Rassegna stampa 19 marzo

 

Milano: la storia di Maurizio, in carcere ho imparato un lavoro

 

Redattore Sociale, 19 marzo 2005

 

Lavoro e cooperazione. Un binomio capace di oltrepassare le barriere del carcere. Nascono così le imprese cooperative che si avvalgono della collaborazione di uomini e di donne detenuti. Una realtà che consente di avviare ad un reinserimento lavorativo quanti stanno scontando una pena. È il caso della "Abc la sapienza in tavola", impresa sociale di catering, costituita lo scorso settembre presso la casa di reclusione di Milano Bollate.

Alla cooperativa partecipano 5 soci detenuti, che svolgono il ruolo di cuochi e camerieri, e 5 socie esterne, che hanno il compito di mantenere il contatto con i clienti e provvedere alle forniture. Alla fiera "Fa la cosa giusta!" c’è anche il loro stand. Ad accogliere i visitatori è un uomo che, con modi gentili, offre dal banco pasticcini di loro produzione. Si chiama Maurizio, ha 44 anni, ed è uno dei cinque soci detenuti di "abc"."In carcere lavoravo già in cucina. Poi ci è stato proposto di dare vita ad una società cooperativa di catering. Ho aderito con entusiasmo".

 

Di che cosa si occupa?

"Faccio l’aiuto cuoco e all’occorrenza il cameriere".

 

E prima del carcere?

"Ero disoccupato. Cercavo di arrangiarmi come potevo… nel 2000 mi hanno arrestato per rapina. Sono stato condannato a sette anni, ma grazie alla buona condotta uscirò nel 2006".

 

Come si svolge il vostro lavoro?

"Lavoriamo in una sezione della cucina del carcere. Siamo in grado di preparare diversi piatti, dagli antipasti ai dolci".

 

Chi sono i vostri clienti?

"Il nostro servizio di catering è spesso richiesto in occasione di battesimi, prime comunioni, matrimoni, ma tra i nostri committenti ci sono anche aziende, pubbliche amministrazioni, associazioni, il mondo del no-profit, ecc.".

 

Perché ha deciso di aderire a questa iniziativa?

"Perché volevo fare un’esperienza di lavoro e imparare un nuovo mestiere. Grazie a questa attività, inoltre, riesco a mantenere un contatto con la realtà esterna al carcere, il che, per un detenuto, è davvero fondamentale. E poi riesco a guadagnare anche qualcosa. Sa, ho una moglie e due figli".

 

Come vede il suo futuro?

"Appena esco cercherò un posto di lavoro".

 

Nel campo della ristorazione?

"Beh, perché no. Qui in carcere ho imparato un lavoro che mi piace. So che ci sono dei pregiudizi nei confronti di chi è stato detenuto. Devo però riconoscere che la partecipazione a questa cooperativa mi ha aiutato a guardare all’avvenire con più fiducia. Credo che l’esperienza che sto facendo renderà meno difficile il mio reinserimento nella società". Gabriele Arlati

La Spezia: accordo tra comune Portovenere e Casa Circondariale

 

Città della Spezia, 19 marzo 2005

 

È stato firmato stamane, tra il Comune di Portovenere e la direzione della Casa Circondariale della Spezia, un programma di collaborazione diretto a sostenere persone con difficoltà sociali. Il progetto, in questa prima fase a carattere sperimentale, sarà attivato a favore di un singolo soggetto indicato dal servizio sociale del Ministero della Giustizia e dal Centro Servizio Sociale per Adulti di Massa tra i detenuti ammessi al lavoro esterno.

Il programma è mirato a far acquisire al partecipante specifiche competenze ed abilità relative al giardinaggio, al mantenimento del verde pubblico e ad altri piccoli lavori integrati nelle attività di manutenzione e pulizia delle frazioni del territorio di Porto Venere. Nell’incontro di questa mattina tra il sindaco Salvatore Calcagnini, l’assessore ai servizi sociali Carla Danubio e la dottoressa Cristina Bigi (funzionario responsabile della Casa Circondariale della Spezia) si è anche parlato di attività future. Particolare interesse è stato manifestato per interventi legati alla valorizzazione dei siti ambientali ed alle aree naturali del territorio comunale di Porto Venere, in un contesto di processo di reinserimento sociale dei soggetti.

