Rassegna stampa 14 dicembre

 

Giustizia: Mastella; 93% indultati non sono tornati dentro

 

Adnkronos, 14 dicembre 2006

 

"Il 93% di quelli che sono usciti non sono rientrati e mai si era verificata tale altezza e tale picco nelle vicende di indulgenza o di clemenza". Ad affermarlo è il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, parlando con i giornalisti degli effetti dell’indulto, a margine della firma assieme al presidente della Regione, Riccardo Illy, di un Protocollo di collaborazione del ministero con il Friuli Venezia Giulia. Quanto al futuro, il Guardasigilli ha osservato che quelli "che chiedono carceri sono gli stessi che non le hanno realizzate fino ad ora.

In tanti anni non ho visto un posto letto di carcere". Il ministro ha riferito che il tempo medio in Italia di costruzione di un carcere è attorno ai 13 anni. Mastella ha riferito di aver parlato a Bruxelles, da dove è arrivato a Trieste, del problema delle carceri: "Negli istituti penitenziari italiani abbiamo il 33-34% di extracomunitari. Di questi extracomunitari, il 13% è rumeno e siccome dal primo gennaio la Romania arriva in Europa ho posto il problema", ha detto, "perché molti di loro sono in carcere perché extracomunitari".

"Ogni anno escono dal carcere 100.000 persone - ha poi sottolineato Mastella -, il che significa che eventualmente può delinquere non solo l’indultato ma anche chiunque esce normalmente". Il ministro non a caso ha affermato che statisticamente, fatti i rilievi luglio-ottobre dello scorso anno con luglio-ottobre di quest’anno, i reati erano di più nel 2005 che nel 2006. Il ministro, citando i dati Censis, ha ricordato, forse per sfatare luoghi comuni, che la provincia con maggiori reati in Italia è Milano, al secondo posto viene Roma, al terzo Torino e al quarto Napoli. La città che si impone per i reati comuni, facendo la proporzione tra reati e popolazione, è Rimini, con Napoli che si attesta al 27esimo posto. Brescia svetta invece in testa per gli omicidi commessi dalla criminalità comune.

Giustizia: Ferrara; senza indulto impossibile la rieducazione

 

Ansa, 14 dicembre 2006

 

"Nelle condizioni in cui si era costretti a vivere nelle nostre carceri non solo non era possibile realizzare la rieducazione del condannato ma, probabilmente, venivano sacrificati i diritti fondamentali dei detenuti". Lo ha detto, parlando con i giornalisti che gli hanno chiesto di commentare il provvedimento dell’indulto del Guardasigilli, il nuovo capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, Ettore Ferrara, alla sua prima uscita in pubblico a Benevento dove è stata celebrata la festa del Corpo della Polizia penitenziaria alla presenza del ministro della Giustizia, Clemente Mastella.

"Penso che il nostro riferimento - ha detto Ferrara - debba essere costante alla Carta Costituzionale. Nella nostra Costituzione è scritto a chiare lettere quale è la funzione della pena: funzione di rieducazione del condannato. Nelle condizioni in cui si era costretti a vivere nelle nostri carceri non solo non era possibile realizzare questa finalità ma probabilmente erano sacrificati i diritti fondamentali dei detenuti". "Viviamo quindi una situazione particolare straordinaria - ha concluso Ferrara - dobbiamo impostare un programma nuovo anche per la tutela dei detenuti".

Giustizia: Ferrara; meglio riattare che costruire nuove carceri

 

Ansa, 14 dicembre 2006

 

"Per evitare sovraffollamenti si cercherà di ristrutturare o allargare i carceri esistenti perché l’esperienza del passato ci insegna che per costruire dei nuovi istituti penitenziari occorrono dai tredici ai venti anni". Lo ha detto ai giornalisti il nuovo capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria (Dap), Ettore Ferrara, partecipando a Benevento alla festa del Corpo della Polizia penitenziaria insieme al ministro della Giustizia, Clemente Mastella.

"Con gli interventi di ampliamento delle carceri esistenti, probabilmente in tempi più brevi - ha aggiunto Ferrara - si può adeguare l’esistente a quelle che sono le esigenze". Rispondendo ad una domanda sulla situazione carceraria a Napoli, Ferrara ha sottolineato che "a Napoli, come per il resto del territorio nazionale, immaginiamo un impegno delle istituzioni tutte che valga a tenere fuori i cittadini dalle carceri perché penso che debba essere questo l’obiettivo primario di chi governa".

Giustizia: Turco (Rnp); ricondurre 41-bis nei limiti della legalità

 

Adnkronos, 14 dicembre 2006

 

Il deputato della Rosa nel pugno, Maurizio Turco ha presentato una interrogazione parlamentare al ministro della Giustizia, Clemente Mastella, per "ricondurre il regime carcerario speciale, sistema derogatorio, temporaneo e di carattere straordinario rispetto a quello ordinario, entro limiti di legalità accettabili".

In queste settimane, ricordano in una nota Turco e il componente della giunta dei Radicali italiani, Alessandro Gerardi, è chiamato a rinnovare o prorogare i decreti di applicazione del regime speciale di cui all’articolo 41bis dell’ordinamento penitenziario, ormai prossimi alla scadenza.

I radicali chiedono quindi che si parta proprio "dalla immediata limitazione dei decreti applicativi o di proroga della sospensione dell’ordinario regime carcerario ai casi in cui sia concretamente emersa l’esistenza o il tentativo di contatti del detenuto con l’associazione criminale esterna, così come impone la legge".

Fino ad oggi invece, spiegano, "contrariamente al dato normativo e giurisprudenziale, i decreti applicativi sono stati ispirati alla pretesa massima d’esperienza per la quale il mafioso, o il camorrista, rimane tale fino a prova, diabolica, del contrario".

Assunti che hanno portato alla "automaticità nell’applicazione dell’istituto di cui all’articolo 41 bis dell’ordinamento penitenziario. Al contrario, noi pensiamo - sostengono - che la sospensione delle normali regole trattamentali all’interno dell’istituto di pena debba rispondere a specifiche e determinate finalità indicate dalla legge e che debba essere rivolta ad impedire i collegamenti dello specifico soggetto con l’associazione criminale d’appartenenza", mentre è "prevalsa la concezione di un sistema duramente punitivo, inadeguato ai fini che ufficialmente si propone, ed invece mirante unicamente a provocare la collaborazione del detenuto".

Giustizia: sì della Camera, in Italia la tortura diventa reato

 

La Repubblica, 14 dicembre 2006

 

La tortura diventa reato anche in Italia. L’Aula della Camera, con voto bipartisan, ha dato il via libera alla proposta di legge che punta ad introdurre tale reato nel codice penale italiano (articolo 613-bis). Il provvedimento, che prevede il carcere da 3 a 12 anni per chi viene condannato (ma le pene possono essere raddoppiate nel caso che la tortura porti alla morte), è passato con 466 sì e un solo voto contrario. Ora il testo deve andare al Senato.

