Rassegna stampa 30 dicembre

 

Giustizia: l'On. Caruso; a Secondigliano 19 morti in 15 mesi

 

Liberazione, 30 dicembre 2006

 

Con il suicidio di Pino, siamo arrivati a quota 19 morti, molti, troppi morti dietro quelle sbarre, una strage continua e silenziosa, perché le urla di disperazione dei detenuti non riescono a superare quelle sbarre e quei muri.

Pochi giorni fa, durante l’ultima ispezione parlamentare nel carcere di Secondigliano, ho trovato detenuti in condizione disumane nei reparti "Terza Psichiatrica" e nel reparto di Osservazione Psichiatrica: questa scia di sangue e lutti non è casuale ma il frutto dello stato di degrado in cui vengono abbandonati i detenuti negli istituti penitenziari che sono sempre più discariche sociali dove nascondere l’emarginazione e il disagio sociale. Per questo ho depositato proprio in questi giorni un’interrogazione al ministro della Giustizia Mastella per chiedere la chiusura immediata di alcuni reparti-lager presenti nel carcere di Secondigliano.

L’amnistia è ormai un’emergenza alla quale il parlamento deve dare una risposta in tempi brevi, per contrastare e fermare la barbarie e il degrado dello stato delle carceri. Su questo punto non ci può essere spazio per tentennamenti e ambiguità.

 

Francesco Caruso

 

Al Ministro della Giustizia On. Clemente Mastella

Interrogazione Parlamentare dell’On. Francesco Caruso

 

Premesso

 

Che lo scrivente si è recato in visita presso l’Istituto Penitenziario di Secondigliano di Napoli;

che la visita si è concentrata su Terza Sezione dell’Infermeria cosiddetto "Terza Psichiatrica" e sul reparto di Osservazione Psichiatrica.

 

Considerato

 

che il reparto di Osservazione Psichiatrica nasce da un progetto sperimentale, cominciato oltre tre anni fa, e che di fatto ha determinato lo spostamento di una sezione di un Opg in una struttura penitenziaria ordinaria;

che tale struttura dovrebbe "trattenere", solo ed esclusivamente per esigenze di osservazione medica, e per non oltre 30 giorni, persone per le quali è necessario approfondire il quadro medico e per decidere se il proseguimento della loro detenzione deve avvenire in un istituto di pena o in un Opg.

 

Visto

 

Che durante la visita è emerso che i cinque detenuti presenti nella Terza Sezione dell’Infermeria erano in celle prive di ogni mobile, se non di un letto e un materasso di gommapiuma, senza lenzuola, tavolo, sedie e persino della carta igienica, con la dotazione di una sola coperta e un asciugamano.

Che i bagni di queste celle, di anguste dimensioni, sono in condizioni fatiscenti e igienicamente indecenti;

Che analoga situazione si riscontrava nella sezione dell’Osservazione Psichiatrica, dove su circa 18 detenuti presenti, nessuno disponeva di carta igienica, di lenzuola, di tavolo o sedie;

Che pertanto i detenuti sono costretti a mangiare in piedi o in terra;

Che nelle celle non sono presenti vetri alle finestre che rimangono sempre aperte di inverno come in estate;

Che i bagni dell’Osservazione Psichiatrica sono sprovvisti di porte e che pertanto, laddove in cella vi sono due detenuti ognuno deve effettuare i suoi bisogni fisiologici alla vista dell’altro;

Che le celle sono sprovviste di doccia, che si effettua solo una volta ogni due giorni, e che ciò determina una ulteriore mortificazione alle condizioni personali dei reclusi;

Che nel reparto Osservazione Psichiatrica è presente una cella, piuttosto fatiscente, con su scritto "Sala di Coercizione Fisica" dove è presente un letto di contenzione, utilizzato in almeno due occasioni per dichiarazione degli stessi agenti di reparto;

Che, pur avendo gli agenti dichiarato che vi è un presidio medico 24/24 H, al momento della nostra visita (effettuata tra le 16.00 e le 18.00) non era in servizio nessun medico psichiatra.

