Rassegna stampa 20 settembre

 

Giustizia: Antigone; il sistema carcerario italiano in parte fuorilegge

 

Redattore Sociale, 20 settembre 2005

 

In un cd-rom l’associazione Antigone pubblica la mappa delle illegalità nei penitenziari italiani. Carcere per carcere, nel rapporto vengono evidenziate le violazioni alla legge. Il tutto a cinque anni di distanza dall’entrata in vigore del Regolamento di esecuzione dell’ordinamento penitenziario, che avrebbe dovuto migliorare le condizione dei detenuti in Italia. Il lavoro di osservazione diretta portato avanti dall’associazione ha riguardato le condizioni di vita materiale di un numero di detenuti superiore al 50% dell’intera popolazione reclusa.

Ecco alcuni dati sulla situazione riscontrata. Per ciò che concerne le celle, l’89,4% dei detenuti non ha doccia; il 69,31% dei detenuti non ha acqua calda; il 60% delle detenute non ha il bidet.

Il 12,8% dei detenuti vive in carceri dove nelle celle il bagno non è situato in un vano separato ed è invece collocato vicino al letto; l’82,6% dei detenuti vive in carceri dove non vi sono cucine ogni 200 persone ristrette; il 55,6% dei detenuti vive in carceri dove non sono consentiti colloqui in spazi all’aria aperta.

Ed inoltre: il 29,3% dei detenuti non può direttamente accendere le luci dall’interno della propria cella in quanto vive in camere dove gli interruttori sono situati solo all’esterno; il 7,69% dei detenuti vive in carceri dove nelle celle non c’è sufficiente luce naturale in quanto vi sono schermature alle finestre; il 18,4% vive in celle dove anche durante la notte vi è luce intensa e non c’è luce fioca o attenuata. Infine, il 64,39% dei detenuti vive in carceri dove non c’è neanche un mediatore culturale.

In generale, in Italia ci sono 207 carceri. Al 31 agosto 2005 erano presenti 59.649 detenuti, di cui 56.806 uomini e 2.843 donne, a fronte di una capienza regolamentare di 42.959 unità. Ci sono quindi 16.690 detenuti in più rispetto ai posti letto regolamentari. Gli immigrati sono 19.071, di cui 3.346 tossicodipendenti. I detenuti tossicodipendenti costituiscono, invece, il 28% circa della popolazione carceraria, di cui il 3% risulta essere in trattamento metadonico. I detenuti alcool-dipendenti sono il 2,4% e quelli affetti da Hiv il 2,6. I poliziotti penitenziari sono 45.126, di questi 36.268 lavorano nelle carceri. 551 sono gli educatori, rispetto ai 1.376 previsti nella pianta organica ministeriale. Il rapporto educatore/detenuto è pari a 1 a 107.

Di recente sono stati assunti un centinaio di educatori a tempo determinato (per un anno). Gli assistenti sociali in servizio risultano essere 1.223, rispetto ai 1.630 previsti dalla pianta organica. Il rapporto è di 1 assistente sociale ogni 48 detenuti. Gli psicologi risultano essere circa 400, con una media di circa 2 per ogni istituto, ma questi sono impegnati per un numero molto limitato di ore al mese. Il rapporto psicologo/detenuto risulta comunque di 1 a 148.

Afferma Antigone: "Era il 20 settembre del 2000 quando entrava in vigore il nuovo Regolamento di esecuzione dell’ordinamento penitenziario. Niente di rivoluzionario, solo norme di buon senso che avevano lo scopo di migliorare la qualità della vita delle persone detenute. La qualità del vitto, la vivibilità degli spazi, l’igiene personale, la pulizia dei locali, la supervisione del magistrato di sorveglianza erano solo alcuni dei punti affrontati in questa chiave dal nuovo testo. In particolare, due articoli transitori finali, il 134 e il 135, fissavano in cinque anni il tempo lasciato a disposizione dell’amministrazione penitenziaria per eseguire una serie di lavori strutturali sugli edifici carcerari in modo da adeguare questi ultimi ad alcuni parametri fissati all’interno del Regolamento stesso. Si richiedeva cioè – continua l’associazione - che si ristrutturassero le carceri italiane, quasi sempre collocate in edifici inadeguati a garantire una qualità della vita soddisfacente, così da eliminare ovunque i servizi igienici delle celle dal medesimo vano in cui è situato il letto, collocandoli in un’apposita stanzina annessa; da fornire i servizi igienici stessi di acqua calda, di doccia e anche di bidet nel caso si trattasse di istituto o sezione femminile; da dotare ogni istituto di un numero di cucine tale che ognuna di esse non dovesse servire più di duecento detenuti, nonché di locali idonei alla consumazione dei pasti. Ovvie considerazioni di igiene e di riservatezza spinsero gli estensori del nuovo Regolamento a formulare l’articolo relativo ai servizi igienici, così come ovvie considerazioni di efficienza e pulizia, in un ambito tanto primario quanto quello alimentare, portarono alla previsione di un numero limitato di utenti per cucina". "A fronte di tanto buon senso - precisa oggi Antigone -, molto poco è stato fatto nei cinque anni trascorsi dall’entrata in vigore del Regolamento per eseguire nelle carceri i lavori di ristrutturazione previsti".

