Rassegna stampa 2 agosto

 

Indulto: Mastella; ieri sono usciti dalle carceri in 2.666

 

Reuters, 2 agosto 2006

 

Sono oltre 2.500 - esattamente 2.666 - i detenuti usciti nella giornata di ieri dal carcere per effetto della legge sull’indulto. Lo ha reso noto il ministro della Giustizia Clemente Mastella oggi durante una conferenza stampa. "Si tratta di un fenomeno consistente, un’onda d’urto che però non desta preoccupazioni, se non quelle normali in questi casi", ha detto Mastella. Secondo i dati del Ministero della Giustizia, il provvedimento potrebbe rimettere in libertà oltre 12.000 sugli attuali 38.086 detenuti definitivi.

Il Guardasigilli ha anche definito "un fenomeno purtroppo normalissimo" il fatto che alcuni dei detenuti usciti per effetto dello sconto di pena siano già tornati a delinquere e dunque in carcere. "È sempre avvenuto, anche quando non c’era l’indulto", ha detto, rivolgendo un appello a quanti stanno uscendo dal carcere a "essere responsabili". Il Senato ha approvato sabato scorso in via definitiva, con maggioranza qualificata dei due terzi, il provvedimento di clemenza dell’indulto per combattere il sovraffollamento delle carceri. L’indulto, al contrario dell’amnistia, cancella in tutto o in parte o commuta la pena principale inflitta ma non il reato, e non le pene accessorie.

Il provvedimento riguarda i reati commessi fino al 2 maggio 2006, prevedendo uno sconto di pena di 3 anni. Sono esclusi dal provvedimento i reati di associazione sovversiva, terrorismo, strage, associazione mafiosa, delitti contro i minori, violenza sessuale, tratta di persone, sequestro di persona, traffico e grande spaccio di stupefacenti e l’usura. Compresi invece i reati finanziari e quelli contro la pubblica amministrazione, come corruzione e concussione. Il testo della legge prevede infine che il beneficio dell’indulto venga revocato di diritto a chi ne ha usufruito e commette un reato non colposo con condanna definitiva non inferiore a due anni entro cinque anni dall’entrata in vigore della legge.

Indulto: Mastella; ora chi ne ha beneficiato sia responsabile

 

Asca, 2 agosto 2006

 

Qualcuno dei beneficiari del provvedimento di clemenza è ritornato in carcere? "Questo è un fenomeno normale, un dato fisiologico. Non può certo deporre a favore di chi era contrario all’indulto". Così il Guardasigilli, Clemente Mastella, risponde alle critiche sollevate da più parti dopo i casi di ritorno immediato dietro le sbarre di alcuni beneficiari dell’atto di clemenza.

Mastella nel corso di una conferenza stampa nella sede del dicastero di via Arenula parla di "straordinaria via d’uscita", considerato che da oltre 10 anni non veniva varato dal parlamento un provvedimento di clemenza. Coglie anche l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno consentito l’entrata in vigore dell’indulto e lancia un appello a coloro che ne hanno beneficiato: "A quelli che escono mi sento di dire "siate responsabili". Il Guardasigilli ha anche ribattuto a chi nel corso del varo del provvedimento di clemenza aveva proposto in alternativa la costruzione di istituti penitenziari per affrontare il problema del sovraffollamento: "Sapete quanto tempo occorre per costruire un carcere? La media è di 20 anni".

Indulto: i detenuti escono e raccontano le loro storie

 

La Repubblica, 2 agosto 2006

 

Si somigliano un po’ tutti gli ex detenuti che da oggi escono dalle carceri di tutta Italia beneficiando dell’indulto. Abiti semplici e sulle spalle un sacco nero che racchiude la loro vita, quella trascorsa in prigione. Le parole si rompono, le mani tremano e lo sguardo sembra sempre allarmato.

"Mai più dentro", sono queste le prime parole pronunciate da Carlo Sorrentino, il primo ad essere rilasciato dal carcere dell’Ucciardone di Palermo. "Mai più", l’eco di buoni propositi e promesse sale e si diffonde nelle strade di tutto il Paese. Trent’anni, si affaccia dalla porta ma fuori non c’è nessuno ad aspettarlo. Forse la sua storia somiglia a quelle di tanti altri detenuti per i quali il rifiuto e la vergogna hanno preso il sopravvento su tutto, anche sui legami familiari. Ma invece l’unico pensiero di Carlo va alla moglie e alla sua bambina di tre anni: "È una grande gioia, non vedo l’ora di riabbracciarle, ancora non sanno che sono uscito da questo inferno". E neppure lui ne era certo, almeno fino a stamattina, quando lo hanno chiamato per dargli la notizia: "Quando hanno pronunciato il mio nome il cuore mi stava per scoppiare".

Adesso Carlo, arrestato nel 1996 per aver svaligiato un appartamento, vuole solo lavorare e dimenticarsi di "quell’anno e due mesi trascorsi in una stanza con altre nove persone. Si vive in condizioni terribili - dice - potevamo fare la doccia solo due volte a settimana, eravamo ammassati dentro le celle, senza neppure spazio per camminare un po’". Prima di proseguire nel suo cammino Carlo si volta verso il gigantesco portone da dove è uscito e davanti al quale un gruppetto di persone aspetta sotto il sole. C’è una famiglia intera per Pietro Pavonita, arrestato per furto quattro mesi fa.

