Rassegna stampa 29 dicembre

 

Giustizia: dopo-indulto; serve modificare il "patteggiamento"

 

Il Tempo, 29 dicembre 2006

 

La Finanziaria deve ancora entrare in vigore e già la cambiano. E non è finita l’Unione ora prepara la fase due anche per l’indulto: la prima era servita a svuotare le carceri; la seconda snellirà il lavoro dei tribunali, dove si trascinano migliaia di procedimenti dall’esito assolutorio scontato proprio in forza del provvedimento di clemenza approvato dal Parlamento l’estate scorsa.

Prima di Natale, la commissione Giustizia della Camera ha approvato il programma dei lavori per il mese di gennaio. Al terzo punto, ci sono due proposte di legge abbinate in materia di "indulto e applicazione della pena su richiesta delle parti". Tecnicamente è solo una leggina.

Una norma-ponte utile per alleggerire il lavoro dei magistrati dopo che questi avevano espressamente detto che sono contrari all’indulto. E ora arriva la correzione. Grazie alla penna dei deputati dei Verdi Paola Balducci e Marco Boato.

È loro l’idea che l’indulto, per funzionare a dovere, abbia bisogno di un ritocco. "La legge - spiegano nella relazione abbinata alla loro proposta - ha comportato sicuramente una importante e significativa risposta al problema del sovraffollamento delle carceri portando alla liberazione di un rilevante numero di detenuti, essenzialmente di persone che hanno riportato condanna definitiva".

Secondo Balducci e Boato, però, l’indulto ha fallito nella risposta "al problema del rilevante numero di processi pendenti". Ecco il perché della leggina. Che permetterebbe di accelerare la conclusione dei processi nei quali sono coinvolti soggetti imputati per reati condonati in parte o in tutto dalla 241/2006.

Divenuto legge l’indulto bis, l’imputato potrà chiedere il patteggiamento anche nella fase dibattimentale del processo. Mentre, di regola, l’applicazione della pena su richiesta delle parti è un rito abbreviato cui si può ricorrere solo nella fase preliminare. Risultato: l’imputato riconosce la colpevolezza, contratta con il pubblico ministero la pena e incassa lo sconto previsto con l’indulto. Pure lo Stato ci guadagna - nella logica della proposta e dei suoi presentatori - perché solleva uomini e mezzi da un processo dall’esito scontato e li destina a cose più importanti.

Ma Balducci e Boato si spingono oltre. Prevedono cioè il ricorso al patteggiamento anche in appello e in cassazione. Insomma un colpo di spugna. Intorno al quale potrebbe formarsi la stessa maggioranza trasversale che, a luglio, approvò l’indulto. Con il vantaggio che stavolta non occorrerebbe il quorum dei due terzi. Alla proposta di legge dei Verdi è stata abbinata un testo gemello. Reca la firma di Enrico Costa, avvocato piemontese, deputato di Forza Italia. Il fronte garantista è dunque più che garantista.

Giustizia: caso Welby; commenti di Prodi e Osservatore Romano

 

Gazzetta del Sud, 29 dicembre 2006

 

Non poteva mancare, nella conferenza stampa di fine anno, un passaggio sul caso etico più coinvolgente e lacerante del momento. Prodi non si è sottratto a rispondere ad una scivolosa domanda su Welby e sui funerali cattolici negati. "Nel merito delle decisioni dell’autorità ecclesiastica non entro ha sottolineato il premier ma credo molto nella grandezza della misericordia di Dio". Come a dire: se gli uomini possono anche aver sbagliato, la giustizia sta senz’altro da un’altra parte. Il cattolico Prodi, quindi, non si sbilancia nel giudizio sull’operato del Vicariato di Roma.

Concede, però, un’affermazione netta sul tema politico dell’eutanasia e sulla necessità di una legge che metta in condizione il malato terminale di rinunciare all’accanimento terapeutico. "Sono contrario all’eutanasia sottolinea ma anche all’accanimento terapeutico, una forma di angoscia in molti casi. Credo che il dolore umano vada rispettato e non strumentalizzato; non è un problema legislativo ma di costume, di delicatezza".

Strumentalizzato. È la parola chiave su cui ruota, evidentemente, anche il pensiero di Prodi in merito al caso Welby. Ed è la stessa parola che torna con forza nel fondo dell’Osservatore Romano a firma del bioeticista Francesco D’Agostino e intitolato "Pietà e Chiarezza".

"Il dibattito intorno al caso Welby - scrive D’Agostino - è stato strumentalizzato con il fine evidente di alterare l’orientamento profondamente e istintivamente ostile all’eutanasia dominante in questo Paese". "La pietà, la massima pietà - si legge ancora - è richiesta quando ci si concentra su di un caso umano come quello di Piergiorgio Welby, un caso straziante, ancor più che doloroso".