Antigone ha monitorato con visite dirette tutte le carceri italiane che ospitano più di 400 detenuti, per un totale che supera già di per sé il 50% della popolazione penitenziaria complessiva. Per non trascurare totalmente la rilevazione relativa a quelle regioni nelle quali non si trova alcun istituto che superi la soglia numerica prescelta, è stato comunque valutato il carcere più popoloso della regione stessa, compilando le relative schede. Ne emerge un quadro generale di illegalità diffusa, con piccole e fortunate oasi nelle quali il Regolamento viene, ma mai del tutto, rispettato.

"È evidente – dichiara Patrizio Gonnella, presidente di Antigone - da tutto ciò come gli interventi diretti a migliorare la vita dei detenuti, quali quelli richiesti dal Regolamento del 2000, non abbiano occupato i pensieri dell’attuale amministrazione della giustizia.

Giustizia: Antigone; la situazione in alcune delle carceri italiane

 

Redattore Sociale, 20 settembre 2005

 

Casa Circondariale di Palermo Ucciardone. Detenuti presenti al 30 giugno 2005: 693 Capienza regolamentare: 383.

"La struttura risale al 1832 e, sia esternamente che internamente, mostra tutti i suoi anni – afferma Antigone -. Si prevede la ristrutturazione di intere sezioni e l’adeguamento delle celle alle norme più recenti. Le finestre delle camere di detenzione non consentono il sufficiente passaggio di aria e luce naturale. All’interno delle celle, che versano complessivamente in condizioni precarie, non ci sono gli interruttori della luce. I servizi igienici, ovviamente privi di doccia ma dotati di acqua calda, non sono situati in vani separati rispetto a quelli dove si trovano i letti. Non è prevista un’illuminazione di intensità attenuata durante i controlli notturni. I bagni e le docce denotano condizioni igieniche carenti e problemi idrici. Sono presenti spazi all’aperto per i colloqui. Non ci sono mediatori culturali". Insomma, il carcere di Palermo Ucciardone non si è adeguato alle disposizioni del Regolamento.

 

Casa Circondariale di Bari. Detenuti presenti al 30 giugno 2005: 591 Capienza regolamentare: 311.

"Tutte le sezioni dell’istituto sono sovraffollate. Le finestre delle celle consentono luminosità e aerazione a sufficienza. Non ci sono interruttori della luce all’interno delle camere di detenzione. I servizi igienici delle celle, naturalmente privi di doccia, sono collocati nei medesimi vani in cui si trovano i letti. Qualche cella ha il bidet. Le docce, esterne alle celle, non funzionano bene e sono in pessime condizioni (su otto postazioni, solo quattro sono utilizzabili). La conta notturna dei detenuti, con apertura delle celle e accensione improvvisa della luce verso le tre di notte, viene effettuata a discrezione della polizia penitenziaria. Il funzionamento della cucina non è buono. La maggior parte dei detenuti consuma infatti cibo acquistato e preparato in cella, nonostante i prodotti che si trovano allo spaccio siano limitati e di scarsa qualità. Non ci sono spazi verdi destinati ai colloqui. Non c’è un servizio di mediazione culturale. In sintesi, il carcere di Bari non si è adeguato al Regolamento né per quanto concerne i servizi igienici né per quanto concerne le cucine".

 

Casa Circondariale di Napoli Poggioreale. Detenuti presenti al 30 giugno 2005: 2135 Capienza regolamentare: 1359.

"L’anno di costruzione dell’istituto è il 1908. Le condizioni generali dell’edificio, sia esterne che interne, sono insoddisfacenti e determinano una scarsa vivibilità – si afferma -. Nell’istituto mancano adeguati spazi per la socialità. Nelle celle convivono fino a 18 persone, con a disposizione un unico bagno e un unico tavolo. Le finestre delle celle non hanno schermature. Gli interruttori della luce sono sia interni che esterni alle camere di detenzione. Non risulta che i controlli notturni vengano effettuati con una luce attenuata. I servizi igienici sono collocati in un vano annesso alla camera, ma le docce sono solo all’esterno. C’è un’unica cucina che serve l’intero istituto. Non c’è un’area verde. Nell’istituto non operano mediatori culturali. In breve, il carcere di Napoli Poggioreale, per quanto riguarda i servizi igienici e le cucine, non si è adeguato al Regolamento".

 

Casa Circondariale Roma Rebibbia Nuovo Complesso. Detenuti presenti al 30 giugno 2005: 1603 Capienza regolamentare: 1188.

