Rassegna stampa 2 dicembre

 

Giustizia: Dap; la vera battaglia è sul vice di Ettore Ferrara

 

Vita, 2 dicembre 2006

 

Fatto il capo, si apre la partita sulla nomina del numero due di Ettore Ferrara, il 55enne giudice napoletano, ormai ex capo di gabinetto del ministro della Giustizia Clemente Mastella (carica che ricopriva dal 31 maggio scorso), che in questi giorni prenderà posto sulla poltrona di comando dell’amministrazione penitenziaria. Ferrara ha bruciato sul filo di lana i favoriti dell’ultima ora: Paolo Mancuso, Giovanni Tamburino e Giuseppe Ayala.

Una débâcle collettiva determinata da una serie infinita di veti e controveti (soprattutto interni alla maggioranza) che hanno spinto Mastella a una scelta autonoma. Noti gli orientamenti politici di Ferrara fortemente ancorati al centro. In magistratura dal 1974, componente del Csm fra il 1998 e il 2002, è un uomo di punta di Unicost, la corrente moderata e maggioritaria fra le toghe. Il qualificato curriculum del civilista Ferrara è però totalmente digiuno di carcere.

"Ma con questa scelta si inverte la tendenza a nominare in Largo Daga un pm", nota il presidente dell’associazione Antigone, Patrizio Gonnella. Insomma, Ferrara non dovrebbe proprio caratterizzarsi come un giustizialista. Un’impressione confermata dai rumors dei corridoi del Palazzo di giustizia napoletano, che descrivono "un giudice storicamente molto vicino agli avvocati "Di lui si dice anche che non ami tornare troppo tardi a casa la sera. Ma che, comunque, non sia uno yesman. In passato qualche screzio con Mastella c’è stato. E neanche così tenero. Per governare i 207 penitenziari italiani, i quasi 40mila detenuti e gli oltre 42mila agenti, Ferrara però avrà bisogno di una squadra affiatata. A maggior ragione per la sua poca familiarità con i meccanismi del sistema carcerario. Sarà quindi decisiva la scelta del vice.

Considerando poco probabile la conferma dell’attuale incaricato Emilio Di Somma, rimangono in pista due nomi forti: Sebastiano Ardita e Francesco Maisto. Il primo, attuale responsabile della Direzione generale detenuti e trattamento, si porta dietro la zavorra della sua vicinanza agli ambienti di An, che lo rendono indigesto a buona parte della maggioranza, anche se al ministero la sua professionalità sembra godere di buon apprezzamento. Quanto a Maisto, sostituto procuratore a Milano, uno dei più apprezzati esperti di carcere in Italia, è il nome più gradito al mondo degli operatori e del volontariato e a parte della maggioranza (sottosegretario Manconi incluso).

Giustizia: rapporto Censis 2006 su "sicurezza e cittadinanza"

 

Comunicato stampa, 2 dicembre 2006

 

Indulto: che cosa è stato fatto, che cosa si poteva fare. Al 31 luglio 2006 risultavano presenti nelle carceri 60.710 detenuti, a fronte di una capienza massima di 43.233 unità. Di questi 38.134, pari al 62,8% risultavano condannati. Gli stranieri erano 20.088, pari al 33,1% della popolazione carceraria. Al primo marzo 2006 i tossicodipendenti presenti in carcere erano 16.185 (pari al 27 % del totale dei detenuti) e si contavano 11.800 detenuti affetti da patologie del sistema nervoso o da disturbi mentali. In aumento i suicidi, passati dai 52 del 2004 ai 57 del 2005. Il 30 settembre del 2006, a due mesi dall’indulto, le carceri italiane avevano una popolazione complessiva di 38.326 detenuti, al di sotto della soglia della capienza massima.

La criminalità al passo coi tempi. Tra il 1998 e il 2004, il numero di articoli contraffatti sequestrati alle frontiere della Ue è aumentato di oltre il 1.000%, passando dai 10 milioni del 1998 agli oltre 103 milioni del 2004. In Italia, le stime indicano, nel 2003, un volume di merci contraffatte pari ad un valore di circa 1,5 miliardi di euro. Tra il 2003 e il 2004, la Guardia di Finanza ha sequestrato in tutto il territorio italiano oltre 129 milioni di pezzi tra abbigliamento (19,4%), elettronica (7,9%), beni di consumo (36,9%) e giocattoli (35,8%). Complessivamente le truffe e le frodi informatiche denunciate all’Autorità Giudiziaria dalle Forze di Polizia sono cresciute del 36,5% nell’ultimo anno, passando da 66.294 a 90.523.