Luigi Piromalli invece ha in mano un carrettino siciliano costruito con gli stuzzicadenti. È stato arrestato per non aver rispettato l’affidamento ad una comunità a cui era stato assegnato per detenzione di stupefacenti. "Questo me l’ha regalato un altro detenuto, di Trapani. Lì dentro era uno dei pochi amici, ma non mi mancherà. Non mi mancherà nessuno: è stata un’esperienza disumana".

Ci sono anche due ragazzi che dalle 11 di stamattina attendono di veder apparire loro fratello, Rosario, in cella per spaccio di stupefacenti. La loro è una storia di continui arresti: "In tre abbiamo scontato in carcere 21 anni - raccontano Antonio e Gioacchino - e tra un periodo di detenzione e l’altro ci siamo visti pochissimo".

Da Sud a Nord, fino al carcere di Brescia, Canton Mombello: qui un ragazzo aspetta il padre con una bottiglia di vino. Davanti a queste porte è un continuo via vai di carcerati che si confondono con i parenti in attesa. E a Milano si stabilisce anche un record: dal carcere di Bollate è uscito Mohammed Benaomari, un trentatreenne marocchino che sorride del provvedimento: "Sarei uscito domani, dopo aver scontato sei mesi e 20 giorni per ricettazione". Adesso tornerà a gestire il suo ristorante di pesce a Milano, rimasto chiuso.

Escono dal carcere oggi anche i tossicodipendenti, gli stranieri e i detenuti con problemi psichici. Categorie di ex carcerati che troveranno le difficoltà maggiori una volta "fuori". Perché molto spesso soli e senza i mezzi per poter badare a loro stessi. E il governo ha stanziato 30 milioni di euro per il loro recupero attraverso progetti mirati. La stessa Regione Lazio è pronta a finanziare con 450 mila euro i progetti presentati dalle cooperative sociali. Come a dire: la libertà è tale solo se si hanno i mezzi per usufruirne.

Indulto: governo stanzia 30 milioni di euro per l’accoglienza

 

Gazzetta del Sud, 2 agosto 2006

 

Porte aperte da ieri per circa mille detenuti che godono dei benefici dell’indulto e che, improvvisamente, tornano a confrontarsi con il mondo "fuori". Ma non tutte sono uscite dal carcere. Nel numero - ottenuto dall’incrocio di più fonti, tra le quali le procure e gli operatori penitenziari - sono compresi, infatti, anche detenuti che erano agli arresti domiciliari, detenuti affidati ai servizi sociali, persone che avevano restrizioni della libertà molto blande come il semplice obbligo di firma presso il commissariato. Negli uffici matricola delle carceri si è lavorato a ritmo serrato: tuttavia per verificare che chi richiede l’applicazione del provvedimento di clemenza non abbia altri cumuli di pena, servono - in media - tra i venti e i sessanta minuti di tempo per effettuare i riscontri necessari alla rimessione in libertà. Insomma, anche se arriva rapidamente la firma di scarcerazione del magistrato competente, dai penitenziari si esce alla spicciolata.

Tra le lacrime dei familiari e tanti interrogativi sul futuro. Perché c’è chi ritrova famiglia e, in qualche caso, anche lavoro, ma c’è anche chi deve cominciare tutto daccapo e magari in solitudine. Una preoccupazione che si riverbera sul sociale e che ha spinto ieri l’Anci, associazione dei Comuni italiani, per bocca del suo presidente il sindaco di Firenze, Leonardo Domenici, ad affrontare il problema risorse con il ministro della Giustizia, Clemente Mastella. Un colloquio franco ma anche concreto nel quale Domenici ha ricordato "le difficoltà finanziarie in cui versano i servizi sociali comunali che nello scorso anno subirono un taglio di 500 milioni di euro e che il decreto Bersani ha parzialmente rifinanziato con una somma di 300 milioni di euro". "La nostra necessità - ha detto chiaro il presidente dell’Anci - è che questi compiti ulteriori per i Comuni siano accompagnati da adeguati strumenti e risorse finanziarie".

Soldi, appunto, per garantire i servizi di prima accoglienza, per indirizzare. Insomma, per evitare che chi è uscito ieri o uscirà oggi torni da dove era venuto. Una prima risposta è arrivata dal sottosegretario alla Giustizia, Daniela Melchiorre, che ha lanciato la notizia da Milano: il governo ha stanziato 30 milioni di euro per finanziare, attraverso un bando, progetti di accoglienza per i detenuti.

