Rassegna stampa 4 marzo

 

Riccione: teatro e vita dentro al carcere

 

Corriere Romagna, 4 marzo 2006

 

Dalle grate, dal mondo visto dietro l’ombra delle sbarre, alla libertà espressiva della scena. La Compagnia della Fortezza è un unicum nel panorama teatrale italiano. Gli attori sono detenuti dell’istituto di pena di Volterra. Ad appassionarli alla recitazione Armando Punzo, creatore nel 1988 di un laboratorio (all’interno del carcere di massima sicurezza toscano), diventato l’anima di una esperienza quanto mai eccezionale. Diciotto anni di attività e storie, sentimenti da raccontare, successi di pubblico e di critica. Per questo gruppo numerosi riconoscimenti anche fuori dal territorio nazionale. Nasce così, con l’intento di far conoscere i protagonisti e il frutto di questo "esperimento" quanto mai riuscito, il progetto monografia d’autore organizzato dal Teatro degli Dei. Da oggi a domenica 12 marzo una mostra, spettacoli e incontri.Si parte questo pomeriggio con l’apertura dell’esposizione fotografica "Elogio alla libertà. Il Pasolini della Compagnia della Fortezza" di Stefano Vaja, presso il Palazzo del Turismo (ore 16). Scatti e video degli spettacoli realizzati della Compagnia.Dal 6 al 10 marzo al Teatro Dimora di Mondaino "La forza del dubbio, ovvero come perdere le proprie certezze e iniziare un nuovo percorso di distruzione teatrale", laboratorio condotto da Punzo incentrato sulla messa in scena de L’opera da tre soldi di Brecht.Venerdì sera (ore 21.15) sarà la volta dell’assolo per voce e anima dal titolo Il libro della vita, al Teatro del Mare, di e con Mimoum El Barouni. Uno spettacolo autobiografico che affronta importanti temi di attualità: l’immigrazione clandestina, il sogno americano, il viaggio in nave, l’approdo alla realtà, il carcere. A raccontarsi uno degli attori storici della Compagnia della Fortezza.Sabato 11 marzo, ore 16, al Palazzo del Turismo voce ai protagonisti del gruppo e ad esperti dell’universo teatrale. Al tavolo: Armando Punzo, Massimo Marino, Federico Toni e Stefano Vaja. Alla sera, al Teatro del Mare, Sing Sing Cabaret, scena da "I Pescecani" accompagnate dalla musica del gruppo rock Ceramichelineari.Infine domenica 12 marzo di nuovo "Il libro della vita" ma questa volta la rappresentazione giungerà tra le pareti della Casa Circondariale di Rimini.Informazioni e prenotazioni: tel. 0541.55000 dal lunedì al venerdì ore 9.30-13.30; 15-18. Associazione culturale l’arboreto tel. 0541.25777. Biglietti euro 10, ridotto 7 euro.

 

Droghe: San Patrignano boccia la legge Fini

 

Corriere Romagna, 4 marzo 2006

 

