Rassegna stampa 4 agosto

 

Indulto: troppi ritardi nell'assistenza, il Governo corre ai ripari

 

La Repubblica, 4 agosto 2006

 

Emergenza indulto: è il tema all’ordine del giorno in Consiglio dei Ministri, mentre il ministero della Giustizia apre oggi pomeriggio un tavolo con i volontari della Cnvg (Conferenza nazionale volontariato giustizia) e lunedì pomeriggio varie associazioni (tra cui Cnca, Gruppo Abele, Arci, Antigone, Lila, Federserd) si riuniranno alla Solidarietà sociale per lanciare una rete territoriale di supporto sulle emergenze (recidive, alloggi, overdose, immigrati...). Oggi, a margine della conferenza stampa per la presentazione della campagna estiva di solidarietà in favore degli anziani, il ministro della Solidarietà sociale ha fatto autocritica sul ritardo dell’esecutivo nell’affrontare l’uscita dal carcere di migliaia di detenuti:

"Si poteva fare prima che il provvedimento fosse attuato", ammette, confermando la collaborazione tra i diversi ministeri su questo problema (Giustizia, Interno, Salute, il suo). Non ci saranno sovrapposizioni secondo Ferrero, che lunedì - incontrando diverse associazioni, cercherà di costituire "un tessuto per provare a inserire gli ex detenuti che non hanno alcun punto di riferimento al momento dell’uscita dal carcere. Agiremo a questo livello. È questo il punto che ci riguarda come ministero: fare in modo che chi esce non sia da solo, ma venga sostenuto per evitare di scivolare nuovamente in una condizione di illegalità".

Intanto oggi pomeriggio il ministro della Giustizia Clemente Mastella ha risposto ad alcune interrogazioni sulle misure di sostegno finanziario a favore degli enti locali per il reinserimento sociale dei detenuti e sulle condizioni di vita dei detenuti all’interno del carcere di Rebibbia e delle altre carceri italiane. Attivando un coordinamento con gli enti locali, verranno potenziati i servizi di ospitalità e assistenza per gli ex detenuti - ha assicurato Mastella -, attraverso corsi e borse istituite per facilitare il reinserimento delle persone che hanno usufruito degli effetti della legge. "Dirigenti del ministero hanno avuto incontri nei giorni scorsi con i rappresentanti degli enti locali delle principali città del Paese per coordinare le iniziative", ha riferito il ministro durante il "question time" alla Camera dei Deputati, precisando: "Ci sono volontari attivi nelle carceri per aiutare le persone che usufruiscono dell’indulto". E il rischio che i fondi destinati ai servizi sociali vengano deviati per andare incontro a misure d’emergenza in favore dei detenuti non può essere attribuito a una mancanza da parte del governo: "La diminuzione dei fondi agli enti locali è un’eredità del precedente esecutivo, noi abbiamo istituito un fondo straordinario per fronteggiare la situazione".

E le associazioni si stanno preparando all’incontro di lunedì prossimo con il ministro Ferrero; il Cnca e Antigone, insieme ad alcune strutture pubbliche (Comuni, Sert, servizi sociali e operatori delle carceri) si stanno impegnando in queste ore per costruire sui territori coordinamenti e collaborazioni urgenti per rispondere alle domande più impellenti (letto, lavoro, risorse minime vitali, stabilizzazione sociale, riferimenti territoriali ecc.), accompagnando in particolare le uscite repentine dal carcere delle fasce più deboli della popolazione detenuta: immigrati, senza fissa dimora, tossicodipendenti e alcolisti, persone con disturbi psichiatrici. L’idea è quello di lanciare a livello nazionale una "rete di solidarietà per l’indulto" - anticipa Riccardo De Facci, responsabile del gruppo tematico Tossicodipendenze all’interno del Cnca - che, con il coordinamento dei ministeri nazionali, "promuovesse in ogni territorio la possibilità di sviluppo di una reale rete di supporto, orientamento e accoglienza tra interno del carcere e territorio, soprattutto per le fasce più deboli delle persone che usufruirebbero della possibilità dell’indulto". Tra le proposte, si chiede ad esempio al ministero della Giustizia di "reperire alcune minime risorse per supportare l’accoglienza in strutture abitative locali (dormitori, comunità di accoglienza, ecc.) per un periodo di 4-5 mesi" e al ministero della Solidarietà sociale di "investire su progetti con operatori e servizi di accompagnamento al reinserimento sociale (ricerca lavoro, casa, comunità, ecc..). Tali proposte sarebbero quasi un nuovo piano di solidarietà per le circa 15/20.000 persone uscite, offrendo concrete opportunità locali di supporto e provando a ridurre i rischi di ricaduta e reiterazione dei reati che una situazione così improvvisa potrebbe creare".