 

Considerato

 

Che il personale degli agenti di polizia non ha nessuna formazione specifica per detenuti con problemi psichici prestando servizio in un istituto penitenziario,

Che in ogni caso nessuna esigenza medica o di sicurezza giustifica la presenza di detenuti in celle prive di vetri alle finestre o privi di carta igienica;

Che ci trova di fronte a palesi violazioni dei principi costituzionali che garantiscono che la detenzione non deve essere contraria al senso di umanità;

Che nessuna delle norme del nuovo regolamento penitenziario appaiono applicate in questi reparti;

Che, così come sono gestiti i reparti in questione appaiono avere finalità punitive e non terapeutiche;

Che la costituzione dell’Osservazione Psichiatrica doveva avvenire in via sperimentale e che si avvia a divenire invece permanente.

 

Chiede

 

Di attivarsi per disporre l’immediata chiusura del reparto di Osservazione Psichiatrica e della Terza Sezione dell’Infermeria;

Di intervenire, nelle more, immediatamente per garantire ai detenuti di questi reparti il rispetto della persona e dei diritti previsti dal nostro ordinamento;

Di approvare nuove procedure di intervento per i detenuti affetti da disagi psichici che contemplino il pieno rispetto della dignità della persona. 

Giustizia: psichiatri; negli Opg 1.200 persone sono senza diritti

 

Agi, 30 dicembre 2006

 

"In Italia 1.200 persone soffrono la sospensione dei loro diritti in quanto all’interno degli ospedali psichiatrici giudiziari i diritti costituzionali non vengono rispettati", questa la dichiarazione di Lorenzo Toresini, primario dei servizi di salute mentale di Merano, durante il convegno "Il superamento degli Ospedali psichiatrici giudiziari" svoltosi in Casa Basaglia, a Merano.

"Si tenga conto - disse ancora Toresini - che quello della pericolosità è un elemento soggettivo, che dipende dalla situazione, dalla persona cui si riferisce e dalla persona che è chiamata ad esprimere una valutazione in merito. In carcere il detenuto ha la possibilità di procedere in appello oppure rivolgersi alla Cassazione, negli ospedali psichiatrici giudiziari ciò non avviene perché l’articolo 222 del Codice di procedura penale prevede misure di sicurezza legate alla pericolosità. Dunque, il diritto di sapere quando si entra e quando si esce, vale per i detenuti nei carceri ma non negli Opg, dove si sa quando si entra ma non si sa quando si esce. Una condizione dovuta al fatto che la valutazione di merito non è legata al reato, ma alla pericolosità della persona".

Per questo è forse giunto il momento di ridiscutere le modalità e l’opportunità di tenere ancora in vita gli ospedali psichiatrici giudiziari. Istituti nei quali il recupero del paziente/detenuto è praticamente impossibile. Di fatto l’Ospedale Psichiatrico Giudiziario è la struttura detentivo-medica che sino alla riforma penitenziaria del 1975 era chiamato Manicomio Criminale. Ha la funzione di custodia (per la difesa sociale) e contemporaneamente di cura e trattamento (per il reinserimento). Ed è proprio sul reinserimento che si fatica a trovare una modalità di intervento. 

Giustizia: a Frosinone detenuto scarcerato perché obeso

 

Ansa, 30 dicembre 2006

 

Pesa oltre 140 chili ed è incompatibile con la vita carceraria. Lo ha stabilito un giudice del Tribunale di sorveglianza che ha concesso gli arresti domiciliari ad un carcerato casertano, condannato per furto e detenuto a Cassino. Secondo il parere del tribunale, l’uomo è troppo grasso per vivere in una cella. Una condizione che comporta molti disagi per il carcerato e mette a repentaglio la sua stessa salute.