La definizione. La legge stabilisce che, per il delitto di tortura, sia punito chiunque "con violenza o minacce gravi, infligge ad una persona forti sofferenze fisiche o mentali" allo scopo di ottenere da essa, o da una terza persona, informazioni o confessioni su un atto che essa stessa o una terza persona ha compiuto o è sospettato di aver compiuto. Ovvero allo scopo di punire una persona per l’atto dalla stessa o da una terza persona compiuto o è sospettato d’aver compiuto ovvero per motivi di discriminazione razziale, politica, religiosa o sessuale". In caso di morte, pena raddoppia. La pena - prevede ancora il testo - è aumentata se il reato di tortura viene commesso da un pubblico ufficiale o da un incaricato di pubblico servizio. La pena è aumentata se dal fatto deriva una lesione grave o gravissima; è raddoppiata se ne deriva la morte.

L’emendamento di Forza Italia. Inoltre (e questo è l’emendamento di Forza Italia approvato oggi) non può essere assicurata l’immunità diplomatica per il delitto di tortura ai cittadini stranieri sottoposti a procedimento penale o condannati da una autorità giudiziaria straniera o da un tribunale internazionale. In questi casi, lo straniero è estradato verso lo Stato nel quale è in corso il procedimento penale o è stata pronunciata sentenza di condanna per il reato di tortura o, nel caso di procedimento davanti a un tribunale internazionale, verso lo Stato individuato ai sensi della normativa internazionale vigente in materia. Infine, sarà punito anche il cittadino italiano o straniero che commette il delitto di tortura all’estero.

Tutti soddisfatti. L’approvazione da parte della Camera viene accolta con soddisfazione dalle forze politiche. Il presidente della Commissione Giustizia della Camera, Pino Pisicchio plaude all’accordo bipartisan: "Uno dei primi gesti che questo Parlamento riesce a condividere in una dimensione pressoché unanime, e mi fa piacere che questo sia avvenuto per un provvedimento così intriso di ragioni umane e così atteso", dice. Pisicchio è soddisfatto anche per le modifiche al testo, targate Forza Italia, che sono state approvate oggi: "L’aula, esaltando la dimensione dialettica, ha accolto proposte emendative dell’opposizione". Paolo Gambescia (Ulivo) sottolinea il traguardo raggiunto oggi: "Da 22 anni aspettavamo che il parlamento discutesse in aula e approvasse la proposta di legge che introduce nel codice penale il reato di tortura". Commenti positivi anche dal centrodestra. Se per Edmondo Cirielli (An) "l’introduzione del nuovo reato di tortura, dopo oltre cinque anni di discussione alla Camera, rappresenta sicuramente un elemento positivo e di civiltà giuridica", Enrico Costa (Fi) rivendica al suo partito il merito di aver migliorato, con le proprie proposte, la legge sul reato di tortura approvata oggi dalla Camera. Sopratutto in merito all’estradizione.

L’allarme di Bontempo. Proprio l’emendamento di Forza Italia però scatena il commento ironico di Teodoro Bontempo (An) che si chiede se, in base alla modifica presentata da Costa e da Gaetano Pecorella, l’Italia potrà arrestare Condoleeza Rice per le torture documentate nel carcere di Guantanamo o Fidel Castro per quelle commesse a Cuba. "Attenzione a come si scrivono le norme", avverte Bontempo restando però inascoltato.

Amnesty e Antigone: finalmente. Mentre la sezione italiana di Amnesty International e l’associazione Antigone in una nota sottolineano "la buona notizia attesa da quasi vent’anni, da quando l’italia, nel 1987, ratificò la convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, obbligandosi pertanto ad adattare l’ordinamento interno, attraverso l’introduzione di uno specifico reato di tortura".

Indulto: Mastella; non è mostro, lo votò anche Berlusconi

 

Apcom, 14 dicembre 2006

 

Il ministro della Giustizia Clemente Mastella, durante il Question Time alla Camera, torna a difendere l’indulto. "Non è un mostro", dice infatti il Guardasigilli del provvedimento, ed è "stato fatto dal Parlamento, non dal Governo". "A quanto mi risulta - aggiunge Mastella rispondendo a una interrogazione della deputata leghista Carolina Lussana - il provvedimento è stato votato anche dal mio amico Berlusconi, da qualcuno di An, da qualcuno dell’Udc. La Lega non l’ha votato", ma, ragiona Mastella, il resto del Parlamento praticamente si.

Mastella, nella sua risposta, tocca anche la tragedia di Erba e ricorda che l’indulto "non centra nulla", come è stato anche scritto oggi "dal Corriere della Sera, che ringrazio". Poi il Guardasigilli se la prende con "alcuni telegiornali, che da ieri - dice - bombardano l’opinione pubblica di informazioni inesatte", rilevando anche un certo "grado di faziosità" in qualcuno.

Indulto: Vigna; non è la soluzione a problemi delle carceri

 

Ansa, 14 dicembre 2006

 

DIC - "L’indulto non è la soluzione per il problema che voleva risolvere". È il parere espresso da Pierluigi Vigna, già procuratore nazionale antimafia, a Napoli, a margine della prima Conferenza regionale sulle politiche integrate di sicurezza. "Il problema del sovraffollamento si risolve o facendo più carceri, che è possibile - ha aggiunto - o stabilendo delle sanzioni anche non detentive per certi tipi di reato".

Indulto: Forgione; provvedimento monco, ci vuole l'amnistia

 

Ansa, 14 dicembre 2006

 

Francesco Forgione, presidente della Commissione Antimafia, rivendica di "aver votato l’ indulto" ma dice anche che così come è "è un provvedimento monco" e che dovrebbe essere "accompagnato dall’amnistia". Forgione dice di essersi arrabbiato per i titoli dei giornali di oggi che, per quanto accaduto ad Erba (Como) chiamano in causa l’indulto e in, in merito, dice, "non dobbiamo legare tutto all’indulto". Poi, torna sull’amnistia e, aggiunge, "vista la campagna di stampa avviata contro l’indulto, oggi, solo a parlarne, si rischia la fucilazione".

Indulto: Di Pietro (Idv); adesso il paese chiede più sicurezza

 

Apcom, 14 dicembre 2006

 

"L’indulto non ha opposto Di Pietro a Mastella, ma il Parlamento al Paese, che chiede una società dove c’è maggiore sicurezza. E non si dà sicurezza mettendo fuori decine di migliaia di persone perché non c’è spazio per tenerle dentro". Lo ha detto il leader di Italia dei Valori Antonio Di Pietro, rispondendo in sala stampa a Montecitorio a una domanda sul caso del detenuto rilasciato per l’indulto che avrebbe commesso una strage a Erba, nel comasco. Secondo il ministro delle Infrastrutture, si tratta di "una buona lezione che deve servire alle istituzioni per rimediare affinché non accada più in futuro".