Indulto: reinserimento, perché non riaprire "cassa ammende"?

 

Redattore Sociale, 4 agosto 2006

 

Progetti di reinserimento sociale per i detenuti che beneficiano dell’indulto? Per attuarli ci vogliono risorse economiche disponibili nell’immediato. Ha discusso anche di questo argomento con la Conferenza nazionale volontariato giustizia, ieri pomeriggio, il ministro della Giustizia Clemente Mastella. "Si parla di dirottare delle risorse per gestire questa emergenza e per consentire i Comuni a farsene carico: una possibilità è quella di dirottare i costi risparmiati in carcere grazie all’uscita dei detenuti per coprire le spese dei progetti esterni, in collaborazione con il privato sociale e le cooperative", riferisce Claudio Messina, presidente della Cnvg. Ma ci sarebbero centinaia di miliardi di vecchie lire "congelati" nella "Cassa ammende", fondo costituito da tanti anni presso l’Amministrazione penitenziaria. "Il fondo è costituito da multe comminate ai detenuti, somme destinate a finanziare progetti di reinserimento sociale". Rimasto congelato per molti anni, il fondo è rimasto fermo.

"Solo un paio di anni fa era stato attuato un Regolamento di gestione ed era stata costituita una Commissione interministeriale per gestire il Fondo, ma poi l’ex ministro Roberto Castelli non l’ha più convocata", riferisce Messina, ipotizzando che queste risorse consistenti "facciano gola al Dipartimento amministrazione penitenziaria per affrontare le note difficoltà in cui versa". Finora sono stati finanziati dalla Cassa ammende solo una decina di progetti proposti dallo stesso Dap, mentre "tutti quelli presentati dal volontariato sono stati respinti e non finanziati". Il ministro Mastella ha già fatto presente il problema al responsabile del Dap, Giovanni Tinebra, "che però si è irrigidito in proposito", riferisce Messina, ricordando che Tinebra, "anche se più volte invitato, non ha mai partecipato ai lavori e ai convegni della nostra Conferenza. Ma il suo mandato sta per scadere: attendiamo a settembre la nomina del nuovo responsabile del Dap".

Indulto: per gli immigrati il rischio del rimpatrio immediato

 

Redattore Sociale, 4 agosto 2006

 

"Gli immigrati che usufruiscono di misure alternative rischiano - beneficiando dell’indulto - di essere rimpatriati e di perdere così lavoro e alloggio, vanificando completamente il percorso di recupero compiuto". È preoccupato Claudio Messina, presidente della Conferenza nazionale volontariato giustizia, che è stato convocato ieri pomeriggio presso il ministero della Giustizia da Clemente Mastella. All’incontro hanno partecipato anche il sottosegretario Luigi Manconi e il suo portavoce, Stefano Anastasia, e altri 3 esponenti della Cnvg: la vicepresidente Patrizia Costantini, Franco Uda (rappresentante delle Conferenze regionali del sud e delle isole), e il presidente dell’associazione "Antigone", Patrizio Gonnella. Designato il 20 giugno scorso dal Consiglio direttivo della Conferenza, Messina è il delegato nazionale per il settore carcere e devianza della Società San Vincenzo de Paoli, opera nel carcere di Porto Azzurro ed è fautore di numerose iniziative a favore dei detenuti.

