Solo un dato citato da Napolitano: il 15,5 per cento dei bambini che vivono nei paesi in via di sviluppo non raggiunge il quinto anno di età. Anche per Franco Marini, che oggi in quanto presidente del senato era l’ospite del convegno di palazzo Giustiniani, lo Stato deve intervenire e mostrare la massima determinazione contro qualsiasi tipo di sfruttamento. Per il ministro delle politiche per la famiglia, Rosy Bindi, che ha partecipato a un’altra iniziativa organizzata questa mattina dall’Università Cattolica, è inutile continuare a colpevolizzare solo i genitori, magari quando si arriva nelle aule dei tribunali. La responsabilità educativa deve essere di tutti in un momento in cui è massima l’esposizione dei minori a rischi diversi.

Commissione bicamerale - A palazzo Giustiniani, dopo l’intervento del presidente del consiglio, è stata Anna Serafini, nuovo presidente della commissione bicamerale per l’infanzia, a spiegare le linee di intervento del governo nei prossimi anni. La prima cosa da fare - ha detto Anna Serafini - sarà la riforma della legge che istituisce la stessa commissione bicamerale sull’infanzia. La commissione, infatti, era nata per affrontare i problemi dell’infanzia, ma oggi questo lavoro non ha senso se non si estende anche agli adolescenti. Nella sua impostazione, poi, c’è un altro grosso limite, quello di non essere aperta all’ascolto dei soggetti centrali a cui si rivolge, ovvero proprio ai bambini e ai ragazzi adolescenti.

La chiusura degli istituti - E mentre il ministro della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero, insiste sull’insufficienza della spesa pubblica che viene destinata ai minori, il suo ministero sta lavorando alacremente in vista della scadenza fissata per il 31 dicembre prossimo della chiusura definitiva di tutti gli istituti per minori, i vecchi orfanotrofi . In questi giorni il sottosegretario alla Solidarietà Sociale, Franca Donaggio, sta girando per l’Italia per fare il punto sul processo che porterà alla chiusura definitiva degli istituti. "Ancora è presto per dare le cifre del fenomeno - spiega il sottosegretario - quello che si può dire perciò è che le Regioni hanno lavorato moltissimo in questi anni (dal 2001 a oggi), mentre è lo Stato centrale che è ancora in ritardo. Ci sono già migliaia di bambini che sono stati dati in affidamento, mentre gli altri sono stati trasferiti in locali diversi e comunque sono state trasformate le strutture dei vecchi istituti che ora sono case alloggio o case famigla". Nel contesto nazionale ci sono però molte differenze sulle quali sarà necessario intervenire. Ci sono zone dove si scontrano ritardi pesanti e altre che esprimono punte di eccellenza, come dimostra l’esperienza del Piemonte. Il tema è comunque molto delicato - dice ancora il sottosegretario Donaggio - perché bisogna sapere affrontare caso per caso, visto che quello di cui hanno bisogno questi bambini è il sostegno psicologico e l’affetto che è venuto meno con la perdita dei genitori.

Minori: Pomodoro; stiamo crescendo una generazione di mostri

 

Redattore Sociale, 21 novembre 2006

 

Puntare all’educazione dei giovani, dando ai genitori le loro responsabilità. È la ricetta del Presidente del Tribunale dei Minori di Milano, Livia Pomodoro, per arginare la violenza giovanile che ha riempito le cronache degli ultimi giorni. In particolare, Pomodoro ha commentato la decisione dei colleghi del Tribunale civile di Milano che hanno punito i genitori di cinque minorenni accusati di abuso sessuale nei confronti di una bambina di 11 anni, sequestrando i beni di famiglia come garanzia per l’eventuale risarcimento della vittima in sede processuale. In questo caso, i genitori non si sarebbero fatti carico della dell’educazione sentimentale dei loro figli, tralasciando l’insegnamento delle modalità relazionali con l’altro sesso.

"La decisione del Magistrato è importante perché ha un valore simbolico e richiama le responsabilità degli italiani - ha detto Livia Pomodoro -. Io credo che noi possiamo fare tutti i discorsi che vogliamo sull’infanzia, sulle Giornate internazionali, sul grande battage anche pubblicitario che si fa su questi eventi. Ma esiste un problema che è di fondo: bisogna richiamare gli adulti alle loro responsabilità e fare in modo che siano gli adulti che finalmente prendano coscienza che stiamo educando generazioni di mostri se non cambiamo direzione".

