Rassegna stampa 7 marzo

 

Sulmona: Nunzio Gallo; non fu suicidio, forse morto per incidente

 

Il Manifesto, 7 marzo 2005

 

Forse non voleva suicidarsi Nunzio Gallo - il ventottenne pentito di Torre Annunziata trovato morto impiccato la sera di martedì scorso nel carcere di Sulmona (L’Aquila) - ma solo compiere un gesto dimostrativo. Queste le conclusioni cui sarebbe arrivato - al termine dell’autopsia eseguita presso l’ospedale di Sulmona - l’anatomopatologo Ildo Polidori.

Secondo il medico legale, il giovane sarebbe scivolato rimanendo appeso al cordoncino che aveva attaccato alla grata della sua cella. Gallo avrebbe cercato di proteggersi con una maglietta bagnata posizionata sul collo proprio sotto il nodo scorsoio. Sulla vicenda - il sesto suicidio in due anni nel carcere abruzzese - la magistratura ha già aperto due inchieste. Anche il ministero di giustizia ha annunciato un’inchiesta interna.

Sulmona: Presidente Ciampi invitato a visitare il supercarcere

 

Il Messaggero, 7 marzo 2005

 

"Venga a portare la presenza forte e serena dello Stato e delle istituzioni, venga a dare un segnale di speranza che assottigli quelle barre e quei cancelli". Così la presidente della Provincia dell’Aquila, Stefania Pezzopane, ha invitato il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi a visitare il carcere di Sulmona dopo il suicidio di Nunzio Gallo, "ultima vittima della disperazione".

Nella sua lettera a Ciampi, la Pezzopane spiega che "non aiuterebbero a dare risposte né la chiusura della struttura penitenziaria né le tante inchieste parlamentari o le ispezioni ministeriali che si sono succedute in questi anni". Da qui l’invito a Ciampi "a rendersi conto di persona della situazione del carcere, ad incontrare i detenuti, a parlare con loro per sgretolare il muro di omertà che copre le responsabilità di quelle morti".

Criticando l’onorevole Mantini, esponente del suo stesso partito (La Margherita), il capogruppo alla Regione Bruno Di Masci sottolinea la passione per il lavoro degli operatori e membri di polizia penitenziaria del carcere sulmonese: "So quanto si prodigano per garantire standard trattamentali in sintonia con lo spirito della riforma penitenziaria" e solidarizza chi lavora in via Lamaccio.

Da parte sua l’Ugl-Polizia penitenziaria denuncia "l’inaccettabile aggressione subita dal personale del carcere attraverso i mezzi di informazione, di politici e di rappresentanti di associazione. Non è certo chiedendo la chiusura del carcere o altrimenti dipingendoci come i peggiori della società che si vanno a risolvere i problemi".

Intanto al termine dell’autopsia, l’anatomopatologo Ildo Polidori ha parlato di aver avuto impressione che il giovane suicida volesse solo compiere un gesto dimostrativo: Gallo ha infatti cercato di proteggersi con una maglietta bagnata posizionata sul collo proprio sotto il nodo scorsoio.

Roma: don Sandro, cappellano di Rebibbia, incontra i giovani

 

Ansa, 7 marzo 2005

 

Don Sandro Spriano si è più volte reso protagonista di gesti clamorosi per la causa dei detenuti. Appuntamento questa sera, alle 19.30, nella cattedrale con il padre spirituale di Rebibbia. Abele difende Caino, questa sera in cattedrale. I giovani di tutte le parrocchie di Nardò organizzano, con la consulenza speciale del parroco del Sacro Cuore, don Angelo Corvo, un incontro importante: il dialogo con don Sandro Spriano, testimone di un impegno. Don Sandro è, da sedici anni, il cappellano del carcere di Rebibbia.

L’appuntamento è nella basilica cattedrale oggi alle 19.30. Previsti i canti a cura della parrocchia del Carmine e la lettura del brano di Matteo sul giudizio universale. Infine l’attesa testimonianza di don Sandro Spriano, in diretta da Rebibbia. Quelli di don Sandro sono gli occhi di chi guarda, quotidianamente, nella disperazione di mille e duecento carcerati dove la dignità della persona viene calpestata, dove il sovraffollamento ha creato un mostro dalla impossibile gestione. Attraverso i suoi occhi vedranno, oggi, anche i giovani di Nardò.