Alla vigilia del Consiglio dei Ministri, il ministro Mastella ha voluto dalla Conferenza un promemoria di proposte da discutere oggi con gli altri colleghi dei dicasteri dell’Interno e della Solidarietà sociale, a cui spettano le competenze dell’accoglienza e del reinserimento sociale dei detenuti usciti dal carcere grazie all’indulto. "Una situazione complessa", l’ha definita Mastella, che si è già rivolto all’Anci per sollecitare i Comuni e concordare piani di accoglienza sui vari territori. Ma i più a rischio - ha ricordato Messina al ministro - sono stranieri e tossicodipendenti. "Abbiamo chiesto esplicitamente di varare un Decreto che modifichi la normativa specifica della Bossi Fini sugli stranieri detenuti che usufruiscono di misure alternative come semilibertà o affidamento: a chi ha l’alloggio e il lavoro sicuro, perché dare un calcio e mandarlo via?", argomenta Messina, riferendo: "Ad alcuni detenuti, a cui mancano pochi mesi per la scadenza della pena, abbiamo consigliato di rifiutare l’indulto, altrimenti avrebbero perso lavoro e casa e sarebbero stati rimpatriati entro 5 giorni; invece, nell’attesa ulteriore, le normative potrebbero cambiare. Le uscite, infatti, vengono segnalate alle Questure dei paesi di origine". Bisogna aggiungere che anche gli stranieri entrati in carcere con il permesso di soggiorno valido, nel frattempo, hanno visto scadere la carta. "Quindi - osserva il presidente della Cnvg - anche i regolari sono diventati irregolari; con l’indulto si rischia di interrompere bruscamente, da un giorno all’altro, percorsi di reinserimento sociale (vanificandoli), oppure di rientrare nella clandestinità per chi non vuole tornare nel proprio paese. Per alcuni, quindi, l’estinzione anticipata della pena diventa una vera e propria tragedia, perché nutrivano la speranza di inserirsi nel mondo del lavoro e ottenere un nuovo permesso di soggiorno valido".

Mastella ha assicurato che oggi avrebbe lanciato la proposta di modifica della Bossi Fini in Consiglio dei Ministri e che ne avrebbe discusso con il ministro dell’Interno Giuliano Amato. Ma Messina ha posto altre questioni sul tavolo, auspicando la necessità di "mettere mano e rivedere non solo la Bossi Fini, ma anche la ex Cirielli e la Fini Giovanardi sulle droghe". Infatti un altro dramma è quello degli ex detenuti tossicodipendenti, malati mentali (spesso a motivo dell’abuso prolungato di sostanze stupefacenti), malati. Il carcere "non è certo la soluzione che cura questi mali: ci vogliono percorsi differenti. E bisogna uscire da questa prospettiva del carcere in cui si chiudono tutti i problemi", denuncia il presidente della Conferenza. Il ministro della Giustizia ha già parlato con alcune federazioni di comunità di accoglienza e con altre associazioni che lavorano nel privato sociale. "Gran parte delle associazioni nella Conferenza rappresentano il volontariato puro, gratuito - precisa Messina -, quindi non siamo attratti da un business. Come volontariato diamo il nostro sostegno, ma l’operazione indulto poteva essere organizzata molto meglio, almeno due mesi fa, quando si era parlato dell’atto di clemenza". All’inizio della legislatura tutto lasciava sperare in un esito favorevole; occorreva quindi "ragionare prima sulle conseguenze di una tale misura. Invece - lamenta Messina - ci siamo trovati con l’acqua alla gola: non siamo stati interpellati prima dell’approvazione e le Procure hanno autorizzato l’uscita con una rapidità fulminea. Così i volontari si sono mobilitati per accompagnare gli ex detenuti a dormire da qualche parte". E il ministro Mastella ha accolto le critiche? "Ne ha preso atto, affermando che la situazione si è evoluta più rapidamente del previsto, con un’accelerazione che ha chiuso in pochi giorni la questione, dopo le polemiche del ministro Di Pietro".