La prima applicazione da parte del Tribunale di Rimini della legge Fini sulla droga una certa sorpresa l’aveva destata. Annunciata dal Governo Berlusconi come un provvedimento finalizzato a inasprire le pene contro gli spacciatori, aveva infatti ottenuto l’effetto esattamente contrario regalando di fatto uno "sconto" a un riccionese di 62 anni sospettato di essere il pusher della Riccione bene, come riportato ieri su queste colonne. Lo spacciatore in questione, data l’entrata in vigore martedì scorso della nuova legge, giovedì si è beccato una condanna di tre anni, con le vecchie norme il giudice sarebbe stato senz’altro più severo.Non a caso peraltro sono di ieri le pesantissime accuse mosse contro la Legge Fini da parte del responsabile della Comunità di San Patrignano Andrea Muccioli. Tacciato da più parti di essere il vero ideatore della nuova legge, Muccioli ieri ha sorpreso un po’ tutti rilasciando un’intervista a Gian Antonio Stella del Corriere della Sera con la quale ha praticamente demolito il testo licenziato dal Parlamento italiano bollando per di più l’operato di leader politici che si pensava fossero legati a doppio filo con Sanpa, Gian Franco Fini e Pier Ferdinando Casini, come "autori di un papocchio elettorale sulle spalle della gente. Hanno buttato via cinque anni".Non solo, ieri Muccioli ha diffuso una nota stampa se possibile ancor più dura nei confronti del legislatore: "Ho sentito e letto un’infinità di sciocchezze e imprecisioni sulla nuova legge antidroga: da un lato che è punitiva, manda i ragazzi in carcere per due spinelli ed è un attentato alla libertà individuale; dall’altro, che finalmente distingue in modo rigoroso fra consumo e spaccio ponendo fine a qualunque ambiguità in tema di droga. Invito tutti a leggere con attenzione il testo e, in particolare, la norma fondamentale, l’articolo 73, che di fatto consegnerà la vita dei tossicodipendenti nelle mani di criminalità organizzata e di spacciatori senza scrupoli".Muccioli ha poi aggiunto di aver tentato anche in extremis di far cambiare idea al Governo: "Perché? È semplice: perché questo articolo, consentendo a chiunque la possibilità di provare che quello stupefacente è per uso personale, ne depenalizzerà di fatto lo spaccio; e questo al di là del quantitativo di droghe possedute, anzi in particolare se questo quantitativo è superiore alla dose che verrà indicata nelle tabelle. Tutto cambia perché tutto sia come prima. Siamo delusi e preoccupati".Di segno esattamente opposto le critiche del deputato riccionese eletto con i Verdi Mauro Bulgarelli. "Se la legge sulle droghe è una schifezza non è certo per i motivi di cui si lamenta Muccioli. La cosa certa - rileva Bulgarelli - è che i proibizionisti come lui sono stati tra gli ispiratori di quella schifezza e anche i beneficiari, visto il business che si prospetta per le comunità di recupero come San Patrignano, che si trovano ora nella singolare posizione di chi deve certificare lo stato di tossicodipendenza e, contemporaneamente, ne trae profitto attraverso l’affidamento. Viene il sospetto - prosegue - che Muccioli, nel lamentare il pasticcio della legge, pensi soprattutto ai bilanci di San Patrignano; evidentemente contava su una normativa ancora più liberticida che gli assicurasse più clienti da rieducare e ora sfoga tutto il suo risentimento contro quel ceto politico incapace di soddisfarlo".

 

Droghe: Agnolotto; programma Unione chiaro

 

Apcom, sabato 4 marzo 2006

 

"Quanto c’è scritto nel programma dell’Unione sulla questione delle tossicodipendenze è estremamente chiaro". Lo ha detto Vittorio Agnoletto, deputato europeo, parlando con i giornalisti a margine dell’assemblea fiorentina di Forum Droghe. Agnoletto, che ha rilanciato la necessità della depenalizzazione del consumo, e delle strategie di riduzione del danno "che negli ultimi 8 anni hanno dimezzato le morti per overdose", ha affermato che "la società civile è stata coinvolta molto poco, ma i partiti sono stati coinvolti molto nella scrittura di quel documento, e penso che non ci siano sviste, né su questo né su altri argomenti quali la Tav: credo che fossero tutti consapevoli di quanto scrivevano, e questi contenuti sono previsti nel programma dell’Unione".