Secondo la Pomodoro, il disagio dei giovani che sfocia nella cecità della violenza nasce dal tipo di società in cui viviamo. "Lo vediamo tutti - spiega il Magistrato -: è una società violenta, volgare, tutta proiettata sull’immagine e sull’esistere attraverso l’immagine, senza consistenza, estremamente superficiale. Se questa è la realtà nella quale i ragazzi vivono e crescono mi domando quale può essere il loro destino di uomini in una società libera, buona e utile all’umanità".

Commentando la proposta dal Ministro della Famiglia Rosy Bindi di istituire un Piano nazionale per l’infanzia, Pomodoro si dichiara "assolutamente favorevole", anche se ad iniziative di questo tipo. Devo solo ricordare che di Piani per l’Infanzia ne ho visti tanti, e ho visto proposte di questo genere da tutte le parti: sono molto contenta se finalmente si fa sul serio su questa materia.

Non vorrei che una volta spenti i riflettori su questi ultimi recenti fatti di cronaca si spegnessero le luci contemporaneamente anche sulle iniziative e sulle attività per fare crescere davvero questa società". Soffermandosi sulla situazione che conosce meglio, Pomodoro ha detto che "i ragazzi milanesi e lombardi non sono né peggio né meglio degli altri ragazzi e in realtà non vi è un aumento di criminalità minorile.

Poi bisogna distinguere tra ragazzi italiani e stranieri, ma in generale i delitti più gravi li commettono normalmente gli italiani e non gli stranieri, nonostante quello che si dice. I reati che ci preoccupano di più e che riguardano i ragazzi sono i reati connotati dalla violenza: le rapine, gli scippi, le lesioni più o meno gravi fino all’omicidio e al tentato omicidio. Oggi i ragazzi mettono in conto il rischio di fare del male fino all’eliminazione della vita delle persone senza nessun rispetto per le persone, il che la dice lunga sul tipo di mancata educazione da parte dei genitori, non solo sentimentale, ma anche sociale".

Minori: Ferrero; i nostri ragazzi violenti sono lo specchio del paese

 

Redattore Sociale, 21 novembre 2006

 

Intervenendo a Napoli all’iniziativa organizzata presso Castel Sant’Elmo, nell’ambito della Giornata internazionale dell’infanzia e alla quale hanno partecipato, tra gli altri, il Sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, il Cardinale Sepe e Don Luigi Ciotti, il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha sottolineato l’importanza degli interventi concreti e dell’attenzione da rivolgere al mondo dell’infanzia.

"I fatti drammatici che hanno richiamato negli ultimi giorni l’attenzione generale sul mondo dell’infanzia - ha sottolineato il ministro - ci invitano a riflettere sulla condizione vissuta oggi dai ragazzi e dalle ragazze nel nostro paese. Allo stesso modo del successo ottenuto da quei videogiochi che esaltano la violenza presentandola come un elemento di successo sociale - videogiochi che non dovrebbero assolutamente circolare -, anche il bullismo sembra un fenomeno difficile da affrontare se il modello sociale a cui si ispira, quello della sopraffazione del più forte sul più debole, è troppo spesso al centro della nostra società. Da questo punto di vista, le problematiche vissute dai nostri ragazzi sono semplicemente lo specchio del paese".

Così il "bullismo", per Ferrero, "può essere considerato come il tragico esito delle culture politiche che in questi anni hanno propagandato a piene mani la demonizzazione del diverso e la logica della legge del più forte come modalità di soluzione dei problemi sociali. Non a caso la povertà colpisce i ragazzi più duramente degli adulti".