Indulto: Ferrara; già assegnati posti letto e buoni pasto

 

Ansa, 4 agosto 2006

 

Si è presentato, di prima mattina, alla sede dei Servizi sociali di via Oroboni. Appena poche ore dopo essere uscito dal carcere dell’Arginone, grazie alla nuova legge sull’indulto. È il primo caso, registrato ieri in città, di assistenza ai detenuti a cui è stato concesso uno sconto di pena.

Nel dettaglio, il fatto ha riguardato un detenuto residente a Ferrara, in favore del quale è stata attivata la procedura stabilita durante l’incontro istituzionale svoltosi in Prefettura mercoledì scorso. Al soggetto è stato prontamente assegnato un posto letto che potrà utilizzare nei prossimi giorni, durante cui avrà anche la facoltà di usufruire di un pacchetto di buoni pasto.

"La macchina organizzativa sta cominciando a funzionare a pieno regime - spiegava ieri Roberto Cassoli, dirigente del settore Interventi sociali del Comune -, sono già numerose le persone uscite dal carcere che sono venuti a chiedere informazioni presso la sede dell’assessorato di via Boccacanale Santo Stefano".

Le liberazioni, che dovrebbero continuare ancora per quattro o cinque giorni, saranno al termine delle operazioni un’ottantina. Nel frattempo, è cominciato il confronto sulla copertura delle spese per il piano assistenziale, concentrando l’attenzione, in particolare, sulla suddivisione fra i capitoli posti a carico del Comune e della Questura.

Secondo una prima ipotesi, si pensa di indirizzare alle persone liberate dalla casa circondariale una quota vicina ai 20mila euro. Lo stanziamento potrebbe andare a rimpinguare le casse del progetto, denominato Patto per Ferrara, destinato all’inserimento lavorativo di detenuti ed ex detenuti sottoscritto dall’amministrazione estense con le associazioni di categoria e le imprese del territorio. Nel corso di quest’anno, il Comune ha già stanziato 41mila euro per finanziare lo sportello informativo all’interno della casa circondariale e i progetti di reinserimento dei detenuti.

Indulto: lettera a Mastella; escono migliaia di "sacchi neri"

 

Associazione Diritti Civili, 4 agosto 2006

 

 

Signor Ministro, sono migliaia e migliaia i carcerati che lasceranno i luoghi di detenzione nei prossimi giorni; ed escono perché le carceri sono sovraffollate.

E sulle loro spalle migliaia di sacchi neri dalle porte di Rebibbia e di Regina Coeli, di San Vittore e dell’Ucciardone e di Poggioreale; immagine inquietante di un fallimento umano, di un peso aggiuntivo che i detenuti tornando alla casa del padre o a quella dei figli, sempre se padri e figli gli rimangono, non debbono portare.

Sono i sacchi neri nei quali i carcerati portano le loro povere cose, i sacchi neri dell’immondizia, perché è immondizia, è vergogna, e rifiuto quello che esce da quelle porte e la società ha diritto di vendicarsi e di bollare per sempre chi per quelle porte è entrato.

La funzione riabilitativa della pena resta un mito: che diventi realtà sarà una strada assai lunga, perché dovrà essere convinzione di tutti.

Diamo un segno concreto che si possono aprire le porte delle carceri perché la società accoglie con un fondo di speranza quelli che la pena la hanno scontata, perché chi ha pagato ha pagato, anche se non tutto il dovuto, e si pensa che chi esce sia un cittadino come tutti e allora non deve lasciare il carcere con il sacco nero della spazzatura, ma con un sacco bianco, che dica che c’è la voglia di ricominciare e che questo, chi è rimasto fuori, è quanto si attende, tendendo una mano.

L’Associazione "I diritti civili nel 2000" è stata fondata oltre dieci anni fa per combattere le nuove emarginazioni e quanto delle antiche resiste in questo mondo che cambia o magari fa anche finta di cambiare, vittima di antichi pregiudizi e legato ad antiche gogne. Abbiamo, per la nostra opera sociale la disponibilità di alcuni pacchi di sacchi bianchi, gli stessi che usiamo per le migliaia di corredini che doniamo alle mamme sole di più di cinquanta nazionalità.