 

Un progetto per i detenuti

 

Ancora un importante progetto di sviluppo sociale portato a compimento dall’amministrazione comunale di Porto Venere. Questa mattina in municipio è stato infatti stilato l’accordo con la direzione della Casa Circondariale della Spezia, un programma di collaborazione tra le due amministrazioni e diretto a sostenere persone con difficoltà sociali. Il progetto, in questa prima fase a carattere sperimentale, sarà attivato a favore di un singolo soggetto indicato dal servizio sociale del Ministero di Grazia e Giustizia e dal Centro Servizio Sociale per Adulti di Massa tra i detenuti ammessi al lavoro esterno. Il programma è destinato a far acquisire al partecipante specifiche competenze ed abilità relative al giardinaggio, al mantenimento del verde pubblico ed ad altri piccoli lavori integrati nelle attività di manutenzione e pulizia delle frazioni del territorio di Porto Venere. Nell’incontro di questa mattina tra il sindaco Salvatore Calcagnini, l’assessore ai servizi sociali Carla Danubio e la dottoressa Cristina Bigi (funzionario responsabile della Casa Circondariale della Spezia) si è anche parlato di attività future tra le due amministrazioni con particolare interesse ad interventi legati alla valorizzazione dei siti ambientali ed alle aree naturali del territorio comunale di Porto Venere in un contesto di processo di reinserimento sociale dei soggetti attraverso interventi di grande importanza per le comunità locali. "Questa iniziativa _ ha dichiarato il sindaco Salvatore Calcagnini dimostra la sensibilità del Comune nel settore dei servizi sociali, questo impegno è un dato storico che vogliamo garantire, ma anche un servizio innovativo per il quale l’assessore ne ha intuito l’importanza". "Si tratta di un’attività di indubbio valore che più di altre consente di fare entrare il detenuto in un contesto sociale e di riprendere la vita in un tessuto normale ha chiarito la dottoressa Bigi _ puntiamo molto su iniziative di questo tipo che restituiscono alle persone dignità". Importante il contributo d’indirizzo dato dall’assessore Carla Danubio. "Importantissimo l’intervento che stiamo sviluppando ha spiegato l’assessore specialmente se la vita di gruppo è la genesi reale dei sentimenti, delle idee, delle abitudini e, in ultima analisi del carattere stesso degli uomini, se il gruppo è un aggregato di uomini tenuti insieme da una distribuzione di attività e da uno scopo comune. L’individuo non si inserisce in modo immediato nella totalità sociale, ma solo attraverso istanze intermedie. Pertanto, il processo di socializzazione è quella complessa trasmissione di norme culturali e regole sociali, cioè dei valori etico-morali e della cultura antropologicamente intesa, finalizzato a formare la personalità sociale per poter inserire l’individuo nella società. Ciò significa che l’individuo socializzato, cioè l’individuo che ha interiorizzato norme e valori per potersi inserire, è obbligato alla condivisione dell’apparato normativo per poter essere accettato". Al progetto è stato interessato anche l’assessorato al decoro dei borghi che ne seguirà l’applicazione operativa. "Grazie a questo programma ha spiegato l’assessore Franco Petacco avremo nuove e necessarie risorse da destinare alle attività di manutenzione e decoro dei borghi e della aree storiche delle frazioni". Il progetto avrà durata annuale (circa 14 mesi), con possibilità di ripetere l’esperienza in modo da dare a più soggetti la possibilità di acquisire conoscenze e competenze specifiche, su di un percorso lavorativo settimanale di 30 ore. Le attività principali in cui il progetto che partirà nei primi giorni di aprile verrà inserito sono quelle della sistemazioni delle aree verdi nelle frazioni, la manutenzione di spazi degradati nel centro storico, delle spiagge e del lungo costa. Sergio Camicioli

Pescara: si inaugura il carcere del futuro, è in arrivo Castelli

 

Il Tempo, 19 marzo 2005

 

Verrà il ministro della Giustizia Roberto Castelli ad inaugurare mercoledì prossimo una nuova Sezione di reclusione del carcere San Donato. Si tratta di una struttura "altamente automatizzata" che consentirà una più moderna ed efficiente gestione della situazione detentiva, e che comporterà anche una riduzione nell’impiego delle risorse umane. Il sistema, che avrà un suo periodo di sperimentazione, verrà adottato anche in altri penitenziari del Paese.