Tuttavia, "chiarezza, la massima chiarezza, è quella richiesta da un caso politico, come lo stesso Welby ha voluto che si considerasse il suo caso". La personale opinione dell’articolista è che, nel caso, si siano volute strumentalmente, "intenzionalmente e indebitamente confuse" le cure palliative con le pratiche "di sedazione robusta e irreversibile".

Nell’erronea convinzione è sempre il parere di D’Agostino che uno dei doveri dei medici sia quello di aiutare i loro pazienti a morire "esaltando il principio di autodeterminazione del paziente". Il giornale del Vaticano intravede addirittura la possibilità disumana che "nella soppressione legale di tanti malati possano influire motivazioni politico-economiche", fatto assai diverso dall’umana pietà davanti ad un’indicibile sofferenza e al giusto "diritto" dei malati aspettarsi tutele dal sistema sanitario. E sempre sulla strumentalizzazione del caso Welby, ieri è intervenuta sul "Riformista" Anna Serafini, moglie di Fassino e senatrice Ds. "Le parole di Welby andavano ascoltate ha spiegato ma non mi piace il risvolto politico e ideologico che ha preso questa vicenda personale". Il dolore umano va rispettato; non è un problema legislativo ma di delicatezza.

Giustizia: prepotenti al volante? colpevoli di "violenza privata"

 

Ansa, 29 dicembre 2006

 

Compiere manovre azzardate, cimentarsi in brusche frenate con intento "insidioso", ostacolare il sorpasso e tagliare la strada alle altre autovetture: sono condotte che vanno considerate come violenza privata. Lo ha ribadito la Quinta sezione penale della Corte di Cassazione che ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista prepotente condannato dal tribunale di Udine a 15 giorni di reclusione ed a una multa di 300 euro.

Durante un sorpasso in autostrada, alla guida della sua Porsche ed in compagnia di una donna e di un bambino, l’imputato aveva lampeggiato insistentemente un altro automobilista per avere la corsia libera. Dopo aver concluso il sorpasso, iniziò a compiere manovre azzardate con frenate improvvise e violenti cambi di direzione. Tutti atteggiamenti che impedivano al conducente del veicolo appena sorpassato di circolare liberamente. Non contento, l’imputato cominciò a suonare il clacson e a fare "gestacci" all’altro automobilista. Quest’ultimo si rivolse poi alle autorità con una denuncia. Il Tribunale condannò l’uomo per ingiuria e violenza privata. Sentenza confermata in appello dal Tribunale di Trieste.

La Suprema Corte ha bocciato il ricorso dell’imputato che, tra l’altro, contestava l’accusa di violenza privata: "Integra il reato di violenza privata la condotta del conducente di autoveicolo", si legge nella sentenza numero 42276, "il quale compia deliberatamente manovre insidiose al fine di interferire la condotta di guida di un altro utente della strada, realizzando così una privazione della libertà di determinazione e di azione della persona offesa".

Intanto, saranno restituiti entro il 31 dicembre i punti sulle patenti degli italiani. La polizia ha infatti attivato la procedura per la riattribuzione dei punti patente persi dai proprietari di auto prima della sentenza del 24 gennaio 2005 della Consulta che ha dichiarato incostituzionale decurtare punti senza l’effettiva identificazione del conducente dell’auto. Fino ad ora sono già stati restituiti a 19mila automobilisti e la Polizia intende completare le operazioni entro la fine del 2006.

Lombardia: indulto; 73.000 € per reinserimento di ex detenuti

 

Lombardia Notizie, 29 dicembre 2006

 

Regione Lombardia ha deciso di partecipare al progetto del Ministero della Giustizia "Lisola" (Liberati per l’indulto, sostegno al reinserimento lavorativo), rivolto ai quei detenuti che, usciti dal carcere a seguito del provvedimento di indulto, si sono venuti a trovare in situazioni di particolare difficoltà sotto il profilo socio-economico e professionale. Su proposta del presidente, Roberto Formigoni, e dell’assessore alla Famiglia e Solidarietà Sociale, Gian Carlo Abelli, la Giunta regionale ha pertanto destinato oltre 73.000 euro al sostegno di questo progetto, che avrà una durata di 12 mesi.

Il progetto è rivolto in particolare, attraverso percorsi di accompagnamento e di inserimento lavorativo, a chi, uscito dal carcere, non è in grado di trovarsi da solo un’opportunità di lavoro.

Pertanto, in base al progetto "Lisola", prima di lasciare l’istituto di pena il detenuto viene assistito, sostenuto ed aiutato a cercarsi un’occupazione e, una volta trovata, viene supportato durante l’inserimento nel nuovo ambiente. Una sorta cioè di rete per l’integrazione sociale, come peraltro previsto dalla legge regionale del 2005, prima del genere in Italia, sulle "Disposizioni per la tutela delle persone ristrette negli istituti penitenziari della Regione Lombardia", con la quale la Regione concorre a tutelare la dignità delle persone, adulte e minori, ristrette negli istituti di pena. In Lombardia sono 3.200 i detenuti che hanno beneficiato dell’indulto, di cui oltre la metà provenienti dalle carceri milanesi di San Vittore, Opera e Bollate.