Agrigento: era in cella da tre giorni, un "suicidio inaspettato"

 

La Sicilia, 14 dicembre 2006

 

Vivere dietro le sbarre è avvilente per il corpo ma soprattutto per lo spirito. L’insofferenza psico-fisica, raggiunto il limite, sfocia nel suicidio, fenomeno in aumento nelle carceri italiane. Palese testimonianza di questi ultimi giorni, è quella di Roberto Di Gati, trovato senza vita nella sua cella di contrada Petrusa.

Il presunto suicidio di Roberto Di Gati, fratello del boss agrigentino Maurizio, anche lui arrestato, ha lasciato senza parole le guardie penitenziarie e il suo direttore Giovani Mazzone. Quando è stato ritrovato morto, con le lenzuola attorcigliate al collo è stata oltre che una brutta visione, un’azione inaspettata. Durante la sua permanenza in carcere, durata solo tre giorni, Di Gati aveva assunto un atteggiamento normale, per niente strano. Come gli altri detenuti, fino a quella data non aveva mostrato cenni eclatanti di depressione, al punto da uccidersi con le proprie mani.

Il direttore dell’istituto penitenziario agrigentino, Giovanni Mazzone, ammette che mai avrebbe sospettato un atto estremo come questo. "Il suicidio nelle carceri, - spiega Mazzone -, non è all’ordine del giorno ma neanche un fatto episodico. In Italia si verificano circa 50-60 casi all’anno". In questa casa circondariale si sono verificati tentativi di fuga? "Per fortuna non è mai capitato. Tra l’altro le conseguenze cui va incontro il detenuto che tenta l’evasione clandestina sono molto pesanti".

Trapani: tenta uccidere madre che gli nega soldi per droga

 

Ansa, 14 dicembre 2006

 

I carabinieri della Compagnia di Marsala hanno arrestato, per tentata estorsione e minacce, un tossicodipendente di 43 anni, Leonardo Sclafani, che impugnando un’ascia ha minacciato di uccidere la madre che non voleva dargli il denaro per comprarsi la droga. A denunciare l’uomo, un pregiudicato già sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale, scarcerato a seguito dell’indulto, è stata la stessa madre, stanca di subire le vessazioni e violenze. Secondo quanto dichiarato dalla donna (G.T., di 66 anni, vedova), il figlio, negli ultimi tempi, chiedendo il denaro per la droga, l’avrebbe più volte minacciata e picchiata. E quando l’anziana madre ha temuto per la propria vita, ha deciso di andare in caserma e raccontare, tra le lacrime, la sua drammatica vicenda personale. Dopo l’arresto, Leonardo Sclafani è stato rinchiuso in carcere.

Tortona: Mastella a padre donna uccisa; l’indulto non c’entra

 

Ansa, 14 dicembre 2006

 

"Con il dramma che ha colpito lei e la sua famiglia, mi consenta, l’indulto non c’entra". Così il ministro della Giustizia Clemente Mastella si rivolge a Vincenzo Berdini, padre di Letizia, la donna che 10 anni fa rimase uccisa da un sasso lanciato "per noia" da un gruppo di ragazzi dal cavalcavia della Cavallosa, lungo l’autostrada A21, a Tortona.

Qualche giorno fa l’uomo aveva inviato un "dono" natalizio al Guardasigilli in segno di protesta contro la legge sull’indulto: una videocassetta con le immagini del matrimonio di Letizia, celebrato solo cinque mesi prima della tragedia. Mastella ha oggi risposto al padre della donna con una lettera in cui si sottolinea che con quella "drammatica vicenda che sconvolse tanti italiani" l’indulto, approvato dal Parlamento l’estate scorsa, non c’entra nulla: "La giustizia ha fatto il suo corso e i quattro ragazzi - scrive il ministro - sono stati definitivamente condannati secondo le leggi dello Stato e, nonostante lo sconto di pena, sono attualmente in carcere e in carcere resteranno per i prossimi anni". "Il provvedimento di clemenza, dal quale non intendo assolutamente prendere le distanze e che lei ha tutto il diritto di non condividere, non è stato un atto del governo ma un’iniziativa parlamentare che ha investito le coscienze dei singoli deputati e senatori di tutti gli schieramenti: di maggioranza e di opposizione".

Clemente Mastella ha risposto con una lettera spedita oggi al padre di Letizia Berdini, uccisa 10 anni fa da un sasso lanciato dal cavalcavia di Tortona, che si era rivolto al ministro della Giustizia e al presidente del Consiglio lamentandosi per l’indulto. "Non posso che comprendere le sue parole forti, la sua provocazione. Perdere una figlia, a soli 31 anni e dopo appena 5 mesi di matrimonio, per una bravata di quattro balordi incoscienti, giustifica pienamente il pessimismo e la rabbia di chi è stato colpito nel suo affetto più grande", ha scritto il Guardasigilli spiegando che "quella drammatica vicenda che sconvolse tanti italiani e che incrinò il clima natalizio di quei giorni mi è ancora oggi ben presente". Mastella, nella lettera, dice all’uomo, "le sono sinceramente vicino", "ma con il dramma che ha colpito lei e la sua famiglia, mi consenta, l’indulto non c’entra. La giustizia ha fatto il suo corso e i quattro ragazzi sono stati definitivamente condannati secondo le leggi dello Stato e, nonostante lo sconto di pena, sono attualmente in carcere e in carcere resteranno per i prossimi anni". Il ministro della Giustizia conclude: "Facciamo in modo che quelle pietre non riescano a trasformare in pietra i nostri cuori. In questo, solo lei può aiutarci ed essere di esempio per tutti gli italiani".

Torino: Chiamparino; in città gravi episodi dovuti all'indulto

 

Ansa, 14 dicembre 2006

 

Non c’è a Torino una situazione di emergenza, ci sono episodi gravi dovuti all’indulto. La prova è che negli ultimi tre-quattro mesi sono aumentati". Lo ha detto il sindaco Sergio Chiamparino, parlando degli ultimi episodi di criminalità. "Dobbiamo mettere a punto progetti coerenti per aumentare il numero degli agenti, siamo anche disposti a farci carico entro certi limiti del costo finanziario", ha aggiunto il sindaco. La Confesercenti di Torino chiede "di rafforzare i sistemi di vigilanza, con allarmi e altri meccanismi di dissuasione contro le aggressioni ai commercianti".

Sofri: spiragli su grazia mai chiesta, forse libero a Natale?