"L’istituto – afferma Antigone - è stato consegnato nel 1972. L’edificio necessiterebbe di alcuni interventi di manutenzione, in particolare per quanto concerne l’impianto idraulico e quello elettrico. Le finestre delle celle non hanno schermature. Le celle sono dotate di interruttori interni per la luce. L’illuminazione per i controlli notturni è più attenuata. I bagni delle celle non sempre sono situati in un vano separato, e non sono forniti di doccia né di acqua calda. La cucina unica e molto grande prepara i pasti per tutti i 1.600 detenuti. C’è l’area verde per i colloqui. Nell’istituto non operano mediatori culturali. In sintesi, per quanto riguarda le docce e le cucine nel carcere di Rebibbia Nuovo Complesso il Regolamento non è attuato".

 

Casa Circondariale di Bologna. Detenuti presenti al 30 giugno 2005: 1.025 Capienza regolamentare: 481.

"L’edificio è del 1984. Lo stato della facciata esterna è discreto. All’interno però le celle, nate per essere singole, ospitano anche tre o quattro detenuti per volta, determinando un degrado della struttura. Le finestre delle camere di detenzione non hanno schermature. Gli interruttori della luce sono sia interni che esterni alle celle. I controlli notturni avvengono con un’illuminazione di intensità attenuata. I servizi igienici interni alle celle non sono collocati in un vano separato e non sono dotati di acqua calda né di doccia. Le docce servono l’intera sezione. Nell’istituto ci sono due cucine. Sono presenti due mediatori culturali, di lingua araba e albanese. È presente un gazebo per i colloqui all’aperto. In sintesi, l’istituto di Bologna non si è adeguato alle disposizioni del Regolamento per quanto riguarda i servizi igienici e le cucine".

 

Casa di Reclusione di Milano Opera. Detenuti presenti al 30 giugno 2005: 1.390 Capienza regolamentare: 884.

"Le finestre delle celle presentano ancora delle schermature, ma sono in corso lavori di ristrutturazione volti a eliminarle. Gli interruttori della luce sono solo esterni alle celle. I controlli notturni non vengono effettuati con una luce attenuata. I servizi igienici sono collocati in un vano annesso alla camera, e solamente in un’unica sezione sono dotati di doccia. Nella sezione femminile, i servizi igienici sono forniti di bidet. Nell’istituto ci sono tre cucine: una per la sezione femminile, una per il centro clinico e una che serve tutti gli altri detenuti. Ci sono spazi all’aperto per i colloqui. Non sono presenti mediatori culturali. Il carcere di Opera risulta parzialmente adeguato al Regolamento per quanto riguarda i servizi igienici ma non per le cucine".

 

Casa Circondariale Verona Montorio. Detenuti presenti al 30 giugno 2005: 784 Capienza regolamentare: 564.

"L’istituto, costruito negli anni ‘80 e inaugurato nel 1995, è una delle cosiddette ‘carceri d’orò. Costantemente sovraffollato, vede vivere fino a tre detenuti in celle pensate originariamente come singole. Le finestre delle camere di detenzione consentono il passaggio di sufficiente luce naturale. Gli interruttori della luce sono collocati soltanto all’esterno delle celle. I controlli notturni vengono effettuati con una luce di intensità attenuata. I servizi igienici si trovano in un vano annesso alla camera, ma non sono dotati di acqua calda, di doccia né di bidet (neanche per le donne). Nella sezione maschile, una sola cucina funziona per circa 700 detenuti, mentre nella sezione femminile una cucina serve circa 70 detenute. L’area verde per i colloqui, pur essendoci, è in corso di sistemazione e non è stata ancora inaugurata. C’è un servizio di mediazione linguistico-culturale sia nella sezione maschile che in quella femminile. In particolare, nell’istituto operano tre mediatori di lingua rumena, araba e albanese. In sintesi, la casa circondariale di Verona Montorio non si è adeguata alle disposizioni del Regolamento per quanto riguarda le docce, l’acqua calda, il bidet nella sezione femminile e le cucine".

Siracusa: detenuto muore a Brucoli, le cause ancora da accertare

 

La Sicilia, 20 settembre 2005

 

È stata eseguita ieri l’autopsia sulla salma del detenuto della Casa di Reclusione di Brucoli deceduto venerdì notte per un ictus, ameno secondo quanto riportato nel certificato di morte. "Sono in corso adesso ulteriori accertamenti sia per l’esame istologico dei tessuti che verrà effettuato a Siracusa - ha detto Pippo Bulla, medico legale incaricato della Procura per l’esame autoptico - che per quello tossicologico di cui si occuperà il professore Romano dell’Istituto di Medicina legale di Catania". La salma sarà intanto restituita alla famiglia per i funerali. Il detenuto, che aveva 35 anni, aveva tentato il suicidio poco tempo prima del decesso. Lo stesso non era affetto da patologie tali che potessero far pensare che potesse essere colpito da ictus, secondo quanto affermato dalla direzione del carcere.