"La finalità dell’incontro, spiega don Angelo, è anche quella di ricordare a tutti che, tra le forme di sofferenza in cui Gesù si rende presente, vi è anche quella del carcerato che non perde mai la sua dignità". "Il cristiano, continua, ha il dovere, allora, di prendersi cura di tutti gli uomini, qualunque sia la loro situazione: se non smettono di essere figli di Dio, non smettono di essere nostri fratelli. È facile riconoscere Gesù Cristo nella Eucaristia, nei sacramenti o negli eventi gioiosi della vita; più difficile, ma altrettanto reale, credere che Gesù si fa ogni giorno ammalato, forestiero, affamato, assetato e carcerato". "Come cristiani - conclude il parroco - saremo giudicati anche della cura che avremo dedicato ai nostri fratelli sofferenti, ovunque e comunque".

Don Spriano si è reso negli anni anche autore di gesti clamorosi, pur di focalizzare l’attenzione dei governi e dei ministri della Giustizia sui problemi dei detenuti. La richiesta di clemenza avanzata anche da Giovanni Paolo II, di indulto, ma anche degli oggetti più semplici da utilizzare quotidianamente come spazzolini da denti, dentifricio, mutande e magliette. "I detenuti non hanno nulla - ha detto più volte don Sandro - e vivono la condizione carceraria in maniera terribile".

Malesia: migliaia di clandestini arrestati e trattenuti in campi

 

Liberazione, 7 marzo 2005

 

Sono quasi 8.000 gli immigrati irregolari arrestati e trattenuti in 32 campi di detenzione temporanea in Malesia sull’isola di Ninukan da quando, lunedì scorso, il governo ha avviato una campagna di espulsioni per i lavoratori stranieri illegalmente presenti sul territorio. I rappresentanti della locale Croce rossa hanno lanciato l’allarme sulle precarie condizioni di salute di molti tra gli arrestati e la pessima situazione dei centri già affollati.

L’operazione di pubblica sicurezza vede l’impiego di decine di migliaia di poliziotti e soldati e 300mila volontari, che setacciano luoghi di lavoro in cerca di stranieri senza documenti. Si stima che nei mesi passati mezzo milione di immigrati illegali, provenienti soprattutto dalla confinante Indonesia, abbiano lasciato il Paese, ma altri 200mila avrebbero scelto di rimanere in clandestinità. Sulla questione dei rimpatri è intervenuto anche l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati che ha caldamente invitato Kuala Lumpur a non espellere gli stranieri in possesso di una certificazione rilasciata dall’Acnur che li identifica come profughi, in particolare le persone provenienti dalla provincia indonesiana di Aceh, teatro di un trentennale conflitto separatista e recentemente colpita dal cataclisma dello tsunami, e coloro fuggiti dal Myanmar, nazione governata da un regime militare.

La Spezia: detenuti a scuola di grafica pubblicitaria

 

Il Secolo XIX, 7 marzo 2005

 

La Spezia Sono studenti detenuti, e non possono lasciare le loro celle: non fisicamente, almeno, ma con la propria arte sì. I lavori realizzati dai carcerati spezzini iscritti ai corsi superiori di operatore della grafica pubblicitaria, organizzato dall’istituto professionale "Einaudi", sono stati selezionati per una esposizione ufficiale al Centro Allende: e veri critici letterari le hanno censite in un catalogo.

Come titolo, con un pizzico di ironia, è stato scelto qualcosa che rimanda alla "malavita": la mostra si intitola "Un... colpo a regola d’arte", ma ovviamente armi e spaccate non c’entrano. Qui il colpo è il disegno che ogni studente ha elaborato. Per ogni lavoro, un noto critico d’arte ha preparato una scheda: Daniele Crippa, responsabile della galleria d’arte civica di Portofino, ha valutato tutti i quadri. Il materiale, è stato inserito in un catalogo. E dopo l’Allende, girerà in altri spazi espositivi, per far conoscere quanto è stato realizzato in carcere. A presentare l’esposizione, è intervenuto il direttore del "Lia", Andrea Marmori. "I nostri insegnanti hanno lavorato con impegno, gli studenti con passione - sottolinea la preside dell’Einaudi, Clementina Petillo - Ci siamo accorti subito che i quadri avevano qualcosa si speciale. La nostra sensazione è stata confermata dai giudizi dei critici. La galleria "Il gabbiano" ci ha messo in contatto con l’Allende".

La resposabile del progetto è la professoressa Daniela Paita. È stata coadiuvata dagli insegnanti Enrico Amici e Floriana Sportelli. Altre collaborazioni sono arrivate dai docenti Vola e Marianni. Il tutto, come sempre, con la collaborazione fondamentale della direttrice del carcere, Maria Cristina Bigi.