In prossimità dei cittadini. Il servizio di prossimità più innovativo è rappresentato senza dubbio dal Commissariato on line (www.commissariatodips.it), inaugurato il 15 febbraio di quest’anno. Si tratta del primo e unico tentativo al mondo di attivare un commissariato virtuale. Dal 15 febbraio al 30 settembre 2006 il sito ha avuto 258.709 visitatori; e di questi 17.574 per più di una volta, per una durata media delle visite di 4 minuti circa. Per quanto riguarda la tipologia degli interventi richiesti, vi sono state 4.822 richieste di informazioni; le segnalazioni sono state 2.203; le denunce sono state 1.968.

L’immigrazione al Sud tra stabilizzazione delle presenze e difetto di programmazione. Ciò che emerge dall’analisi dei contesti migratori delle grandi città del Sud è un lento ma progressivo mutamento del fenomeno, animato da tendenze comuni: il consolidamento delle presenze per cui in tutte le città si registra una crescita importante che, seppur inferiore a quella media italiana, raggiunge punte alte soprattutto a Reggio Calabria (+157,4%) e a Napoli (+116,9%); la femminilizzazione dei flussi, evidente in particolare a Napoli ove la popolazione femminile sfiora il 65% del totale; una spiccata multietnicità, per cui nelle città analizzate sono presenti, in larga parte, stranieri originari di paesi orientali (dell’Europa dell’Est e dei Paesi affacciati sull’oceano indiano) e, in misura minore, dell’Africa e dell’America Latina; la distribuzione polarizzata dei migranti, concentrati nella zona centrale e in quelle della periferia estrema del territorio comunale.

Verso un modello italiano di accoglienza e integrazione per richiedenti asilo e rifugiati. Nel 2005 nel nostro Paese sono state presentate 9.350 domande di asilo, appena il 4% delle 237.840 richieste complessivamente inoltrate negli Stati dell’Unione Europea. Anche per numero e incidenza di rifugiati l’Italia non è tra i primi Paesi in Europa: i 20.675 rifugiati al 2005, pari ad un’incidenza di 0,4 per 1.000 residenti, non sono in alcun modo comparabili a quelli presenti in Germania o in Francia.

Giustizia: la Cassazione annulla condanna di Cesare Previti

 

La Repubblica, 2 dicembre 2006

 

I processi sulla vicenda Sme sono nulli: la procura di Milano era "incompetente" a istruire il procedimento e gli atti vanno trasferiti a Perugia. La VI sezione penale della Cassazione ha annullato entrambe le sentenze di merito, di primo e di secondo grado, emesse dai giudici milanesi. Tutto da rifare, quindi. E la prescrizione è ormai certa, come ha immediatamente sottolineato la difesa dell’ex ministro della Difesa Cesare Previti: "Il Tribunale di Perugia dichiarerà la prescrizione del reato", ha affermato il professor Giuseppe Gianzi, avvocato dell’esponente di Forza Italia, ricordando che in base ai calcoli degli stessi giudici il termine della prescrizione è fissato all’aprile 2007 "quindi il processo si dichiarerà prescritto subito". E rimarcando che la sentenza di stasera "è importante perché la Cassazione ha riconosciuto che questo processo è nato male".

"Questa decisione della Cassazione è per noi una soddisfazione enorme e incredibile. Abbiamo sempre portato avanti questa battaglia sostenendo l’idea dell’incompetenza del tribunale di Milano. Ora finalmente festeggiamo ma allo stesso tempo siamo molto rammaricati per aver sprecato tempo e denaro", ha commentato l’avvocato Giorgio Perroni, difensore di Previti insieme al professor Gianzi e Alessandro Sammarco. Il legale ha quindi aggiunto che aveva già sentito Previti al telefono e che "è molto felice".

