Rassegna stampa 20 giugno

 

Giustizia: i detenuti continuano a crescere; 61.392 a maggio

 

Redattore Sociale, 20 giugno 2006

 

La popolazione detenuta continua a crescere: 61.392 carcerati al maggio 2006 (circa 1/3 gli stranieri), a fronte di una capienza di 42.959 posti (18.433 persone in eccesso). E la situazione di sovraffollamento si ripercuote anche sui numeri del personale penitenziario: un educatore ogni 207 detenuti, uno psicologo ogni 148, un assistente sociale ogni 48. Cifre "che rendono quasi inesistente la possibilità di percorsi individuali di reinserimento". I dati allarmanti sono riferiti dall’Osservatorio nazionale sulle condizioni di detenzione promosso dall’associazione Antigone, che nei giorni scorsi ha visitato 30 penitenziari in tutta Italia. Oggi, durante una conferenza stampa alla Camera dei Deputati, il presidente di Antigone Patrizio Gonnella e la coordinatrice dell’Osservatorio, Susanna Marietti, hanno sintetizzato alcuni dati emersi durante le prime visite, che proseguiranno nei prossimi giorni.

Giunto alla quinta edizione, l’Osservatorio (partito nel ‘98) effettuerà nei prossimi giorni altre 10 visite nei penitenziari italiani: "Vogliamo fornire un primo colpo d’occhio, uno spaccato panoramico e trasversale che presenta realtà diverse: dalle carceri maschili e femminili agli ospedali psichiatrici giudiziari", ha commentato Marietti, denunciando la mancata attuazione del Regolamento penitenziario approvato nel 2000: "È ancora ampiamente inapplicato su tutto il territorio nazionale".

Il Regolamento varato 6 anni fa prevedeva, tra l’altro, alcune dotazioni per le celle che rendessero più accettabili le condizioni di vita al loro interno, come un bagno separato. Per fare soltanto alcuni esempi, ad Agrigento "le celle misurano 9 mq e, nella sezione dei detenuti in attesa di giudizio, arrivano a viverci più di 3 persone. I detenuti dormono in letti a castello… i muri sono crepati… Il water è collocato nello stesso vano che ospita i letti. I detenuti trascorrono 18 ore quotidiane all’interno della cella". Nel penitenziario napoletano di Poggioreale, "le celle, che in molti reparti sono estremamente fatiscenti, sono cameroni di 4 x 9 mq nei quali vivono fino a 18 detenuti insieme, dividendosi l’unico tavolo e l’unico bagno. Ci sono letti a castello anche a 3 piani di altezza. I detenuti trascorrono in cella quasi l’intera giornata (22 ore).

Un unico padiglione è stato recentemente ristrutturato per una capienza di 150 posti, ma la situazione, a fronte degli oltre 2mila detenuti complessivi, resta disastrosa". Ancora: nella casa circondariale di Padova vivono 215 detenuti mentre la capienza sarebbe di 98 posti: così le celle di 9 mq, pensate come singole, ospitano 3 persone, mentre quelle grandi di circa 26 mq ne ospitano 9; i letti a castello sono a 3 piani, qualcuno raggiunge i 4 "con l’evidente condizione di pericolo che questo comporta", commenta Antigone. "Il sovraffollamento - ha rilevato la coordinatrice dell’Osservatorio - comporta una ridotta quantità ma anche qualità dello spazio a disposizione del singolo detenuto. Inoltre sono particolarmente penalizzati (più affollati e fatiscenti) i reparti nuovi giunti, le infermerie e le sezioni per i detenuti con problemi psichiatrici".

Gonnella (Antigone): rilanciamo il difensore civico delle carceri

 

Redattore Sociale, 20 giugno 2006

 

"Rilanciamo l’istituzione del difensore civico nelle carceri e la ratifica del protocollo Onu sulla prevenzione della tortura". Queste alcune delle proposte formulate oggi presso la sala stampa della Camera dei deputati da Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone, che ha presentato i risultati di un’indagine sulla situazione delle carceri effettuata dal suo Osservatorio nazionale sulle condizioni di detenzione e cominciata il 16 giugno, giornata di apertura dei lavori della nuova edizione dell’Osservatorio - la quinta - in cui sono state visitati circa 30 istituti contemporaneamente. Riguardo all’amnistia e indulto, Gonnella ha dichiarato che l’associazione è d’accordo per un "provvedimento di clemenza urgente; siamo contenti che il ministro della Giustizia Clemente Mastella ne abbia riparlato circa due settimane fa, in occasione della sua visita al carcere di Regina Coeli. Ma finora sono stati presentati fin troppi disegni di legge a riguardo, e vorremmo che ce ne fosse uno concertato con l’opposizione perché per farlo approvare occorre una maggioranza di 2/3".