Bari: il Comune avrà un suo garante per i diritti dei detenuti

 

Redattore Sociale, 20 settembre 2005

 

Il Comune di Bari, dopo Roma, Firenze, Bologna, Torino, Milano e Nuoro, avrà il garante dei diritti dei detenuti e delle persone private della libertà. Delibera e regolamento sono già pronti e verranno esaminati a breve in giunta. L’annuncio è stato dato nel corso del Terzo workshop "Libertà in carcere", organizzato dall’associazione Antigone in collaborazione con l’assessorato alla solidarietà sociale della Provincia di Bari e il consorzio di cooperative sociali Meridia. Il seminario si é svolto nell’ambito delle attività di partenariato del Progetto europeo Agis, con la partecipazione di operatori italiani, francesi e spagnoli. "Finora ­ ha detto l’assessore comunale ai servizi sociali Susi Mazzei ­ abbiamo cercato di essere vicini ai detenuti e alle loro famiglie con piccoli progetti di lavoro per costruire un sistema alternativo all’aiuto delle mafie locali. L’istituzione della figura del garante rappresenta un nuovo segnale che il carcere non è un territorio altro". Anche la Regione Puglia ha intenzione di istituire un garante con funzioni di coordinamento ­ ha aggiunto l’assessore regionale alla trasparenza e cittadinanza attiva, Guglielmo Minervini ­ che si affiancherebbe a quel difensore civico regionale che il presidente Vendola considera fondamentale nel proprio programma. "Mi assumo personalmente l’impegno - ha proseguito Minervini ­ di avviare una proposta di legge. La Puglia migliore è quella in cui il carcere, accanto alla detenzione sperimenta un percorso rieducativo e non rinuncia a un obiettivo di civiltà". "Come amministrazione ­ ha aggiunto - l’assessore provinciale alla solidarietà sociale, Nicola Occhiofino ­ abbiamo visitato tutti i carceri del Barese. Ma non basta l’interesse delle istituzioni: tutta la società civile deve essere coinvolta in questo progetto. Perché ogni lotta per i diritti umani fa compiere un passo in avanti alla comunità".

"L’obiettivo - ha spiegato Simona Filippi di Antigone, che fa parte dell’Ufficio del garante del Comune di Roma - è creare, inoltre, un garante nazionale. Ricordiamo che non si occupa soltanto di detenuti, ma anche delle persone che si trovano per esempio nei Cpt, i centri di permanenza temporanea". Parlando della figura del garante, Luca Colaiacomo, responsabile locale di Antigone ha spiegato che "è di ispirazione anglosassone: ha libertà di accesso al carcere senza preavviso, ascolta i problemi dei detenuti e denuncia le violazioni". "Il garante ­ ha continuato Colaiacomo - ha funzioni di mediazione e persuasione in una sorta di rapporto triangolare tra il proprio ufficio - quindi popolazione detenuta - amministrazione penitenziaria e amministrazioni pubbliche, locali e nazionali". La condizione dei detenuti - ha concluso Gianni Marsico, referente politiche attive del lavoro di Meridia - spesso sembra sfuggire all’opinione pubblica e alle istituzioni che sono tenute a governare il territorio. Il garante può guardare con sguardo competente al carcere inserito nella città e non più luogo astratto, lontano, nel quale una società sempre più impaurita sfoga le proprie ansie e insicurezze".

Milano: e-learning, contro l'isolamento e la marginalità sociale

 

Estense.com, 20 settembre 2005

 