Nessun commento da parte dell’ex pm del pool Mani pulite Gherardo Colombo. "Non ho nulla da dire", ha tagliato corto Colombo, ora magistrato in Cassazione che, con la collega Ilda Boccassini, ha condotto le indagini e il processo di primo grado che portò alla condanna di Previti e altri imputati. Preferisce non commentare anche l’avvocato dello Stato Massimo Giannuzzi, almeno finché non avrà letto le motivazioni della sentenza.

Con la decisione della Cassazione di annullare le sentenze di primo e secondo grado, vengono cancellate le condanne dei principali imputati: il deputato Previti (cinque anni), l’avvocato Attilio Pacifico (quattro anni) e il magistrato Renato Squillante (sette anni). Inutile dire che i legali degli altri protagonisti della vicenda si sono detti soddisfatti della pronuncia della suprema corte.

Dopo 11 anni di inchiesta e processi si torna di fatto alla fase delle indagini preliminari. In base alla decisione della Cassazione, il fascicolo torna infatti al pm il quale, sulla base delle indagini svolte a Milano, potrà depositare gli atti e riformulare la richiesta di rinvio a giudizio. Ma se si supererà il prossimo mese di aprile, sarà lo stesso pm a chiedere al gip di archiviare il tutto per prescrizione dei reati.

Cesare Previti e Attilio Pacifico sono invece "pregiudicati" per le condanne definitive nel caso Imi-Sir: sei anni ciascuno. Squillante, assolto in Cassazione per Imi-Sir (era stato condannato a 5 anni in appello) torna "pulito".

La sentenza della Cassazione è stata commentata positivamente da numerosi esponenti di Forza Italia e più in generale della Casa delle libertà. Per il coordinatore forzista Sandro Bondi "la sentenza della Cassazione conferma tutti i pesantissimi dubbi che abbiamo sempre avuto sulla condotta della magistratura milanese". Dal canto suo, il capogruppo di Fi al Senato, Renato Schifani, afferma che "la decisione della Cassazione rende finalmente giustizia all’onorevole Previti. Dispiace solo che siano passati più di dieci anni". "Siamo felici - aggiunge Schifani - per l’amico Cesare Previti e ci auguriamo che questa vicenda serva a fare chiarezza sul modo di operare di chi per fini meramente politici ha negato in questi anni l’evidenza dei fatti e del diritto"

Sulla stessa lunghezza d’onda il capogruppo di An alla Camera Ignazio La Russa: "Non è certo un fulmine a ciel sereno. Basta rileggersi gli atti processuali e tutti gli articoli di giornale per rendersi conto che il fatto che fosse competente la procura di Perugia, anziché quella di Milano, era a tutti noto da tempo. La Cassazione non ha fatto altro che riconoscere questa competenza". "Se adesso tutto cadrà in prescrizione? Questo - prosegue La Russa - non lo so dire. Dipende tutto dalla velocità dei magistrati nel celebrare di nuovo il processo...".

Dal centrosinistra arriva il commento del diessino Guido Calvi: "La Cassazione ha preso questa decisione e quindi bisogna prenderne atto e rispettare la sentenza. Resta comunque il rammarico per un lavoro così intenso e così lungo che verrà vanificato dalla prescrizione. Forse sarebbe stato meglio se queste riflessioni sulla competenza fossero state fatte a tempo debito...".

Cuneo: convegno su carcere e territorio, realtà che collaborano

 

Targato CN, 2 dicembre 2006

 

"Offrire lavoro ai carcerati è un significativo passo in avanti per risolvere le problematiche collegate alla detenzione": lo ha ribadito il presidente della Provincia, Raffaele Costa, intervenendo, venerdì 1° dicembre, al convegno "Carcere e territorio: due realtà che collaborano". "Nella Granda - ha spiegato Costa - l’indulto non ha provocato un aumento della criminalità, questo anche per merito dell’azione dei servizi sociali e al fatto che molti detenuti scarcerati si sono trasferiti nel Torinese. Oggi nelle quattro carceri della provincia la situazione è diversa

rispetto ad alcuni mesi fa. È necessario, però, continuare a confrontarci su come risolvere i problemi legati al mondo della detenzione, poiché le emergenze degli anni scorsi possono ritornare".