Lanciano: droga e cellulari nel carcere, 8 arresti (2 agenti)

 

Ansa, 7 marzo 2005

 

Cocaina e hascish per i detenuti circolavano nel carcere di Lanciano con la complicità di due agenti di Polizia Penitenziaria. Per questo, con le accuse di spaccio di sostanze stupefacenti e corruzione, i Carabinieri della Compagnia di Lanciano hanno arrestato otto persone, dopo oltre sei mesi di indagini. L’operazione, denominata "Oltre il muro", ha consentito di accertare che i detenuti destinatari della droga erano anche in possesso di telefoni cellulari che potevano usare regolarmente.

Albania: rivolta dei detenuti a Scutari, mancano le brande

 

Ansa, 7 marzo 2005

 

Oltre 100 detenuti rinchiusi nelle celle di sicurezza del commissariato di polizia di Scutari, nel nord dell’Albania, sono in rivolta per protestare contro le loro pessime condizioni di vita. Le 14 celle hanno una capacità massima di 48 prigionieri, e i 106 uomini che attualmente vi sono stipati sono costretti a dormire a turno poiché non c’è spazio per altre brande.

I prigionieri hanno inscenato una protesta battendo gli utensili contro le sbarre ma finora non ci sono stati scontri con i poliziotti di guardia. Il ministero dell’Interno ha inviato rinforzi e predisposto un primo piano di evacuazione che sta portando in queste ore al trasferimento presso istituti di pena di alcuni dei reclusi. Da queste stesse celle di sicurezza il mese scorso tre prigionieri riuscirono ad evadere grazie alla complicità di due agenti: tutti gli evasi sono stati successivamente riacciuffati. La situazione nelle celle di sicurezza dei commissariati, che in gran parte dell’Albania assolvono alla funzione di carcere giudiziario, è allarmante ovunque.

Il problema principale riguarda il sovraffollamento e le pessime condizioni igieniche. La capacità complessiva delle celle di tutti i commissariati albanesi è di 803 detenuti, ma nel 2004 le persone recluse erano state 1.239. Le organizzazioni internazionali hanno denunciato molti casi in cui le stesse celle ospitano anche minorenni, costretti a convivere con pluripregiudicati. Nel 2001 il parlamento albanese decise di trasferire la competenza delle celle dal ministero dell’Interno a quello della Giustizia, ma fino allo scorso anno questo passaggio di poteri è stato completato solo in modo parziale. Il problema del sovraffollamento riguarda anche gli istituti di pena: nel 2004 per questa ragione ci furono rivolte e scioperi della fame in almeno 10 fra carceri e commissariati del Paese.

Taranto: ex sindaco Cito; sto male, non mi abbandonate

 

Ansa, 7 marzo 2005

 

"Per favore, non mi abbandonate": il quindicinale tarantino Voce del Popolo in edicola domani mette nuovamente in copertina con questo titolo il caso di Giancarlo Cito, l’ex deputato e sindaco di Taranto rinchiuso in carcere dove sta scontando una condanna a quattro anni per concorso esterno in associazione mafiosa.

Il giornale di Taranto - anticipa lo stesso periodico - racconta il dramma dell’ex sindaco, malato e smagrito (durante la detenzione ha perduto 45 chili) e riporta la sua disperata richiesta di aiuto e l’appello dei suoi legali Gaetano Vitale, Luca Balistreri e Franco De Feis. Ex assessore alla cultura del Comune di Taranto, De Feis ha accettato di diventare difensore di Cito dopo esserne stato avversario politico, cioè componente della giunta a guida socialista contro cui Giancarlo Cito agli inizi degli anni Novanta concentrò le proprie accuse utilizzando la sua tv-partito Antenna Taranto 6. "Il destino - dice De Feis - ha voluto che lo difendessi io. Doveva scattare in me la rabbia per ciò che mi ha fatto passare, ma ha prevalso il dovere professionale e del difensore".

"La situazione di Cito - afferma De Feis - è drammatica": l’ex sindaco di Taranto "trascorre le sue giornate studiando le carte processuali e piangendo". La Voce del Popolo ha sentito sulla vicenda anche Raffaele Fitto e Nichi Vendola, candidati l’uno del centrodestra e l’altro del centrosinistra alla presidenza della Regione Puglia. "La mia solidarietà non gli manca - dice Fitto - e spero che Cito riesca a superare questo difficile momento e trovi la forza per andare avanti".

E Vendola afferma: "Questa vicenda mi fa soffrire. Mi fa soffrire vedere in carcere un uomo che ho combattuto politicamente in maniera anche aspra. Il carcere è tremendo e solo chi ci sta dentro può sapere che cosa significa. Mi auguro che Cito reagisca".