Signor Ministro, signor Assessore. Glieli mandiamo volentieri, nella speranza che le decine di migliaia che mancano sarà vostra cura farli arrivare alle porte strette che oggi si aprono per un giorno. E sia l’ultima volta che giornali e tv, come purtroppo centinaia di volte negli anni, fanno apparire un uomo umiliato sotto il suo sacco nero. Sicuri di essere capiti e certi della vostra sensibilità, aspettiamo da voi un segno di rispetto e di speranza.

 

Il Presidente

Maria Grazia Passeri

Indulto: rischio fuga per 4000 clandestini scarcerati

 

La Stampa, 4 agosto 2006

 

L’appuntamento a palazzo Chigi è per le nove di questa mattina. Quando il presidente Romano Prodi incontrerà, prima del Consiglio dei ministri, il responsabile di via Arenula, Clemente Mastella, quello dell’Interno, Giuliano Amato, e della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, per fare il punto sui problemi emersi dai primi giorni dell’applicazione dell’indulto. Che in sostanza si riducono a due: la gestione degli extracomunitari clandestini e di quelli ritenuti contigui all’integralismo islamico, e le iniziative di "sostegno" agli "indultati", per accompagnarli in un processo di reintegrazione sociale.

Il ministro di Giustizia porterà all’incontro i dati dell’applicazione dell’atto di clemenza: nei primi tre giorni sono stati scarcerati 5.300 detenuti. Mastella non è per nulla preoccupato - "è del tutto fisiologico il dato" - del fatto che qualcuno sia tornato subito in carcere (18 nei primi due giorni). Il tema, semmai, è quello del reinserimento sociale degli ex detenuti e dello sforzo che dovranno sostenere gli enti locali: "Dovranno organizzare - spiega Mastella a mo’ di esempio - corsi di formazione professionale per dare una chance a chi prima era in cella, e sobbarcarsi le immediate emergenze".

Non solo corsi professionali, ma anche sostegni più incisivi. Ed è proprio partendo da questo problema che il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, aveva sollecitato il presidente Prodi a prendere una iniziativa, per aiutare gli enti locali sia dal punto di vista delle risorse che delle opportunità, a gestire il reinserimento degli ex detenuti: "Dobbiamo costruire reti di solidarietà sul territorio".

In realtà, sarà il ministro Giuliano Amato a porre sul tappeto i problemi più spinosi: la gestione dei quasi cinquemila stranieri beneficiari dell’indulto che non hanno più il permesso di soggiorno o che sono dichiaratamente "clandestini", nel senso che non sono state accertate "ufficialmente" le proprie generalità. I tecnici del ministero degli Interni per il momento stanno applicando una gestione "flessibile". Gli scenari sono diversi: una quota di questi stranieri sarà parcheggiata nei Ctp - che però hanno una capienza molto ridotta, 1200 posti, gran parte dei quali già occupati da chi è sbarcato in questi giorni a Lampedusa -, in attesa della certificazione della loro identità. In questa fase, avranno la priorità della collocazione nei Centri i "soggetti più a rischio": i recidivi, i condannati per traffico e spaccio di sostanze stupefacenti o per reati contro il patrimonio. Per loro il rimpatrio sarà l’epilogo della loro avventura italiana.

Decreti di espulsione, voli charter, voli di linea per chi sarà rimpatriato nei paesi che i charter non li ammettono (come la Tunisia o il Marocco). C’è bisogno di tempo, però, perché la macchina si metta in moto. E uno sforzo aggiuntivo per le forze di polizia, che dovranno comunque "monitorare" questi stranieri "borderline", ex regolari o clandestini gran parte dei quali provenienti dall’area del Maghreb e dai paesi dell’Est, Romania in testa.

Più che riunione operativa, quella di stamani sarà una presa d’atto dei problemi sul tappeto. Di certo, le polemiche politiche rimarranno fuori dal vertice. Anche quelle sollevate da esponenti della maggioranza, come il ministro Di Pietro, che continua a parlare di provvedimento sbagliato: "Si è trattato di uno scambio di prigionieri. Con questa legge molti che devono rispondere di reati sia da una parte sia dall’altra l’hanno fatta franca". Adesso, si tratta di gestire al meglio i problemi concreti che l’indulto determina.