"Questo convegno - ha detto l’assessore alle Politiche sociali, Stefano Viglione - serve per evidenziare il lavoro che è stato fatto dai Gruppi operativi locali (Gol) per avvicinare il carcere al territorio e inserire i detenuti nel tessuto sociale ed economico della Granda. Vogliamo far conoscere dati e diffondere esperienze sul rapporto che c’è tra lavoro e formazione in carcere".

Nel corso dell’incontro è stato anche presentato il quaderno n. 23 della collana edita dalla Provincia che illustra quanto viene realizzato da servizi, agenzie e associazioni sul territorio provinciale e dai Gruppi operativi locali. Oltre a Costa e Viglione, sono intervenuti Carla Martoglio, assessorato Politiche Sociale della Regione; Aldo Fabozzi, provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria Piemonte e Valle d’Aosta; Giuseppe Forte, direttore Casa circondariale di Cuneo; Caterina Venantini, direttrice Ufficio esecuzione penale esterna di Cuneo; Erio Ambrosino, assessore ai Servizi socio-educativi del Comune di Cuneo; Ivana Brignolo Miroglio, assessore Informagiovani del Comune di Alba; Paolo Allemano, sindaco del Comune di Saluzzo; Maurizio Bergia, assessore Politiche sociali di Fossano. In provincia di Cuneo ci sono quattro sedi di reclusione.

La pubblicazione documenta l’impegno delle amministrazioni locali in questi anni per favorire il reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti ed ex-detenuti delle carceri, soprattutto favorendo l’occupazione dei detenuti ammessi al lavoro esterno in lavori di pubblica utilità ed il loro re-inserimento lavorativo non occasionale nel tessuto produttivo locale.

La Provincia si occupa del problema dalla fine degli anni ‘80, dapprima con la concessione di alcune borse lavoro, poi tramite il coordinamento delle attività dei Cilo, infine dalla fine degli anni ‘90 con i Centri per l’impiego provinciali su cinque bacini territoriali, quattro dei quali sede di istituzione carceraria. L’attività di organizzazione e di collegamento delle iniziative dei Gol è proseguita mantenendo nella nuova organizzazione una sede provinciale di coordinamento delle iniziative locali, che collabora con il livello regionale nell’azione di promozione e di impulso di tali attività. Infine la Provincia, per la particolare sensibilità del presidente Raffaele Costa, sta cercando di aprire opportunità di lavoro all’interno del carcere ed ha costituito una commissione territoriale per i problemi legati alla detenzione.

Genova: cercasi "facce da galera" per museo comunale

 

Secolo XIX, 2 dicembre 2006

 

Se avete una faccia qualunque, magari cordiale e gentile, questa notizia non è per voi. Non basta neppure che qualcuno vi abbia tacciato di averne una di bronzo, né che siate segnati da un’espressione "cinica, da scuola di partito" (Gaber). Qui non basta una faccia semplicemente antipatica, né una "un po’ così", come quella di chi torna nei casali nascosti dalla nebbia dopo aver visto Genova. Quello che serve è uno sguardo torvo, un ghigno sghembo, un naso storto e, certo non guasterebbe, una slabbrata cicatrice su una guancia.

Qui si cerca una bella faccia da galera. Una faccia da pirata, da assassino, da lestofante, da gaglioffo. Per diventare famosi. Per entrare di diritto e dalla porta principale nell’immaginario collettivo dei genovesi e dei turisti tutti, in visita in città. Non è uno scherzo. È un’iniziativa di Palazzo Ducale. L’inserzione che viaggia in Rete dice proprio così: "A.A.A. Cercansi facce da galera per aprire la Torre Grimaldina". Quelle che saranno scelte saranno ricalcate sui volti dei manichini che evocheranno la vita quotidiana nella Torre in procinto di essere recuperata come spazio espositivo a partire dal prossimo anno. Sede delle carceri della Superba per più di 400 anni, la Torre Grimaldina che svetta sul Ducale ospitò un popolo eterogeneo di galeotti: dal terribile pirata Dragut all’eroico Jacopo Ruffini, patriota mazziniano.