Per Luigi Li Gotti, pure sottosegretario di via Arenula, "inviato a Torino" i fondi ci sono e "saranno a disposizione a brevissima scadenza". Più cauto un altro sottosegretario alla Giustizia, Alberto Maritati, che ha rivolto un appello dalla Sicilia affinché "associazioni di volontariato, imprenditori privati, industriali" aiutino gli ex detenuti a trovare un lavoro. Il sottosegretario Luigi Scotti da Napoli ha ridimensionato le preoccupazioni. Il quinto sottosegretario "inviato sul campo" Luigi Manconi da Roma ha smentito ogni allarme: "La situazione è sotto controllo, non c’è alcun pericolo". Né a Roma, dove usciranno in 1.500 né altrove.

Qualche cifra: in Toscana saranno fuori circa 1000 persone, di cui quasi 400 stranieri. In Umbria circa 250, nelle Marche 197; in Lombardia 2173; in Liguria 474; in Emilia Romagna 679 dei quali 324 stranieri. Per un totale nazionale, ancora parziale, di 15.470 detenuti ai quali si aggiungeranno altri casi nei prossimi mesi oltre a quelli che, per via dello sconto, potranno cominciare ad usufruire dei benefici di legge.

A Roma ad ogni scarcerato è stato consegnato un "kit di sopravvivenza" con buoni pasto, tessera telefonica, una maglietta e numeri utili in caso di bisogno. A Firenze i "liberanti" hanno avuto un vademecum.

Tra tutti ci sono anche quelli che potrebbero rappresentare un rischio "in termini di sicurezza dei cittadini". Per questo motivo il Dap, Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, ha predisposto un piano con la creazione di una task force che coinvolge forze dell’ordine, enti locali, strutture sanitarie, associazioni di volontariato.

"Particolare rilevanza - scrive il Dap - avranno la provenienza extracomunitaria, la condizione di tossicodipendenza, la disabilità anche psichica, la condizione di bisogno specie se caratterizzato da assenza di stabile dimora e di nucleo familiare di riferimento". Per la "messa in sicurezza" di queste persone che, evidentemente, sono considerate più esposte alla ricaduta nella commissione di reati, "risulterà indispensabile il coinvolgimento delle autorità e degli enti presenti sul territorio: autorità giudiziarie, questure, comandi dei carabinieri, comuni, enti locali, strutture sanitarie (Sert e dipartimenti per la salute mentale), Croce Rossa, Caritas, Conferenza del volontariato".

"Nel rispetto della normativa sulla privacy - prosegue la nota firmata dal responsabile Sebastiano Ardita - saranno comunicate le caratteristiche della popolazione detenuta che sarà posta in libertà e segnalati i casi di evidenza di maggior disagio".

Agli Uffici territoriali del governo e alle questure dovranno essere trasmessi "gli elenchi dei detenuti extracomunitari per i provvedimenti amministrativi di loro competenza", in pratica i decreti di espulsione. Oltre ad aver approntato questa rete per "garantire che il reingresso nella libertà, di una cospicua parte di popolazione detenuta, avvenga nel modo più consono alle finalità di reinserimento sociale", il Dap chiede - sempre agli istituti penitenziari - di chiedere ai detenuti che usufruiscono di misure alternative, e che vedranno cessare l’esecuzione esterna della pena a seguito dell’indulto, se desiderano "essere destinatari di specifica attenzione degli uffici per l’assistenza post-penitenziaria". "Con la cessazione della pena - ricorda il piano del Dap - viene meno l’obbligo di cooperare da parte del condannato anche nella relazione di aiuto al reinserimento sociale".

Indulto: a Roma e in Lombardia un Piano per il reinserimento

 

Help Consumatori, 2 agosto 2006

 

Il Piano capitolino prevede la distribuzione di un "kit di sopravvivenza", alloggi temporanei, assistenza sanitaria e, nel lungo periodo, un bando straordinario per creare borse lavoro nelle aziende. In Lombardia è stato invece avviato un tavolo tecnico sul tema.

"Piano Cittadino Operativo sull’Indulto": si chiama così il programma predisposto dagli assessorati capitolini alle Politiche Sociali e al Lavoro, in collaborazione con il nuovo garante per i detenuti del Comune di Roma, Gianfranco Spadaccia, e con il Piano Cittadino per il Carcere e la Consulta Cittadina. Obiettivo, assistere i detenuti beneficiari del provvedimento e facilitarne il reinserimento sociale, considerata la fragilità della loro condizione al momento di lasciare il penitenziario.

Soprattutto per i più deboli (immigrati, persone in gravi condizioni economiche o di salute, minori) il Campidoglio ha messo in piedi una serie di servizi, pensati per rendere meno difficili i primi giorni di libertà: oltre a 50 alloggi temporanei per i più poveri, già da ieri, 1° agosto, gli ex-detenuti ricevono una prima assistenza allo sportello comunale di Pronto Intervento Detenuti - cui ci si può rivolgere anche per telefono, chiamando per tutto il mese di agosto lo 06.69190417, attivo dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18 -. In tutte le carceri, inoltre, i detenuti più fragili possono contare su un operatore per mettere a punto piani personali di reinserimento. Lo stesso operatore, inoltre, aiuta gli stranieri a mandare avanti le pratiche di regolarizzazione.

Per i primi giorni fuori dal carcere, invece, il Comune fornisce il "Kit delle 48 ore": uno zainetto con una serie di informazioni utili, oggetti di prima necessità, buoni pasto e viaggio.