Indulto: Firenze; intesa Quartiere 4 - Associazione Pantagruel

 

Vita, 4 agosto 2006

 

Il Quartiere 4 del Comune di Firenze ha manifestato il suo sostegno all’associazione ‘Pantagruel’ che si dedica ai detenuti delle carceri Toscane, per aiutarli a crearsi un migliore progetto di vita durante la reclusione e sostenerli nel rientrare nella società dopo la pena.

"Un’azione di volontariato particolarmente importante - hanno spiegato il presidente Giuseppe D’Eugenio e la presidente della commissione sicurezza sociale di Firenze Sonia Innocenti - in un momento specifico, caratterizzato da centinaia di cittadini che riacquistano la libertà grazie all’indulto, ma che hanno bisogno di sostegno e appoggio per realizzare progetti di vita positivi. Sostenere il volontariato di settore - hanno concluso - e impegnare i servizi della pubblica amministrazione in queste azioni appare agli esponenti del Quartiere 4 un compito di grande rilevanza umana e sociale"

Indulto: Cnvg; subito un decreto per evitare le espulsioni

 

Comunicato stampa, 4 agosto 2006

 

La Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia - che riunisce le associazioni di volontariato carcerario - ha incontrato ieri il Ministro della Giustizia Clemente Mastella e il Sottosegretario Luigi Manconi, per esaminare le problematiche relative alla scarcerazione di migliaia di detenuti a seguito del provvedimento di indulto entrato in vigore martedì 1 agosto.

In particolare è stato posto l’accento sulla situazione degli stranieri sprovvisti del permesso di soggiorno, quindi sottoposti agli effetti della legge Bossi-Fini sull’immigrazione, anche nei casi in cui stiano già lavorando all’esterno con regolari contratti di lavoro, alle dipendenze di cooperative sociali o altre ditte. Venendo improvvisamente a mancare la copertura assicurata dallo stato di detenzione o di semilibertà o affidamento, equivalente ad un permesso-obbligo di soggiorno, lo straniero liberato e segnalato alle questure viene immediatamente dotato di un foglio di via che intima di lasciare il paese entro 5 giorni, o accompagnato in un centro di permanenza temporanea in attesa di espulsione. Coloro che non ottemperano a tale obbligo rientrano automaticamente in clandestinità e rischiano nuove condanne penali, anche se non commettono reati diversi dalla semplice violazione delle norme sull’immigrazione.

La proposta avanzata al Ministro da questa Conferenza è di predisporre immediatamente un decreto per modificare la norma consentendo la permanenza in Italia almeno a quegli stranieri che già avevano iniziato con successo percorsi di reinserimento sociale e lavorativo. Pur trattandosi di competenze del Ministero degli Interni, l’on. Mastella si è impegnato a concertare con il collega Amato provvedimenti urgenti che possano arginare una situazione di evidente incongruenza.

Su un piano più generale è stato chiesto di sollecitare le istituzioni locali, comuni in primis, ad adottare immediate iniziative di accoglienza volte al reinserimento degli ex detenuti sprovvisti di mezzi di sussistenza, di dimora e di lavoro. Il governo centrale dovrebbe destinare allo scopo delle risorse finanziarie che potrebbero derivare dalle economie che gli istituti penitenziari realizzano con la sensibile riduzione delle presenze in carcere, ma anche attingendo finalmente da quella Cassa Ammende, costituita allo scopo di sostenere progetti di reinserimento sociale, e rimasta finora pressoché congelata.

Altro punto toccato nel corso dell’incontro è quello del rifinanziamento della legge Smuraglia, che concede sgravi fiscali alle imprese che assumono detenuti ed ex detenuti. In tal senso il Ministro Mastella ha promesso interessamento, individuando nella Smuraglia un utile strumento da rilanciare. Da parte sua la Cnvg ha ribadito la disponibilità ad intensificare l’azione di sostegno del Volontariato, attraverso la vasta rete nazionale e regionale delle associazioni aderenti, per fronteggiare in qualche modo il dramma di tante persone che uscendo dal carcere rischiano di ripiombare improvvisamente in situazioni di grave disagio e marginalità, innescando i meccanismi viziosi della recidiva.