Per chi, maggiorenne, ritiene di avere un volto sufficientemente truce da essere adatto al ruolo, il tempo stringe. Le fotografie, in formato tessera, devono essere mandate alla Sezione didattica di Palazzo Ducale, piazza Matteotti 9, 16123 Genova) o all’indirizzo di posta elettronica concorsotorre@palazzoducale.genova.it entro il 31 dicembre. E la concorrenza non manca. A quanto pare sono già in molti ad aver risposto al curioso annuncio lanciato su Internet. Immagini di aspiranti facce da galera ne sono arrivate un po’ da tutta Italia. Neppure una da Genova, però. Sarà per via della proverbiale ritrosia e riservatezza dei genovesi. Perché, a ben guardare, qualcuna in giro la si vede ancora.

Lanciano: detenuti-lavoratori, intesa tra il carcere e l’Inps

 

Il Messaggero, 2 dicembre 2006

 

I detenuti lavoratori del supercarcere di Lanciano ora hanno davvero eguale dignità degli altri lavoratori "liberi". Siglato l’intesa tra Inps e direzione del carcere per un innovativo esempio di collaborazione, primo caso in Abruzzo. Il carcere beneficerà di accesso e collaborazione ai servizi per i detenuti lavoratori. Protocollo firmato da Giovanni Lencioni, presidente regionale Inps, e Giuseppina Ruggero, direttrice della Casa Circondariale. "Ora c’è davvero l’estensione dei diritti dei lavoratori anche ai detenuti, con uguali principi della società libera", dice la Ruggero.

Intesa necessaria per difficoltà a documentare la posizione da parte dei detenuti, per usufruire di indennità di disoccupazione, ferie, e altro. Difatti molte domande respinte per errori nella compilazione di moduli, pure con l’ aiuto dei patronati. Criticità con proteste e relativi problemi di sicurezza in carcere. I lavoratori, su 250 reclusi, sono 35 al mese, a rotazione, impegnati nelle pulizie, cucine, porta vitto, altri lavori, pure scrivani per detenuti analfabeti. Ora domande da presentare entro il 15 di ogni mese, da gennaio a marzo, e l’Inps liquiderà entro il mese successivo. Nel 2005 sono stati 120 i lavoratori detenuti. E ieri giornata culturale con il percorso didattico esterno "Al di là del muro".

Verona: Gianfranco; cosa significa poter lavorare in carcere

 

L’Arena di Verona, 2 dicembre 2006

 

Si chiama Gianfranco De Martis, è poco più che trentenne, si trova nella casa circondariale di Montorio da diciotto mesi e deve scontare una condanna di cinque anni. Da nove mesi lavora al reparto assemblaggio, seguito e formato direttamente da i tre soci di "Lavoro & Futuro".

"Sono contento di poter lavorare, certo i soldi fanno comodo, ma è soprattutto per una questione mentale", racconta. "Essere impegnato sei ore al giorno per cinque giorni alla settimana ti impedisce di rimanere in cella a pensare", dice. Per Gianfranco, nato e cresciuto a Verona, il lavoro non rappresenta una novità, sostiene infatti: "anche quando ero fuori ho sempre lavorato, quindi so come muovermi e me la cavo bene".

Questo progetto è per lui quasi un modo per tenere un contatto, seppur virtuale, con il mondo esterno.

È inquadrato con un contratto metalmeccanico di secondo livello-domiciliare e percepisce ogni mese una regolare busta paga. Il suo compenso è calcolato sulla base della produzione complessiva che la società calcola a livello e poi suddivide tra i lavoratori dei diversi comparti, per non generare differenze tra i dipendenti.

L’attività è partita da solo un anno ma già, nei periodi di maggior lavoro, i detenuti ricevono circa 400 euro mensili, soldi che vengono depositati in un loro personale conto di deposito.

L’assessore comunale alle politiche famigliari, Franco Dalla Mura, spiega che l’Amministrazione sostiene e promuove tutte le iniziative che puntano a un recupero sociale dei detenuti. "Abbiamo a tal proposito già tutto pronto per realizzare un centro di ascolto, una piccola struttura in prefabbricato da posizionare all’esterno del carcere dove i famigliari in visita, o gli stessi detenuti in uscita, possano trovare un primo aiuto". E aggiunge: "Abbiamo già trovato la ditta disposta a realizzare il fabbricato e le associazioni di volontariato per la gestione, ci manca solo il consenso del demanio che attendiamo da circa un anno".