Civitavecchia: detenuto ustionato, slitta l’udienza preliminare

 

Il Messaggero, 19 marzo 2005

 

È iniziata con un rinvio l’udienza preliminare che deve decidere sul rinvio a giudizio (sostenuto dalla pubblica accusa) o meno di due agenti di polizia penitenziaria del carcere di Borgata Aurelia, indagati per lesioni gravi, e quattro medici dell’ospedale San Paolo, indagati a loro volta per concorso. Il caso è quello del detenuto nigeriano che aveva tentato l’evasione nel luglio di due anni fa mentre era ricoverato presso il nososcomio cittadino. Secondo quanto denunciato dallo stesso africano, i due agenti, dopo essere riusciti a catturarlo, gli avrebbero provocato delle ustioni all’addome che i medici non avrebbero rilevato, pur essendo molto evidenti. Da qui l’accusa anche nei confronti di quest’ultimi.

Il rinvio dell’udienza si è reso necessario a causa di una mancata notifica verso uno degli indagati. Dunque tutto aggiornato al prossimo 26 maggio quando, presumibilmente, la battaglia legale si svolgerà tutta sul risultato delle perizie eseguite dai medici Pastore e Saladini. Le difese, infatti, contestano il fatto che il nigeriano potrebbe essersi provocato da solo le ustioni, incolpando poi i due agenti. Dall’altra parte, la pubblica accusa si fa forte delle perizie medico-legali, le quali sostengono che le ferite sono assolutamente compatibili con il giorno in cui il detenuto è evaso e poi nuovamente catturato.

ConFiniZero: conferenza stampa sotto il ministero della giustizia

 

Adnkronos, 19 marzo 2005

 

Per dire no al primo carcere per i tossicodipendenti che verrà inaugurato lunedì a Castelfranco Emilia l’assemblea romana del cartello ConFiniZero organizza lunedì alle 15.30 una manifestazione davanti al ministero di Grazie e Giustizia a Roma.

L’associazione contesta la nuova struttura di rieducazione, gestita dall’amministrazione penitenziaria insieme alla comunità di S. Patrignano, che mira al recupero dei detenuti tossicodipendenti condannati a pene detentive oltre i quattro anni di reclusione, ma anche contro la legge Fini sulle droghe "che -spiega- dà ai privati la possibilità di decretare lo stato di tossicodipendenza del soggetto, prendendolo in cura grazie a lauti contributi statali".

Una legge che, secondo ConFiniZero "punisce il solo consumo personale di stupefacenti, pesanti o leggeri che siano, attraverso la carcerizzazione di massa la cui gestione viene sempre più demandata ai privati". Saranno presenti alla manifestazione tra gli altri, l’esponente collettivo Odio il Carcere, Franco Corleone (Forum Droghe), Stefano Anastasia (Associazione Antigone) e Paolo Cento (Verdi).

Bossi-Fini: Castelli; la commissione Onu è fatta da turisti...

 

Agi, 19 marzo 2005

 

La Commissione Onu che ha stilato un rapporto critico della legge Bossi-Fini sull’immigrazione e del centro di Lampedusa "era composta da persone non professionali, poco più che turisti". Lo ha affermato il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, che dai microfoni di Radio Padania ha anche definito l’Onu di Ginevra "un ricettacolo di ambienti di sinistra".