Indulto: Genova; appena uscito dal carcere tenta il suicidio

 

Comunicato stampa, 4 agosto 2006

 

La legge, la scarcerazione, l’intenzione di togliersi una vita destinata alla solitudine. Ieri pomeriggio voleva farla finita A.L., 37 anni, residente in Corso Gastaldi. A farla finita gettandosi dal vicino ponte di Terralba, un intento sventato soltanto grazie all’intervento ieri pomeriggio di due volanti della Questura.

Intorno alle 15 l’uomo chiama il 113 e manifesta la sua intenzione di suicidarsi. L’agente dall’altra parte del filo tenta di convincerlo a desistere, prende tempo e consente ai colleghi di risalire all’apparecchio del chiamante, una cabina seminascosta in corso Gastaldi, proprio sotto al civico dove A. L. risiede. Le volanti 31 e 32 si lanciano sul posto e individuano il trentasettenne, pochi minuti dopo lo convincono a salire in auto e lo portano al San Martino, dove l’uomo viene ricoverato in psichiatria.

La prontezza degli agenti di polizia ha evitato una morte certa, in passato A. L. aveva già tentato di togliersi la vita, e la scarcerazione l’aveva gettato nel più profondo sconforto. In carcere dal 2003 per una rapina in un supermercato, l’uomo era stato trasferito da Marassi a Rebibbia. Qui gli è stato comunicato che avrebbe beneficiato dell’indulto. Lui, rimasto solo dopo la morte della madre mentre era in carcere, torna a Genova e in poche ore matura la decisione di uccidersi.

Per affrontare le conseguenze da vera e propria emergenza sociale della nuova legge sull’indulto (a Genova sono uscite dal carcere in questi giorni 218 persone, ma nei prossimi giorni potrebbero arrivare a 250), ieri il prefetto di Genova Giuseppe Romano ha convocato ieri i rappresentanti di Regione, Provincia, Comune di Genova, oltre al questore, il provveditore regionale alle carceri, il direttore della casa circondariale di Marassi, ed i vertici provinciali dei carabinieri e della Guardia di Finanza.

Il vertice ha prodotto una prima soluzione di emergenza, quella dell’apertura di uno sportello a cui potranno rivolgersi gli ex detenuti usciti dal carcere per l’indulto. Lo sportello sarà collocato presso il Centro Servizio Sociali Adulti (Cssa) di viale Brigate Partigiane, e consentirà ai richiedenti di avere informazioni e di far domanda per un’abitazione e un posto di lavoro.

"Vi sono due ordini di problemi legati all’ emergenza indulto - dice il prefetto - Per gli extracomunitari e nei confronti dei cittadini italiani". "Per gli extracomunitari bisogna stabilire se gli ex detenuti hanno il permesso di soggiorno: in questo caso sono assimilabili ai nostri. Se non lo hanno verranno espulsi. Per quanto riguarda gli ex detenuti italiani c’è un problema di gestione dell’emergenza in atto, e per questi ci sarà un kit di prima assistenza e il ricovero presso associazioni di volontariato come il San Marcellino".

Per giovedì prossimo è stata fissata una nuova riunione per fare il punto sulla situazione e decidere ulteriori provvedimenti.