Terni: un carcere modello per il recupero dei detenuti

 

Il Messaggero, 2 dicembre 2006

 

Un anno davvero speciale per il "sedicesimo annuale del corpo di polizia penitenziaria", impegnato nella struttura ternana di via delle Campore. Alla presenza di numerose autorità, civili e militari, il direttore della casa circondariale cittadina, Francesco Dell’Aira, al tramonto ha accolto personalmente tutti gli invitati, facendoli poi accompagnare ai propri posti, percorrendo una passerella azzurra delineata da suggestive torce basse. Molto sentita quest’anno la celebrazione perché arrivata dopo un periodo di super lavoro, causato dalla legge sull’indulto. Il direttore e il comandante di reparto, commissario Fabio Gallo, hanno tenuto a premiare il grande impegno dei loro uomini attribuendo diverse "note di compiacimento".

I premiati sono stati: l’ispettore Giovanni Catalani; i vice Maurizio Andei e Alessandro Ciambella; gli assistenti capo Alberto Rossi, Sebastiano Pidra e Roberto Argiolas; gli assistenti Sandro Paterni e Claudio Mecarelli. Infine, un riconoscimento particolare è andato all’assistente capo in quiescenza Luciano Lintozzi. Applausi e qualche lacrime dei famigliari presenti.

Gli interventi del direttore Dell’Aira e del provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria, Ilse Rusteni, hanno posto l’accento sulla funzione di recupero che il carcere deve avere, rispetto a quella semplicemente punitiva. A tal proposito, sono state ricordate tutte le iniziative intraprese in questa direzione: la panetteria; i laboratori per fabbro, falegname e rilegatore; l’attività agricola arborea (vengono coltivati 600 olivi, 600 noccioli, 300 viti, 300 alberi da frutta) e quella di apicultura. Il tutto in un carcere dove è recluso un "tal" Bernardo Provenzano e dove vi è una sezione per pedofili, detenuti che, all’interno di una struttura di reclusione, creano non pochi "problemi" di convivenza con le altre sezioni. Lo stesso ministro Clemente Mastella, in visita poche settimane fa, non ha potuto non complimentarsi per la gestione della casa circondariale ternana. Si pensi che il valore delle opere d’arte custodite all’interno del carcere, realizzate da artisti contemporanei, è di circa 370 mila euro.

Il quattordici dicembre sarà allestita, nei locali di vocabolo Sabbioni, una mostra espositiva di opere d’arte, intitolata: "Forme e colori nel silenzio". Silenzio. Quello freddo delle sbarre e quello caldo e commovente, del minuto di raccoglimento che ha chiuso la festa di mercoledì, dopo la preghiera dell’agente, letta dal cappellano del carcere Rino Morelli. Silenzio, come le note del toccante brano musicale che è stato suonato mentre gli invitati lasciavano la sala della cerimonia.

Belluno: servono nuovi organici e lavoro per i detenuti

 

Il Gazzettino, 2 dicembre 2006

 

"Lavoro per i detenuti e ristrutturazione del carcere, senza dimenticare la revisione degli organici della polizia penitenziaria". Roberto Agus, coordinatore regionale delle guardie carcerarie per la Cisl Fps, non ha dubbi su quali siano le esigenze delle case circondariali. Un concetto che vale soprattutto per la struttura di Baldenich dove da qualche anno, dopo la cessazione dell’officina meccanica dovuta al fallimento della Rizzato, le occasioni di lavoro per chi è recluso sono ancora minime. "Siamo in attesa che venga attivato il servizio di lavanderia con una cooperativa sociale. Intanto abbiamo chiesto più volte negli anni scorsi a industriali e artigiani di inserirsi nello spazio lasciato vuoto dall’azienda di telai per motocicli, purtroppo senza esito, nonostante gli sgravi fiscali previsti in questi casi. Il carcere ha bisogno di lavoro - continua Agus - quando l’officina era aperta, con 25 detenuti fra i cento ospiti che vi lavoravano e gli altri impegnati come addetti alla cucina, alle pulizie e alla manutenzione ordinaria, non si sentiva volare una mosca.

