Rassegna stampa 16 maggio

 

Gli imprenditori della paura e quel morto nel cassonetto

di Sergio Segio (gruppo Abele)

 

La Repubblica, 16 maggio 2006

 

C'è qualcosa di paradossale nella morte del giovane romeno, intrappolato la scorsa settimana, in provincia di Milano, in un cassonetto raccoglitore di abiti usati. C'è del paradossale e del simbolico in queste vite ai margini che si spengono in un deposito di cose dismesse e buttate; cose che ci piace chiamare opere di carità e fingere che testimonino di una solidarietà invece obiettivamente messa in crisi dalle robuste difese che si mettono in atto per evitare che i bisognosi, i destinatari di quella solidarietà, si servano da soli.

Morire per un abito vecchio, che si sarebbe comunque potuto ricevere, è una beffa atroce. Del destino, ma anche del nostro modo di intendere la solidarietà. Perché proprio questi casi sono la dimostrazione tragicamente provata che il bisogno va soccorso nel momento in cui si manifesta: farlo domani o la prossima settimana, in orario d'ufficio, potrebbe essere troppo tardi. Quei cassonetti rischiano di diventare simbolo di distanza: chi dà e chi riceve non si guardano neppure in faccia. Una carità pelosa, che nulla toglie e costa a chi la esercita e quasi nulla dà a chi la riceve.

Una solidarietà esentata dal contatto fisico e visivo, e soprattutto emotivo, si può chiamare davvero così? Del resto, di questi morti, e di questi vivi, neppure conosciamo i nomi, le storie. Sono vite a perdere, che finiscono nei depositi delle scorie per morire e nei capannoni abbandonati per sopravvivere. Loro, a differenza dei vestiti vecchi, non hanno possibilità di essere riciclati: vengono buttati via dalla macchina impietosa di una città che non ha tempo e risorse per gli ultimi.

Ultimi che possono fare, per un attimo, pena quando finiscono schiacciati nella bocca di un cassonetto, ma che fanno sempre paura sino a che sono in vita. Come ha denunciato don Virginio Colmegna, gli "imprenditori della paura" spostano l'attenzione e le risposte in un modo che, producendo esclusione, crea e alimenta all'infinito la paura stessa ma non produce alcuna sicurezza. Di contro, il presidente della Casa della carità e altre realtà sociali e sindacali, attraverso una lettera aperta, hanno ora proposto la sperimentazione di "Villaggi solidali". Una iniziativa buona e concreta. Ma è la città nel suo insieme che deve sperimentare l'allargamento dei suoi confini, in modo da ricomprendervi tutti e ciascuno: il bisogno della sicurezza e quello della vita dignitosa, quello della legalità e quello di non morire di fame, di freddo o di solitudine.

Giustizia: Anastasia (Cnvg); per l'amnistia è il momento giusto

 

Ansa, 16 maggio 2006

 

"Un provvedimento di clemenza è quanto mai necessario. Il momento è quello giusto: a inizio legislatura, lontano da speculazioni elettorali". A sostenerlo è Stefano Anastasia, Presidente della Conferenza nazionale del volontariato della giustizia (Cnvg), dopo la proposta rilanciata in questi giorni di aprire la strada all’amnistia. Per Anastasia "occorre però prudenza, per evitare di tradire le legittime aspettative dei potenziali beneficiari, già costretti a scontare la loro pena in condizioni inumane di sovraffollamento".

Giustizia: Cgil-Fp; il sistema carceri non può attendere oltre

 

Ansa, 16 maggio 2006

 

"Il sistema penitenziario non può attendere. È auspicabile che il nuovo Parlamento apra la XV legislatura ponendo la questione carceraria al centro delle sue prime attività". Lo afferma Fabrizio Rossetti, responsabile nazionale della Funzione Pubblica Cgil, settore penitenziario, intervenendo nel dibattito sulla necessità di una amnistia.

"Da troppo tempo - osserva Rossetti - la politica e il Parlamento sono sottoposti a ripetute sollecitazioni per l’adozione di un provvedimento indulgenziale, ma l’uso strumentale operato trasversalmente su questo tema ha sempre finito per prevalere sul bisogno di restituire dignità e civiltà giuridica al sistema penitenziario italiano e a quelle persone non solo private della libertà personale, ma anche dei più elementari diritti di cittadinanza".