"L’Onu è talmente imparziale, super partes e poco orientato a sinistra - ha detto ironicamente - che ora ha avviato un’indagine sui diritti umani, in cui risulta che tra gli stati dove vengono violati ci sono gli Usa e non la Cina. L’Onu, specialmente quello di Ginevra, è un ricettacolo degli ambienti di sinistra europei e internazionali, con dei rapporti affetti da parzialità sconcertante". Sul merito delle contestazioni della Commissione Onu, guidata da Gabriella Rodriguez Pizarro, Castelli risponde che "hanno detto che Lampedusa è un carcere, quando invece è un centro di prima accoglienza. Questo rivela la loro professionalità". Quanto al trattamento dei detenuti stranieri "è perfettamente identico a quello degli italiani, anzi a volte gli stranieri hanno un trattamento migliore perché accettano di andare nelle colonie agricole che sono meno affollate".

Roma: rubati progetti di sistema di sicurezza delle carceri

 

Ansa, 19 marzo 2005

 

Sono stati rubati nella notte a Roma i progetti dei sistemi di sicurezza di alcuni istituti penitenziari. Erano custoditi nello studio di un architetto. I ladri, che si sono introdotti nell’appartamento da una finestra, hanno portato via l’intera cassaforte dove erano custoditi. A dare l’allarme questa mattina l’architetto stesso, appena entrato nello studio. Sul caso sta indagando la polizia.

Sulmona: nel carcere dei suicidi ora si fa beneficenza

 

Il Messaggero, 19 marzo 2005

 

Viaggio nel "carcere dei suicidi", a Sulmona, dove su 400 detenuti 170 appartengono a cosche mafiose. Alcuni fabbricano bambole per l’Unicef. L’ultimo a togliersi la vita è stato un "pentito". La cella numero 7, dove si è ucciso il sindaco di Roccaraso, è vuota. Il direttore del penitenziario dice: "Tante volte è scattata l’emulazione. Noi cerchiamo di non ferire la dignità del detenuto". Sono dieci gli ospiti del carcere che negli ultimi dodici anni si sono tolti la vita. "Nell’ultimo caso, quello di Gallo - aggiunge il direttore- il detenuto voleva soltanto mettere in scena un tentativo per richiamare l’attenzione. È scivolato".

 

E il carcere si apre ad aziende esterne

 

Alcune aziende potrebbero essere interessate a "sfruttare" il lavoro dei detenuti all’interno della casa di reclusione di Sulmona, una struttura che, a dispetto della fama di "carcere dei suicidi", sta cercando di integrarsi con il territorio. Il progetto di "apertura" del carcere peligno è stato sottolineato ieri dal direttore Giacinto Siciliano al cronista del Messaggero a cui è stato accordato il permesso di visitare la struttura negli ultimi tempi al centro di polemiche per il ripetersi di casi di suicidi di detenuti, tra cui quello dell’allora sindaco di Roccaraso, Camillo Valentini.

In particolare, ha spiegato Siciliano, la falegnameria, la sartoria e la calzoleria dove attualmente vengono realizzati dei prodotti destinati al circuito dei penitenziari, potrebbero essere utilizzate per una produzione che venga sfruttata all’esterno. In cantiere c’è anche la riattivazione (ma occorrono 400 mila euro) della tessitoria i cui macchinari, ospitati in un locale di mille mq, sono obsoleti. "I detenuti - ha detto il direttore - guadagnerebbero anche qualche soldo e si sentirebbero più utili coronando un percorso, finalizzato al recupero, di chi è privilegiato se lo merita".

Viterbo: dai detenuti un aiuto allo Sri Lanka colpiti dal maremoto

 

Il Messaggero, 19 marzo 2005

 

Le sbarre di Mammagialla non fermano la solidarietà per le vittime dello tsunami. I detenuti della casa circondariale, infatti, hanno raccolto e inviato alla Caritas diocesana di Viterbo 1.173 euro, entrati a far parte di un "bottino" molto consistente (91.438 euro) da inviare alla Caritas italiana e destinato a realizzare un progetto a Jaffna nell’estremo nord dello Sri Lanka.