Palermo: tre nuovi progetti contro la devianza minorile

 

La Sicilia, 29 dicembre 2006

 

"Alla scoperta di..." è il titolo del progetto approvato dalla Giunta comunale per prevenire il disagio e la devianza minorile. È destinato ai bambini d’età compresa tra 7 e 11 anni, agli adolescenti tra 12 e 18 anni a donne adulte e gruppi di genitori. Il progetto si realizzerà al centro Sant’Anna di piazza Kalsa e consiste in visite guidate, stage in un centro di turismo agricolo e rurale e una serie di incontri di orientamento professionale con un’associazione di donne imprenditrici.

Il costo per le casse comunali è di 19 mila euro. Sempre per il centro Sant’Anna, la Giunta ha approvato, ad un costo di circa 12 mila euro, la prosecuzione della collaborazione con l’istituto figlie di Sant’Anna per le attività sociali di supporto. Prosecuzione di attività, invece, per il progetto "Crescere insieme" della cooperativa Corim, rivolto a nuclei familiari in difficoltà con minori da 0 a 16 mesi. Il costo per le casse dell’amministrazione è di 16 mila euro. Prorogato anche il progetto "Io, tu, noi...", dell’associazione Jus vitae rivolto ai minori a rischio di disagio della seconda circoscrizione per un costo di 12 mila euro. Infine, la giunta ha dato il via libera anche all’atto d’indirizzo per il potenziamento delle attività sociali, realizzato dal settore, di concerto e in coprogettazione con l’Unione degli assessorati alle politiche socio-sanitarie e del lavoro, e alla presa d’atto del progetto "Centro emergenza indulto".

Reggio Calabria: da regione 3 computer in regalo per i detenuti

 

Quotidiano di Calabria, 29 dicembre 2006

 

"Un piccolo gesto di attenzione e solidarietà per contribuire al reinserimento sociale dei detenuti". È questo il significato dell’omaggio natalizio - tre computer dell’ultima generazione, completi di software e periferiche - che la Presidenza del Consiglio regionale della Calabria ha voluto porgere all’Amministrazione penitenziaria reggina. La consegna degli strumenti di lavoro è avvenuta nella casa circondariale di via San Pietro, dove numerosi detenuti, lo scorso anno, hanno frequentato un corso d’informatica conseguendo il certificato ECDL, la cosiddetta "patente europea del computer". Adesso, con i tre PC messi a disposizione dalla Presidenza del Consiglio regionale, agli stessi carcerati verrà data la possibilità di esercitare ed approfondire le conoscenze informatiche. Anche per questa via sarà agevolato il percorso di reinserimento nel circuito sociale e lavorativo di quanti stanno scontando una pena. I personal computer sono stati consegnati al direttore della casa circondariale reggina, dottoressa Maria Longo. Si tratta di strumenti perfettamente efficienti e completamente riassemblati, che erano già in uso agli uffici dell’Assemblea di palazzo Campanella: l’iniziativa, dunque, non ha comportato spese per il Consiglio regionale.

Piacenza: a capodanno gli amministratori comunali in carcere

 

Sesto Potere, 29 dicembre 2006

 

L’Amministrazione comunale ha portato gli auguri di buone feste anche ai detenuti del carcere delle Novate, insieme ai volontari penitenziari e agli esponenti di alcune associazioni che operano da tempo all’interno della locale Casa Circondariale.

Circa un mese fa, in un incontro con i Servizi Sociali del Comune di Piacenza, i volontari avevano lanciato la proposta di regalare un panettone ad ogni persona detenuta al fine di ribadire la volontà di non dimenticare chi si trova in una condizione particolarmente triste.

L’Amministrazione comunale, attraverso l’operatore sociale Brunello Buonocore, che opera per conto del Comune presso la struttura chiusa di via delle Novate, è riuscita ad esaudire la richiesta, anche grazie alla disponibilità di Coop Nordest, che ha donato gratuitamente trecento panettoni.

I volontari dell’associazione Oltre il Muro, della Caritas Diocesana, della Comunità Papa Giovanni XXIII, della Conferenza di S. Vincenzo e dall’associazione La Ricerca hanno realizzato un biglietto di auguri tradotto in più lingue.

La consegna di panettoni e biglietti è avvenuta sabato scorso, quando, dopo l’incontro con il direttore dell’istituto, Caterina Zurlo, l’assessore alle Politiche Sociali Leonardo Mazzoli, insieme a Brunello Buonocore e ad una delegazione di volontari penitenziari, si è recato nella palestra dell’istituto carcerario, dove ha incontrato un gruppo di detenuti delle sezioni maschili, che a loro volta hanno poi provveduto a consegnare dono e biglietto d’auguri ad ogni detenuto. Ha fatto seguito un breve saluto nella sezione femminile.