Secondo il sindacalista, "oggi non è più possibile rinviare l’adozione di un provvedimento di clemenza anche perché qualsiasi auspicata opzione di riorganizzazione e di ricapitalizzazione del sistema rischierebbe di essere resa vana da una situazione di assoluta emergenza". La Cgil-Fp considera amnistia e indulto "come pre-condizione per un piano di interventi complessivi: le condizioni sembrano esserci tutte; che non riparta, però, il solito giochino delle attese e delle strategie riflesse perché, questa volta, sarebbe veramente pericoloso alimentare aspettative per poi nuovamente deluderle".

Giustizia: vescovi italiani per amnistia, ma attenzione a sicurezza

 

Apcom, 16 maggio 2006

 

Anche i vescovi italiani fanno appello ad un’amnistia per i detenuti, sottolineando, però, la necessità di contemperare il gesto di clemenza con l’attenzione alla tutela della sicurezza pubblica. Lo ha riferito il segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Betori, a conclusione di una mattinata di lavoro dell’assemblea generale dei vescovi. "I vescovi - ha detto il prelato in una conferenza stampa che si è svolta in Vaticano - hanno auspicato attenzione verso il mondo delle carceri ed hanno ripreso l’invito più volte ripetuto da Giovanni Paolo II". L’auspicio per un’amnistia, ha puntualizzato monsignor Betori, è una "richiesta che non deve essere disgiunta dall’attenzione alla tutela della sicurezza dei cittadini e a gesti di attenzione nei confronti delle vittime della criminalità". Sottolineando poi che i vescovi italiani "non entrano nei tempi o nelle modalità" che il legislatore dovrà scegliere, Betori ha anche risposto ai giornalisti che domandavano il motivo dell’assenza del tema dell’amnistia dall’introduzione pronunciata ieri dal cardinale Camillo Ruini all’apertura dei lavori: "Non c’era nessuna strategia della Cei - ha detto Betori - la proposta è stata ripresa anche nella replica del cardinale, che ha concordato".

Bologna: l’attività del Garante; ritardi, sollecitazioni, denunce…

 

Redattore Sociale, 16 maggio 2006

 

I primi sei mesi di attività hanno evidenziato ancora molti problemi; e, per il futuro, in cantiere diverse iniziative. Due visite al carcere della Dozza, due all’istituto penale minorile del Pratello e due incontri con la Confederazione delle Misericordie che gestisce il Cpt di Bologna. Più una decina di sollecitazioni alle autorità competenti la giustizia penitenziaria sui problemi legati al voto, alla carenza di organico, di risorse, di insegnanti e di mediatori socio-sanitari e culturali e allo scarso interesse che c’è attorno al tema del reinserimento lavorativo degli ex detenuti.

Desi Bruno, il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Bologna, trae un bilancio dei suoi primi sei mesi di attività. L’avvocato ha anche denunciato il sovraffollamento della casa circondariale della Dozza, "con una presenza costante di oltre mille detenuti di cui una metà stranieri e un terzo tossicodipendenti (al 20 marzo erano presenti 977 uomini e 74 donne a fronte di una capienza regolamentare di 480 detenuti) - si legge nella relazione - e il ritardo nel passaggio della medicina penitenziaria alla sanità pubblica".

Inoltre, il Garante ha incontrato più volte alcuni detenuti, i quali hanno evidenziato la scarsità di colloqui con gli educatori, i problemi di igiene e sanitari, la preoccupazione per la mancanza di alloggi alla fuoriuscita dal carcere e le molte richieste di lavoro che arrivano dai carcerati. Numerose le segnalazioni anche da parte di avvocati, con riferimento soprattutto ai ritardi dei permessi per l’ingresso di persone non legate da vincoli di parentela, a quelli per la fruizione di visite specialistiche da parte dei loro assistiti e a richieste di trasferimento in carceri più vicine alla famiglia.

Ma in questi primi sei mesi di attività , il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale ha collezionato anche qualche successo. "Su segnalazione delle associazioni di volontariato e del consigliere comunale Sergio Lo Giudice a seguito della soppressione di cinque cattedre in carcere per l’alfabetizzazione, che avrebbe privato centinaia di persone ristrette (soprattutto straniere) della possibilità di imparare la lingua e di avere una istruzione elementare, l’Ufficio del garante si è attivato organizzando un tavolo scuola-carcere chiamando alla collaborazione gli assessorati all’Istruzione di Comune e Provincia, l’amministrazione penitenziaria e il rappresentante del Csa (ex Provveditorato agli studi) di Bologna – si legge nella relazione della Bruno -. Dopo un faticoso confronto si sono trovate le risorse per sopperire al taglio delle cattedre". Efficace è stato anche l’intervento per superare le difficoltà della tipografia che opera all’interno del carcere e "che faceva pensare la fine dell’esperienza stessa per mancanza di commesse". L’Ufficio ha coinvolto i sindaci della Provincia chiamandoli a stanziare una piccola parte del loro budget annuale per stampe istituzionali affidate ai detenuti. Infine, oltre a incontri e convegni, l’Ufficio è ha realizzato il proprio sito informativo, consultabile all’indirizzo www.comune.bologna.it/garante-detenuti/index.php