"E-Learning Experience Area" di Expo E-learning 2005 presenta esperienze reali e risultati concreti riportati direttamente dalle testimonianze degli "utilizzatori" della formazione on-line creando momenti di confronto. L’e-Learning Experience Area ospita la case history della Casa di Reclusione di Milano Bollate che dimostra come sia possibile favorire la diffusione dei momenti di educazione e formazione specialmente per le popolazioni ed i gruppi sociali più marginali del pianeta. Gianluca e Giuseppe racconteranno la loro esperienza di carcerati che hanno completato l’intero percorso formativo della Cisco Networking Academy Ccna diventando i primi istruttori in Europa all’interno di una casa di reclusione. Oggi, sono coinvolti in un progetto con alcune scuole dell’hinterland milanese che prevede attività di installazione e manutenzione dell’infrastruttura di rete. Un risultato che può sembrare sorprendente e che dimostra l’eccezionale valore dell’e-learning per superare gravi situazioni di esclusione e marginalità, come nel caso dei carcerati, in una prospettiva di reale reinserimento.La Direzione della Casa di Reclusione di Milano Bollate ha individuato nella formazione sulle nuove tecnologie un’importante opportunità di qualificazione professionale per i detenuti e, in collaborazione con Cisco Systems e Siam, Società d’Incoraggiamento d’Arti e Mestieri, ha creato una Cisco Networking Academy interna al penitenziario che permette ai detenuti di conseguire la certificazione Ccna (Cisco Certified Network Associate), riconosciuta in tutto il mondo da qualsiasi azienda che operi nel settore informatico e delle telecomunicazioni.La Casa di Reclusione è un istituto sperimentale in cui vengono realizzati progetti di reinserimento professionale e i detenuti scelgono di scontare la propria pena a Bollate nella prospettiva del reinserimento sociale e lavorativo. Tra i progetti in itinere, Cisco Networking Academy è uno tra i più interessanti e di indubbia la valenza pedagogica. Il corso offre, infatti, al detenuto la possibilità di diventare formatore e di aiutare i propri compagni di detenzione a formarsi a loro volta.Col contributo della Fondazione Adecco, congiuntamente alla Direzione della Casa di Reclusione, i partecipanti sono stati selezionati al fine di individuare una classe di studenti il più possibile omogenea e con buone potenzialità per arrivare con successo al termine del percorso formativo. I corsi sono partiti nel Gennaio 2003 e vedono coinvolto un gruppo di detenuti individuati in base alle competenze, alla motivazione e al periodo di fine pena. Il corso impegna gli studenti in uno stile di acquisizione delle informazioni innovativo ed efficace basato, oltre che sulle lezioni in aula, sull’apprendimento on-line grazie alla trasmissione di conoscenza attraverso la rete. In questo modo, gli studenti hanno potuto accedere ai contenuti educativi anche via Internet, mantenendo i propri ritmi di apprendimento e approfondendo le tecnologie studiate. Gli studenti hanno avuto modo di applicare le nozioni appena apprese in aula direttamente nel laboratorio, allestito con il contributo di Cisco Systems e grazie alla costante e motivante supervisione di Lorenzo Lento, che in occasione dell’Academy Conference di Johannesburg è stato premiato come migliore istruttore Cisco Networking Academy dell’anno 2003.

Grazia: davanti alla Consulta il conflitto tra Ciampi e Castelli

 

Il Giornale, 20 settembre 2005

 

La Corte costituzionale torna al lavoro e la prima importante questione che si trova sul tavolo è il conflitto di attribuzioni sul potere di grazia. Il caso Bompressi, e in controluce quello Sofri, rimangono irrisolti per il braccio di ferro tra Quirinale e ministero della Giustizia, ma nella camera di consiglio del 28 settembre la Consulta esaminerà solo la questione preliminare sull’ammissibilità del ricorso, presentato a metà giugno dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

Una pronuncia favorevole è altamente probabile, ma nel merito della causa sul conflitto tra poteri dello Stato, della quale è relatore Alfonso Quaranta, l’Alta Corte entrerà solo tra qualche mese. Considerati i tempi tecnici necessari, il nodo sulla competenza dell’atto di clemenza potrebbe essere sciolto addirittura quando non saranno più al loro posto i due contendenti e cioè il capo dello Stato, il cui mandato scade a maggio 2006 (salvo rinnovo) e il Guardasigilli Roberto Castelli, se le elezioni politiche si terranno, come sembra, ad aprile. Un fatto che smorzerebbe le polemiche.

La questione è quella delle prerogative del Quirinale per la concessione della grazia chiesta da Ovidio Bompressi, condannato con Adriano Sofri e il latitante Giorgio Pietrostefani per l’omicidio del commissario Calabresi nel 1972. Ciampi è intervenuto solo per Bompressi, perché Sofri non ha mai presentato la domanda di grazia, proclamandosi innocente, malgrado un ampio schieramento di politici e intellettuali si facesse sentire a favore dell’atto di clemenza.

Il 24 novembre dell’anno scorso il ministro Castelli ha rifiutato di appoggiare la domanda di grazia di Bompressi e di controfirmare un decreto voluto solo da Ciampi. "La Costituzione vigente - ha ricordato il ministero - pone in capo al ministro della Giustizia la responsabilità di formulare la proposta di grazia". Per il Quirinale, così sono stati violati gli articoli della Costituzione 87 (poteri del capo dello Stato) e 89 (controfirma ministeriale sugli atti del presidente).

Nella motivazione del ricorso, presentato dall’Avvocatura dello Stato, il presidente della Repubblica ha risposto a Castelli che "la concessione della grazia è un potere sostanzialmente presidenziale", la controfirma del Guardasigilli è "un atto dovuto" e non può costituire un "veto" alla decisione del Quirinale. I giudici della Corte costituzionale dovranno, dunque, stabilire se il potere della grazia è da intendersi come "duale" (e, quindi, se è necessaria la controfirma del Guardasigilli), oppure se è di competenza esclusiva del capo dello Stato.