Bisogna capire che tutto ciò che appare scontato per chi vive in libertà, fra le mura di un carcere diventa motivo di conflitto, esasperazione e insofferenza. Si litiga anche solo per una sigaretta". Oggi, grazie all’indulto, il carcere di Baldenich si è svuotato di oltre la metà dei detenuti e la polizia penitenziaria, sotto organico e quindi costretta spesso a turni massacranti in condizioni di lavoro delicate e pericolose, può respirare un pò. "Al momento - continua Agus - possiamo impegnare due agenti a turno, anziché 5 o 6. Ma se non depenalizziamo i reati minori, non aumentiamo i benefici per i detenuti in semilibertà e non troviamo occasioni di lavoro all’esterno oltre a misure alternative alla detenzione, è inutile continuare a costruire carceri. La situazione è solo destinata ad aggravarsi". Mancano più di cinquanta agenti negli organici della polizia penitenziaria di Baldenich. "Nel ‘99 è stato effettuato un monitoraggio per adeguare le piante organiche, con una verifica del Provveditorato nell’anno successivo, dopo forti proteste sindacali, per una valutazione sugli effettivi carichi di lavoro e le unità necessarie - racconta Roberto Agus, rappresentante sindacale regionale della Cisl per la categoria -.

Il numero emerso per il carcere di Belluno era di 175 unità, ma in realtà sono stati assegnati 122 posti. Mancano 53 posizioni, un terzo del totale". Una situazione che porta gli agenti a lavorare per un numero spesso molto alto di ore straordinarie: 2400 al mese, traducibili in 2 ore quotidiane da aggiungere ai turni di sei. "Senza considerare che negli anni sono aumentati moltissimo i nostri compiti istituzionali - aggiunge Agus - per cui auspichiamo aumenti di organico adeguati ai nuovi carichi di lavoro". Ci sono stati tempi difficili fra le mura di Baldenich.

Quando c’era Raffaele Cutolo e i detenuti erano schierati con o contro di lui, scoppiava una rissa al giorno. "Si vivevano situazioni da girone infernale - conclude Agus -. Oggi la situazione è ben diversa, ma contribuiamo anche noi, con il nostro lavoro. Non siamo solo guardie, al bisogno siamo anche educatori e fratelli. Tutto per andare avanti nel miglior clima possibile".

Venezia: filosofia e meditazione per vivere meglio il carcere

 

Il Gazzettino, 2 dicembre 2006

 

In carcere a scuola di filosofia e meditazione, per essere "Libero ovunque tu sia", come recita il titolo di un testo del monaco buddista vietnamita Thich Nhat Hanh. L’insolito corso è stato avviato all’interno della casa circondariale di Santa Maria Maggiore, a Venezia, e ha subito riscosso un inaspettato successo. Una quindicina di detenuti hanno chiesto di poterlo frequentare, costringendo gli organizzatori ad effettuare una selezione: i posti disponibili, infatti, sono soltanto dieci.

L’iniziativa, proposta dall’avvocato Monica Gazzola, delegata dell’ordine degli Avvocati di Venezia per le problematiche del carcere, è stata organizzata materialmente dalla Libera Associazione di Idee, un gruppo che raccoglie laureandi e laureati in filosofia, grazie alla collaborazione di Urban Italia, della Cooperativa Coges e della direttrice del carcere, Gabriella Straffi. L’idea è nata da un’esperienza effettuata nel carcere indiano di Tihar, a Nuova Delhi, dove un programma di incontri di filosofia e meditazione ha portato a risultati notevoli sia sotto il profilo del dialogo interculturale, che in relazione ai tassi di recidiva ridotti drasticamente, dall’80 al 15 per cento. Una volta alla settimana, per un anno, laureati e laureandi del Dipartimento di Filosofia dell’Università Cà Foscari di Venezia affronteranno vari temi assieme a detenuti: dall’emozionalità alla gestione della rabbia, dalla cura di sé e degli altri alla comunicazione, insegnando tecniche di respirazione, meditazione e rilassamento, per riuscire a "fare silenzio" dentro e fuori di sé, anche quando si ritorna nella cella sovraffollata. Gli insegnanti sono Arianna Sperandio, Grace Spinazzi, Elisabetta Favaretto e l’insegnante di yoga Andrea Serena.