Enna: iniziative per le festività anche alla Casa Circondariale

 

Vivi Enna, 29 dicembre 2006

 

Una serie di iniziative stanno accompagnando i detenuti della Casa circondariale di Enna in queste festività grazie ad un progetto avviato dallo stesso carcere e dall’Anfe che ha aperto uno sportello all’interno delle mura carcerarie che si propone di sbrigare i bisogni dei detenuti.

Una tavola rotonda sul tema "Senso della pena e nuove frontiere della socialità" è servita a discutere su quella che è la situazione nelle carceri, ma anche per sensibilizzare la gente su un tema importante. Presenti per l’occasione il presidente della provincia, Cataldo Salerno, il vescovo monsignor Pennisi, l’assessore regionale Colianni, il presidente del tribunale di sorveglianza di Caltanissetta, Francesco Grisella Vella, e l’assessore comunale alle politiche sociali Vittorio Di Gangi. Presenti anche molti rappresentanti delle associazioni, che sono parte attiva nel progetto "Raggio… di Luce" rivolto ai detenuti delle carceri di Enna, Nicosia e Piazza Armerina, tra questi Claudio Faraci della Don Milani.

La direttrice della casa circondariale di Enna, Letizia Bellelli, ha invece illustrato le numerose attività che si svolgono all’interno delle mura carcerarie ennesi e la disponibilità della comunità cittadina ad aiutare i detenuti. Da lunedì 11 dicembre sono stati impegnati nella preparazione dell’albero dei pensieri, in giochi con le carte, mentre il 19 dicembre scorso è stato proiettato un film; nella chiesa di San Bartolomeo invece era stata inaugurata la mostra di oggetti realizzati dai detenuti, mentre mercoledì 20 è stata realizzata una rappresentazione teatrale.

Venerdì 21 dicembre alla presenza del vescovo, monsignor Pennini che ha anche donato dei calendari, e del vicario generale della diocesi di Caltanissetta, Giuseppe La Placa, sono state celebrate due messe animate dal coro di San Francesco accompagnato dal superiore padre Vincenzo Sedita. Soddisfatto per la sensibilità dimostrata verso i detenuti padre Giacomo Zangara che nel sottolinearne la loro volontà ad inserirsi nella società aggiunge: "Auspico che si possa continuare per far sentire una presenza di incoraggiamento e far riprendere la strada smarrita della giustizia e della verità afferma padre Giacomo che conclude- celebrare il Natale con questi nostri fratelli reclusi significa condividerne la nascita del Salvatore che per primo ha condiviso la sua reincarnazione con gli altri".

Catanzaro: progetto per i minori inseriti nel circuito penale

 

Quotidiano di Calabria, 29 dicembre 2006

 

 

Sarà presentato giovedì 28 dicembre a Catanzaro il progetto Equal "Ipotesi di lavoro", coordinato dall’Istituto Don Calabria di Verona in partenariato con il Ministero della Giustizia - Dipartimento Giustizia Minorile, il Comune di Milano, il Coordinamento nazionale comunità di accoglienza, il Consorzio nazionale cooperazione sociale Gino Matterelli, la Fondazione Enaip Lombardia e Sfera servizi formativi. "L’iniziativa - è detto in un comunicato del Centro per la Giustizia minorile di Calabria e Basilicata - riguarda l’occupabilità di minori e giovani, dai 14 ai 25 anni, inseriti nel circuito penale minorile interno ed esterno, beneficiari diretti cui trasferire capacità e competenze tramite azioni di orientamento, formazione mirata ed inserimento lavorativo". All’incontro con i giornalisti, moderato da Massimo Martelli, coordinatore delle sperimentazioni territoriali per la Calabria e la Basilicata, parteciperanno Serenella Pesarin, direttore generale per l’attuazione dei provvedimenti giudiziari del Ministero della Giustizia - Dipartimento giustizia minorile); Angelo Meli dirigente del Centro giustizia minorile Calabria e Basilicata; Alessandro Padovani e Sabrina Brutto, coordinamento nazionale Equal Ipotesi di lavoro - Istituto Don Calabria - Verona e i referenti territoriali del progetto.

Avellino: in arrivo i fondi per 150 nuovi posti-detenuto

 

Il Mattino, 29 dicembre 2006

 

Il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, ha riformulato il Piano straordinario pluriennale di interventi di edilizia penitenziaria per il finanziamento disponibile (euro 67 milioni e 212 mila euro circa) che rischiava di andare perduto per la realizzazione di nuovi padiglioni detentivi. Nel piano straordinario, rientrano anche due istituti di pena della regione Campania, quelli di Avellino e S. Maria Capua Vetere.

In pratica, nel capoluogo irpino, sarà realizzato un nuovo padiglione di 150 posti (il cui costo è di euro 7 milioni e 600mila euro) e a S. Maria Capua Vetere di 300 posti (euro 13 milioni e 300mila). Da Roma, la segreteria particolare del ministro Mastella fa sapere che le gare d’appalto per la realizzazione dei nuovi padiglioni sono state già esperite e che i lavori, di conseguenza, potrebbero iniziare molto presto.