Il rappresentante storico dell’area no-global chiede "un impegno preciso a tutto il centrosinistra", ovvero che "nei primi 100 giorni di governo, qualora si vincano le elezioni come auspichiamo, una delle cose fondamentali da fare è abolire questa legge e avanzare una proposta differente che non sia il ritorno al passato". Le proposte avanzate da Forum Droghe, tra cui anche l’uso terapeutico della cannabis, l’applicazione della legge che evita di mandare in carcere i malati di Aids conclamato, ed interventi sulle strutture penitenziarie, per Agnoletto "non sono contenuti né rivoluzionari né di rottura: parlo come parlamentare europeo, servirebbero semplicemente per allineare l’Italia alle posizioni dell’Unione Europea. Non dimentichiamo che esattamente 13 mesi fa è stata approvata a grande maggioranza dal Parlamento Europeo una risoluzione sul programma quinquennale sulle tossicodipendenze che avanza esattamente le nostre proposte. Con questa legge del governo - ha concluso - l’Italia è fuori dall’Unione Europea su questo punto specifico".

 

"Lettera a un giovane detenuto" ad Amelia

 

Il Messaggero, 4 marzo 2006

 

Domani al Teatro Sociale di Amelia andrà in scena "Lettera ad un giovane detenuto", uno spettacolo di beneficenza organizzato dall’etichetta discografica amerina "Il Maggiolone" in collaborazione con il Comune di Amelia e l’Associazione romana "Belli come il sole", realtà costituita da ex-detenuti il cui scopo istituzionale primario riguarda la tutela dei minori che vivono con le madri all’interno delle carceri.

Il titolo dello spettacolo prende spunto dal rapporto avuto dall’ispettore superiore di Polizia penitenziaria Luigi Giannelli con Pino Pelosi, l’uomo imputato del delitto Pasolini, durante il periodo di detenzione scontato nel carcere di Rebibbia.

L’opera, scritta dallo stesso Giannelli, affronta alcuni fra i più difficili, scottanti problemi sociali come quello dell’esperienza del carcere, della pena di morte e del difficile rapporto genitori figli lasciando alla prova d’attore di alcuni giovani americani, tutti non professionisti, il compito di dar vita e interpretare le complesse dinamiche psicologiche che si innescano quando si trattano queste tematiche. Nel corso della serata, presentata da Carlotta, verrà proiettato il videoclip del cantante palermitano Umberto Canino "15 passi", girato ad Amelia.

 

Spoleto: supercarcere modello, ma lasciato troppo solo

 

Il Messaggero, 4 marzo 2006

 

Tre ore di intenso e partecipato confronto servito a capire e valutare la situazione complessiva del corpo di polizia penitenziaria e le reali condizioni di lavoro in uno dei carceri più importanti d’Italia: il coordinatore della Margherita Gianpiero Bocci, capogruppo alla Regione, accompagnato dalla responsabile della Margherita di Spoleto Margherita Lezi, ha visitato il supercarcere. E ha parlato a lungo con il personale: un confronto che hanno rivelato un elevato grado di responsabilità e competenza e che negli ultimi anni ha concorso ad innalzare la propria professionalità diventando oggi veri e propri operatori di sicurezza. Perché, annota Bocci, è da li che insorge e si garantisce il primo livello di sicurezza del Paese.

Molte "luci" dunque nel carcere di Spoleto ma anche tanti problemi e altrettanti nodi irrisolti. Da dieci anni, ad esempio, le assunzioni sono bloccate. L’attuale legge finanziaria, inoltre, non prevedendo il turn over, a fronte di una popolazione detenuta in aumento, assesta un ulteriore colpo ad una categoria che vede aumentare i compiti mentre diminuiscono gli operatori. E il disagio colpisce anche altri delicati settori come quella dei tre educatori a fronte di una pianta organica che ne prevede undici. Per l’altrettanto essenziale compito delle traduzioni dei detenuti il capitolo di spesa copre le esigenze solo fino al prossimo mese di giugno.