Caserta: presentazione di "Frammenti di vita prigioniera"

 

Caserta News, 2 dicembre 2006

 

Quali gli effetti dell’indulto dentro e fuori il Carcere? Cosa è cambiato per coloro che sono rimasti dentro e per quelli che sono usciti? Quali realtà? Quali prospettive? Cosa si sta facendo per evitare gli errori che hanno caratterizzato la politica penitenziaria, lontana dal principio costituzionale di rieducazione del condannato e costretta ad emanare un provvedimento di clemenza incomprensibile per la maggior parte dei cittadini?

Nell’ambito delle iniziative promosse dal progetto Il carcere possibile della Camera Penale di Napoli, martedì 5 dicembre 2006 si terranno due incontri con la giornalista del TG2 Daniela de Robert, autrice del libro Sembrano proprio come noi. Frammenti di vita prigioniera. Il primo, alle 11.00, presso la Casa Circondariale di Pozzuoli, dove l’autrice incontrerà le detenute dell’Istituto e i rappresentanti della la stampa. Il secondo appuntamento si terrà alle 18.00 alla Libreria "La Feltrinelli" di Piazza dei Martiri, dove l’autrice interverrà insieme a due detenuti della Casa Circondariale di Poggioreale e due detenute della Casa Circondariale di Pozzuoli. Interverranno inoltre Gianni Lettieri, Presidente dell’Unione Industriali di Napoli, i Magistrati Gaetano Eboli e Elena Leone, i Direttori Salvatore Acerra (C.C. Poggioreale) e Maria Luisa Palma (C.C. Pozzuoli), gli Avvocati Ettore Stravino e Ester Siracusa. L’attore Rosario Giglio leggerà brani tratti dal libro.

Droghe: ecstasy provoca danni cerebrali a lungo termine

 

Ansa, 2 dicembre 2006

 

Al di là degli effetti di breve termine come un’overdose anche letale, le pasticche di ecstasy producono danni cerebrali di lungo termine. Lo conferma una ricerca australiana che ha raccolto i suoi dati dai frequentatori di rave party nelle maggiori città del Paese. Dopo decine di studi sugli effetti della droga sui topi di laboratorio, la ricerca condotta dal farmacologo Rod Irvine dell’università di Adelaide è la prima che abbia potuto misurarne gli effetti sugli esseri umani.

In una relazione presentata oggi a Melbourne al Congresso australiano di ricerca medica e sulla salute, Irvine ha affermato che i risultati confermano come uomini e topi abbiano le stesse reazioni fisiologiche alla droga. "Questo farà tacere chi criticava le precedenti sperimentazioni sui topi come un paragone inaffidabile rispetto alle reazioni sull’uomo - ha detto -. La scienza ha sempre avuto problemi nel tradurre la ricerca su animali alle situazioni umane. Non potevamo somministrare ai volontari forti dosi di droghe come l ecstasy e studiare cosa accade, perché non sarebbe etico ne legale, ma abbiamo potuto andare sul campo e studiare le persone che la usano per svago".

"È stato detto che abbiamo usato sui topi dosi della droga troppo alte e non significative per l uso umano, e quindi il tipo di effetti nocivi che abbiamo visto sugli animali non poteva essere applicabile agli esseri umani - ha proseguito -. La nostra ricerca indica invece che i modelli sperimentali su animali sono validi, e rappresentano un riflesso ragionevole di quello a cui i consumatori di ecstasy si espongono".

Lo scienziato spiega che nonostante le conoscenze acquisite sugli effetti di breve termine, come l’overdose a anche la morte, i danni di lungo termine finora sono stati modellati solo in base alle ricerche sui topi di laboratorio. I dati raccolti su animali suggeriscono che vi sono effetti di lungo termine nell’assumere queste droghe, in particolare menomazioni cognitive. "Ciò significa - ha aggiunto - che i giovani che assumono ecstasy si espongono a problemi di memoria e di conoscenza negli anni a venire".

 

 

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