Il giudice del Tribunale di Sorveglianza di Frosinone ha rimesso in libertà l’uomo già nei giorni scorsi. Il magistrato ha accolto l’istanza presentata dall’avvocato dell’uomo. Il legale, infatti, ha spiegato che il suo assistito era incompatibile con il regime carcerario. Troppo grasso, anzi, obeso per poter vivere in quella piccola ed angusta cella e soprattutto impossibilitato, in caso di malore, a poter essere trasportato su una normale barella. Al detenuto che pesa oltre 140 chili il giudice del Tribunale di sorveglianza ha concesso gli arresti domiciliari. 

Verona: un ex detenuto diventa padre "grazie all’indulto"

 

L’Arena di Verona, 30 dicembre 2006

 

Il viso di Fra Beppe Prioli si è illuminato poche sere fa durante l’incontro con una decina tra detenuti ed ex reclusi veronesi sugli effetti dell’atto di clemenza, approvato dal Parlamento nella scorsa estate. E sorridevano anche i partecipanti di fronte al viso della compagna di Paolo, 50 anni, un ex detenuto uscito il 2 agosto scorso proprio per effetto dell’indulto. Il piccolo nascerà a maggio "ed è tutto per merito di Mastella, anzi direi quasi che è suo figlio" ha affermato con un sorriso Paolo. E la risposta del ministro non si è fatta attendere: con un’agenzia Ansa di ieri pomeriggio, ha annunciato il suo arrivo a Verona per partecipare al battesimo del "figlio dell’indulto".

"Una nuova vita è sempre una benedizione", ha aggiunto Mastella, "ancora di più quando aiuta a capire quale è la retta via e a cambiare la strada sbagliata che era stata intrapresa. Non posso che salutare questo lieto evento con l’augurio che per il papà e la famiglia della bambina, sia l’inizio di un percorso ricco di buoni propositi e speranza, di rinascita ad una vita serena, improntata alla legalità".

La sala della sede della Fraternità in stradone Provolo, l’associazione che si occupa del recupero sociale degli ex detenuti, si è così trasformata rapidamente in una sorta di confessionale dove tutti i detenuti hanno manifestato la loro soddisfazione per l’atto di clemenza ottenuto. "Non abbiamo mai chiesto regali", ha precisato Egidio, ora agli arresti domiciliari e facchino in una cooperativa, "rivendichiamo solo la legalità in carcere". Prima dell’indulto, insistono i detenuti, la realtà era molto pesante con il sovraffollamento che condizionava ogni momento della vita in carcere.

"E poi si parla tanto di rieducazione ma viene applicata molto raramente nei penitenziari" ha raccontato un ex detenuto. "Ho aspettato due anni e mezzo prima di parlare con un educatore" è stata la testimonianza di un altro ex carcerato. "La gente dovrebbe capire che chi si è macchiato di reati gravi (come pedofilia, reati legati alla criminalità organizzata)", ha affermato ancora Paolo, in procinto di diventare papà, "non ha beneficiato dell’indulto".

Senza contare poi che "i carcerati", ha spiegato ancora Giulio "usufruirebbero comunque di benefici negli ultimi tre anni di pena come previsto dalla legge ad iniziare dall’affidamento in prova ai servizi sociali". Anche Francesco, 28 anni, detenuto per omicidio è apparso soddisfatto: "Sono in permesso premio per cinque giorni e la notizia dell’indulto mi ha aperto una nuova prospettiva di vita". Il suo fine pena era previsto tra dieci anni ma con tre anni in meno da scontare, ha detto, "i benefici come la semilibertà potrebbero essermi concessi prima".

Non è mancato anche chi ha protestato per il differente trattamento al quale vengono sottoposti i condannati "eccellenti". "Non capisco perché Previti", ha detto Giulio, "abbia usufruito di benefici come gli arresti domiciliari dopo solo un paio di giorni tra le sbarre. Un trattamento da privilegiato se solo si pensa che l’esponente di Forza Italia è stato condannato in via definitiva dalla Cassazione a sei anni di carcere".