"C’era la necessità di procedere - spiega Pasquale Giuditta (Udeur), che ha sollecitato l’intervento - al potenziamento della capienza dei penitenziari, in un momento in cui l’esecuzione degli interventi risulta facilitato dalla contenuta presenza di detenuti per effetto del recente indulto".

Udine: 11 preti scrivono; carcere va profondamente trasformato

 

Il Gazzettino, 29 dicembre 2006

 

"Ero in prigione e siete venuti a trovarmi". Il versetto del Vangelo di Matteo è diventato il titolo della quarta Lettera aperta alle persone e alle comunità del Friuli Venezia Giulia, dedicata a chi è privato della sua libertà. Una missiva decisamente speciale, che ancora una volta arriva dal gruppo di sacerdoti che qualcuno ama definire ("sbagliando di grosso", assicurano loro) "vicini ai no global". "Siamo semplicemente - avverte don Giacomo Tolot, il parroco di Vallenoncello che non ama il semplicismo delle etichette - persone che cercano d’impegnarsi nel sociale. Magari anche dicendo cose considerate scomode".

Sono gli udinesi Pierluigi Di Piazza, Franco Saccavini, Luigi Fontanot e Federico Schiavon; i goriziani Andrea Bellavite e Alberto De Nadai; i triestini Mario Vatta e Alex Cogliati; i naoniani Giacomo Tolot di Valle, Alessandro Paradisi delle Grazie e Piergiorgio Rigolo, cappellano del carcere. Insieme, dal 2003 in poi, scelgono l’insolito pulpito rappresentato dalla lettera (distribuita in migliaia di copie) per parlare di temi come l’immigrazione, la povertà, il disarmo e, in questo caso, la galera.

"In diverse situazioni - segnalano nel loro testo, dopo un’ampia premessa dottrinale - ci pare che le leggi non siano la forza dei deboli". Non solo: "Chi sbaglia nella società è chiamato a pagare. La convinzione della pena giusta e sicura può favorire un clima sociale più rassicurato, come l’attenzione e la premura per le vittime e i loro familiari". Tuttavia "più di qualche volta emerge la diffusa mentalità che pretende di colpire in modo esemplare, riducendo alcuni a capri espiatori". Si va al dunque: "Per l’espiazione delle pene ci sono le carceri: è l’altro luogo, totalmente segregato dal primo. Alcuni di noi lo frequentano spesso e vi incontrano le persone che in gran parte sono quelle viste nella società e prima già conosciute". Gente "povera, materialmente sola, abbandonata ai margini, sofferente nel corpo e nella psiche, dipendente da sostanze".

Tra il fuori e il dentro c’è quindi una sorta di continuità, "quella dell’indifferenza, dell’emarginazione e dell’abbandono. Anche nella nostra regione c’è un Centro di permanenza temporanea, per contenere immigrati da identificare con modalità di reclusione e non certo d’accoglienza". "Le condizioni del carcere sono disumane - incalzano i preti - per sovraffollamento, inattività, solitudine, abbandono, mancanza di futuro e speranza. Per gli stranieri si aggiungono altri problemi: lingua, minore assistenza, lontananza da casa. Si può affermare che questa società ha bisogno di questo carcere".

E il tanto criticato indulto? "Rispetto agli allarmismi - è la tesi degli 11 - meno di un migliaio tra le 23mila persone liberate è poi tornata dietro le sbarre violando la legge". Infine un richiamo a Lorenzo Milani: "La politica è l’arte di uscire insieme dai problemi, tutto il resto è egoismo". E don Rigolo organizza nel Castello di Pordenone i venerdì culturali: incontri su pace, amicizia, fede, leggi, Costituzione, legalità, giornali.

Treviso: comunità per tossicodipendenti chiude "causa indulto"

 

Il Gazzettino, 29 dicembre 2006

 

Sulla decisione di cessare l’attività terapeutica della Piccola Comunità di via Molmenti, il Consiglio di amministrazione interviene per spiegarne i motivi: l’indulto ha fatto precipitare di colpo da 22 ad 8 il numero degli ospiti e le istituzioni competenti non hanno provveduto al reintegro degli utenti. "Con il Ser.T. dell’Usl 7 e l’Associazione Comunità Giovanile di Conegliano - spiega il Cda - era stato sottoscritto un progetto di riqualificazione dell’attività per adeguare la tipologia degli utenti e per venire incontro alle principali esigenze del territorio dell’Usl 7, favorendo una stretta collaborazione tra gli enti, con la possibilità di un contributo di 50 mila euro dell’Usl; era stato ipotizzato anche l’appoggio della conferenza dei sindaci; ma né l’uno né l’altro hanno trovato concretizzazione nei tempi attesi". Il progetto ha avuto avvio l’1 luglio scorso.