È dunque indispensabile, nel giudizio complessivo del leader della Margherita umbra, che la prossima legislatura nazionale metta concretamente mano ad una serie di provvedimenti utili a superare i gravi disagi della attuale situazione. E tra i primi provvedimenti si dovrà tra l’altro procedere ad un riordino dei ruoli direttivi (ordinario e speciale) del corpo di polizia penitenziaria anche al fine di evitare sperequazioni con altri corpi di polizia. Si tratta, in definitiva, di dare pieno riconoscimento ai diritti di una meritevole categoria di personale quotidianamente in prima linea. Nelle dichiarazioni di Bocci c’è poi un forte apprezzamento nei confronti del direttore Ernesto Padovani che ha saputo costruire un corretto rapporto con i detenuti e per il Commissario Capo Flavio Sebis.

 

Trani: "Maternità in carcere", una giornata di studi

 

La Gazzetta del Mezzogiorno, 4 marzo 2006

 

"Il nido dietro le sbarre". È il tema del convegno sulla maternità in carcere che si svolgerà sabato prossimo 11 marzo, con inizio alle ore 9,30, allo Sporting Club di Trani. La giornata di studi è organizzata dalla sezione tranese dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani, intitolata alla memoria del prof. Renato Dell’Andro e presieduta dal magistrato Michele Nardi. Interverranno Don Raffaele Sarno, responsabile della Caritas Puglia nonché cappellano degli istituti di pena di Trani, Giuseppe Mastropasqua, magistrato presso il Tribunaledi Sorveglianza di Bari che relazionerà sul tema "L’esecuzione della pena e tutela dei rapporti familiari e di convivenza", e Angela Magnesi, psicologa, psicoterapeuta, consulente presso il Tribunale di Sorveglianza barese su "I rapporti tra genitori detenuti e figli. Aspetti psicologici".

 

Basilicata: convegno sulla femminilità negata in carcere

 

La Gazzetta del Mezzogiorno, 4 marzo 2006

 

Potenza Riflettori puntati sulla detenzione femminile. Un’intera giornata di riflessione e di confronto sulla "femminilità negata - Le non pari opportunità dietro le sbarre". È il progetto realizzato dalla Commissione regionale per le pari opportunità della Basilicata e presentato ieri a Potenza, dalla presidente della Commissione Maria Anna Fanelli, nel corso di una Conferenza regionale che ha visto partecipare operatori, amministratori, parlamentari, rappresentanti di istituzioni e associazioni che operano nel terzo settore. "Un dibattito ampio e articolato in una giornata di grande rilevanza che si è chiusa - ha detto Maria Anna Fanelli - con l’assunzione di impegni sinergici da parte della Commissione regionale per le pari opportunità, del Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria, degli assessorati regionali alla Sicurezza e solidarietà sociale e alla Formazione e lavoro, finalizzati al sostegno delle donne detenute nella casa circondariale di Potenza.

Ma che ha visto stabilirsi anche sinergie con le associazioni di volontariato presenti sul territorio". Il dibattito si è aperto con la relazione del provveditore regionale della Basilicata dell’amministrazione penitenziaria, Maria Pia Giuffrida che ha presentato la situazioni degli istituti di pena lucani. Su 541 detenuti divisi negli istituti di pena di Potenza, Melfi e Matera, 512 sono uomini e 29 donne (tutte nel carcere di Potenza, l’unico che ha una sezione femminile). Delle 29 donne detenute 16 sono italiane (4 delle quali lucane) e 13 straniere. Significativi anche i dati relativi alle misure alternative della pena: su 554 provvedimenti, 12 riguardano le donne (9 sono affidate al servizio sociale, 2 sono ai domiciliari e 1 in semilibertà).