Particolare attenzione è stata rivolta a garantire la continuità delle cure: in tutte le Asl romane ci sarà un referente per i detenuti, mentre l’Agenzia Comunale per le Tossicodipendenze affiancherà il lavoro dei servizi sociali, prendendo in carico le persone con problemi di dipendenza patologica. Dal suo canto, la rete degli "Amministratori di Sostegno" potrà supportare, su indicazione dei Giudici Tutelari, chi esce dal carcere in condizioni di disagio psichico.

Tra le misure di lunga durata, il piano comprende un bando straordinario per creare borse lavoro nelle aziende (dato che l’inserimento lavorativo è condizione essenziale per evitare la ricaduta nell’illegalità). Si comincia già all’interno degli istituti di pena e presso le strutture di accoglienza comunale, dove i detenuti potranno contare sui C.O.L. Carceri (Centri di Orientamento al Lavoro). In questi centri, nati nel 2003, si assistono gli ex-detenuti nel progettare percorsi individuali di inserimento. Una mano concreta su più fronti: compilazione del curriculum personale, supporto nella ricerca immediata di lavoro, consulenza e assistenza per far nascere imprese e cooperative, pratiche per l’iscrizione ai centri per l’impiego, informazioni su diritti previdenziali e indennità di disoccupazione.

In Lombardia, dove sono 2.405 i detenuti che beneficeranno del provvedimento. Per fronteggiare il previsto "esodo", le istituzioni hanno deciso di istituire un tavolo tecnico, una sorta di task force per affrontare da subito i vari problemi per aiutare chi esce. "La Regione Lombardia - ha detto il sottosegretario alla presidenza della Regione con delega ai Diritti del Cittadino e alle Pari Opportunità, Antonella Maiolo - ha fatto molto per il mondo delle carceri, non ultima la legge regionale, unica in Italia, che prevede tra l’altro la figura dell’agente di rete, un supporto agli educatori, una figura indispensabile ma carente nelle carceri italiane". "Adesso - ha aggiunto il sottosegretario - è necessario far fronte alle esigenze immediate che l’indulto comporta, agendo ciascuno con le proprie forze e disponibilità anche finanziarie, coinvolgendo però i ministri della Giustizia, per quanto riguarda i fondi, del Lavoro, per il reinserimento sociale dei detenuti che lasceranno il carcere, e degli Interni, per il problema degli stranieri".

Indulto: Lombardia; costituita task-force per aiutare chi esce

 

Lombardia Notizie, 2 agosto 2006

 

Sono 2.405 (944 dei quali stranieri) su un totale di 8.688 i detenuti nelle carceri della Lombardia che beneficeranno del provvedimento di indulto. Per fronteggiare il previsto "esodo", le istituzioni interessate (Amministrazione penitenziaria regionale, Enti locali e mondo del volontariato) hanno deciso di istituire, nel corso di una riunione congiunta, un tavolo tecnico, una sorta di task force per affrontare da subito i vari problemi di chi lascia le sbarre dietro di sé.

All’incontro hanno partecipato il direttore dell’Amministrazione penitenziaria, Luigi Pagano, il sottosegretario alla presidenza della Regione con delega ai Diritti del Cittadino e alle Pari Opportunità, Antonella Maiolo, l’assessore ai Diritti del Cittadino della Provincia di Milano, Francesca Corso, gli assessori del Comune di Milano alle Politiche Sociali, Mariolina Moioli, e alla Salute, Carla De Albertis.

"La Regione Lombardia - ha detto Antonella Maiolo - ha fatto molto per il mondo delle carceri, non ultima la legge regionale, unica in Italia, che prevede tra l’altro la figura dell’agente di rete, un supporto agli educatori, una figura indispensabile ma carente nelle carceri italiane". "Adesso - ha aggiunto il sottosegretario - è necessario far fronte alle esigenze immediate che l’indulto comporta, agendo ciascuno con le proprie forze e disponibilità anche finanziarie, coinvolgendo però i ministri della Giustizia, per quanto riguarda i fondi, del Lavoro, per il reinserimento sociale dei detenuti che lasceranno il carcere, e degli Interni, per il problema degli stranieri".

Indulto: don Ciotti: piccolo Piano Marshall per l'emergenza

 

Asca, 2 agosto 2006

 

Don Ciotti ha accolto la legge con un mal di pancia, perché frutto di un compromesso, ma ora che l’indulto ha cominciato a dare i suoi frutti, sostiene che occorre tamponare l’emergenza cercando tuttavia di giungere a un piccolo piano Marshall tra governo e associazioni per dare una svolta stabile al problema carcerario. "Sarebbe stato molto meglio arrivare a questo momento con un piano preciso - egli dice in una intervista a "Repubblica" -.

Così invece si dovrà gestire il quotidiano, tamponare la situazione. Le associazioni di volontariato in tutta Italia sono attive e generose, si fanno progetti importanti e di valore, ma se in questi anni si fosse discusso un progetto a livello nazionale come quello messo in piedi sei anni fa per il Giubileo e poi naufragato, adesso non saremmo costretti a correre ai ripari con riunioni convocate d’urgenza".