Alla Consulta qualcuno ricorda che finora è sempre stato ritenuto necessario l’accordo tra presidente e ministro e che "la prassi vale quanto la lettere della Costituzione". A favore dell’interpretazione dell’atto duale pesano oltre 100 anni di storia. Si risale addirittura a ben prima della nascita della Repubblica, quando il più importante costituzionalista dell’Italia liberale, ministro della Giustizia nel terzo governo Giolitti e poi presidente della Camera, Vittorio Emanuele Orlando, negò che la grazia fosse un’attribuzione di natura personale del re,

residuo d’un diritto monarchico e, come tale, esclusa dalla responsabilità ministeriale. Il grande giurista lo scrisse nel 1889 nei suoi "Principi di diritto costituzionale" e lo riaffermò anche all’Assemblea Costituente nel 1947. Da allora, ricordano all’Alta Corte, quest’affermazione è sempre stata ritenuta valida. E ora, che cosa è cambiato?

Giustizia: i penalisti scioperano contro la legge "salva-Previti"

 

La Gazzetta del Mezzogiorno, 20 settembre 2005

 

A Palermo è saltato il processo al capitano Ultimo e al direttore del Sisde Mario Mori per il ritardo nella perquisizione del covo di Totò Riina. A Torino quello all’ex assessore Matteo Brigandì per una truffa ai danni della Regione. E ad avere la stessa sorte sono stati oggi tanti processi in tutta Italia. Lo sciopero degli avvocati contro la ex Cirielli ha fermato per un giorno la giustizia.

L’adesione è stata "totale" esulta Ettore Randazzo presidente dell’Unione delle Camere penali, l’organizzazione che ha indetto la protesta e che rappresenta ottomila legali. E sul provvedimento, che domani torna all’esame della Commissione Giustizia della Camera e che l’opposizione ha ribattezzato "Salva-Previti" si inasprisce lo scontro tra i due Poli. L’opposizione solidarizza con gli avvocati in sciopero e con il capogruppo dei deputati Ds Luciano Violante ribadisce che si tratta di una "legge-vergogna" e di una "sostanziale amnistia". Mentre il presidente della Commissione Giustizia della Camera, Gaetano Pecorella (Forza Italia), facendo notare che con il provvedimento non sarà più possibile applicare la pena a distanza di 20 anni dall’eventuale reato commesso, replica dicendo che si tratta di una "legge molto civile".

I penalisti, invece, accusano la riforma di portare a "un’inquietante retromarcia di legalità, con "un ritorno indietro di 40 anni per il regime sanzionatorio", e a "un’amnistia permanente". Per questo oggi hanno scioperato compatti. L’adesione è stata alta ovunque, soprattutto nelle grandi città. A Roma già da stamani tutte le aule dei tribunali collegiale e monocratico hanno rinviato in blocco le udienze, fatte salve, come prevede il codice di autoregolamentazione degli avvocati, le udienze con detenuti e quelle davanti al tribunale della libertà. Aule deserte anche a Milano, tranne i rari casi in cui i difensori non hanno aderito alla protesta. Stesso scenario a Napoli, dove peraltro gli avvocati sono in agitazione anche per la vicenda delle microspie scoperte nei mesi scorsi nell’ufficio di un giudice del Riesame; un’indagine che ha coinvolto anche alcuni avvocati. Intanto, domani la ex Cirielli torna all’esame della Camera dopo aver ricevuto il sì del Senato: Lo scontro sul ddl tra maggioranza e opposizione resta alto, come dimostra anche il botta e risposta tra Violante e Pecorella avvenuto a un dibattito a Roma organizzato dagli stessi penalisti. Un’occasione che ha dato anche la misura della distanza tra le due parti sui temi complessivi della giustizia. E così se Violante auspica nella prossima legislatura sulla giustizia si adotti "come parola d’ordine, la concertazione", e Giuliano Pisapia Rifondazione Comunista) chiede una "moratoria" in questi mesi di campagna elettorale, "accantonando riforme e riformette per una lavoro comune sui punti fondamentali che possono essere le priorità della prossima legislatura", Pecorella chiede all’opposizione "un mutamento culturale profondo: abbandonare la permanente convergenza con le posizioni dell’Anm"; solo così, spiega, si potrà arrivare alla separazione delle carriere dei magistrati, che per l’esponente di Forza Italia, è la riforma prioritaria della prossima legislatura.

Piacenza: il carcere e la società, divisi da un muro di paura

 

Libertà, 20 settembre 2005

 

Finché il carcere continuerà a fare paura non sarà possibile superare il difficile scoglio della reinclusione nella società dei detenuti". Ad affermarlo è Roberto Merlo, psicologo di lunga esperienza nel campo e tra gli autori del progetto "Bologna Sicura", ieri a Piacenza per il primo appuntamento di una serie di incontri sul tema dell’integrazione sociale dei carcerati. "Il carcere è una realtà che pone di fronte a problemi sempre nuovi - spiega -. Oggi i detenuti extracomunitari rendono ancora più complesso il rapporto con la città, perché al timore dei detenuti si aggiunge a quello per il diverso. Ed anche le presenze femminili sono in aumento". Appaiono difficili i rapporti tra tessuto sociale e carcere. "Sia perché è una struttura che tende ad chiudersi in se stessa, sia per la rappresentazione sociale che se ne ha - fa notare Merlo -. Ma si può lavorare per aumentare il livello di conoscenza delle questioni carcere e città, per realizzare una vera ricerca scientifica con oggetto l’inclusione sociale, e adottare uno stile condiviso tra chi se ne occupa e le varie organizzazioni". Giano, il corso realizzato dal centro di formazione professionale Tutor, prevede diciotto lezioni (frequentabili singolarmente e gratuite che si svolgeranno orientativamente due volte al mese presso la sede di via Leonardo da Vinci 35), riservate ad operatori e utili ad approfondire una progettazione specifica per il territorio piacentino. "È un progetto in cui crediamo fortemente - ha sottolineato Adriana Bertoni, presidente Tutor - sono seminari collegati ai problemi di reinserimento sociale. Oggi c’è particolare necessità che la società faccia dei passi avanti".