 

Ansa, 14 dicembre 2006

 

Un caso politico più che giuridico. La grazia ad Adriano Sofri è da tempo nell’agenda del ministro della Giustizia Clemente Mastella. A riaccendere i riflettori su un possibile atto di clemenza nei confronti dell’ex leader di Lotta Continua condannato a 22 anni di carcere per l’omicidio del commissario Luigi Calabresi è la notizia della concessione di altri due atti di grazia da parte del Capo dello Stato Giorgio Napolitano.

A tornare liberi sono un ex poliziotto, Ivan Liggi, che nel ‘97 uccise un automobilista che non si fermò a un posto di blocco, un anziano medico, Salvatore Piscitello, che in preda all’esasperazione sparò al figlio disabile. "Al momento non c’è nulla. Vediamo se ci sono le condizioni "per concedere la grazia anche a Sofri, è stato il prudente commento di Mastella.

Una prudenza, quella del Guardasigilli, che secondo alcuni appare dettata da due motivi: non ripetere lo stesso errore commesso con la famiglia Calabresi lo scorso maggio, quando in occasione della concessione della grazia ad Ovidio Bompressi (condannato assieme a Sofri e Giorgio Pietrostefani) la vedova e i figli del commissario ucciso non furono personalmente avvertiti ma appresero la notizia dalla stampa; trovare un consenso politico perché un eventuale atto di grazia concessa da Napolitano non sia causa di altre fratture e polemiche dopo quelle che si sono state sull’indulto. Eppure, come ha ripetuto il Guardasigilli, anche in recenti interviste, il problema Sofri cèè e "a fine anno tornerà attuale".

E questo perché il prossimo 24 dicembre scade la sospensione della pena concessa a Sofri per motivi di salute, dopo il grave intervento all’esofago dei mesi scorsi. Come uomo, Mastella ha più volte affermato di trovare "disumano" che Sofri "non possa stare accanto alla moglie ammalata", ma come ministro - ha sottolineato - "devo tenere conto di tante, tante cose".

Una fra tutte: "Di certo non ripeteremo l’errore fatto con la grazia a Bompressi, quando la famiglia Calabresi, il cui comportamento è stato sempre esemplare, lo ha saputo dai giornali. Stavolta, prima di compiere anche il minimo passo, andrò io stesso a parlare con i familiari dell’eroico commissario".

Per Luigi Li Gotti, sottosegretario alla Giustizia ed ex legale della famiglia Calabresi, al momento non ci sarebbero novità: "La famiglia non è stata contatta. Il fatto poi che Sofri non abbia mai presentato domanda di grazia potrebbe essere un problema molto influente".

Una pratica su Sofri è sempre aperta al ministero della Giustizia: il fascicolo contiene i pareri negativi (ma non vincolanti) che l’ex ministro della Giustizia Castelli - da sempre contrario alla grazia ai due ex di Lotta Continua - chiese al pg di Milano e al giudice di sorveglianza; e - secondo quanto si è appreso - un ulteriore parere negativo della procura generale di Milano, la scorsa estate.

Ma la partita è molto più complessa: Sofri, a differenza di Bompressi, non ha mai voluto presentare domanda di grazia. Un ruolo fondamentale lo giocherà il Quirinale, soprattutto se si tiene conto che dopo la sentenza con cui la Corte Costituzionale ha annullato il veto posto nel novembre del 2004 da Castelli alla grazia per Bompressi ormai è chiaro che la grazia è un potere esclusivo del capo dello Stato proprio per la sua natura umanitaria.

Tant’è che la prima mossa di Napolitano, da nuovo inquilino del Colle, è stata quella di istituire presso il Quirinale un nuovo ufficio grazie ad hoc. Ecco perché, secondo alcuni, la decisione di concedere la grazia ad un ex poliziotto va letta in questo momento con particolare attenzione, come un segnale che potrebbe far riaccendere le speranze di chi da tempo chiede un atto di clemenza anche per Sofri.

Nuoro: Prc; a Badu ‘e Carros carenze igieniche e strutturali

 

Adnkronos, 14 dicembre 2006

 

Dopo aver presentato una interpellanza parlamentare, in cui hanno segnalato "l’assoluta mancanza di igiene e le carenza strutturali all’interno" dell’Istituto carcerario di Badu ‘e Carros di Nuoro, e chiesto un’ispezione al ministro di Giustizia, domani, alle 12.30, i senatori Prc Maria Luisa Boccia e Francesco Martone, nel corso di un incontro con la stampa, nella sala conferenze di Palazzo Madama, illustreranno l’attuale situazione del carcere.

I senatori vogliono denunciare "la forte contrapposizione che da molto tempo caratterizza i rapporti tra detenuti e direzione. Già 10 reclusi -spiegano - hanno fatto ricorso allo sciopero della fame, come forma di protesta e richiesta di attenzione da parte delle istituzioni. In particolare, i senatori Prc parleranno dello sciopero della fame iniziato da un detenuto, al quale è stato più volte negato il trasferimento per motivi di studio, per conseguire la laurea specialistica in Giurisprudenza.

Lo stesso detenuto è stato peraltro sottoposto a sanzione disciplinare per avere riferito a Boccia, alla presenza del direttore del carcere, di un pestaggio, avvenuto nei mesi scorsi, ai danni di un detenuto da parte del comandante degli agenti della polizia penitenziaria, episodio sul quale sta indagando ora la Procura di Nuoro".

Napoli: Amato; i cantanti neomelodici celebrano i camorristi

 

La Repubblica, 14 dicembre 2006

 

"Il piano contro la camorra avrà successo solo se faremo vedere che "‘a nuttata" non passa per i camorristi. E, se vinceremo, i neomelodici dovranno cantare altre canzoni". Il ministro dell’Interno Giuliano Amato torna oggi in città per una prima verifica del piano "Napoli sicura" varato a novembre per affrontare la nuova escalation della criminalità organizzata.

Alla presentazione del libro del diessino Isaia Sales "Le strade della violenza" annuncia un ulteriore potenziamento con l’arrivo di rinforzi per Natale ma sferra un attacco ai cantanti popolari: "Ci sono anche i neomelodici tra le espressioni della pervasività della cultura camorrista.

Una cultura che cerca comunque di fare del camorrista un eroe e del carcerato un personaggio positivo mentre chi lo denuncia è un infame". Amato accusa e un pezzo di industria discografica napoletana si ribella: "Noi facciamo arte, non difendiamo la cultura camorrista". Enzo Barucci, il patron dell’impresa Zeus che lanciò Massimo Ranieri, obietta: "Grave questa etichetta che ci appiccica un ministro. Se Amato dedicasse la stessa attenzione ai siti che scaricano illegalmente la musica in Mp3, forse le case discografiche piccole e sane come la nostra vivrebbero un po’ meglio".