"Non si può negare - ha detto il Provveditore - che nelle nostre strutture penitenziarie ci sia una diversità di trattamento per le donne. Ma il miglioramento della condizione detentiva è legato a quello del reinserimento in misura alternativa e dopo il fine pena. La collaborazione con il territorio e le istituzione possono essere un concreto segnale di un cambiamento di rotta". In questa direzione i rappresentanti regionali dal presidente del Consiglio regionale, Filippo Bubbico, al vice presidente Rosa Mastrosimone, agli assessori Rocco Colangelo e Carlo Chiurazzi, dai presidenti della II e IV Commissione consiliare, Emilia Simonetti e Gennaro Straziuso, hanno ricordato il protocollo d’intesa siglato tra Regione Basilicata e Amministrazione penitenziaria dello Stato. "Un rapporto da rafforzare e da riempire di contenuti", ha detto il provveditore regionale della Basilicata che ha chiesto di essere riconosciuto "soggetto politico" per la programmazione sul territorio delle politiche di inclusione. E in una regione dai numeri piccoli anche per quanto riguarda la presenza femminile in carcere, qualche cambiamento sarebbe davvero auspicabile in un carcere, quale quello di Potenza, la cui situazione strutturale è deficitaria, dove si registra la mancanza di figure di "trattamento", come gli educatori, dove gli stessi volontari hanno forti difficoltà ad entrare, e dove da due anni manca un direttore, come ha ricordato l’on. Giuseppe Molinari, da sempre attento alla realtà carceraria. "È un problema di legislazione e di risorse finanziarie", ha sottolineato l’on. Tonio Boccia, per ora si può solo contare sulla disponibilità del personale penitenziario.

Tra gli interventi, Saverio Francesco De Martino, direttore della Casa circondariale di Potenza, Ottavio Amodio, presidente del Tribunale di sorveglianza di Potenza, Augusta Roscioli, Direzione generale detenuti e trattamento-Dap, Nunzia Volpe, ispettore di Polizia Penitenziaria della Casa circondariale Rebibbia Femminile, Pietro Buffa, direttore del Carcere "Lo Russo Cotugno" di Torino, Ida Del Grosso, vice direttore Rebibbia Femminile, Paola Papi Barbato, presidente Comitato Telefono Azzurro - responsabile Progetto Bambini e Carcere, Laura Astarita, dell’Associazione Antigone onlus, Sergio Lapenna, vice presidente IV commissione consiliare, Antonio Autilio, componente IV commissione, Prospero De Franchi, componente I Commissione, Lucia Colicelli, responsabile Ufficio terzo settore del Dipartimento Salute, Gerardo Calvello, dirigente generale del Dipartimento Formazione, Cinzia Marroccoli, Telefono Donna. Luigia Ierace

"Tra gli obiettivi del progetto - spiega Maria Anna Fanelli Laguardia - sensibilizzare il dibattito sulla problematica della detenzione al femminile e alle non pari opportunità dietro le sbarre; favorire, attraverso percorsi di prevenzione, il recupero di donne in esecuzione di pena che abbiano subito violenza anche offrendo corsi di formazione sull’auto mutuo aiuto; offrire percorsi di orientamento e di reinserimento lavorativo; prevedere attività formative rispondenti ai bisogni delle recluse"

 

Santa Maria Capua Vetere: boss malato muore in cella

 

Il Mattino, 4 marzo 2006

 

Si profila l’apertura di un’indagine della magistratura per fare piena luce sul decesso di Pasquale Morrone, 53 anni, ritenuto capozona dei Casalesi a Castelvolturno, stroncato da una embolia mentre era detenuto nel carcere di Poggioreale. L’uomo, da settimane, era in attesa di conoscere il responso di una perizia sulla compatibilità carceraria disposta dalla magistratura e affidata a un consulente. Morrone - che proprio il giorno prima aveva ricevuto in carcere la visita di uno dei suoi legali, il penalista Gaetano Anastasio - si trovava su una sedia a rotelle per le drammatiche condizioni di salute in cui versava: caviglie ingrossate e violacee, 170 chili di peso, ipertensione. Il boss del litorale era stato condannato a dodici anni di reclusione per associazione camorristica al termine del maxi-processo "Spartacus 1". Aveva già scontato quattro anni a seguito dell’arresto avvenuto nel 1995, poi era tornato libero per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Prima di entrare nel carcere di Poggioreale il boss si trovava agli arresti domiciliari per motivi di salute mentre in precedenza era stato recluso a Secondigliano, dove era stato curato presso il centro clinico del penitenziario. L’arresto, sopraggiunto lo scorso gennaio, era stato eseguito per il ripristino dell’ordinanza di carcerazione disposta dai giudici del processo "Spartacus" in seguito al deposito della sentenza di condanna. Nel frattempo, Morrone era stato raggiunto da una nuova ordinanza cautelare (nell’ambito dell’inchiesta denominata "Free River", del 25 gennaio scorso). Il gip Giovanna Ceppaluni aveva disposto una perizia medica per stabilire la compatibilità con il regime carcerario così come aveva fatto la Corte di Assise. Nonostante i solleciti dei difensori, però, il consulente non aveva ancora provveduto. I familiari hanno chiesto un perito di parte per l’esame autoptico.