Guardando al futuro, tra i prossimi progetti di Desi Bruno che si leggono nella relazione ci sono un opuscolo informativo da distribuire al momento dell’ingresso in carcere, tradotto in più lingue, che aiuti i detenuti a conoscere le modalità di vita in carcere, le informazioni giuridiche elementari e gli strumenti di intervento sociale, in collaborazione con l’associazione Giuristi Democratici; la richiesta di fondi alle fondazioni cittadine e alle cooperative bolognesi per il finanziamento dell’attività teatrale all’interno dell’istituto penale minorile e della casa circondariale; la disponibilità a far svolgere, nell’Ufficio del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, attività di volontariato da parte di persone che si sono a vario titolo occupate di questioni carcerarie. L’Ufficio, inoltre, è stato coinvolto anche dalla Camera penale di Bologna per avviare un percorso di visite al carcere per quei giovani avvocati che frequentano la Scuola di formazione all’esercizio della funzione difensiva penale. Infine, sono stati avviati due contatti: uno con la biblioteca Sala Borsa, per attivare dei percorsi di accoglimento dei detenuti in permesso, l’altro con la Facoltà di Psichiatria dell’Università di Bologna, per stipulare una convenzione che consenta l’ingresso in carcere anche ai medici specializzandi.

Roma: il cane diventa il migliore amico delle detenute...

 

Redattore Sociale, 16 maggio 2006

 

Il cane è il migliore amico dell’uomo, da un po’ di tempo anche della donna, da quando - è il 10 marzo 2004 - l’associazione Indiana Kayowa, di Massimo Perla, avvia un corso di educazione cinofila rivolto a 15 detenute del carcere femminile di Rebibbia, a Roma. L’idea è semplice. Le donne si prendono cura dei cani addestrandoli all’assistenza per disabili motori, non vedenti e sordi. Gli animali aiutano le detenute a reinserirsi nella società. È questo in estrema sintesi il progetto "ConFido", che per il secondo anno sarà ospite di Game Fair, la tre giorni dedicata alla caccia e alla pesca, in programma dal 19 al 21 maggio a Bracciano (Roma). "ConFido" prende esempio dal "Prison Dog Program" degli istituti penali federali statunitensi, e si tiene quattro volte a settimana. Due le direttrici del corso: da un lato la risocializzazione di cani randagi provenienti dai canili municipali, con l’obiettivo di darli in adozione, dall’altro la preparazione di cani da assistenza per disabili motori, non vedenti e sordi.

E alla disabilità e al superamento della barriera culturale insita nello stereotipo di non produttività della persona con problemi motori, fisici o psichici, sarà dedicato "Senza barriere", uno stand dello spazio espositivo del Game Fair, dove sarà possibile acquistare prodotti artigianali e oggetti artistici ispirati al mondo della natura, frutto del lavoro di cooperative sociali che impiegano lavoratori appartenenti a categorie svantaggiate, perlopiù disabili. "Senza barriere" – questo il nome della mostra mercato – fa parte di un progetto di sensibilizzazione finanziato dalla Regione Lazio e realizzato dalla cooperativa sociale viterbese Aurora 2000, grazie alla consulenza di Promopoint. Lo stesso progetto che organizzerà a Game Fair venerdì 19 maggio dalle 15:00 alle 17:00 un incontro dibattito sulle politiche della disabilità, coinvolgendo amministratori, imprenditori, enti e associazioni.

Giustizia: pochi assistenti sociali, cresce la protesta dell’Uepe

 

Redattore Sociale, 16 maggio 2006

 

È in atto ormai dallo scorso mese di luglio lo stato di agitazione sindacale dell’Uepe (Ufficio dell’esecuzione penale esterna) di Milano e Lodi per segnalare il grave stato di disagio e malessere in cui il personale dell’Ufficio è costretto a lavorare, sia per l’evidente mole di lavoro sia per la complessità che tale casistica comporta. In collaborazione con gli operatori degli istituti penitenziari e dei servizi del territorio, l’Uepe (già Centro di servizio sociale per adulti) si occupa sia delle persone condannate detenute, sia di quelle in esecuzione penale esterna.