Brunello Bonocore, collaboratore per gli aspetti formativi al carcere piacentino, sottolinea quanto finora è stato realizzato nella nostra città. "Stiamo lavorando per offrire ai detenuti il necessario riadeguamento al mondo del lavoro, combattendo l’inerzia acquisita - spiega - in questo sono particolarmente utili i rapporti in essere con le cooperative sociali, i corsi d’istruzione e di animazione teatrale, le attività ricreative che creano gruppi di discussione e la redazione di un giornale interno". "Ci siamo preposti di migliorare i rapporti del carcere con il territorio", ricorda l’assessore alle Politiche sociali Leonardo Mazzoli, presente ieri con l’assessore alle Politiche giovanili Paolo Dosi. Il prossimo seminario è fissato per il 6 ottobre.

Firenze: Progetto Chance, imparare un mestiere in carcere si può

 

Prima Pagina, 20 settembre 2005

 

Imparare un mestiere in carcere e creare così le premesse per un reinserimento nella vita lavorativa una volta scontata la pena. È questo l’obiettivo del progetto Chance, una iniziativa finanziata dalla Regione nell’ambito del Fondo sociale europeo e realizzata in quattro diverse realtà (Firenze, San Gimignano, Massa Carrara e Porto Azzurro), che ha coinvolto 63 detenuti e consentito a 40 di loro di conseguire una qualifica professionale. Per 15 di questi si è già profilata una concreta opportunità lavorativa. Se n’è parlato oggi a Firenze nel corso di un incontro organizzato a conlusione del progetto. "Il progetto - ha ricordato l’assessore all’istruzione, formazione, lavoro Gianfranco Simoncini - è stato finanziato per 552 milioni di euro nell’ambito della misura riservata ai soggetti svantaggiati. Dei 40 che hanno conseguito la qualifica, 15 hanno anche trovato una concreta opportunità di occupazione. Sia pure in forma fino ad oggi sperimentale, questa iniziativa, grazie all’ottimo lavoro di concertazione fra istituzioni, direzione penitenziaria, associazioni di categoria, si inserisce a pieno titolo nelle politiche della Regione che puntano a dare a tutti pari opportunità nell’accesso al mercato del lavoro e che guardano quindi con particolare attenzione ai cittadini svantaggiati e al disagio sociale". L’assessore ha quindi sottolineato il ruolo centrale della formazione e, in particolare, della formazione per tutta la vita, nell’aumentare le possibilità di trovare un lavoro e favorire così l’inclusione di soggetti svantaggiati. "Uno dei punti di forza del progetto - ha detto - sta proprio nell’avere scelto, dopo una fase di orientamento personalizzato per ciascun detenuto e in stretto rapporto con il territorio, settori professionali con buone ricadute occupazionali nella zona".

Quindi il capitolo, non facile, dei finanziamenti. "La prospettiva è quella di una riduzione dei contributi per la prossima stagione di programmazione del Fondo sociale europeo - ha osservato Simoncini - una prospettiva che ci costringerà a una forte selezione degli interventi da finanziare. Quella della formazione dei detenuti e più in generale di dare un sostegno all’occupazione dei soggetti svantaggiati continuerà, anche nella prossima stagione di programmazione, ad essere una delle priorità sulle quali concentrare le risorse".

A realizzare il progetto Chance sono stati Eurobic Toscana Sud spa, in partenariato con Ce.Fo.Art (Centro formazione per l’artigianato), Comune di Firenze, Centro territoriale permanente A. Dazzi di Carrara, Associazione per l’agricoltura biodinamica. Sono stati formati saldatori (carcere di Massa), agricoltori biologici (Porto Azzurro e Sollicciano), quadristi assemblatori-cablatori (San Gimignano), commis di cucina (Sollicciano). A Firenze è stata coinvolta la sezione femminile del carcere di Sollicciano.