"Dopo due mesi e mezzo, in cui sembrava che il progetto potesse proseguire correttamente - continua il Cda - sono emersi alcuni problemi e sono sopraggiunte pesanti situazioni imprevedibili che hanno comportato l’arresto del progetto stesso". "A causa dell’indulto e del mancato reintegro degli utenti dai 22 ospiti di luglio si è scesi immediatamente a 8 - puntualizza - con risvolti economici negativi sul bilancio della Piccola Comunità, che avrebbe comportato in proiezione un extra deficit non previsto di circa 150 mila euro; sarebbe andato ad aggravare una situazione finanziaria non del tutto ancora risanata".

Negli ultimi anni la Piccola Comunità si era dedicata in particolare ad un’utenza caratterizzata da una doppia problematica costituita dall’alcoldipendenza e tossicodipendenza collegata a disturbi psichiatrici. Per l’unica sede rimasta attiva a Conegliano diventava indispensabile una stretta collaborazione con l’ente pubblico.

"Appariva l’unica soluzione, anche se gravosa economicamente, per l’aggiunta di altro personale previsto dalle condizioni di accreditamento - rileva il Cda - secondo le normative vigenti, capace però di garantire un futuro certo alla Piccola Comunità". Lo scorso marzo l’assemblea aveva proposto tre direttive da seguire: anzitutto la specializzazione degli interventi a favore delle persone alcol-tossicodipendenti, cosiddette ricorrenti; in secondo luogo l’avvio nei primi mesi del 2007 di un modulo semiresidenziale per l’accoglienza diurna di utenti del Sert.T. di Conegliano; infine riavviare un micro modulo di "doppia diagnosi" per tossicodipendenti con problemi psichiatrici, sempre provenienti dal Ser.T. Sembrava che il progetto avviato in luglio consentisse di seguire questo cammino, ma il crollo del numero degli utenti lo ha interrotto.

Siracusa: teatro-carcere con associazione "Dietro lo specchio"

 

La Sicilia, 29 dicembre 2006

 

Gli spettacoli teatrali, si sa, non sono affatto rari a Natale e se ad assistervi non è il consueto pubblico di parenti o appassionati, ma un gruppo di detenuti e il palcoscenico è all’interno di un carcere, allora si tratta di qualcosa di più di un semplice spettacolo.

È accaduto mercoledì nella casa circondariale di Cavadonna, davanti a un numeroso e attento pubblico di ospiti del penitenziario che ha affollato uno dei saloni. L’iniziativa è stata promossa dall’associazione culturale "Dietro lo specchio" di Belvedere, con il patrocinio del Comune aretuseo, ed è stata presentata ieri mattina nella sala stampa Archimede del palazzo municipale. Erano presenti all’incontro il senatore Roberto Centaro, il presidente dell’associazione Natale Perez, il promotore del progetto Massimo Gionfriddo, e un’operatrice del carcere di Cavadonna, Felicetta Cataldi.

La commedia messa in scena è stata "U Natali difittusu", curata dalla compagnia teatrale "Le menti instabili" coordinata da Corrado Vella, regista dello spettacolo e vice-presidente dell’associazione onlus. L’iniziativa è la prima organizzata dal neonato gruppo culturale belvederese, e ha avuto quale fine quello di stare "accanto" in questo particolare periodo dell’anno a persone che vivono lontane dagli affetti più cari. Un progetto accolto con favore dalla direttrice del carcere, Angela Gianì, e sposato con entusiasmo dall’ex-presidente della Commissione antimafia Roberto Centaro, che ha sottolineato la valenza sociale dell’iniziativa.

"Il nostro intento è quello di coinvolgere i giovani del quartiere di Belvedere - spiega il presidente Natale Perez - e assecondare i loro entusiasmi sulla scia di successi come la scorsa rassegna Estate belvederese e la Via Crucis vivente che li ha visti protagonisti. Divenire una sorta di laboratorio dove ognuno possa coltivare le proprie passioni". Gli ha fatto eco Massimo Gionfriddo, che è anche consigliere della circoscrizione, il quale ha ringraziato l’amministrazione comunale e quanti hanno lavorato al progetto, oltre che il parroco della frazione Massimo Di Natale

 

Il complesso carcerario ospita 270 persone

 

Il complesso carcerario di contrada Cavadonna, sulla superstrada Siracusa-Canicattini, è sorto nel ‘97 e con un costruttivo lavoro di rete è ormai presente nel tessuto sociale della città e nel territorio siracusano. Oltre alla direzione è gestito dal personale del comparto ministeri e dal corpo della Polizia penitenziaria. Del primo fanno parte i sanitari, gli educatori, i ragionieri, gli amministrativi; del secondo, gli ispettori, i sovrintendenti, gli assistenti, gli agenti. Un sacerdote cappellano, inoltre, fornisce l’assistenza spirituale e un numeroso gruppo di volontari fa da corollario alla vita interna della struttura. Gli ospiti, italiani ed europei, sono circa 270, con una percentuale del 30% di stranieri. All’interno della casa circondariale di Siracusa esiste e opera un biscottificio in cui lavorano cinque detenuti. L’attività è gestita dalla cooperativa "L’arcolaio".