Il fondatore del gruppo Abele e presidente di Libera aggiunge: "Ci si doveva muovere prima. Sei anni fa eravamo riusciti a coinvolgere una rete di soggetti molto ampia, anche gli imprenditori. Un piccolo piano Marshall, ma i problemi delle carceri non rendono molto in termini elettorali. Al governo adesso chiediamo che una quota di quanto si spende per i detenuti in carcere sia dirottata per finanziare progetti. C’è moltissimo da fare, le difficoltà di chi gestisce i penitenziari sono enormi".

Indulto: Alessandria; la Caritas apre due case di accoglienza

 

Secolo XIX, 2 agosto 2006

 

Domani alle 14,30 in Provincia si terrà una riunione del Gol, il Gruppo operativo locale che si occupa del volontariato e dell’assistenza all’interno delle strutture, per fare il punto della situazione, capire i numeri e come intervenire nei confronti di quanti degli oltre 300 detenuti tornati in libertà resteranno in città. Metà sono stranieri e non sanno dove andare. La Caritas ha messo a disposizione i due locali di via Mazzini (per gli uomini) e via delle Orfanelle (per le donne). Operatori del carcere, volontari, servizi sociali insieme per mettere in campo una prima task force d’emergenza.

"L’indulto era un provvedimento molto atteso - commenta il sindaco di Alessandria Mara Scagni - sul quale però occorre ci sia da parte del Governo la consapevolezza delle ricadute sui territori. Bisogna fare in modo che sia salvaguardato il senso di sicurezza della comunità e che al tempo stesso i beneficiari del provvedimento ricevano aiuti per un totale recupero e l’allontanamento dalla possibilità di tornare a delinquere. Ho contattato la Provincia che, a sua volta, si confronterà con la Regione perché coordini iniziative a tutela della tranquillità degli alessandrini". Molti detenuti sono liberi ma non sanno dove andare e sono senza soldi. Chi ha lavorato, ad esempio, sarà pagato tra sei mesi. Occorre quindi cercare di trovare soluzione a diversi problemi.

Indulto: Torino; la polizia protesta… "e i clandestini?"

 

La Stampa, 2 agosto 2006

 

La protesta dei sindacati di Polizia è arrivata ieri, mentre dalle carceri uscivano con borsoni e sacchi in mano, i primi detenuti. E si sintetizza in una domanda: "Che fine faranno i clandestini oggi ancora dietro le sbarre ma che fruiranno dell’indulto?". Il primo a domandarselo è Eugenio Bravo, membro del direttivo nazionale del Siulp, che ha deciso di portare la questione ad un tavolo di discussione nazionale. Per la legge non ci sono problemi: l’immigrato che non è in regola con il permesso di soggiorno e viene rilasciato da un carcere, deve essere espulso immediatamente.

Nel caso in cui la sua nazionalità sia incerta, oppure si debbano compiere accertamenti più approfonditi - deve essere accompagnato in un Cpt, uno dei dodici centri accoglienza per immigrati in attesa di rimpatrio che esistono nel Paese. "Considerando, però, i recenti sbarchi che stanno intasando le strutture del Sud, e il normale affollamento di tutti gli altri, è chiaro che per loro non c’è posto a sufficienza. Non ci sono, cioè, strutture in grado di accoglierli dando tempo alle forze dell’ordine e alle Prefetture di organizzare i rientri in Patria. Tutto questo comporterà un allungamento dei tempi di applicazione dell’indulto". In pratica i "sans papier" italiani dovranno essere fatti uscire poche decine alla volta, in modo da consentire alla polizia di espletare una raffica di pratiche burocratiche.

Il poliziotto Bravo, però, la vede ancora più nera di così. E spiega il perché partendo da un concetto base: "La popolazione carceraria italiana è costituita per un buon 40 per cento da immigrati; di questi la percentuale dei clandestini è altissima". "Se non si troveranno soluzioni in tempi più che rapidi siamo destinati ad andare incontro ad un periodo di caos". E facendosi interprete delle difficoltà dei suoi colleghi poliziotti addetti alla vigilanza dei Cpt, spiega: "Ci saranno seri guai derivanti dal sovraffollamento. Chi ne farà le spese sono proprio quegli agenti e quei carabinieri costretti a fronteggiare inevitabili rivolte, come quelle che ci sono state negli ultimi mesi a Torino e a Milano. Con fughe di massa e scontri con la polizia".

Segretario generale del Siulp di Torino, Eugenio Bravo parla di "depressione dei poliziotti". "Per mesi - spiega - il ministero ha insistito sui numeri dell’attività operativa, ha elogiato il lavoro delle forze dell’ordine, parlato di contrasto alla criminalità e alla microcriminalità. Ora, con un colpo di spugna, vanifica il lavoro di migliaia di agenti. Getta dalla finestra i denari fin qui spesi. Frustra chi opera sulla strada: uomini e donne che, anche a prezzo di sacrifici personali, ha arrestato delinquenti che, senza pagare il loro debito, salutano e se ne vanno".