Invece Antigone rilancia la proposta di legge del 10 dicembre ‘98 sulla istituzione del difensore civico nelle carceri, auspicando che sia discussa "in Commissione giustizia, piuttosto che in Commissione affari costituzionali, dove si era incagliata nella precedente legislatura". Su questa proposta il programma dell’Unione si esprime chiaramente - ha ricordato Gonnella -, quindi non ci dovrebbero essere divergenze a riguardo nella maggioranza. Gonnella ha anche sollecitato una rapida ratifica, da parte dell’Italia, del protocollo Onu sulla prevenzione della tortura, siglato dal nostro paese nell’agosto 2003 "ma mai ratificato: sarebbe necessaria una legge delega per l’istituzione di un organo di controllo di tutti i luoghi di detenzione". Infine il presidente di Antigone ha auspicato l’introduzione del diritto di voto per detenuti ed ex detenuti, "in linea con molti altri paesi occidentali", e l’adozione di un codice di condotta per i membri delle Forze dell’ordine, "perché siano visti come soggetti di promozione e non di contrasto dei diritti fondamentali".

Milano: il ministro Mastella tra i detenuti di San Vittore

 

Ansa, 20 giugno 2006

 

La prima visita del ministro della giustizia Clemente Mastella si è trasformata in un improvvisato question-time. A fare le domande, però, non sono stati i parlamentari, bensì i detenuti del carcere milanese di San Vittore. Mastella è arrivato nell’istituto di pena milanese, nel pieno centro del capoluogo lombardo, nel pomeriggio.

Ha visitato tre raggi, accompagnato, tra gli altri dal sindaco Letizia Moratti, dal presidente della Provincia, Filippo Penati, dalla direttrice di san Vittore, Gloria Manzelli e dal provveditore alle carceri lombarde, Luigi Pagano.

Al ministro è stata consegnata anche una confezione del gioco di società Criminal Mouse, nel quale un topino galeotto affronta le peripezie di un detenuto, dall’arresto alla riottenuta libertà.

Mastella si è avvicinato alle celle, ha stretto la mano ai detenuti, si è soffermato in quella in cui è recluso Ivan Falbo, che si è specializzato nella realizzazione di oggetti in legno, compresa una nave che fa bella mostra di sé su un tavolino. "Grazie, ministro, che Dio ti benedica", gli ha gridato un detenuto algerino che ormai tutti chiamano Zidane dalla sua.

Il Guardasigilli ha poi visitato il call center, in cui lavorano una ventina di reclusi, che fornisce i numeri di telefono agli utenti Telecom. Poi le domande, con la premessa che il ministro non può pronunciare parole magiche (come Amnistia e Indulto), perché queste spettano "a tutte le forze politiche". Un immigrato chiede una cosa tutto sommato semplice: di non essere arrestato ogni volta per via della legge Bossi-Fini, ma di avere il modo di poter tornare nel proprio paese, "perché stare in carcere costa anche allo Stato, molto più di un volo charter".

Fedele alla premessa, Mastella risponde: "Devo dirle che, quando ci sono, le leggi vanno applicate; un legislatore può modificarle, rendendosi conto di quello che accade. Non mi permetto, però, di giudicare quello che c’è. Si può cambiare le leggi quando non sembrano calibrate alla circostanza".

I detenuti di san Vittore gli hanno consegnato una lettera, per dire che la sua presenza è stata "testimonianza concreta di elevati valori di solidarietà e di piena coscienza della situazione drammatica in cui versa il sistema carcerario".