Palermo: visita a sorpresa del cardinale agli ex detenuti

 

La Sicilia, 29 dicembre 2006

 

Nel giorno della sua festa, per il 33° anniversario dell’ordinazione episcopale, non li ha dimenticati. Non li ha dimenticati, ed anzi ha voluto portare personalmente la sua parola di conforto, a loro che, i giorni natalizi, li stanno trascorrendo accampati nelle tende di fronte a Palazzo delle Aquile per chiedere casa e lavoro.

Visita a sorpresa del cardinale Salvatore De Giorgi agli ex detenuti che per settimane hanno occupato il "Pallone" di viale del Fante e che da giorni, dopo lo sgombero, hanno "traslocato" a piazza Pretoria, davanti al palazzo municipale. L’arcivescovo si è presentato agli ex detenuti subito dopo la messa, celebrata nel pomeriggio in cattedrale, per l’ordinazione di cinque nuovi diaconi. E con loro si è intrattenuto a lungo, ascoltando i loro problemi e portando parole di conforto e il suo impegno a perorare la loro causa, almeno sino a quando resterà in città. Gli ex detenuti e il cardinale De Giorgi hanno pregato insieme, nella piazza. Al termine della visita l’arcivescovo ha donato ai manifestanti alcuni ricordini, con l’immagine di Papa Giovanni Paolo II e della Madonna.

Una visita che ha confortato i protagonisti di questa protesta, che va avanti ormai da mesi. Gli ex detenuti chiedono che si trovi una strada per stabilizzarli, in modo da garantire a loro e alle loro famiglie un futuro più sereno. Il cardinale De Giorgi tornerà a Palazzo delle Aquile il Primo gennaio, per la tradizionale messa a Palazzo di Città. L’appuntamento è per le 11.

Immigrazione: a Foggia integrazione in movimento con Baobab

 

Gazzetta del Sud, 29 dicembre 2006

 

Uno spazio aperto, in costante movimento. Un luogo di incontro e scambio, di integrazione e conoscenza fra la realtà stranierà e quella italiana. Il primo anno di vita del Centro Interculturale "Baobab - sotto la stessa ombra" è stato più che positivo, ha dato il via "a percorsi che hanno consentito a molti cittadini immigrati di uscire fuori dall’emarginazione e di poter avviare relazioni amicali" ricorda Domenico La Marca, responsabile del Centro.

Per questo l’esperienza non poteva fermarsi. Anzi, viene rilanciata con l’ingresso nel progetto della Provincia di Foggia, che ha scelto di affiancare l’iniziativa promossa dall’assessorato regionale alla Solidarietà, dall’assessorato comunale all’Immigrazione, dall’ufficio scolastico regionale e gestita dalla cooperativa Arcobaleno. D’altronde, i "freddi" numeri dell’attività fin qui svolta dentro e fuori le mura della struttura disegnano un quadro che fa ben sperare per il futuro dell’integrazione e della mediazione interculturale in Capitanata.

Allo sportello informativo realizzato all’interno di Baobab, infatti, dal 27 marzo al 27 dicembre si sono rivolti 200 utenti, di cui 150 cittadini stranieri mentre il restante sono italiani. Inoltre, l’attivazione del sito www.centrointerculturale.foggia.it con news, approfondimenti, documentazioni è stato visitato da 8.862 navigatori di internet, ma soprattutto "ha permesso di farci conoscere a livello locale e nazionale".

E tra le iniziativa più interessanti dell’intuizione dell’assessorato retto da Michele Del Carmine, trova spazio l’attivazione dello sportello per i detenuti stranieri all’interno del carcere. "Dopo la sottoscrizione del protocollo di intesa nel mese di maggio, con la stretta collaborazione dei servizi sociali del penitenziario e del cappellano - spiega La Marca - ogni giovedì ascoltiamo i detenuti immigrati per conoscere i loro problemi, le cose di cui hanno bisogno". Attualmente, i mediatori del Centro Interculturale ne hanno incontrato 80 e, in collaborazione con la Fondazione Migrantes della Cei, è stata anche effettuata una ricerca sulla condizione dei detenuti i cui dati saranno presentati nei primi mesi del nuovo anno".

Inoltre, il "percorso" intrapreso nel carcere ha consentito a operatori e mediatori di Baobab di tirare fuori la vena creativa e artistica degli stranieri chiusi in prigione. "Sono stati avviati due corsi di lingua italiana - continua La Marca - . Le allieve hanno tradotto un simpatico ricettario dal mondo, mentre gli allievi hanno raccolto alcune poesie che ci piacerebbe poter pubblicare".