Indulto: Di Pietro; questo è stato uno scambio di prigionieri

 

Agi, 4 agosto 2006

 

"Le conseguenze di questa legge si sono già viste con tutte le persone che tra ieri e stamattina sono rientrate in carcere dopo essere uscite" . Dice il ministro alle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, a Genova nella sede della Regione Liguria per incontrare gli enti locali parlando dell’indulto. E sull’ampia convergenza di voti sia da desta sia da sinistra sul provvedimento osserva: "Come ha detto il deputato Caruso, si è trattato di uno scambio di prigionieri. Con questa legge molti che devono rispondere di reati sia da una parte sia dall’altra l’hanno fatta franca". "Se non si fanno provvedimenti per fare in modo che uno non commetta più reati - dice ancora il leader di Idv - il detenuto appena esce commette altri reati e torna dentro. Ecco perché noi dell’Italia dei Valori ci siamo opposti a questa soluzione semplicistica". "Adesso bisogna limitare i danni: la cosa più importante è intervenire nei confronti degli ex detenuti per far sì che trovino un lavoro per controllarne gli spostamenti ai fini della difesa sociale". Secondo Italia dei Valori - aggiunge - "andavano stanziati i soldi e trovate le strutture prima della scarcerazione". In merito agli attuali rapporti con i suoi alleati, Di Pietro ha detto: "Noi siamo per l’Unione, con l’Unione e per l’Unione. Vogliamo aiutare l’Unione a realizzare il programma dell’Unione che non prevedeva e non prevede quel che è stato realizzato".

Indulto: un ex detenuto; dove vado? ho 66 anni e sono solo

 

Il Messaggero, 4 agosto 2006

 

La remissione della pena è arrivata anche in via Leopardi a Fossombrone. Dalla Casa di Reclusione sono stati rimessi in libertà sette detenuti tra i quali un extracomunitario ed altri d’origine veneta, campana, calabra e sicula. Nei prossimi giorni seguiranno altre sei scarcerazioni. Dopo gli abbracci fra chi usciva e chi restava, i sette hanno guadagnato l’uscita: la libertà. Fuori del carcere il solito rituale: tra lacrime di gioia gli abbracci tra familiari che attendevano. ma anche solitudine. Uno di questi, solo con il suo sacco di poca roba personale, si è voltato per guardare per l’ultima volta la "casa" e il suo volto era rigato dalle lacrime. "Non so dove andare… nessuna foto per favore…". Ha chiesto solo dove poter bussare alla porta di una casa d’accoglienza "In cambio posso prestare la mia opera di giardiniere. Aiutatemi. Sono rimasto solo al mondo: ho 66 anni. Cercare lavoro alla mia età con un passato di detenuto alle spalle sarà difficile…". Anticipato da una telefonata, ha raggiunto un centro di accoglienza nella provincia di Rimini, dove ha "bussato" ed è stato accolto

Indulto: Venezia; vorrebbe tornare in carcere, ma non può

 

Il Gazzettino, 4 agosto 2006

 

Voleva rinunciare all’indulto e tornare in carcere. Ma la legge non prevede la possibilità di scelta: l’accettazione dell’atto di clemenza è obbligatorio. Chi ha i requisiti per godere dello sconto di tre anni di pena concesso dal Parlamento, deve essere rimesso in libertà. Anche se non vuole. La singolare richiesta di poter tornare dietro le sbarre è stata ricevuta ieri dal dirigente della procura di Venezia, che in questi giorni si è occupato della firma dei provvedimenti provvisori di scarcerazione. L’addetto di un servizio sociale ha sottoposto il caso di un detenuto appena scarcerato, il quale avrebbe voluto rinunciare all’indulto. Per lui, evidentemente, la certezza di un penitenziario appare migliore di una libertà senza prospettive. E probabilmente il suo caso non è unico.Votando l’atto di clemenza a tempo di record, infatti, il Parlamento non ha previsto alcuna soluzione per le migliaia di detenuti rimessi in libertà. Molti di loro avevano trovato occupazione nelle case di lavoro, e dunque la certezza di qualche soldo e, forse, un senso alla propria esistenza. Lo stesso vale per le numerose persone affidate ai servizi sociali, che scontano parte della pena all’interno di strutture di volontariato, cooperative, istituti religiosi: la remissione in libertà conseguente all’indulto rischia di far venire meno i requisiti per quelle che in tanti casi sono diventate delle "oasi" indispensabili per il reinserimento. La procura di Venezia ieri mattina ha completato tutte le procedure di scarcerazione: complessivamente ha disposto la remissione in libertà di 314 detenuti.

 

 

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