Alla fine, è Fra Beppe a ricordare che molti sono usciti dalla casa circondariale di Montorio nell’estate scorsa senza aver alcun tipo di assistenza. "Certo sarebbe stato più giusto veder uscire le persone dal carcere con un lavoro e una migliore organizzazione ma non si poteva aspettare oltre nelle condizioni di sovraffollamento raggiunte nelle celle a quell’epoca" ha concluso il decano veronese dei volontari del carcere. 

Verona: Mastella sarà al battesimo della "figlia dell’indulto"

 

Apcom, 30 dicembre 2006

 

"Verrò sicuramente al battesimo". Con queste parole il Ministro della Giustizia Clemente Mastella commenta la paternità annunciata da un ex detenuto veronese, che beneficiando dell’indulto ha attribuito il merito della bella notizia anche al Guardasigilli. Al signor Paolo il Ministro dice: "Una nuova vita è sempre una benedizione. Ancora di più quando aiuta a capire quale è la retta via e a cambiare la strada sbagliata che, volutamente o no, era stata intrapresa. Non posso che salutare questo lieto evento con l’augurio che per il papà e la famiglia della bambina, sia l’inizio di un percorso ricco di buoni propositi e speranza, di rinascita ad una vita serena, basata sul lavoro, improntata alla legalità".

Catanzaro: 13 milioni di euro per ampliare il carcere di Siano

 

Asca, 30 dicembre 2006

 

Un nuovo padiglione (300 posti detentivi) nel penitenziario di Catanzaro-Siano. L’opera costerà oltre 13 milioni di euro e il relativo finanziamento è contenuto nel nuovo piano straordinario di edilizia penitenziaria, adottato due giorni fa dal Ministro della Giustizia, Clemente Mastella.

Si tratta del finanziamento più corposo, assieme a quelli per i penitenziari di Palermo e Santa Maria Capua Vetere. Sul piano predisposto dal Ministero ha espresso parere favorevole la commissione giustizia della Camera in data 13 dicembre, mentre la commissione giustizia del Senato ha fatto trascorrere il termine dei 30 giorni senza pronunciarsi.

Il Ministro Mastella, che ha firmato il decreto nella giornata di mercoledì, 27 dicembre, ne ha dato notizia al sindaco di Catanzaro, Rosario Olivo, e al capogruppo alla Regione e in Consiglio comunale dell’Udeur, Domenico Tallini. I sei penitenziari inseriti nel piano straordinario del Ministero della giustizia sono quelli di Catanzaro, Velletri, Cuneo, Avellino, Palermo e Santa Maria Capua Vetere per complessivi 1450 posti detentivi. I tempi per la realizzazione dei nuovi padiglioni saranno celerissimi poiché esiste - si legge nel provvedimento del ministro - "la necessità di procedere al potenziamento della capienza dei penitenziari esistenti in un momento in cui l’esecuzione degli interventi risulta facilitato dalla contenuta presenza di detenuti negli stessi per effetto del recente indulto".

Il capogruppo dell’Udeur in Consiglio comunale e in Consiglio regionale, Domenico Tallini, ha precisato che "le polemiche sulla Scuola superiore di magistratura non possono, in ogni caso, fare passare in secondo piano l’attenzione riservata dal ministro Mastella alla nostra città, attraverso uno dei finanziamenti più consistenti degli ultimi anni che permetterà di realizzare un’opera pubblica importante, la cui esecuzione darà certamente una boccata d’ossigeno alla fragile economia cittadina".

"L’ampliamento del penitenziario, con ulteriori 300 posti detentivi, produrrà certamente anche un indotto, legato alle maggiori esigenze del luogo di pena e dall’indispensabile potenziamento degli organici al suo interno. È del tutto evidente che il segnale di attenzione del ministro Mastella verso la città capoluogo non deve e non può essere inteso come una forma di risarcimento per la mancata ubicazione della Scuola di magistratura.