"Per modificare questi comportamenti - ha aggiunto il ministro - non servono pene più alte ma un sistema educativo che educhi alla valorizzazione del diverso, in esplicito contrasto con le ideologie razziste ed elitarie. Ma si deve intervenire anche e soprattutto sulla spesa sociale, a partire dalla consapevolezza che i ragazzi e le ragazze non sono il nostro futuro, siamo noi il loro futuro. Perciò si deve smettere di considerare la spesa sociale, di cui parte importante sono proprio gli interventi sull’infanzia, come un costo, ma cominciare a considerarla come un investimento per lo sviluppo economico e civile del paese. al pari delle infrastrutture materiali: un investimento che è assolutamente necessario aumentare. Si deve inoltre stabilizzare la condizione lavorativa degli operatori che operano sull’infanzia. In questo senso la finanziaria di quest’anno dà una prima risposta, positiva ma insufficiente. La stabilizzazione lavorativa degli operatori in un contesto di programmazione pluriennale della spesa è il punto decisivo a cui va aggiunta l’approvazione della legge sul Garante per i minori che costituisce un impegno preciso per questo Governo".

Minori: Melandri; urgente un piano di azione interistituzionale

 

Redattore Sociale, 21 novembre 2006

 

"La Giornata nazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza impone a tutti noi, e alla politica in primis, una riflessione seria sulle problematiche che riguardano i nostri ragazzi". Così il Ministro per le Politiche Giovanili e le Attività sportive Giovanna Melandri, che in occasione della Giornata nazionale dell’infanzia ha preso posizione sugli ultimi episodi di violenza e bullismo che hanno scosso il nostro Paese..

"L’adolescenza - ha affermato il ministro - è un’età delicata della vita, spesso difficile da attraversare, in cui i giovani hanno bisogno di guide sicure e modelli solidi. La fotografia che emerge in queste settimane, a partire da un numero sempre maggiore di episodi di violenza e bullismo in tutta Europa, non fa che rafforzare l’urgenza di un piano di azione congiunto da parte delle Istituzioni, che possa elaborare delle risposte utili".

Per la Melandri, "la proposta formulata in questi giorni dal Ministro Mastella e oggi rilanciata dal Presidente Prodi va in questa direzione, delineando un percorso aperto verso la realizzazione di un sistema di interventi, garanzie e tutele nei confronti degli adolescenti. Il nuovo Ministero per le Politiche Giovanili sta facendo la sua parte nella ricerca di una risposta non demagogica ma efficace predisponendo, anche grazie ai fondi che sono stati destinati dalla Finanziaria al Fondo Politiche Giovanili, un vero e proprio piano di azione per giovani italiani; tra questi, naturalmente, gli adolescenti. Non possiamo illuderci che vi possano essere scorciatoie facili al problema della fragilità nei processi di formazione delle identità e dei comportamenti, non vi è dubbio che occorre condannare e anche sanzionare atteggiamenti violenti ed aggressivi".

"Tutta Europa è alle prese con la costruzione di una strategia anti-violenza e, tuttavia, non credo che la linea penale alla Sarkozy, che chiede di abbassare l’età di imputabilità, sia quella giusta - continua il Ministro -. Non è con il carcere che risolviamo i problemi dei giovani italiani. Piuttosto bisogna ipotizzare e realizzare modelli educativi e di socializzazione che responsabilizzino gli adolescenti e realizzare un capillare lavoro su modelli positivi oltre che un investimento concreto sulle buone pratiche; in tal senso anche i valori dello sport possono essere un forte antidoto alla violenza e alla slealtà".

"Il Ministero per le Politiche Giovanili e per le Attività sportive è nato per questo - conclude -: elaborare una strategia congiunta per investire sui giovani italiani e per affrontare coralmente, con il Ministero della Giustizia, della Pubblica istruzione, della Salute, della Famiglia, delle Pari Opportunità e delle Politiche sociali i nuovi problemi dei giovani e degli adolescenti. Un simile progetto, peraltro, non può essere solo del Governo, ma deve coinvolgere le famiglie, le reti sociali, l’associazionismo laico e religioso e, certamente, anche il sistema della comunicazione e dei media. Da questo punto di vista giudico estremamente positivo il fatto che sia arrivata dalla comunità di Internet, attraverso l’espulsione dalla Rete, la più severa condanna morale ai gesti di bullismo degli ultimi giorni nonché la risposta meno demagogica ma senz’altro più efficace".