In media, ogni giorno l’Uepe ha in carico circa 3.500 casi. Attualmente sono in carico 1.900 persone condannate, per le quali il Tribunale di Sorveglianza ha concesso di usufruire della misura alternativa alla detenzione: l’Ufficio ne segue il percorso di reinserimento sociale e lavorativo. L’Uepe collabora poi all’Osservazione e Trattamento dei soggetti detenuti negli Istituti Penitenziari di Milano San Vittore, Milano Opera, Milano Bollate, Monza e Lodi, per un totale di oltre 2000 persone. A questi si aggiungono tutti i detenuti residenti nella provincia di Milano e reclusi negli istituti penitenziario di tutta Italia.

Di fronte a questa mole di lavoro, il personale in servizio è del tutto insufficiente: sono solo 45 gli assistenti sociali effettivamente in servizio, ma la pianta organica ne prevede 71 (più altri 15 assistenti amministrativi). Il malessere dei lavoratori è stato ulteriormente accresciuto dall’atteggiamento della Direzione, definito "assente" dai lavoratori stessi, che ne hanno chiesto la rimozione. Il 17 e 19 maggio la protesta continua con due presidi indetti dalle organizzazioni sindacali (Cgil e Cisl), la Rsu dell’Uepe e il Ministero della giustizia: il 17 di fronte agli uffici del Provveditorato Regionale Amministrazione Penitenziaria di Milano e il 19 di fronte alla sede Uepe di Milano. L’intenzione è quella di coinvolgere la società civile, poiché – fanno sapere gli organizzatori dei presidi – la difesa dei diritti dei lavoratori dell’Uepe coincide con i diritti dei soggetti che devono reintregrarsi nella società.

Trieste: "il carcere trasparente", incontri tematici con i detenuti

 

Comunicato stampa, 16 maggio 2006

 

Con l’incontro del 18 maggio p.v., ore 17.30, presso la Sala Conferenze della Direzione, in Via Coroneo 26, riprende la serie di appuntamenti tematici tra personalità della c.d. "società civile" e persone qui detenute. Le materie trattate saranno le più diverse, ma anche impegnative, ed il luogo, originale, degli incontri vuole essere non un richiamo per i più curiosi, bensì la dimostrazione semplice che pure dentro un carcere, pure dove le persone "rendono" quote di libertà personale, dove la pesantezza delle c.d. "regole" impone stili e ritmi di vita non autonomi ed autogestibili, comunque le persone, ove lo vogliano, possano curare la loro cultura, le proprie sensibilità, l’individuale progettualità, nonché offrire spunti di riflessione a quanti, graditi ospiti esterni, non disdegneranno il confronto civile ed il dialogo.

Il relatore del 18 maggio sarà il dr. Saleh Igbaria, Presidente del Centro Culturale Islamico di Trieste. Il tema trattato: "L’Islam come non solo fede ma come fonte di vita".

Non sfuggirà ai più l’attualità delle discussioni e diverse prese di posizione sul mondo islamico, ancor di più all’interno dei circuiti penitenziari, ove sono presenti tante persone che si richiamano a quei principi. Verosimilmente non mancheranno domande e spunti di riflessione provenienti proprio dalle persone ristrette, donne e uomini, che presenzieranno all’incontro, uguale cosa dal restante pubblico. Confidando di poterla avere come ospite, l’occasione mi è propizia per rivolgerle, insieme con i miei collaboratori all’iniziativa, il Vice Commissario Antonio Marrone ed il Direttore Coord. dell’Area Educativa, sig.ra Anna Bonuomo, i più sinceri saluti.

 

Il Direttore, dr. Enrico Sbriglia

Droghe: due giovani arrestati per 3,6 grammi di hascisc

 

Corriere Della Sera, 16 maggio 2006

 

Carlo Giovanardi, l’ex ministro per i Rapporti con il Parlamento, aveva assicurato che possedere una ventina di spinelli non sarebbe più stato reato con la nuova legge Fini. E invece a Davoli, nel Catanzarese, sono bastati tre grammi e mezzo di hascisc per far scattare le manette ai polsi di due ragazzi. I deputati della Rosa nel pugno non sono stupiti: loro da subito l’avevano gridato ai quattro venti che quella legge non andava bene: "E gli arresti di oggi lo dimostrano". Giacomo Mancini non c’era sui bandi del Parlamento quando il governo Berlusconi introdusse la nuova legge sulla detenzione delle sostanze stupefacenti nel maxi emendamento per le Olimpiadi di Torino, ma adesso che è stato eletto nel partito della Rosa nel Pugno urla la sua rabbia: "Il mio partito è sempre stato contrario a quella norma. L’avevamo detto che i ragazzi avrebbero rischiato la prigione per qualche spinello, ma nessuno ha voluto ascoltarci".