Indulto: Milano; tre sportelli per aiutare gli ex detenuti

 

Il Giornale, 2 agosto 2006

 

Sono già un centinaio i posti letto offerti dagli enti pubblici per ospitare i primi detenuti che, scarcerati grazie all’indulto, si ritrovano in mezzo a una strada. Ai 50 posti messi a disposizione dalla Provincia, se ne sono infatti aggiunti ieri altrettanti reperiti dal Comune. In ogni caso per tutte le "emergenze", circa 150 casi, sono già stati individuati tre "sportelli" aperti nel territorio pronti a prendersi in carico le diverse situazioni.

Ieri infatti nel primo pomeriggio hanno iniziato ad arrivare da palazzo di giustizia i primi ordini di scarcerazione. Nello stesso tempo si erano riuniti in prefettura i rappresentanti delle diverse realtà cittadine coinvolte: il procuratore capo della Repubblica di Milano, Manlio Minale, Giovanna Di Rosa, del Tribunale di sorveglianza, Salvatore Bellomo, della procura della Repubblica di Monza, il colonnello Rosario Lo Russo, comandante provinciale della Guardia di Finanza, Enzo Bernardini, comandante provinciale dei carabinieri, il questore Paolo Scarpis, il provveditore alle Carceri della Lombardia, Luigi Pagano, il presidente della Provincia Filippo Penati, l’assessore provinciale ai Diritti dei cittadini Francesca Corso, il sottosegretario alla Presidenza della Regione con delega ai Diritti dei cittadini Antonella Maiolo, l’assessore comunale ai Servizi sociali Mariolina Moioli, il presidente della Casa della Carità, don Virginio Colmegna, e Luca Massari, per l’area Carcere della Caritas ambrosiana.

"Abbiamo individuato circa 150 casi - ha poi spiegato Pagano - ognuno con la propria necessità: casa e lavoro soprattutto, ma anche problematiche di tipo psichiatrico o di tossicodipendenze, ciascuno di loro al momento di uscire verrà indirizzato all’apposito sportello, dove ad attenderlo troverà personale già informato della situazione e in grado quindi di organizzare risposte di pronto intervento". Le strutture sono il "Punto e a capo" in via Allegranza, per i detenuti di Milano, "Il bivacco" in via Castellini per i detenuti che fanno capo alla Asl di Milano 2 e l’ufficio comunale grave emarginazione dell’adulto per i detenuti del comune di Monza. In tutto ieri tra Milano e Monza sono usciti 262 detenuti, il grosso uscirà domani, poi via via si completeranno le operazioni giovedì mattina, quando dovrebbero essere scarcerati tutti i 1.100 reclusi previsti. Tra questi un terzo sono stranieri che dal carcere sono stati immediatamente spediti alle diverse questure. Le loro posizioni dovranno essere vagliate singolarmente per decidere, come hanno spiegato il prefetto Gianvalerio Lombardi e il questore Scarpis, eventuali espulsioni. Ieri nel pomeriggio le auto della polizia avevano complessivamente portato in via Fatebenefratelli circa 40 stranieri.

Indulto: Milano; ma chi deve accogliere i detenuti è in ferie...

 

Il Giornale, 2 agosto 2006

 

Escono dalla mattinata di ieri. Prima alla spicciolata, poi sempre più numerosi affollano la matricola delle carceri. Sono i detenuti che hanno già usufruito dell’indulto, quelli che hanno ottenuto, per primi, la scarcerazione. Una volta fuori dai cancelli, devono decidere dove andare, cosa fare. Per alcuni ci sono parenti e amici che aspettano, case a cui tornare. Per altri non è così semplice. Non hanno soldi, non hanno mai intrapreso un percorso di recupero, banalmente non si sono preoccupati: pensavano di avere molto più tempo.

Così, si arrangiano, opuscolo carcerario alla mano, si rivolgono alle Onlus che assieme ai comuni e alle province dovrebbero occuparsi di assistere chi esce dal carcere. Però in questo caso i liberandi sono tanti ed è agosto: molte associazioni di volontariato hanno già chiuso i battenti, esattamente come alcuni dei garanti civici dei detenuti. Se si telefona si scopre che sono già in vacanza: è il caso di Torino e di Firenze.

Per evitare il peggio i comuni che hanno i mezzi cercano di far faticosamente partire la macchina del supporto e del volontariato. Roma ricorre al "kit delle 48 ore": biglietti del tram, una maglietta di cotone, kit per l’igiene personale. In Lombardia, e a Milano soprattutto, dove ad uscire dal carcere saranno in 2.400 si cerca di convogliare i detenuti verso tre specifici punti di raccolta. I problemi, però, non si risolvono tutti con uno spazzolino e con un tetto. Come ci racconta Licia Roselli dell’Agesol, un agenzia che da anni trova lavoro ai carcerati meneghini: "quasi tutte le associazioni avevano gia chiuso per le ferie.