Da parte loro, la consapevolezza che, pur auspicando provvedimenti di clemenza, questi "da soli" non sembrano sufficienti per risolvere la "drammatica situazione" delle carceri. Da qui la richiesta di favorire l’espressione dell’affettività famigliare, un uso più largo delle misure alternative, una più tempestiva concessione dei benefici di legge. Tutto questo "nel quadro di una strategia orientata alla cultura e al lavoro come portatori di sicurezza e dignità". Dai reclusi anche un riconoscimento al lavoro e all’impegno a tutti gli agenti e al personale dell’Amministrazione penitenziaria che opera a san Vittore e l’invito a "tenere alto il livello di civiltà nell’adempimento del loro lavoro".

Qualcosa hanno avuto da dire, e l’hanno scritto al ministro, i funzionari degli istituti con qualifica C2, che dovrebbero avere la nomina a dirigenti C3 dal 16 agosto dell’anno scorso e si trovano a svolgere funzioni di vicedirettore in importanti istituti di pena. Per questo, sollecitano il ministro a intervenire "perché cessi il comportamento omissivo" evidenziato dal Dipartimento Amministrazione Penitenziaria.

Torino: Eufemi (Udc) chiede interventi per carceri piemontesi

 

Ansa, 20 giugno 2006

 

Un’interrogazione al ministro della giustizia sulla situazione delle carceri piemontesi è stata presentata dal senatore Maurizio Eufemi (Udc) in accordo con l’Osapp, un sindacato autonomo della polizia penitenziaria. Nell’interrogazione, il parlamentare lamenta "le gravi condizioni in cui versano gli istituti di Torino (sia le Vallette che il minorile Ferrante Aporti - ndr) e quelli di Alessandria, Cuneo, Novara, Ivrea, Asti e Saluzzo", e chiede "interventi urgenti" per mitigare "i disagi e le ineguaglianze nel servizio svolto dal personale". Il documento si apre ricordando che l’Osapp ha già preso "iniziative di protesta" nei confronti del dirigente generale delle carceri del Piemonte, e prosegue elencando i punti critici: tra essi, l’"utilizzo improprio" del personale, la carenza degli organici, i "massacranti" turni di servizio, l’accumularsi di ferie e di riposi settimanali, la "mancanza di salubrità e igiene".

Amnistia: Forgione (Prc); provvedimento prima dell'estate

 

Ansa, 20 giugno 2006

 

"La situazione carceraria è insostenibile: bisogna procedere a provvedimenti di clemenza prima dell’estate". A dichiararlo è Francesco Forgione, capogruppo di Rifondazione Comunista in commissione Giustizia alla Camera, secondo il quale "è bene intervenire dando un segnale chiaro alla popolazione carceraria, interpretando al meglio il ruolo di legislatore". Forgione annuncia inoltre il suo intervento, domani a Montecitorio, alla presentazione dei risultati dell’indagine sulla situazione della vita in carcere curata dall’Osservatorio nazionale sulle condizioni di detenzione dell’associazione Antigone.

Treviso: poca manutenzione e tensione nei rapporti interni

 

Il Gazzettino, 20 giugno 2006

 

Atmosfera tesa, quella che si respira al carcere di Santa Bona tra il personale di polizia penitenziaria: "Siamo in uno stato di gravissima conflittualità interna sia con il comandante di reparto, che con il direttore - spiega il segretario regionale del sindacato autonomo del Sappe Giovanni Vona - la situazione non è più sostenibile: all’interno del carcere il personale è sottoposto a un regime che non è più tollerabile, e le cose si aggravano nei confronti dei rappresentanti sindacali che vengono quotidianamente fatti oggetto di discriminazioni di vario genere. Abbiamo chiesto al sottosegretario con delega alla Polizia penitenziaria, l’onorevole Luigi Manconi, di inviare al più presto un’ispezione ministeriale per fare piena luce sui comportamenti che definire negativi è un eufemismo cui sono sottoposti i nostri operatori".

Sono venti di guerra, quindi, quelli che soffiano sulla casa circondariale: proprio ieri, a Santa Bona, si è tenuta l’assemblea sindacale indetta dal Sappe, che riunisce il maggior numero di iscritti, per definire la linea che il sindacato intende adottare rispetto a quella che definisce la "mala gestione" del carcere. Saranno presentati questa mattina alla Procura della Repubblica due esposti da parte di due referenti sindacali, Francesco Attardo ed Ezio Recchia. Nel mirino delle denunce sia il direttore che il comandante di reparto: "Riteniamo di essere stato oggetto di comportamenti riassumibili in abuso d’ufficio e di potere e rispetto ai quali chiediamo un intervento", spiega il segretario provinciale Attardo. La dose è rincarata dal segretario Vona: "Il direttore fa il bello e il cattivo tempo, attuando un’amministrazione chiusa, tutt’altro che democratica e rispettosa dei diritti dei lavoratori, per non parlare della concertazione. Chiediamo innanzitutto un suo avvicendamento, in quanto riteniamo che non abbia più nulla da dare a questa struttura".