Ma Baobab è stato anche un crocevia di culture, di non-confine, di accoglienza per le numerose comunità straniere che vivono a Foggia e in Capitanata. Nel corso dell’anno, tra le diverse manifestazioni, si sono sviluppati: i corsi di Djembé a cui hanno partecipato 28 persone; il cineforum "Storie oltre frontiera" con la proiezione di quattro film sul tema dell’immigrazione con l’obiettivo di infrangere i pregiudizi; gli incontri con le scuole per seminare negli alunni più piccoli la conoscenza ed il rispetto verso le altre culture ed il mondo immigrato. Nel futuro di Baobab, dunque, c’è l’intenzione di dare vita alla costituzione di "una consulta provinciale dell’immigrato e - conclude La Marca - la creazione di un "sistema" con le scuole stranieri e quelle italiane".

Iraq: l’esecuzione di Saddam forse già nel fine settimana

 

Associated Press, 29 dicembre 2006

 

Potrebbe avvenire entro la fine della settimana l’esecuzione di Saddam Hussein. Per questo il presidente Bush avrebbe già allertato il governo degli Stati Uniti. Questo quanto rivelato all’Associated Press da un esponente dell’amministrazione americana.

Con 150.000 militari in Iraq e la minaccia del fronte dei lealisti del deposto regime di ritorsioni nei confronti degli americani, l’allerta è inevitabile. La pena di morte, per impiccagione, è stata confermata in appello martedì scorso dalla massima corte di Baghdad e deve essere eseguita entro un mese dalla sentenza. Il governo iracheno spingerebbe per consegnare Saddam al boia entro la fine dell’anno, prima cioè della celebrazione musulmana dell’Eid, che cade il 30 dicembre. Un collaboratore del premier iracheno Nouri al Maliki ha indicato che il rais rimarrà detenuto in una prigione militare americana fino a quando le autorità irachene non lo prenderanno in consegna, il giorno fissato per l’esecuzione.

Intanto la Casa Bianca teme che l’esecuzione di Saddam Hussein possa lasciare dietro di sé una scia di violenze in Iraq. "Per il nemico tutte le scuse sono buone per fomentare la violenza", ha detto il portavoce Scott Stanzel. "Stiamo seguendo il problema", ha aggiunto. Sulla condanna dell’ex rais dalla Florida si è espresso anche George Bush senior, "molto soddisfatto" della conferma della condanna alla pena capitale.

Iraq: gli Usa hanno consegnato Saddam alla polizia irachena

 

Associated Press, 29 dicembre 2006

 

L’ex raìs Saddam Hussein è stato consegnato alle forze irachene. Lo ha annunciato il suo avvocato precisando che ufficiali statunitensi gli hanno anche chiesto di raccogliere tutti gli effetti personali di Hussein. Sarebbe dunque vicino il momento dell’esecuzione dell’ex dittatore iracheno.

Ma il governo di Baghdad, forse per evitare il caos nel Paese, ha smentito: "La sentenza eseguita tra un mese". Uno degli avvocati dell’ex presidente, Khalil al-Dulaimi ha detto: "Responsabili americani mi hanno chiamato e mi hanno chiesto di prendere gli effetti personali del presidente e di Barzan al Tikriti", il fratellastro di Saddam anch’egli condannato a morte per la strage di Dujail. Pochi minuti dopo è arrivata la versione del governo iracheno che infittisce il giallo. Il ministero della Giustizia iracheno ha smentito di aver preso in custodia Saddam Hussein dagli americani e ha detto che l’ex presidente non sarà messo a morte prima di un mese. Ma forse si tratta solo di un modo per evitare il caos in tutto il Paese comunicando l’avvenuta esecuzione della pena capitale solo quando eseguita.

Iraq: Mastella; la pena di morte non è mai una soluzione

 

Agi, 29 dicembre 2006

 

"Il mio fermo e deciso no alla pena di morte che non può essere mai considerata una soluzione". Lo sottolinea il ministro della Giustizia e segretario dei Popolari Udeur, Clemente Mastella, che, a proposito della decisione dei giudici irakeni di dare il disco verde all’impiccagione di Saddam Hussein, aggiunge: "Come cattolico laicamente impegnato in politica sono fermamente convinto che la vita sia un dono che non può essere concesso o negato dagli uomini. Questo non significa difendere chi si è macchiato di gravissimi crimini. Significa non voler cedere alla logica di una punizione che diventa vendetta e non giustizia, che genera odio e non pacificazione, che calpesta i principi della nostra democrazia. Mi auguro - conclude Mastella - che non si decida di punire Saddam con il patibolo perché sarebbe una grave sconfitta per l’Occidente con il rischio di trasformare un dittatore in un martire".

Giappone: in dicembre giustiziati quattro condannati a morte

 

Associated Press, 29 dicembre 2006

 

Eseguite quattro condanne a morte in Giappone nel mese di dicembre. L’ultima esecuzione era avvenuta nel settembre del 2005. La ripresa sarebbe da collegare alla presenza di un nuovo ministro della giustizia, dopo la sostituzione del precedente, di fede buddista e contrario alla pena di morte.

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