Perugia: Notte Bianca, l’ex prigione femminile si apre alla città

 

Redattore Sociale, 20 settembre 2005

 

La Notte Bianca fa entrare i perugini nel carcere femminile della città. Una struttura piantata nel cuore del centro storico, in cui per anni hanno speso frammenti anche consistenti delle loro vite donne di ogni età. Il trasferimento dei detenuti al penitenziario di Capanne ha restituito a Perugia degli scheletri urbani impregnati del dolore e della disperazione di tutti quelli che in via Torcoletti o a piazza Partigiani hanno vissuto giorni, mesi, anni della loro vita. L’occasione concessa alla gente comune per sabato notte è unica. Dalle 9.30 di sera in poi si susseguiranno quattro appuntamenti del tutto eccezionali per il luogo. Prima un concerto dei Solisti di Perugia, con musiche di Bach e Verdi. Quindi, alle 11, la presentazione di "Assassine", l’ultimo libro di Cinzia Tani, nota ai più per i suoi programmi televisivi sulla letteratura. Insieme all’autrice ci sarà anche Bernardina Di Mario, direttore del penitenziario di Perugia. Poi, a mezzanotte e mezza, le "Metamorfosi femminili" curate dal Teatro stabile d’innovazione Fontemaggiore. Infine, all’una e mezza, il Kaddish di Biselli, di cui si parla a lato. Ma non è tutto. Perché a prescindere da queste quattro iniziative, i perugini potranno usufruire della straordinaria possibilità di visitare alcune aree del carcere.

Airola: teatro-terapia, uno spettacolo per i baby-detenuti

 

Il Mattino, 20 settembre 2005

 

Una serata molto particolare quella che trascorreranno i ragazzi del carcere minorile di Airola, nel Beneventano, il prossimo 28 settembre: assisteranno a una pièce teatrale messa in scena, all’interno dell’istituto, dal gruppo di teatroterapia del convento di Orta di Atella diretto da Aniello Iovinella. Lui è un medico, ha 40 anni e da diversi anni ormai lavora, o meglio fa teatro, in maniera del tutto volontaria, presso il convento dei frati minori, con ragazzi afflitti da disagi psicologici, situazioni familiari precarie ed ex tossicodipendenti. Da qualche tempo Iovinella, assieme al gruppo dei suoi collaboratori, realizza progetti che favoriscono l’integrazione e lo scambio relazionale fra giovani con disagi e disturbi. "L’idea di incontrare i minori del carcere e presentare loro uno spettacolo - racconta Iovinella - nasce proprio dalla voglia di condividere emozioni con persone che vivono più o meno le stesse difficoltà e scoprire assieme a loro quanto sia edificante fare teatro". Iovinella incontra i suoi ragazzi due, tre volte a settimana: chiacchierano, recitano, mettono su lavori e commedie inserendo spesso esperienze autobiografiche forti e dolorose, o divertenti e comiche. "Lo sgarro di un boss", del regista Giovanni Meola, è lo spettacolo-monologo che sarà rappresentato. "Tra l’altro il soggetto del monologo - continua Iovinella - riflette bene quella che è la realtà che si trovano a vivere molti giovani: esperienze di delinquenza, microcriminalità e alla fine, una catarsi formativa". "Un risultato importante grazie alla teatroterapia", sottolinea Luisa Comune, l’educatrice di Succivo che da diversi anni lavora presso l’istituto di Airola.

Alessandria: dieci detenuti al corso professionale per piastrellisti

 

Secolo XIX, 20 settembre 2005

 

Una decina di detenuti della casa di Reclusione di San Michele e della Casa Circondariale di Piazza Don Soria, ammessi al lavoro esterno, sta concludendo il corso di piastrellista alla Scuola edile in zona D3. In questi giorni stanno facendo pratica, ieri hanno eseguito l gittata davanti alla sede della scuola, poi passeranno alla posa delle piastrelle. In precedenza hanno seguito il corso per muratore. Tra di loro c’è un geometra (a San Michele c’è una sezione staccata dell’istituto tecnico Nervi) e un ex studente di giurisprudenza. Intanto stanno per partire i nuovi corsi di formazione gratuiti, che in media registrano una ottantina di frequentanti, che hanno ottime opportunità di trovare occupazione. "In questo momento c’è grande richiesta per tecnici di impresa edile", conferma il direttore della scuola, Pierangelo Sacchi. A questo corso, che consente di acquisire una specializzazione mirata, possono partecipare disoccupati tra i 18 e i 25 anni con diploma di geometra. "Le competenze acquisite sono molteplici e riguardano - continua Sacchi - l’attivazione delle lavorazioni edili, l’esame dell’attuazione delle scelte costruttive e tecnologiche, la redazione dei documenti della sicurezza, la pianificazione delle fasi di lavoro e delle risorse, l’analisi dei documenti d’appalto, la contabilità e la valutazione della qualità delle lavorazioni". Sono previste 1.200 ore di lezione, di cui 480 in stage. Ai ragazzi e ragazze tra i 14 e i 17 anni in obbligo formativo, viene proposto il corso triennale per operatore edile. È realizzato in collabora con il Nervi di Alessandria e il Leardi di Casale per la sperimentazione dei passaggi tra i sistemi di istruzione e formazione.

 

 

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