 

Matera: in agitazione gli agenti della polizia penitenziaria

 

La Gazzetta del Mezzogiorno, 4 marzo 2006

 

Tutto come prima. Nel carcere materano di via Cererie che, con i lavori di ristrutturazione ormai in via di completamento, torna a riempirsi di detenuti, la situazione non si è modificata nonostante gli appelli lanciati in più di un’occasione dagli uomini e dalle donne che nella struttura prestano la loro opera in qualità di agenti della polizia penitenziaria. Giovanni Grippo, responsabile regionale dello Spapp, torna a ripetere: "L’organico è insufficiente a coprire le attività d’istituto, i colleghi di Matera si sono sacrificati oltre ogni limite. Nelle sedi decisionali non possono continuare a far finta di niente, considerando i segnali che abbiamo lanciato un puro esercizio dialettico. La vertenza Matera nasce da obiettive difficoltà ad assicurare un servizio efficiente ed efficace". Insieme al responsabile nazionale dello stesso sindacato, Antonio Iacolare, il quale sottolinea che "la protesta non è messa in atto solo dagli iscritti alla nostra sigla, ma dall’intero apparato sindacale", ricordano l’ultimo invito a sanare "una situazione insostenibile per gli alti carichi di lavoro di cui è portatore il personale del carcere materano". Della questione fu investito il sen. Corrado Danzi "il quale opportunamente trasferì le nostre richieste al ministero di Giustizia; abbiamo incontrato sottosegretario Giuliano, sono passati alcuni mesi e tutto è rimasto come prima". Quando partì quell’appello, i lavori di ristrutturazione stavano volgendo al termine. Una mossa opportuna, quella del sindacato, "per cambiare nei tempi giusti le regola del gioco.

Purtroppo - evidenziano Iacolare e Grippo - siamo nelle stesse, identiche condizioni, solo che allora, con un organico di 120 uomini si doveva fare fronte al controllo di una trentina di detenuti. Ora le forse della polizia penitenziaria materana sono rimaste le stesse, ma gli ospiti della casa circondariale sono saliti a oltre un centinaio". Così i due esponenti sindacali dicono di sospendere gli arrivi di altri detenuti e avvertono: "nelle condizioni attuali non possiamo farcela ad assicurare un servizio qualitativamente valido". Parlano anche di turni che sono stati decisi senza la necessaria contrattazione decentrata così come previsto dall’accordo quadro nazionale. In buona sostanza parlano di attività lavorative da otto ore per turno, invece che le previste sei, in due giorni della settimana, il martedì ed il sabato quando in carcere scattano le giornate dei colloqui tra detenuti e familiari. Altra questione messa sul tappeto dal sindacato riguarda "il provvedimento unilaterale della direzione carceraria che starebbe provvedendo a concedere al personale giornate di congedo ordinario d’ufficio anche in assenza di specifiche richieste del personale interessato, determinando sconcerto e stupore in tutto l’ambiente di lavoro". Grippo aggiunge anche, nonostante i lavori di ristrutturazione, gli ambienti destinati alla polizia penitenziaria risultano privi di finestre. Poi tornano sull’organico: "C’è bisogno di un potenziamento pari ad almeno altri 30 uomini". Ed è braccio di ferro tra il sindacato e il vertice della struttura carceraria. Per questo il personale della struttura penitenziaria ha proclamato lo stato di agitazione. Ed ha dato tempo tre giorni "per recedere dalle disposizioni emanate", riservandosi di esercitare altre forme di protesta pacifica tra cui l’autoconsegna degli agenti della polizia penitenziaria oltre a manifestazioni che denuncino all’esterno la loro delicata situazione lavorativa".