Barucci difende cantanti abituati a radunare migliaia di persone nelle piazze dei rioni più popolari e a vendere un numero incalcolabile di dischi, sui mercati ufficiali e illegali. Nomi come Tommy Riccio, l’interprete del brano, "Ò latitante". Oppure come Ciro Rigione, che portò a quota 500mila copie una canzone d’amore scritta dal boss di Forcella, oggi pentito, Loigino Giuliano ("Chillo va pazzo pè te"). "Allora mi creò qualche imbarazzo che l’autore del testo si chiamasse Giuliano.

Ma quell’uomo che voleva cambiare strada, come poi ha dimostrato, dovevo giudicarlo io?" chiede Rigione. E anticipa: "Sarò onorato di regalare al ministro il mio prossimo cd in cui è contenuta "‘A gente parla" su tutti i presunti salvatori di Napoli".

Anche Rita Siani, già compagna di scena di Mario Merola per anni, e moglie di Tommaso Prestieri coinvolto in gravi vicende giudiziarie, definisce "un errore confondere la musica con la lotta alla malavita. Io poi non sono neomelodica, ma un’artista". Discendenti di quel filone lanciato oltre dieci anni fa da Gigi D’Alessio e Gigi Finizio.

Amato arriva oggi in città dopo la nomina del nuovo prefetto Alessandro Pansa. "Un cardinale, non un vescovo", così lo definisce il ministro dell’interno che oggi coordinerà una riunione straordinaria del Comitato per l’ordine e la sicurezza per poi visitare una scuola elementare al rione Sanità e il teatro Trianon a Forcella. Due rioni insanguinati dalle faide camorra.

Milano: a San Vittore "spazio giochi" per i figli dei detenuti

 

Redattore Sociale, 14 dicembre 2006

 

Padre e figlio avranno almeno la libertà di un abbraccio e la possibilità di giocare insieme. Nonostante le sbarre e lo sguardo dei secondini. Così, forse, anche il carcere sembrerà un luogo meno "brutto e cattivo". È stata inaugurato oggi a Milano, nell’Istituto di San Vittore, lo spazio giochi riservato ai bambini in visita ai papà carcerati, un’iniziativa promossa dal Comitato Volontari di Telefono Azzurro. La ludoteca, realizzata con il contributo di Aifi, associazione italiana del Private equity e Venture capital, è dedicata alla memoria di Claudio Dematté, vice Presidente della onlus.

A fare la differenza però non saranno le pareti colorate, la piccola biblioteca o i tanti pennarelli sparsi per la stanza, ma la presenza e la compagnia di volontari preparati ad accogliere i bambini e a farli giocare in attesa dell’incontro con il genitore. "L’ingresso in carcere è vissuto come un momento di forte tensione non solo dai figli, ma anche dai genitori - spiega Ernesto Caffo, Presidente di Telefono Azzurro -. Il nostro obiettivo è di rendere meno drammatico e sofferto un momento così delicato". Ad aumentare il disagio dei bambini spesso è lo sguardo della sorveglianza. "I nostri volontari operano anche nei confronti degli agenti carcerari -prosegue il Presidente di Telefono Azzurro-: evitano che la loro presenza sia percepita dal bambino come un’intrusione che ostacola l’intimità familiare". Ma non è solo lo shock delle sbarre o dei lunghi corridoi interrotti da porte e cancelli a urtare la sensibilità dei piccoli. Le visite in genere durano troppo poco per recuperare il clima di casa. "Si trovano di fronte ad un genitore che magari sentono distante e di cui hanno un’immagine negativa - continua Ernesto Caffo -. Attraverso il gioco però possono riscoprire il piacere di stare insieme".

La struttura realizzata nel penitenziario di Milano non è la prima nel suo genere. In altre città italiane Telefono Azzurro ha chiesto e ottenuto la creazione di questi spazi di "normalità" all’interno degli istituti. Al Progetto "Bambini e Carcere", nato nel 1991, hanno già aderito 12 case circondariali, da Le Vallette a Torino a Rebibbia a Roma, passando per Sollicciano, la casa circondariale di Firenze. In lista d’attesa ci sono già Napoli, Sulmona, Avellino, Palermo, Trento e Verona. All’interno di questi istituti troveranno posto non solo ludoteche per bambini e adolescenti, ma anche i nidi per i piccoli fino ai tre anni che vivono in carcere con la mamma detenuta. Nel loro caso i volontari non si limitano a organizzare laboratori artistici o attività ludiche, ma li accompagnano nei parchi e nei giardinetti all’esterno della struttura carceraria, trasformandosi così in una vera e propria boccata d’aria fresca.

Roma: domani a Rebibbia un concerto di Franco Califano

 

Comunicato stampa, 14 dicembre 2006

 

Venerdì 15 dicembre 2006 alle ore 17.30, presso la sala teatro della Casa Circondariale di Roma Rebibbia Nuovo Complesso, il cantautore Franco Califano terrà un concerto a favore dei detenuti ospiti della struttura. Lo spettacolo si inserisce tra le attività culturali e ricreative destinate alle persone recluse che nell’evento musicale possono trovare occasione di incontro con la comunità esterna.

Il concerto è stato organizzato, con il patrocinio del sottosegretario con delega per l’Amministrazione Penitenziaria Prof. Luigi Manconi, dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria - Direzione C.C. Rebibbia, in collaborazione con l’associazione La Mia Libertà, nata per promuovere azioni a favore delle persone recluse, per la quale il cantautore Franco Califano riveste la carica di Presidente Onorario. Per ulteriori informazioni rivolgersi al numero telefonico: 06.439801.

Agrigento: detenuti conseguono attestato e diventano chef

 

La Sicilia, 14 dicembre 2006

 

Durante il periodo della loro detenzione hanno partecipato ad un corso per gastronomia. Adesso pensano al loro futuro con più ottimismo e ad una integrazione piena nella società, grazie anche all’attestato ricevuto. Martedì pomeriggio è avvenuta la premiazione all’interno della casa circondariale di Sciacca alla presenza dei giornalisti. Subito dopo si è avuta la possibilità di degustare un ricco menù preparato con impegno da parte dei 6 detenuti che hanno conseguito l’attestato.

Il menù preparato dai 6 novelli chef è stato di ottima qualità, gusto eccellente e suggestiva presentazione coriografica nella quale non mancava la ceramica di Sciacca. Il corso, organizzato dal Dipartimento regionale della Amministrazione Penitenziaria, è durato circa due mesi. Il docente è stato il maestro Giovanni Montemaggiore, coadiuvato da altri collaboratori. La casa circondariale di Sciacca è alla sua seconda esperienza di percorso formativo mirato alla integrazione dei detenuti in vista della loro fuoriuscita. Qualche mese fa è stata la volta del corso per incisori corallai.