Bari: la criminalità minorile dilaga tra i figli della media borghesia

 

Redattore Sociale, 21 novembre 2006

 

Il Prefetto di Bari Carlo Schilardi allarmato prende carta e penna e scrive al ministro dell’interno Amato, per segnalargli l’aumento impressionante della criminalità minorile nella città e nella provincia di Bari: "altroché bullismo". Dal dossier della prefettura emerge un fatto preoccupante, una vera sorpresa: non si tratta di ragazzi giovani delle fasce sociali povere o figli di persone incorse nei guai con la giustizia; si tratta invece di ragazzi figli della media borghesia. L’allarme a Bari è scattato in seguito all’aumento nelle ultime settimane di episodi di pestaggio, furti, danneggiamento del patrimonio; e secondo il Prefetto Bari e provincia presentano una delle situazioni peggiori di tutta la Puglia, sulla quale occorre immediatamente intervenire.

Per uscire dal generico, il Prefetto Schilardi indica situazioni concrete. Ci sono 8 scuole del capoluogo, e quattro della provincia che sono considerate a rischio: la scuola media Lombardi, l’alberghiero Perotti, il polivalente Japigia, lo scientifico Salvemini, il commerciale Calamandrei, la media Duse, il Modugno, il Verga di Torre a Mare; gli scientifici di Altamura, Bitonto e Ruvo, il commerciale a Bisceglie: dappertutto giardini e recinzioni e palestre distrutti, finestre e serrature rotte, aule sfregiate, muri sporchi. Di fronte a questo stato di cose l’appello del Prefetto va innanzitutto ai Presidi: "Non basta gridare al lupo al lupo. Devono avere il coraggio di parlare, professori e presidi. Devono e possono dare alle forze dell’ordine una mano per individuare i violenti". Nei prossimi giorni riunione in Prefetture con i dodici presidi. "È necessario un maggio impegno della scuola lungo questa trincea", è ancora il Prefetto, "ognuno deve fare la propria parte".

Giustizia: Amato; l’indulto non può essere permanente

 

Asca, 21 novembre 2006

 

"Se vogliamo fare qualcosa di più che recriminare o commentare numeri, ci dobbiamo preoccupare di non avere l’indulto permanente, di garantire a noi stessi e ai nostri cittadini che commettere crimini ha delle conseguenze". Lo afferma il ministro dell’ Interno, Giuliano Amato, intervenendo sull’applicazione e gli effetti dell’indulto davanti le commissioni riunite Affari Costituzionali e Giustizia del Senato.

Amato sottolinea che questo "non ha soltanto una grande funzione di garanzia della sicurezza dei cittadini, ma anche una essenziale funzione educativa. Non c’è nessuna ragione oggi per un ragazzino di Napoli di pensare che comprare un motorino sia il modo naturale per avere un motorino. La cultura della legalità è data dalla famiglia, dall’insegnamento, dalla scuola, ma anche - aggiunge il ministro degli Interni - dalla percezione che commettere crimini porta a un pena, se commettere crimini è il modo naturale di vivere, ciò diffonde una cultura contro la quale nessun bravo insegnante o genitore può provare il contrario".

Libri: vita e morte di Armida Miserere, servitrice dello Stato

 

Asca, 21 novembre 2006

 

È in libreria "Miserere - Vita e morte di Armida Miserere, servitrice dello Stato" della giornalista Cristina Zagaria (Dario Flaccovio Editore).

Armida Miserere era una direttrice di carcere con la fama da dura. Una carriera che comincia a 28 anni, una professione che confina con la missione, ancora più difficile perché è una donna che fa un mestiere da uomini. A Parma, a Voghera, a Pianosa e infine a Sulmona, dove il 19 aprile 2003 decide di spararsi un colpo in testa. Il libro, che attinge anche da documenti inediti forniti dalla famiglia, scava a fondo nella storia della Miserere e ne ricostruisce la vita pubblica e privata.