La situazione appare però poco rosea anche su altri fronti: "La struttura del carcere è in uno stato fatiscente, e la prima ad essere compromessa è la sicurezza - conclude Accardo - Gli operatori dell’Asl hanno sollecitato in più occasioni la direzione ad intervenire nell’ottica di una maggiore garanzia di igienicità e salubrità nei posti di lavoro per i poliziotti e vivibilità per i detenuti. Il sistema d’allarme, inoltre, non viene sottoposto alla regolare manutenzione e non vi è garanzia alcuna di funzionamento: il sistema d’illuminazione è inefficiente, in quanto, per risparmiare, vengono spenti alternativamente i fari. Inoltre mancano gli apparecchi radio, quest’ultimi fondamentali: ce ne sono due che non sempre funzionano".

Roma: il Ser.T. del carcere di Rebibbia rischia il collasso

 

Redattore Sociale, 20 giugno 2006

 

"Il nostro organico è carente per l’80%: 40 persone ma con poche ore di lavoro. E attendiamo da tempo il decreto di transizione della sanità carceraria alla sanità pubblica, per garantire uguali diritti ai cittadini detenuti". La denuncia è di Sandro Libianchi, responsabile del Ser.T. del carcere di Rebibbia, intervenuto questa mattina alla presentazione della II indagine conoscitiva sulla condizione strutturale e gestionale dei Ser.T. della città. "Sert a mente tre anni dopo. Criticità dei Sert a Roma" è il titolo della ricerca, illustrata questa mattina presso la Sala della Protomoteca in Campidoglio.

Frequentato da 1.600 detenuti all’anno, uomini e donne (gli stranieri, stabili, sono circa il 25%), il Sert del penitenziario romano rischia il collasso. "Facciamo un appello al ministro della Giustizia, perché sblocchi i fondi della tossicodipendenza", ha aggiunto Libianchi a margine del convegno, sottolineando che il livello medio di chi assume sostanze si sta elevando: "Arrivano in carcere anche professionisti, trovati con un sacchetto di cocaina in tasca". E sono molti i recidivi, con alle spalle oltre 10 carcerazioni nell’arco di 5 anni. Carenti le misure alternative, le proposte di inserimenti in centri diurni o in posti lavorativi. "Con questa carenza di personale non possiamo andare avanti", ha osservato Libianchi, aggiungendo: "Aumentano gli errori possibili se si fanno le cose in fretta e sotto pressione. Ci sono rischi diagnostici nella terapia sia metadonica sia con farmaci". I pazienti che arrivano al Sert sono nella maggioranza poliassuntori, che associano l’uso di eroina o cocaina a quello di fumo e alcol. "Nelle condizioni in cui ci troviamo - ha concluso il responsabile del Sert di Rebibbia - possiamo garantire solo un primo soccorso, ma non riusciamo ad elaborare programmi terapeutici personalizzati. E ci vorrebbe un maggiore coordinamento tra i vari interventi effettuati in carcere". Ma non tutti i tossicodipendenti arrivano in carcere o nei Sert: c’è un mondo sommerso, quello dei poliassuntori del fine-settimana. Lo fa notare Germana Cesarano, presidente della cooperativa Magliana 80: "Con le nostre unità di strada intercettiamo migliaia di giovani e di meno giovani che ci chiedono un sostegno ma non si sentono tossicodipendenti perché si impasticcano e fanno uso di cocaina e alcol solo nel week-end. Li incontriamo presso le discoteche o i rave, ma non esistono stime su questa popolazione che non avverte la propria dipendenza".

Giustizia: Formigoni-Mastella; collaborazione su problema carceri

 

Asca, 20 giugno 2006

 

Sovraffollamento delle carceri (in particolare di San Vittore) e stato "non ottimale" del Palazzo di Giustizia di Milano: sono i due problemi principali esaminati oggi dal presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, e dal Ministro della Giustizia, Clemente Mastella, nell’incontro svoltosi al Palazzo Pirelli. Una prima ricognizione approfondita e ad ampio raggio in vista di decisioni che saranno prese al termine di un lavoro comune.