Il gruppo dirigente dell’Udeur resta rispettoso delle determinazioni assunte dal Consiglio comunale di Catanzaro sulla vicenda, dimostrando comunque con i fatti che il nostro partito, fortemente radicato nel tessuto sociale cittadino, tanto da essere la seconda forza in assoluto nelle recenti amministrative, è sempre attento ed impegnato per il bene della città. Mi auguro che le polemiche sulla Scuola di magistratura non offuschino il significato del finanziamento e l’importanza dell’opera che si andrà a realizzare. Siamo certi che il ministro Mastella non farà mancare altri significativi provvedimenti volti a rafforzare il ruolo direzionale della nostra città, valorizzando la grande tradizione giuridica di Catanzaro e tutte le strutture legate al funzionamento della giustizia nella regione Calabria". 

Roma: con i "Presi per caso" Rebibbia libera la musica

 

Roma One, 30 dicembre 2006

 

Il più conosciuto è Salvatore Ferraro, condannato per favoreggiamento nell’omicidio di Marta Russo. Poi c’è Stefano Bracci, vent’anni in carcere per associazione sovversiva e concorso morale in omicidio. Il terzo è Marco Nasini, il cantante, l’unico incensurato. Sono solo alcuni dei componenti dei "Presi per caso", la band, o meglio "la banda" come allegramente si autodefiniscono, nato all’interno del carcere romano di Rebibbia, e che si è esibito al centro Polifunzionale di Siderno.

La vicenda musicale della ormai mitica band di Rebibbia che descrive con grande ironia la drammatica condizione dei detenuti, ha in particolare fasi musicali completamente rock con i testi che riflettono lo stato d’animo tipico di chi è rinchiuso dentro le mura carcerarie.

Due, i pezzi cui la "banda" è affezionata: "Il cuore batte di più" e "La chiave". Oggi i componenti del gruppo, guidati da Ferraro, sono tutti liberi e da un "progetto musicale" nato per sopravvivere all’interno della struttura carceraria è diventato un progetto per far conoscer al mondo la condizione carceraria. Totto è cominciato lo scorso anno quando la band ha inviato i suoi brani migliori a "Demo", la trasmissione di Radio 1 condotta da Michael Pergolani e Renato Marengo.

Arriva così anche il riconoscimento ed il successo nazionale. Peraltro, nel 2004, viene alla luce il musical carcerario "Radio bugliolo" scritto e musicato da Salvatore Ferraro (membro dei "Presi per Caso" dal 1998) e diretto da Michele La Ginestra, che è stato messo in scena per quattro settimane al teatro Sette e al Palladium di Roma.

Al Polifunzionale di Siderno sono state proposte le canzoni mitiche e considerate ormai un cult per gli amanti del gruppo. Il pubblico ha ammirato la vena musicale di Claudio e Stefano Bracci (chitarra ritmica e basso), Armando Bassani (chitarra solista), Salvatore Ferraro (piano, chitarra e ukelele) e Arnaldo Giuseppetti (batteria), quella istrionica e artistica di Giampiero Pellegrini e Stefano Adami e la voce calda del vocalist Marco Nasini.

Tra i brani che hanno riscosso successo ci sono "Cristo Gospel", "La Perquisa" e "Valium Swing". Infine una curiosità: chi volesse può cantare nel gruppo. Il requisito richiesto per poterne far parte è semplicemente quello di "essere libero". Simbolicamente, con questo gesto, i "Presi per caso" hanno voluto "scarcerare" Giorgio Capece primo cantante e front man della band morto dopo una lunga malattia contratta in carcere.