Io richiamo il personale ma possiamo tenere aperto al massimo una settimana. In più ad agosto non si riesce a trovare lavoro a una persona normale, figurarsi a un ex detenuto". Senza contare che in molti casi la cancellazione della pena mette in crisi il programma di recupero. Don Ettore Cannavera, cappellano del carcere minorile di Cagliari che si occupa di recupero dei minori, ammette: "prevediamo che il 60% tornerà dentro... ci voleva l’obbligo dell’accoglienza. Senza l’intervento del magistrato i più non passeranno dalle associazioni e se volessero passarci non avremmo i numeri. Tra i giovani, un 1/4 è senza casa e metà non hanno istruzione: non ce la faranno". Un ragionamento che vale anche per i liberandi tossicodipendenti. Il responsabile di un grosso centro di Roma racconta: "Rischiamo di perdere tutti quelli che hanno iniziato da poco il programma, una specie di dolorosa selezione naturale". Forse allora sono più fortunati quei detenuti, che usciranno tra qualche mese. Hanno più possibilità di uscire per essere liberi non per tornar dentro.

Indulto: Nuoro; festeggiano insultando polizia, tornano dentro

 

La Repubblica, 2 agosto 2006

 

Usciti ieri dal carcere, fra i primi a beneficiare dell’indulto, sono tornati in cella poche ore più tardi per resistenza a pubblico ufficiale, violenze e danneggiamenti seguiti ai festeggiamenti per la riconquistata libertà. Protagonisti della singolare vicenda Raimondo Muntoni, 28 anni, di Tula (Sassari) che stava scontando una condanna per rapina e Massimiliano Formula, 32 anni, sassarese.

Muntoni è stato notato da una pattuglia in via Gramsci, a Macomer, mentre festeggiava assieme all’amico: i due avevano ecceduto con i brindisi e sembra che abbiano iniziato a insultare i poliziotti, che hanno cercato, invano, di identificarli. Ne è scaturito un parapiglia, con Muntoni che scalciava e spintonava gli agenti, per evitare di essere portato in commissariato.

Per arrestare Formula erano arrivati, nel frattempo, i carabinieri, che l’accusano di resistenza a pubblico ufficiale. Entrambi sono stati condotti nel carcere di Oristano. La stima sui beneficiari dell’indulto in Sardegna è di 160 detenuti: ieri da Buoncammino, a Cagliari, ne è uscita una cinquantina. Altri 24 potrebbero essere trasferiti nella colonia penale di Is Arenas, per mandare avanti le attività in vista della liberazione di 40 reclusi su 40. Da quella di Mamone, nel nuorese, sono usciti in 35. Da Oristano ed Alghero, rispettivamente, potrebbe uscire una sessantina di detenuti, da Sassari una settantina.

Indulto: Umbria; ai Comuni 100 euro per ogni detenuto che esce

 

Redattore Sociale, 2 agosto 2006

 

Garantire agli ex detenuti che lasciano le carceri a seguito del recente indulto un immediato e adeguato sostegno per quanto riguarda i pasti, la possibilità di un alloggio e di potersi spostare per raggiungere i luoghi di residenza, in stretta collaborazione con la rete del volontariato: si è posti questi obiettivi di "gestione del primo impatto" l’atto approvato oggi dalla Giunta regionale dell’Umbria. Nella regione torneranno in libertà circa 400 persone.

L’iniziativa contiene provvedimenti urgenti a sostegno dei Comuni umbri sede di istituti penitenziari, cioè Perugia, Terni, Orvieto e Spoleto: potranno contare su un contributo straordinario regionale di 100 euro per ogni ex detenuto scarcerato, al fine di far fronte alle prime e più urgenti necessità di queste persone. Il tutto, informa la Regione, avvalendosi anche di uno stretto collegamento con la Conferenza regionale di volontariato di giustizia, per offrire agli ex detenuti, aggiungono ancora alla Regione, un primo kit di sopravvivenza. L’assessore regionale al sociale Damiano Stufara, condividendo la scelta dell’indulto, evidenzia tuttavia come esso "va considerato un primo passo necessario verso una più sostanziale rivisitazione dell’intero sistema penale e penitenziario, se si vuole effettivamente attribuire alla pena la sua funzione costituzionale di recupero e reinserimento".

Indulto: Firenze; circa 220 detenuti in uscita da Sollicciano

 

Redattore Sociale, 2 agosto 2006

 

Sono già più di 40 i detenuti, con una pena inferiore ai tre anni, usciti dal carcere fiorentino di Sollicciano sulla base del provvedimento di indulto, approvato il 31 luglio dal Presidente della Repubblica, in vigore da ieri. In totale sono circa 220 le persone che riacquisteranno la libertà. Prosegue nella giornata di oggi la fuoriuscita mano a mano che arrivano le istanze di scarcerazione. Circa il 60% dei detenuti beneficiari dell’indulto - secondo i dati diramati dalla Prefettura e come ci conferma la Direzione del carcere - sono extracomunitari "e una buona parte di loro non ha il permesso di soggiorno - precisa il direttore Oreste Cacurri - ci sono tante realtà e situazioni diverse che dobbiamo cercare di gestire. Abbiamo fatto una riunione con i servizi sociali del Comune, le associazioni di volontariato, diciamo che ognuno sta cercando di mettere in atto la soluzione migliore per far fronte alle varie situazioni, soprattutto a quelle più critiche". Circa il 40% dei beneficiari dell’indulto è tossicodipendente, la maggior parte di loro è seguita dal Sert.