"Abbiamo concordato - ha detto Formigoni - di avviare gruppi di lavoro misti Regione/Ministero che studino interventi e soluzioni anche radicali per entrambi questi problemi". Formigoni ha poi illustrato al Ministro l’azione regionale già da tempo in atto a riguardo dell’assistenza sanitaria ("di livello") per i carcerati e chiesto di allargare la collaborazione in questo campo.

Come pure ha chiesto "un’attenzione speciale del ministero per i minori coinvolti in procedimenti penali". "Il ministro Mastella - ha detto ancora Formigoni - ha voluto poi conoscere approfonditamente l’esperienza del difensore civico per i carcerati, che la Lombardia ha avviato (con la legge 8/2005, ndr) giudicandola un’idea felice". Il Ministro si è detto pronto a "studiare la possibilità di una legge nazionale in materia, che salvaguardi e armonizzi le competenze del Governo e delle Regioni e a portarla all’attenzione del Parlamento".

Giustizia: le carceri italiane? forse è meglio Guantanamo…

 

Libero, 20 giugno 2006

 

Nel carcere di Sulmona, Italia, dal 1992 al 2004 abbiamo avuto dieci suicidi. È notizia di domenica scorsa il suicidio di tre presunti terroristi nel carcere militare americano di Guantanamo, Cuba. Sono i primi casi dall’inizio della guerra al terrorismo, nell’autunno del 2001. Al momento i detenuti nell’area sono 460, ma in passato hanno toccato il numero di 750. In media, un morto ogni anno e otto mesi e ogni 153 detenuti.

Nel carcere di Sulmona, Italia, dal 1992 al 2004 abbiamo avuto dieci suicidi (uno ogni anno e tre mesi, una frequenza superiore a quella di Guantanamo), ben sei nel biennio 2003-2004 (uno ogni quattro mesi). Il carcere di Sulmona è omologato per ospitare 270 detenuti, ma vengono comunque reclusi individui in numero superiore (ed illegalmente, visto che le norme sulla tolleranza dei limiti imposti alla capienza sono chiare): ad esempio il ministero calcola che nel 2005 siano stati presenti 418 detenuti. Non trovando altri dati, possiamo con cautela ipotizzare che negli anni immediatamente precedenti siano state presenti 300 persone all’interno dell’istituto di pena: questo vuol dire un suicida ogni 100 carcerati - senza contare i morti per overdose, assassinati o altro. Anche qui, peggio della situazione presente a Guantanamo.

Nel 2003 nelle carceri italiani erano presenti 54.237 detenuti, 157 dei quali morti (52 per suicidio). Nel 2004 56.068 detenuti, 172 morti (52 suicidi). Nel 2005 59.523 detenuti, 110 morti (57 suicidi). Se fate le medie, capirete che il carcere abruzzese del quale abbiamo parlato è un caso estremo, ma rappresentativo. Ad ogni modo, se combino qualche sciocchezza, cari magistrati sappiate farmi un piacere: mandatemi a Guantanamo, non a Sulmona, magari a bordo di un comodo aereo della Cia. Grazie.

Monza: all’Arengario una mostra fotografica sul carcere

 

Comunicato stampa, 20 giugno 2006

 

Venerdì 23 giugno, presso l’Arengario di Monza, verrà esposta la mostra fotografica "Scatti e Riscatti": itinerario fotografico sulle attività didattiche e lavorative nel percorso trattamentale dei detenuti e delle detenute nel carcere di Monza. La Mostra illustra, in un itinerario in bianco e nero, uno stralcio di vita all’interno del carcere di Monza, dove i detenuti e le detenute da anni sono impegnati in un percorso culturale e di lavoro, che li vede direttamente protagonisti. I docenti che hanno organizzato la mostra hanno collaborato con gli studenti dell’Istituto d’Arte di Monza, dai quali è nato uno splendido manifesto pubblicitario.

 

Breve storia della scuola presso la Casa Circondariale di Monza

 

La scuola presso la Casa Circondariale di Monza nasce nel 1995. Dall’anno scolastico 2002/03 è gestita dal Centro Territoriale Permanente - Scuola Media Confalonieri di Monza.