Droghe: Zanella (Verdi); la Fini è una legge da cancellare subito

 

Ansa, 16 maggio 2006

 

"Ecco le conseguenze di una legge che si accanisce contro i consumatori di droghe leggere e lascia indisturbati i trafficanti". Lo afferma Luana Zanella, deputata Verde, dopo il caso di Davoli, in Calabria, dove due persone sono state arrestate dai carabinieri perché trovate in possesso di pochi grammi di hascisc e uno spinello. "Andare in galera per uno spinello - è detto in una nota - è inaccettabile: la legge Fini-Giovanardi distrugge anni di elaborazione e impegno contro le tossicodipendenze. I Verdi sono convinti che quel mostro giuridico voluto dalla destra allo scadere della scorsa legislatura deve essere abrogato al più presto, anche usando la via del decreto legge".

Droghe: Universitari; cancellare subito Ddl Fini-Giovanardi

 

Ansa, 16 maggio 2006

 

Alla luce degli odierni arresti, l’Unione degli universitari ribadisce l’opportunità di cancellare il ddl Fini-Giovanardi sulla droga. "Avevamo sempre detto - sottolinea una nota dell’Udu - che si trattava solo di una legge repressiva che serve unicamente a criminalizzare i consumatori, sviluppando un clima da caccia alle streghe. L’Unione degli Universitari si era opposta sin dall’inizio dell’iter legislativo a un provvedimento approvato in fretta e furia all’interno del decreto per la sicurezza delle Olimpiadi che non distingue tra sostanze leggere e pesanti, tra chi spaccia e chi consuma, e che delegittima il ruolo del servizio pubblico a favore delle comunità coercitive".

Per l’Udu sono "pericolosi e inaccettabili" i punti salienti della legge, "in particolare: equiparazione ai fini giudiziari tra sostanze leggere e pesanti, quantità minima consentita ridicolmente bassa oltre la quale si è considerati spacciatori, innalzamento sproporzionato delle sanzioni penali connesse all’uso di sostanze stupefacenti". "Il nostro allarme per il rischio concreto di carcere per decine di migliaia di studenti che abitualmente fanno uso di cannabis - conclude l’associazione studentesca - si è purtroppo rivelato concreto. È una scelta politica miope e inefficace quella meramente repressiva. Il governo Berlusconi con questa legge ha confermato ancora una volta di non essere stato in grado di affrontare i problemi nel merito e non con l’ideologia, praticando come nei paesi più avanzati, invece del becero proibizionismo politiche di riduzione del danno e uso consapevole". L’Unione degli Universitari è convinta che si debba abrogare il più rapidamente possibile questa normativa: "tale abrogazione deve prevedere la fine di ogni persecuzione contro i consumatori di sostanze e la depenalizzazione di tutte le condotte legate al consumo, anche a fini terapeutici".

Droghe: Giovanardi; arresti Calabria per eccesso zelo militari

 

Ansa, 16 maggio 2006

 

"L’episodio di Catanzaro dimostra quanto sia giusta e opportuna la nuova legge sulle tossicodipendenze, come immediatamente applicata dal magistrato di turno che non ha confermato il fermo dei giovani da parte di carabinieri": lo afferma Carlo Giovanardi, ministro per i Rapporti con il Parlamento, con delega alla lotta contro le tossicodipendenze. "Si è trattato evidentemente di un eccesso di zelo da parte di due militari - aggiunge - perché bastava consultare le tabelle recentemente pubblicate per rendersi immediatamente conto che la quantità di droga in possesso dei tre giovani era inferiore alla soglia e quindi il possesso non penalmente perseguibile". "L’accaduto - sottolinea Giovanardi - dimostra proprio la pretestuosità e la malafede di chi attacca una legge che finalmente ha fatto chiarezza sul problema della droga".

Droghe: Corleone; primi effetti legge da abrogare subito

 

Ansa, 16 maggio 2006

 

"Fini e Giovanardi sono serviti: avevano detto che con uno spinello non si sarebbe andati in galera, e invece..": Franco Corleone, ex sottosegretario alla giustizia e presidente di "Forum droghe", commenta con amarezza il caso di Davoli, in Calabria, dove due persone sono state arrestate dai carabinieri perché trovate in possesso di pochi grammi di hascisc e uno spinello. "Avevamo ragione noi - afferma - questo è uno dei primi casi, ma sono destinati purtroppo a ripetersi. Ecco perché ripropongo oggi con forza che uno dei primi atti del nuovo governo sia quello di abrogare, con un decreto legge, la Fini-Giovanardi".

 

 

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