Cassazione: madre responsabile dell'accattonaggio dei figli

 

Ansa, 7 marzo 2005

 

Linea dura della Cassazione contro le zingare che lasciano i figli minorenni, anche piccolissimi, sul marciapiede a chiedere l’elemosina. La Suprema Corte, infatti, ha condannato per "abbandono di minore" una nomade slava, Zumra H. (45 anni), colpevole di aver lasciato mendicare per le strade di Genova i suoi tre figli, due dei quali avevano meno di 14 anni e uno - il più piccolo - aveva poco più di due anni. Invano la donna, innanzi ai giudici di Piazza Cavour, ha cercato di sostenere che i suoi figli non correvano alcun pericolo a stare per la strada da soli, essendo nota la "precocità" dei "bambini nomadi". Ma la Quinta sezione penale, con la sentenza 7556, non ha condiviso la tesi sulla presunta maturità precoce degli zingarelli.

Gli "ermellini" hanno ricordato che i tre fratellini "erano stati sorpresi dai vigili urbani a mendicare in un luogo di elevatissima pericolosità, e cioè sul marciapiede privo di protezione". In particolare il più piccolo "era esposto ad una gravissima situazione di pericolo perché, senza essere tenuto per mano dai fratellini più grandi, era stato notato vagare in assoluta solitudine a pochissima distanza dai veicoli". Alla luce di questa ricostruzione dei fatti, per Zumra, è divenuta definitiva la condanna a un anno e due mesi di reclusione. In considerazione dei "numerosi precedenti" dello stesso tipo, già compiuti dall’imputata, la Cassazione ha anche ritenuto giustificato il diniego delle attenuanti generiche e della riduzione di pena.

Lecce: in Comune nasce sportello - informazioni per i detenuti

 

Gazzetta del Mezzogiorno, 7 marzo 2005

 

È operativo a Poggiardo lo Sportello adulti del Dipartimento amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia. Lo Sportello è stato attivato presso l’ufficio comunale alle Politiche sociali a seguito di un protocollo d’intesa stipulato tra il direttore del Cssa (Centro Servizi Sociali Adulti), Patrizia Calabrese e il sindaco di Poggiardo Silvio Astore ed è riservato a tutti i cittadini residenti nell’ambito del distretto di Poggiardo.

"Si tratta della prima esperienza nella provincia di Lecce e della seconda in tutta la regione Puglia - dichiara l’assessore comunale alle Politiche sociali, Giuseppe Colafati - ed è riservato ai soggetti in esecuzione di misure alternative alla detenzione ed ai loro congiunti, ai soggetti con problematiche rientranti nelle competenze del Cssa, ossia detenuti in esecuzione penale detentiva, in misura di sicurezza alternativa o con sanzioni sostitutive che necessitano di informazioni e consulenza su argomenti riguardanti l’esecuzione penale e, infine, ai congiunti di soggetti in esecuzione di pena detentiva. Potrà inoltre rivolgersi allo Sportello l’utenza segnalata dal servizio sociale dei comuni del Distretto di Poggiardo e dai Servizi del distretto socio-sanitario avente problematiche relative all’esecuzione penale, nonché - conclude Colafati - i soggetti residenti nell’ambito della zona di Poggiardo che sono convocati dal Cssa per interventi connessi all’applicazione delle norme dell’ordinamento penitenziario". Lo Sportello territoriale è aperto nella giornata di giovedì, con cadenza quindicinale, dalle ore 9 alle 13.

Santo Domingo: almeno 133 morti in una rivolta dei detenuti

 

Reuters, 7 marzo 2005

 

Uno scontro tra gang di detenuti ha provocato un incendio che si è propagato oggi in un carcere della Repubblica Domenicana, uccidendo 133 persone nell’incidente più sanguinoso nella storia delle prigioni del paese caraibico, riferiscono funzionari. Gli sforzi per salvare i prigionieri dalle fiamme nella prigione della città orientale di Higuey sono stati ostacolati da una serratura danneggiata, hanno riferito i funzionari. A mezzogiorno sono stati contati 133 corpi e circa 25 sono risultate le persone ferite, ha detto un portavoce del dipartimento della Difesa Civile.

Bande rivali che si contendono il controllo dei traffici nella prigione si sono attaccate a vicenda con armi da fuoco e coltelli nella serata di domenica, hanno detto funzionari. L’incendio è divampato nelle prime ore di oggi dopo che i detenuti hanno dato fuoco ai loro letti.

I secondini hanno raccontato di aver tentato di entrare nel blocco in cui divampava l’incendio, ma la serratura era stata danneggiata dai detenuti, ha aggiunto il direttore del carcere Juan Ramon De la Cruz Martinez. A mezzogiorno i soccorritori continuavano a portare fuori corpi. Decine di persone si sono radunate nelle vicinanze, aspettando notizie dei loro parenti.

 

 

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