La scuola gestisce i corsi di italiano per stranieri e i Corsi di Scuola Media, rilasciando attestati di frequenza e diplomi di scuola media inferiore di secondo grado, gli insegnanti impegnati sono sette.

In questi anni ha visto crescere e incrementare i corsi scolastici e altre attività culturali, offrendo la possibilità di apprendere la lingua italiana a detenuti e detenute stranieri, che popolano per il 40% il carcere monzese. Il CTP Confalonieri organizza anche corsi brevi e tematici, gestisce il laboratorio teatrale e il concorso di poesia finanziati da alcuni anni dall’Assessorato all’Educazione di Monza , il laboratorio di "Taglio e cucito" presso la sezione femminile, l’attività sportiva e il cineforum nonché il notiziario interno dei detenuti "Opinione Libera".

La scuola, ben inserita nel panorama delle attività trattamentali che si svolgono all’interno della casa circondariale, offre ad un numero sempre maggiore di persone" ristrette" di rimettersi in "gioco" sui banchi di scuola o, come meglio dice il titolo della mostra, di "riscattarsi" socialmente.

Immigrazione: Amato; i Cpt non sono prigioni...

 

Asca, 20 giugno 2006

 

È "ingenuo" pensare ad altre strutture di identificazione per gli immigrati clandestini che non siano i Centri di permanenza temporanei, ma questi non possono essere intesi come dei carceri e, quindi, vanno assicurate condizioni "di sicurezza ma anche di vivibilità". Ad affermarlo è il Ministro dell’Interno Giuliano Amato nel corso della sua audizione alla Commissione Affari costituzionali della Camera. Lo stesso responsabile del Viminale ha poi confermato la costituzione di una Commissione composta da funzionari dell’Amministrazione dell’Interno ma, soprattutto, da esponenti del volontariato che si occupano di temi dell’immigrazione "perché ispezionino i centri ed entro sei mesi riferiscano" sulle condizioni vita nelle strutture. Comunque, ha poi spiegato Amato, "occorrerà, in alcuni casi, migliorare e allargare le strutture" come già si sta verificando a Lampedusa dove proprio ieri il Demanio ha acquisito una ex caserma che verrà destinata ad ospitare un Centro di accoglienza che verrà, quindi, distinta dal Cpt.

Droghe: Ser.T.; carenze di personale e medicalizzazione

 

Redattore Sociale, 20 giugno 2006

 

Gravi carenze di personale nei Ser.T. romani, che in alcuni casi (Asl Rm E) sono deficitari del 38,5%: mancano soprattutto psicologi e assistenti sociali. Quindi diventano strutture sempre più medicalizzate, anche se tra le figure mediche un numero elevato di professionisti ha un contratto non rinnovabile e breve, dai 3 ai 6 mesi, per poche ore settimanali.

"Questo determina una discontinuità nel rapporto medico-paziente, carenza di motivazioni professionali, incompletezza di formazione ed esperienza specifica", fa notare Ignazio Marcozzi Rozzi, presidente dell’Agenzia Comunale per le Tossicodipendenze, intervenuto questa mattina alla presentazione della II indagine conoscitiva sulla condizione strutturale e gestionale dei Ser.T. della città. "Sert a mente tre anni dopo. Criticità dei Sert a Roma" è il titolo della ricerca, illustrata questa mattina presso la Sala della Protomoteca in Campidoglio".

L’indagine è stata effettuata dall’Agenzia Comunale per le Tossicodipendenze in collaborazione con i Delegati del Sindaco alle conferenze locali per la sanità, l’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Roma e ai responsabili dei Ser.T.; questi ultimi hanno fornito i dati necessari per la realizzazione dei 5 report (uno per ciascuna ASL) sulla condizione strutturale e gestionale dei Ser.T. della città di Roma. "Stanno aumentando gli utenti cocainomani, che avrebbero bisogno di psicoterapia e socio riabilitazione - ha rilevato Marcozzi Rozzi -. Per il momento si stanno sperimentando alcuni farmaci per una terapia di disintossicazione, ma ancora non esiste un farmaco specifico a riguardo".