Soddisfatto il direttore Prestopino che ha definito l’iniziativa "lodevole e premia l’impegno non solo dei detenuti ma anche dell’associazione gastronomica Ferdinandea. Abbiamo in cantiere ancora altre iniziative di vario genere, ma dobbiamo fare i conti anche con il numero ridotto dei detenuti e la difficoltà di reperimento dei fondi".

Non nascondono la loro emozione e soddisfazione i detenuti novelli chef. Per Claudio Arceri si è trattato di una "esperienza positiva ed entusiasmante che rappresenta una prospettiva diversa uscendo dal carcere. Una esperienza che migliorerà certamente il nostro stile di vita non appena usciti". Esperienza entusiasmante anche per il maestro Giovanni Montemaggiore il quale "ha trovato un gruppo di allievi molto motivato, attento e desideroso di apprendere un mestiere che consenta loro una maggiore integrazione".

Udine: da 11 sacerdoti lettera-appello a favore dell’indulto

 

Il Gazzettino, 14 dicembre 2006

 

È la quarta lettera scritta dai "preti-contro", come alcuni li hanno soprannominati, delle quattro diocesi del Friuli Venezia Giulia. Sono gli undici preti che, ogni anno, sotto Natale, danno alle stampe una loro lettera-riflessione. Questa volta hanno deciso di esaminare la situazione vissuta dentro le carceri del nostro territorio.

Una presa di posizione che suona come un appello alle istituzioni e alle comunità affinché non dimentichino una realtà che non riguarda soltanto gli emarginati ma potrebbe riguardare tutti, perché, come spiega il cappellano don Flaviano, "domani potrebbe capitare anche a te quel momento di scarsa riflessione, di smarrimento che ti porta a delinquere e ad essere poi condannato".

La missiva, che verrà presentata ufficialmente oggi alle 11 nel carcere di via Spalato, suona come un pressante invito a non dimenticare gli ultimi dietro le sbarre: ed ecco il lungo elenco di tutte le categorie che troviamo in galera. A tutti loro si deve porgere una parola di umanità, ricordano gli undici preti attivi nel sociale.

Per la diocesi di Udine ci sono sempre loro, in prima linea: don Franco Saccavini, don Pierluigi Di Piazza, don Federico Schiavon, il prete che vive fra i nomadi. Inevitabile affrontare, sebbene fra le righe, il discorso sull’indulto.

A dire la sua è don Flaviano, che agita lo spauracchio del marchio sociale affibbiato a quanti sono usciti grazie al provvedimento di sconto di pena: "Stiamo osservando una recrudescenza nella considerazione che le comunità si costruiscono su quanti hanno beneficiato dell’indulto: io, personalmente, seguo alcuni ragazzi appena usciti di galera che incontrano ostacoli impensabili lungo la strada del reinserimento".

Il motivo è presto detto: "A causa dei media che enfatizzano i casi di chi, dopo essere uscito, commette nuovi reati, si sta contribuendo a far nascere una specie di giudizio collettivo improntato alla negatività". Invece - ed è proprio questo il senso della prima lettera sulle carceri - le comunità devono essere aperte, tolleranti, non giudicare: "Ci sono tante storie di chi, avendo fruito dello sconto di pena, è riuscito a riprendersi la sua vita, rientrare in famiglia, trovarsi un lavoro, ma di questi casi non si parla mai". Certo, don Flaviano, pur favorevole all’indulto, non nasconde che il provvedimento è stato fatto troppo in fretta, senza che venissero programmati i percorsi di reinserimento sociale.

Caltanissetta: ex detenuto cerca di darsi fuoco in Municipio

 

La Sicilia, 14 dicembre 2006

 

Aveva tentato di intrufolarsi in Municipio con la scusa di andare in bagno, ma gli impiegati comunali in servizio nella guardiola avevano detto che non era possibile. Dopo pochi minuti però Michelangelo Mantione, ex detenuto quarantenne uscito qualche giorno fa beneficiando dell’indulto, s’è rifatto vivo e stavolta - correndo - ha raggiunto la sala antistante l’aula consiliare, al primo piano, dove ha aperto la finestra e si è seduto sul davanzale. E quando il dipendente comunale che lo aveva inseguito, lo ha raggiunto, Michelangelo Mantione gli ha gridato: "Stai fermo o mi butto giù!".

Poi l’ex detenuto ha detto che voleva darsi fuoco e dimostrare che faceva sul serio ha fatto vedere che sotto il giubbotto aveva nascosto un contenitore di olio per scooter pieno di benzina e che la sciarpa annodata attorno al collo era imbevuta di benzina. Poi ha tirato fuori un accendino che ha esibito ai Vigili del fuoco nel frattempo portatisi i corso Umberto. I Vigili del fuoco sono intervenuti con un’autoscala cercando di dissuadere l’uomo dal darsi fuoco, ma Mantione è rientrato dentro rendendo impossibile ogni tentativo di trattativa.

C’è il dramma della disperazione dietro il gesto del disoccupato nisseno che ieri dopo pranzo a Palazzo del Carmine ha tenuto tutti col fiato sospeso. Michelangelo Mantione ha giustificato il suo gesto sostenendo di non essere più in grado di pagare l’affitto di casa e per fare fronte a questa necessità si era già rivolto al Comune. Necessità che i Servizi sociali comunali conoscono bene, in quanto il disoccupato altre volte in passato aveva ricevuto assistenza e benefici dal Comune sotto diversi profili. Ma di desistere dai suoi propositi suicidi, però, Mantione non ha voluto saperne.

Il Municipio così per diverse ore è stato assediato dai carabinieri, dai Vigili urbani, dagli agenti di Polizia e dai Vigili del fuoco, questi ultimi pronti a intervenire con gli estintori nel caso si fosse presentato il peggio. Nel frattempo è stato avvisato anche il sindaco Salvatore Messana, arrivato insieme alla dirigente comunale del settore Servizi sociali, Giuseppina Riggi, e all’assistente sociale Maurizio Ferla per ascoltare i problemi dell’uomo, che a sua volta ha manifestato il suo stato di indigenza al sindaco e alla dottoressa Riggi. Una trattativa non facile, durata diversi minuti, ma alla fine risoltasi al meglio. Poi, una stretta di mano tra il sindaco e Michelangelo Mantione, segno che il pomeriggio di paura era finito.

Alessandria: Costanzo nella redazione del giornale carcerario

 

Comunicato stampa, 14 dicembre 2006

 

Le telecamere di Maurizio Costanzo entrano nella redazione di "Altrove", trimestrale della Casa di Reclusione di San Michele ad Alessandria.