Le associazioni di volontariato "si fanno sentire - sottolinea Giuliano Capecchi, responsabile dell’associazione Pantagruel - ma ciascuna tenta di stare dietro a quei detenuti con cui già si sono stabiliti rapporti, indirizzandoli, favorendo il loro orientamento, pagando il loro pernottamento per le prime notti fuori. Mi preoccupo soprattutto per coloro che escono e che non sono conosciuti dalle associazioni, ce ne sono alcuni…

Noi abbiamo contatti con una decina di persone, per loro cercheremo di fare tutto il possibile per agevolare il percorso di uscita, stiamo aspettando che ci avvisino della scarcerazione di un detenuto in particolare con problemi psichiatrici. Spero anche che non si creino particolari problemi per l’accoglienza dei detenuti senza permesso di soggiorno". L’indulto "non è una misura strutturale - ricorda il direttore di Sollicciano - quindi, se certamente per noi è un sollievo rispetto al problema del sovraffollamento, si vengono a creare una serie di ripercussioni sul territorio, problematiche da gestire per andare incontro a chi esce. Io ho paura che nel giro di qualche mese si ritorni al punto di partenza, spero di sbagliarmi ma parlo in base all’esperienza che ho fatto. C’è anche da considerare il rischio del ritorno in carcere nel giro di poco tempo di coloro che una volta fuori sono tornati a delinquere".

Tra i 19 penitenziari attivi in Toscana, è quello di Sollicciano che più evidenzia la problematica del sovraffollamento. Secondo i dati del Rapporto 2006 sulla situazione carceraria in Toscana, elaborato dalla Fondazione Michelucci, al giugno di quest’anno Sollicciano ospitava 995 detenuti, di fronte ad una capienza regolamentare di 447 e ad una tollerabile di 765 persone. Intanto il Comune di Firenze fa sapere che sta predisponendo in queste ore un piano cittadino per assistere i detenuti, in collaborazioni con le associazioni e le strutture preposte a questo tipo di accoglienza, tra cui Caritas, Associazione di volontariato penitenziario, l’Altro Diritto, Arci. Sarà redatto in più lingue un vademecum "di pronto intervento", contenente informazioni utili, dai numeri delle associazioni di volontariato a cui quali rivolgersi, al servizio mense e docce, alla prima accoglienza. In città sono in funzione tutti i giorni, dal lunedì al sabato, il centro di ascolto "Ciao" aperto dalle 9.30 alle 13.30 in via San Zanobi, e il "centro Attivante" in via Attavante aperto dalle 15 alle 21. Questi primi servizi servono a garantire - fanno sapere dal Comune - la prima accoglienza ad ex carcerati che non hanno punti di riferimento, e ad assicurare che questo processo si svolga nella tutela di tutti i cittadini.

Indulto: Emilia Romagna; 800 detenuti in uscita da accogliere

 

Redattore Sociale, 2 agosto 2006

 

Un appello affinché venga convocata al più presto la Commissione regionale per l’area dell’esecuzione penale adulti, per sostenere e aiutare il reinserimento degli oltre 800 detenuti che stanno già uscendo (e usciranno nelle prossime ore) dalle carceri dell’Emilia-Romagna. È quanto ha chiesto con una lettera il consigliere regionale Gianluca Borghi (Verdi) all’assessore alla Promozione delle politiche sociali Anna Maria Dapporto. "Ritengo necessaria - scrive Borghi - una mobilitazione di Regione, Prap (il Provveditorato regionale amministrazione penitenziaria) ed enti locali per promuovere e facilitare il reinserimento degli oltre 800 detenuti che usciranno nelle prossime ore dalle strutture penitenziarie dell’Emilia-Romagna proprio in virtù dell’indulto appena approvato. Penso sia importante - aggiunge Borghi - predisporre nell’immediato misure di prima accoglienza, come buoni pasto, posti letto, facilitazioni per il trasporto pubblico, e garantire la prosecuzione delle terapie sanitarie con particolare riferimento ai detenuti seguiti dai Ser.T.".

C’è già una rete di persone e associazioni dal mondo del volontariato pronte a intervenire, a dare un aiuto; dunque, "mi pare assolutamente necessario che una regia fra Regione, Prap e Comuni consenta di non vanificare questo momento straordinario, sotto tutti i punti di vista - prosegue il consigliere, che più volte in passato aveva denunciato la situazione drammatica delle carceri in Emilia-Romagna - . E quindi c’è una responsabilità. Abbiamo questo strumento, e mi riferisco alla Commissione per il governo delle politiche sulle carceri in Emilia-Romagna", prevista dal protocollo d’intesa del 1998 siglato tra Regione e l’allora ministero di Grazie e Giustizia: "In quella sede - conclude Borghi - , tutti gli interlocutori dovranno assumere delle iniziative a sostegno di queste persone".

 

 

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