Le carenze di personale (che vanno dal - 32,5% della Asl Rm B al 31,5% della Asl Rm C) si ripercuotono anche sui servizi che i Sert sono chiamati a svolgere in termini di prevenzione, cura e riabilitazione. "E mancano i locali adatti - ha rilevato il presidente dell’Act -. Non ci sono ambulatori, stanze e bagni sufficienti. La dotazione di spazi adeguati permette soltanto a pochi Sert la possibilità di dotarsi, al loro interno, anche di centri di accoglienza diurna e/o notturna in collaborazione con il privato sociale". Mentre sembra al momento diminuito il cosiddetto "allarme conflitto sociale" per l’impatto socio-ambientale delle collocazioni dei Sert sul territorio. Anche se il mondo della tossicodipendenza sta cambiando: negli ultimi 5 anni sono diminuiti gli eroinomani (mentre si alza la loro età media) e aumentati esponenzialmente i cocainomani, sempre più giovani invece, "che sottostimano i danni delle sostanze, in grado di provocare infarti e danni agli organi interne, oltre alle problematiche psichiatriche che scatenano".

Droghe: tra studenti consumo diffuso, non tossicodipendenze

 

Redattore Sociale, 20 giugno 2006

 

È un consumo diffuso, non una tossicodipendenza, in linea con una tendenza europea, quella diffusa tra la popolazione giovanile di Napoli e provincia ed emersa dall’indagine Tras.pre - Trasformazione, formazione, prevenzione. Oltre alla marijuana e all'hashish, il 10,4% del campione intervistato fa uso di popper, e l’8,4% ha dichiarato di aver fatto uso di cocaina, mentre solo il 3,4% dice di consumare droghe sintetiche come l’ecstasy, e un2% di aver fatto uso di allucinogeni e il 2,8% di eroina. Tutti i consumatori di queste sostanze consumano abitualmente anche droghe leggere, mentre 45 su 137 consumatori di hashish e marijuana hanno assunto occasionalmente anche popper, pasticche, erba all’ecstasy e in 37 casi cocaina. "Si tratta di un fenomeno ambiguo, complesso, trasversale e intergenerazionale - ha detto il sociologo Luigi Caramiello, direttore scientifico della ricerca - che tuttavia resta prettamente giovanile. Questo perché i giovani, mai come in quest’epoca, sono l’anello debole della catena, costretti da una parte ad un’adultizzazione precoce e dall’altra ad un’adolescenza interminabile che produce frustrazioni difficili da sostenere". "La novità che emerge dall’indagine - spiega Stefano Vecchio, direttore del Dipartimento di Farmaco - Tossicodipendenze della Asl Napoli 1 - è quella di un consumo molto diffuso di tipo ricreativo e non dipendente, che comporta rischi molto diversi rispetto alla patologia della dipendenza. Il rischio qui è dato dall’illegalità del consumo, che pone i ragazzi di fronte a pericoli di cui non è sempre consapevole, come quello di acquistare a basso costo una sostanza mischiata ad altre sconosciute e con effetti non prevedibili. Perciò bisogna insistere con la prevenzione, e mettere in sicurezza i luoghi del consumo, nei quali è possibile controllare il fenomeno, non solo evitando il rischio di infezioni e di overdose, ma anche dando la possibilità di un aiuto ai tossicodipendenti e contrastando il mercato illegale delle droghe".

"Il 70% dei detenuti che sono nel carcere di Poggioreale sono immigrati e tossicodipendenti – fa notare Angela Cortese, Assessore provinciale alle Politiche Scolastiche -. Dobbiamo impegnarci per dare ai bisogni che abbiamo di fronte risposte più adeguate. Non ci sfugge che i riflettori oggi sono accesi sulle spese per la sanità, ma se vogliamo vedere risultati concreti è necessario dare continuità agli interventi di prevenzione e riduzione del danno, ripristinando i fondi che non abbiamo più".

Brasile: due detenuti uccisi in rivolte nei penitenziari

 

Ansa, 20 giugno 2006

 

Un detenuto decapitato, un accoltellato, e i loro corpi esposti appesi a testa in giù: è accaduto in un carcere di Espirito Santo (Brasile). Il penitenziario di Viana, nella capitale di stato Vitoria, è in rivolta da 2 giorni: una cinquantina di familiari di detenuti e un secondino sono stati presi in ostaggio. Continuano quindi le sommosse nelle carceri brasiliane. altre 4 ribellioni sono state sedate tra ieri e oggi in tutto il paese.

 

 

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