Una personalità forte, segnata da un dolore mai sopito: la morte del suo compagno Umberto Mormile, educatore del carcere di Opera, vicino Milano, barbaramente assassinato nel 1990. Il testo offre anche una panoramica sulla quotidianità del carcere, sui ruoli, le dinamiche, i risvolti psicologici di chi vive e sopravvive in un penitenziario

Pesaro: teatro in carcere coinvolge studenti delle scuole medie

 

Il Messaggero, 21 novembre 2006

 

Si avvia a conclusione il quarto anno di ricerca e sperimentazioni sceniche in carcere del Teatro Aenigma diretto da Vito Minoia, coadiuvato dall’attore Paolo Polverini, con due rappresentazioni dello spettacolo Comedia in Comedia della Compagnia de "Lo Spacco", domani e giovedì 23 novembre alle ore 13.30, presso la casa circondariale di Pesaro. La compagna nasce dal laboratorio artistico e sociale al tempo stesso, che negli ultimi anni ha coinvolto un centinaio di detenuti e che quest’anno vede ancora una volta la partecipazione di una classe della Scuola Media "Galilei".

I ragazzi della IIB assisteranno allo spettacolo degli attori-detenuti nella mattinata di mercoledì e svilupperanno un proprio progetto espressivo sulla Commedia dell’arte nel corso dei prossimi mesi, sempre con la guida degli esperti del Teatro Aenigma e nell’ottica di un incontro conoscitivo del Pianeta Carcere interrogandosi, insieme ai loro professori (ed in collaborazione con i loro genitori) sul disagio sociale e sulle possibilità di prevenirlo. "L’Arte Sprigionata" è il titolo attribuito ai momenti di visibilità pubblica dell’esperienza voluta dall’ Amministrazione Penitenziaria in collaborazione con il Comune, l’Ambito Territoriale-Sociale di Pesaro, il Teatro Aenigma.

La tecnica scelta è quella della recitazione a soggetto, per favorire il coinvolgimento di attori non italiani in una ricerca di espressione scenica alternativa a lunghi testi da memorizzare. "Questa tecnica trova le sue origini proprio nella tradizione italiana delle compagnie di Comici girovaghi del Cinquecento e Seicento che per primi scelsero il Teatro come professione. - spiega afferma Vito Minoia - Quella della Commedia dell’arte è una storia particolarmente interessante che tutto il mondo ci invidia e che segna altre importanti tradizioni sceniche: ne sono testimoni, ad esempio, Goldoni, Shakespeare, Moliére o ancora fino ai giorni nostri anche Totò, De Filippo, Fo e tanti altri. Con la ‘Commedia all’improvvisò si assiste all’ingresso delle prime donne in scena (altro simbolo di emancipazione). Nei primi tempi non esisteva un Copione dettagliato dello spettacolo (che arriverà solo più tardi con la Riforma voluta da Carlo Goldoni): tutta la messa in scena ruotava intorno ad un Canovaccio, solitamente scritto dal Capocomico (l’attore più anziano, con maggiore esperienza), che costituiva una sorta di struttura drammaturgica sulla base della quale gli attori potevano costruire un giuoco d’improvvisazione, basandosi su un repertorio di trovate acquisite nel corso delle prove".

Il Canovaccio scelto per la rappresentazione in carcere proviene dalla raccolta di manoscritti meridionali più precisamente intitolata "Zibaldone dei soggetti da recitarsi all’Impronto copiati da Antonio Passanti detto Orazio il Calabrese per comando di Annibale Sersale Conte di Casamarciano", un volume donato da Benedetto Croce (che era collezionista di quel genere di testi) alla Biblioteca Nazionale di Napoli. "Lo scenario ci dà un’idea del repertorio delle compagnie comiche che recitavano a Napoli e nelle province napoletane nell’ultimo quarto del Seicento, con al centro le avventure burlesche di Pulcinella. - spiega Minoia - Simbolo di fame e povertà, ma al tempo stesso anche di ingegno e di buoni propositi, Pulcinella torna ad essere a Pesaro sinonimo di riscatto attraverso l’arte. Un modo nuovo per immaginare, nuovi scenari per la prevenzione e la sicurezza o percorsi diversi di inclusione sociale mediante l’educazione alla teatralità".

Milano: per un’ecologia della pena, seminario sul carcere

 

Vita, 21 novembre 2006

 

Sabato 25 novembre, dalle ore 9 alle 13, alla sala Polivalente della Casa Circondariale San Vittore di Milano. Iscrizioni entro il 20 novembre. Seminario di discussione e confronto dal titolo "Per una ecologia della pena - Un carcere che non esclude in un territorio che reinserisce".