Si chiama "Altrove, liberi di sperare" la trasmissione che in onda dal 27 ottobre scorso su Italia1, realizzata in gran parte nella Casa Circondariale di Velletri, dove si racconta la vita quotidiana in carcere. Il programma porta lo stesso nome del giornale redatto a San Michele, una coincidenza che ha fatto incuriosire Maurizio Costanzo tanto da inviare una troupe per documentare il lavoro della redazione e dei giornalisti "ristretti".

Il servizio, realizzato dalla giornalista Alessandra Di Pietro nei giorni 18 e 19 dicembre prossimi, vedrà coinvolti i redattori, tutti quelli che collaborano al giornale, i giornalisti esterni e la direzione dell’Istituto.Saranno effettuate interviste e riprese nei luoghi significativi per il lavoro di redazione, come la biblioteca e il Polo Universitario.

La trasmissione andrà in onda, presumibilmente, come "speciale" e chiuderà il ciclo di trasmissioni sul carcere. Un’occasione unica per far conoscere un’esperienza peculiare, quella dell’informazione dietro la sbarre, che può risultare utile alle redazioni già esistenti e a quelle che nasceranno.

 

Per la redazione di "Altrove"

Il direttore responsabile Giovanni Rizzo

Droghe: la strategia dei quattro pilastri, di Paolo Ferrero

 

Progetto Uomo, 14 dicembre 2006

 

Riportiamo l’intervento del Ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero alla Conferenza ministeriale del Gruppo Pompidou, svoltasi nei giorni scorsi al Consiglio d’Europa a Strasburgo. Il Gruppo Pompidou, gruppo di cooperazione in materia di lotta all’abuso e al traffico illecito di stupefacenti, costituisce un consesso multidisciplinare che, su scala europea, permette ai politici, ai professionisti e ai ricercatori di discutere, di scambiare opinioni, idee ed esperienze sulle questioni legate alla tossicodipendenza.

 

Il problema della lotta alle tossicodipendenze è purtroppo ancora drammaticamente all’ordine del giorno nel nostro Continente. Un problema che si allarga oggi all’alcool, al doping, agli psicofarmaci, e in generale a altre forme di dipendenza.

Il Gruppo Pompidou è un utile strumento per affrontare sulla base delle evidenze scientifiche il fenomeno dei consumi, degli abusi e delle dipendenze derivanti dall’utilizzo di sostanze stupefacenti, sia legali che illegali.

Il nuovo Governo italiano ha intenzione di incoraggiare e promuovere l’approccio pragmatico, muldisciplinare, innovativo previsto dal programma di lavoro 2007 - 2010 del Gruppo Pompidou. Ci sentiamo anche impegnati ad offrire il nostro contributo di idee e a tal fine ritengo utile illustrare qui brevemente le linee direttrici della rinnovata politica italiana contro la droga e le dipendenze in genere.

Un primo dato significativo è rappresentato dal fatto che ad intervenire in questo consesso sia stato chiamato il Ministro della Solidarietà Sociale, a cui compete la titolarità per la politica sulle droghe. Ciò testimonia lo spostamento dell’approccio del nuovo governo italiano, da quello marcatamente penale, a quello sociale ed inclusivo. L’aumento del consumo di pressoché tutte le sostanze stupefacenti illegali come ulteriormente evidenziato dal recentissimo rapporto dell’Osservatorio di Lisbona testimonia come l’accentuazione delle azioni repressive nei confronti dei consumatori, a scapito dei percorsi di prevenzione, aiuto e cura, non ha portato a risultati degni di nota. Per questo, l’azione italiana intende svilupparsi nell’ambito della cosiddetta strategia dei "quattro pilastri".

 

Lotta al narcotraffico

 

Rispetto al primo di tali pilastri, decisiva è la lotta al narcotraffico. Nel confermare che l’Italia è determinata a condurre una guerra senza quartiere contro i "signori della droga", ritengo che sarebbe utile fare un bilancio sulla efficacia delle azioni di contrasto e repressione fin qui svolte dalla Comunità internazionale. Non ho purtroppo il tempo di farlo nei pochi minuti di questo mio intervento, salvo che per enunciare due concetti: il primo: l’attività repressiva sarà più efficace se verrà concentrata prevalentemente contro le grandi organizzazioni criminali che gestiscono il narcotraffico; secondo, dobbiamo riflettere sulla questione della riconversione delle colture, nella consapevolezza che questi progetti non daranno i risultati attesi se non associati a interventi rivolti a garantire ai contadini dignitose condizioni di vita, capaci cioè di innescare un percorso verso l’affermazione di una cultura della legalità. Si devono inoltre segnalare le modifiche del mercato delle droghe: ad esempio oggi in Italia si sta cercando di mettere la cocaina al centro del mercato vendendo una dose a otto euro.

 

Prevenzione

 

In tema di prevenzione, il secondo pilastro della nostra azione, è prioritario nella fascia di età adolescenziale e pre-adolescenziale il coinvolgimento degli adulti, cioè in primo luogo delle famiglie, nonché di coloro che svolgono un ruolo educativo. Si tratta di svolgere insieme un lavoro per promuovere il valore "salute della persona" all’interno di un contesto sociale che spinge sempre più i giovani ad identificarsi come consumatori, spesso oltre la soglia dell’abuso, di prodotti legali e/o illegali. Fondamentale, in questo processo preventivo, è il coinvolgimento dei gruppi dei pari, portatori di competenze e risorse di aiuto così come, in contesti più commerciali, il reale coinvolgimento degli organizzatori di eventi e dei gestori di locali di forte richiamo. È inoltre intenzione del Governo promuovere azioni di informazione e prevenzione anche per quanto riguarda la diffusione delle sostanze dopanti e di psicofarmaci tra la popolazione.

 

Cura e riabilitazione

 

Sul tema della cura e della riabilitazione, alla base del nostro approccio vi è l’intenzione di coniugare maggiormente gli interventi farmacologici con i trattamenti psicosociali. Oggi si registra la prevalenza dei primi e le insufficienze dei secondi.

 

Riduzione delle conseguenze negative

 

Infine il 4º pilastro, la riduzione delle conseguenze negative legate all’uso di droga. Questo ambito, ha alla base un paradigma fondamentale: tolleranza zero nei confronti delle grandi organizzazioni criminali, massimo livello di assistenza per i tossicodipendenti.

Noi riteniamo che lo Stato debba combattere senza esitazioni i narcotrafficanti, e con la stessa determinazione stare a fianco delle persone che si trovano in una situazione di difficoltà, per aiutarle ad uscire dalla tossicodipendenza o, almeno, a non morirne.

Noi non proponiamo forme di "liberalizzazione" o depenalizzazione delle sostanze stupefacenti, sia che esse si vogliano considerare "leggere" oppure "pesanti", ma riteniamo che il consumo di tali sostanze vada "decriminalizzato", anzitutto per rendere più efficace la lotta al narcotraffico e facilitare la relazione tra operatori sociali e consumatori.