Iraq: Saddam Hussein è stato impiccato questa mattina

 

Ansa, 30 dicembre 2006

 

Saddam Hussein, l’uomo che aveva dominato con violenza brutale l’Iraq per quasi 25 anni, è stato giustiziato questa mattina prima dell’alba (alle 6.00 ora locale). Il leader 69enne, che era stato spodestato da una coalizione multinazionale guidata dagli Stati Uniti nel 2003, era stato condannato per crimini contro l’umanità.

Dopo l’annuncio dell’esecuzione, dato dalla televisione locale, non ci sono segnali di violenza a Baghdad. Il governo non ha attuato un coprifuoco come è invece avvenuto il 5 novembre, data in cui uno dei processi all’ex dittatore si è concluso con la condanna a morte per l’uccisione di 148 sciiti, arrestati nell’82 per aver attentato alla vita di Saddam. La sentenza è stata confermata da una corte di appello lo scorso 26 dicembre e doveva essere eseguita entro 30 giorni. Saddam era anche imputato in un altro processo per l’uccisione di decine di migliaia di kurdi nell’88, nella campagna dell’Anfal.

La televisione irakena aveva annunciato che anche i due fratellastri di Saddam, Barman Ibraim e Awad Hamed al-Bandar erano stati giustiziati. Ma Mouwafak al-Rubaie, consigliere per la sicurezza nazionale, che ha assistito all’esecuzione, ha dichiarato che gli altri due uomini saranno impiccati dopo la festa islamica dell’Eid al-Adha, che comincia oggi e termina nella prima settimana di gennaio. Un video e foto dell’esecuzione di Saddam sono stati diffusi poche ore dopo. Secondo dichiarazioni dei presenti - fra cui alcuni familiari dell’ex-dittatore - Saddam Hussein aveva con sé una copia del Corano, che ha chiesto venga consegnata a un suo amico, chiamato Bandar. Egli ha rifiutato di avere il viso coperto da un cappuccio. L’esecuzione è avvenuta in una zona militare nel quartiere sciita di Kakimiyah.

Gruppi di sciiti a Najaf hanno festeggiato la morte dell’ex dittatore con spari in aria e con assembramenti di festa nelle strade. A Tikrit, la città patria del dittatore, la gente esprime lutto e sconforto. Di fronte a molte richieste internazionali che chiedevano la cancellazione dell’esecuzione, il primo ministro Nuri al Maliki ha dichiarato che coloro che si oppongono alla sentenza di Saddam insultano l’onore delle vittime da lui trucidate.

Una fonte di AsiaNews a Baghdad ha detto che la morte di Saddam Hussein non avrà alcuna influenza sul futuro dell’Iraq: "Saddam era ormai morto da tempo, da quando era stato catturato e la sua presenza in Iraq non aveva ormai alcuna incidenza. I conflitti nel Paese hanno ormai natura internazionale e non hanno nulla a che fare con Saddam Hussein". Secondo diversi analisti, la morte di Saddam potrebbe rinfocolare il conflitto fra sunniti e sciiti. A Kufa e Mossul si registrano bombe e incidenti.

Iraq: rabbia nel mondo arabo per l'uccisione di Saddam

 

Reuters, 30 dicembre 2006

 

Sono molte le reazioni di offesa e di rabbia nel mondo arabo alla notizia dell’impiccagione di Saddam Hussein. Il fatto che sia stata effettuata durante la festa musulmana del sacrificio, spiega Abdel-Bari Atwan, giornalista del quotidiano inglese di lingua araba "Al-Quds al-Arabi", "è un atto di arroganza da parte americana e del governo iracheno nei confronti di una grande religione".

Inoltre, ha rincarato parlando ad Al-Jazeera, "l’opinione pubblica araba si sta chiedendo chi debba essere processato, con tutte le conseguenze del caso: Saddam Hussein, che ha mantenuto l’unità del suo paese e la coesistenza tra le sue componenti, oppure chi ha trascinato l’Iraq in questa sanguinosa guerra civile".