"In questo mondo variegato di uomini ed esperienze - ha scritto un detenuto - di fronte alle immagini di morte e sofferenza, di distruzione e disperazione, ognuno ha risposto innanzitutto al proprio cuore, alla propria coscienza, a propri sentimenti di pietà e carità. Tutte le offerte sono state apprezzate, ma in modo particolare quelle arrivate dai ragazzi stranieri che vivono in condizioni molto difficili e non hanno denaro neanche per le spese minime, eppure hanno voluto comunque partecipare, desiderando di fare ancora di più".

Ma non basta. Chi sta soffrendo maggiormente per le conseguenze del maremoto sono i bambini, a volte rimasti senza famiglia oppure senza casa e mezzi di sostentamento. E allora dalla Caritas parte un’ulteriore iniziativa: l’adozione a distanza di cento bambini dello Sri Lanka. Il direttore don Roberto Burla chiarisce il perché della decisione: "In una catastrofe come questa, adottare a distanza è dare ai bambini la possibilità di riprendere il tessuto della vita dal punto in cui il filo si è spezzato, tra volti noti e abitudini care, rassicuranti. Dopo le raccolte per l’emergenza e la ricostruzione, questa è la risposta più adeguata e giusta".

È, infatti, un gesto di solidarietà che permette di garantire a un bambino le condizioni migliori per crescere, studiare senza essere sradicato dalla sua terra e portato via al nucleo familiare.

La quota per l’adozione è di 25 euro mensili e il progetto è sostenuto dalla fondazione Raphael onlus, mentre il referente nello Sri Lanka è don Fernando Jude Nicholas, un sacerdote che ha lavorato nella diocesi di Viterbo e da poco è rientrato nel suo Paese. Per informazioni rivolgersi alla Caritas di piazza Dante (tel. 0761.303171, fax 0761.325910); per l’adozione si può utilizzare il c/c postale n. 12780011 oppure il c/c bancario n. 25930.47 Monte dei Paschi di Siena - filiale di Viterbo - coordinate 01030.14500.

Forlì: "Radio Maria" in carcere per la domenica delle Palme

 

Corriere della Romagna, 19 marzo 2005

 

Recidiva, Radio Maria ritorna in carcere. Alle 10.30 di domani mattina, il network internazionale cattolico, presente in 40 Paesi al mondo, ripropone la diretta della messa delle Palme dalla Casa circondariale di Forlì. Giunta alla nona edizione, la trasmissione consentirà all’intera popolazione dell’istituto di pena - circa 160 fra uomini e donne - di "uscire" per un’ora sulle canoniche frequenze di 90.500 e 101.750 in FM.

La funzione, rievocazione dell’ingresso festante di Gesù Cristo a Gerusalemme e avvio formale della Settimana Santa, sarà presieduta dal cappellano del penitenziario di via della Rocca, don Dario Ciani. Durante l’omelia, il noto sacerdote, fondatore della comunità di recupero di Sadurano sulle colline di Castrocaro Terme, illustrerà brevemente la realtà carceraria forlivese. Animerà la liturgia il coro di bambini "Oratorio Don Bosco" di Capannaguzzo di Cesena, diretto da Cristina Piraccini. All’organo si cimenterà Gianluca Foschi, mentre alla viola farà il suo esordio, sotto le volte della cappella carceraria forlivese, il promettente Christian Montalti.

Durante la messa, i detenuti presenti, fra cui anche numerosi mussulmani, riceveranno il rametto d’ulivo in segno di rappacificazione con la società civile dalla quale sono temporaneamente allontanati.Alcuni leggeranno le sacre letture della "Passione di Nostro Signore Gesù Cristo", mentre una giovane carcerata divulgherà l’augurio pasquale delle monache Clarisse del Corpus Domini di Forlì. Il collegamento, condotto dal cesenate Daniele Siroli, responsabile di zona di Radio Maria, ricalcherà le orme del vice presidente dell’emittente Federico Quaglini, dal 1992 conduttore, ogni sabato alle 22.45, della trasmissione "Fili di speranza", opera di mediazione tra i carcerati di tutt’Italia e i loro familiari, raccogliendo via telefono testimonianze e messaggi.