 

In conclusione, vorrei riassumere il senso dell’approccio che ho cercato di descrivere: ci sono le persone, con i loro bisogni e le loro fragilità. Ci sono le sostanze, quelle di ieri (l’eroina), di oggi (le droghe sintetiche, la cocaina) e di sempre (l’alcol, il tabacco). Ci sono le politiche, fatte di repressione del narcotraffico, di prevenzione dei consumi, di cura delle persone, di riduzione dei rischi individuali e collettivi. E ci sono le letture di un fenomeno che, continua a dividere e ad accendere il dibattito. L’universo delle dipendenze è un universo frastagliato e complesso: per avvicinarlo occorrono chiavi di lettura che non semplifichino. Siamo certi che il Gruppo Pompidou sarà un importante strumento per sviluppare questa strategia.

Droghe: nel 2009 consumatori cocaina aumentati del 50%

 

Progetto Uomo, 14 dicembre 2006

 

Al convegno "Le vie di uscita dal futuro: mondi probabili, persone possibili" presentati i dati di Prevo.Lab., l’osservatorio previsionale sulle droghe della ASL Città di Milano.

È un vero e proprio allarme quello che è stato lanciato nel corso del Convegno Nazionale "Le vie di uscita dal futuro, mondi probabili persone possibili" svoltosi l’11 e il 12 dicembre a Milano.

Organizzato da Regione Lombardia e ASL Città di Milano, il convegno ha riunito esperti di vari settori perché, come ha sottolineato Riccardo Gatti - responsabile del Dipartimento delle Dipendenze dell’ASL Città di Milano - "di fronte a un mercato in continua evoluzione e che ormai si è globalizzato non possiamo rincorrere gli eventi, ma è necessario prevederli ed attivarsi per affrontarli in tempo reale"?

Proprio per questo motivo due anni fa è stato creato Prevo.Lab, una sorta di Osservatorio previsionale che ha il merito di aver messo uno di fianco all’altro esperti dei più svariati settori: dall’antidroga alla comunicazione, dalla medicina al marketing.

Attraverso esperti in modelli matematici i dati raccolti vengono elaborati in modo da ottenere delle previsioni a breve termine di come evolveranno i fenomeni presi in considerazione. Avere queste previsioni è indispensabile per mettere a punto interventi mirati. LA ricerca riporta che nel 2009 si prevede un aumento del 40-50% del numero dei consumatori di cocaina rispetto al 2006. Così come non vanno sottovalutate le altre sostanze stupefacenti, come ad esempio l’eroina e le droghe sintetiche?

Al di là delle sostanze, la ricerca ha messo in evidenza quello che è il vero problema del consumo di droghe: la presenza di un mass market in grado di fornire microdosi a prezzi stracciati e quindi accessibili praticamente a tutti.?Il mutato mercato ha comportato un’evoluzione anche dei consumatori: sarebbe sbagliato continuare a ragionare solamente in termini di tossico-dipendenti come se rappresentassero una nicchia più o meno facilmente controllabile; in realtà si ha a che fare con un numero in costante aumento di consumatori occasionali che considerano assolutamente naturale far uso occasionalmente (resta da approfondire quanto occasionalmente) di sostanze.?È di questi consumatori che è assolutamente necessario occuparsi, perché il loro "occasionale consumo" è fonte di una serie di tragiche situazioni: incidenti stradali, incidenti sul lavoro, scompensi cardiaci e tanti altri problemi sociali e di salute.

Droghe: Ue; l’individuo al centro delle politiche antidroga

 

Progetto Uomo, 14 dicembre 2006

 

Il Gruppo Pompidou adotta un programma contro l’abuso di stupefacenti, mettendo l’accento sulla protagonismo giovanile. Creato nel 1971 per combattere l’abuso e il traffico di stupefacenti, su iniziativa dell’ex presidente francese George Pompidou, il Gruppo Pompidou del Consiglio d’Europa, dopo tre anni di presidenza dei Paesi Bassi, verrà presieduto dalla Polonia (la Spagna ne deterrà la vice presidenza) e beneficerà di un nuovo programma per le sue sei piattaforme, con una particolare attenzione rivolta ai giovani.

Nel suo discorso di apertura per i Ministri dei 35 Stati membri del Gruppo Pompidou, riuniti il 27 e 28 novembre a Strasburgo, Maud de Boer Buquicchio, vice segretario generale del Consiglio d’Europa, ha sottolineato che "i giovani non devono essere considerati solo come i destinatari, ma anche come i protagonisti di una prevenzione efficace". La Vice Segretario ha ricordato che "questo approccio è pienamente conforme al programma del Consiglio d’Europa "Costruire un’Europa per e con i bambini", volta a promuovere le politiche in favore dei bambini grazie proprio a una loro attiva partecipazione".

Tema ricorrente nelle diverse attività del Gruppo Pompidou è porre al centro del dibattito sulle politiche anti-droga l’individuo e il posto che esso occupa all’interno della società. Questo tema è, in particolare, onnipresente nelle attività relative alle questioni etiche sollevate dai programmi di lotta alla tossicodipendenza.

I recenti sviluppi relativi a ciascuna delle sei piattaforme della lotta all’abuso e al traffico di stupefacenti - prevenzione, trattamento, etica, aeroporti, ricerca e giustizia penale - sono stati presentati ai partecipanti alla conferenza insieme all’annuncio del lancio imminente di una banca dati on-line per la ricerca europea nell’ambito della tossicodipendenza.

Altri aspetti sono stati, inoltre, affrontati, quali i problemi delle donne nel quadro della prevenzione e del trattamento all’abuso di stupefacenti. "Le donne possono essere particolarmente vulnerabili per diverse ragioni sociali, economiche e biologiche e necessitano quindi di un’attenzione maggiore e specifica", ha dichiarato la Vice Segretario Generale, aggiungendo che "le statistiche rivelano che molte donne non chiedono consigli e trattamenti per timore di perdere l’affidamento dei propri figli".

La conferenza ha accolto positivamente la collaborazione, sempre maggiore, di altri organi internazionali attivi nell’ambito della lotta alla tossicodipendenza e, in particolare, delle azioni congiunte con l’Unione europea, inaugurate sotto l’auspicio dell’attuale presidenza finlandese dell’UE, quali le reti locali di coordinazione tra polizia e servizi sociali e sanitari. La conferenza ministeriale viene organizzata ogni tre anni dal paese che detiene la presidenza del Gruppo Pompidou. Da 35 anni, il gruppo offre ai leader politici, ai professionisti e ai ricercatori un forum multidisciplinare paneuropeo per lo scambio di informazioni e di idee sul trema dell’abuso e del traffico di stupefacenti.

 

Precedente Home Su Successiva