 

Fano: "Al di là dei muri" Incontro sul carcere

 

Il Messaggero, 4 marzo 2006

 

Si svolge oggi a Fano alle 17 presso la sala del consiglio comunale il secondo e ultimo appuntamento sul tema "Al di là dei muri - Percorsi d’incontro fra mondo esterno e mondo carcerario". Ad affrontare la tematica: don Giancarlo Perego della Caritas, Claudio Sarzotti, presidente dell’associazione Antigone Piemonte ed Enrichetta Vilella, direttrice dell’area pedagogica della casa circondariale di Pesaro. La conferenza è organizzata dall’associazione di volontariato Officina, insieme a Caritas diocesana, Centro servizi per il volontariato, Comune di Fano, Isaia-Volontari, un Mondo a Quadretti, Osservatorio permanente sulle carceri, Irs l’Aurora, Conferenza regionale volontariato.

 

Gheddafi e caso Calderoli, situazione carceraria italiana

 

Il Mattino, 4 marzo 2006

 

Pacato ma fermo, il ministro Calderoli illustra all’incontro promosso dal Rotary in un cinema di Castellammare di Stabia i connotati della sua riforma del sistema giudiziario italiano che tanto fa discutere sia nel metodo che nei contenuti. Prima del dibattito, però, il ministro della Giustizia risponde secco ad alcune domande dei cronisti. La prima: che cosa ne pensa delle dichiarazioni di Gheddafi sulla recente rivolta di Bengasi? "Penso che Gheddafi abbia finalmente detto la verità - afferma il ministro - il mio amico Calderoli non c’entrava nulla con quelle proteste, che avevano ben altra spiegazione che non la maglietta che lui aveva provocatoriamente indossato". E a Ernesto Galli della Loggia, che proprio ieri mattina in un editoriale aveva ribadito i termini della sua polemica col ministro in materia di condizione delle carceri italiane: "Beh, la verità è che lui non ne capisce niente. Galli della Loggia parla senza aver mai visto un carcere in vita sua. Ora si è preso solo una rivincita su alcune mie affermazioni, ma presto gli risponderò a dovere".

E su Napoli, sulle sofferenze che la capitale del Mezzogiorno vive da anni in tema di condizione giudiziaria, Castelli avverte: "Napoli rappresenta un caso difficile. Sono accadute tante cose, compreso l’allontanamento del procuratore capo. Bisognerà intervenire. E risolvere i problemi, che sono tanti e complicati". E proprio su Napoli, e sulla presenza degli ispettori guidati da Arcibaldo Miller in Procura, la giunta napoletana dell’Associazione nazionale magistrati esprime in una nota la "condanna di comportamenti che possano generare dubbi sull’imparzialità dell’operare quotidiano dei magistrati. Dunque, l’Anm è la prima a chiedere che sia accertato il reale accadimento dei fatti che coinvolgono magistrati ed ex magistrati della Procura di Napoli. Ma i fatti dovranno essere accertati, quanto più rapidamente possibile, nelle sedi istituzionali: innanzitutto dal Csm". e.c.