 

I lavori saranno aperta da Licia Roselli, Progetto Ekotonos – AgeSoL. Intervento introduttivo di Francesca Corso Assessora all’integrazione sociale per le persone in carcere o ristrette nella libertà Provincia di Milano

 

Per Il Dentro:

Ottavio Moffa Il progetto Ekotonos e le sue proposte: i diritti, la salute, le dipendenze

Marco Alita HIV- AIDS e condizione detentiva

Simona Silvestro Psichiatria e carcere

Maria Vittoria Mora L’esperienza con i migranti

In programma l’intervento di un detenuto volontario di Ekotonos

 

Per Il Fuori:

"Accogliere e reinserire attraverso le reti di solidarietà sul territorio"

Don Roberto Davanzo Direttore Caritas Ambrosiana

Enza Bilone Assessorato alla Famiglia, Scuola e Politiche Sociali del Comune di Milano

Corrado Mandreoli Osservatorio Carcere e Territorio di Milano

 

Contributi di:

Francesco Maisto Sostituto Procuratore Generale della Corte d’Appello di Milano

Luigi Pagano Provveditore Amministrazione Penitenziaria della Lombardia

Gloria Manzelli Direttrice Casa Circondariale di San Vittore

Antonietta Pedrinazzi Direttrice U.E.P.E. Milano e Lodi

 

Conclude: Giorgio Bertazzini, garante dei diritti dei detenuti della Provincia di Milano

 

Per partecipare occorre comunicare alla segreteria organizzativa, entro il 20 novembre, le adesioni.

Info: tel. 02.58107084 . laura@asamilano.org

Francia: mancano arbitri di calcio, si formano i detenuti

 

Gazzetta dello Sport, 21 novembre 2006

 

Aggressioni, insulti, critiche feroci. Gli arbitri francesi vivono una stagione difficile, che si tratti di Ligue 1 o di campetti di periferia. In più, c’è crisi di vocazioni: sempre meno ragazzi optano per la carriera da direttore di gara, troppo rischiosa, troppo faticosa, poco gratificante. Allora si cercano volontari, anche nelle carceri.

L’idea è venuta a Bertrand Layec, arbitro internazionale, attivo anche nelle categorie dilettantistiche, come supervisore. Il fischietto francese organizza corsi per detenuti: tre livelli da venti ore. Teoria e pratica, nel cortile della prigione. L’iniziativa è cominciata a Saint Malo, trovando subito la disponibilità del direttore del carcere di Rennes dove undici aspiranti arbitri, ogni giovedì, per qualche ora, si lasciano alle spalle trascorsi violenti immergendosi nei meccanismi di direzione di una partita di calcio. Layec affronta tutte le tematiche del regolamento davanti a studenti attenti che partecipano anche con domande spiazzanti: "Si può espellere un arbitro?". "L’arbitro è l’autorità suprema" replica sorpreso Layec, che, con un computer e un proiettore, analizza fuorigioco, falli e cartellini.

"Hanno il calcio nel sangue - spiega il professore - senza conoscere tutte le regole. Alla fine, saranno preparati quanto chi studia fuori". Gli undici di Rennes sono stati selezionati tra cinquanta candidati. Nel cortile del carcere, il cemento sostituisce l’erba e il filo spinato sui muri ricorda i limiti della libertà. Ma l’occasione è buona per rievocare la finale di coppa del Mondo e l’episodio chiave: l’incornata di Zidane a Materazzi. "L’arbitro non ha visto nulla" fa notare un allievo. "Non è questo il problema" chiarisce Layec, sostenitore della moviola in campo.

Gli undici apprendisti imparano così a conoscere le regole e a farle rispettare. "È un modo per reinserirsi nella società - spiega un detenuto - e ora vedo gli arbitri in modo diverso". Del precedente corso, la maggioranza ha ottenuto il diploma, due dirigono regolarmente partite amatoriali, e solo uno è tornato dietro le sbarre. "Il corso è un modo per trasmettere valori", aggiunge Layec. L’esame finale è fissato per il 22 dicembre, da convalidare dirigendo poi un match, non appena usciranno di prigione.

 

 

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