Al termine, alcuni volontari porteranno in via della Rocca, ancora calde e rigorosamente tagliate a spicchi, pizze per il pranzo offerte dai ristoranti forlivesi "Baiocco", "Buscherini", "Del Corso", "L’Insonnia", "La Fattoria", "L’Aquilone", "La Tegola", "La Terrazza", "Le Caminate", "Le Macine", "Le Querce", "Oleandri", "Vecchia Forlì" e il "Vecchio Lampione". Dulcis in fundo, arriveranno anche le tradizionali colombe pasquali, donate, in questo caso, dal fondo comunitario dei dipendenti del Credito cooperativo di Forlì. Piero Ghetti

Caltanissetta: detenuti realizzano sito associazione "Gli Angeli"

 

La Sicilia, 19 marzo 2005

 

Presso la casa di reclusione di San Cataldo, si è svolta la cerimonia di chiusura del corso di formazione professionale "Office 2000", per operatori informatici rivolto ai detenuti. Il Corso è stato organizzato e gestito dall’Ente di formazione professionale Centro Iniziative Ricerche e Programmazione Economica (sede Provinciale di Caltanissetta) diretto dal dott. Salvatore Sberna. Gli allievi, durante la frequenza del corso, grazie a costanti e produttive esercitazioni di laboratorio, hanno avuto la possibilità di apprendere brillantemente i contenuti didattici dell’attività formativa, raggiungendo notevoli risultati. I detenuti - allievi hanno messo a disposizione le competenze raggiunte per la realizzazione del sito ufficiale dell’Associazione Gli Angeli Onlus, che sarà attivo su Internet alla pagina web www.gliangelionlus.org entro pochi giorni.

Fra gli altri lavori presentati durante la manifestazione, nell’ambito del "project work" del corso di formazione si ricorda la rielaborazione informatica del libro di Seneca "Consigli per vivere felici" (di grande attualità), una raccolta di poesie di uno degli allievi del corso, digitalizzata e tradotta in stampa e la realizzazione informatica della "Cartella Sanitaria e di Rischio" prevista per tutti i lavoratori dalla Legge 626 per la sicurezza negli ambienti di lavoro, che è stata, infatti, una delle materie trattate durante il corso.

Alla presentazione delle attività svolte dai detenuti, erano presenti i funzionari dell’Ufficio Provinciale del Lavoro Dr. Carmelo Di Mauro (Direttore) e il rag. Bordonaro, i quali hanno detto di aver apprezzato l’iniziativa. Il prof. William Di Noto, uno dei docenti del corso, ha dichiarato di essere particolarmente contento dei risultati raggiunti dagli allievi, unitamente a tutto il personale dell’Ente di formazione professionale. Presente alla manifestazione anche il Cappellano della Casa di Reclusione Padre Enrico Schirru.

Il presidente dell’associazione "Gli Angeli", il coordinatore salesiano Pasquale Panvini e l’Ente di Formazione Cirpe, hanno ringraziato la Direttrice della casa di reclusione, dott.ssa Agata Blanca, il Comandante del personale di Polizia Penitenziaria e l’educatore Michele Lapis per la disponibilità mostrata, senza la quale questo tipo di iniziativa non avrebbe potuto trovare accoglimento.

Hanno rivolto, inoltre un ringraziamento anche gli allievi ristretti nella casa di reclusione per l’impegno mostrato nella frequenza del corso di formazione e per la sensibilità nei confronti delle attività dell’Associazione. Claudio Costanzo

Lecce: don Cesare resta in carcere, potrebbe inquinare prove

 

Il Messaggero, 19 marzo 2005

 

Don Cesare Lodeserto resta in carcere: la decisione del gip si è diffusa in un battibaleno intorno alle 10 di ieri mattina, quando è stato depositato in cancelleria, al quinto piano del palazzo di giustizia, l’atto con il quale il giudice per le indagini preliminari di Lecce Enzo Taurino ha respinto la richiesta di revoca della custodia cautelare o, in alternativa, la concessione del beneficio degli arresti domiciliari al sacerdote, detenuto a Verona. La decisione del giudice è chiara: rimane l’esigenza di custodia cautelare per il rischio di un possibile inquinamento delle prove.