 

Milano: detenuto sequestra assistente sociale

 

Audionews.it, 4 marzo 2006

 

Sequestra e rapina un assistente sociale, poi lo costringe ad accompagnarlo a Milano. Protagonista un detenuto in permesso premio dal carcere di Massa Carrara. Dopo aver forzato un posto di blocco, l’uomo è stato arrestato a Sanremo con l’ accusa di sequestro di persona, rapina ed evasione.

 

Sanità: risorse in crescita per le cure in carcere

 

La Provincia di Lecco, 4 marzo 2006

 

"La mancanza dei fondi per le cure in carcere? La caduta libera della curva del budget pro capite destinato alla cura di ciascun detenuto si è arrestata a partire dal 2003, anno in cui la spesa sanitaria, per iniziativa di questo dicastero, ha ricominciato a prendere quota". Il direttore generale del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Sebastiano Ardita sintetizza così la situazione della sanità in carcere, dove oggi vi sono 59.523 detenuti, a fronte di un massimo regolamentare di circa 43mila posti. "Sulla base di questi dati - afferma Sebastiano Ardita - siamo consapevoli di versare in una situazione di grave, perdurante, quanto involontaria ed inevitabile divergenza dalle regole. A cominciare dagli spazi pro-capite che dovrebbero essere pari a 9 metri quadrati". "Le risorse per la salute dei detenuti sono sempre meno perché - sottolinea Ardita - vengono stabilite senza tener conto di una fondamentale variabile che é, appunto, il raddoppio del numero dei detenuti negli ultimi 20 anni. Dai corrispondenti 1.846 euro spesi nel 1995 per l’assistenza sanitaria di ciascun detenuto, si é passati agli attuali 1.607 euro, contro i 1.557 euro destinati a ciascun cittadino libero (mentre nel 1991 un detenuto poteva contare su risorse che erano più del doppio di quelle stanziate per il cittadino)".


Civitavecchia: reclusi detenuti di 54 diverse nazionalità

 

Garante del Lazio, 4 marzo 2006

 

Il garante regionale dei diritti dei detenuti Angiolo Marroni: "Un record di cui faremmo volentieri a meno; molti potrebbero accedere a misure alternative al carcere, ma sono impossibilitati a farlo".
Dall’Africa all’America Latina, dall’Unione Europea, all’Asia per finire all’Australia. All’interno del carcere di Civitavecchia sono reclusi 258 uomini di 53 diverse nazionalità, cui vanno aggiunti altri 249 detenuti italiani. I dati sono in possesso del Garante Regionale dei diritti dei detenuti della Regione Lazio Angiolo Marroni. Il calcolo, inoltre, non tiene conto delle donne recluse nella stessa struttura. Fra gli Africani, gli Stati più rappresentati sono il Marocco (24 detenuti), la Nigeria (18) e l’Algeria (17). In America Latina, le comunità più numerose sono quelle venezuelana e cilena con 7 reclusi, seguite da argentini e messicani, con sei detenuti. Fra gli asiatici i più numerosi sono i cinesi (6), fra coloro che provengono dai paesi dell’est europeo i più numerosi sono romeni (33) e albanesi (30). Fra gli Stati UE svetta la Spagna (con 5 reclusi), seguita dal Portogallo e Germania, entrambe con tre. "Questo è un record di cui avremmo fatto volentieri a meno - ha detto il Garante Regionale dei diritti dei Detenuti Angiolo Marroni - Questi sono reclusi, quasi sempre responsabili di reati di lieve entità, che soffrono di una grave limitazione dei loro diritti personali, causata dalla differenza di lingue, di costume, di religione e di culture oltre che da quella cronica di personale. Basti pensare che molti di loro potrebbero accedere a misure alternative alla detenzione se solo avessero un lavoro, un alloggio o più semplicemente una adeguata assistenza. Un caso particolare, poi, è rappresentato da coloro che arrivano da paesi africani, arabi e asiatici. Questi infatti, oltre al muro della lingua e della cultura, devono affrontare anche il disinteresse delle loro rappresentanze diplomatiche in Italia".

 

 

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