A Gaza, tra i palestinesi che in massa appoggiarono Baghdad ai tempi dell’invasione del Kuwait, Saddam viene paragonato al montone sacrificato in questi giorni per l’Eid al-Adha. Mushir al-Masri, esponente di Hamas, precisa: "l’esecuzione del Presidente Saddam è una prova di come la politica americana in Medioriente e nella proclamata guerra a tutti i resistenti del mondo sia criminale e terroristica".

Non è certo questo il punto di vista dell’Iran sciita, diviso da Saddam dal ricordo di una sanguinosissima guerra durata nove anni. "Chi ha vinto", sostiene Hamid Reza Asefi, vice ministro degli esteri, "è il popolo iracheno".

Intanto gli occhi di tutti guardano alla Mecca, dove in questi giorni raggiunge il culmine il pellegrinaggio dei fedeli. Tra quanti sono in fila al di fuori della Grande Moschea prevale l’incredulità, o la certezza che le cose non andranno certo meglio con Saddam trasformato in un eroe ed un martire. Ahmed Al Mudaweb, analista politico del giornale "Al Watan" del Bahrein, è sicuro che ora arriverà la risposta sunnita. "Aumenteranno le divisioni", predice, "i sostenitori del passato regime ne usciranno rafforzati".

A parlare per i sunniti iracheni, al momento, è Khalaf al-Alayan, deputato al parlamento di Baghdad: "si è trattato di un atto di vendetta contro l’Iraq, di un grande crimine umanitario contro i suo popolo e contro un prigioniero di guerra in mano agli Usa". 

Usa: Mike Tyson in galera, guidava ubriaco e aveva cocaina

 

Il Giornale, 30 dicembre 2006

 

Ancora guai per Mike Tyson. L’ex campione del mondo dei pesi massimi è stato arrestato per guida sotto l’effetto di cocaina e detenzione di droga. Dopo la notte trascorsa in una cella nel carcere della contea di Maricopa è stato scarcerato, senza il pagamento della cauzione, ma con l’obbligo di sottoporsi ad accertamenti per verificare il suo stato di intossicazione da droghe e alcol. L’ex pugile, presentatosi al magistrato senza avvocato, vestito con una logora maglia da golf, jeans cadenti e scarpe da tennis, aveva dichiarato di essere tossicodipendente e di assumere la droga "ogni qualvolta può metterci la mano".

L’ex pugile aveva trascorso la serata in un night di Scottsdale (Arizona), verso le due di notte mentre guidava la macchina ha rischiato di scontrarsi con una vettura della polizia. Fermato dal sergente che era al volante, Tyson ha dato segni di scarsa lucidità ma si è sottoposto volontariamente al test alcolico, manifestando ancor più chiaramente il proprio stato alterato. Nella perquisizione gli sono state trovate addosso due bustine di cocaina. Il lato quasi buffo della vicenda è che Tyson, pochi mesi fa nello stesso carcere, aveva sensibilizzato i detenuti più giovani proprio sui pericoli dell’alcol e della droga. Lo sceriffo Arpaio ha ricordato quell’incontro in cui "aveva fatto un bel lavoro".

Nella sua dissoluta vita - ridotto sul lastrico per le spese folli tra ville, auto di lusso, mogli, amanti e divorzi - Iron Mike ha avuto parecchi problemi con la giustizia. Nel 1992 venne condannato a sei anni per stupro, tornò in libertà dopo tre anni trascorsi in penitenziario. È stato violento anche negli ultimi match, nel 1997 per poco con un morso non staccò l’orecchio a Holyfield e fu sospeso per un anno dall’attività. Nel 1999 fu arrestato per aver pestato a sangue due automobilisti dopo un incidente stradale. 