Il rigetto della richiesta ha provocato nuovo scompiglio nel centro salentino Regina Pacis del quale don Cesare è responsabile: tanto che dopo la forte protesta, le 60 ragazze ospiti del centro anche ieri, per il secondo giorno, hanno rifiutato il cibo: lo sciopero della fame è in segno di solidarietà con il sacerdote e di protesta perché chiedono di essere ascoltate dai magistrati.Ma il gip non ha dubbi. In una frase, contenuta nel dispositivo di due pagine, in particolare, viene sintetizzato il motivo alla base del rigetto della richiesta di scarcerazione: "Il ritorno in libertà di don Cesare Lodeserto o anche la concessione degli arresti domiciliari in questa fase delle indagini - è detto nell’atto - pregiudicherebbe grandemente la ricerca della verità". Don Cesare, detenuto nel carcere di Verona, è stato arrestato il 12 marzo scorso con le accuse di sequestro di persona, abuso dei mezzi di correzione, calunnia, sulla base di denunce fatte da donne ospitate nel centro: avrebbero denunciato di essere state costrette dal sacerdote a non uscire dal centro.Nel provvedimento depositato dal gip è detto anche che "nessun ostacolo si frapporrebbe per l’indagato, se venisse ammesso al regime dei domiciliari, di iniziare una nuova utenza cellulare mobile con cui collegarsi ai soggetti che hanno collaborato con lui per depistare le indagini". Insomma il Gip accoglie in pieno la tesi dell’accusa, sostenuta dai pubblici ministeri Imerio Tramis e Carolina Elia, in base alla quale se rimesso in libertà il sacerdote potrebbe inquinare le prove a suo carico: tesi dalla quale discende per il gip la necessità della permanenza della custodia cautelare in carcere.

"Nell’interrogatorio di giustizia - è detto ancora nel provvedimento del giudice - l’indagato non ha potuto non ammettere alcuni fatti nella loro palese materialità" giustificando il suo comportamento quale educatore e responsabile del destino di alcune ragazze ‘difficili’ ricoverate nel Regina Pacis. Don Cesare, insomma, avrebbe fornito risposte ambigue. "Perciò- si legge ancora - il quadro indiziario non ha subito alcuna modifica, e se anche un altro direttore è subentrato alla direzione del centro e le denuncianti sono state allontanate, queste circostanze non hanno nessuna influenza sul pericolo di inquinamento probatorio, per cui l’unica misura adeguata rimane la custodia cautelare". I legali di don Cesare hanno annunciato il ricorso al Riesame.

Caltanissetta: assolto dirigente del Sinappe, non ci fu truffa

 

La Sicilia, 19 marzo 2005

 

Un assistente capo della Polizia penitenziaria, Salvatore Amorelli, di Caltanissetta, è stato assolto dal giudice monocratico del tribunale dall’accusa di truffa. La sentenza di assoluzione di Amorelli, dirigente sindacale del Sinappe, era stata sollecitata dall’avvocato Sergio Iacona e riguarda una vicenda avvenuta quattro anni fa, alla casa di reclusione di San Cataldo.

Salvatore Amorelli, che era stato assente per alcuni giorni per malattia, aveva avvertito l’amministrazione del carcere sancataldese, che non poteva tornare in servizio perché nel frattempo era sopravvenuta un’altra patologia che gli impediva di tornare al lavoro. L’amministrazione del carcere reputava a quel punto di informare la Procura della Repubblica, ipotizzando il reato di truffa ai danni di Amorelli. Adesso, dopo quattro anni e un lungo iter processuale, è arrivata l’assoluzione per Amorelli.

Dopo la sentenza di assoluzione, il coordinatore nazionale del Sinappe, Vincenzo Mattina, ha scritto al direttore della Casa di reclusione di San Cataldo, Agata Blanca, al capo del Dap Giovanni Tinebra, al Provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria Ottavio Faramo, annunciando che il sindacato "alla luce di una oggettiva e deferente sentenza, patrocinerà in sede civile con ogni mezzo il proprio dirigente sindacale, per ripristinare l’intaccato decoro umano e professionale".

 

 

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