Cina: arrestati nove sacerdoti, pregavano clandestinamente

 

Associated Press, 30 dicembre 2006

 

Nuova sfida del governo comunista di Pechino al Vaticano con l’ennesimo arresto a danno di sacerdoti cinesi della Chiesa clandestina. La polizia della provincia settentrionale dell’Hebei - riferisce Asianews - ha arrestato nove sacerdoti non ufficiali (cioè non obbedienti al regime, ma al Papa) della diocesi di Baoding. Si tratta di padre Wen Daoxiu, padre Li Shujun, padre Li Yongshun, padre Wang Quanjun, padre Wang Qiongwei, padre Pang Yongxing, padre Pang Haixing, padre Dong Guoyin e padre Liu Honggeng. Il gruppo, scomparso il 27 dicembre ma del cui arresto si è avuta notizia solo ieri, si era riunito per motivi di studio in una località a circa 30 chilometri a sud di Baoding. È probabile che siano stati trasferiti in carcere perché sorpresi a pregare durante il periodo natalizio in un luogo di culto non riconosciuto dal governo.

L’Hebei è la regione con il più alto numero di cattolici (1,5 milioni), in maggioranza della Chiesa non ufficiale, che rifiutano cioè il controllo dell’Associazione patriottica dei cattolici cinesi (Ap), l’organismo di controllo voluto dal Partito comunista che intende rafforzare una chiesa indipendente da Roma. L’Associazione patriottica ha lanciato da tempo una campagna di arresti contro vescovi, sacerdoti e fedeli dell’Hebei per sottometterli. Secondo dati di AsiaNews, almeno sei vescovi "clandestini" dell’Hebei sono detenuti o scomparsi. Fra di loro il vescovo ordinario della diocesi di Baoding, monsignor Giacomo Su Zhimin, 73 anni, arrestato nel ‘96. Il vescovo ausiliare di Baoding, monsignor Francesco An Shuxin, è stato liberato il 24 agosto dalle autorità cinesi dopo 10 anni di prigionia. Dopo una fase che sembrava incoraggiante per la normalizzazione dei rapporti tra Santa Sede e Pechino, recentemente le relazioni sino-vaticane si sono raffreddate. E lo dimostra l’ultimo arresto dei nove vescovi, l’ennesimo caso di privazione della libertà di sacerdoti fedeli al Papa.

Gran Bretagna: fare sesso con una donna ubriaca è stupro

 

Associated Press, 30 dicembre 2006

 

In Gran Bretagna il sesso con una donna ubriaca sarà considerato automaticamente stupro. Lo prevede una modifica del codice penale, messa a punto dal governo Blair nella speranza di fronteggiare una piaga crescente. Finora soltanto un caso su venti termina con la condanna dello stupratore e il fatto che la donna abbia alzato il gomito diventa spesso in tribunale un’attenuante.

Nel prossimo futuro la musica dovrebbe cambiare totalmente: una donna in preda all’alcol sarà giudicata a tutti gli effetti incapace di intendere e volere. Quando una donna denuncerà una violenza sessuale la polizia dovrà procedere subito ad un test del sangue e delle urine. Se il tasso alcolico risulterà elevato l’uomo tirato in ballo non potrà più difendersi con la scusa di averlo fatto con lei consenziente e sarà automaticamente messo sotto inchiesta per stupro.

Con la modifica del codice penale il ministero degli Interni punta palesemente a scoraggiare il più possibile rapporti intimi con donne che abbiano bevuto troppo. Secondo le statistiche disponibili la stragrande maggioranza delle donne che nel Regno Unito si rivolgono alla polizia per uno stupro raccontano di aver subito la violenza dopo abbondanti libagioni. Grazie ai test del sangue e delle urine gli esperti si dicono in grado di stabilire che cosa una donna abbia ingurgitato di alcolico fino a tre giorni prima.

Non tutti sono d’accordo con la novità in arrivo. George McAlylay, presidente di un movimenti in difesa dei maschi, Uk Men’s Movement, prevede che non funzionerà: "Come si accerterà quando una donna ha perso il potere di autodeterminazione? Si introduce anche una discriminazione. Un uomo che beve rimane responsabile delle proprie azioni, una donna no".

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